giovedì 21 marzo 2024

INNAMORATO DI GESÙ … PASSIONE: FORZA DIVINA E CONDIVISIONE UMANA

INNAMORATO DI GESÙ … PASSIONE: FORZA DIVINA E CONDIVISIONE UMANA

La settimana santa inizia con la lettura della «Passione di nostro Signore Gesù Cristo» (Marco 14, 1 - 15, 47). Origene, antico autore cristiano, meditando sulla via di Gesù verso il Calvario — come arcano disegno d’amore — scriveva: «Egli è disceso sulla terra mosso a pietà del genere umano, ha sofferto i nostri dolori prima ancora di patire la croce […]. Prima ha patito, poi è disceso e si è mostrato. Qual è questa passione che per noi ha sofferto? È la passione dell’amore». Passione e amore, dunque, appartengono intimamente al divino.
Le passioni sono il sale della vita, senza il quale perde il sapore o, peggio ancora, rischia di marcire. Saggio è il consiglio di Antoine de Saint-Exupéry: «Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare la legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito».
Il racconto della passione è lungo e articolato, focalizza lo sguardo su tutti coloro che hanno incontrato Gesù e sul modo con cui lo hanno accolto o rifiutato. La donna di Betania, i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi, Giuda Iscariota, Pietro, i dodici, il giovinetto, i presenti, i falsi testimoni, il sommo sacerdote e i suoi servi, i soldati e Pilato, Simone di Cirene e il centurione, i passanti e i crocifissi con lui, le donne, Maria di Magdala, la madre di Ioses e Salome, Giuseppe di Arimatea. Se dovessimo creare una sceneggiatura cinematografica potremmo avere un cast di eccezione per l'interpretazione delle parti. Non abbiamo bisogno di attribuire i ruoli, poiché già noi siamo alcuni di quei personaggi, nella nostra vita interpretiamo quei ruoli, somigliamo a quelle figure. Ognuno conosce sé stesso (si spera!) e sa trovare il ruolo più adatto.
Ma non basta fermarsi a questa immedesimazione, occorre andare oltre superando la stasi per avvicinare le donne e Giuseppe d'Arimatea. Avere il coraggio di guardare Gesù, di osservarlo, di essere identificati come coloro che lo hanno seguito dalla Galilea e che hanno il coraggio di chiedere il suo corpo. Non è ancora una vera e propria proclamazione della salvezza, ma è già tanto, è già un buon esito per una sequela zoppicante e complessa. I più vicini fuggono e lo abbandonano; tra essi uno lo consegna e un altro nega di conoscerlo; i capi di Israele lo condannano senza appello; il governatore romano obbedisce a un'orchestrata folla brutale; un delinquente viene inaspettatamente graziato; i soldati sfogano la loro rabbiosa noia contro di lui; i condannati gli attribuiscono le loro bassezze attraverso l'ingiuria e la derisione; i passanti sporcano il quadro con i loro oltraggiosi insulti. 
Meno male che c'è spazio ossigenante per la fuga inerme di un giovane che ha osato seguirlo nel buio della sera, chiarore in un centurione che riconosce oltre le scontate apparenze, forza in un'autorità del Sinedrio che ha avuto il coraggio di mettersi dalla parte di un reo ormai deceduto, audacia di alcune donne che non si staccano dal loro maestro.
E Gesù è sempre lì che si dona. Ecco, è così che il Signore vuole conquistare i nostri cuori: come un innamorato, e chi ama è disposto a dare la vita, come ha fatto Gesù... Anche a noi è chiesto di dare la vita per amore come Gesù. Ogni giorno, in ogni circostanza che ci troviamo a vivere possiamo "dare la vita"... o rinunciando a qualcosa che ci costa, o aiutando anche se non ne abbiamo voglia, o facendo un gesto di tenerezza anche se vorremmo invece dare un pugno, o ... vedi Tu... 
A Te il modo di trovare, in questa settimana, come puoi "dare la vita" per testimoniare a tutti che sei innamorato di Gesù.

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