mercoledì 4 settembre 2019

“TOCCARE PER ESSERE TOCCATO”

SOLO TESTO:
Carissimo Amico,
Ti scrivo questa lettera per condividere la mia esperienza al Santuario di Altino. All’inizio ci fu una richiesta di collaborazione di don Daniele per celebrare alcune messe e per le confessioni. Trasformai questa richiesta in una “scelta” per vivere un periodo di 20 giorni sullo stile del “pellegrino”.
La parola “peregrinus” indica colui che attraversa i campi o le frontiere verso una meta. Dal primo pellegrinare di Abramo verso una terra che il Signore gli avrebbe mostrato fino ai pellegrinaggi dei nostri giorni c’è un incessante e incantevole esprimersi dell'animo umano nel tendere verso una meta.
Questo periodo di 20 giorni lo vissi nella fede nutrendo in me il desiderio della preghiera e cogliendo la bellezza del creato e quella costruita dalle mani degli uomini.
Lo stile del pellegrino è fondato sul motto “prega e cammina” e così fu che iniziai le mie giornate con la preghiera nell’angolo della mia stanza, poi prosegui la preghiera, nella Cappella in Comunità con l’atto di oblazione, (O Padre, animato dal tuo Spirito, oggi mi offro a te, in unione al Cuore di Gesù, per vivere la sua oblazione come risposta al tuo amore. Ti consacro la mia vita, preghiere e azioni, gioie e sofferenze, come sacrificio di amore e riparazione. Eccomi, o Padre, per fare la tua volontà. Amen) e le lodi mattutine come preghiera comunitaria ordinaria del mattino.
Dopo la colazione, in stanza, mi regalai del tempo per meditate le letture del giorno, cercando di memorizzare il più possibile fatti, persone, luoghi, parole chiave, ecc. La mattinata si concludeva svolgendo dei lavori quotidiani.
Dopo pranzo, zaino in spalle, partì alla volta del Santuario. Pochi chilometri a piedi ma fondamentali per ruminare la Parola del giorno e per ascoltarmi. La fatica del cammino fu ripagata dalla bella accoglienza che ebbi ogni volta che arrivai. L’accoglienza al Santuario è una vera testimonianza Cristiana. Vissi di quel bel clima fraterno, e capiì che l’accoglienza dell’altro genera vita ed è fonte del “servizio”.
Ogni giorno partecipai alla recita del Rosario Comunitario ricordando nella mente le parole di Papa Francesco quando disse: “Coltivate la devozione alla Madonna, con la recita quotidiana del Rosario, affinché come la Madre di Dio, accogliendo i misteri di Cristo nella vostra vita, possiate essere sempre più un dono d’amore per tutti”. Questa fu la mia intenzione e la mia preghiera, questo fu il mio desiderio, questa è la forza che mi spinge all’azione.
Dopo la preghiera del Rosario presiedetti la Santa Messa. Che dono immenso la Santa Messa! Il poter unire la nostra vita alla vita di Gesù. Che grazia infinita! Mi domando: “Senza la Santa Messa che cosa sarebbe di noi? Senza di Essa, certamente, la Chiesa non durerebbe e il mondo andrebbe disperatamente perduto. E mi torna alla mente un fatto dalla vita di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Sappiamo che, un giorno, in una via di Napoli, il Santo fu assalito da violenti dolori viscerali. Il confratello, che l’accompagnava, lo esortò a fermarsi per prendere un calmante, ma il Santo non aveva ancora celebrato e rispose di scatto al confratello: “Caro mio, camminerei così dieci miglia, per non perdere la Santa Messa”. E non ci fu verso di fargli rompere il digiuno (a quei tempi… obbligatorio dalla mezzanotte). Aspettò che i dolori si calmassero un po’ e riprese, poi, il cammino fino in Chiesa.
Anche noi nella nostra vita d’ogni giorno, dobbiamo preferire la Santa Messa ad ogni altra cosa buona, perché nessuna cosa al mondo può avere il valore infinito di una Santa Messa.
Conclusa la Santa Messa tornai a casa, in Comunità per la preghiera della sera, il Vespro e la cena.
In questa mia esperienza è bene sottolineare anche la celebrazione del centenario dell’Incoronazione di Maria e l’anniversario dell’Apparizione. Ci sarebbe da scrivere un libro intero, ma voglio riportare solo tre momenti che vissi intensamente.


