martedì 31 dicembre 2024

31.12 SAN SILVESTRO I

San Silvestro I, papa, che per molti anni resse con saggezza la Chiesa, nel tempo in cui l’imperatore Costantino costruì le venerande basiliche e il Concilio di Nicea acclamò Cristo Figlio di Dio. In questo giorno il suo corpo fu deposto a Roma nel cimitero di Priscilla.

lunedì 30 dicembre 2024

30.12 SAN FELICE I

Sacerdote romano, Papa dal 269 al 274, fa celebrare le Messe sopra le tombe che custodivano le reliquie dei martiri cristiani. Difende con forza la dottrina sulla Trinità di Dio e sull'Incarnazione del Verbo.  

GIORNATA MONDIALE DELLA PACE - 1° GENNAIO 2025

GIORNATA MONDIALE DELLA PACE - 1° GENNAIO 2025

RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI, CONCEDICI LA TUA PACE

All’inizio di questo Anno Giubilare, eleviamo al Signore un’intensa preghiera per la pace e la speranza, rivolgendoci in modo particolare a chi è oppresso dalla propria condizione esistenziale, dagli errori del passato, o dal giudizio altrui. A loro, e a tutti noi, questo Giubileo ricorda che siamo nel tempo della Grazia, un tempo in cui la misericordia di Dio si manifesta come possibilità di rinascita per ogni cuore.

Il Giubileo trae origine dall’antica tradizione giudaica che, ogni cinquant’anni, proclamava un tempo di liberazione e giustizia. Questa celebrazione richiamava il popolo al senso di fratellanza, ricordando che nessuno nasce per essere oppresso, ma per vivere nella libertà e nella giustizia divina. Anche oggi, siamo chiamati a essere strumenti di liberazione, ascoltando il grido disperato che si leva da un’umanità ferita: dalle disuguaglianze sociali, dalla distruzione dell’ambiente, dai conflitti e dalle ingiustizie che alimentano strutture di peccato.

Ogni individuo, in qualche modo, è coinvolto in questa crisi globale. Le nostre azioni, persino quelle indirette, contribuiscono al mantenimento di sistemi che fomentano guerre, sfruttamento e disuguaglianza. Per rompere queste catene e costruire un mondo più giusto, non bastano azioni isolate o filantropiche: è necessario un cambiamento culturale e strutturale, che parta dal riconoscerci tutti debitori gli uni degli altri.

La preghiera del “Padre nostro” ci invita a chiedere: «Rimetti a noi i nostri debiti», consapevoli che tutto ciò che possediamo è dono di Dio. Tuttavia, questa consapevolezza non può rimanere astratta. Quando ci dimentichiamo di essere figli di Dio, rischiamo di cadere nella logica dello sfruttamento, dove il più forte prevarica sul più debole. Questa logica è evidente nella crisi del debito internazionale, che intrappola le nazioni povere e le priva delle risorse necessarie per uno sviluppo dignitoso.

 

Propongo tre azioni concrete per ridare speranza e dignità:

1. Condono del debito internazionale ed ecologico. Riconoscendo che i Paesi più ricchi hanno un debito verso quelli più poveri, invito la comunità internazionale a intraprendere azioni concrete di condono del debito. Questo gesto, però, deve essere accompagnato da una riforma dell’architettura finanziaria globale, per evitare che si ripetano meccanismi di sfruttamento.

2. Abolizione della pena di morte. Per costruire una cultura della vita, ogni Paese dovrebbe eliminare la pena capitale. Essa compromette l’inviolabilità della vita e priva di ogni speranza di rinnovamento coloro che l’hanno persa.

3. Investimento nelle giovani generazioni. Chiedo che una percentuale delle risorse destinate agli armamenti sia utilizzata per combattere la fame, promuovere l’educazione e contrastare i cambiamenti climatici. Solo così potremo offrire un futuro di speranza ai giovani e prevenire i conflitti.

La pace vera nasce da un cuore disarmato, capace di donare senza calcolo, di perdonare e di riconoscere l’altro come fratello. È questa la meta che ci propone il Giubileo: spogliarci dell’egoismo, rispondere al grido dei più poveri e lasciarci guidare dalla misericordia di Dio.

