mercoledì 31 gennaio 2024

31.01.2024 - 2Sam 24,2.9-17 - Mc 6,1-6 - Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.

Dal secondo libro di Samuèle - 2Sam 24,2.9-17

In quei giorni, il re Davide disse a Ioab, capo dell’esercito a lui affidato: «Percorri tutte le tribù d’Israele, da Dan fino a Bersabea, e fate il censimento del popolo, perché io conosca il numero della popolazione».
Ioab consegnò al re il totale del censimento del popolo: c’erano in Israele ottocentomila uomini abili in grado di maneggiare la spada; in Giuda cinquecentomila.
Ma dopo che ebbe contato il popolo, il cuore di Davide gli fece sentire il rimorso ed egli disse al Signore: «Ho peccato molto per quanto ho fatto; ti prego, Signore, togli la colpa del tuo servo, poiché io ho commesso una grande stoltezza».
Al mattino, quando Davide si alzò, fu rivolta questa parola del Signore al profeta Gad, veggente di Davide: «Va’ a riferire a Davide: Così dice il Signore: “Io ti propongo tre cose: scegline una e quella ti farò”». Gad venne dunque a Davide, gli riferì questo e disse: «Vuoi che vengano sette anni di carestia nella tua terra o tre mesi di fuga davanti al nemico che ti insegue o tre giorni di peste nella tua terra? Ora rifletti e vedi che cosa io debba riferire a chi mi ha mandato». Davide rispose a Gad: «Sono in grande angustia! Ebbene, cadiamo nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è grande, ma che io non cada nelle mani degli uomini!».
Così il Signore mandò la peste in Israele, da quella mattina fino al tempo fissato; da Dan a Bersabea morirono tra il popolo settantamila persone. E quando l’angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per devastarla, il Signore si pentì di quel male e disse all’angelo devastatore del popolo: «Ora basta! Ritira la mano!».
L’angelo del Signore si trovava presso l’aia di Araunà, il Gebuseo. Davide, vedendo l’angelo che colpiva il popolo, disse al Signore: «Io ho peccato, io ho agito male; ma queste pecore che hanno fatto? La tua mano venga contro di me e contro la casa di mio padre!».
1. IL PECCATO DEL RE DAVIDE È LA SUPERBIA, L’ORGOGLIO, LA VANITÀ. Davide vuole conoscere quanto grande è il suo regno.  Vuole sapere in caso di guerra su quanti soldati lui può contare. Davide si dimentica che SOLO SUL SIGNORE LUI DEVE CONTARE. È il Signore il Dio della vittoria, non i suoi soldati.

2. Dopo aver contato il popolo, il cuore di Davide gli fece sentire il rimorso per non aver avuto fiducia in Dio. Prega il Signore; “Ti prego, Signore, togli la colpa del tuo servo, perché io ho commesso una grande stoltezza”. IL PECCATO È SEMPRE STOLTEZZA, PERCHÉ È FALSITÀ E MENZOGNA, FALSITÀ E MENZOGNA CONTRO DIO E CONTRO L’UOMO.

3. Il Signore presenta a Davide LA VIA PER LA RIPARAZIONE del suo peccato. DAVIDE SCEGLIE DI CADERE NELLE MANI DEL SIGNORE, perché sa che la misericordia di Dio è grande. E IL SIGNORE MANIFESTA A DAVIDE LA SUA MISERICORDIA fermando l’angelo devastatore: “Ora basta! Ritira la mano!” Il suo peccato ha coinvolto il suo popolo. È questo il mistero del peccato: ESSO MAI SI FERMA SULLA PERSONA CHE LO COMMETTE. Rifletti prima di peccare!

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+ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 6,1-6
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

 

La sconcertata sorpresa dei concittadini offre un magnifico ritratto di Gesù. Il  ragazzo e il giovane che essi credevano di conoscere, si rivela diverso. Le categorie con le quali pensavano di definirlo, non bastano: la gente di Nazaret si scontra con una novità inaspettata. Per molti è uno scandalo. L’incontro con Gesù pone davanti a un bivio: accettare di camminare con lui per verificare nell’esperienza la novità della sua persona, oppure scivolare via per un’altra strada.
Non si può conoscere Gesù senza coinvolgersi con Lui, senza scommettere la vita per Lui. E Dio ti lascia libero di scegliere, Lui si ferma davanti alla tua incredulità mostrando la sua reale impotenza nell'onnipotenza.
Ma Tu sei disposto a seguire Gesù?

