sabato 30 settembre 2023

30.09.2023 - Zc 2,5-9.14-15 - Lc 9,43-45 - Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato.

 

Dal libro del profeta Zaccarìa - Zc 2,5-9.14-15

Alzai gli occhi, ed ecco un uomo con una fune in mano per misurare. Gli domandai: «Dove vai?». Ed egli: «Vado a misurare Gerusalemme per vedere qual è la sua larghezza e qual è la sua lunghezza».
Allora l’angelo che parlava con me uscì e incontrò un altro angelo, che gli disse: «Corri, va’ a parlare a quel giovane e digli: “Gerusalemme sarà priva di mura, per la moltitudine di uomini e di animali che dovrà accogliere. Io stesso – oracolo del Signore – le farò da muro di fuoco all’intorno e sarò una gloria in mezzo ad essa”.
Rallégrati, esulta, figlia di Sion,
perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te.
Oracolo del Signore.
Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore
e diverranno suo popolo,
ed egli dimorerà in mezzo a te».

1. Zaccaria è un profeta che agisce al tempo della ricostruzione di Gerusalemme dopo l’esilio in Babilonia. Zaccaria propone di CONTEMPLARE QUELLA GERUSALEMME CHE, ALLA FINE DEI TEMPI, SARÀ EDIFICATA SECONDO LA VOLONTÀ DEL SIGNORE. Mentre si costruisce una città in cui abitare, si guarda alla città che Dio vorrebbe.
2. La caratteristica di questa città è che è TALMENTE GRANDE E ACCOGLIENTE DA ESSERE SENZA MURA. la città è talmente grande da avere le dimensioni del mondo intero, RINUNCIANDO COSÌ A PORRE UNA DISTINZIONE tra chi è dentro e chi è fuori, tra chi è ammesso e chi è escluso.
3. Risuona l'avvento nel suo appello alla gioia ed esultanza: SEGNA L'INIZIO DELL'ERA DEL MESSIA, DI COLUI CHE VIENE AD ABITARE IN MEZZO A NOI E CHI CI RENDERÀ UN POPOLO SOLO, unito nell'adempimento dei comandamenti e nella lode del Signore. Lui stesso si farà "muro" attorno a noi, PER PROTEGGERCI, PER SALVARCI.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,43-45
In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».
Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

Gesù annuncia che dovrà soffrire la passione, ma i discepoli, pur percependone la gravità o forse proprio per questo, non osano fare domande. Il dolore della passione e la morte delude le loro aspettative. Sarà invece la via della salvezza e della gloria.
Forse noi pensiamo: “E a me, a me cosa accadrà? Come sarà la mia Croce?” Non sappiamo. Non sappiamo, ma ci sarà! Dobbiamo chiedere la grazia di non fuggire dalla Croce quando verrà: non dobbiamo lasciarci vincere dalla paura, ma rimanere forti nella sequela di Gesù; è quella la strada da seguire.
Tornano alla mente le ultime parole che Gesù ha detto a Pietro: “Mi ami? Pasci! Mi ami? Pasci!”… Ma le ultime parole erano quelle: “Ti porteranno dove tu non vuoi andare!”. La promessa della Croce.
E Tu vuoi seguire Gesù, sei pronto a rinnegare te stesso anche se l'idea ti fa paura, sei pronto a prendere la tua croce ogni giorno? La tua croce ogni giorno. Ogni giorno. La tua croce.

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I miracoli di Gesù piacciono, le parole meno. Ciò che ci piace lo capiamo, quello che ci urta non lo capiamo. Resta misterioso, incomprensibile. Ma siamo sicuri che è Gesù che non si sa spiegare?

 

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domenica 24 settembre 2023

Is 55,6-9 - Fil 1,20-24.27 - Mt 20,1-16 - XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Domenica 24 Settembre 2023

 

Dal libro del profeta Isaìa - Is 55,6-9

Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
1. I pensieri di Dio non sono i nostri pensieri; DIO HA UN MODO DI PENSARE E DI RAGIONARE DIVERSO DAL NOSTRO. Bisogna mettersi necessariamente sulla via di Dio. In che modo? È SOLO NELL’ASCOLTO COMUNITARIO DELLA PAROLA ATTUALE DI DIO che Dio ci indica la via e ci dona il pensiero su cui camminare. Senza l’attuale Parola di Dio, restiamo prigionieri di un pensiero di ieri.

2. Come il cielo è alto sulla terra, così le vie di Dio sovrastano le vie degli uomini. Dobbiamo IMPARARE LE VIE del Signore, ASCOLTARE la sua Parola, imparare il suo stile. Dobbiamo IMPARARE A FIDARCI DI DIO, DELLA SUA PAROLA CHE SCENDE NELLA NOSTRA VITA E LA SALVA, LA TRASFORMA. La Parola di Dio non DELUDE MAI!

