giovedì 31 agosto 2023

31.08.2023 - 1Ts 3,7-13 - Mt 24,42-51 - Tenetevi pronti.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 1Ts 3,7-13

Fratelli, in mezzo a tutte le nostre necessità e tribolazioni, ci sentiamo consolati a vostro riguardo, a motivo della vostra fede. Ora, sì, ci sentiamo rivivere, se rimanete saldi nel Signore.
Quale ringraziamento possiamo rendere a Dio riguardo a voi, per tutta la gioia che proviamo a causa vostra davanti al nostro Dio, noi che con viva insistenza, notte e giorno, chiediamo di poter vedere il vostro volto e completare ciò che manca alla vostra fede?
Voglia Dio stesso, Padre nostro, e il Signore nostro Gesù guidare il nostro cammino verso di voi!
Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.
1. Chi riempie di gioia santa e pura il cuor di Paolo, chi ha resi saldi i suoi figli spirituali è Dio; e l'apostolo rende grazie a Dio. L'AMORE D'UN CUOR RICONOSCENTE È QUEL CHE DIO ASPETTA DALL'UOMO. Paolo poi desidera rivedere i Tessalonicesi per colmar colle sue istruzioni e colle sue esortazioni le lacune della loro fede. LA FEDE È PROGRESSIVA ED HA BISOGNO D'ESSERE ACCRESCIUTA…
2. Paolo invano ha cercato di RIVEDERE I SUOI FIGLI SPIRITUALI, ma Dio è onnipotente e può ordinar le circostanze in modo da farci giungere fino a voi. LUI GUIDA IL NOSTRO CAMMINO VERSO DI VOI!
3. Paolo infine PREGA IL SIGNORE PERCHÉ AUMENTI IN LORO L’AMORE VERSO TUTTI. Nell’amore il cuore è saldo è attaccato a Cristo, è permeato dalla santità e giunge ad essere irreprensibile fino ad essere accolti nella gran famiglia dei santi di tutti i tempi che saranno PER SEMPRE UNITI AL SIGNORE.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 24,42-51

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».
Il Signore può apparire da un momento all’altro, senza preavviso. Per questo dobbiamo essere come servi che lavorano con coscienza e impegno in attesa del padrone. Da questa attesa il premio che il padrone darà. Agire diversamente è da imprudenti e fa correre il rischio di buttar via la vita. 
Vegliare significa questo: non permettere che il cuore si impigrisca e che la vita spirituale si ammorbidisca nella mediocrità. È la preghiera che tiene accesa la lampada del cuore. Specialmente quando sentiamo che l’entusiasmo si raffredda, la preghiera lo riaccende, perché ci riporta a Dio, al centro delle cose. La preghiera risveglia l’anima dal sonno e la focalizza su quello che conta, sul fine dell’esistenza.
"Il Figlio del­l’uomo verrà". Egli è già accanto a noi. Ricerchiamo la stella che guida e orienta il nostro cammino verso di Lui.
E Tu, stai vivendo nell'attesa della Sua venuta oppure vivi alla giornata arrangiandoti come capita?

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Un ladro nella notte. Niente di più inquietante, eppure forse è l’unico che ci può svegliare. La veglia, la vigilanza infatti ci potrà salvare, nient’altro. Siamo pronti ad essere sorpresi?

 

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mercoledì 30 agosto 2023

30.08.2023 - 1Ts 2,9-13 - Mt 23,27-32 - Siete figli di chi uccise profeti.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 1Ts 2,9-13

Voi ricordate, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio.
Voi siete testimoni, e lo è anche Dio, che il nostro comportamento verso di voi, che credete, è stato santo, giusto e irreprensibile. Sapete pure che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, vi abbiamo incoraggiato e scongiurato di comportarvi in maniera degna di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.
Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.
1. Paolo chiama i Tessalonicesi “fratelli” è una cosa importante questa perché PAOLO FA DA PADRE E DA MADRE PERCHÉ TUTTI CRESCANO E DIVENTINO SUOI FRATELLI, UGUALI A LUI: non si devono creare dipendenze, il fratello è uguale al fratello. Un uomo diventa adulto quando SA FARE DA PADRE E MADRE ai fratelli…
2. Cosa fa il padre con i suoi figli? Prima di tutto UN COMPORTAMENTO TOTALMENTE INTEGRO, che vive quel che dice e, poi sa ESORTARE, INCORAGGIARE, SCONGIURARE i fratelli a comportarsi in modo degno di Dio che ti chiama al suo regno e alla sua gloria, chiama a una vita piena.
3. Paolo termina questo brano con un ringraziamento per i risultati ottenuti. Gli sforzi di Paolo e dei suoi collaboratori non sono stati vani, perché I TESSALONICESI HANNO ACCOLTO IL LORO MESSAGGIO COME SE DIO STESSO PARLASSE PER MEZZO LORO. Ecco perché questa predicazione ha avuto successo e ha fatto nascere la fede nei Tessalonicesi.