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A Nazareth nessun miracolo. Troppa vicinanza diventa complicità soffocante. L'amicizia, che è il vero miracolo, ha bisogno di quella giusta distanza chiamata libertà. Siamo capaci di questa libertà?

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31.01 SAN GIOVANNI BOSCO

Memoria di san Giovanni Bosco, sacerdote: dopo una dura fanciullezza, ordinato sacerdote, dedicò tutte le sue forze all’educazione degli adolescenti, fondando la Società Salesiana e, con la collaborazione di santa Maria Domenica Mazzarello, l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per la formazione della gioventù al lavoro e alla vita cristiana. In questo giorno a Torino, dopo aver compiuto molte opere, passò piamente al banchetto eterno.


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martedì 30 gennaio 2024

30.01.2024 - 2Sam 18,9-10.14.24-25.30;19,1-4 - Mc 5,21-43 - Fanciulla, io ti dico: Alzati!.

Dal secondo libro di Samuèle - 2Sam 18,9-10.14.24-25.30;19,1-4

In quei giorni, Assalonne s’imbatté nei servi di Davide. Assalonne cavalcava il mulo; il mulo entrò sotto il groviglio di una grande quercia e la testa di Assalonne rimase impigliata nella quercia e così egli restò sospeso fra cielo e terra, mentre il mulo che era sotto di lui passò oltre. Un uomo lo vide e venne a riferire a Ioab: «Ho visto Assalonne appeso a una quercia». Allora Ioab prese in mano tre dardi e li ficcò nel cuore di Assalonne, che era ancora vivo nel folto della quercia. Poi Ioab disse all’Etìope: «Va’ e riferisci al re quello che hai visto».
Davide stava seduto fra le due porte; la sentinella salì sul tetto della porta sopra le mura, alzò gli occhi, guardò, ed ecco vide un uomo correre tutto solo. La sentinella gridò e l’annunciò al re. Il re disse: «Se è solo, ha in bocca una bella notizia».
Il re gli disse: «Mettiti là, da parte». Quegli si mise da parte e aspettò. Ed ecco arrivare l’Etìope che disse: «Si rallegri per la notizia il re, mio signore! Il Signore ti ha liberato oggi da quanti erano insorti contro di te». Il re disse all’Etìope: «Il giovane Assalonne sta bene?». L’Etìope rispose: «Diventino come quel giovane i nemici del re, mio signore, e quanti insorgono contro di te per farti del male!».
Allora il re fu scosso da un tremito, salì al piano di sopra della porta e pianse; diceva andandosene: «Figlio mio Assalonne! Figlio mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!». Fu riferito a Ioab: «Ecco il re piange e fa lutto per Assalonne». La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: «Il re è desolato a causa del figlio».
1. Il brano di oggi ci racconta la morte di Assalonne STAVA MARCIANDO CONTRO DAVIDE, PRONTO AD UCCIDERLO. Mentre sta cavalcando un mulo, rimane impigliato con la testa in una grande quercia e mentre è lì appeso penzoloni, viene finito brutalmente dal generale Ioab contro l’ordine di Davide. IOAB NON CONOSCE IL PERDONO!

2. Il dolore di Davide, alla notizia della morte di Assalonne, è drammatico, straziante; la sofferenza è profonda. DAVIDE NON RIESCE A RALLEGRARSI DELLA SUA SCONFITTA E LO PIANGE. La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: «Il re è desolato a causa del figlio».

3. Evidentemente Davide aveva perdonato Assalonne, non serbava rancore. IL PERDONO RENDE IL CUORE DI DAVIDE LIBERO E LEGGERO. Questo brano ci dice cosa sia il perdono, che trova nel cuore di un genitore la manifestazione più autentica e più vicina al perdono di Dio. Chiediamo al Signore che ci aiuti a SCIOGLIERE IL RANCORE CHE TENIAMO IN CUORE contro qualcuno.

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+ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 5,21-43
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

 

Questi due racconti di guarigione sono per noi un invito a superare una visione puramente orizzontale e materialista della vita. A Dio noi chiediamo tante guarigioni da problemi, da necessità concrete, ed è giusto, ma quello che dobbiamo chiedere con insistenza è una fede sempre più salda, perché il Signore rinnovi la nostra vita, e una ferma fiducia nel suo amore, nella sua provvidenza che non ci abbandona.
Gesù chiede di avere fede. In che cosa? In lui che può svegliare (dare vita) a chi dorme (è morto). E’ questo il vangelo!
E Tu che ascolti senti il bisognoso di guarigione? Di qualche cosa, di qualche peccato, di qualche problema? E, se senti questo, hai fede in Gesù? E quali sono i tuoi atteggiamenti che esprimono la tua fede? La donna del Vangelo si gettò ai piedi di Gesù pregandolo con insistenza, con umiltà.