Concedici la tua pace, Signore, e fa’ che ogni gesto di amore, anche il più piccolo, contribuisca a costruire un mondo nuovo, in cui amore e verità s’incontrino e giustizia e pace si abbraccino.

 

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domenica 29 dicembre 2024

1Sam 1,20-22.24-28 - 1Gv 3,1-2.21-24 - Lc 2,41-52 - SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO C)

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE 

(ANNO C)

Domenica 29 Dicembre 2024
Dal primo libro di Samuèle - 1Sam 1,20-22.24-28
Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».
Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.

1. Anna porta il nome che significa Grazia, è una donna umiliata e sofferente per il fatto di non avere figli. HA CHIESTO CON INSISTENZA AL SIGNORE QUESTO DONO e finalmente FU ESAUDITA. Concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele (= che significa il Signore ha ascoltato). Abbi SEMPRE FEDE!

2. Elkanà e sua moglie Anna vanno in pellegrinaggio al santuario di silo e compiono il voto. ANNA AVEVA FATTO VOTO DI OFFRIRE IL FIGLIO AL SIGNORE e fanno il sacrificio rituale presentando il bambino al sacerdote Eli il quale prende in custodia il bambino, che viene ceduto al Signore diventando un servo del santuario. I FIGLI SONO UN DONO, NON UNA PROPRIETÀ DEI GENITORI, VANNO RESTITUITI AL SIGNORE...

3. ANNA È CONSAPEVOLE CHE QUEL FIGLIO È UN DONO DI DIO, non le appartiene, lo ha ricevuto con immensa Gioia ma NON PRETENDE DI TENERLO PER SÉ. I figli sono SEMPRE una Gioia, doni di Dio. Anna LASCIA che il Signore lo richieda per tutti i giorni della sua vita. Samuele è richiesto ANNA RISPONDE DI SI, prostrandosi là davanti al Signore. I NOSTRI FIGLI DEVONO FARE LA VOLONTÀ DEL SIGNORE…

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Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 1Gv 3,1-2.21-24
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

1. Dalla prima lettera di San Giovanni impariamo che DIO CI HA DATO UN AMORE COSÌ GRANDE DA FARCI DIVENTARE FIGLI, siamo chiamati figli di Dio e lo siamo davvero ma IL MONDO NON CI RICONOSCE come tali perché non ha riconosciuto Dio.

2. C'è una TENSIONE TRA L'OGGI E IL FUTURO DEI FIGLI DI DIO. Adesso è una situazione un po' nascosta. Una cosa sappiamo: SAREMO SIMILI A LUI, ricolmi di gloria e di felicità perché lo vedremo faccia a faccia. QUESTO NOI DESIDERIAMO: VEDERE IL SIGNORE E PARTECIPARE DELLA SUA GLORIA...

3. Come figli CI VIENE CHIESTO DI CREDERE nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e DI AMARCI gli uni gli altri, secondo il precetto dell’amore. Se osserviamo i suoi comandamenti rimaniamo in comunione con Dio. C'è un'unità di intenti che crea comunione. LO SPIRITO SANTO CI PERMETTA DI VIVERE E OPERARE SECONDO LA VOLONTÀ DI DIO...

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 2,41-52

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

1. I genitori trovano Gesù nel tempio tra i saggi, dialoga con loro e MOSTRA UNA SAGGEZZA STUPEFACENTE. Quante volte sentiamo i bambini esprimere intuizioni che ci lasciano sbalorditi. OGNI GENERAZIONE HA SEMPRE QUALCOSA DI NUOVO DA OFFRIRE che va oltre ciò che ci si aspetta. IMPARIAMO AD ASCOLTARLI...

2. «Non sapevate che IO DEVO ESSERE NELLE COSE DEL PADRE MIO?». Il nostro essere diviene del tutto autentico SOLO IN RELAZIONE CON DIO. Siamo veramente noi stessi quando coltiviamo questa relazione con il Signore. E LA VITA DIVENTA MENO ANGOSCIANTE...

3. LA RELAZIONE CON DIO PERMETTE A GESÙ DI TORNARE A NAZARET restando sottomesso ai genitori, riconoscendone la loro autorità. Non ha alcun bisogno di fare il ribelle! SE SO CHI SONO IO IN DIO, POSSO ACCOGLIERE CHI SEI TU...

BUONA DOMENICA...