3. E non ostiniamoci nel nostro modo di pensare. LA RIVELAZIONE È PROPRIO QUESTA: APERTURA della mente. Il nostro modo di pensare è piccolo, piccolo, ristretto, meschino, IL SIGNORE CI HA RIVELATO UN MODO DI PENSARE GRANDIOSO. IMPARIAMO da Dio, ACCOGLIAMO questa prospettiva grandiosa.

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Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési - Fil 1,20-24.27

Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.
Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo.
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.
1. Paolo è in prigione probabilmente a Efeso, dove ha ricevuto la condanna a morte. Scrive ai cristiani di Filippi che la sua PRIGIONIA È DIVENUTA UNA OCCASIONE per predicare il Vangelo. Mette in secondo piano il suo stesso destino personale, la sua stessa vita e la sua morte: QUEL CHE CONTA È LA PREDICAZIONE DEL VANGELO. 

2. Paolo sta vivendo un momento di angoscia e di bivio: vivere o morire? “PER ME IL VIVERE È CRISTO E IL MORIRE UN GUADAGNO” Ha il desiderio profondo di ESSERE CON CRISTO e di sciogliere l’esistenza terrena, TUTTAVIA si rende conto che la sua presenza potrebbe essere utile PER GLI ALTRI, non tanto per sé. CHE GRANDEZZA D’ANIMO! Paolo NON sa cosa scegliere, NON deve scegliere, NON decide Lui. Per Lui il vivere è Cristo, e per TE?

3. E conclude dicendo: “COMPORTATEVI IN MODO DEGNO DEL VANGELO DI CRISTO”. Il cristiano è CHIAMATO A VIVERE DA SANTO, nella pratica della giustizia, conformemente alla volontà di Dio, percorrendo la via della verità e della grazia, seguendo l’esempio di Paolo. Buon cammino…

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 20,1-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

 

1. DIO HA SCELTO ciascuno di noi PER una missione da svolgere nella comunità umana e nella Chiesa: dunque dobbiamo essere GRATI e GIOIRE di poter lavorare nella vigna del Signore. HA SCELTO TE! IMPEGNATI E GIOISCI!

2. Anche se qualche volta, dopo aver sciupato qualità e tempo, ci sentiamo come...operai dell'ultima ora, possiamo sperimentare LA GIOIA DI ESSERE CHIAMATI E PERDONATI. Il Signore NON SCARTA NESSUNO perché è sempre grande e misericordioso. POSSIAMO SEMPRE RIPARTIRE!

3. NELLA VIGNA DEL SIGNORE C'È SEMPRE POSTO AD OGNI ORA: non dobbiamo chiuderci egoisticamente nel nostro piccolo mondo, ma essere DISPONIBILI per ogni chiamata, anche quella più pesante e dolorosa, all'inizio come all'ultima ora della nostra vita. APRIAMOCI A DIO!

BUONA DOMENICA...

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REGALO

Il padrone della parabola degli operai mandati nella vigna a diverse ore del giorno, non ragiona in termini sindacali. Lui ragiona secondo la categoria del regalo. Non toglie nulla ai primi, aggiunge agli altri. Non è ingiusto, ma generoso. A Dio interessa più l’uomo e la sua dignità che la vigna; per lui sono più importanti le persone che il profitto. Dio ha un cuore grande, impara a dare le giuste priorità nella vita!

OMELIA – XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) 

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Gv 6,24-35 - RITO AMBROSIANO - IV DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

RITO AMBROSIANO

IV DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE
Domenica 24 Settembre 2023
Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 6,24-35
1. Chi MANGIA di me non avrà fame, chi CREDE in me non avrà sete, mai! DIO DÀ. Dio non chiede, DIO DÀ. Dio non pretende, DIO OFFRE. Dio non esige nulla, DIO DONA TUTTO, senza condizioni, senza un perché che non sia l'intimo bisogno di fecondare, far fiorire, fruttificare la vita. IMPARIAMO A DARE, SEMPRE...
2. CIÒ CHE IL PADRE DÀ È UN PANE CHE DÀ LA VITA AL MONDO. GESÙ, LA SUA PERSONA È IL PANE, quel pane che CONTIENE TUTTO CIÒ CHE SERVE a far fiorire la vita: amore, senso, libertà, coraggio, pace, bellezza. ASSIMILIAMO QUEL PANE NELLA PAROLA, NELL'EUCARESTIA NEL DONO DELLA VITA...
3. E CHI CREDE IN ME NON AVRÀ SETE, MAI!. CREDERE È COME MANGIARE un pane, lo ASSAPORO in bocca, lo FACCIO SCENDERE nell'intimo, lo ASSIMILO e si dirama per tutto l'essere, GESÙ IN ME si trasforma in cuore, calore, energia, pensieri, sentimenti, canto. GESÙ CI RENDE CAPACI DI AMORE E LIBERTÀ...
BUONA DOMENICA…
+ Lettura del Vangelo secondo Giovanni- Gv 6,24-35

