martedì 29 agosto 2023

A VOLTE NELLA VITA BISOGNA SPORCARSI LE MANI PER NON SPORCARSI IL CUORE.

A VOLTE NELLA VITA BISOGNA SPORCARSI LE MANI PER NON SPORCARSI IL CUORE.

 

Questa è la storia del buon Samaritano, e nessuno di noi è esente dall’essere un buon Samaritano. È un obbligo che abbiamo tutti. 
Il buon Samaritano trova un malcapitato gettato a terra, ma prima era passato un levita, era passato un sacerdote, però avevano fretta. Non gli hanno dato importanza. Ma oltre ad avere fretta, non potevano toccarlo perché c’era del sangue [...] e secondo la legislazione di quel tempo chi toccava il sangue diventava impuro. 
I Samaritani, nella mentalità dell’epoca, erano dei “disgraziati”, erano tutti disgraziati e commercianti, non erano puri di mente, di cuore, erano emarginati, ma il buon Samaritano lo vede, si ferma e la storia dice che provò compassione. 
Mi posso domandare: che cosa mi fa provare compassione? Oppure hai un cuore talmente arido che non provi compassione? Ognuno si dia una risposta. 
E poi che succede? Il Samaritano lo porta in un albergo e gli trova una stanza e dice al locandiere: “Guarda, io ripasserò tra tre giorni. Intanto prendi questo e se serve di più, al ritorno ti pago”. Questo “disgraziato” era uno che pagava. Allora abbiamo i ladroni che uccidono, il buon Samaritano che si prende cura e il levita e il sacerdote che se ne vanno per non diventare impuri. 
E Gesù dice: questo entra nel Regno dei Cieli, perché si è mosso a compassione. Pensate un po’ a questa storia. Dove sto io? Reco danno alla gente? Dove sto io? Evito le difficoltà reali o mi sporco le mani? A volte nella vita bisogna sporcarsi le mani per non sporcarsi il cuore.

 

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domenica 27 agosto 2023

Mc 12,13-17 - RITO AMBROSIANO - DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

RITO AMBROSIANO
DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE
Domenica 27 Agosto 2023
Lettura del Vangelo secondo Marco - Mc 12,13-17
1. Imbrogliare Gesù? Ci hanno provato e ci provano in tanti. Gesù cammina nella realtà, invita a un RAPPORTO LEALE VERSO FATTI E PERSONE, per ricondurre ogni persona, ogni comunità, ogni aspetto della vita all'unico Dio, Signore di tutto e di tutti. LASCIAMOCI CONDURRE…
2. Sono tanti i tributi che paghiamo a Cesare, non solo in termini finanziari. La lealtà verso lo Stato NON DOVRÀ TRASFORMARSI IN CONNIVENZA con leggi ingiuste, né piegarsi a sostenere culture e pratiche immorali. VIGILIAMO….
3. NON POSSIAMO TOGLIERE A DIO QUELLO CHE È DI DIO. Persone e cose appartengono a Lui: occorre GUARDARLE CON IL SUO SGUARDO E IL SUO CUORE. 
BUONA DOMENICA…


+ Lettura del Vangelo secondo Marco 12,13-17

In quel tempo. I sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono dal Signore Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.


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giovedì 24 agosto 2023

IL CAOS

IL CAOS

 

Un uomo diceva che la vita dell’uomo, la nostra vita umana, è fare del caos un cosmo, ossia di ciò che non ha senso, è disordinato, è caotico, fare un cosmo, con senso, aperto, inviante, complessivo. 
Se guardiamo la struttura del racconto della Creazione, che è un racconto mitico, nel senso vero della parola “mito”, perché mito è forma di conoscenza. Allora usa questa storia colui che ha scritto il racconto della Creazione. Tra parentesi, questo è stato scritto molto tempo dopo che il popolo ebraico ha fatto l’esperienza della sua liberazione. Ossia, prima c’è tutta l’esperienza dell’esodo del popolo ebraico e poi guardano indietro. 
E come è iniziata la storia? Come si è trasformato il caos in cosmo? E lì, in un linguaggio poetico, si narra come Dio dal caos un giorno fa la luce, un altro giorno fa l’uomo, e continua a creare cose e a trasformare il caos in cosmo. Nella nostra vita succede lo stesso: ci sono momenti di crisi che sono caotici, che non sai più a che punto ti trovi, tutti attraversiamo questi momenti bui. Caos. E qui il lavoro personale, delle persone che ci accompagnano, di un gruppo così, è di trasformare il cosmo.
Trasformare un caos in un cosmo. E questo è il cammino di ognuno. Una vita che rimane nel caotico è una vita fallita, e una vita che non ha mai provato il caos è una vita distillata, dove tutto è perfetto. E le vite distillate non danno vita, muoiono in sé stesse. E se una vita personale e relazionale che ha provato la crisi come caos e lentamente dentro di sé, e nella comunità, si è trasformata in un cosmo... tanto di cappello!