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Due incontri, due guarigioni: la donna “ruba” a Gesù il contatto e poi Gesù “ruba” la giovinetta alla morte. Amore e (è) furto. Come riuscire a strappare la nostra vita dalle mani della morte?

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30.01 SANTA GIACINTA MARESCOTTI

A Viterbo, santa Giacinta Marescotti, vergine del Terz’Ordine regolare di San Francesco, che, dopo quindici anni passati tra vani piaceri, abbracciò una vita durissima e istituì confraternite per l’assistenza degli anziani e per l’adorazione della santa Eucaristia.
NELLO STESSO GIORNO:
SANT' ARMENTARIO di Pavia Vescovo
m. 731
Si hanno pochissime notizie sulla sua vita. Succedette al vescovo di Pavia Gregorio e resse quella Chiesa tra il 710 ed il 722 circa. Lottò per difendere dalle pretese della Metropolia di Milano la diretta dipendenza di Pavia dalla Sede Apostolica. È ricordato per aver accolto le spoglie di S. Agostino giunte dalla Sardegna per volontà del re Liutprando, e per aver consacrato al grande santo un altare della basilica di S. Pietro in Ciel d’Oro. Morì nel 731.

MATERNITÀ MIGRANTE

MATERNITÀ MIGRANTE

Quando parliamo di “maternità migrante” parliamo di madri che della emigrazione sono vittime. Che affrontano mare e deserto, persecuzioni e campi di detenzione, fame e sete, pericoli che vengono dagli uomini e dalla natura, spinte dalla volontà di dare ai propri figli una vita migliore. Molte madri migranti probabilmente sarebbero rimaste legate al proprio destino se non ci fosse stata una spinta di testa e cuore. Se l’avvenire dei figli non le avesse convinte a lasciare le loro povere sicurezze. È una condizione diffusa: le statistiche ci dicono che le donne emigrate, contrariamente al passato, sono di più degli uomini. È “maternità migrante” anche quella delle madri che non seguono i figli, da questi abbandonate per inseguire un futuro migliore. Madri che rimangono nella loro casa, ma private dell’amore e della protezione di chi hanno messo al mondo. Assediate dal dolore di non sapere e di immaginare il peggio: i loro figli sconfitti dalla sabbia del deserto o inghiottiti dalle onde di un mare nemico, mai arrivati a destinazione.

Molte sono le tragedie nel deserto e nel mare, come la storia di Fati e Marie, madre e figlia morte di sete e di stenti nel deserto fra Tunisia e Libia. Un deserto che una giornalista marocchina Karima ha definito «un fronte di guerra senza bombe, una fossa comune uguale al mare Mediterraneo». 

C’è il dolore di madri che non ricevono notizie dai figli e cercano la verità. È il caso di Leyla, madre di Youseff, che cercava di raggiungere l’Italia. Leyla non ha notizie del figlio da oltre tre anni. «Lui non c’è – dice – ecco perché la mia lotta per conoscere la verità è cresciuta e ora mi sento madre di tutti i giovani che scompaiono». 

Esemplari sono quelle madri che si prendono cura dei figli altrui: nel loro paese d'origine, si prendono cura dei figli di coloro che sono partiti, diventando madri sostitutive.

Un dramma è il caso delle “madri interrotte” come Fassiuta costretta ad abbandonare sei figli in Costa d'Avorio. È partita per garantire ai suoi figli un futuro migliore, consapevole dei rischi enormi a cui andrà incontro. La madre che lascia i figli per amore nei loro confronti è la contraddizione più dolorosa. Per questo in tante preferiscono portarseli con loro. Anche piccoli, anche ancora nella loro pancia.

E così abbiamo le donne migranti incinte. Donne fragili, eppure consapevoli che senza un atto di coraggio la loro creatura non ha avvenire. A volte queste madri-coraggio muoiono nel dare alla luce i figli. Come Sephora, morta a Brindisi sola, dopo aver dato alla luce una bambina. Due giorni prima era stata salvata in mare. Non aveva documenti con sé, oltre al suo nome aveva detto di avere 24 anni e di venire dal Burkina Faso.