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 23,27-32
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

 

"Guai a voi, scribi e farisei ipocriti" Ma come? Scribi e farisei erano gente istruita e potente, che rivendicava la fedeltà alla legge e alle tradizioni. Eppure a Gesù gli appaiono corrotti, che li bolla come sepolcri, belli fuori, marci dentro.
In più si giustificano ritenendosi “diversi” dal mondo che è cattivo! Gli altri sono cattivi, hanno fatto il male (“sangue dei profeti”) mentre noi … quel male non l’avremmo mai fatto! 
L’ipocrisia degli scribi e dei farisei rappresenta lo stile del diavolo. Non si può convivere con gente ipocrita ma ce ne sono. A Gesù piace smascherare l’ipocrisia. Lui sa che sarà proprio questo atteggiamento ipocrita a portarlo alla morte, perché l’ipocrita non pensa se usa dei mezzi leciti o no, va avanti.
E conclude il testo “Avete colmato la misura dei vostri padri”. Come dire, siete peggio di loro e farete una cosa ancora peggiore: ucciderete anche me!
Lasciamo che Gesù scavi all’interno della nostra persona, e la rovesci da dentro. Smascheri la nostra ipocrisia e ci doni la forza della conversione del cuore che nasce da una attrattiva più grande.

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Come è possibile che ogni volta che ci indigniamo e scandalizziamo per un comportamento, poi basta molto poco per compiere proprio quei gesti che ora stigmatizziamo? Dov’è l’errore?

 

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martedì 29 agosto 2023

29.08.2023 - Ger 1,17-19 - Mc 6,17-29 - Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista.

 

Dal libro del profeta Geremìa - Ger 1,17-19

In quei giorni, mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Tu, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».
1. Geremia è inviato per annunciare CON PARRESIA (franchezza) la parola che il Signore. È evidente, sia nella storia di Geremia, come in quella di tanti profeti, compreso Giovanni Battista di cui oggi noi celebriamo il martirio, che Dio non ha protetto la vita di questi profeti; ESSI SONO STATI VITTIME INNOCENTI DI UNA VIOLENZA TERRIBILE E BANALE sgorgata dal rifiuto della parola del Signore che loro annunciavano.
2. Come interpretare il fatto che sono stati uccisi proprio perché mandati ad annunciare la parola del Signore? LA PROMESSA DEL SIGNORE SI COLLOCA più che sulla custodia della vita fisica, SULLA GARANZIA DELLA PRESENZA ACCANTO AL PROFETA. 
3. Il profeta è vincitore non perché il Signore interviene miracolosamente per scamparlo dalla morte e dai nemici, ma perché SPERIMENTA ANCHE LÌ, DOVE SEMBRA UNO SCONFITTO, CHE L’AMORE DI DIO RIMANE FEDELE e lui rimane accanto a noi anche oltre la morte.

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+ Dal vangelo secondo Marco - Mc 6,17-29
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. 
Si può uccidere per capriccio, per tirannia, per superbia. Si può uccidere per invidia. E così Giovanni finisce la sua vita sotto l’autorità di un re mediocre, ubriaco e corrotto, per il capriccio di una ballerina e per l’odio vendicativo di un’adultera. Così finisce il Grande, l’uomo più grande nato da donna”.
Il santo, l’eroe, l’uomo intero provocano una gelosia rabbiosa che suscita rabbia fino alla violenza. E’ accaduto a Giovanni Battista, prototipo di ogni martire. Sta ancora accadendo a tanti cristiani e ad altri uomini, presi di mira solo per la loro diversità e forse per l’intensità e bellezza della loro umanità.
Satana non sopporta il bello, il bene, la convivenza pacifica dei diversi, la collaborazione di quanti dovrebbero essere nemici e invece vivono da fratelli. Che cosa domandare se non che il bene rinasca, almeno come accade nel gesto pietoso dei discepoli del Battista che seppelliscono il maestro?

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Per non perdere la faccia, il triste Erode fa tagliare la testa a Giovanni. Il più grande tra i nati di donna muore così, per il capriccio di una ragazzina viziata e di un sovrano vizioso. Far vivere gli altri ci costa, cosa siamo disposti a perdere?

 

A VOLTE NELLA VITA BISOGNA SPORCARSI LE MANI PER NON SPORCARSI IL CUORE.

A VOLTE NELLA VITA BISOGNA SPORCARSI LE MANI PER NON SPORCARSI IL CUORE.

 

Questa è la storia del buon Samaritano, e nessuno di noi è esente dall’essere un buon Samaritano. È un obbligo che abbiamo tutti. 
Il buon Samaritano trova un malcapitato gettato a terra, ma prima era passato un levita, era passato un sacerdote, però avevano fretta. Non gli hanno dato importanza. Ma oltre ad avere fretta, non potevano toccarlo perché c’era del sangue [...] e secondo la legislazione di quel tempo chi toccava il sangue diventava impuro. 
I Samaritani, nella mentalità dell’epoca, erano dei “disgraziati”, erano tutti disgraziati e commercianti, non erano puri di mente, di cuore, erano emarginati, ma il buon Samaritano lo vede, si ferma e la storia dice che provò compassione. 
Mi posso domandare: che cosa mi fa provare compassione? Oppure hai un cuore talmente arido che non provi compassione? Ognuno si dia una risposta. 
E poi che succede? Il Samaritano lo porta in un albergo e gli trova una stanza e dice al locandiere: “Guarda, io ripasserò tra tre giorni. Intanto prendi questo e se serve di più, al ritorno ti pago”. Questo “disgraziato” era uno che pagava. Allora abbiamo i ladroni che uccidono, il buon Samaritano che si prende cura e il levita e il sacerdote che se ne vanno per non diventare impuri. 
E Gesù dice: questo entra nel Regno dei Cieli, perché si è mosso a compassione. Pensate un po’ a questa storia. Dove sto io? Reco danno alla gente? Dove sto io? Evito le difficoltà reali o mi sporco le mani? A volte nella vita bisogna sporcarsi le mani per non sporcarsi il cuore.