In quel tempo. Quando la folla vide che il Signore Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

 

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giovedì 21 settembre 2023

PARLAMI DELLA CROCE…

PARLAMI DELLA CROCE…

Se c’è un’immagine incompatibile col Dio del Vangelo è quella che Dio ti manda le croci. Dio non manda nessuna croce: Dio non manda le sventure. Anzi se può, ti aiuta a liberartene!
Quando noi parliamo di “croci” pensiamo alle tribolazioni della vita: conflitti insanabili, malattie personali, tumori, mariti che picchiano, figli sbandati, situazioni di disagio permanente. Se noi guardiamo nel vangelo mai delle 73 volte che è citata la parola “croce” viene associata a tribolazione. E nel corso della storia solamente dal V secolo, purtroppo, si assocerà croce=sofferenza (lo ritroviamo in una preghiera di un papiro).
Nei vangeli appare per 5 volte l’invito di prendere la croce. Gli evangelisti si guardano bene dall’usare verbi come portare oppure accogliere, accettare: questi verbi indicano uno che ti dà qualcosa e tu che la prendi. Quindi Dio ci darebbe la croce e tu passivamente te la prendi. Questi verbi non vengono mai utilizzati.
Gli evangelisti usano sempre i verbi prendere e sollevare che indicano il preciso momento in cui il condannato afferra con le proprie mani la croce (del supplizio). Quindi gli evangelisti parlano sempre di un movimento volontario, dove nessuno è costretto da nessuno. Non c’è qualcuno che ti dà la croce ma è l’uomo che decide volontariamente, per il suo bene, di prendere quella croce.
Ma qual è allora questa croce che uno volontariamente prende? La sequela: “Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.” È il vivere da uomini liberi, la vera croce.
Croce è accettare che vivere come Gesù comporti l’opposizione, la denigrazione, la maldicenza, la derisione: “Se hanno chiamato Belzebul il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!”; “Sarete odiati da tutti a causa mia!”.

Vivi come Gesù e sarai deriso. Ti diranno che sei un idealista e un utopico, che vivi fuori dal mondo.
Vivi con intensità, abbracciando, accarezzando, amando e ti diranno che hai problemi con l’affettività.
Vivi non risparmiandoti, dandoti tutto in tutto, nella generosità e ti diranno che sei ingenuo.
Vivi mettendo al primo posto i valori del cuore e della vulnerabilità e ti feriranno.
Vivi credendo negli altri e ti diranno che hai secondi fini.
Vivi sorridendo, cantando, concedendoti tempo, lavorando solo il necessario e ti diranno che non sei un buon esempio per la società.
Vivi diversamente dagli altri; vivi la tua unicità e originalità; vivi con fantasia e creatività e ti diranno che “sei pericoloso”, che non sei inquadrabile nel sistema; sarai un sospettato e diffideranno di te.
Vivi a partire dal cuore, appassionato, innamorato, fuoco che brucia e ti diranno che sei matto, un pazzo.
Questa è la croce: accettare le conseguenze del vivere come Gesù. Puoi anche non vivere così. Ma se vivi così, poiché è un modo di vivere diverso, altro, sai che, come hanno fatto a Lui, così in qualche modo, faranno anche a te.

 

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martedì 19 settembre 2023

DELITTO E CASTIGO….. E MISERICORDIA…

DELITTO E CASTIGO….. E MISERICORDIA…

Una persona avevo incontrato a Rebibbia, era un prete, che mi aveva trasmesso un senso di immediata fiducia. Ascoltò in silenzio il racconto delle mie paure, colse il risentimento e il tormento che dilaniavano la mia coscienza. Gli raccontai dei due compagni morti e quel senso di colpa che come un macigno mi schiacciava il cuore. Ero un fiume in piena di parole. Quel prete era la prima persona che in carcere mi accolse senza dire nulla, senza giudizio, sempre con un sorriso benevolo sul suo viso. A un certo punto interruppi ogni comunicazione verbale... pensavo di aver travolto, con la “pesantezza” dei miei racconti, la persona che avevo di fronte, non lasciandogli alcuno spazio di replica. Forse era necessaria una pausa. 
Quel prete non smise mai di guardarmi negli occhi, attese qualche attimo, si accertò con lo sguardo che all’espressione contratta del mio viso, subentrò un accenno di rilassatezza. «La misericordia, Mario, è misconosciuta nel mondo. Così come la giustizia e il perdono» mi disse.
Alle sue parole rimasi sconvolto, ma continuò con semplicità e abbandono: «Chi fa un delitto deve avere il castigo, chi commette un delitto merita il castigo: questo è il messaggio della Chiesa e della religione. Non è il mio, soprattutto non è quello di Gesù. Sul castigo vince la misericordia e la misericordia è una forma particolare di amore. Questa misericordia è la parola che illumina la giustizia, una giustizia che, ci insegna Gesù, è gratuita e non chiede il contraccambio. Una giustizia non bendata che guarda prima di tutto l’uomo». 
Concluse il suo pensiero sorridendomi, le sue mani si allungarono sulle mie spalle, mettendo il suo corpo di fronte al mio e mi disse: «Forza che Gesù ti ha già perdonato. Quando esci vieni a trovarmi al Vicariato ho qualcosa per te».
Il nome di quel prete era don Luigi Di Liegro. Andai a quell’appuntamento. Nel 1993 entrai nella Caritas con la sua benedizione. Come operatore iniziò il mio lavoro a Villa Glori, una casa famiglia per persone con l’ AIDS . Ancora oggi vivo la sconcertante bellezza di quell’incontro e ho un dubbio: era don Luigi quello che mi aveva accolto o Gesù?

