giovedì 29 febbraio 2024

29.02.2024 - Ger 17,5-10 - Lc 16,19-31 - Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali;

Dal libro del profeta Geremìa - Ger 17,5-10

Così dice il Signore:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamerisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti.
Niente è più infido del cuore
e difficilmente guarisce!
Chi lo può conoscere?
Io, il Signore, scruto la mente
e saggio i cuori,
per dare a ciascuno secondo la sua condotta,
secondo il frutto delle sue azioni».

1. Il profeta Geremia è TESTIMONE DRAMMATICO DEL CROLLO DEL REGNO DI GIUDA E DELLA ROVINA DI GERUSALEMME. La fedeltà a Dio e alla sua legge è principio di vita, di fecondità, di freschezza interiore. GEREMIA CI INVITA A CONFIDARE SEMPRE NEL SIGNORE

2. “MALEDETTO L’UOMO CHE CONFIDA NELL’UOMO”. Sempre viene definita «maledetta la persona» che CONFIDA SOLO NELLE PROPRIE FORZE, «perché porta dentro di sé una maledizione». Quell’uomo finirà per essere «chiuso in sé stesso» e «non avrà salvezza», perché «non può salvare sé stesso».

3. «BENEDETTO L’UOMO CHE CONFIDA NEL SIGNORE», perché «è come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; NON TEME quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti». È FELICE L’UOMO CHE EDIFICA LA SUA CASA SULLA ROCCIA, SUL SICURO. 

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 16,19-31
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Il grande male della nostra società non è la povertà di chi non ha, ma l'incoscienza di chi ha. Nella parabola la ricchezza ha chiuso il cuore del ricco, lo ha chiuso nell'egoismo. Non vede il povero che staziona alla sua porta. Pensa a godersi la vita, e si dimentica di vivere. La ricchezza arriva al punto di cancellare il proprio nome, e persino un cane si mostra più misericordioso del ricco.
Lasciamoci provocare dalla verità della parabola, apriamo gli occhi, perché in questa vita ci prepariamo l'altra vita. Noi non siamo ricchi, ma ragioniamo tutti come fanno i ricchi. La vita invece è fatta per dare, per amare, per condividere. Agiamo prima che sia troppo tardi!
Chi è dimenticato da tutti, Dio non lo dimentica: chi non vale nulla agli occhi degli uomini, è prezioso a quelli del Signore.

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«...Neanche se uno risorgesse dai morti». Gesù sta parlando di sé e si rivolge a noi: lui è risorto e noi ancora viviamo come il ricco della parabola. Cosa ci può “persuadere” se non la resurrezione?

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29.02 SANT' AUGUSTO CHAPDELAINE

Nella città di Xilinxian nella provincia del Guangxi in Cina, sant’Agostino Chapdelaine, sacerdote della Società per le Missioni Estere di Parigi e martire, che, arrestato dai soldati insieme a molti neofiti per avere per primo seminato la fede cristiana in questa regione, colpito da trecento frustate e costretto in una piccola gabbia, morì infine decapitato.

 

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È SEMPRE POSSIBILE RICOMINCIARE…