lunedì 28 agosto 2023

28.08.2023 - 1Ts 1,2-5.8-10 - Mt 23,13-22 - Guai a voi, guide cieche.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 1Ts 1,2-5.8-10

Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro.
Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione: ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
La vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.
1. I cristiani di Tessalonica lasciati soli (= Paolo dovette andare a causa di attriti con la comunità giudaica) dovettero affrontare l'ostilità dei loro connazionali. DIEDERO PROVA DI PERSEVERANZA NELLA FEDE. Paolo RINGRAZIA il Signore per questo dono e CONTINUA AD AFFIDARLA A DIO nella preghiera.
2. Per che cosa Paolo ringrazia il Signore? Perché i Tessalonicesi VIVONO LA TRIADE FEDE-SPERANZA-CARITÀ. Loro sono stati scelti da Dio. DIETRO LA LORO ADESIONE ALL'ANNUNCIO DI PAOLO C'È IL DISEGNO DI DIO che LI AVEVA SCELTI come modello di missionarietà e loro hanno corrisposto.
3. La coraggiosa conversione dei Tessalonicesi era diventata TESTIMONIANZA della potenza di Cristo ai popoli. CRISTO È STATO RISUSCITATO DAI MORTI, Lui è il motivo della loro speranza, la morte non è più l'ultima parola. GESÙ RITORNERÀ e sarà per noi motivo di salvezza. QUESTA È LA LORO TESTIMONIANZA DI FEDE come comunità.

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 23,13-22
In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».

 

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti” …  “Ipocriti”. Cioè persone non vere, finte, false, persone che plagiano … Di loro (e anche di noi) vengono elencate situazioni di fallimento o peccati. Il “guai” rivolto a loro significa una “ammonizione severa” e anche una “profezia”.
L'ipocrisia di scribi e farisei condannata da Gesù è una forma di superbia perché si attribuivano come loro meriti il possesso di certe qualità personali. Per questo tutto quello che facevano aveva come scopo ottenere la lode dagli altri. Anche noi possiamo cadere nella superbia.
Questo succede oggi. I farisei, i dottori della legge non sono cose di quei tempi, anche oggi ce ne sono tante. Per questo è necessario pregare per i pastori. Pregare, perché non perdano la chiave della conoscenza e non chiudano la porta alla gente che vuole entrare.
Possiamo chiederci: Io sono di aiuto o di ostacolo per la conversione chi oggi incontro sul mio cammino?

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Cosa vuole ottenere Gesù con questo linguaggio così tagliente? Forse essere come un’ascia, direbbe Kafka, capace di “spaccare il mare di ghiaccio che è dentro di noi”. Pronti a ricevere il colpo?

 

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domenica 27 agosto 2023

Is 22,19-23 - Rm 11,33-36 - Mt 16,13-20 - XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Domenica 27 Agosto 2023

 

Dal libro del profeta Isaìa - Is 22,19-23

Così dice il Signore a Sebna, maggiordomo del palazzo:
«Ti toglierò la carica,
ti rovescerò dal tuo posto.
In quel giorno avverrà
che io chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkìa;
lo rivestirò con la tua tunica,
lo cingerò della tua cintura
e metterò il tuo potere nelle sue mani.
Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme
e per il casato di Giuda.
Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide:
se egli apre, nessuno chiuderà;
se egli chiude, nessuno potrà aprire.
Lo conficcherò come un piolo in luogo solido
e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre».
1. Il profeta si rivolge in modo sprezzante a Sebna, maggiordomo del palazzo, primo ministro caduto in disgrazia. Si stava costruendo un grande sepolcro a Gerusalemme e il profeta gli dice: ma chi ti credi di essere? cosa costruisci? IO TI TOGLIERÒ LA CARICA E TI ROVESCERÒ DAL TUO POSTO al tuo posto metterò un altro. TUTTE LE MANSIONI PUBBLICHE SONO PER SERVIRE GLI ALTRI. Usarle per ricavarne un utile personale è disonestà missionaria.

2. ELIAKÌM figlio di Chelkia viene insediato. È qualificato come “MIO SERVO” equivale al ministro ed è un titolo onorifico, è colui che comanda a corte, e IL SIGNORE PROMETTE: “LO RIVESTIRÒ con la tua tunica, LO CINGERÒ con la tua cintura, METTERÒ IL TUO POTERE nelle sue mani, GLI PORRÒ sulla spalla la chiave della casa di Davide”. LA STORIA È SALDAMENTE NELLE MANI DEL SIGNORE.

