lunedì 30 settembre 2024

30.09.2024 - Gb 1,6-22 - Lc 9,46-50 - Chi è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande.

Dal libro di Giobbe - Gb 1,6-22

Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro. Il Signore chiese a Satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo». Il Signore disse a Satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male». Satana rispose al Signore: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? Non sei forse tu che hai messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quello che è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e i suoi possedimenti si espandono sulla terra. Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha, e vedrai come ti maledirà apertamente!». Il Signore disse a Satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stendere la mano su di lui». Satana si ritirò dalla presenza del Signore.
Un giorno accadde che, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del fratello maggiore, un messaggero venne da Giobbe e gli disse: «I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi. I Sabèi hanno fatto irruzione, li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è appiccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I Caldèi hanno formato tre bande: sono piombati sopra i cammelli e li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del loro fratello maggiore, quand'ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello; si rase il capo, cadde a terra, si prostrò e disse:
«Nudo uscii dal grembo di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!».
In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.

1. Giobbe: un uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male. Possedeva grandi ricchezze e conduceva vita onesta. Tutto, a casa sua, procedeva a gonfie vele; quando SATANA RISPONDENDO AL SIGNORE INIETTA IL SUO VELENO: “Forse che Giobbe teme Dio per nulla?” “Stendi un poco la mano e tocca quanto ha, e vedrai come ti maledirà apertamente!”
2. Il Signore accoglie la sfida di Satana. METTE PERÒ UN LIMITE NELLA PROVA. «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, MA NON STENDERE LA MANO SU DI LUI». IL POTERE ULTIMO È E RIMANE QUELLO DI DIO e Satana non potrà provarlo nel suo corpo, nella sua vita. Questa dovrà rimanere intatta. E così accade!
3. Grande è il dolore di Giobbe. Si alza, si straccia il mantello, si rade il capo, cade a terra, si prostra. Giobbe ha scoperto nella sua storia che tutto è dono: le cose, i figli sono solo dono di Dio e non più una propria conquista. L’UNICO OCCHIO CHE SCHIUDE A QUESTA NUOVA VISIONE DEL TUTTO È QUELLO DELLA FEDE: «IL SIGNORE HA DATO, IL SIGNORE HA TOLTO SIA BENEDETTO IL NOME DEL SIGNORE!».

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,46-50
In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande.
Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».
Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

Quando i discepoli discutono su chi sia il più grande, Gesù risponde con un gesto simbolico, mettendo un bambino accanto a sé, insegnando che la vera grandezza nel Regno di Dio si trova nell'umiltà e nella semplicità. Accogliere i piccoli nel nome di Gesù è accogliere Lui stesso e Dio. Quando Giovanni impedisce a un uomo di scacciare demoni nel nome di Gesù, perché non fa parte del gruppo, Gesù risponde che chi non è contro di loro è per loro. Questo insegna l'inclusività e l'apertura: ogni azione fatta in nome di Gesù è valida. La vera essenza del discepolato è servire con umiltà e accogliere chiunque agisca nel nome di Gesù.

 

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domenica 29 settembre 2024

Num 11,25-29 - Giac 5,1-6 - Mc 9,38-43.45.47-48 - XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Domenica 29 Settembre 2024
Dal libro dei Numeri - Num 11,25-29

In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito.
Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento.
Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».

1. Il Signore istituisce gli anziani che aiuteranno Mosè nella guida del Popolo. Eldad e Medad sono stati convocati per essere incaricati di questa nuova missione, ma non si recano nella tenda, restano nell’accampamento e lo spirito scende ANCHE su di loro. Giosuè FA LA SPIA INVITA MOSÈ A IMPEDIRE A QUEI DUE DI FARE I PROFETI DI PARLARE A NOME DI DIO di dare manifestazioni di questa Sapienza divina che viene dallo spirito. PERCHÉ?

2. PERCHÉ? Rispose Mosè: sei geloso? Sei preoccupato? Hai paura che mi portino via il posto? Hai paura che quei due facendo i profeti mi diano qualche danno? MAGARI FOSSERO TUTTI I PROFETI nel popolo del Signore se lo spirito fosse dato a tutti e tutti potessero IMPEGNARSI DEL BENE sarebbe l'ideale. Il fine è il bene comune….

3. È una visione profetica grandiosa che prospetta un dono dello Spirito a tutta l'umanità IN MODO CHE TUTTI POSSANO IMPEGNARSI NEL BENE. Il PERICOLO DELLA RELIGIONE È SEMPRE QUELLO DI CHIUDERSI IN UN PICCOLO GRUPPO e di preoccuparsi che altri non facciano. Fai attenzione!