È SEMPRE POSSIBILE RICOMINCIARE…

Ascoltando il Vangelo di domenica prossima, vien voglia di compiacersi e felicitarsi con Cristo per il gesto che sta facendo. Finalmente, finalmente Gesù ci insegna a fare piazza pulita di tutte le storture e deformazioni che si fanno in nome della fede e della carità. Magari riferendosi a tariffe per servizi religiosi, matrimoni, funerali, celebrazione di Messe, vendita di medaglie, candele e roba varia. “Dio non ha nulla a che vedere con i soldi”, ha detto Papa Francesco denunciando la deriva affaristica della Chiesa. Ma se ci fermassimo solo a questo avremmo una visione riduttiva e strumentale del gesto di Gesù. C’è anche e soprattutto il mercanteggiare e il negoziare con il Signore. E questo riguarda tutti e ognuno di noi. 
Accade che andiamo in Chiesa per sentirsi a posto con la coscienza, ascoltiamo la Messa perché c’è un preciso comandamento: questo non è altro che mercanteggiare con Dio. È come dire: “Io ho fatto la mia parte, sono a posto, esco da Messa e torno a fare quello che sempre faccio nel bene e nel male”. Non va bene! Bisogna cambiare mentalità, bisogna convertirsi. Dio non accetta il culto di chi non vuole cambiare, di chi non si impegna, di chi calpesta la giustizia, calunnia il prossimo e inganna i propri simili. Andiamo in Chiesa per prendere coscienza delle nostre responsabilità. La Parola di Dio deve toccare il nostro cuore e il nostro agire.
Una religiosità autentica consiste nel modificare la condotta, e non nel moltiplicare le invocazioni e aumentare le offerte. L'alternativa al Tempio "covo di briganti" è la “Chiesa aperta”, non certo a persone perfette, ma a persone che desiderano vivere nella fedeltà, nella coerenza e nella semplicità, e che non ricercano un Dio "complice" disposto a chiudere gli occhi su certe faccende, ma uno che guida, orienta su una strada di rettitudine e di giustizia.
La Quaresima è un invito alla purificazione ma non al perfezionismo. Dio sa bene cosa c’è nel cuore di ognuno di noi, e conosce di prima mano i grovigli che noi uomini e donne di ogni tempo siamo in grado di creare con le nostre fragilità e incoerenze, e con la tanta rumorosa confusione. 
E Gesù ci incoraggia a credere che è sempre possibile ricominciare, nonostante e attraverso le tante mercanzie buone e meno buone che ognuno di noi si ritrova nel cuore. Il Maestro che ci insegna il rifiuto radicale all’egoismo e al disordine, allo stesso tempo ci promette che «in tre giorni farà risorgere» tutto il bene che c’è nel nostro cuore che, anche se a volte è un mercato, resta sempre la «casa del Padre mio». 

mercoledì 28 febbraio 2024

28.02.2024 - Ger 18,18-20 - Mt 20,17-28 - Lo condanneranno a morte.

Dal libro del profeta Geremìa - Ger 18,18-20

[I nemici del profeta] dissero: «Venite e tramiamo insidie contro Geremìa, perché la legge non verrà meno ai sacerdoti né il consiglio ai saggi né la parola ai profeti. Venite, ostacoliamolo quando parla, non badiamo a tutte le sue parole».
Prestami ascolto, Signore,
e odi la voce di chi è in lite con me.
Si rende forse male per bene?
Hanno scavato per me una fossa.
Ricòrdati quando mi presentavo a te,
per parlare in loro favore,
per stornare da loro la tua ira.
1. In Geremia possiamo vedere la figura del profeta che viene perseguitato dai nemici, che riceve il "male" per il "bene" che compie. I nemici non solo RIFIUTANO LA SUA PREDICAZIONE MA ADDIRITTURA LA GIUDICANO SUPERFLUA perché essi PRETENDONO DI CONOSCERE già quale sia la volontà di Dio a motivo della loro pratica cultuale e per l'incarico di interpreti della Legge. 

2. Il profeta GEREMIA SA BENE CHE NON È STATO LUI A SCEGLIERE DI ESSERE PROFETA. Geremia comprende che NON PUÒ CEDERE AI NEMICI che non cessano di tendergli insidie. 

3. Per questo si rivolge al Signore e, con la familiarità del credente, gli ricorda il tempo in cui intercedeva per quanti ora gli sono nemici. GEREMIA CHIEDE L’AIUTO DI DIO DAVANTI ALLA FATICA DELLA SUA VOCAZIONE. Chiediamo anche noi la forza al Signore, per continuare a comunicare il suo amore e il suo perdono…

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 20,17-28
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Tiriamo sempre da un’altra parte: per i nostri figli, come la madre di Giovanni e Giacomo, o per noi stessi. Anche quando affermiamo di voler seguire Gesù, rischiamo di aver in mente un’altra cosa: il nostro comodo, un vantaggio per noi o per le persone che amiamo. Ma questo non è ancora il bene vero che il cuore attende. A poco a poco ci viene donato di guardare e seguire Gesù senza pretese, andando per la via che Egli ci mostra. Se dovremo bere qualche calice amaro, sarà ancora per un di più di amore e di pace. Domandiamo di amare e servire – in famiglia o nel lavoro, nella Chiesa o nella società – con cuore libero e grato.
Il criterio della grandezza e del primato secondo Dio non è il dominio, ma il servizio, e il servire è l’unica maniera che un cristiano conosce per regnare, perché solo chi sceglie di servire mostra di essere davvero libero.