3. Gli porrò SULLA SPALLA LA CHIAVE DELLA CASA DI DAVIDE: avrà l'incarico di governo. Se egli apre nessuno chiuderà se egli chiude nessuno potrà aprire. Questo personaggio è figura del Messia: È GESÙ CHE HA LA CHIAVE DI DAVIDE, è Lui che apre le porte degli inferi, è Lui che apre la salvezza, e se lui apre nessuno chiude ma se lui chiude nessuno riesce ad aprire…

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Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 11,33-36

O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!
Infatti,
chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore?
O chi mai è stato suo consigliere?
O chi gli ha dato qualcosa per primo
tanto da riceverne il contraccambio?
Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.
1. L'apostolo fa una specie di preghiera in cui elogia in modo ammirato la ricchezza della Sapienza divina. Quanto è grande la sapienza di Dio, i suoi giudizi sono insondabili, inaccessibili le sue vie, nessuno può conoscere il pensiero del Signore, nessuno può dargli consigli. LA RICCHEZZA DI DIO È IL SUO AMORE ETERNO, DIVINO, INCOMMENSURABILE, SENZA LIMITI, SENZA MISURA.

2. L’Apostolo esclama così dopo avere riflettuto sul mistero della storia della salvezza, dove il popolo ebraico scelto per essere mediatore di salvezza IN PARTE SI È TIRATO FUORI DA QUESTA SALVEZZA. Che cosa hai in progetto Dio per tutta l'umanità? chi può dirlo?

3. L'apostolo CONTEMPLA la grandezza della Sapienza di Dio E INVITA AD AMMIRARE LA SUA PROFONDITÀ e a non pretendere di dargli consigli. DA LUI PER MEZZO DI LUI E PER LUI SONO TUTTE LE COSE, A LUI LA GLORIA NEI SECOLI. Questo dobbiamo riconoscere e contemplare!

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 16,13-20

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

 

1. La domanda di Gesù non esige solo la formula imparata al catechismo, ma LA RISPOSTA DELLA VITA. Chi è amico di Gesù, suo discepolo e familiare, lo riconosce in una esperienza, condivisa con altre persone e sperimentata nei fatti. CHI È GESÙ PER TE? QUANTA CONTA GESÙ NELLA TUA VITA?
2. Gesù è ‘il Cristo’, Egli è Colui che la storia attende, e lo si può incontrare come Salvatore di ciascuno e di tutti. Questo Cristo’, Figlio dell’uomo e Figlio di Dio, VIENE CONOSCIUTO PER IL DONO CHE IL PADRE FA A QUANTI LO SEGUONO COME DISCEPOLI, non è frutto di ragionamenti umani. È UN GRANDE DONO LA SEQUELA! CORAGGIO…
3. Gesù cambia il nome di Simone in Pietro. Lui e i suoi successori sono CHIAMATI AD APRIRE, LEGARE E SCIOGLIERE, A COMBATTERE LA BATTAGLIA SPIRITUALE CON LA FEDE. Questa battaglia potrà essere vinta solo mantenendosi FERMI NELLA VERITÀ rivelata da Gesù nella Scrittura e nella Tradizione apostolica. VALE ANCHE PER TE, PUOI VINCERE LA BATTAGLIA…
BUONA DOMENICA...

COMMENTO AL VANGELO - OMELIA 

 

CHIESA

Gesù costruisce la Chiesa sopra la roccia della fede di Pietro, che confessa la divinità di Cristo. La Chiesa non è una semplice istituzione umana, come qualsiasi altra, ma è strettamente unita a Dio. Lo stesso Cristo si riferisce ad essa come alla «sua» Chiesa. Non è possibile separare Cristo dalla Chiesa, come non si può separare la testa dal corpo. Seguire Gesù nella fede è camminare con Lui nella comunione della Chiesa...

 

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Mc 12,13-17 - RITO AMBROSIANO - DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

RITO AMBROSIANO
DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE
Domenica 27 Agosto 2023
Lettura del Vangelo secondo Marco - Mc 12,13-17
1. Imbrogliare Gesù? Ci hanno provato e ci provano in tanti. Gesù cammina nella realtà, invita a un RAPPORTO LEALE VERSO FATTI E PERSONE, per ricondurre ogni persona, ogni comunità, ogni aspetto della vita all'unico Dio, Signore di tutto e di tutti. LASCIAMOCI CONDURRE…
2. Sono tanti i tributi che paghiamo a Cesare, non solo in termini finanziari. La lealtà verso lo Stato NON DOVRÀ TRASFORMARSI IN CONNIVENZA con leggi ingiuste, né piegarsi a sostenere culture e pratiche immorali. VIGILIAMO….
3. NON POSSIAMO TOGLIERE A DIO QUELLO CHE È DI DIO. Persone e cose appartengono a Lui: occorre GUARDARLE CON IL SUO SGUARDO E IL SUO CUORE. 
BUONA DOMENICA…


+ Lettura del Vangelo secondo Marco 12,13-17

In quel tempo. I sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono dal Signore Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.


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sabato 26 agosto 2023

26.08.2023 - Rt 2,1-3.8-11; 4,13-17 - Mt 23,1-12 - Dicono e non fanno.

