domenica 29 settembre 2024

Num 11,25-29 - Giac 5,1-6 - Mc 9,38-43.45.47-48 - XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Domenica 29 Settembre 2024
Dal libro dei Numeri - Num 11,25-29

In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito.
Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento.
Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».

1. Il Signore istituisce gli anziani che aiuteranno Mosè nella guida del Popolo. Eldad e Medad sono stati convocati per essere incaricati di questa nuova missione, ma non si recano nella tenda, restano nell’accampamento e lo spirito scende ANCHE su di loro. Giosuè FA LA SPIA INVITA MOSÈ A IMPEDIRE A QUEI DUE DI FARE I PROFETI DI PARLARE A NOME DI DIO di dare manifestazioni di questa Sapienza divina che viene dallo spirito. PERCHÉ?

2. PERCHÉ? Rispose Mosè: sei geloso? Sei preoccupato? Hai paura che mi portino via il posto? Hai paura che quei due facendo i profeti mi diano qualche danno? MAGARI FOSSERO TUTTI I PROFETI nel popolo del Signore se lo spirito fosse dato a tutti e tutti potessero IMPEGNARSI DEL BENE sarebbe l'ideale. Il fine è il bene comune….

3. È una visione profetica grandiosa che prospetta un dono dello Spirito a tutta l'umanità IN MODO CHE TUTTI POSSANO IMPEGNARSI NEL BENE. Il PERICOLO DELLA RELIGIONE È SEMPRE QUELLO DI CHIUDERSI IN UN PICCOLO GRUPPO e di preoccuparsi che altri non facciano. Fai attenzione!

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Dalla lettera di san Giacomo apostolo - Giac 5,1-6

Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!
Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente.
Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage.
Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.

1. San Giacomo fa una PREDICA DI FUOCO CONTRO I RICCHI, contro i padroni disonesti che approfittano del loro ruolo per sfruttare i poveri braccianti e fare soldi. Li pagano poco e ritardano i pagamenti. PIANGETE PERCHÉ LA VOSTRA FELICITÀ DURERÀ ANCORA POCO. C'è un tremendo destino che vi aspetta.

2. Si è arrivato fino a condannare e ad uccidere il giusto. Egli non vi ha opposto resistenza. Quando si vive per le ricchezze, facilmente si arriva a commettere ingiustizie per poterne avere ancora di più. QUESTI UOMINI VIVONO SENZA PENSARE A QUELLO CHE GLI ASPETTA ALLA FINE.

3. L'APOSTOLO INVOCA IL GIUDIZIO DI DIO contro queste persone e minaccia la loro punizione eterna proprio in forza di una giustizia divina che si realizza. È LA GIUSTIZIA DIVINA CHE DOBBIAMO RICERCARE E CHE CI RENDE UMANI…

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+ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 9,38-43.45.47-48
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

1. SI PUÒ ESSERE DI CRISTO SENZA APPARTENERE AL GRUPPO DEI DODICI. Chiunque aiuta a costruire un mondo migliore è dei nostri. IMPARIAMO A GODERE E A RINGRAZIARE DEL BENE, DA CHIUNQUE SIA FATTO. NO alla mentalità gretta, fatta di barriere e di muri, di difesa identitaria del gruppo…

2. Tante volte ci sentiamo frustrati, impotenti, IL MALE È TROPPO FORTE. Gesù dice: TU DONA IL TUO BICCHIERE D'ACQUA, fidati, il peggio non prevarrà. DONIAMO IL NOSTRO BICCHIERE D'ACQUA, DIFFONDIAMO L'AMORE...

3. Ma se la tua mano, il tuo piede, il tuo occhio ti scandalizzano, tagliali. NON DARE SEMPRE LA COLPA DEL MALE AGLI ALTRI, alla società, all'infanzia, alle circostanze. IL MALE SI È ANNIDATO DENTRO DI TE: è nel tuo occhio, nella tua mano, nel tuo cuore. CERCA IL TUO MISTERO D'OMBRA E CONVERTILO…
BUONA DOMENICA....

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LA GELOSIA

La gelosia nella fede ci porta a credere di possedere Dio, escludendo chi è diverso da noi. Gesù ci invita a riconoscere il bene in tutti, anche negli "altri".  La verità non appartiene solo a noi, ma è presente ovunque. Noi dobbiamo saper riconoscere la verità anche “nell'altro”, seppur incompleta. Non innamorarci delle nostre certezze, perché dovremmo scoprire di non avere l'esclusiva sul vero. 