 

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martedì 22 agosto 2023

LA CRISI

LA CRISI

Sai da dove viene la parola “crisi”? Quando si raccoglieva il grano, si passava al setaccio [in spagnolo cribar: fa notare la parentela tra “crisi” e “cribar”].
E la crisi nelle persone sono situazioni della vita, eventi, problemi organici, malumore o buonumore. Ti fa cribar, ossia setacciare, e tu devi scegliere.
Una vita senza crisi è una vita asettica. A te piace bere acqua? Ti piace? Se ti do acqua distillata, uno schifo! L’acqua distillata è un’acqua senza crisi. Una vita senza crisi è come l’acqua distillata, non sa di niente. Non serve a niente. Solo per metterla nell’armadio e chiudere la porta.
Le crisi bisogna accettarle, bisogna accettarle e risolverle. Perché neanche rimanere nella crisi è un bene, perché è un suicidio continuo. È come uno stare per arrivare, per arrivare. Le crisi le devi percorrere, le devi accettare. E raramente da solo. E anche questo è importante: Camminare insieme per affrontare crisi insieme, risolvere cose. L’importante è andare avanti e crescere insieme. Allora, avanti, INSIEME!.

 

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domenica 20 agosto 2023

Mt 11,16-24 - RITO AMBROSIANO - DOMENICA XII DOPO PENTECOSTE

RITO AMBROSIANO

DOMENICA XII DOPO PENTECOSTE
Domenica 20 Agosto 2023
Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 11,16-24
1. Per coloro che rifiutano di convertirsi È SEMPRE PRONTO UN ALIBI PUR DI NON IMPEGNARSI in questo percorso, difficile ma felice. Tuttavia gli alibi non reggono e la realtà alla fine ‘VIENE RICONOSCIUTA PER LE SUE OPERE’: il bene viene riconosciuto come bene (e il male come male). 
2. Gesù reagisce e rende pubblica la loro incoerenza. Guai a te, Corazin, guai a te, Betsàida! per la chiusura e l'indifferenza di fronte all'annuncio e ai miracoli. È DAVVERO TRISTE COMPORTARSI IN MANIERA FREDDA ED INDIFFERENTE DI FRONTE ALL'AMORE DI DIO, soprattutto quando Egli ce ne ha dato tante prove concrete e tangibili.
3. Guai a noi quando siamo certi della nostra salvezza! IL SIGNORE GIUDICHERÀ OGNI UOMO SUL FONDAMENTO DI OGNI GRAZIA DA LUI CONCESSA. Più doni abbiamo ricevuto e più è la responsabilità. E Sodoma che non ha avuto le grazie concesse a Betsàida avrà un giudizio meno duro. Lasciamoci scuotere dalla Parola di Dio.
BUONA DOMENICA…

+ Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 11,16-24

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie». Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

 

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venerdì 18 agosto 2023

18.08.2023 - Gs 24,1-13 - Mt 19,3-12 - Per la durezza del vostro cuore Mosè...

 