 

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lunedì 18 settembre 2023

18.09.2023 - 1Tm 2,1-8 - Lc 7,1-10 - Neanche in Israele ho trovato una fede così grande.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo - 1Tm 2,1-8

Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.
1. “PER CHI SI DEVE PREGARE?” “Per tutti gli uomini” SENZA DISTINZIONE ALCUNA. “Per i re e per tutti quelli che stanno al potere…”. Non si chiede la conversione dei rappresentanti del potere pagano, ma IL BUON ORDINE, LA SERENA CONVIVENZA NELLA SICUREZZA E NELLA PACE… Ci vuole l’impegno di tutti…
2. Occorre pregare a favore di tutta l’umanità, perché DIO “VUOLE CHE TUTTI GLI UOMINI SIANO SALVATI E ARRIVINO ALLA CONOSCENZA DELLA VERITÀ”. “Uno solo è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù”. GESÙ CRISTO, essendo uomo e Dio, è il MEDIATORE UNICO E PERFETTO DELLA SALVEZZA DEFINITIVA. Come mediatore Egli rappresenta Dio davanti agli uomini e gli uomini davanti a Dio…
3. Paolo mettendo fortemente in rilievo la sua vocazione, aggiunge lietamente che a lui, APOSTOLO, ARALDO E MAESTRO, è stato affidato un compito importante NELL’ANNUNCIARE QUESTA REDENZIONE UNIVERSALE. L'autorità apostolica di Paolo deriva dalla vocazione divina, I SUOI VOLERI SONO COMANDI DA ESEGUIRE.

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Dal vangelo secondo Luca Lc 7,1-10
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

Ciò che fa la differenza tra gli uomini è la fede. Uno degli uomini che testimoniò maggiormente tale fede in Gesù fu un pagano, il centurione che dice di non essere degno che Gesù vada a casa sua. 
Il centurione è un soldato romano di alto grado, che si è attirato la stima dei Giudei per la cura verso i servi e per l’attenzione nei riguardi della religione ebraica. Si dimostra particolarmente delicato anche verso Gesù e si fida che una sua parola sia sufficiente per guarire il servo. Gesù stesso ne rimane sorpreso. 
La sua fede non cerca segni, conferme, rassicurazioni. Ecco una fede che si fida al punto di dire a Gesù: “Non sono nemmeno degno che tu venga, basta che tu lo dica, che tu lo voglia, e sono certo che tutto cambierà”. Gesù, per quest’uomo, riserva uno dei complimenti più belli del Vangelo: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!».
La pericolosità sta nel contrario quando la fede cerca costantemente dei segni, questa fede è destinata a durare tanto quanto il segno.

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«Egli merita», dicono di lui. Lui dice di sé: «Io non sono degno». Lo sperimentiamo spesso: la firma di ogni uomo veramente grande è l’umiltà. E Gesù elogia la sua fede: forse umiltà e fede si toccano?

 

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domenica 17 settembre 2023

Sir 27,33-28,9 - Rm 14,7-9 - Mt 18,21-35 - XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

 

Domenica 17 Settembre 2023
Dal libro del Siràcide - Sir 27,33-28,9

Rancore e ira sono cose orribili,
e il peccatore le porta dentro.
Chi si vendica subirà la vendetta del Signore,
il quale tiene sempre presenti i suoi peccati.
Perdona l’offesa al tuo prossimo
e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
Un uomo che resta in collera verso un altro uomo,
come può chiedere la guarigione al Signore?
Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile,
come può supplicare per i propri peccati?
Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore,
come può ottenere il perdono di Dio?
Chi espierà per i suoi peccati?
Ricòrdati della fine e smetti di odiare,
della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti.
Ricorda i precetti e non odiare il prossimo,
l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui.
1. Siracide offre una serie di riflessioni sapienziali CONTRO IL RANCORE, LA VENDETTA E L'IRA.  Rancore vendetta e ira SONO OPERE, FRUTTI DELLA CARNE. Il peccatore, che è uno stolto, le porta dentro e MANCA DEL DOMINIO DI SÉ. Il saggio invece VIVE SECONDO LO SPIRITO e tutte le sue opere sono spirituali, secondo Dio,