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La logica di Gesù è il rovesciamento di quella umana: servizio anziché potere. Noi invece chiediamo potere e siamo pronti a scavalcare i fratelli per averlo. Cos'è che ci attira nel potere?

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28.02 SAN ROMANO DI CONDAT

Sul massiccio del Giura in Francia, deposizione di san Romano, abate, che, seguendo il modello degli antichi monaci, per primo condusse in quel luogo vita eremitica, divenendo poi padre di moltissimi monaci.

martedì 27 febbraio 2024

27.02.2024 - Is 1,10.16-20 - Mt 23,1-12 - Dicono e non fanno.

Dal libro del profeta Isaìa - Is 1,10.16-20

Ascoltate la parola del Signore,
capi di Sòdoma;
prestate orecchio all’insegnamento del nostro Dio,
popolo di Gomorra!
«Lavatevi, purificatevi,
allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni.
Cessate di fare il male,
imparate a fare il bene,
cercate la giustizia,
soccorrete l’oppresso,
rendete giustizia all’orfano,
difendete la causa della vedova».
«Su, venite e discutiamo
– dice il Signore.
Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come neve.
Se fossero rossi come porpora,
diventeranno come lana.
Se sarete docili e ascolterete,
mangerete i frutti della terra.
Ma se vi ostinate e vi ribellate,
sarete divorati dalla spada,
perché la bocca del Signore ha parlato».

1. «ALLONTANATEVI DAL MALE E IMPARATE A FARE IL BENE». È proprio questo il cammino della conversione: è semplice. Il problema sta nel fatto di NON ABITUARSI A VIVERE NELLE COSE BRUTTE E IMPARARE A FARE IL BENE CON COSE CONCRETE, non con parole.

2. “SU, VENITE, DISCUTIAMO”. Il Signore «prima, ci invita, dopo, ci aiuta». Dio sempre invita ad alzarsi, ma sempre «ci dà la mano per andare su». «Venite e discutiamo». Cioè: DIO «SI ABBASSA, COME UNO DI NOI, IL NOSTRO DIO È UMILE». Impara da Lui…

3. E IL RISULTATO È UNA COSA MERAVIGLIOSA: “Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve”». IL SIGNORE È CAPACE DI CAMBIARCI. Non da un giorno all’altro ma STRADA FACENDO, la strada della conversione quaresimale.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 23,1-12
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

 

Gesù invita i suoi discepoli a non seguire l'esempio di chi fa tutto per essere ammirato dalla gente ed avere posti di primo piano nella società. Ma voi non fate così!
Il primo rischio è quello di dire ma non fare quello che si è detto. Il secondo rischio è quello esibire le proprie “buone opere” così da avere consenso. Il terzo rischio è quello di “farsi chiamare rabbì, padre, guida”. Cioè di pretendere un’autorità assoluta sugli altri.
Nella Chiesa ci sono tanti titoli che … vanno e vengono! Non debbono però intaccare la sostanza e cioè che siamo tutti fratelli: c’è un solo vero maestro che è lo Spirito, c’è un solo vero Padre che è Dio, c’è una sola vera guida che è Cristo. Abbiamo un solo Padre e un solo Maestro. Gli altri o ne sono segno, oppure sono millantatori.

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Siamo schiavi della tentazione del potere: gli altri li classifichiamo. Come dice il Papa: molta cultura dell’aggettivo, poca teologia del sostantivo. Gesù taglia corto e ci chiede: se vuoi essere grande, devi essere servo; che ne pensi?

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I farisei predicano bene e razzolano male: imitiamoli solo nel primo aspetto. Il punto cruciale è il potere: smettere di essere i più grandi e farsi servi degli altri. Senza applausi riusciamo a vivere?

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27.02 SAN GABRIELE DELL'ADDOLORATA

A Isola del Gran Sasso in Abruzzo, san Gabriele dell’Addolorata (Francesco) Possenti, accolito, che, rigettata ogni vanità mondana, entrò adolescente nella Congregazione della Passione, dove concluse la sua breve esistenza.