Un dolore straziante è quello delle mamme che perdono i loro figli drammaticamente perché gli scivolano dalle braccia cadendo in mare. A Lampedusa c’è chi ricorda ancora oggi il pianto, lungo e muto, della madre, neppure 18 anni, accanto alla sua bambina di 5 mesi che non c'era più. 

E che cosa avviene delle madri quando con i figli o senza di essi arrivano in un paese straniero? Riescono a realizzare qualcuna delle aspirazioni per cui hanno affrontato pericoli e dolori? Senza il vantaggio della lingua, alcune rimangono più sole e isolate, sperimentano la freddezza di una società che non le aspetta.

E noi che chiediamo a queste donne la cura dei nostri figli e dei nostri anziani spesso ci dimentichiamo che anche loro hanno una famiglia. A volte divisa anche qui, perché mogli e mariti sono divisi, lavorano in famiglie diverse.

«Le donne migranti portano nella loro carne esperienze drammatiche»: sono le parole di Papa Francesco.

lunedì 29 gennaio 2024

29.01.202 - 2Sam 15,13-14.30; 16,5-13 - Mc 5,1-20 - Esci, spirito impuro, da quest’uomo.

Dal secondo libro di Samuèle - 2Sam 15,13-14.30; 16,5-13

In quei giorni, arrivò un informatore da Davide e disse: «Il cuore degli Israeliti è con Assalonne». Allora Davide disse a tutti i suoi servi che erano con lui a Gerusalemme: «Alzatevi, fuggiamo; altrimenti nessuno di noi scamperà dalle mani di Assalonne. Partite in fretta, perché non si affretti lui a raggiungerci e faccia cadere su di noi la rovina e passi la città a fil di spada».
Davide saliva l’erta degli Ulivi, saliva piangendo e camminava con il capo coperto e a piedi scalzi; tutta la gente che era con lui aveva il capo coperto e, salendo, piangeva.
Quando poi il re Davide fu giunto a Bacurìm, ecco uscire di là un uomo della famiglia della casa di Saul, chiamato Simei, figlio di Ghera. Egli usciva imprecando e gettava sassi contro Davide e contro tutti i servi del re Davide, mentre tutto il popolo e tutti i prodi stavano alla sua destra e alla sua sinistra. Così diceva Simei, maledicendo Davide: «Vattene, vattene, sanguinario, malvagio! Il Signore ha fatto ricadere sul tuo capo tutto il sangue della casa di Saul, al posto del quale regni; il Signore ha messo il regno nelle mani di Assalonne, tuo figlio, ed eccoti nella tua rovina, perché sei un sanguinario».
Allora Abisài, figlio di Seruià, disse al re: «Perché questo cane morto dovrà maledire il re, mio signore? Lascia che io vada e gli tagli la testa!». Ma il re rispose: «Che ho io in comune con voi, figli di Seruià? Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: “Maledici Davide!”. E chi potrà dire: “Perché fai così?”».
Poi Davide disse ad Abisài e a tutti i suoi servi: «Ecco, il figlio uscito dalle mie viscere cerca di togliermi la vita: e allora, questo Beniaminita, lasciatelo maledire, poiché glielo ha ordinato il Signore. Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene in cambio della maledizione di oggi».
Davide e la sua gente continuarono il cammino.
1. Assalonne, uno dei figli di Davide, COVA RANCORE PRESSO IL PADRE che ha “coperto” la violenza che un altro dei suoi figli, Amnon, ha usato nei confronti di Tamar, sorella di Assalonne.  DAVIDE È BEN CONSAPEVOLE CHE DEVE SCONTARE, e lo troviamo oggi in un atteggiamento penitente: piange, sale con il capo coperto e i piedi scalzi, accetta pure gli insulti da un uomo della casa di Saul.

2. DAVIDE ACCETTA LE CONSEGUENZE DEL PROPRIO ERRORE.  Davide ci insegna che È POSSIBILE CAMBIARE POSIZIONE, smettere di essere arroganti, riconoscere gli errori fatti. Sapere ammettere pubblicamente uno sbaglio è una delle cose che ci rende umani. CHI È CAPACE DI DIRE DI AVER SBAGLIATO, CHI SA CHIEDERE SCUSA, SA COSTRUIRE PACE E SA GENERARE CAMBIAMENTO. 