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FAMIGLIA

La famiglia italiana è in crisi, con sempre meno matrimoni e nascite. Eppure, come diceva Giovanni Paolo II, una società sana nasce da famiglie sane e unite. Guardiamo alla Santa Famiglia, non perfetta ma fondata su amore e fede, come modello per le nostre. Preghiamo affinché la famiglia resti una scuola di umanità e speranza per il futuro.

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LECTIO DIVINA - SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO C)

OMELIA - SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO C)


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Gv 1,1-14 - RITO AMBROSIANO - DOMENICA NELL'OTTAVA DEL NATALE DEL SIGNORE

RITO AMBROSIANO
DOMENICA NELL'OTTAVA DEL NATALE DEL SIGNORE
Domenica 29 Dicembre 2024
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 1,1-14
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
1. Da dove comincia la realtà, dove comincia il mondo? ‘IN PRINCIPIO’. Un principio che non solo si inabissa nella notte dei tempi, ma È DIVENTATO UN UOMO presente nel cuore della realtà. ADORIAMO IL BAMBINO GESÙ…

2. ‘VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI’ E ANCORA VI ABITA. La luce del primo istante ancora illumina ogni uomo che viene in questo mondo, perché QUELLA LUCE È UN UOMO che cammina davanti e dietro a ogni uomo. LASCIAMOCI ILLUMINARE DAL “VERBO” DI DIO…

3. E’ LA LUCE che illumina la nostra strada, e la compagnia che sostiene i nostri passi. NON CI RESTA CHE ACCOGLIERLA, ALLA FINE E AL PRINCIPIO DI OGNI GIORNO DELL’ANNO…

BUONA DOMENICA...
 
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29.12 SAN TOMMASO BECKET

San Tommaso Becket, vescovo e martire, che per avere difeso la giustizia e la Chiesa fu costretto all’esilio dalla sua sede di Canterbury e dal regno stesso d’Inghilterra e, tornato in patria dopo sei anni, patì ancora molto, finché passò a Cristo, trafitto con la spada dalle guardie del re Enrico II nella cattedrale.

 

NELLO STESSO GIORNO:
ROBERTO AMADEI, VESCOVO DI BERGAMO
Verdello, 13 febbraio 1933 – Bergamo, 29 dicembre 2009
Nasce a Verdello (Bergamo) il 13 febbraio 1933. Ordinato sacerdote il 16 marzo 1957, studia a Roma dal 1957 al 1960 presso la Pontificia Università Gregoriana. Dottore in storia ecclesiastica, insegna nel Seminario di Bergamo dal 1960 al 1990. Preside della Scuola di Teologia nel Seminario di Bergamo dal 1968 al 1981 e ivi Rettore dal 1981 al 1990, viene nominato vescovo di Savona-Noli il 21 aprile 1990. Come motto episcopale sceglie la frase «Plus amari quam timeri». Il 2 giugno 1990 riceve la consacrazione episcopale. Il 21 novembre 1991 viene trasferito alla sede di Bergamo dove fa ingresso solenne il 26 gennaio 1992. Il 22 gennaio 2009 termina il mandato di vescovo di Bergamo. Dal 15 marzo 2009 ne diventa Vescovo Emerito. Muore a Bergamo il 29 dicembre 2009.

sabato 28 dicembre 2024

28.12.2024 - 1Gv 1,5-2,2 - Mt 2,13-18 - Erode mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme.

 

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo - 1Gv 1,5-2,2

Figlioli miei, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.
Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
1. “DIO È LUCE E IN LUI NON CI SONO TENEBRE”. Dio è amore, Dio è grazia, è luce. In lui non ci sono tenebre, in lui non c’è peccato. FARE COMUNIONE CON DIO È VIVERE IN GRAZIA, vivere nella luce. IL VERO NEMICO DELLA COMUNIONE È IL PECCATO. Con la grazia di Dio sei in comunione con Dio e con i fratelli.

2. SE DICIAMO DI ESSERE SENZA PECCATO, INGANNIAMO NOI STESSI. Attraverso il sacramento della Penitenza GESÙ CI TOGLIE IL PECCATO, ci ridona la grazia e con la grazia ritorniamo in comunione con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo e con i fratelli...