EROISMO SILENZIOSO…

EROISMO SILENZIOSO…
La storia di Fidélio è un racconto toccante di sacrificio e fedeltà al servizio della Patria, con risvolti tragici e un finale che evoca un profondo senso di devozione religiosa. Nonostante la sua morte avvenuta undici anni fa, la memoria di questo soldato sconosciuto merita di essere onorata e ricordata.
Fidélio, il Sergente Maggiore, ha dimostrato un coraggio straordinario nel decidere di arruolarsi nuovamente nell'esercito francese per partecipare all'operazione di liberazione di Denis Allex. Operazione avvenuta senza successo a Bulo Marer, nel Basso Scebeli, in Somalia, per salvare l'ostaggio francese Denis Allex dall'organizzazione militante islamica al -Shabaab. In risposta a questa operazione, Allex fu giustiziato e nello scontro a fuoco rimasero uccisi due commando francesi, 17 militanti islamici e almeno otto civili.
Denis Allex ha potuto sapere prima di morire di non essere stato abbandonato dalla famiglia: "Li sentiva arrivare, sapeva che erano lì per lui". Verso le 5 del mattino, il Presidente Francese François Hollande fu informato del fallimento. Confiderà ai giornalisti: “Questa operazione doveva essere decisa? SÌ. Me ne sono assunto la responsabilità. La famiglia di Allex, quelli dei due uccisi per andarlo a prendere, il reggimento, mi hanno detto tutti: "Era nostro dovere andarlo a prendere". Erano passati tre anni e mezzo, dovevamo andare».
La morte di Fidélio ha segnato un momento cruciale per la Francia. Un uomo che ha sacrificato la propria vita per un compagno d'armi e che indossava con fierezza la sua croce cristiana, nonostante le beffe dei terroristi. Ricorda il passo del Vangelo: «Non c'è amore più grande che dare la vita per coloro che ami». (Gv 15,13 )
La sua storia dimostra l'importanza della dedizione al dovere e della lealtà verso i compagni, valori che vanno oltre il proprio benessere personale. La sua morte atroce, mostrata al mondo intero dagli Shebab, evidenzia il suo coraggio e la sua volontà di portare la sua croce in missione.
Nonostante le circostanze tragiche e il silenzio ufficiale che ha circondato la sua morte, Fidélio incarna il significato profondo del sacrificio, simboleggiato dalla croce cristiana che ha indossato. La sua fedeltà al servizio, al compagno d'armi e al suo Dio crocifisso è un esempio di coraggio e devozione che meritano di essere riconosciuti e rispettati.
La storia di Fidélio ci invita a riflettere sull'eroismo silenzioso di molti individui che sacrificano le proprie vite per il bene degli altri. Il suo nome e il suo sacrificio dovrebbero essere commemorati come un simbolo di dedizione, coraggio e fedeltà alla Patria.

lunedì 26 febbraio 2024

26.02.2024 - Dn 9,4-10 - Lc 6,36-38 - Perdonate e sarete perdonati.

Dal libro del profeta Daniele - Dn 9,4-10

Signore Dio, grande e tremendo, che sei fedele all’alleanza e benevolo verso coloro che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, abbiamo peccato e abbiamo operato da malvagi e da empi, siamo stati ribelli, ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue leggi! Non abbiamo obbedito ai tuoi servi, i profeti, i quali nel tuo nome hanno parlato ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese.
A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto, come avviene ancora oggi per gli uomini di Giuda, per gli abitanti di Gerusalemme e per tutto Israele, vicini e lontani, in tutti i paesi dove tu li hai dispersi per i delitti che hanno commesso contro di te.
Signore, la vergogna sul volto a noi, ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te; al Signore, nostro Dio, la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui, non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio, né seguito quelle leggi che egli ci aveva dato per mezzo dei suoi servi, i profeti.
1. DANIELE IL PROFETA, NELLA PROVA, PREGA. Confessa la fedeltà-bontà di Dio e la infedeltà-malvagità del popolo di Dio. “SIGNORE, ABBIAMO PECCATO!”. il profeta attende fiducioso la risposta, nella SICURA E SERENA CERTEZZA CHE DIO È FEDELE, buono, lento all’ira, grande nell’amore. 