2. Il Siracide ci ricorda che il non perdonare non è solo un’ingiustizia verso l’altro ma anche verso sé stessi, perché CHI “NON HA MISERICORDIA PER L’UOMO SUO SIMILE, COME PUÒ SUPPLICARE PER I PROPRI PECCATI?”. L’incapacità di perdono di accoglienza dell’altro è incapacità di perdono di sé stessi e INCAPACITÀ DI ACCOGLIENZA DI QUANTO CI VIENE DONATO DA DIO.

3. Il Siracide ci consiglia, COME ANTIDOTO CONTRO IL RANCORE E IL GIUDIZIO, DI RICORDARE CHE SIAMO POLVERE: “Ricordati della fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti”.  COSÌ POSSIAMO RICOMINCIARE OGNI GIORNO AD AMARE IL FRATELLO anche quando “commette colpe contro di me” PERCHÉ DIO, È “IL MISERICORDIOSO”.

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Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 14,7-9

Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore.
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.
Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.
1. NESSUNO VIVE PER SÉ STESSO NESSUNO MUORE PER SÉ STESSO. Il Signore È IL TERMINE a cui tende tutta la nostra vita e la nostra morte. Noi non ci apparteniamo, NON SIAMO PADRONI DI NOI STESSI, non siamo il fine della nostra esistenza. GESÙ È IL SIGNORE!

2. Infatti Cristiano vuol dire appartenente a Cristo: IO SONO DI CRISTO NON SONO MIO, sono di Cristo, noi siamo del Signore. IL SIGNORE HA PRESO POSSESSO DELLA NOSTRA VITA ci ha invaso con la sua misericordia con il suo perdono e allora È LUI CHE OPERA IN NOI.

3. Cristo morto e risorto È RITORNATO ALLA VITA PER ESSERE IL SIGNORE dei vivi e dei morti, per essere il Signore della nostra vita, PER ESSERE, ATTRAVERSO DI NOI CAPACE DI CONCEDERE MISERICORDIA SEMPRE E CON L’ABBONDANZA DIVINA.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 18,21-35
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
1. CHIEDERE PERDONO non è un semplice chiedere scusa (Io sbaglio? Ma, scusami, ho sbagliato…), È ESSERE CONSAPEVOLI DEL PECCATO. IL PECCATO È IDOLATRIA, è adorare l’idolo dell’orgoglio, della vanità, del denaro, del ‘me stesso’, del benessere… SEI CONSAPEVOLE DEL TUO PECCATO? Oppure Ti autoassolvi dicendo che non fai niente di male?
2. SETTANTA VOLTE SETTE È IL CUORE DI DIO.  DIO SEMPRE PERDONA, SEMPRE. Ma chiede di sintonizzare il TUO cuore sul SUO cuore, CHIEDE CHE TU PERDONI. "Rimetti a noi i nostri debiti COME (AFFINCHÈ) noi li rimettiamo ai nostri debitori". Impariamo a prendere sul serio e mettere in pratica la preghiera di Gesù.
3. Nella parabola colui al quale è condonato un grande debito, non arriva a condonare un debito assai minore. ANCHE NOI SIAMO GIUDICI SEVERI e creditori implacabili verso il prossimo? APRIAMOCI OGGI ALLA GRAZIA, alla misericordia ricevuta, e IMPARIAMO A RINGRAZIARE E A PERDONARE.
BUONA DOMENICA...
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PERDONO
Settanta volte sette! Un numero esagerato! Simbolo della perfezione, della pienezza. In Gesù non c’è una perfezione misurabile; non c’è un limite massimo alla generosità. Nei nostri confronti Dio cancella debiti favolosi. Così vuole che anche noi rimettiamo agli altri i debiti. Dobbiamo imparare a provare misericordia, come il re della parabola. «Solo chi è forte è capace di perdonare». E chi perdona, imita Dio!

OMELIA – XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

 

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Lc 9,18-22 - RITO AMBROSIANO - III DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

RITO AMBROSIANO

III DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE
Domenica 17 Settembre 2023
Lettura del Vangelo secondo Luca- Lc 9,18-22