Affidamento a Maria.
La preghiera e la Santa Messa di affidamento a Maria è sostenuta dalla Trinità. Sappiamo che Dio stesso, per primo, si è affidato alla Madonna. Il Padre l’ha scelta prima della creazione del mondo per attuare il Suo provvidenziale disegno di salvezza. Il Figlio di Dio l’ha voluta Sua Madre, quando si fece uomo per salvare l’uomo. Lo Spirito Santo l’ha amata come Sua mistica sposa e l’ha colmata di doni singolari.
Nella preghiera di affidamento Maria, riconobbi in Maria la nostra Madre e Regina e rinnovai a Lei il desiderio di impegnarmi ad amarla con affetto filiale; chiesi il suo aiuto materno per fare sempre con fede e con gioia la volontà di Dio, portando con amore la croce dietro a Gesù tutti i giorni della mia vita.
Dal suo trono di grazie, pregammo: “proteggi il mondo intero, la Madre Chiesa, benedici le famiglie; veglia sull'anima dei giovani e sul cuore dei fanciulli, assisti tutti i miei cari, vivi e defunti. Vicino a te, chiedo di cantare, un giorno, l'inno di grazie a Dio che ti ha donata a noi su questo Santo Monte, rifugio e speranza nostra, nel tempo e per l'eternità”. Amen


Giornata Penitenziale
In Santuario i nostri ragazzi del CRE vissero una giornata penitenziale. Un avvenimento di “Grazia”. Ricordo ancora le parole di don Claudio che invitò i ragazzi a non preoccuparsi di far emergere una lista di peccati ma di vedere le fatiche che hanno vissuto e che gli pesano, quelle fatiche che non vorremmo che fossero e che proprio per questo mettiamo davanti a Dio per esserne sgravati, per esserne purificati.
I nostri ragazzi chiesero, nella confessione, di essere liberati perché la potenza di Dio è per liberare e per farci ripartire arricchiti dalla Grazia sacramentale di Dio.
Nel ringraziamento i ragazzi rinnovarono il desiderio di affidare a Maria il loro cammino di vita e di fede.


Centenario dell’Incoronazione e Solennità dell’Apparizione.
Non ci sono parole più belle di quelle di don Daniele per esprimere la regalità di Maria. Le sue parole mi aprirono la mente e il cuore. Ecco uno stralcio della sua lettera: “Certamente la regalità di Maria non è come quella di questo mondo, perché nasce dalla regalità di Gesù, e il dito di Maria che indica dove trovare acqua, se lo leggiamo bene, non può che indicare il costato di Cristo da cui, sul trono della Croce, scaturisce acqua e sangue. Questa è la sua regalità: la regalità dell’Umile Serva che ogni generazione dirà Beata”. E con gioia rinnovai il desiderio di seguire Colui che indicava per trovare quell’acqua viva che nasce dal costato di Cristo.
Molto suggestiva fu la Santa Messa della vigilia dell’Apparizione con la fiaccolata. Don Davide nell’omelia ci chiese: “La preghiera porta sempre frutto?” E proseguì: “Immaginate che la Madonna abbia chiesto a Dio che suo figlio Gesù non venisse insultato e maltrattato, flagellato e torturato, lasciato solo dai suoi amici apostoli, ucciso crudelmente. La preghiera di Maria fu esaudita? No! Ha portato frutto? Sì! Quale frutto ha portato nella vita di Maria? Una fede straordinaria, caratterizzata dalla fiducia che Dio non abbandona mai nessuno dei suoi figli, ma vuole per loro la vita e la felicità piena”.
Con questi sentimenti nel cuore, cullando in me la fede di Maria, dopo la Santa Messa, mi unì alla grande fiaccolata. Un serpente di fuoco nel buio della notte che illuminò la via e che piano piano arrivò al sagrato del Santuario della Madonna. Un bel cammino di preghiera e di pace. Il fuoco, la luce, nel buio della notte, per attraversare, insieme a Maria, la notte delle tante rassegnazioni, delle sofferenze e dei problemi piccoli e grandi della nostra vita per giungere alla luce del giorno, a una vita luminosa che rinasce dall’incontro con il Signore Gesù attraverso Maria.
Bello sottolineare la partecipazione di tante persone, di numerose famiglie, dei giovani che, con fede si misero in cammino. La fiaccolata serale si conferma sempre come uno dei momenti più vivi e intensi della festa dell’Apparizione, e apre la porta alla celebrazione solenne presieduta dal Vescovo di Bergamo. Che momenti di grazie! Che rinnovamento spirituale, che forza per ripartire nel nostro quotidiano. Che gioia infinita!


Ecco che i 20 giorni del mio pellegrinare sono finiti, ma il cammino della vita prosegue da pellegrino riproducendo nel mio quotidiano l’esperienza vissuta nella fede. Al termine della lettera ho un solo desiderio di ringraziare Tutti e ciascuno in particolare per le tante Grazie ricevute. Porto con me volti, testimonianze e riflessioni e soprattutto la certezza di essere amato.
Voglio ricordare a Tutti che il pellegrinaggio è un dono autentico dello Spirito Santo, è un’occasione di rinascita interiore, di rinnovata consapevolezza Cristiana e di più generoso impegno nella storia.
A tutti Voi cari amici, auguro la gioia di sentire e vedere che ogni cammino umano e spirituale ha un obiettivo “Toccare per essere Toccati”.


Padre Renzo

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