Dal libro di Giosuè - Gs 24,1-13

In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo: 
«Così dice il Signore, Dio d’Israele: “Nei tempi antichi i vostri padri, tra cui Terach, padre di Abramo e padre di Nacor, abitavano oltre il Fiume. Essi servivano altri dèi. Io presi Abramo, vostro padre, da oltre il Fiume e gli feci percorrere tutta la terra di Canaan. Moltiplicai la sua discendenza e gli diedi Isacco. A Isacco diedi Giacobbe ed Esaù; assegnai a Esaù il possesso della zona montuosa di Seir, mentre Giacobbe e i suoi figli scesero in Egitto. 
In seguito mandai Mosè e Aronne e colpii l’Egitto con le mie azioni in mezzo a esso, e poi vi feci uscire. Feci uscire dall’Egitto i vostri padri e voi arrivaste al mare. Gli Egiziani inseguirono i vostri padri con carri e cavalieri fino al Mar Rosso, ma essi gridarono al Signore, che pose fitte tenebre fra voi e gli Egiziani; sospinsi sopra di loro il mare, che li sommerse: i vostri occhi hanno visto quanto feci in Egitto. Poi dimoraste lungo tempo nel deserto. 
Vi feci entrare nella terra degli Amorrei, che abitavano ad occidente del Giordano. Vi attaccarono, ma io li consegnai in mano vostra; voi prendeste possesso della loro terra e io li distrussi dinanzi a voi. In seguito Balak, figlio di Sippor, re di Moab, si levò e attaccò Israele. Mandò a chiamare Balaam, figlio di Beor, perché vi maledicesse. Ma io non volli ascoltare Balaam ed egli dovette benedirvi. Così vi liberai dalle sue mani.
Attraversaste il Giordano e arrivaste a Gerico. Vi attaccarono i signori di Gerico, gli Amorrei, i Perizziti, i Cananei, gli Ittiti, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei, ma io li consegnai in mano vostra. Mandai i calabroni davanti a voi, per sgominare i due re amorrei non con la tua spada né con il tuo arco. 
Vi diedi una terra che non avevate lavorato, abitate in città che non avete costruito e mangiate i frutti di vigne e oliveti che non avete piantato”».
1. PRIMA DI MORIRE, GIOSUÈ RADUNA tutte le tribù d’Israele a Sichem e CONVOCA gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentano davanti a Dio. Giosuè vuole lasciare ai figli di Israele il suo testamento spirituale. ESSI DOVRANNO CONOSCERE QUAL È STATA LA SUA FEDE DALL’INIZIO FINO AD OGGI.
2. Giosuè tiene una VERA LEZIONE DI STORIA, LETTA ED INTERPRETATA ALLA LUCE DELLA FEDE. Quanto avviene dopo la chiamata di Abramo È TUTTA OPERA DEL SIGNORE. Hanno fatto di tutto per piegare Israele ricorrendo anche alla maledizione. INVANO. Israele è stato attaccato da vari popoli. INVANO. Il Signore consegna in mano dei figli di Israele tutti i loro regni. 
3. ECCO COSA HA FATTO IL SIGNORE PER ISRAELE. Gli ha dato una terra che lui non ha lavorato. Gli ha consegnato città che lui non ha costruito. Gli ha messo in mano frutti, vigneti e ulivi perché si nutrisse, che lui non ha piantato. Giosuè vuole celebrare la misericordia del Signore, proclamare la sua grazia, esaltare la sua bontà. CIÒ CHE ISRAELE È E POSSIEDE È SOLO FRUTTO DELLA PIETÀ E DELLA FEDELTÀ DEL SUO DIO E SIGNORE.

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 19,3-12
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».
Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?».
Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio».
Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».
Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

 

Gesù è più esigente di Mosè nel rispetto della fedeltà nel matrimonio? Gesù dice una parola di verità. E Gesù mai negozia la verità. E questi, questo piccolo gruppetto di teologi illuminati negoziava sempre la verità, riducendola alla casistica. Gesù non negozia la verità: questa è la verità sul matrimonio, non ce n’è un’altra.
Allora dicono i discepoli: non conviene e non c’è interesse a sposarsi [Vedono il matrimonio come una convenienza o un interesse!]
“Non tutti capiscono questa parola”. Se ci si mette sul piano dell’interesse o della convenienza – dice Gesù – questo è vero. Ma non è il piano di Dio.
E allora, chi si sposa pensi non alla convenienza o all’interesse, ma come agganciarsi alla volontà di Dio … senza condizioni o interessi. L’uomo che si sposa deve “lasciare il padre e la madre (propria convenienza, interesse, sicurezza) e imparare a … “diventare una sola carne”. Non pensi a difendere un proprio interesse.
“Chi può capire, capisca”. Cioè … faccia proprio così, come dico e intendo io! O anche (rivolto ai farisei) … perché mi tentate sempre!

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La domanda dei discepoli di allora sembra quella degli uomini di oggi: conviene sposarsi? Ma c’è un’altra domanda che i discepoli di oggi dovrebbero porsi: quanto si è indurito il nostro cuore?

 

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giovedì 17 agosto 2023

«QUANDO SONO DEBOLE, È ALLORA CHE SONO FORTE»

«QUANDO SONO DEBOLE...

È ALLORA CHE SONO FORTE...»

La debolezza che ci abita non è una malattia di cui dovremmo liberarci, è piuttosto la condizione che caratterizza la nostra bellezza e la nostra ricchezza più vera.

Pensa a Milton Erickson, uno dei più grandi terapeuti del Novecento, lui non si arrese di fronte alle innumerevoli debolezze fisiche che per tutta la vita lo hanno accompagnato, ed è così che oggi abbiamo alcune tra le più importanti ed efficaci tecniche di ipnosi e di psicoterapia. Milton Erickson non amava le lamentele: a 17 anni era stato in punto di morte per una grave malattia e ne era uscito con gravi menomazioni fisiche. Un’altra malattia, in età adulta, lo aveva limitato ancora di più; inoltre era un po’ sordo, daltonico, dislessico e soffriva di numerose allergie. Nonostante questo, aveva sempre pensato che fosse più saggio vivere pienamente che lamentarsi per le sfortune che ci capitano. Questo coraggio della debolezza lo aveva premiato: ebbe una famiglia numerosa e felice, con otto figli, diventò medico e apprezzato terapeuta: considerato tuttora il pioniere dell’ipnoterapia e ispiratore di molti approcci terapeutici.