3. DAVIDE presenta al Signore la sua afflizione e crede in un capovolgimento della situazione. “Forse il Signore guarderà la mia afflizione e MI RENDERÀ IL BENE IN CAMBIO DELLA MALEDIZIONE DI OGGI”. Davide fa continuamente riferimento a Dio, SI SENTE NELLE SUE MANI e questo lo porta ad accettare la fatica in cui si trova come uno strumento per migliorarsi.

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+ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 5,1-20
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

 

Gesù ha rivelato che Dio ama la vita e vuole liberarla da ogni negazione, fino a quella radicale che è il male spirituale, il peccato, radice velenosa che inquina tutto. 
Ma il suo agire non è accolto dagli abitanti di Gerasa e vanno da Gesù per invitarlo ad andare "via dalla loro terra”. Gesù con la sua presenza sconvolge e cambia la loro vita: meglio di no, meglio restare come siamo, meglio che Gesù se ne vada!
L’indemoniato invece vuole restare con Gesù, ma “non glielo permise”. E lui si fa voce della “misericordia del Signore verso di lui” in mezzo ai pagani. La misericordia del Signore suscita in tutti meraviglia, e la meraviglia è la porta che ci apre alla salvezza!
Nella tua vita che parte prendi: quella degli abitanti di Gerasa, o quella di colui che ha riconosciuto il dono di Dio e si è fatto testimone?

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L'indemoniato riconosce la divinità di Gesù. E gli chiede di andarsene perchè per lui è un tormento. Anche gli abitanti “sani” gli chiedono la stessa cosa: Gesù è solo un tormento per ogni uomo?

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29.01 SAN COSTANZO DI PERUGIA

Primo vescovo di Perugia, scampò una prima volta al martirio durante le persecuzioni di Marco Aurelio. Imprigionato, convertì i suoi carcerieri e tornò in libertà, ma fu di nuovo arrestato e decapitato nel 170. Nel luogo della sua sepoltura è sorta la prima cattedrale della città.  
NELLO STESSO GIORNO:
BEATA ARCANGELA GIRLANI Vergine
Trino di Monferrato, 1460 - Mantova, 25 gennaio 1494
Eleonora Girlani, nativa di Trino di Monferrato, si chiamò Arcangela quando, con le sorelle Maria e Francesca, prese nel 1477 l'abito carmelitano nel monastero di Parma, di cui fu poi priora. Più tardi esercitò il medesimo ufficio nel nuovo monastero di Mantova dal 1492 e ivi morì nel 1495. In un manoscritto leggiamo che la beata si adoperava sommamente perchè essendo denominato il monastero "S. Maria del Paradiso", essa e le consorelle pur vivendo in terra, fossero come assorte in cielo. Si distinse per la sua speciale devozione alla SS.ma Trinità. Il suo culto liturgico fu approvato da Pio IX nel 1864.


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domenica 28 gennaio 2024

Dt 18,15-20 - 1Cor 7,32-35 - Mc 1,21-28 - IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Domenica 28 Gennaio 2024
Dal libro del Deuterònomio - Dt 18,15-20
 
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto.
Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”.
Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”».

1. Mosè annuncia che in futuro il Signore avrebbe suscitato un profeta come Mosè in mezzo ai suoi fratelli, e chiede al suo popolo: “ASCOLTATE” QUELLO CHE VI DIRÀ IL PROFETA CHE DIO SUSCITERÀ IN MEZZO A VOI…
2. GESÙ È IL PROFETA ANNUNCIATO DA MOSÈ, è il portatore della parola di Dio, molto di più: È LA PAROLA DI DIO IN PERSONA è lui che bisogna ascoltare, è l’autentico maestro autorevole…
3. Dio ci invita inoltre a NON SEGUIRE I FALSI PROFETI, cioè coloro che DICONO COSE APPETIBILI FACENDO CREDERE CHE SIANO VERITÀ; se seguiremo queste facili strade non sentiremo mai la presenza di Dio nella nostra anima…

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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 7,32-35
 
Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso!
Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.
Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.