3. Se ci ritroviamo ancora mancanti, perché limitati nella nostra condizione umana, non dobbiamo avere paura. ABBIAMO UN PARACLITO. Gesù è il solo giusto davanti a Dio e Lui solo CI DIFENDE E CI PERMETTE DI ESSERE LIBERI DAL NOSTRO PECCATO. Gesù è l'Agnello che è stato immolato una volta per tutte PER SALVARE NON SOLO IL SUO POPOLO, MA TUTTO IL MONDO, prigioniero del male e della morte. A Lui la lode in eterno....

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 2,13-18

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esatezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».

 

"Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più”. E’ il pianto di Rachele, di Israele, del popolo tutto. Dal faraone in Egitto che opprimeva il popolo eletto a Erode che opprime gli innocenti martiri, a tutte le forme di oppressione e di violenza gratuita.
Il potere rende insani e crudeli; sovverte l’ordine delle cose e invece di accogliere il Salvatore,  tende a eliminarlo, provocando una voragine di delitti. Non c’è limite alla perversione. Il pianto degli innocenti uccisi e delle madri risuona dal Vangelo alla storia, dalla liturgia alla vita, come invocazione di umiltà e speranza di pace. Quanti innocenti devono morire perché il cuore si converta e lo sguardo e il passo si volgano ad accogliere il Bambino e tutti i bambini?

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Erode si infuria perché si sono presi gioco di lui. Non sta al gioco, non sa ridere di sé, la rabbia e la sete di potere, e quindi la paura, lo dominano. Ci piace il gioco della vita fatto di onestà e coraggio?

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28.12 SANTI INNOCENTI

Festa dei santi Innocenti martiri, i bambini che a Betlemme di Giuda furono uccisi dall’empio re Erode, perché insieme ad essi morisse il bambino Gesù che i Magi avevano adorato, onorati come martiri fin dai primi secoli e primizia di tutti coloro che avrebbero versato il loro sangue per Dio e per l’Agnello.

 

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venerdì 27 dicembre 2024

27.12 SAN GIOVANNI

Festa di san Giovanni, Apostolo ed Evangelista, che, figlio di Zebedeo, fu insieme al fratello Giacomo e a Pietro testimone della trasfigurazione e della passione del Signore, dal quale ricevette stando ai piedi della croce Maria come madre. Nel Vangelo e in altri scritti si dimostra teologo, che, ritenuto degno di contemplare la gloria del Verbo incarnato, annunciò ciò che vide con i propri occhi.

 

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"SANTA FAMIGLIA: UNA SANTITÀ CHE CRESCE NEL CONFRONTO, NEL CAMBIAMENTO E NELL'AMORE AUTENTICO."

"SANTA FAMIGLIA: UNA SANTITÀ CHE CRESCE NEL CONFRONTO, NEL CAMBIAMENTO E NELL'AMORE AUTENTICO."

Questo vangelo viene scelto per commentare la festa della Santa Famiglia.

Ma non è che sembra proprio tanto santa questa famiglia: i genitori si perdono il figlio per strada (ma che genitori sono?); il figlio rimane a Gerusalemme senza avvertire i genitori (ma che figlio è?): “Volevi rimanere a Gerusalemme? Beh, potevi almeno avvisare!”; i genitori rimproverano il figlio (non avevano mica tanto capito chi era il loro figlio?); il figlio non si scusa e, anzi, attacca e aggredisce i genitori (ma che modi sono?).

Lc non presenta per niente una famiglia santa, quanto piuttosto una famiglia come tutte! Sarà stata anche santa ma non è che si capissero e che si comprendessero molto. Maria e Giuseppe non lo capiscono e di certo Gesù non è che faciliti di molto la cosa. Tre santi (S. Giuseppe, Gesù e S. Maria!) ma mica tanto dialogo in questa famiglia.

E allora? Ascoltiamo il vangelo di questa domenica…

La storia di Gesù dodicenne al Tempio rivela come Maria e Giuseppe, pur consapevoli della natura straordinaria del loro figlio, continuassero a seguire rigidamente le tradizioni ebraiche. Questa famiglia profondamente religiosa aderiva agli schemi culturali e religiosi dei padri, senza lasciarsi ancora pienamente trasformare dalla consapevolezza dell’identità di Gesù. Nonostante le rivelazioni ricevute da Anna, Simeone e gli angeli, non sembrano comprendere appieno la novità portata dal Figlio di Dio.