Per anni ho conservato una frase che lui ripeteva spesso: «Invece che fare una vita brutta a causa dei miei malanni, cerco di fare una vita meravigliosa nonostante i miei malanni».

La fragilità è la cifra della nostra umanità, ci accompagna per tutta la vita, ricordandoci che non si può fuggire la nostra vulnerabilità. Eppure amiamo e vogliamo essere forti, abbiamo anche paura di non essere abbastanza forti e scappiamo, nascondendo le nostre ferite che, se illuminate, possono invece diventare feritoie da cui passa la luce: la nostra ricchezza più grande. Non sono le ferite che devono spaventarci, ma la fuga da noi stessi e dalla vita, la scelta della penombra invece che della luce, il rifugio nel cinismo e nel disincanto invece che nella fiducia e nella speranza che la vita, con la sua saggezza, ha sempre l’ultima parola.

In tanti anni che accompagno le persone in situazione di crisi, di sofferenza e di fallimento, se ho potuto, qualche volta, essere d’aiuto, è grazie alla mia debolezza accolta, non fuggita, trasfigurata. Bisogna imparare ad amare anche le nostre cicatrici e vederle come solchi in cui depositare i semi dai quali nasceranno nuovi germogli.

 

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lunedì 14 agosto 2023

BISOGNA SALVARE IL SEME

BISOGNA SALVARE IL SEME

Don Camillo spalancò le braccia [rivolto al crocifisso]: “Signore, cos’è questo vento di pazzia? Non è forse che il cerchio sta per chiudersi e il mondo corre verso la sua rapida autodistruzione?”.

Don Camillo, perché tanto pessimismo? Allora il mio sacrificio sarebbe stato inutile? La mia missione fra gli uomini sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?”.

“No, Signore. Io intendevo soltanto dire che oggi la gente crede soltanto in ciò che vede e tocca. Ma esistono cose essenziali che non si vedono e non si toccano: amore, bontà, pietà, onestà, pudore, speranza. E fede. Cose senza le quali non si può vivere. Questa è l’autodistruzione di cui parlavo. L’uomo, mi pare, sta distruggendo tutto il suo patrimonio spirituale. L’unica vera ricchezza che in migliaia di secoli aveva accumulato. Un giorno non lontano si troverà come il bruto delle caverne. Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine meravigliose, ma lo spirito dell’uomo sarà quello del bruto delle caverne […] Signore, se è questo ciò che accadrà, cosa possiamo fare noi?”.

Il Cristo sorrise: “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza.

Bisogna salvare il seme: la fede.

Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede e mantenerla intatta.

Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più, ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. Ogni giorno di più uomini di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri. Uomini di ogni razza, di ogni estrazione, d’ogni cultura”.

«Don Camillo, tenga duro. Preghi per la fede dei tuoi fratelli». E allora coraggio e avanti… Abbi fede…

 

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domenica 13 agosto 2023

Mt 10,16-20 - RITO AMBROSIANO - DOMENICA XI DOPO PENTECOSTE

RITO AMBROSIANO
DOMENICA XI DOPO PENTECOSTE
Domenica 13 Agosto 2023
Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 10,16-20
1. “Vi mando come pecore in mezzo a lupi” Per tanti cristiani perseguitati LA DIFESA E LA VITTORIA SONO COINCISE CON UNA TESTIMONIANZA FORTE E TENACE, a volte fino al martirio. IL CRISTIANO TESTIMONIA ATTRAVERSO LA VITA, PRIMA CHE CON LE PAROLE E LE SPIEGAZIONI.
2. Il discepolo non TESTIMONIA tanto una sua personale fortezza, quanto piuttosto L’ATTACCAMENTO E L’AMORE A CRISTO: Egli è Colui dal quale rinasce l’energia del vivere e per il quale si può dare la vita. FIDATI!
3. NON ABBIATE PAURA! perché quanto di buono, di vero e di bello noi riusciamo ad esprimere viene da Dio. Che si parli in giudizio o in sedi meno impegnative QUEL CHE CONTA È CREDERE D'ESSERE ABITATO DA TE, SIGNORE. Vieni Spirito Santo!
BUONA DOMENICA…

+ Lettura del Vangelo secondo Matteo 10,16-20

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi».

 

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sabato 12 agosto 2023

12.08.2023 - Dt 6,4-13 - Mt 17,14-20 - Se avrete fede, nulla vi sarà impossibile.