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Dalla lettera di san Giacomo apostolo - Giac 5,1-6

Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!
Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente.
Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage.
Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.

1. San Giacomo fa una PREDICA DI FUOCO CONTRO I RICCHI, contro i padroni disonesti che approfittano del loro ruolo per sfruttare i poveri braccianti e fare soldi. Li pagano poco e ritardano i pagamenti. PIANGETE PERCHÉ LA VOSTRA FELICITÀ DURERÀ ANCORA POCO. C'è un tremendo destino che vi aspetta.

2. Si è arrivato fino a condannare e ad uccidere il giusto. Egli non vi ha opposto resistenza. Quando si vive per le ricchezze, facilmente si arriva a commettere ingiustizie per poterne avere ancora di più. QUESTI UOMINI VIVONO SENZA PENSARE A QUELLO CHE GLI ASPETTA ALLA FINE.

3. L'APOSTOLO INVOCA IL GIUDIZIO DI DIO contro queste persone e minaccia la loro punizione eterna proprio in forza di una giustizia divina che si realizza. È LA GIUSTIZIA DIVINA CHE DOBBIAMO RICERCARE E CHE CI RENDE UMANI…

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+ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 9,38-43.45.47-48
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

1. SI PUÒ ESSERE DI CRISTO SENZA APPARTENERE AL GRUPPO DEI DODICI. Chiunque aiuta a costruire un mondo migliore è dei nostri. IMPARIAMO A GODERE E A RINGRAZIARE DEL BENE, DA CHIUNQUE SIA FATTO. NO alla mentalità gretta, fatta di barriere e di muri, di difesa identitaria del gruppo…

2. Tante volte ci sentiamo frustrati, impotenti, IL MALE È TROPPO FORTE. Gesù dice: TU DONA IL TUO BICCHIERE D'ACQUA, fidati, il peggio non prevarrà. DONIAMO IL NOSTRO BICCHIERE D'ACQUA, DIFFONDIAMO L'AMORE...

3. Ma se la tua mano, il tuo piede, il tuo occhio ti scandalizzano, tagliali. NON DARE SEMPRE LA COLPA DEL MALE AGLI ALTRI, alla società, all'infanzia, alle circostanze. IL MALE SI È ANNIDATO DENTRO DI TE: è nel tuo occhio, nella tua mano, nel tuo cuore. CERCA IL TUO MISTERO D'OMBRA E CONVERTILO…
BUONA DOMENICA....

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LA GELOSIA

La gelosia nella fede ci porta a credere di possedere Dio, escludendo chi è diverso da noi. Gesù ci invita a riconoscere il bene in tutti, anche negli "altri".  La verità non appartiene solo a noi, ma è presente ovunque. Noi dobbiamo saper riconoscere la verità anche “nell'altro”, seppur incompleta. Non innamorarci delle nostre certezze, perché dovremmo scoprire di non avere l'esclusiva sul vero. 

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LECTIO DIVINA - XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
OMELIA - XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Lc 10,25-37 - RITO AMBROSIANO - V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

RITO AMBROSIANO

V Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore
Domenica 29 Settembre 2024
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 10,25-37
In quel tempo. Un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova il Signore Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

1. CHI È MIO PROSSIMO? All’inizio della parabola per il sacerdote e il levita il prossimo era il MORIBONDO; al termine il prossimo è il SAMARITANO che si è fatto vicino. IL PROSSIMO SEI TU CHE TI FAI VICINO...

2. Gesù ribalta la prospettiva: non stare a classificare gli altri per vedere chi è prossimo e chi no. TU PUOI DIVENTARE PROSSIMO DI CHIUNQUE INCONTRI NEL BISOGNO, e lo sarai se nel tuo cuore hai COMPASSIONE, cioè se hai quella capacità di patire con l’altro. PREGA IL SIGNORE CHE TI DONI UN CUORE COMPASSIONEVOLE...

3. Ancora oggi Gesù ci dice: «VA’ E ANCHE TU FA’ COSÌ». Siamo tutti CHIAMATI a percorrere lo stesso cammino del buon samaritano, che è FIGURA DI CRISTO: Gesù SI È CHINATO su di noi, SI È FATTO NOSTRO SERVO, e così CI HA SALVATI, perché ANCHE NOI possiamo amarci come Lui ci ha amato. ALLO STESSO MODO...

BUONA DOMENICA...