Gesù rompe con il passato, seguendo il Padre celeste e non i padri terreni, un atto che sconvolgerà non solo la sua famiglia ma tutto il popolo d’Israele. Questa discontinuità è annunciata già dal profeta Malachia: “Il Messia porterà il cuore dei padri verso i figli” (Malachia 3,23-24), indicando che l’antico deve aprirsi al nuovo. Luca omette la seconda parte della profezia (“i figli verso i padri”), sottolineando come il nuovo non debba subordinarsi al passato, ma superarlo.

Gli schemi religiosi e culturali sono delle barriere all’azione dello Spirito. Gli schemi, come abitudini radicate, agiscono in automatico, impedendo il cambiamento. Anche Maria e Giuseppe, pur avendo visto la diversità di Gesù, rimangono intrappolati nelle loro aspettative tradizionali. Gli schemi religiosi e culturali, se non aggiornati, rischiano di renderci impermeabili all’azione dello Spirito. Ciò che dovrebbe avvicinare a Dio diventa obsoleto, allontanandoci dalla sua volontà.

Ma qual è l’impatto degli schemi educativi sulle persone?

Gli schemi non riguardano solo la religione, ma anche le dinamiche familiari ed educative. Ecco alcune situazioni:

Genitori distaccati emotivamente: I bambini cresciuti senza coccole o vicinanza potrebbero interiorizzare l’idea che i loro bisogni non siano importanti, sviluppando da adulti una distanza emotiva che li rende incapaci di fidarsi o coinvolgersi.

Genitori che criticano in continuazione: I bambini abituati a sentirsi sempre giudicati possono sviluppare un senso di inadeguatezza e vergogna, crescendo timidi e insicuri, incapaci di osare e di accettare sfide.

Genitori che proteggono eccessivamente i figli: Genitori che fanno tutto al posto dei figli rischiano di creare adulti dipendenti, incapaci di agire autonomamente e sempre in cerca di approvazione. 

Genitori che amano con “Amore condizionato”: I bambini che sentono di essere amati solo se si comportano bene o raggiungono risultati possono sviluppare il bisogno di compiacere gli altri, trascurando se stessi e aspettandosi sempre qualcosa in cambio.

È necessario aggiornare gli schemi per vivere nel presente. Gli schemi sono come programmi informatici: se non aggiornati, non rispondono alle sfide del presente. Cambiarli è possibile e necessario per vivere in libertà.

Gesù ci insegna che la fedeltà al Padre non si trova nei riti obsoleti, ma nella capacità di rinnovarsi e di seguire lo Spirito. Come Maria e Giuseppe, anche noi siamo chiamati a rompere i vecchi automatismi per accogliere il nuovo.

Buon cammino…

 

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giovedì 26 dicembre 2024

26.12 SANTO STEFANO

Festa di santo Stefano, protomartire, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, che, primo dei sette diaconi scelti dagli Apostoli come loro collaboratori nel ministero, fu anche il primo tra i discepoli del Signore a versare il suo sangue a Gerusalemme, dove, lapidato mentre pregava per i suoi persecutori, rese la sua testimonianza di fede in Cristo Gesù, affermando di vederlo seduto nella gloria alla destra del Padre.

mercoledì 25 dicembre 2024

Lc 2,1-14 - RITO AMBROSIANO - NATALE DEL SIGNORE - Messa del Giorno

RITO AMBROSIANO

NATALE DEL SIGNORE - Messa del Giorno
Mercoledì 25 dicembre 2024
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 2,1-14
In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
1. IL CENSIMENTO...
IN QUESTA CORNICE NASCE GESÙ: NON IN UN MONDO IDEALE, ma in una storia difficile. UNA STORIA però IN MANO A DIO. È LUI IL REGISTA che FA NASCERE IL MESSIA A BETLEMME, NELLA CITTÀ DI DAVIDE, SECONDO LE PROFEZIE. SIAMO IN BUONE MANI!

2. LA NASCITA…
Due righe appena per la nascita di Gesù. Non si sprecano parole, non ci sono effetti speciali. Maria e Giuseppe non contano nulla rispetto ad Augusto, ma è ATTRAVERSO DI LORO CHE DIO RINNOVA IL MONDO. SIAMO STRUMENTI DI DIO...