 

Dal libro del Deuteronòmio - Dt 6,4-13

Mosè parlò al popolo dicendo:
«Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze.
Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.
Quando il Signore, tuo Dio, ti avrà fatto entrare nella terra che ai tuoi padri Abramo, Isacco e Giacobbe aveva giurato di darti, con città grandi e belle che tu non hai edificato, case piene di ogni bene che tu non hai riempito, cisterne scavate ma non da te, vigne e oliveti che tu non hai piantato, quando avrai mangiato e ti sarai saziato, guàrdati dal dimenticare il Signore, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile.
Temerai il Signore, tuo Dio, lo servirai e giurerai per il suo nome».
1. ASCOLTA, ISRAELE…. Ascolta significa «RICONOSCI, ATTUA, OBBEDISCI», non è semplicemente «udire». Chi esorta è Mosè, che STA CONSEGNANDO AL SUO POPOLO LA PAROLA E LA VOLONTÀ CHE DIO, per amore del suo popolo, gli ha consegnato.  
2. TU AMERAI IL SIGNORE, TUO DIO, CON TUTTO… L’esperienza dell’ascolto con amore passa attraverso tutta la persona coinvolgendola e sconvolgendola. I precetti ti siano fissi nel cuore, li ripeterai ai tuoi figli, te li legherai alla mano, li scriverai sugli stipiti di casa tua.
3. Temerai il Signore, tuo Dio, lo servirai e giurerai per il suo nome. AMARE È OBBEDIRE. OBBEDIRE È OSSERVARE I COMANDAMENTI, LE LEGGI, GLI STATUTI DIVINI. Non seguirete altri dèi, divinità dei popoli che vi staranno attorno. Mosè con queste parole ci mette in guardia sul RISCHIO CHE CORRIAMO DI TRADIRE LA FEDELTÀ DEL SIGNORE E IL SUO AMORE con diversi atteggiamenti.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 17,14-20

In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio e disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua. L’ho portato dai tuoi discepoli, ma non sono riusciti a guarirlo».
E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me». Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu guarito.
Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù, in disparte, e gli chiesero: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli rispose loro: «Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile».
Nel soccorso misericordioso di Gesù, Dio va incontro al suo popolo, in Lui appare e continuerà ad apparire all’umanità tutta la grazia di Dio.
Le persone, malate vanno portate da Gesù e non direttamente ai discepoli. 
I discepoli non capiscono perché non riescono a compiere il miracolo della guarigione dell’indemoniato? Forse perchè non sono abbastanza ‘potenti’? Ma fare miracoli non è una questione di potenza. E’ piuttosto una questione di fede.
Fede significa riconoscere Gesù presente nella vita; riconoscere che Dio ci ama e compie il nostro  bene attraverso ogni avvenimento e ogni situazione. Dio è all’opera, e la felicità è il dono impossibile che Egli produce. Da soli non possiamo scacciare i demoni nostri e quelli altrui, ma Dio lo può e noi con Lui. Proviamo a fidarci realmente di Lui e a domandare a Lui con decisione.
Sappiamo che: “Nulla è impossibile a Dio” perché … “a Dio nulla è impossibile”.
Basta un minimo di abbandono a Dio: piccolo come un “granellino di senape”. Tu stesso devi essere piccolo come un granellino di senape (cioè affidarti a Dio), e allora si realizzeranno i segni del regno di Dio...

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Gesù sbotta, non ce la fa più. Della nostra poca fede. E ci provoca. Spiegando che la fede è il presupposto, non l’effetto del miracolo. O siamo ancora alla ricerca di una fede magica?

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giovedì 10 agosto 2023

I VIZI: L’INVIDIA

I VIZI: L’INVIDIA

«Se l’invidia fosse una malattia, il mondo sarebbe un ospedale». La sapienza popolare, facendo ricorso a proverbi e adagi, ha ripetutamente descritto, beffeggiato e condannato una passione torva e rancorosa che genera soprattutto maldicenze, diffamazioni e calunnie. Figlia della superbia, l’invidia impedisce di essere contenti di ciò che si ha, si rallegra per il male altrui, si angustia e si rattrista per ciò che gli altri possiedono. È un vizio che non procura vantaggio o piacere a chi lo coltiva, ma genera un’acuta e costante sofferenza. Anche se c’è chi la considera il «carburante che fa girare il mondo», perché attiverebbe energie altrimenti sopite incoraggiando l’emulazione, essa è un sentimento triste e infelice che macera e tormenta interiormente, isola dalla realtà e falsifica le relazioni. 

Nella Bibbia la troviamo nella vicenda di Caino e Abele, in Esaù che invidia Giacobbe, in Saul che invidia Davide. E persino gli dèi, narrano Erodoto, Eschilo e Pindaro, talvolta soffrono d’invidia per certi mortali troppo felici.

Se invece si mettesse all'opera i doni che Dio ci ha donato, la tua vita sarebbe una Benedizione. Ma non tutte le persone lo capiscono. Molti si sentono invidiosi perché Dio è esaltato attraverso di te. E, poiché si sentono piccoli, finiscono per avere attacchi di invidia. Vanno fuori di testa, criticano, giudicano in continuazione. Non c'è soluzione: ti saranno sempre ostili, qualsiasi cosa tu faccia... Il giudizio è a priori. Sei condannato a priori.