 

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sabato 28 settembre 2024

28.09.2024 - Qo 11,9-12,8 - Lc 9,43-45 Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato. Avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

Dal libro del Qoèlet - Qo 11,9-12,8

Godi, o giovane, nella tua giovinezza, e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù. Segui pure le vie del tuo cuore e i desideri dei tuoi occhi. Sappi però che su tutto questo Dio ti convocherà in giudizio. Caccia la malinconia dal tuo cuore, allontana dal tuo corpo il dolore, perché la giovinezza e i capelli neri sono un soffio. Ricòrdati del tuo creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i giorni tristi e giungano gli anni di cui dovrai dire: «Non ci provo alcun gusto»; prima che si oscurino il sole, la luce, la luna e le stelle e tornino ancora le nubi dopo la pioggia; quando tremeranno i custodi della casa e si curveranno i gagliardi e cesseranno di lavorare le donne che macinano, perché rimaste poche, e si offuscheranno quelle che guardano dalle finestre e si chiuderanno i battenti sulla strada; quando si abbasserà il rumore della mola e si attenuerà il cinguettio degli uccelli e si affievoliranno tutti i toni del canto; quando si avrà paura delle alture e terrore si proverà nel cammino; quando fiorirà il mandorlo e la locusta si trascinerà a stento e il cappero non avrà più effetto, poiché l'uomo se ne va nella dimora eterna e i piagnoni si aggirano per la strada; prima che si spezzi il filo d'argento e la lucerna d'oro s'infranga e si rompa l'anfora alla fonte e la carrucola cada nel pozzo, e ritorni la polvere alla terra, com'era prima, e il soffio vitale torni a Dio, che lo ha dato. Vanità delle vanità, dice Qoèlet, tutto è vanità.

1. La giovinezza è un tempo DA VIVERE PIENAMENTE PER TUTTE LE POSSIBILITÀ CHE CONCEDE, come un tempo unico nella vita perché limitato. Tuttavia, anche in questo tempo spensierato e ripieno di potenzialità, NON DOBBIAMO DIMENTICARE LA NOSTRA RADICE, perché il rischio è quello di finire sradicati.
2. Pur gioendo, occorre RIMANERE SALDI IN CIÒ CHE GARANTISCE LA NOSTRA ORIGINE E CHE DA SENSO AL TUTTO; alla giovinezza come all’età adulta. Tutto passa E TROVA SENSO SOLO IN UNO SGUARDO che ci permette di guardare in alto, verso l’Eterno.
3. Siamo anche CHIAMATI AD ACCOGLIERE il tempo della vecchiaia e della morte, in cui «L’UOMO SE NE VA ALLA DIMORA ETERNA». Così alla fine della nostra VITA FACCIAMO I CONTI CON LA VERITÀ DI NOI STESSI, con la vanità delle cose che non durano e POSSIAMO ACCOGLIERE CIÒ CHE CONTA DAVVERO E CHE RIMANE, OVVERO L’AMORE DATO E RICEVUTO, perché solo questo è ciò che possediamo.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,43-45
In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».
Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

Gesù annuncia la sua imminente passione, ma i discepoli, pur comprendendone la gravità, tacciono per timore. La Croce delude le loro aspettative, ma sarà via di salvezza e gloria. Anche noi possiamo chiederci cosa ci riserverà la Croce, ma dobbiamo chiedere la grazia di non fuggire quando arriverà, rimanendo forti nella sequela di Gesù. Se vuoi seguire Gesù, sei pronto a rinnegare te stesso anche se spaventa, a prendere la tua croce ogni giorno? La tua croce, ogni giorno?

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I miracoli di Gesù piacciono, le parole meno. Ciò che ci piace lo capiamo, quello che ci urta non lo capiamo. Resta misterioso, incomprensibile. Ma siamo sicuri che è Gesù che non si sa spiegare?

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venerdì 27 settembre 2024

27.09.2024 - Qo 3,1-11 - Lc 9,18-22 - Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto.

Dal libro del Qoèlet - Qo 3,1-11

Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.
Un tempo per uccidere e un tempo per curare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per conservare e un tempo per buttar via.
Un tempo per strappare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
Che guadagno ha chi si dà da fare con fatica?
Ho considerato l’occupazione che Dio ha dato agli uomini perché vi si affatichino.
Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo;
inoltre ha posto nel loro cuore la durata dei tempi,
senza però che gli uomini possano trovare la ragione
di ciò che Dio compie dal principio alla fine.