3.L’ANNUNCIO DELL’ANGELO AI PASTORI…
Con Gesù, la presenza di Dio non è racchiusa in un tempio, ma RAGGIUNGE L’UOMO NEL SUO QUOTIDIANO, nel suo lavoro, nella sua notte. Nel Bambino, Dio raggiunge il nostro oggi, la sua salvezza si rende presente per noi… LASCIAMOCI TOCCARE DAL BAMBINO GESÙ...

BUON NATALE...
 

25.12 NATALE DEL SIGNORE

Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo, quando in principio Dio creò il cielo e la terra e plasmò l’uomo a sua immagine; e molti secoli da quando, dopo il diluvio, l’Altissimo aveva fatto risplendere tra le nubi l’arcobaleno, segno di alleanza e di pace; ventuno secoli dopo che Abramo, nostro Padre nella fede, migrò dalla terra di Ur dei Caldei; tredici secoli dopo l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto sotto la guida di Mosè; circa mille anni dopo l’unzione regale di Davide; nella sessantacinquesima settimana secondo la profezia di Daniele; all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade; nell’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; nel quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto, mentre su tutta la terra regnava la pace, Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre, volendo santificare il mondo con la sua piissima venuta, concepito per opera dello Spirito Santo, trascorsi nove mesi, nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria, fatto uomo: Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne.

martedì 24 dicembre 2024

Gv 1,9-14 - RITO AMBROSIANO - NATALE DEL SIGNORE - Messa della Notte

RITO AMBROSIANO

NATALE DEL SIGNORE - Messa della Notte
Mercoledì 25 dicembre 2024
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 1,9-14
In quel tempo. Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato il potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
1. DIO ENTRA IN QUELLO STESSO MONDO CHE HA CREATO, PER ESSERE LUCE E VITA, per insegnare ad amare amando per primo, per dare a tutti la possibilità di vivere senza mezze misure. LA BELLA NOTIZIA DEL NATALE!

2. SE LO ACCOGLIAMO DIVENTIAMO "FIGLI DI DIO". Si diventa, si cresce come figli di Dio, con la nostra CORRISPONDENZA al suo dono, VIVENDO LA SUA VOLONTÀ che è tutta concentrata nel COMANDAMENTO DELL’AMORE: amore verso Dio e amore verso i prossimi. SI LO VOGLIO...

3. "E il VERBO SI FECE CARNE e venne ad abitare in mezzo a noi; e NOI ABBIAMO CONTEMPLATO LA SUA GLORIA" la gloria" divina che traspare nel Figlio è MANIFESTAZIONE DI AMORE INARRIVABILE verso il Padre e verso gli uomini: un AMORE DI PURA OFFERTA, che non arretra davanti al proprio annientamento, al dono della sua stessa vita. IMPARIAMO LA CONTEMPLAZIONE, FERMIAMOCI DAVANTI AL PRESEPIO...

BUON NATALE...
 
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24.12 SANTA PAOLA ELISABETTA (COSTANZA) CERIOLI

Laica, madre di famiglia, morti prematuramente tutti i figli e rimasta poi vedova, impegnò risorse e forze nell’istruzione dei figli dei contadini e degli orfani senza speranza di futuro e visse nel Signore le gioie di madre, fondando a Bergamo l’Istituto delle Suore e la Congregazione dei Padri e dei Fratelli della Sacra Famiglia


A Roma, commemorazione di santa Tarsilla, vergine, della quale san Gregorio Magno, suo nipote, loda l’assidua preghiera, il rigore di vita e il singolare spirito di penitenza.

 http://www.santiebeati.it/dettaglio/83050


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lunedì 23 dicembre 2024

23.12 SAN GIOVANNI DA KETY (CANZIO)

San Giovanni da Kety, sacerdote, che, ordinato sacerdote, insegnò per molti anni nell’Università di Cracovia. Ricevuto poi l’incarico della cura pastorale della parrocchia di Olkusz, aggiunse alle sue virtù la testimonianza di una fede retta e fu per i suoi collaboratori e i discepoli un modello di pietà e carità verso il prossimo. Nel giorno seguente a questo, a Cracovia in Polonia, passò ai celesti gaudi.