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LECTIO DIVINA - XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
OMELIA - XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Lc 10,25-37 - RITO AMBROSIANO - V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

RITO AMBROSIANO

V Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore
Domenica 29 Settembre 2024
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 10,25-37
In quel tempo. Un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova il Signore Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

1. CHI È MIO PROSSIMO? All’inizio della parabola per il sacerdote e il levita il prossimo era il MORIBONDO; al termine il prossimo è il SAMARITANO che si è fatto vicino. IL PROSSIMO SEI TU CHE TI FAI VICINO...

2. Gesù ribalta la prospettiva: non stare a classificare gli altri per vedere chi è prossimo e chi no. TU PUOI DIVENTARE PROSSIMO DI CHIUNQUE INCONTRI NEL BISOGNO, e lo sarai se nel tuo cuore hai COMPASSIONE, cioè se hai quella capacità di patire con l’altro. PREGA IL SIGNORE CHE TI DONI UN CUORE COMPASSIONEVOLE...

3. Ancora oggi Gesù ci dice: «VA’ E ANCHE TU FA’ COSÌ». Siamo tutti CHIAMATI a percorrere lo stesso cammino del buon samaritano, che è FIGURA DI CRISTO: Gesù SI È CHINATO su di noi, SI È FATTO NOSTRO SERVO, e così CI HA SALVATI, perché ANCHE NOI possiamo amarci come Lui ci ha amato. ALLO STESSO MODO...

BUONA DOMENICA...

 

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giovedì 26 settembre 2024

FEDE E FORZA: AFFRONTA LA SFIDA DELLA VITA.

FEDE E FORZA: AFFRONTA LA SFIDA DELLA VITA.
Santa Monica, commemorata il 27 agosto, è l'emblema di una madre che ha dedicato tutta la sua vita alla preghiera e alla fede per suo figlio, Agostino. La sua tenacia e il suo coraggio nel cercare di trasmettere i valori cristiani a un figlio inizialmente riluttante sono esemplari. Monica rappresenta una madre che, nonostante le difficoltà e l'ostinazione del figlio, non ha mai perso la speranza e ha continuato a pregare, dimostrando una fede incrollabile e una dedizione totale.
Oggi, come allora, esistono madri che, affrontando situazioni dolorose e spesso disperate, mostrano una forza e una resilienza straordinaria. Le guerre e le sofferenze quotidiane offrono numerosi esempi di madri che piangono i loro figli o affrontano la malattia con grande dignità e speranza. La figura di Monica è simbolica di tutte queste madri, che, pur nella prova, si rivolgono a Dio con fiducia.
Un esempio moderno è Paola Franceschetto, madre di Laura Degan, una bambina vivace colpita da un tumore all'età di due anni. La sua storia è un viaggio di dolore e speranza. La famiglia Degan si rivolge al santuario di San Leopoldo Mandić e alla figura del frate cappuccino, "Nonno Poldo", in cerca di conforto e guarigione. Nonostante le cure mediche non abbiano avuto successo e Laura sia venuta a mancare l'11 settembre 1994, la fede di Paola non si è mai affievolita. La sua esperienza dimostra come la fede possa rimanere forte e viva anche di fronte alla perdita e alla sofferenza. La sua perseveranza e il suo amore per Dio e per la figlia sono testimoni di una fede che supera le prove più dure e che trova forza e significato anche nei momenti più bui.
La vita di Monica e quella di Paola Franceschetto ci mostrano che, in mezzo alla sofferenza e alle sfide, l'amore e la fede possono offrire luce e speranza. Questi esempi di madre coraggio ci ricordano che, come Monica ha fatto per Agostino, così molte madri oggi continuano a lottare con fede e amore, dimostrando che la vera forza risiede nella capacità di affidarsi a Dio e di mantenere viva la speranza.
Ripensando alla tua vita ti chiedo: Qual è stata la situazione difficile nella tua vita in cui hai trovato forza o conforto nella fede, e come ti ha aiutato a superare quel momento?