1. Il Qoèlet ci ricorda che la dimensione della vita dell’uomo si realizza in un tempo preciso, dove ogni istante ha la sua ragion d’essere. La sfida che ci è data è quella di SAPER RICONOSCERE IL TEMPO DI DIO E SAPERGLI CORRISPONDERE IN MODO ADEGUATO, per non rischiare di essere trovati fuori tono rispetto alla sua proposta di vita.
2. È NEL TEMPO DEL QUI ED ORA CHE VIVIAMO ED ESPRIMIAMO IL NOSTRO ESSERE IN TUTTA LA SUA UMANITÀ E NELLE SUE CONTRADDIZIONI, c’è infatti «un tempo per amare e un tempo per odiare.. un tempo per demolire e un tempo per costruire..
3. Niente Dio ha fatto fuori tempo e TUTTO CIÒ CHE LUI FA LO FA BELLO A SUO TEMPO. Poiché l’uomo è ad immagine di Dio, anche lui è chiamato a fare belle le cose. Come le potrà fare belle? FACENDO ANCHE LUI OGNI COSA A SUO TEMPO. Fare le cose fuori tempo è farle brutte, disdicevoli, non buone. QUESTA SAGGEZZA VA CHIESTA AL SIGNORE.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,18-22
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

 

Davanti alle domande su di lui, Gesù chiede ai suoi discepoli: "Chi dite che io sia?" Quanto conta Gesù nella tua vita? Pietro risponde con fede: "Tu sei il Cristo di Dio", riconoscendo che questa verità è un dono della fede che illumina la conoscenza. Anche noi impariamo a sottoporre la nostra conoscenza al dono della fede. Gesù spinge i discepoli ad attendere gli avvenimenti, poiché il vero volto del Messia sarà svelato sulla via della Croce, fino alla Risurrezione. Per comprendere Gesù, occorre accompagnarlo nella sua strada di morte e risurrezione. Buon cammino…

 

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giovedì 26 settembre 2024

26.09.2024 - Qo 1,2-11 - Lc 9,7-9 - Giovanni, l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?

Dal libro del Qoèlet - Qo 1,2-11

Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Quale guadagno viene all’uomo
per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole?
Una generazione se ne va e un’altra arriva,
ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge, il sole tramonta
e si affretta a tornare là dove rinasce.
Il vento va verso sud e piega verso nord.
Gira e va e sui suoi giri ritorna il vento.
Tutti i fiumi scorrono verso il mare,
eppure il mare non è mai pieno:
al luogo dove i fiumi scorrono,
continuano a scorrere.
Tutte le parole si esauriscono
e nessuno è in grado di esprimersi a fondo.
Non si sazia l’occhio di guardare
né l’orecchio è mai sazio di udire.
Quel che è stato sarà
e quel che si è fatto si rifarà;
non c’è niente di nuovo sotto il sole.
C’è forse qualcosa di cui si possa dire:
«Ecco, questa è una novità»?
Proprio questa è già avvenuta
nei secoli che ci hanno preceduto.
Nessun ricordo resta degli antichi,
ma neppure di coloro che saranno
si conserverà memoria
presso quelli che verranno in seguito.

1. Tutto è vanità! Tutto è vento! NIENTE SEMBRA AVERE CONSISTENZA E POTER RESISTERE ALLA REGOLA DELLA VANIFICAZIONE. La ricchezza, il potere, la fama, la bellezza, … tutto questo È CONDANNATO ALL’EVANESCENZA O A SFUGGIRCI DI MANO. Anche le cose nuove, in realtà, nuove non sono, e delle cose passate non rimane la memoria.
2. E ALLORA? SIAMO CONDANNATI A VIVERE IN QUESTA VANITÀ? Qoélet ci ricorda che È POSSIBILE RIDURRE LA PROPRIA VITA A QUESTO perché non c’è nulla intorno a noi che ci può garantire, che può dare consistenza al nostro vivere. 
3. E allora? Cosa rimane per cui valga la pena vivere? Bella domanda. SOLO NEL DONO DI NOI STESSI NOI POSSIAMO RISCATTARE LA NOSTRA VITA DALLA VANITÀ. Solo vivendo nell’amore e ponendo il fondamento della nostra vita nel dono che ne possiamo fare agli altri, noi POSSIAMO SALVARE LA NOSTRA VITA DALL’INSIGNIFICANZA E DALL’INCONSISTENZA.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,7-9
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

 

La domanda "Chi è dunque Costui?" mostra come Gesù superi ogni definizione umana. Anche Erode, pur desiderando vederlo, non trae beneficio perché il suo cuore non si apre a Lui, oppresso dai problemi terreni. Così, la nostra attrazione verso Gesù può portare alla salvezza o alla perdizione, a seconda di come rispondiamo. È importante chiedersi quanto abbiamo aperto il nostro cuore a Gesù e se siamo orientati verso la salvezza o la perdizione nel nostro cammino quotidiano.

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Erode cerca di vedere Gesù. Così come Zaccheo (Lc 19), come i Greci (Gv 12,20) ma lo sguardo non è lo stesso. La curiosità è umana, quindi sempre ambigua: cosa cerchiamo quando cerchiamo?