E non si tratta di te, si tratta di loro. È un'implicita confessione della propria incapacità. 

Comprendi questo e riempi il tuo cuore di amore e misericordia. 

Queste persone potrebbero essere molto benedette se guardassero ai propri doni invece di preoccuparsi dei doni degli altri. È difficile per loro, poiché devono fare i conti con il fatto che se fossero nei tuoi panni, non otterrebbero lo stesso risultato. Difficile ma non impossibile… Buon cammino…

 

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martedì 8 agosto 2023

08.08.2023 - Nm 12,1-13 - Mt 15,1-2.10-14 - Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata.

 

Dal libro dei Numeri - Nm 12,1-13

In quei giorni, Maria e Aronne parlarono contro Mosè, a causa della donna etìope che aveva preso. Infatti aveva sposato una donna etìope. Dissero: «Il Signore ha forse parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per mezzo nostro?». Il Signore udì. Ora Mosè era un uomo assai umile, più di qualunque altro sulla faccia della terra.
Il Signore disse a un tratto a Mosè, ad Aronne e a Maria: «Uscite tutti e tre verso la tenda del convegno». Uscirono tutti e tre. Il Signore scese in una colonna di nube, si fermò all’ingresso della tenda e chiamò Aronne e Maria. I due si fecero avanti.
Il Signore disse:
«Ascoltate le mie parole!
Se ci sarà un vostro profeta,
io, il Signore,
in visione a lui mi rivelerò,
in sogno parlerò con lui.
Non così per il mio servo Mosè:
egli è l’uomo di fiducia in tutta la mia casa.
Bocca a bocca parlo con lui,
in visione e non per enigmi,
ed egli contempla l’immagine del Signore.
Perché non avete temuto
di parlare contro il mio servo, contro Mosè?».
L’ira del Signore si accese contro di loro ed egli se ne andò; la nube si ritirò di sopra alla tenda ed ecco: Maria era lebbrosa, bianca come la neve. Aronne si volse verso Maria ed ecco: era lebbrosa.
Aronne disse a Mosè: «Ti prego, mio signore, non addossarci il peccato che abbiamo stoltamente commesso! Ella non sia come il bambino nato morto, la cui carne è già mezzo consumata quando esce dal seno della madre». Mosè gridò al Signore dicendo: «Dio, ti prego, guariscila!».
1. Aronne e Maria SI LASCIANO PRENDERE DALLA GELOSIA E DALL’INVIDIA nei confronti del fratello Mosè a causa della donna kushita (etiope?) che Mosè aveva sposato, e dalla rivendicazione della competenza profetica contro l’unicità della mediazione di Mosè. Brutta bestia la gelosia e l’invidia…
2. La tensione tra Mosè, Aronne e Maria si risolve davanti alla tenda del convegno. Dio parla ad Aronne e Maria, CONFERMANDO MOSÈ COME PROFETA PARTICOLARE. Non nega la possibilità di altra profezia, MA MOSÈ RESTA L’UOMO DI FIDUCIA…
3. Proprio perché è l’uomo di fiducia, MOSÈ, PUÒ CHIEDERE A DIO L’ATTO DI MISERICORDIA PER MARIA AFFLITTA DALLA LEBBRA. Così la condanna che poteva essere definitiva viene limitata a una temporanea scomunica dall’accampamento, per sette giorni. MOSÈ FA PREVALERE LA CARITÀ, LA MISERICORDIA, LA PIETÀ, LA COMPASSIONE SULLA GIUSTIZIA.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 15,1-2.10-14

In quel tempo alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!».
Riunita la folla, Gesù disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!».
Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?».
Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!».
Si apre nuovamente un incontro/scontro tra “alcuni farisei e scribi, venuti da Gerusalemme” e Gesù. Si tratta dunque di un confronto ufficiale.
Il contendere riguarda la “tradizione degli antichi”, ovvero quel modo di vivere desunto certamente dalla Torah, Legge scritta di Mosè, ma codificato e applicato dalla tradizione orale, in pratica da scribi e farisei.
L’esempio di trasgressione è la “purificazione” (lavarsi le mani) prima dei pasti: questo, i discepoli di Gesù non lo fanno! 
Gesù vuole donarci la capacità di capire la rivelazione di Dio, di capire il cuore di Dio, di capire la salvezza di Dio. 
Ebbene, succede che la mentalità ottusa dei farisei e degli scribi, che credono nell’autosufficienza della salvezza con il compimento della legge, in realtà sono visti da Gesù come ciechi guide di ciechi.
Lo scontro Gesù/farisei vuol dirci di un rischio forte: se non mettiamo al primo posto la rivelazione di Dio e la sua parola, finiamo anche noi per osservare solo delle leggi, che vengono fatte passare come “volontà di Dio”. In realtà annullano la volontà di Dio!
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Un ennesimo ribaltamento di prospettiva: non è ciò che entra nella bocca che rende impuro l’uomo ma ciò che esce. La parola di Gesù demolisce i nostri schemi mentali, siamo pronti ad ascoltarla?