 

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martedì 24 settembre 2024

RUT CI INSEGNA…

RUT CI INSEGNA…

Rut, una giovane moabita, rimane vedova e decide di seguire la suocera Noemi, anch'essa vedova, nella sua terra natale, Betlemme. Lì, Rut lavora nei campi di Booz, un parente di Noemi. Booz, colpito dalla dedizione e dalla bontà di Rut, la sposa, e insieme hanno un figlio, Obed. Questo bambino diventa nonno di Davide, re d'Israele, utilizzando Rut nella genealogia di Gesù. La sua storia è un esempio di fedeltà, lealtà e speranza.
Il testo ci presenta Rut, giovane contadina, che spigola il grano con dignità, dimostrando che anche i lavori apparentemente umili sono intrisi di bellezza e valore. La sua storia, segnata dalla precarietà e dal dolore, è sorprendentemente attuale.
Sposata con un uomo di Betlemme, Rut segue la suocera Noemi, che ha perso marito e figli e si trova costretta a ritornare nella sua terra natale. La tristezza di Noemi, ribattezzata Mara per l'amarezza della sua vita, rappresenta ogni terra e vita dimenticata, ma anche ogni esperienza di dolore e perdita.
Noemi è accompagnata solo da Rut, mentre Orpa, l'altra nuora, decide di abbandonarla. Questa scelta riflette due modi opposti di reagire di fronte alla crisi: Orpa rappresenta l'indifferenza, mentre Rut incarna la solidarietà affettiva, essenziale per una vera fraternità. Oggi, la solidarietà di Rut può ispirare chi si prende a cuore situazioni difficili, come quelle di Gaza, Ucraina, o le sfide delle aree interne.
Il vicenda di Rut ci invita:

A essere solidali con le terre e le persone in crisi,
A non abbandonare chi è in difficoltà.
A dare dignità al lavoro umile: apprezzare e rispettare chi svolge compiti umili.
A costruire famiglie rurali solide: promuovendo famiglie aperte alla vita e resilienti.
A celebrare i frutti e le speranze che nascono da percorsi difficili.
A riempire di speranza fedele ogni prova della vita, ossia trovare speranza e significato anche nelle difficoltà.

Rut e Booz, che alla fine formano una famiglia e danno vita a Obed, simbolizzano la speranza e la rinascita. Il messaggio di Rut è chiaro: nella vita bisogna sempre sperare e agire, riconoscere il valore di ogni singolo gesto e trovare in Dio la forza di una solidarietà autentica.

 

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lunedì 23 settembre 2024

23.09.2024 - Pr 3,27-34 - Lc 8,16-18 - La lampada si pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.

Dal libro dei Proverbi - Pr 3,27-34

Figlio mio:
non negare un bene a chi ne ha il diritto,
se hai la possibilità di farlo.
Non dire al tuo prossimo:
«Va’, ripassa, te lo darò domani»,
se tu possiedi ciò che ti chiede.
Non tramare il male contro il tuo prossimo,
mentre egli dimora fiducioso presso di te.
Non litigare senza motivo con nessuno,
se non ti ha fatto nulla di male.
Non invidiare l’uomo violento
e non irritarti per tutti i suoi successi,
perché il Signore ha in orrore il perverso,
mentre la sua amicizia è per i giusti.
La maledizione del Signore è sulla casa del malvagio,
mentre egli benedice la dimora dei giusti.
Dei beffardi egli si fa beffe
e agli umili concede la sua benevolenza.
1. IL PADRE DONA AL FIGLIO DEI CONSIGLI CONCRETI, IMMEDIATI. Gli indica delle vie sicure sulle quali camminare. LA PRIMA VIA È COME FARE IL BENE. Non negare un bene a chi ne ha il diritto, se hai la possibilità di farlo. La carità, il dono, il prestito va dato con urgenza, con immediatezza, senza alcun ritardo
2. Seconda via: NON TRAMARE IL MALE CONTRO IL PROSSIMO, mentre egli dimora fiducioso presso di noi. Chi dovesse fare questo, mostrerebbe la sua malvagità. Entrare in lite ingiustamente è degli stolti.
3. Terza via: per CHI AMA IL SIGNORE, DEVE AMARE CIÒ CHE IL SIGNORE AMA, CHI IL SIGNORE AMA. Il Signore AMA I GIUSTI, gli offre la sua amicizia e benedice la loro dimora. Il Signore AMA GLI UMILI e gli concede la sua benevolenza, la sua grazia, il suo amore.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 8,16-18
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

 

Le parole di Gesù sono luce che deve illuminare e non restare nascosta. Ascoltare il Vangelo significa chiedersi come applicarlo nella vita quotidiana. Il cristiano deve riflettere questa luce come testimone, evitando la mondanità che può diventare un idolo. Se si sceglie la mondanità, si perde il senso dell'essere cristiano. Per ritrovare la strada, è essenziale ripartire dalla Parola, dai sacramenti e dalla comunità. Il cristiano deve mettere la luce di Dio sul candelabro della sua vita, mostrando a tutti la sua fede.