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FEDE E FORZA: AFFRONTA LA SFIDA DELLA VITA.

FEDE E FORZA: AFFRONTA LA SFIDA DELLA VITA.
Santa Monica, commemorata il 27 agosto, è l'emblema di una madre che ha dedicato tutta la sua vita alla preghiera e alla fede per suo figlio, Agostino. La sua tenacia e il suo coraggio nel cercare di trasmettere i valori cristiani a un figlio inizialmente riluttante sono esemplari. Monica rappresenta una madre che, nonostante le difficoltà e l'ostinazione del figlio, non ha mai perso la speranza e ha continuato a pregare, dimostrando una fede incrollabile e una dedizione totale.
Oggi, come allora, esistono madri che, affrontando situazioni dolorose e spesso disperate, mostrano una forza e una resilienza straordinaria. Le guerre e le sofferenze quotidiane offrono numerosi esempi di madri che piangono i loro figli o affrontano la malattia con grande dignità e speranza. La figura di Monica è simbolica di tutte queste madri, che, pur nella prova, si rivolgono a Dio con fiducia.
Un esempio moderno è Paola Franceschetto, madre di Laura Degan, una bambina vivace colpita da un tumore all'età di due anni. La sua storia è un viaggio di dolore e speranza. La famiglia Degan si rivolge al santuario di San Leopoldo Mandić e alla figura del frate cappuccino, "Nonno Poldo", in cerca di conforto e guarigione. Nonostante le cure mediche non abbiano avuto successo e Laura sia venuta a mancare l'11 settembre 1994, la fede di Paola non si è mai affievolita. La sua esperienza dimostra come la fede possa rimanere forte e viva anche di fronte alla perdita e alla sofferenza. La sua perseveranza e il suo amore per Dio e per la figlia sono testimoni di una fede che supera le prove più dure e che trova forza e significato anche nei momenti più bui.
La vita di Monica e quella di Paola Franceschetto ci mostrano che, in mezzo alla sofferenza e alle sfide, l'amore e la fede possono offrire luce e speranza. Questi esempi di madre coraggio ci ricordano che, come Monica ha fatto per Agostino, così molte madri oggi continuano a lottare con fede e amore, dimostrando che la vera forza risiede nella capacità di affidarsi a Dio e di mantenere viva la speranza.
Ripensando alla tua vita ti chiedo: Qual è stata la situazione difficile nella tua vita in cui hai trovato forza o conforto nella fede, e come ti ha aiutato a superare quel momento?

 

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mercoledì 25 settembre 2024

25.09.2024 - Pr 30,5-9 - Lc 9,1-6: Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.

Dal libro dei Proverbi - Pr 30,5-9

Ogni parola di Dio è purificata nel fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
Non aggiungere nulla alle sue parole,
perché non ti riprenda e tu sia trovato bugiardo.
Io ti domando due cose,
non negarmele prima che io muoia:
tieni lontano da me falsità e menzogna,
non darmi né povertà né ricchezza,
ma fammi avere il mio pezzo di pane,
perché, una volta sazio, io non ti rinneghi
e dica: «Chi è il Signore?»,
oppure, ridotto all’indigenza, non rubi
e abusi del nome del mio Dio.
1. La Parola di Dio è descritta come purificata nel fuoco, simbolo di purezza e perfezione. Questo significa che OGNI PAROLA DI DIO È VERA E AFFIDABILE, e non necessita di aggiunte o alterazioni. 
2. L’autore chiede a Dio di essere protetto dalla falsità e dalla menzogna, evidenziando l'importanza dell'integrità morale. Chiede anche una vita di moderazione, senza povertà estrema né ricchezza eccessiva. QUESTO EQUILIBRIO È RICHIESTO PER MANTENERE LA FEDE E LA DIPENDENZA DA DIO.
3. La dipendenza da Dio diventa preghiera per avere il proprio "pezzo di pane" quotidiano. La richiesta riflette un desiderio di mantenere una relazione genuina con Dio, basata sulla fiducia e la gratitudine, evitando sia l’arroganza. QUESTO EQUILIBRIO PERMETTE DI VIVERE IN FEDE, RICONOSCENDO DIO COME FONTE DI OGNI BENE.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,1-6
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
L'autorità del discepolo deriva dal seguire i passi di Cristo, che scelse la povertà, l'umiltà e la mitezza. Come Gesù non costringeva nessuno a seguirlo, così i discepoli devono offrire il Vangelo senza imposizioni, permettendo una risposta libera e autentica, poiché senza libertà non c'è amore vero. Anche se non tutti accolgono il Vangelo, tutti hanno il diritto di conoscerlo, quindi i discepoli devono essere pronti a evangelizzare senza riserve. «Non prendete nulla per il viaggio». Siamo leggeri, cioè liberi, per la nostra missione?