1. Il capitolo 7 è incentrato su tematiche matrimoniali. Chi non è sposato è più libero di preoccuparsi di come possa piacere al Signore. CHI È SPOSATO NON PUÒ TRASCURARE DI PIACERE AL PROPRIO CONIUGE. Questo però NON GLI VIETA DI VIVERE ANCHE NELLA COMUNIONE CON DIO. L’apostolo raccomanda un impegno più grande…

2. Paolo insegna che IL MATRIMONIO È COSA BUONA e tuttavia lascia capire che egli preferisce una condizione celibataria di consacrazione per il Signore per rimanere totalmente UNITO AL SIGNORE E IMPEGNATO AD ASCOLTARE LA SUA VOCE E A COMPIERE LA SUA PAROLA…

3. Di questi versetti ricordiamo che LA COSA PIÙ IMPORTANTE È ADERIRE AL SIGNORE con cuore sincero E TESTIMONIARE RETTAMENTE LA PROPRIA FEDE. È un impegno che si può e si deve realizzare in qualsiasi stato di vita…

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✠ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 1,21-28

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

 

1. Che cosa significa: Gesù parlava “CON AUTORITÀ”? Vuol dire che nelle parole umane di Gesù c'è tutta la forza di Dio, c'è l’autorevolezza stessa di Dio. LA PAROLA DI DIO E' PAROLA DA ASCOLTARE, E' PAROLA DA ACCOGLIERE, E' PAROLA DA ANNUNCIARE. Lo fai?

2. L'autorità di Gesù LIBERA un uomo, presente nella sinagoga, che era posseduto dal demonio. “Taci! Esci da lui!”». Con la sola forza della sua Parola, Gesù libera la persona dal maligno. GESÙ C'INSEGNA A NON DISCUTERE COL MALE, a non scendere a compromessi di nessun genere, a tagliare netto subito: «Taci! Esci!». E SARAI LIBERO DI AMARE!

3. Il Vangelo è PAROLA DI VITA: non opprime le persone, al contrario, LIBERA quanti sono schiavi di tanti spiriti malvagi di questo mondo: lo spirito della vanità, l’attaccamento al denaro, l’orgoglio, la sensualità… Il Vangelo CAMBIA il cuore, CAMBIA la vita, TRASFORMA le inclinazioni al male in propositi di bene. IL VANGELO È CAPACE DI CAMBIARE LE PERSONE! FIDATI! 
BUONA DOMENICA...

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PAROLE 

Gesù non parlava a vanvera; sapeva quel che diceva. Anzi, “era” quello che diceva: la verità. Stiamo attenti alle nostre parole: corriamo il rischio di proporre il vuoto, l’aria fritta, la banalità! Se vogliamo essere autorevoli, credibili e convincenti, impariamo la meditazione, la riflessione. Ricordati che «Dio ti ha dato due occhi e due orecchi, ma una lingua soltanto. Si dovrebbe parlare solo metà di quanto si vede e di quanto si sente».

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OMELIA -  IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Lc 2,41-52 - RITO AMBROSIANO - S. Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

RITO AMBROSIANO
S. Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

DOMENICA 28 GENNAIO 2024
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 2,41-52
In quel tempo. I genitori del Signore Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
1. I genitori trovano Gesù nel tempio tra i saggi, dialoga con loro e MOSTRA UNA SAGGEZZA STUPEFACENTE. Quante volte sentiamo i bambini esprimere intuizioni che ci lasciano sbalorditi. OGNI GENERAZIONE HA SEMPRE QUALCOSA DI NUOVO DA OFFRIRE che va oltre ciò che ci si aspetta. IMPARIAMO AD ASCOLTARLI...

2. «Non sapevate che IO DEVO ESSERE NELLE COSE DEL PADRE MIO?». Il nostro essere diviene del tutto autentico SOLO IN RELAZIONE CON DIO. Siamo veramente noi stessi quando coltiviamo questa relazione con il Signore. E LA VITA DIVENTA MENO ANGOSCIANTE...

3. LA RELAZIONE CON DIO PERMETTE A GESÙ DI TORNARE A NAZARET restando sottomesso ai genitori, riconoscendone la loro autorità. Non ha alcun bisogno di fare il ribelle! SE SO CHI SONO IO IN DIO, POSSO ACCOGLIERE CHI SEI TU...

BUONA DOMENICA...

 

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28.01 SAN TOMMASO D’AQUINO

Domenicano (1244), formatosi nel monastero di Montecassino e nelle grandi scuole del tempo, e divenuto maestro negli studi di Parigi, Orvieto, Roma, Viterbo e Napoli, impresse al suo insegnamento un orientamento originale e sapientemente innovatore. Affidò a molti scritti impegnati e specialmente alla celebre ‘Summa’ la sistemazione geniale della dottrina filosofica e teologica raccolta dalla tradizione. Ha esercitato un influsso determinante sull'indirizzo del pensiero filosofico e della ricerca teologica nelle scuole dei secoli seguenti.


sabato 27 gennaio 2024

27.01.2024 - 2Sam 12,1-7.10-17 - Mc 4,35-41 - Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