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Tagliente e paradossale Gesù qui ci fa capire (se facciamo attenzione, dunque, a come ascoltiamo) che quello che abbiamo in realtà noi crediamo di averlo. Non è allora meglio, per capire, toglierlo?

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domenica 22 settembre 2024

Sap 2,12.17-20 - Giac 3,16-4,3 - Mc 9,30-37 - XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Domenica 22 Settembre 2024
Dal libro della Sapienza - Sap 2,12.17-20

[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

1. La Sapienza mette in scena i RAGIONAMENTI DEGLI EMPI cioè di persone prepotenti che non hanno NESSUN RISPETTO NÉ DI DIO NÉ DEGLI UOMINI. Odiano e disprezzano la persona onesta, la sentono come pericolosa per la loro vita e quindi progettano ad alta voce di eliminarla. IL GIUSTO DÀ FASTIDIO!

2. Il perché è facile: una persona giusta e onesta all'interno di una struttura sociale corrotta dà fastidio perché è di rimprovero, È UNA CONTESTAZIONE SEMPLICEMENTE COL SUO MODO DI ESSERE ONESTO mentre gli altri sono corrotti. METTILO IN CONTO!

3. Gli empi progettano: mettiamolo alla prova, condanniamolo, eliminiamolo, torturiamolo, VEDIAMO SE DIO LO AIUTA. Si è proclamato Figlio di Dio, allora visto che questa persona perbene si fida di Dio noi trattiamolo male, SFIDIAMO DIO, vediamo se Dio verrà ad aiutarlo. DIO NON CI ABBANDONA E CI PROPONE LA VIA DEL BENE, LA VIA CHE GESÙ HA PERCORSO, QUESTA È LA SCELTA GIUSTA!

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Dalla lettera di san Giacomo apostolo - Giac 3,16-4,3

Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.

1. Giacomo ci invita ad accogliere LA SAPIENZA CHE VIENE DALL'ALTO, cioè il modo di PENSARE PULITO CHE È DI DIO, che supera le divisioni, le gelosie, le contese, le guerre, le liti e le polemiche. TANTE VOLTE LE DISCORDIE E LE LITI AFFLIGGONO LE NOSTRE COMUNITÀ…

2. La nostra vita è fatta di tante cose brutte, ci si aggredisce vicendevolmente, L'ALTRO È CONSIDERATO UN NEMICO e c'è da combattere contro l'altro. Qual è la loro radice di tutto questo? L'aver LASCIATO TROPPO POTERE ALLE PASSIONI, AI DESIDERI INCONTROLLATI, che scatenano guerre pur di ottenere ciò che vogliono. VEGLIA SULLA TUA VITA!

3. Il superare le difficoltà richiede una SAPIENZA CHE VIENE DA DIO, la sapienza che è UN DONO DI DIO. È la Sapienza che viene dall'alto. Essa CI LIBERA E CI DONA LA TRANQUILLITÀ. È La Sapienza di Gesù, È QUELLA SAPIENZA CHE I DISCEPOLI DEVONO SEGUIRE ABBRACCIANDOLA COME SI ABBRACCIA UN BAMBINO.

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+ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 9,30-37
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

1. “DI COSA STAVATE DISCUTENDO?”. COS’È CHE VI STA A CUORE? Volevano essere i PRIMI! Eppure tu, Signore, ci inviti a farci ULTIMI. Vorremmo essere potenti! Eppure tu, Signore, ci parli della tua morte come di un compimento. GESÙ CI INDICA COME DIVENTARE GRANDI... 

