giovedì 6 marzo 2025

VOCAZIONI CHE SFIDANO LA PAURA.

VOCAZIONI CHE SFIDANO LA PAURA.

Mentre molte nazioni dell'Occidente registrano una carenza di vocazioni religiose, in Burkina Faso si assiste a un fenomeno contrario, sebbene il contesto socio-politico sia tutt'altro che favorevole. La minaccia costante di attacchi terroristici, rapimenti e violenze non sembra fermare la crescente vocazione tra i giovani del paese africano, che, nonostante i pericoli, decidono di entrare in seminario, con una determinazione che sfida la paura e la morte.

Un recente rapporto dell’organizzazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN) ha messo in evidenza questo paradosso: nonostante l'intensificarsi della violenza in alcune zone del paese, il numero di seminaristi in Burkina Faso è aumentato negli ultimi cinque anni. Questo incremento delle vocazioni è visibile in modo particolare al Seminario di San Pietro e San Paolo di Kossoghin, situato nell'arcidiocesi di Ouagadougou. Nel periodo accademico 2019-2020, il numero dei seminaristi era di 254, mentre nel 2024-2025 si è arrivati a 281. Un aumento significativo, soprattutto considerando che proprio in questi anni i terroristi hanno iniziato a concentrarsi maggiormente sugli attacchi a chiese, sacerdoti e catechisti, intensificando le difficoltà per chi sceglie di percorrere la via del sacerdozio.

Molti di questi giovani seminaristi provengono da zone particolarmente vulnerabili e bersagliate dai terroristi, definite in Burkina Faso “zone rosse”. La minaccia di violenza in queste aree è talmente alta che molti seminaristi non sono riusciti a rientrare a casa durante le vacanze natalizie per celebrare con le famiglie. Piuttosto, sono rimasti nei centri diocesani o sono stati accolti da famiglie ospitanti, lontano dai pericoli delle "zone rosse".

Un esempio emblematico del rischio che questi giovani affrontano è la tragica vicenda di Marius, uno studente del seminario di Kossoghin. Nel 2022, Marius fu rapito dai terroristi mentre si trovava a casa per una visita al padre. Nonostante i tentativi della famiglia di ritrovare il corpo, i resti di Marius non furono mai trovati, e la sua famiglia è convinta che il giovane sia stato ucciso per la sua fede e la sua determinazione nel seguire la chiamata al sacerdozio. Il caso di Marius riflette la crudezza della situazione che i seminaristi devono affrontare ogni giorno, dove la minaccia della morte è sempre presente, ma non riesce a fermare la loro vocazione.

Le difficoltà e i pericoli sono quotidiani, eppure, come sottolineato da Padre Guy Moukassa Sanon, rettore del seminario di San Pietro e San Paolo, la speranza che i giovani seminaristi possano “scampare per un pelo” è la realtà che molti di loro vivono. Padre Sanon racconta di un seminarista che, tornato a casa per le vacanze, si trovò a fronteggiare un attacco dei terroristi, i quali, ben informati sulla famiglia del giovane, lo cercarono per rapirlo. Nonostante le minacce, il seminarista riuscì a fuggire, a scavalcare un muro e a nascondersi nei campi per un giorno intero, prima di poter ritornare a casa in sicurezza.

Nonostante le minacce, i seminaristi del Burkina Faso continuano a rispondere alla chiamata di Dio. Secondo Padre Sanon, l’Arcidiocesi di Ouagadougou è molto attenta nell’aiutare i giovani a riconoscere la loro vocazione, offrendo loro un sostegno spirituale e materiale fondamentale. La differenza tra le vocazioni in Burkina Faso e quelle in Occidente, secondo Padre Sanon, risiede principalmente nel materialismo che caratterizza le società occidentali. In un contesto materialista, i fedeli, secondo lui, spesso non si aspettano nulla da Dio, mentre in Burkina Faso i giovani sono più disposti a rispondere alla chiamata divina, nonostante le difficoltà e i pericoli.

La crescita delle vocazioni in Burkina Faso è così grande che il seminario di San Pietro e San Paolo non riesce a contenere tutti i giovani desiderosi di entrare. La mancanza di spazi ha costretto la scuola a trasformare le sale comuni in alloggi temporanei e, in alcuni casi, alcuni seminaristi sono stati trasferiti in seminari in Mali per completare la loro formazione. Un segno che la fede e la determinazione di questi giovani non conoscono limiti, neppure di fronte alla morte.

 

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