 

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“POSSONO PERCHÉ CREDONO DI POTERE”.

“POSSONO PERCHÉ CREDONO DI POTERE”.

La paura trasforma il possibile in impossibile. La fede trasforma l’impossibile in possibile. Se tu non credi di potercela fare, sicuramente, non ce la farai.

Si racconta questa storia: il grande generale giapponese Nobunaga decise di attaccare anche se aveva solo un soldato per ogni dieci soldati nemici. Era sicuro che avrebbero vinto, ma i suoi soldati erano pieni di dubbi. Mentre erano in cammino verso il campo di battaglia, si fermarono ad un santuario scintoistico. Dopo aver pregato nel santuario, Nobunaga uscì e disse: “Ora getterò in aria una moneta. Se viene testa vinceremo. Se croce, prederemo. Ora il destino rivelerà il suo gioco”. Gettò in aria una moneta. Venne testa. I soldati erano così desiderosi di combattere che vinsero facilmente la battaglia. Il giorno dopo un assistente disse a Nobunaga: “Nessuno può cambiare il destino”. “Giustissimo”, disse Nobunaga, mostrandogli una moneta che aveva testa su entrambe le facce. Se tu credi, sarà!

Allora ricordati che la paura trasforma il possibile in impossibile, mentre la fede trasforma l’impossibile in possibile.

 

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lunedì 7 agosto 2023

07.08.2023 - Nm 11,4-15 - Mt 14,22-36 - Comandami di venire verso di te sulle acque.

 

Dal libro dei Numeri - Nm 11,4-15

In quei giorni, gli Israeliti ripresero a piangere e dissero: «Chi ci darà carne da mangiare? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cetrioli, dei cocomeri, dei porri, delle cipolle e dell’aglio. Ora la nostra gola inaridisce; non c’è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna».
La manna era come il seme di coriandolo e aveva l’aspetto della resina odorosa. Il popolo andava attorno a raccoglierla, poi la riduceva in farina con la macina o la pestava nel mortaio, la faceva cuocere nelle pentole o ne faceva focacce; aveva il sapore di pasta con l’olio. Quando di notte cadeva la rugiada sull’accampamento, cadeva anche la manna.
Mosè udì il popolo che piangeva in tutte le famiglie, ognuno all’ingresso della propria tenda; l’ira del Signore si accese e la cosa dispiacque agli occhi di Mosè.
Mosè disse al Signore: «Perché hai fatto del male al tuo servo? Perché non ho trovato grazia ai tuoi occhi, al punto di impormi il peso di tutto questo popolo? L’ho forse concepito io tutto questo popolo? O l’ho forse messo al mondo io perché tu mi dica: “Portalo in grembo”, come la nutrice porta il lattante, fino al suolo che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri? Da dove prenderò la carne da dare a tutto questo popolo? Essi infatti si lamentano dietro a me, dicendo: “Dacci da mangiare carne!”. Non posso io da solo portare il peso di tutto questo popolo; è troppo pesante per me. Se mi devi trattare così, fammi morire piuttosto, fammi morire, se ho trovato grazia ai tuoi occhi; che io non veda più la mia sventura!».
1. Tra gli Israeliti c’era anche gente non disposta al sacrificio, alla preghiera, alla fedeltà a Dio, ma che era uscita dall’Egitto nella SPERANZA DI UNA VITA IN BREVE TRANQUILLA E COMODA. Questa gente è il focolaio di infezione delle mormorazioni buie e menzognere… Facciamo attenzione anche oggi…
2. Tutto il popolo è caduto nel peccato della lamentela, che è vera perdita della fede. NON CI SI FIDA PIÙ DEL SIGNORE. Non lo si vede più come il loro Salvatore. MOSÈ ASCOLTA QUESTO LAMENTO E SE NE DISPIACE. L’ira del Signore si accende. Quando il Signore interviene, INTERVIENE SEMPRE PER CREARE NUOVAMENTE LA VERA FEDE in Lui in tutto il suo popolo.
3. Mosè vede la sua pochezza, il suo niente, la sua umana impossibilità a governare questo popolo. Non ce la fa. È un MOMENTO DI VERO SCONFORTO questo che vive Mosè. ECCO COSA CHIEDE: LA MORTE. Se Dio lo ama, lo deve fare morire. Lo deve liberare da questo incarico così gravoso e pesante. SE SI CONSERVA LA FEDE, SI CONSERVA TUTTO. SE SI PERDE LA FEDE, TUTTO SI PERDE.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 14,22-36