2. Non basta dire che siamo peccatori ed esternare segni di pentimento. BISOGNA VERGOGNARSI. La vergogna è un sentimento onesto, UN RICONOSCIMENTO DOLOROSO, che ci permettere di PRENDERE LA DISTANZA da quello che ci aveva allontanato da Dio.

3. Nella preghiera, sul volto dell'uomo rimane SEMPRE la vergogna, invece DIO È RICONOSCIUTO come grande, come giusto, poi misericordioso e capace di perdono. ANCORA A CONFERMARE CHE LA GIUSTIZIA DI DIO È MISERICORDIA E PERDONO.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 6,36-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

 

“Non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati”. Questa è la strada che Gesù mostra a quanti vogliono essere suoi discepoli: non giudicate… non condannate… perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato… Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro. In queste parole troviamo indicazioni assai concrete per il nostro quotidiano comportamento di credenti”. Ma che cos'è la misericordia? La misericordia è la capacità di saper amare l’altro nella sua miseria. E per poter fare questo bisogna rinunciare a giudicarlo, a condannarlo. In questo senso il perdono è accogliere l’altro a partire da ciò che è e non da ciò che dovrebbe essere.
E misericordiosi di diventa impegnandoci ogni giorno e soprattutto accogliendo la misericordia di Dio nei miei confronti. E' Lui il misericordioso, noi il riflesso della sua misericordia...

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Dalle parole di Gesù sembra che questo sia la misericordia: non giudicare. Ma come è possibile? Non è quello che facciamo tutti i giorni dell'anno, tutte le ore del giorno?

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26.02 SANT' ALESSANDRO DI ALESSANDRIA

Commemorazione di sant’Alessandro, vescovo: anziano glorioso e dal fervido zelo per la fede, divenuto dopo san Pietro capo della Chiesa di Alessandria, separò dalla comunione ecclesiale il suo sacerdote Ario, pervertito dalla sua insana eresia e confutato dalla verità divina, che egli poi condannò quando entrò a far parte dei trecentodiciotto Padri del Concilio di Nicea I.

domenica 25 febbraio 2024

Gen 22,1-2.9.10-13.15-18 - Rm 8,31-34 - Mc 9,2-10- II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)

II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)

Domenica 25 Febbraio 2024
Dal libro della Gènesi - Gen 22,1-2.9.10-13.15-18
 
In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

1. DIO NON VUOLE LA MORTE, NON VUOLE SACRIFICI UMANI, non vuole quel tipo di culto cruento, sanguinario, violento. Purtroppo in tutte le culture GLI UOMINI HANNO ATTRIBUITO A DIO UNA MENTALITÀ VIOLENTA e lo presentano come vendicatore che punisce, che uccide, E GLI UOMINI A NOME DI DIO SI FANNO PROMOTORI DI MORTE, DI VENDETTA DI UCCISIONE. Che errore!

2. ABRAMO PENSA DI OFFRIRE IL FIGLIO A DIO COME UN ATTO RELIGIOSO ALTISSIMO, di sofferenza, sacrificando ciò che più gli sta a cuore: il figlio. Ma nel momento in cui Abramo alza la mano con il coltello per uccidere il FIGLIO, il Signore dall'alto LO BLOCCA e gli dice: "NON È QUESTO CHE VOGLIO! VEDO CHE TU TI FIDI DI ME MA NON VOGLIO LA MORTE MA LA VITA!" 

3. IO TI HO DATO QUESTO FIGLIO PER LA VITA perché tu abbia una discendenza numerosa come le stelle del cielo.  DIO BANDISCE OGNI SACRIFICIO UMANO, OGNI VIOLENZA RELIGIOSA: non è la morte, non è l'uccisione, non è la violenza del sacrificio che risolve il problema del peccato.

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Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 8,31-34
 
Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!

1. San Paolo dice che Dio Padre non ha risparmiato il proprio figlio ma LO HA CONSEGNATO PER TUTTI NOI. Dio ha fermato la mano di Abramo ma ha lasciato che il figlio Gesù andasse fino in fondo nell'offerta totale della propria vita. Perché?

