mercoledì 12 giugno 2019

PERCHÉ PROPRIO A ME QUESTA MALATTIA?

PERCHÉ PROPRIO A ME QUESTA MALATTIA?



COME SI FA AD OFFRIRE A DIO LA PROPRIA SOFFERENZA?... con la preghiera.
 
   L'offerta della propria sofferenza non può significare, alla luce della rivelazione cristiana, un’accettazione passiva ed inerte del dolore umano.
   Cristo con le sue parole ed i suoi gesti ci invita ad un impegno attivo per eliminare tutto ciò che lo provoca. Offrire il proprio dolore a Dio significa piuttosto invocare (con la preghiera) la grazia di PARTECIPARE «a quella sofferenza mediante la quale si è compiuta la Redenzione».
   I Santi ci attestano con la loro vita che questa modalità di offerta, in comunione con Cristo, fondata sull'amore di Dio e del prossimo, provoca una vera e propria trasfigurazione del dolore umano, che non viene peraltro annullato.
  Così pure giovanissimi santi come Chiara Luce Badano, Benedetta Bianchi Porro e Carlo Acutis; santi bambini come Francesco e Giacinta di Fatima o Nennolina,  con la loro preghiera di intercessione e la loro sofferenza offerta.


Il dolore non lo si spiega:  o lo si prova e gli si dà un senso, o rimane un grido senza speranza. Esso spesso è motivo per dubitare di Dio, ma tante volte è un modo per incontrarlo più intimamente...

La malattia può essere fonte di grazie e di salvezza.

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