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«Per ogni tipo di viaggio / meglio avere un bagaglio leggero» canta Niccolò Fabi. Leggerissimo dice Gesù: «Non prendete nulla per il viaggio». Siamo leggeri, cioè liberi, per la nostra missione?

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martedì 24 settembre 2024

24.09.2024 - Pr 21,1-6.10-13 - Lc 8,19-21 - Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.

Dal libro dei Proverbi - Pr 21,1-6.10-13

Il cuore del re è un corso d’acqua in mano al Signore:
lo dirige dovunque egli vuole.
Agli occhi dell’uomo ogni sua via sembra diritta,
ma chi scruta i cuori è il Signore.
Praticare la giustizia e l’equità
per il Signore vale più di un sacrificio.
Occhi alteri e cuore superbo,
lucerna dei malvagi è il peccato.
I progetti di chi è diligente si risolvono in profitto,
ma chi ha troppa fretta va verso l’indigenza.
Accumulare tesori a forza di menzogne
è futilità effimera di chi cerca la morte.
L’anima del malvagio desidera fare il male,
ai suoi occhi il prossimo non trova pietà.
Quando lo spavaldo viene punito, l’inesperto diventa saggio;
egli acquista scienza quando il saggio viene istruito.
Il giusto osserva la casa del malvagio
e precipita i malvagi nella sventura.
Chi chiude l’orecchio al grido del povero
invocherà a sua volta e non otterrà risposta.
1. Il libro dei Proverbi paragona il cuore del re a UN FIUME CHE SI LASCIA DIRIGERE DOVE VUOLE LA MANO DI CHI LO HA POSTO IN ESSERE, affinché non manchi alla terra la fertilità e la bellezza. FIUME D’ACQUA NELLE MANI DEL PADRE È STATO GESÙ. 
2. Il Signore governa e dirige il cuore del re dove egli vuole. Non pensiamo di percorrere la via diritta perché pratichiamo “sacrifici”. Agli occhi dell’uomo ogni sua via sembra diritta ma non è così. Nessun uomo deve pensare di essere sulla via giusta. AL SIGNORE INTERESSA LA SINCERITÀ DEL NOSTRO CUORE poi ci pensa Lui a raddrizzare ogni cosa.
3. COME SI ACQUISISCE IL FAVORE DI DIO E DEGLI UOMINI? Ascoltando il grido del povero che si rivolge a noi per un aiuto, un favore, una cortesia. CHI SA ASCOLTARE IL POVERO, QUANDO LUI GRIDERÀ A SUA VOLTA, SARÀ SEMPRE ASCOLTATO. Se però lui non ascolta, neanche sarà ascoltato. Fai attenzione!

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 8,19-21
In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
Belle e sconcertanti le parole di Gesù. Egli allarga la maternità e la fraternità a tutti i discepoli che lo seguono. La nuova fraternità non si limita alla carne e al sangue, ma trova origine dal rapporto con Lui: nuovo sangue e nuova linfa, nuova famiglia e nuova umanità.
I nostri fratelli e sorelle nella fede non li abbiamo scelti noi: siamo tutti stati scelti e amati da Dio e in lui possiamo scoprire quella profondità di relazione che ci unisce in un solo corpo che è la Chiesa. Chiediamo al Signore la grazia di andare oltre la superficie e di scoprire quei legami stretti che ci rendono in profondità madri e fratelli tra noi.
E ricordati che il legame profondo nasce da un ascolto comunitario della Parola e dallo sporcarsi insieme le mani.

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C’è una famiglia più grande, inclusiva, di quella del sangue che, se è solo di sangue, può diventare una famiglia ideologica. La discriminante è l’accoglienza, l’apertura: se escludiamo gli altri che famiglia è?