2. Perché? Perché QUELLA È L'UNICA MORTE CHE REDIME CHE SALVA ma NON è voluta da Dio, sono gli uomini, alcuni uomini malvagi che hanno voluto la morte di Gesù e Gesù l'ha affrontata. Si è consegnato per la nostra salvezza. Chi ci condannerà?

3. Gesù non voleva la morte, Dio non vuole la morte ma Gesù voleva ESSERE FEDELE, VOLEVA DIMOSTRARE UN AMORE GRANDE CAPACE DI DARE TUTTO COMPRESA LA VITA PER AMORE DEGLI UOMINI. Ora Gesù è nella gloria e intercede per noi. Quindi non possiamo temere nessuna condanna.

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✠ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 9,2-10

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

 

1. “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli”. Gesù ci porta a contemplare un panorama bellissimo: l'uomo trasfigurato. QUANTE VOLTE NELLA NOSTRA VITA GESÙ CI HA CHIAMATI, INVITATI A SALIRE SULLA MONTAGNA? Ci chiama ogni volta che preghiamo insieme, ogni volta che nella fatica ci affidiamo a Lui, ogni volta che amiamo i "piccoli", Lui si Trasfigura e ci dona la sua Luce. RISPONDIAMO ALLA SUA CHIAMATA..

2. “QUESTI È IL FIGLIO MIO, L’AMATO, ASCOLTATELO!” No, non è possibile restare sul monte, anche se è forte la tentazione di chiudersi nella tenda. SCENDIAMO CON GESÙ e proviamo a testimoniare la luce (l'amore di Dio che è dono totale di sè) nei luoghi che frequentiamo quotidianamente, proviamo a perdonare, proviamo ad amare come Gesù. PROVIAMO...

3. Se ti lascerai guidare in questo modo, avrai la grazia di vivere tante altre trasfigurazioni, tanti momenti in cui GESÙ TI SI RIVELERÀ IN TUTTO IL SUO LUMINOSO AMORE. E avrai una gioia nuova, un nuovo significato per la vita. E lo vorrai trasmette agli altri. È QUELLO CHE VOGLIO FARE ANCH’IO!
BUONA DOMENICA...

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LA LUCE

La scena della trasfigurazione ci invita a non chiudere mai gli occhi sul dramma umano ma cercare sempre e comunque una luce da spartire insieme, fuori dalle nostre capanne. È così che si possono guardare gli eventi con gli occhi di Dio. La luce è Cristo che ci chiede di seguirlo sulla via della croce e della risurrezione. Vivere nella luce di Cristo significa ardere e risplendere per gli altri…

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OMELIA - II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)

Gv 4,5-42 RITO AMBROSIANO - DOMENICA DELLA SAMARITANA - II di Quaresima

RITO AMBROSIANO

DOMENICA DELLA SAMARITANA - II di Quaresima

DOMENICA 25 Febbraio 2024

+ Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 4,5-42

In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia. Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

 

1. La samaritana, la donna con cinque-sei mariti, arriva a parlare di Dio e del tempio: HA UN BISOGNO ANCORA PIÙ GRANDE DELL’ACQUA E DELL’AMORE VERO. Finalmente la sete della donna samaritana incontra colui che è la risposta. LA RISPOSTA È GESÙ...

2. E’ CRISTO COLUI CHE DONA L’ACQUA PER SAZIARE OGNI SETE UMANA. La donna gli CONSEGNA le proprie attese e domande, lo RICONOSCE come messia e DIVENTA MISSIONARIA con il suo popolo... CONSEGNA - RICONOSCE - DIVENTA - ANCHE TU...

3. I SAMARITANI, PRIMA CREDONO SULLA TESTIMONIANZA DELLA DONNA E POI PRENDONO CONFERMA DALLA LORO STESSA ESPERIENZA. «...noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». HANNO FATTO "ESPERIENZA" ORA CREDONO...

BUONA DOMENICA DI QUARESIMA...

 

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25.02 SANTI LUIGI VERSIGLIA E CALLISTO CARAVARIO

Quando questi due salesiani innamorati di Cristo si incontrarono nel 1921, monsignor Luigi Versiglia era di passaggio a Torino, con alle spalle già 15 anni di missione in Cina, mentre Callisto Caravario era un diciottenne ardente dal desiderio di farsi sacerdote e dedicarsi alla vita missionaria: «Io la raggiungerò presto in Cina. Insieme faremo conoscere la luce di Cristo», aveva detto Callisto nell'occasione. Entrambi erano legatissimi al carisma di san Giovanni Bosco. Sulle rive del fiume Beijang vicino alla città di Shaoguan nella provincia del Guandong in Cina, i santi martiri subirono il martirio per aver dato assistenza cristiana alle anime loro affidate.