2. DIETRO AI NOSTRI DELIRI DI GRANDEZZA SI NASCONDE SPESSO IL DESIDERIO DI UNA VITA PIENA. Tu lo sai e prendi sul serio la nostra felicità. Ci liberi dal bisogno di apparire e ci indichi la STRADA DELL’ESSERE. QUAL È IL DESIDERIO DEL MIO CUORE, IN QUESTO MOMENTO? ...

3. Ci sveli il volto del Padre e ci insegni che IL CUORE DI DIO È IL CUORE DI UN BAMBINO. Un cuore puro che non teme la debolezza. Ci inviti ad ACCOGLIERE questo sguardo, ad AMARLO e a FARLO NOSTRO. LA NOSTRA REALIZZAZIONE PASSA DALLA NOSTRA FRAGILITÀ...
BUONA DOMENICA....

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LA GRANDEZZA

Essere cristiani non è un percorso facile né comodo. Seguire Cristo significa abbandonare l'egoismo e il desiderio di potere, scegliendo invece la via del servizio e dell'umiltà. La vera grandezza non si misura con il prestigio, ma con la capacità di servire gli altri. Gesù ci invita a diventare come bambini, riscoprendo l'innocenza e lo stupore. Solo così possiamo camminare sulla strada verso la vera grandezza.

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LECTIO DIVINA - XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
OMELIA - XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Gv 6,41-51 - RITO AMBROSIANO - IV DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

RITO AMBROSIANO

IV Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore
Domenica 22 Settembre 2024
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 6,41-51
In quel tempo. I Giudei si misero a mormorare contro il Signore Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

1. Gesù afferma che IL VERO PANE, DONATO DA DIO, È LUI STESSO. Molti si scandalizzano, non capiscono, e cominciano a mormorare tra loro. NON BASTA INCONTRARE GESÙ PER CREDERE IN LUI, non basta nemmeno assistere a un miracolo, come quello della moltiplicazione dei pani. Tante persone sono state a stretto contatto con Gesù e non gli hanno creduto, anzi, lo hanno anche disprezzato e condannato. PERCHÉ, QUESTO? 

2. FORSE PERCHÉ NON SONO STATI ATTRATTI DAL PADRE? NO, perché il loro cuore era chiuso all’azione dello Spirito di Dio. Se tu hai il cuore chiuso, la fede non entra. DIO PADRE SEMPRE CI ATTIRA VERSO GESÙ: siamo noi ad aprire il nostro cuore o a chiuderlo. 

3. Apriamoci alla fede per comprendere anche il senso del “PANE DELLA VITA” che Gesù ci dona. In Gesù, nella sua “carne” – cioè nella sua umanità concreta – è PRESENTE TUTTO L’AMORE DI DIO, che è lo Spirito Santo. CHI SI LASCIA ATTIRARE DA QUESTO AMORE VA VERSO GESÙ E VA CON FEDE, E RICEVE DA LUI LA VITA, LA VITA CHE NON MUORE. LA VITA “ETERNA”. 

BUONA DOMENICA...

 

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giovedì 19 settembre 2024

YVES: UNA VITA DI FEDE, SPERANZA E AMORE PER GLI ALTRI…

YVES: UNA VITA DI FEDE, SPERANZA E AMORE PER GLI ALTRI…

Yves, 69 anni, ex rappresentante di commercio di Lione, ha vissuto una vita segnata da sfide difficili, tra cui un divorzio, il licenziamento e una malattia. Tuttavia, nonostante le prove, Yves non ha mai perso la fede. Fin da giovane, scoprì Cristo grazie alla semplicità dei frati domenicani e alla comunità che frequentava. La fede, ancorata nel suo cuore, lo ha accompagnato anche nei momenti più bui, come quando ha dovuto affrontare il divorzio e l'allontanamento del figlio maggiore.

Durante un periodo di solitudine in Alsazia, Yves si sentì ferito dalla Chiesa quando gli fu negata la comunione, nonostante la sua situazione glielo permettesse. Ma invece di abbattersi, continuò a pregare per gli altri e a mantenere la gioia nel suo cuore. Anche quando fu licenziato a 55 anni, trovò la forza di reinventarsi e continuare a vivere con dignità.