 

Dal libro di Rut - Rt 2,1-3.8-11; 4,13-17

Noemi aveva un parente da parte del marito, un uomo altolocato della famiglia di Elimèlec, che si chiamava Booz. Rut, la moabita, disse a Noemi: «Lasciami andare in campagna a spigolare dietro qualcuno nelle cui grazie riuscirò a entrare». Le rispose: «Va’ pure, figlia mia». Rut andò e si mise a spigolare nella campagna dietro ai mietitori. Per caso si trovò nella parte di campagna appartenente a Booz, che era della famiglia di Elimèlec.
Booz disse a Rut: «Ascolta, figlia mia, non andare a spigolare in un altro campo. Non allontanarti di qui e sta’ insieme alle mie serve. Tieni d’occhio il campo dove mietono e cammina dietro a loro. Ho lasciato detto ai servi di non molestarti. Quando avrai sete, va’ a bere dagli orci ciò che i servi hanno attinto».
Allora Rut si prostrò con la faccia a terra e gli disse: «Io sono una straniera: perché sono entrata nelle tue grazie e tu ti interessi di me?». Booz le rispose: «Mi è stato riferito quanto hai fatto per tua suocera dopo la morte di tuo marito, e come hai abbandonato tuo padre, tua madre e la tua patria per venire presso gente che prima non conoscevi».
Booz prese in moglie Rut. Egli si unì a lei e il Signore le accordò di concepire: ella partorì un figlio.
E le donne dicevano a Noemi: «Benedetto il Signore, il quale oggi non ti ha fatto mancare uno che esercitasse il diritto di riscatto. Il suo nome sarà ricordato in Israele! Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua vecchiaia, perché lo ha partorito tua nuora, che ti ama e che vale per te più di sette figli».
Noemi prese il bambino, se lo pose in grembo e gli fece da nutrice. Le vicine gli cercavano un nome e dicevano: «È nato un figlio a Noemi!». E lo chiamarono Obed. Egli fu il padre di Iesse, padre di Davide.
1. Per non abbandonare la suocera rimasta vedova e senza figli, Rut rinuncia al matrimonio e alla maternità, alla sua terra e alla sua gente. Cosa poteva aspettarsi lei straniera, per di più moabita disprezzata, in un paesino con la mentalità di paese? Invece RICEVE UNA RICOMPENSA STRAORDINARIA, CHE NON POTEVA NEMMENO LONTANAMENTE IMMAGINARE, in vita e aldilà: sposa, madre, bisnonna del Re Davide, antenata di Gesù!
2. LASCIANDOSI GUIDARE DALLA PAROLA DI DIO, Noemi e Rut, SCOPRONO LA STRADA DA SEGUIRE E VANNO IN CERCA DEI PROPRI DIRITTI, tra questi c’è quello di andare a spigolare nei campi. Ruth casualmente si ritrova a spigolare nei campi di Booz. MA NULLA AVVIENE PER CASO.
3. BOOZ È «UOMO POTENTE E RICCO (VALOROSO)» SI LASCIA DETERMINARE NELLE SUE DECISIONI, DALL’AMORE. Egli accoglie con sguardo di predilezione Ruth le offre protezione, opportunità di spigolare e acqua. Il motivo che spinge Booz ad accogliere Ruth e a sposarla è legato alla scelta di amore che la stessa Ruth ha fatto rimanendo accanto a Noemi e ai poveri. RUTH È RICONOSCIUTA COME DONNA CHE SA  AMARE…

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 23,1-12
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

 

Abbiamo un solo Padre e un solo Maestro. Gli altri o ne sono segno, oppure sono millantatori.
Gesù invita i suoi discepoli a non seguire l'esempio di chi fa tutto per essere ammirato dalla gente ed avere posti di primo piano nella società. Ma voi non fate così!
Il primo rischio è quello di dire ma non fare quello che si è detto. Il secondo rischio è quello esibire le proprie “buone opere” così da avere consenso. Il terzo rischio è quello di “farsi chiamare rabbì, padre, guida”. Cioè di pretendere un’autorità assoluta sugli altri.
Nella Chiesa ci sono tanti titoli che … vanno e vengono! Non debbono però intaccare la sostanza e cioè che siamo tutti fratelli: c’è un solo vero maestro che è lo Spirito, c’è un solo vero Padre che è Dio, c’è una sola vera guida che è Cristo.
La grandezza del prete, del genitore, del catechista, del cristiano sta nel partecipare ad una grande storia ed essere discepoli di un grande Maestro.. Pur non vivendo all’altezza della parola che annunciamo, possiamo almeno tendervi con tutto il nostro desiderio. Discepoli, dunque: servi e amici della sua Parola.

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Siamo schiavi della tentazione del potere: gli altri li classifichiamo. Come dice il Papa: molta cultura dell’aggettivo, poca teologia del sostantivo. Gesù taglia corto e ci chiede: se vuoi essere grande, devi essere servo; che ne pensi?

 

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venerdì 25 agosto 2023

25.08.2023 - Rt 1,1.3-6.14-16.22 - Mt 22,34-40 - Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.