1. Di fronte alle domande e agli equivoci sulla sua persona, Gesù invita i discepoli a PRENDERE POSIZIONE: “Voi, chi dite che io sia?” CHI È GESÙ PER TE? QUANTA CONTA GESÙ NELLA TUA VITA?
2. Pietro, risponde: TU SEI “IL CRISTO DI DIO” Questa verità non è frutto di ragionamento ma è DONO DELLA FEDE CHE ILLUMINA LA CONOSCENZA. Anche noi impariamo a SOTTOPORRE SEMPRE LA NOSTRA CONOSCENZA AL DONO DELLA FEDE che Dio ci concede.
3. Gesù accoglie la risposta di Pietro, ma spinge i discepoli ad ATTENDERE GLI AVVENIMENTI: il vero volto del MESSIA VERRÀ SVELATO SULLA VIA DELLA CROCE, FINO ALLA RISURREZIONE. Per capire Gesù OCCORRE ACCOMPAGNARLO nella sua strada di morte e risurrezione. Buon cammino…
BUONA DOMENICA…
+ Lettura del Vangelo secondo Luca  9, 18-22

In quel tempo. Il Signore Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

 

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giovedì 14 settembre 2023

GUARDATI!

GUARDATI! 

Il nostro parlare può avere tre modalità: andare verso, andare contro, andare via.
1. Andare verso è l’empatia. L’altro parla e io lo ascolto mettendomi nei suoi panni: “Ti ascolto… capisco… sento il tuo dolore…”. Non parlo di me: non reagisco se non sono d’accordo, ma gli lascio tutto lo spazio perché lui si possa sentire visto da me con i suoi occhi e sentito da me con il suo cuore.
Se un ragazzo è terrorizzato dal parlare in pubblico allo spettacolo con i genitori, a me viene da sorridere, ma mi metto nei suoi panni e capisco che per lui è veramente un terrore. Non sminuisco, non rido e sento tutto il suo terrore; insieme cerchiamo di trovare risorse per questo terrore.
L’andare verso produce accoglienza: “Ci sono, ti capisco, puoi contare su di me”.

2. L’andare contro è l’ostilità che si produce nel nostro parlare brusco, nel sarcasmo, nella critica, nell’attacco all’altro. L’andare contro produce solo distanza e rancore. Nell’andare contro ci si dice: “Non m’interessa del tuo bisogno… mi irriti… sono contento che tu stia male… ho ragione io… tu non mi capisci… vai via, ecc.”.
Lui guarda la tv. Lei gentilmente gli dice: “Possiamo parlare di una cosa?”. “E di cosa vuoi che parliamo?” e continua a guardare la tv e sbuffa per le sue parole. “Che dici se compriamo una tv nuova?”. “Ma che ne sai tu di televisori!”. Comunicazione contro (di te) interrotta.
Lui torna dal lavoro e dice a lei: “Sai, avevi ragione tu, i 1.000 euro che abbiamo prestato a mio fratello non ci ritorneranno indietro”. “Te l’avevo detto! Se mi ascoltassi di più… non avremmo perso i soldi”. Messaggio: “Non capisci niente. Io capisco, tu no”. Comunicazione contro (di te) interrotta.

3. L’andare via è il disinteresse per l’altro e per ciò che dice. Avviene con il silenzio, col rimanere a fare le proprie cose, col far finta di non sentire, col dire che si ha “cose più importanti da fare”, con il non affrontare mai le questioni, con l’andarsene o il cambiare discorso.
“E’ pronta la cena!”… e nessuno risponde.
“Oggi al lavoro mi veniva da piangere…” e lui: “È un gran brutto periodo per tutti”.
Lei gli parla 20 minuti della sua insoddisfazione e lui dice solo: “Sei così perché hai il ciclo!”.
Il segreto della comunicazione è semplice: “al centro ci deve essere l’altro, ciascuno si metta nei panni dell’altro”.

 

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martedì 12 settembre 2023

COME VINCERE LA PAURA?

COME VINCERE LA PAURA?

 