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RUT CI INSEGNA…

RUT CI INSEGNA…

Rut, una giovane moabita, rimane vedova e decide di seguire la suocera Noemi, anch'essa vedova, nella sua terra natale, Betlemme. Lì, Rut lavora nei campi di Booz, un parente di Noemi. Booz, colpito dalla dedizione e dalla bontà di Rut, la sposa, e insieme hanno un figlio, Obed. Questo bambino diventa nonno di Davide, re d'Israele, utilizzando Rut nella genealogia di Gesù. La sua storia è un esempio di fedeltà, lealtà e speranza.
Il testo ci presenta Rut, giovane contadina, che spigola il grano con dignità, dimostrando che anche i lavori apparentemente umili sono intrisi di bellezza e valore. La sua storia, segnata dalla precarietà e dal dolore, è sorprendentemente attuale.
Sposata con un uomo di Betlemme, Rut segue la suocera Noemi, che ha perso marito e figli e si trova costretta a ritornare nella sua terra natale. La tristezza di Noemi, ribattezzata Mara per l'amarezza della sua vita, rappresenta ogni terra e vita dimenticata, ma anche ogni esperienza di dolore e perdita.
Noemi è accompagnata solo da Rut, mentre Orpa, l'altra nuora, decide di abbandonarla. Questa scelta riflette due modi opposti di reagire di fronte alla crisi: Orpa rappresenta l'indifferenza, mentre Rut incarna la solidarietà affettiva, essenziale per una vera fraternità. Oggi, la solidarietà di Rut può ispirare chi si prende a cuore situazioni difficili, come quelle di Gaza, Ucraina, o le sfide delle aree interne.
Il vicenda di Rut ci invita:

A essere solidali con le terre e le persone in crisi,
A non abbandonare chi è in difficoltà.
A dare dignità al lavoro umile: apprezzare e rispettare chi svolge compiti umili.
A costruire famiglie rurali solide: promuovendo famiglie aperte alla vita e resilienti.
A celebrare i frutti e le speranze che nascono da percorsi difficili.
A riempire di speranza fedele ogni prova della vita, ossia trovare speranza e significato anche nelle difficoltà.

Rut e Booz, che alla fine formano una famiglia e danno vita a Obed, simbolizzano la speranza e la rinascita. Il messaggio di Rut è chiaro: nella vita bisogna sempre sperare e agire, riconoscere il valore di ogni singolo gesto e trovare in Dio la forza di una solidarietà autentica.

 

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lunedì 23 settembre 2024

23.09.2024 - Pr 3,27-34 - Lc 8,16-18 - La lampada si pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.

Dal libro dei Proverbi - Pr 3,27-34

Figlio mio:
non negare un bene a chi ne ha il diritto,
se hai la possibilità di farlo.
Non dire al tuo prossimo:
«Va’, ripassa, te lo darò domani»,
se tu possiedi ciò che ti chiede.
Non tramare il male contro il tuo prossimo,
mentre egli dimora fiducioso presso di te.
Non litigare senza motivo con nessuno,
se non ti ha fatto nulla di male.
Non invidiare l’uomo violento
e non irritarti per tutti i suoi successi,
perché il Signore ha in orrore il perverso,
mentre la sua amicizia è per i giusti.
La maledizione del Signore è sulla casa del malvagio,
mentre egli benedice la dimora dei giusti.
Dei beffardi egli si fa beffe
e agli umili concede la sua benevolenza.
1. IL PADRE DONA AL FIGLIO DEI CONSIGLI CONCRETI, IMMEDIATI. Gli indica delle vie sicure sulle quali camminare. LA PRIMA VIA È COME FARE IL BENE. Non negare un bene a chi ne ha il diritto, se hai la possibilità di farlo. La carità, il dono, il prestito va dato con urgenza, con immediatezza, senza alcun ritardo
2. Seconda via: NON TRAMARE IL MALE CONTRO IL PROSSIMO, mentre egli dimora fiducioso presso di noi. Chi dovesse fare questo, mostrerebbe la sua malvagità. Entrare in lite ingiustamente è degli stolti.
3. Terza via: per CHI AMA IL SIGNORE, DEVE AMARE CIÒ CHE IL SIGNORE AMA, CHI IL SIGNORE AMA. Il Signore AMA I GIUSTI, gli offre la sua amicizia e benedice la loro dimora. Il Signore AMA GLI UMILI e gli concede la sua benevolenza, la sua grazia, il suo amore.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 8,16-18
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

 

Le parole di Gesù sono luce che deve illuminare e non restare nascosta. Ascoltare il Vangelo significa chiedersi come applicarlo nella vita quotidiana. Il cristiano deve riflettere questa luce come testimone, evitando la mondanità che può diventare un idolo. Se si sceglie la mondanità, si perde il senso dell'essere cristiano. Per ritrovare la strada, è essenziale ripartire dalla Parola, dai sacramenti e dalla comunità. Il cristiano deve mettere la luce di Dio sul candelabro della sua vita, mostrando a tutti la sua fede.

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Tagliente e paradossale Gesù qui ci fa capire (se facciamo attenzione, dunque, a come ascoltiamo) che quello che abbiamo in realtà noi crediamo di averlo. Non è allora meglio, per capire, toglierlo?