 

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BUON NATALE A TUTTI!

BUON NATALE A TUTTI! 

Che questo Natale sia davvero speciale: che porti la pace, l'amicizia e la serenità nelle relazioni con noi stessi e con gli altri. Che sia un Natale di rinnovamento, in cui qualcosa di nuovo nasca nelle nostre vite, dove possiamo essere sorpresi, proprio come quando nasce un bambino.

La sorpresa è la parola chiave di questo Natale. Troppo spesso viviamo il Natale come un evento prevedibile: messa di mezzanotte, apertura dei regali, pranzo in famiglia...

Ma dove troviamo il vero Natale, quello che ci sorprende e ci lascia senza fiato? La sorpresa è un'emozione che ci prende alla sprovvista e ci costringe a fermarci, a non poter controllare ciò che accade. È l'antidoto all'aspettativa, il rimedio contro una vita troppo pianificata. Solo se ci permettiamo di essere sorpresi possiamo riscoprire la bellezza della vita.

In un mondo che sembra prevedere tutto, dove la tecnologia ci fa sentire al sicuro, la sorpresa diventa sempre più rara. Eppure, è proprio nella sorpresa che possiamo essere vivi, scoprendo nuovi orizzonti e vedendo la realtà con occhi nuovi. La sorpresa ci apre a domande più profonde sulla vita, su noi stessi e sugli altri. È anche il motore della nostra fede: se non ci stupiamo del mistero di Dio, non possiamo davvero accoglierlo.

Il Natale è l'incontro con il nuovo, con ciò che ci supera. Non possiamo ridurre il Natale a una semplice celebrazione se non siamo disposti a lasciare che ci sorprenda. Dio viene ogni anno, ma non sempre come ce lo aspettiamo. Se non sappiamo stupirci, rischiamo di non riconoscerlo.

Quest'anno, permettiamoci di essere sorpresi. Guardiamo le persone che ci circondano con occhi nuovi, stupiamoci della bellezza della vita e della generosità degli altri. Solo così, forse, troveremo qualcosa di veramente nuovo in questo Natale. E sarà davvero Natale.

Il Vangelo ci ricorda che Dio viene sempre, ma spesso non lo accogliamo, come dice Giovanni 1,11: "Venne fra i suoi, ma i suoi non lo hanno accolto". Se non siamo pronti a riconoscere ciò che ci sorprende, come possiamo accogliere Dio? Apriamo gli occhi e lasciamoci stupire!

Un esempio di sorpresa ci arriva da una lettera di una figlia di 10-11 anni, che dopo aver ricevuto regali materiali scrive ai suoi genitori, chiedendo loro di esprimere più amore con gesti concreti: tenendole la mano, abbracciandola, sorridendole, e trascorrendo più tempo insieme. Sebbene inizialmente sorpresa e indispettita, la madre si rende conto che questa "brutta sorpresa" è in realtà un'opportunità di crescita, un incontro con Dio che cambia la loro visione della famiglia.

Questo Natale ci invita a sorprendere qualcuno con un regalo semplice ma profondo, come un biglietto che dice: “Tu sei un regalo per me”. È un'occasione per riscoprire la bellezza delle relazioni autentiche e aprire lo sguardo a un mondo più grande, che va oltre il lavoro e la produttività. In un contesto lavorativo, ad esempio, ci si trova di fronte alla scelta se licenziare operai in eccedenza o ridurre il loro orario per migliorare il benessere collettivo. La logica del lavoro oggi è dominata dalla crescita, dalla competizione e dalla produttività, ma questi valori possono avere gravi conseguenze, come malattie, insicurezza e una vita privata di tempo per le relazioni.

La vera scelta è quella di essere “antiquati”, cioè di privilegiare l'uomo rispetto al lavoro, le relazioni rispetto al successo. Scegliere l'uomo significa scegliere Dio, perché in un mondo che corre verso l'efficienza e la perfezione, la vera ricchezza è l'amore, la fragilità e la debolezza umana.

In questo Natale, il messaggio è chiaro: non dobbiamo temere di essere disadattati, ma dobbiamo scegliere l'amore, le relazioni e la fede. 

Buon Natale a tutti, con l'invito a sentire la voce di Dio che ci parla in silenzio!

 

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