 

Dal libro di Rut - Rt 1,1.3-6.14-16.22

Al tempo dei giudici, ci fu nel paese una carestia e un uomo, [chiamato Elimèlec,] con la moglie Noemi e i suoi due figli emigrò da Betlemme di Giuda nei campi di Moab.
Poi Elimèlec, marito di Noemi, morì ed essa rimase con i suoi due figli. Questi sposarono donne moabite: una si chiamava Orpa e l’altra Rut. Abitarono in quel luogo per dieci anni. Poi morirono anche Maclon e Chilion, [figli di Noemi,] e la donna rimase senza i suoi due figli e senza il marito.
Allora intraprese il cammino di ritorno dai campi di Moab con le sue nuore, perché nei campi di Moab aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli pane.
Orpa si accomiatò con un bacio da sua suocera, Rut invece non si staccò da lei. Noemi le disse: «Ecco, tua cognata è tornata dalla sua gente e dal suo dio; torna indietro anche tu, come tua cognata». Ma Rut replicò: «Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio».
Così dunque tornò Noemi con Rut, la moabita, sua nuora, venuta dai campi di Moab. Esse arrivarono a Betlemme quando si cominciava a mietere l’orzo.
1. Nel libro di Rut abbiamo una STORIA DI MIGRAZIONE da Betlemme ai campi di Moab a causa di una carestia; L'INTEGRAZIONE dei figli di Elimelec e Noemi che sposano due moabite: Orpa e Rut; la morte di Elimelec e dei figli; IL RITORNO A BETLEMME essendo terminata la carestia.
2. L'intesa fra persone di due popoli differenti - Giudei e Moabiti – anticipa LA SALVEZZA DATA DA DIO NON SOLO AD ISRAELE MA ANCHE AGLI STRANIERI come dimostra l'accoglienza data dai Moabiti (=popolo disprezzato da Israele).
3. Rut è per tutti un esempio di chi vive proprio il COMANDAMENTO DELL’AMORE DEL PROSSIMO ATTRAVERSO LA SUA SUOCERA RIMASTA SOLA. L’amore di Rut per il Dio di Israele diventa amore per la suocera…

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 22,34-40
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

 

Il cuore della legge è l’amore verso Dio. Gesù, però, aggiunge qualcosa: l’amore a Dio non sta “a sé”, non esiste isolato, ma ha bisogno di un legame per dirsi e essere vivo. Chiede di essere rispecchiato e vissuto nel “amare il tuo prossimo come te stesso”. Tutta “la Legge e i Profeti” (tutta la Rivelazione) dipende da questi due comandamenti. Senza di essi la Rivelazione diventa soltanto … cultura o uno dei tanti saperi, ma non vita eterna.
Questi sono i due cardini essenziali per i credenti di tutti i tempi, due cardini essenziali della nostra vita. Il primo è che la vita morale e religiosa non può ridursi a un’obbedienza ansiosa e forzata, ma deve avere come principio l’amore. Il secondo cardine è che l’amore deve tendere insieme e inseparabilmente verso Dio e verso il prossimo.
In conclusione possiamo dire che non c'è vero amore di Dio che non si esprime nell’amore del prossimo; e, allo stesso modo, non c'è vero amore del prossimo che non si attinge dalla relazione con Dio.

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Gesù alla domanda sulla “top ten” dei dieci comandamenti non fa la classifica, ma sposta il livello indicando l’essenzialità della fede: la relazione con Dio e i fratelli. Ma le nostre domande di che tipo sono?


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giovedì 24 agosto 2023

IL CAOS

IL CAOS

 

Un uomo diceva che la vita dell’uomo, la nostra vita umana, è fare del caos un cosmo, ossia di ciò che non ha senso, è disordinato, è caotico, fare un cosmo, con senso, aperto, inviante, complessivo. 
Se guardiamo la struttura del racconto della Creazione, che è un racconto mitico, nel senso vero della parola “mito”, perché mito è forma di conoscenza. Allora usa questa storia colui che ha scritto il racconto della Creazione. Tra parentesi, questo è stato scritto molto tempo dopo che il popolo ebraico ha fatto l’esperienza della sua liberazione. Ossia, prima c’è tutta l’esperienza dell’esodo del popolo ebraico e poi guardano indietro. 
E come è iniziata la storia? Come si è trasformato il caos in cosmo? E lì, in un linguaggio poetico, si narra come Dio dal caos un giorno fa la luce, un altro giorno fa l’uomo, e continua a creare cose e a trasformare il caos in cosmo. Nella nostra vita succede lo stesso: ci sono momenti di crisi che sono caotici, che non sai più a che punto ti trovi, tutti attraversiamo questi momenti bui. Caos. E qui il lavoro personale, delle persone che ci accompagnano, di un gruppo così, è di trasformare il cosmo.
Trasformare un caos in un cosmo. E questo è il cammino di ognuno. Una vita che rimane nel caotico è una vita fallita, e una vita che non ha mai provato il caos è una vita distillata, dove tutto è perfetto. E le vite distillate non danno vita, muoiono in sé stesse. E se una vita personale e relazionale che ha provato la crisi come caos e lentamente dentro di sé, e nella comunità, si è trasformata in un cosmo... tanto di cappello!

mercoledì 23 agosto 2023

23.08.2023 - Gdc 9,6-15 - Mt 20,1-16 - Sei invidioso perché io sono buono?