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domenica 22 settembre 2024

Sap 2,12.17-20 - Giac 3,16-4,3 - Mc 9,30-37 - XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Domenica 22 Settembre 2024
Dal libro della Sapienza - Sap 2,12.17-20

[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

1. La Sapienza mette in scena i RAGIONAMENTI DEGLI EMPI cioè di persone prepotenti che non hanno NESSUN RISPETTO NÉ DI DIO NÉ DEGLI UOMINI. Odiano e disprezzano la persona onesta, la sentono come pericolosa per la loro vita e quindi progettano ad alta voce di eliminarla. IL GIUSTO DÀ FASTIDIO!

2. Il perché è facile: una persona giusta e onesta all'interno di una struttura sociale corrotta dà fastidio perché è di rimprovero, È UNA CONTESTAZIONE SEMPLICEMENTE COL SUO MODO DI ESSERE ONESTO mentre gli altri sono corrotti. METTILO IN CONTO!

3. Gli empi progettano: mettiamolo alla prova, condanniamolo, eliminiamolo, torturiamolo, VEDIAMO SE DIO LO AIUTA. Si è proclamato Figlio di Dio, allora visto che questa persona perbene si fida di Dio noi trattiamolo male, SFIDIAMO DIO, vediamo se Dio verrà ad aiutarlo. DIO NON CI ABBANDONA E CI PROPONE LA VIA DEL BENE, LA VIA CHE GESÙ HA PERCORSO, QUESTA È LA SCELTA GIUSTA!

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Dalla lettera di san Giacomo apostolo - Giac 3,16-4,3

Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.

1. Giacomo ci invita ad accogliere LA SAPIENZA CHE VIENE DALL'ALTO, cioè il modo di PENSARE PULITO CHE È DI DIO, che supera le divisioni, le gelosie, le contese, le guerre, le liti e le polemiche. TANTE VOLTE LE DISCORDIE E LE LITI AFFLIGGONO LE NOSTRE COMUNITÀ…

2. La nostra vita è fatta di tante cose brutte, ci si aggredisce vicendevolmente, L'ALTRO È CONSIDERATO UN NEMICO e c'è da combattere contro l'altro. Qual è la loro radice di tutto questo? L'aver LASCIATO TROPPO POTERE ALLE PASSIONI, AI DESIDERI INCONTROLLATI, che scatenano guerre pur di ottenere ciò che vogliono. VEGLIA SULLA TUA VITA!

3. Il superare le difficoltà richiede una SAPIENZA CHE VIENE DA DIO, la sapienza che è UN DONO DI DIO. È la Sapienza che viene dall'alto. Essa CI LIBERA E CI DONA LA TRANQUILLITÀ. È La Sapienza di Gesù, È QUELLA SAPIENZA CHE I DISCEPOLI DEVONO SEGUIRE ABBRACCIANDOLA COME SI ABBRACCIA UN BAMBINO.

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+ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 9,30-37
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

1. “DI COSA STAVATE DISCUTENDO?”. COS’È CHE VI STA A CUORE? Volevano essere i PRIMI! Eppure tu, Signore, ci inviti a farci ULTIMI. Vorremmo essere potenti! Eppure tu, Signore, ci parli della tua morte come di un compimento. GESÙ CI INDICA COME DIVENTARE GRANDI... 

2. DIETRO AI NOSTRI DELIRI DI GRANDEZZA SI NASCONDE SPESSO IL DESIDERIO DI UNA VITA PIENA. Tu lo sai e prendi sul serio la nostra felicità. Ci liberi dal bisogno di apparire e ci indichi la STRADA DELL’ESSERE. QUAL È IL DESIDERIO DEL MIO CUORE, IN QUESTO MOMENTO? ...

3. Ci sveli il volto del Padre e ci insegni che IL CUORE DI DIO È IL CUORE DI UN BAMBINO. Un cuore puro che non teme la debolezza. Ci inviti ad ACCOGLIERE questo sguardo, ad AMARLO e a FARLO NOSTRO. LA NOSTRA REALIZZAZIONE PASSA DALLA NOSTRA FRAGILITÀ...
BUONA DOMENICA....

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LA GRANDEZZA

Essere cristiani non è un percorso facile né comodo. Seguire Cristo significa abbandonare l'egoismo e il desiderio di potere, scegliendo invece la via del servizio e dell'umiltà. La vera grandezza non si misura con il prestigio, ma con la capacità di servire gli altri. Gesù ci invita a diventare come bambini, riscoprendo l'innocenza e lo stupore. Solo così possiamo camminare sulla strada verso la vera grandezza.

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LECTIO DIVINA - XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
OMELIA - XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)