Un anziano sacerdote dotato ancora di lucidità e presenza di spirito (forse non di sufficiente realismo e prudenza) mi diceva un giorno con disappunto: «Ieri sera un giovane con il volto bendato mi ha affrontato sulla strada per estorcermi denaro; io ho gridato e si è allontanato. Proprio ieri che non avevo infilato la mia solita mazza da golf sulla schiena!». Questa era la sua abitudine come legittima difesa e superamento della paura. La paura ha diverse origini e forme. 
La paura del bambino è dovuta all’inesperienza, al buio, all’abbandono. Il superamento delle paure infantili ci fa diventare umani perché umani non si nasce ma si diventa. 
La paura dell’acqua o dell’aria dipende dal fatto che aria e acqua non sostengono ma inghiottono o lasciano precipitare. Per questo Pietro nel racconto del Vangelo affonda nonostante l’invito del Signore. 
La paura del fraudolento e del mentitore è quella di essere scoperto.
La paura del possidente è quella di perdere le proprie ricchezze.
Il cane aggredisce chi gli sta di fronte con paura: forse perché lui stesso ha paura del procedere incerto di chi lo avvicina.
Branduardi canta nel suo poema francescano che il lupo fa paura ma più ancora l’inferno.
La paura dell’abbandono, della solitudine di fronte al dolore ha angosciato anche il Cristo, sulla croce e nel Getsemani.
La grande paura che attanaglia il mondo sviluppato dell’Occidente è quella di un conflitto nucleare o di un’epidemia pandemica che metta in pericolo l’umanità intera; o che l’alto livello di vita tecnologica raggiunto si trasformi in una trappola mortale con effetto boomerang distruttivo. 
«Solo alla morte non c’è rimedio» dice un vecchio adagio poco cristiano. Oggi però è più facile trovare chi dice di aver più paura della malattia e del dolore fisico che della morte. 
Il coraggio supera la paura, non la elimina, la affronta. Che cosa ci permetterà finalmente la vittoria sulla paura? Soltanto il timor di Dio cancella ogni paura. Il timor di Dio (= il rispetto di Dio) è la virtù dei credenti, dei veri adoratori, consapevoli e responsabili dei doni ricevuti, di coloro che riconoscono la bellezza stupenda, ma fragile e frangibile.
Come temiamo la caduta a terra di un vaso prezioso, così temiamo di profanare il progetto di Dio sull’uomo e la natura. La fede trasforma la paura in timor di Dio, in rispetto, in scoperta, in glorificazione.
Il timore si accompagna sempre all’amore. Il passaggio dalla paura al timor di Dio è l’itinerario di ogni vita in Cristo. Il fascino del monte Sion scioglie la paura del monte Sinai; la presenza di Dio non tiene più lontani, ma attira.
Riusciremo a trasformare la paura (e anche l’indifferenza) in timore per l’Altissimo Signore dell’universo? Allora saremo pronti per vivere in pace sulla terra e per affrontare la fine del mondo.

 

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lunedì 11 settembre 2023

11.09.2023 - Col 1,24-2,3 - Lc 6,6-11 - Osservavano per vedere se guariva in giorno di sabato.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési - Col 1,24-2,3

Fratelli, sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria.
È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza.
Voglio infatti che sappiate quale dura lotta devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti quelli che non mi hanno mai visto di persona, perché i loro cuori vengano consolati. E così, intimamente uniti nell’amore, essi siano arricchiti di una piena intelligenza per conoscere il mistero di Dio, che è Cristo: in lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza.
1. Oggi Paolo presenta le proprie credenziali. In tono leggermente polemico egli ricorda che STA SOSTENENDO UN IMPEGNO, UNA SOFFERENZA AFFINCHÉ I CRISTIANI DI COLOSSI RESTINO FERMI NELLA LORO FEDE e non si lascino sviare da dottrine e da pratiche ascetiche più affascinanti, ma che non hanno l'efficacia della croce di Cristo.
2. LA SUA SOFFERENZA TORNA A PROFITTO DEL CORPO DI CRISTO, CIOÈ DELLA CHIESA, in favore della quale egli esercita l’ufficio affidatogli da Dio. Il mistero affidato al ministero è la proclamazione pubblica del MISTERO ORMAI SVELATO, DEL CRISTO PREDICATO AI POPOLI. Perciò PAOLO METTE OGNI IMPEGNO NELL’AMMAESTRARE OGNI UOMO.
3. La dedizione dell’apostolo a sostegno della comunità riempie il cuore dei cristiani di conforto. ATTRAVERSO L’AMORE, LA COMUNITÀ DEVE GIUNGERE "alla conoscenza del mistero di Dio: Cristo". CRISTO ANNUNCIATO ALLE GENTI È IL CONTENUTO DEL MISTERO DI DIO. La retta conoscenza della comunità dipende solo del suo legame con Cristo. SOLO IN LUI SONO FONDATE LA SAPIENZA E LA CONOSCENZA…

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Dal vangelo secondo Luca - Lc 6,6-11
Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.  

 

Gesù supera ancora una volta la barriera legalistica, guarendo un uomo in giorno di sabato. Gesù va incontro a ogni persona, sbaragliando ogni impedimento e rispondendo al bisogno.
Il sabato è un dono di Dio affinché il popolo eletto possa riposare e finalmente, non distratto dal lavoro quotidiano, possa approfondire la Legge di Dio. Con la guarigione dell'uomo dalla mano paralizzata Gesù non ha solo aiutato quell'uomo, ma anche noi a capire meglio come si adempie la Legge di Dio: amando Lui sopra ogni cosa e di conseguenza il prossimo e  noi stessi.
I dottori della legge rimproverano Gesù perché guariva il sabato, faceva il bene di sabato. Ma l’amore di Gesù è dare la salute, fare il bene: e questo va sempre al primo posto. Imitiamo Gesù nel ‘fare’ del bene in tutti i giorni della settimana, abolendo leggi, consuetudini, ritrosie che ci impediscono di amare/servire il fratello…

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«Gli scribi e i farisei lo osservavano...». Gesù è un “osservato speciale”, uno da tenere sott’occhio. Sono 2000 anni che viene osservato e, quindi, condannato. E noi? Con quale sguardo vediamo Gesù?