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sabato 24 febbraio 2024

24.02.2024 - Dt 26,16-19 - Mt 5,43-48 - Siate perfetti come il Padre vostro celeste.

Dal libro del Deuteronòmio - Dt 26,16-19

Mosè parlò al popolo, e disse:
«Oggi il Signore, tuo Dio, ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste norme. Osservale e mettile in pratica con tutto il cuore e con tutta l’anima.
Tu hai sentito oggi il Signore dichiarare che egli sarà Dio per te, ma solo se tu camminerai per le sue vie e osserverai le sue leggi, i suoi comandi, le sue norme e ascolterai la sua voce.
Il Signore ti ha fatto dichiarare oggi che tu sarai il suo popolo particolare, come egli ti ha detto, ma solo se osserverai tutti i suoi comandi.
Egli ti metterà, per gloria, rinomanza e splendore, sopra tutte le nazioni che ha fatto e tu sarai un popolo consacrato al Signore, tuo Dio, come egli ha promesso».

1. Oggi, Dio è molto chiaro: “Oggi il Signore, tuo Dio, ti comanda di METTERE IN PRATICA QUESTE LEGGI E QUESTE NORME. Osservale e mettile in pratica con tutto il cuore e con tutta l’anima. ...”. “Beato chi cammina nella legge del Signore”.

2. Tu sarai un popolo consacrato al Signore, tuo Dio ... Essere consacrato esprime l'appartenenza: il popolo non sarà mai un popolo per sé stesso, ma È E SARÀ SEMPRE IL POPOLO DEL SIGNORE DIO.

3. DIO PROMETTE DI ESALTARE IL SUO POPOLO AL DI SOPRA DI TUTTE LE ALTRE NAZIONI. Israele è diverso da qualsiasi altro popolo della terra. Come segno di riconoscenza, il popolo eletto avrebbe dovuto osservare i suoi comandamenti.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 5,43-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Odiare un nemico è una reazione naturale al male subito. Amare un nemico è la manifestazione di una libertà che non viene dalla nostra natura, ma dal nostro essere figli di Dio.
In forza di che possiamo attuare una misura diversa nei rapporti con il prossimo? Restiamo imprigionati nella misura della reciprocità: ‘Do a chi mi dà’. Gesù ci fa riconoscere il Padre che ci dona sempre tutto, la pioggia e il sole. Ci dona la vita. Siamo debitori nei riguardi di Dio. Solo la gratitudine verso di Lui ci sospinge a donare con gratuità. Gesù ci fa guardare in alto e ci aiuta a camminare verso il monte, domandando e inseguendo la perfezione del Padre nostro che è nei cieli. 
Nel tuo quotidiano: Chi consideri il tuo nemico? Riesci a perdonarlo e ad amarlo? Inizia con la preghiera...

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Amare il nemico, dunque, Gesù lo fa e ci mostra che è possibile. Un salto nel buio, nel buio del nostro cuore, per essere perfetti come Dio. Del resto una religione può chiedere meno di questo?

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24.02 BEATO TOMMASO MARIA FUSCO

A Nocera Inferiore in Campania, beato Tommaso Maria Fusco, sacerdote, che con speciale amore si prese cura dei poveri e degli ammalati e istituì le Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue, che destinò alla promozione di varie opere di impegno sociale, soprattutto tra i giovani e i malati.
NELLO STESSO GIORNO:
BEATO MARCO DE' MARCONI Sacerdote
Mantova, 1480 - Mantova, 24 febbraio 1510
Il beato Marco de' Marconi visse solo 30 anni, dal 1480 al 1510, e rimase sempre nella natia terra mantovana. A 16 anni entrò nel convento di Migliarino, tenuto dall'Ordine di San Girolamo, famiglia eremitica nata in Spagna a fine Trecento. I suoi 15 anni di vita religiosa trascorsero nel nascondimento e nella preghiera.

 

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