Ora, in pensione e affetto dal morbo di Parkinson, Yves dedica il suo tempo agli altri. Vive vicino alla sua parrocchia e ha sviluppato una profonda devozione, ispirato da figure come Madre Teresa. Nel 2021, partecipando a un pellegrinaggio a Lourdes, Yves ha scoperto una nuova missione: diventare barelliere e aiutare i malati. Per lui, Lourdes è un luogo di grande amore e gioia, dove trova nutrimento spirituale donando affetto e dolcezza a chi ne ha bisogno.

Yves ha anche creato un gruppo di preghiera con altri pellegrini della sua parrocchia, continuando a vivere nella pace e nell'umiltà di Dio. Nonostante le sue difficoltà, Yves è grato per ogni giorno che gli viene donato, e il suo desiderio più grande è che tutti possano sperimentare la stessa umiltà e gratitudine verso Dio. La sua vita è una testimonianza di come la fede possa trasformare le difficoltà in opportunità per amare e servire gli altri.

 

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martedì 17 settembre 2024

17.09.2024 - 1Cor 12,12-14.27-31a - Lc 7,11-17 - Ragazzo, dico a te, àlzati!

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 12,12-14.27-31a

Fratelli, non posso lodarvi, perché vi riunite insieme non per il meglio, ma per il peggio.
Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. È necessario infatti che sorgano fazioni tra voi, perché in mezzo a voi si manifestino quelli che hanno superato la prova.
Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra.
Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue.
Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? Desiderate invece intensamente i carismi più grandi.
1. Attraverso la similitudine del corpo, Paolo vuole che i Corinzi comprendano il GRANDE PRINCIPIO DELLA COMUNIONE che lega tutti i battezzati in Cristo Gesù. Il corpo non è formato da un solo membro ma da MOLTE MEMBRA IN UNITÀ CONCORDE. E l’unità concorde è data e GARANTITA DAL SOLO CRISTO, a cui apparteniamo.
2. ORA VOI SIETE CORPO DI CRISTO E SUE MEMBRA, ciascuno per la sua parte. CIASCUNO SECONDO IL CARISMA ricevuto da Dio, ciascuno SECONDO LA MINISTERIALITÀ ricevuta e che serve perché il corpo di Cristo possa svolgere la sua missione di salvezza nel mondo.
3. TUTTO VIENE DA DIO, TUTTO È DA ACCOGLIERE, DA ACCETTARE, DA VIVERE. Tuttavia nella Chiesa NON POSSIAMO PRETENDERE DI ESSERE TUTTO, sia apostoli sia profeti sia maestri, NÉ DI AVERE OGNI POTENZA DELLO SPIRITO. Non è un male però DESIDERARE I CARISMI PIÙ ELEVATI, non per innalzare noi stessi da noi stessi, ma per essere innalzati dal dono di Dio. NON NOI PORTIAMO IN ALTO IL DONO, MA IL DONO PORTA NOI IN ALTO….

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+ Dal vangelo secondo Luca Lc 7,11-17
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Una donna, vedova, perde il suo unico figlio. Gesù, vedendola, ne ha compassione e le dice: «Non piangere!». Non può restare indifferente al dolore umano. Con il suo sguardo e i suoi gesti, già inizia a donare vita e speranza. Poi compie il miracolo: il ragazzo risorge e viene restituito alla madre. Gesù non è mai indifferente alle nostre sofferenze. Ogni dolore, ogni morte deve incontrare il Signore della vita, che ci ricorda che il dolore non è eterno. La risurrezione è l'orizzonte di senso che dà significato anche alla Croce. Ci credi?

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Molti stanno con questa donna, ma è sola, senza marito e senza figlio. Gesù risponde veramente alla sua domanda disperata, quella dei discepoli sulla barca in tempesta: «Non ti interessa che noi moriamo?».

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CONFESSIONE: COSA FARE QUANDO MANCA LA VOGLIA?

CONFESSIONE: COSA FARE QUANDO MANCA LA VOGLIA?

Il delicato equilibrio tra incoraggiare i tuoi figli adolescenti a confessarsi regolarmente e rispettare la loro percezione del sacramento non è facile. È comprensibile il loro timore che confessarsi "per dovere" possa svuotare di significato la confessione stessa, così come la frustrazione che provano quando incontrano sacerdoti che non sembrano pienamente coinvolti.