 

Dal libro dei Giudici - Gdc 9,6-15

In quei giorni, tutti i signori di Sichem e tutta Bet Millo si radunarono e andarono a proclamare re Abimèlec, presso la Quercia della Stele, che si trova a Sichem.
Ma Iotam, informato della cosa, andò a porsi sulla sommità del monte Garizìm e, alzando la voce, gridò: «Ascoltatemi, signori di Sichem, e Dio ascolterà voi!
Si misero in cammino gli alberi
per ungere un re su di essi.
Dissero all’ulivo:
“Regna su di noi”.
Rispose loro l’ulivo:
“Rinuncerò al mio olio,
grazie al quale
si onorano dèi e uomini,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
Dissero gli alberi al fico:
“Vieni tu, regna su di noi”.
Rispose loro il fico:
“Rinuncerò alla mia dolcezza
e al mio frutto squisito,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
Dissero gli alberi alla vite:
“Vieni tu, regna su di noi”.
Rispose loro la vite:
“Rinuncerò al mio mosto,
che allieta dèi e uomini,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
Dissero tutti gli alberi al rovo:
“Vieni tu, regna su di noi”.
Rispose il rovo agli alberi:
“Se davvero mi ungete re su di voi,
venite, rifugiatevi alla mia ombra;
se no, esca un fuoco dal rovo
e divori i cedri del Libano”».
1. PROCLAMARE RE ABIMÈLEC è un fatto inaudito. Un ATTO DI VERA IDOLATRIA. Dio viene sostituito arbitrariamente con un uomo. È Israele, o una parte di esso, che si costituisce signore di sé stesso, con decisioni autonome, senza Dio. Anzi DIO VIENE MESSO DA PARTE.
2. Ma Iotam si presenta come un vero inviato da Dio per rivelare il GRANDE PECCATO da essi commesso. Quello di Iotam è un racconto semplice, preso dal mondo rurale, ma nello stesso tempo efficacissimo, nel DIRE LE COSE SECONDO PIENEZZA DI VERITÀ. C’è una verità da cogliere…
3. Dopo le rinunce degli alberi chiedono al rovo di regnare sopra di loro: Vieni tu, regna su di noi. IL ROVO È DI PER SÉ UN ALBERO INUTILE. Cosa offre il rovo agli alberi? Nulla, se non LA SUA OMBRA CHE LI PRIVA DELLA LUCE DEL SOLE. E se gli alberi non saranno obbedienti, il rovo chiede che vengano bruciati i cedri del Libano. ISRAELE VUOLE OMOLOGARSI AGLI ALTRI POPOLI, E COSÌ SI RENDE SUDDITO E DI RINUNCIA ALLA PROPRIA LIBERTÀ.

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». 

 

Sei invidioso perché io sono buono? L'invidia molto spesso decade nella stoltezza: insistendo a guardare la situazione altrui, si desidera più creare un danno agli altri che conseguire la propria ricompensa, peraltro stabilita già prima di iniziare il lavoro. L'invidia non appartiene a Dio.
Dio non guarda al tempo e ai risultati ottenuti, ma alla disponibilità, guarda alla generosità con cui ci mettiamo al suo servizio. Il suo agire è più che giusto, nel senso che va oltre la giustizia e si manifesta nella Grazia.
Dio paga sempre. E qui si capisce che Gesù non sta parlando del lavoro e del giusto salario, che è un altro problema, ma del Regno di Dio e della bontà del Padre celeste che esce continuamente a invitare e paga il massimo a tutti.
Mettiamoci in posizione di attesa, come gli operai che fin dal mattino si radunano fiduciosi sulla piazza, e lavoriamo senza alcuna pretesa, senza calcolare quanto io do di più e l’altro dà di meno; quanto io ricevo di meno e l’altro riceve di più. La libertà del cuore rende lieti e porta frutto. La generosità del padrone non ci renderà tristi, ma ci riempirà di gratitudine.

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La bontà di Dio ci disorienta, crollano le certezze, emergono le bassezze, come l’invidia. Ma Dio va avanti ed esce ogni ora per venirci a cercare, che vogliamo fare: resistere o arrenderci?

 

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martedì 22 agosto 2023

22.08.2023 - Gdc 6,11-24 - Mt 19,23-30 - E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.

 