Dal secondo libro di Samuèle - 2Sam 12,1-7.10-17

In quei giorni, il Signore mandò il profeta Natan a Davide, e Natan andò da lui e gli disse: «Due uomini erano nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero, mentre il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina, che egli aveva comprato. Essa era vissuta e cresciuta insieme con lui e con i figli, mangiando del suo pane, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno. Era per lui come una figlia. Un viandante arrivò dall’uomo ricco e questi, evitando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso quanto era da servire al viaggiatore che era venuto da lui, prese la pecorella di quell’uomo povero e la servì all’uomo che era venuto da lui».
Davide si adirò contro quell’uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo è degno di morte. Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non averla evitata». Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell’uomo! Così dice il Signore, Dio d’Israele: “La spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittita”. Così dice il Signore: “Ecco, io sto per suscitare contro di te il male dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che giacerà con loro alla luce di questo sole. Poiché tu l’hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole”».
Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai. Tuttavia, poiché con quest’azione tu hai insultato il Signore, il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa.
Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Urìa aveva partorito a Davide e il bambino si ammalò gravemente. Davide allora fece suppliche a Dio per il bambino, si mise a digiunare e, quando rientrava per passare la notte, dormiva per terra. Gli anziani della sua casa insistevano presso di lui perché si alzasse da terra, ma egli non volle e non prese cibo con loro.
1. Vediamo il profeta Natan che va dal re Davide e gli racconta una storia. Gli presenta un caso giuridico e gli chiede di PRENDERE POSIZIONE COME RE-GIUDICE. La storia parla alla pancia di Davide, il re non si rende conto che la storia della pecora uccisa è una metafora del suo comportamento. Davide prende posizione in modo netto e inequivocabile. Dichiara che il ricco ha sbagliato ed è degno di morte. QUESTO È IL GIUDIZIO, QUESTO QUELLO CHE MERITA DAVIDE. 

2. Ecco la risposta di Davide a Natan: Ho peccato contro il Signore! FINALMENTE DAVIDE COMPRENDE IL MALE DA LUI FATTO contro il suo Signore.  E Natan dice a Davide: «IL SIGNORE HA RIMOSSO IL TUO PECCATO E TU NON MORIRAI». La pena di morte che gravava sulla tua persona è stata rimossa. Tu non morirai. DIO NON VUOLE LA MORTE! Rimane però la sentenza del profeta sulla sua casa che dovrà realizzarsi tutta.

3. IL FIGLIO CONCEPITO DA ADULTERIO E CHE ERA GIÀ NATO SARÀ PRESO DALLA MORTE. Davide allora fa suppliche a Dio per il bambino, prega, digiuna, mortifica il suo corpo. Vuole muovere il Signore a pietà. La sua speranza è vana perché LA PROFEZIA NON È CONDIZIONATA. È ASSOLUTA. Il figlio di Betsabea morirà, è lui l’anello più debole E SUI PIÙ FRAGILI SI RIVERSA IL MALE DI TUTTI.

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+ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 4,35-41
In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

 

La barca nella tempesta è una immagine efficace della Chiesa: una barca che deve affrontare le tempeste e talvolta sembra sul punto di essere travolta. Quello che la salva non sono le qualità e il coraggio dei suoi uomini, ma la fede, che permette di camminare anche nel buio, in mezzo alle difficoltà. La fede ci dà la sicurezza della presenza di Gesù sempre accanto, della sua mano che ci afferra per sottrarci al pericolo.
E anche se Gesù “dorme” non dobbiamo avere paura.  Ai discepoli, a noi Gesù dice: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai“.
Il testo ci lascia con questa domanda: “Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?”. Domanda che non dobbiamo farci in modo retorico o devoto soltanto, ma in verità: Gesù va sempre “riconosciuto” … ogni giorno.

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Fede vs. paura, questa è l'alternativa, ci dice Gesù. Infatti la domanda dei discepoli è la domanda di ogni uomo: della mia vita e della mia morte, importa a Qualcuno?

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27.01 SANT'ANGELA MERICI

Sant’Angela Merici, vergine, che dapprima prese l’abito del Terz’Ordine di San Francesco e radunò delle giovani da formare alle opere di carità; quindi, istituì sotto il nome di sant’Orsola un Ordine femminile, cui affidò il compito di cercare la perfezione di vita nel mondo e di educare le adolescenti nelle vie del Signore; infine, a Brescia rese l’anima a Dio.