La riflessione del “Parroco” offre alcuni spunti importanti. Anzitutto, riconosce che la confessione non dovrebbe essere vista solo come un obbligo, ma come un'esperienza di riconciliazione con Dio motivata dall'amore e dal desiderio di rinnovare la propria vita. In questo senso, sarebbe utile aiutarli a comprendere che il sacramento non è solo una formalità, ma un'opportunità di crescita spirituale e di incontro con la misericordia di Dio.

Per superare le loro resistenze, potrebbe essere utile avvicinarsi al tema della confessione non tanto insistendo sulla frequenza, quanto piuttosto sul valore che essa può avere per loro personalmente. Potresti, per esempio, parlare del ruolo della confessione nella tua vita, condividendo come ti aiuta a sentirti più in pace o a crescere nella tua fede. In questo modo, invece di percepirla come un dovere imposto, potrebbero iniziare a vederla come un'opportunità per riflettere su sé stessi e migliorare la propria relazione con Dio.

Riguardo alla qualità dell'ascolto da parte dei sacerdoti, è importante riconoscere che non tutti i confessori possono sempre offrire un’esperienza spirituale profonda. Tuttavia, suggerire di cercare un sacerdote con cui sentano una maggiore connessione potrebbe aiutare. La confessione è un sacramento valido indipendentemente dalla personalità del sacerdote, ma trovare un confessore che sappia guidarli con empatia e saggezza può rendere l’esperienza più significativa.

Infine, suggerisce il “Parroco”, la preghiera per i tuoi figli è fondamentale. Pregare affinché possano coltivare mitezza e umiltà di cuore, e affinché possano incontrare sacerdoti che li aiutino nel loro cammino spirituale, è un atto potente di amore genitoriale. La tua testimonianza personale, accompagnata da una presenza discreta e da un supporto amorevole, può essere decisiva nel far sì che, gradualmente, riconoscano l’importanza della confessione come strumento di crescita e di libertà interiore.

 

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lunedì 16 settembre 2024

16.09.2024 - 1Cor 11,17-26.33 - Lc 7,1-10 - Neanche in Israele ho trovato una fede così grande.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 11,17-26.33

Fratelli, non posso lodarvi, perché vi riunite insieme non per il meglio, ma per il peggio.
Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. È necessario infatti che sorgano fazioni tra voi, perché in mezzo a voi si manifestino quelli che hanno superato la prova.
Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.
Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri.
1. ABUSI NELLE AGAPI: quanto i Corinzi fanno non può essere assolutamente oggetto di lode o di approvazione. Deve essere necessariamente oggetto di ammonimento serio, solenne, di riprova manifesta e pubblica, PERCHÉ IMPARINO A STARE INSIEME E A CELEBRARE CON DIGNITÀ E ONORE la cena del Signore.
2. Poi ribadisce quanto Lui ha ricevuto: l’istituzione della ss. Eucaristia. L’EUCARISTIA NON È SEMPLICEMENTE “PANE” E “VINO”, MA PANE SPEZZATO E VINO VERSATO, CRISTO cioè si rende presente nel massimo dono, nella sua vita donata per noi. Allo stesso modo, QUESTA È LA VITA CHE CI VIENE OFFERTA E INDICATA: una vita-per, una vita spesa, in perdita.
3. Celebrare il rito eucaristico significa dunque per la comunità cristiana entrare a farvi parte. L'EUCARISTIA SI COLLOCA TRA LA MORTE DI GESÙ E LA SUA VENUTA FINALE. È l'espressione del tempo storico della Chiesa, del suo arduo cammino in questo mondo. Non può tramutarsi in evasione, fuga in avanti, liberazione dai drammi e dalle contraddizioni dell'esistenza terrena. ESPRIME ATTESA E SPERANZA.

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Dal vangelo secondo Luca Lc 7,1-10
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

La fede del centurione romano è esemplare: non richiede segni o conferme, ma si affida completamente alla parola di Gesù. Questo ufficiale, stimato dai Giudei per il suo rispetto verso la loro religione e la cura dei suoi servi, sorprende Gesù con la sua fiducia totale. Egli afferma di non essere degno che Gesù venga a casa sua, convinto che una sola parola di Gesù possa guarire il servo. Gesù elogia la sua fede, dichiarando che neanche in Israele ha trovato una fede così grande. Al contrario, una fede che cerca costantemente segni è fragile e destinata a svanire con essi. Gesù elogia la sua fede: forse umiltà e fede si toccano?