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

 

Quanto ti fidi di Gesù? Il Vangelo di oggi ci ricorda che la fede nel Signore e nella sua parola non ci apre un cammino dove tutto è facile e tranquillo; non ci sottrae alle tempeste della vita. La fede ci dà la sicurezza di una Presenza, quella presenza di Gesù, una presenza che ci spinge a superare le bufere esistenziali, la certezza di una mano che ci afferra per aiutarci ad affrontare le difficoltà, indicandoci la strada anche quando è buio.
La fede, insomma, non è una scappatoia dai problemi della vita, ma sostiene nel cammino e gli dà un senso. Questa è la garanzia.
Anche noi gridiamo: «Signore, salvami!». L’atto di fede comincia proprio con un grido! Chi non sa gridare non riuscirà mai a sperimentare la salvezza di Gesù. Se soffochiamo tutto dentro, e non vogliamo ammettere di stare per annegare, quale salvezza sarà possibile? La preghiera autentica è un grido che parte dal profondo di noi stessi. E questo grido è consapevolmente rivolto a Gesù, l’unico che può tirarci fuori dal vortice dei problemi. E allora potremo esclamare come i discepoli del vangelo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!»

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Pietro vuole mettere alla prova Gesù («se sei tu»...). È una prova in realtà della sua fede, che crolla al primo “vento contrario”: la paura. Di che cosa abbiamo paura? ci chiede Gesù ripetendo a oltranza la sua password: coraggio!

 

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sabato 5 agosto 2023

COME SI SENTONO I BAMBINI QUANDO I GENITORI LITIGANO?

COME SI SENTONO I BAMBINI QUANDO
I GENITORI LITIGANO?
La voce disperata dell'impotenza di un bambino di 7 anni che, sentendo i suoi genitori litigare di notte, sente che il suo mondo va in pezzi. Ti sei mai chiesto cosa prova un bambino quando assiste ai conflitti degli adulti?

Sappiamo che non ci sono matrimoni senza conflitti. Tuttavia, vale la pena interessarsi a ciò che i bambini sperimentano quando gli adulti discutono. Un bambino di 7 anni ha scritto: “Piango fino a dormire la notte. Le mie lacrime sono la mia unica compagnia. Mi sento solo. I miei genitori litigano di notte".

La solitudine è una sensazione travolgente in una situazione del genere. Quando i genitori impazziscono e si insultano a vicenda, il soffitto, le pareti e il pavimento crollano nel mondo interiore del bambino. I sogni diventano incubi (la mia famiglia va in pezzi, qualcuno si fa male), conosci la rabbia e la tristezza (perché i genitori non si amano). In una situazione del genere, potrebbe sembrarti di essere completamente solo al mondo.

Se poi il bambino viene coinvolto nella lite, inizia a portare i nostri problemi irrisolti come un bagaglio ingombrante. Lui vuole amare entrambi i genitori. Le discussioni che lo costringono a scegliere lo mettono in crisi. E ancora peggio quando un genitore fa un "patto" con il figlio contro l'altro, spiegando perché "è impossibile vivere con lui". Tale danno è un abuso emozionale.

Quando i genitori litigano, il bambino si sente completamente irrilevante. Lui potrebbe sentirsi in colpa perché mamma e papà non vanno d'accordo. Comincia a pensare che forse è lui il problema. Se poi i litigi tra genitori sono all'ordine del giorno, i bambini possono anche soffrire di malattie psicosomatiche. Dopotutto, portano un enorme carico di tensione nei loro corpi.

  • Cosa significa tutto questo per i genitori? 
Innanzitutto, è un invito a salvare le conversazioni degli adulti per quando i figli non sono in giro. I genitori devono imparare a litigare dandosi delle piccole regole, evitando gli eccessi, favorendo la soluzione ai problemi, preferibilmente non appena si presentano. Aspettare indefinitamente o far finta di niente può far crescere il problema fino alle dimensioni di un iceberg.

La preghiera, la meditazione e il mio rapporto con Dio favoriscono la ricerca del bene e l’unità nel matrimonio. 

È bene tenere presente che il bene dei bambini deve essere messo al primo posto, dando loro la possibilità di avere un rapporto profondo e di fiducia con gli adulti.
Forse allora ci sarà più facile trovare la motivazione per vivere i momenti difficili del matrimonio in un modo capace di salvare la fragile psiche di un bambino di due anni, di un bambino di sette anni o di un adolescente. 
E se fallisce? La cosa più importante è scusarsi e spiegare che quello che è successo non è stata colpa del bambino. Vogliamo che tutti nella nostra famiglia si sentano importanti e necessari.

 

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