 

NELLO STESSO GIORNO:
BEATO MANFREDO SETTALA Sacerdote ed eremita
Milano, XII secolo – Meride, 27 gennaio 1217
Alla fine del XII secolo era parroco di Cuasso, appartenente alla diocesi di Milano. Successivamente si ritirò sul Monte San Giorgio per condurre vita da eremita. Ebbe fama di santità e le popolazioni delle zone vicine si recavano da lui per chiedere consigli e cercare conforto. Si narra che quando morì, nell'ora della morte le campane dei paesi limitrofi si misero miracolosamente a suonare contemporaneamente.

venerdì 26 gennaio 2024

26.01.2024 - 2Tm 1,1-8 - Lc 10,1-9 - La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo - 2Tm 1,1-8

Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio e secondo la promessa della vita che è in Cristo Gesù, a Timòteo, figlio carissimo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro.
Rendo grazie a Dio che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno. Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia. Mi ricordo infatti della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce, e che ora, ne sono certo, è anche in te.
Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.

1. I DONI CHE TIMOTEO HA RICEVUTO per poter efficacemente espletare il suo servizio al Vangelo non gli consentono di arrossire o di vergognarsi del vangelo. TIMIDEZZA E INERZIA ROVINEREBBERO LA GIÀ BEN AVVIATA EVANGELIZZAZIONE.

2. Per vivere sempre meglio la fede, TIMOTEO "RAVVIVI IL DONO DI DIO" ricevuto mediante l'imposizione delle stesse mani di Paolo. CONNESSE COL DONO DELLO SPIRITO SONO LE TRE QUALITÀ: "forza, amore, saggezza". FORZA per un lavoro chiaro e ordinato e per il generoso adempimento del ministero. AMORE costante nel servizio dei fratelli. AUTODISCIPLINA E PRUDENTE SAGGEZZA nel guidare la comunità.

3. SOSTENUTO DA QUESTE TRE ENERGIE SPIRITUALI, TIMOTEO TROVERÀ IL CORAGGIO DI "NON VERGOGNARSI DELLA TESTIMONIANZA DA RENDERE AL SIGNORE" e di superare lo scandalo della croce. E non si vergognerà neanche dell'Apostolo "in carcere per Lui" e sarà capace, lui stesso, di "soffrire per il vangelo". IL VANGELO È PER UOMINI CORAGGIOSI, ARDITI, PRONTI FINO AL MARTIRIO… I PICCOLI….

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 10,1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

 

“La messe è molta … pregate dunque”. Il “mandare operai nella messe” è il segno ed è ricordo del “ritorno” di Gesù alla fine del mondo. Quindi, significa pregare perché il Signore Gesù venga presto.
“Andate come “agnelli in mezzo a lupi”. Nessun equipaggiamento vostro, nessun equipaggiamento umano vi potrà veramente difendere. Non pensate a difendervi, piuttosto siate portatori di pace. Questi uomini mandati come “agnelli in mezzo a lupi” sono la presenza umile e forte di Dio e del suo regno in mezzo agli uomini.
La missione si basa sulla preghiera; che è itinerante: non è ferma, è itinerante; che richiede distacco e povertà; che porta pace e guarigione, segni della vicinanza del Regno di Dio; che non è proselitismo ma annuncio e testimonianza; e che richiede anche la franchezza e la libertà evangelica di andarsene evidenziando la responsabilità di aver respinto il messaggio della salvezza, ma senza condanne e maledizioni“. Siamo agnelli e non lupi!

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Gesù invia i 72 discepoli, a due a due. È un numero che non ci piace, preferiamo il numero 1 (che siamo noi). Invece Gesù chiede: mai senza l’altro. Come vediamo i nostri colleghi, amici o nemici?

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26.01 SANTI TIMOTEO E TITO

Memoria dei santi Timoteo e Tito, vescovi, che, discepoli di san Paolo Apostolo e suoi collaboratori nel ministero, furono l’uno a capo della Chiesa di Efeso, l’altro di quella di Creta; ad essi sono indirizzate le Lettere dalle sapienti raccomandazioni per l’istruzione dei pastori e dei fedeli.


giovedì 25 gennaio 2024

25.01 CONVERSIONE DI SAN PAOLO APOSTOLO

Festa della Conversione di san Paolo Apostolo, al quale, mentre percorreva la via di Damasco spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, Gesù in persona si manifestò glorioso lungo la strada affinché, colmo di Spirito Santo, annunciasse il Vangelo della salvezza alle genti, patendo molto per il nome di Cristo.