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«Egli merita», dicono di lui. Lui dice di sé: «Io non sono degno». Lo sperimentiamo spesso: la firma di ogni uomo veramente grande è l’umiltà. E Gesù elogia la sua fede: forse umiltà e fede si toccano?

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domenica 15 settembre 2024

Is 50,5-9 - Giac 2,14-18 - Mc 8,27-35 - XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Domenica 15 Settembre 2024
Dal libro del profeta Isaìa - Is 50,5-9

Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?

1. Il profeta parla di sé, racconta la sua testimonianza.  Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio, mi ha fatto capire quello che voleva, IO NON HO OPPOSTO RESISTENZA, NON MI SONO TIRATO INDIETRO.
2. PER ESSERE FEDELE A CIÒ CHE IL SIGNORE GLI AVEVA CHIESTO È STATO TRATTATO MALISSIMO da altre persone che lo hanno frustato, gli hanno strappato la barba, gli hanno sputato in faccia, l'hanno umiliato, offeso, ma LUI HA RESISTITO. IL SIGNORE DIO MI ASSISTE, non resto svergognato, rendo la mia faccia dura come PIETRA SAPENDO DI NON RIMANERE DELUSO.
3. È consapevole che chi lo difende è vicino. È IL SIGNORE CHE FARÀ GIUSTIZIA. Chi avrà il coraggio di accusarmi? Il Signore mi assiste chi potrà dimostrarmi colpevole? Nei fatti questo profeta viene ucciso, e la sua vicenda personale diventerà profetica e GESÙ APPLICHERÀ A SÉ LA CARATTERISTICA DEL SERVO SOFFERENTE. E noi discepoli, siamo CHIAMATI A SEGUIRLO su questa strada…

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Dalla lettera di san Giacomo apostolo - Giac 2,14-18

A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo?
Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».

1. Giacomo vuole CRITICARE I CATTIVI INTERPRETI DI SAN PAOLO, quelle persone che ritenevano bastasse solo la fede teorica per ottenere la salvezza, senza una vita concretamente buona. 
2. Giacomo non contesta Paolo ma LO INTEGRA E LO COMPLETA. Paolo parla di una FEDE INIZIALE COME PUNTO DI SALVEZZA che viene da Dio, Giacomo integra Paolo parlando di una FEDE COME CONOSCENZA DELLE VERITÀ da credere che deve diventare vita piena di opere buone. 
3. LE OPERE non servono ad acquistare meriti davanti al Signore, bensì SONO ESPRESSIONE DI UNA GIUSTA ACCOGLIENZA DELLA PAROLA DI DIO. Non basta parlare di Fede è necessario che queste parole diventino vita. Per essere autentici discepoli dobbiamo seguire Gesù CONCRETAMENTE nei fatti e nella verità giorno per giorno…

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+ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 8,27-35
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

1. «E VOI, CHI DITE CHE IO SIA?» QUANTO IO CONTO NELLA TUA VITA? Pietro per grazia lo riconosce come Messia senza capirne il significato. E TU COSA RISPONDI?

2. Gesù allora rivela apertamente ai discepoli quello che lo attende a Gerusalemme, cioè che donerà la vita. E Pietro: “Tu sei matto. Sognati Gerusalemme. Tu schernito? Non sia mai!" «VA’ DIETRO A ME, SATANA! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» PENSARE SECONDO DIO. SINCRONIZZIAMOCI...

3. Gesù è un Messia SERVO DI TUTTI. DECIDERE DI SEGUIRE LUI ESIGE DI CAMMINARE "DIETRO A LUI" E DI "ASCOLTARLO" ATTENTAMENTE NELLA SUA PAROLA… Siamo CERTI che questa strada conduce alla fine alla RISURREZIONE, alla VITA PIENA e DEFINITIVA con Dio. FAI LA TUA SCELTA...

BUONA DOMENICA....

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PER AMORE

Gesù è il Cristo, venuto a portare la salvezza eterna e la speranza a tutti gli uomini. Riconoscerlo come Figlio di Dio non basta; dobbiamo imitarlo, abbracciando la croce come mezzo necessario per la redenzione. Solo perdendo la nostra vita per amore di Cristo, la ritroveremo nell'eternità partecipando alla sua risurrezione. Viviamo con Cristo, attraverso la croce, verso la vita eterna.

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LECTIO DIVINA - XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
OMELIA - XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
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