 

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domenica 10 settembre 2023

Ez 33,1.7-9 - Rm 13,8-10 - Mt 18,15-20 - XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)


Domenica 10 Settembre 2023

Dal libro del profeta Ezechièle - Ez 33,1.7-9

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.
Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.
Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato».
1. Ezechiele guida degli Ebrei nell'esilio in Babilonia È STATO COSTITUITO DAL SIGNORE COME UNA SENTINELLA PER LA CASA DI ISRAELE. Lui ASCOLTA e subito deve RIFERIRE. Questa è la sua sola missione, il suo ministero. Il profeta è VERA PAROLA DI SALVEZZA, REDENZIONE, CONVERSIONE, PENTIMENTO…

2. Il profeta deve RISVEGLIARE LA COSCIENZA DEL POPOLO. Ezechiele si sente mandato da Dio a dire al malvagio attento perché tu morirai, se continui così ti rovini la vita. IL SIGNORE NON VUOLE CHE IL MALVAGIO SI PERDA, MUOIA. Lui vuole che viva.

3. IL PROFETA È RESPONSABILE DELLE SUE AZIONI. Se il profeta tace, lui è responsabile del suo silenzio generatore di morte. Il Signore gli domanderà conto. PER UNA PAROLA DEL PROFETA SI PUÒ SALVARE IL MONDO. Questa responsabilità è di ogni discepolo di Gesù. Il Profeta CONDIVIDE LA PASSIONE PER LA SALVEZZA DI TUTTI e DESIDERA DARE L'ALLARME perché tutti si salvino.

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Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 13,8-10

Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge.
Infatti: «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso».
La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.
1. NON ABBIATE ALCUN DEBITO CON NESSUNO, cioè non tenetevi delle cose che dovete dare. Quello che dovete dare datelo! MA QUAL È IL DEBITO CHE AVETE? È l'amore vicendevole. È quello di amarvi gli uni gli altri. CHI AMA L’ALTRO HA ADEMPIUTO LA LEGGE.

2. QUALSIASI COMANDAMENTO SI RICAPITOLA NELL’AGAPE. La ricapitolazione è riportare tutto al capo, al principio, all'agape, all'amore frutto dello spirito. AGAPE È QUELL’AMORE FRUTTO DELLA GRAZIA CHE TI FA AMARE TUTTI ANCHE IL NEMICO…

3. LA PIENEZZA, LA REALIZZAZIONE DELLA LEGGE STA NELLA AGAPE IN QUESTO AMORE “SOVRUMANO”, donato all'uomo dall'opera di Dio e TI RENDE CAPACE DI AZIONI STRAORDINARIE, di un modo di vita fuori dall'ordinario, RIESCI A COMPIERE LA LEGGE, LA GRAZIA viene data perché L'UOMO POSSA ESSERE IN GRADO DI ADEMPIERE LA LEGGE.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 18,15-20
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

 

1. I PASSI DELLA MISERICORDIA: DISCREZIONE E PROGRESSIONE. Si comincia in modo riservato e personale, si apre al dialogo con altri fratelli e quindi ci si affida al giudizio dell’intera comunità. Ricordati che LA FINALITÀ È ‘GUADAGNARE‘ IL FRATELLO CON MISERICORDIA, CON LO STESSO SGUARDO DI DIO e NON di giudicarlo e di condannarlo.
2. E quando Gesù, DI FRONTE A CHI NON VUOLE CAPIRE IL SUO SBAGLIO, dice di TRATTARLO COME UN PAGANO O UN PUBBLICANO… ci vuole ricordare come Lui trattava i pagani e i pubblicani. Come COLORO CHE AVEVANO PIÙ BISOGNO DELLA PAROLA DI DIO, e NON come gente da disprezzare. Come COLORO PER CUI PREGARE MAGGIORMENTE, anche se magari ci hanno ferito.
3. Poi Gesù ci insegna il valore e la forza della preghiera. NELLA PREGHIERA SIAMO IN RELAZIONE COL SIGNORE COME SINGOLI E COME COMUNITÀ, cioè come Chiesa. Anche nella preghiera siamo chiamati a CRESCERE INSIEME PER CERCARE E TROVARE LA VOLONTÀ DI DIO. INSIEME…
BUONA DOMENICA...

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CORREZIONE

La correzione fraterna è un'arte difficile da praticare! Ci vuole sincerità, tatto, delicatezza, carità, amore. Per non rischiare di far finire un amore, un'amicizia, una intesa. L'amore non nota mai i difetti. I veri amici vedono i tuoi errori e ti avvertono; i falsi amici li vedono e li fanno notare agli altri! Ama di vero amore con fiducia, lealtà e comprensione perché da questa radice non ne può uscire che il bene.

 

OMELIA –XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

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