Dal libro dei Giudici - Gdc 6,11-24

In quei giorni, l’angelo del Signore venne a sedere sotto il terebinto di Ofra, che apparteneva a Ioas, Abiezerita. Gedeone, figlio di Ioas, batteva il grano nel frantoio per sottrarlo ai Madianiti. L’angelo del Signore gli apparve e gli disse: «Il Signore è con te, uomo forte e valoroso!». Gedeone gli rispose: «Perdona, mio signore: se il Signore è con noi, perché ci è capitato tutto questo? Dove sono tutti i suoi prodigi che i nostri padri ci hanno narrato, dicendo: “Il Signore non ci ha fatto forse salire dall’Egitto?”. Ma ora il Signore ci ha abbandonato e ci ha consegnato nelle mani di Madian».
Allora il Signore si volse a lui e gli disse: «Va’ con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian; non ti mando forse io?». Gli rispose: «Perdona, mio signore: come salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manasse e io sono il più piccolo nella casa di mio padre». Il Signore gli disse: «Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo».
Gli disse allora: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, dammi un segno che proprio tu mi parli. Intanto, non te ne andare di qui prima che io torni da te e porti la mia offerta da presentarti». Rispose: «Resterò fino al tuo ritorno».
Allora Gedeone entrò in casa, preparò un capretto e con un’efa di farina fece focacce àzzime; mise la carne in un canestro, il brodo in una pentola, gli portò tutto sotto il terebinto e glielo offrì. L’angelo di Dio gli disse: «Prendi la carne e le focacce àzzime, posale su questa pietra e vèrsavi il brodo». Egli fece così. Allora l’angelo del Signore stese l’estremità del bastone che aveva in mano e toccò la carne e le focacce àzzime; dalla roccia salì un fuoco che consumò la carne e le focacce àzzime, e l’angelo del Signore scomparve dai suoi occhi.
Gedeone vide che era l’angelo del Signore e disse: «Signore Dio, ho dunque visto l’angelo del Signore faccia a faccia!». Il Signore gli disse: «La pace sia con te, non temere, non morirai!». Allora Gedeone costruì in quel luogo un altare al Signore e lo chiamò «Il Signore è pace».
1. IL SIGNORE VIENE IN SOCCORSO DEL SUO POPOLO. L’angelo del Signore appare a Gedeone in un momento di vita quotidiana, di lavoro. DIO APPARE DOV’È L’UOMO. È SEMPRE DIO CHE VA ALLA RICERCA DELL’UOMO. L’angelo disse: IL SIGNORE È CON TE: Dio è presente nella tua vita. Il Signore OPERA attraverso te. AGISCE attraverso te. COMPIE le sue opere attraverso te. 
2. Gedeone gli rispose: SE IL SIGNORE È CON NOI, PERCHÉ CI È CAPITATO TUTTO QUESTO? Gedeone NON VEDE il peccato di idolatria del suo popolo, si percepisce innocente. L’Angelo lascia che Gedeone parli, ma nessuna risposta è data alla sua affermazione. A VOLTE SPIEGARE LE COSE NON GIOVA A NULLA. Serve invece un’azione mirata a risollevare il popolo. Va’ con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian. SE AVESSI ABBANDONATO IL POPOLO DI ISRAELE, DI CERTO NON TI MANDEREI A SALVARLO.
3. Come salverò Israele? IO SARÒ CON TE e tu sconfiggerai i Madianiti. Gedeone crede che CON DIO TUTTO SARÀ POSSIBILE a lui. Gedeone chiede un segno inequivocabile che sia proprio il Signore a parlargli e gli presenta una vera offerta. L’offerta presentata è vera comunione. GEDEONE VUOLE ENTRARE IN COMUNIONE CON IL SUO DIO E SIGNORE. L’angelo del Signore fa dell’offerta di Gedeone un vero sacrificio, un olocausto. Il fuoco brucia l’offerta e la consuma in onore del Signore. ORA GEDEONE SA CHE CHI ERA DAVANTI A LUI, CHI GLI HA PARLATO ERA VERAMENTE L’ANGELO DEL SIGNORE. 

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 19,23-30
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».   

 

Se uno pretende di costruirsi da sé la salvezza, come potrà essere salvato da Dio? Il giovane ricco ha un suo progetto: accumulo di opere che lui può fare, sempre confidando in se stesso. Mentre Gesù chiede un abbandono, che vuol dire rinunciare a “costruire se stessi” e ad accettare invece di “essere costruiti” al modo di Gesù. E’ possibile questo radicale cambiamento? SI, un esempio pratico sono gli apostoli.
Hanno abbandonano tutto e hanno seguito Gesù, e così hanno ereditato la vita eterna che già hanno pregustato su questa terra. 
Se anche tu vuoi la pace interiore, la vera gioia, la desiderata consolazione devi abbandonarti alla volontà di Dio. Sei pronto a farlo anche nelle piccole attività di ogni giorno?
Solo se non ti attacchi ai beni beni, ti stacchi dal loro fascino, riceverai in cambio il godimento del vero bene; ci si libera dalla schiavitù delle cose e si guadagna la libertà del servizio per amore; si rinuncia al possesso e si ricava la gioia del dono. Quello che Gesù diceva: ‘Si è più beati nel dare che nel ricevere’”.

 

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LA CRISI

LA CRISI

Sai da dove viene la parola “crisi”? Quando si raccoglieva il grano, si passava al setaccio [in spagnolo cribar: fa notare la parentela tra “crisi” e “cribar”].
E la crisi nelle persone sono situazioni della vita, eventi, problemi organici, malumore o buonumore. Ti fa cribar, ossia setacciare, e tu devi scegliere.
Una vita senza crisi è una vita asettica. A te piace bere acqua? Ti piace? Se ti do acqua distillata, uno schifo! L’acqua distillata è un’acqua senza crisi. Una vita senza crisi è come l’acqua distillata, non sa di niente. Non serve a niente. Solo per metterla nell’armadio e chiudere la porta.
Le crisi bisogna accettarle, bisogna accettarle e risolverle. Perché neanche rimanere nella crisi è un bene, perché è un suicidio continuo. È come uno stare per arrivare, per arrivare. Le crisi le devi percorrere, le devi accettare. E raramente da solo. E anche questo è importante: Camminare insieme per affrontare crisi insieme, risolvere cose. L’importante è andare avanti e crescere insieme. Allora, avanti, INSIEME!.