martedì 31 ottobre 2023

31.10.2023 - Rm 8,18-25 - Lc 13,18-21 - Il granello crebbe e divenne un albero.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 8,18-25

Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi.
L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati.
Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
1. GIÀ e NON ANCORA della salvezza: già salvi ma non ancora pienamente. SIAMO FIGLI DI DIO PER DONO, MA DOBBIAMO DIVENTARLO PER SCELTA; siamo figli di Dio per fede, ma un giorno lo vedremo faccia a faccia; siamo figli di Dio fragili e crocifissi, ma un giorno saremo gloriosi; amiamo il Padre in modo confuso e tentennante, ma un giorno saremo trasformati dal suo amore. NOI VIVIAMO NELL’ATTESA DI UN COMPIMENTO.

2. C’È SPROPORZIONE TRA L’OGGI DELL’UOMO E IL FUTURO DI DIO. L’uomo rischia di restare prigioniero dei suoi limiti, non cogliendo il progetto di Dio sulla storia. Bisogna ALLARGARE LO SGUARDO AL FUTURO PROMESSO, PER AVERE LA FORZA DI ESSERE FEDELI NEL PRESENTE, per resistere nelle prove, per superare le tentazioni disseminate lungo il cammino di ogni credente e di ogni Chiesa.

3. Il contrasto tra i LIMITI della realtà umana e la GRANDEZZA della promessa di Dio DÀ UN SENSO NUOVO ALLE COSE, le illumina con la luce della fede. Allora il male e la violenza presenti nella storia dell’umanità si trasformano nelle doglie del parto di un mondo nuovo; LE DEBOLEZZE UMANE DIVENTANO OCCASIONE PER FARE SPAZIO ALLA FORZA DELLO SPIRITO; i dubbi diventano invito a fidarsi di Dio e ad affidarsi nelle sue mani.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 13,18-21
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». 

 

Il vangelo di oggi ci presenta un Dio piccolo, piccolissimo. Un seme, un pizzico di lievito, nulla più. Piccolo di dimensioni, ma con dentro una bomba di energia: la grandezza di Dio non sta nel suo ingombro, ma nelle sue potenzialità. Che, tradotto, significa che la grandezza dell’amore (quello vero, quello che vince la morte) non risiede nell’appariscenza o nella visibilità pubblica, ma nel silenzioso e tenace crescere della speranza. Così si propaga il Regno di Dio.
Credere in questo non è facile ma ci aiuta a non scoraggiarci di fronte alle avversità, ma a confidare nell'aiuto di Dio.
Ricordati che nei momenti di buio e di difficoltà non devi abbatterti, ma rimanere ancorato alla fedeltà di Dio, alla Sua presenza che sempre salva. Ricordati questo: Dio sempre salva.

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Da piccolo a grande. Questa è la logica del Regno di Dio, secondo la dinamica del seme e del lievito; realtà nascoste, quasi impercettibili, ma che “formano” tutto il resto. Qual è la nostra logica?

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AMIAMO LA VITA! MA COME LA VIVIAMO?

Amiamo la vita! Ma come la viviamo? 

Una autrice russa scriveva: «Amo la vita. Tutto il mio tormento consiste nella paura di non poterne godere abbastanza a lungo e appieno. Le giornate mi sembrano troppo brevi. Il sole tramonta troppo presto. Le estati finiscono così in fretta. La morte arriva così presto...» (Irène Némirovsky).

Amo la vita! Tutti noi l’amiamo! Ma, poi, come la viviamo? Per questo vale l’invito di Gesù a vivere la vita ad occhi aperti, con attenzione. In tensione verso qualcosa che arriverà nel momento in cui meno ce l’aspettiamo.

Amo la vita: ma devo essere sempre vigilante, sempre in piedi, sempre pronto. Scriveva san Basilio: «Che cosa è specifico del cristiano? Vigilare ogni giorno e ogni ora, ed essere pronti nel compiere pienamente la volontà di Dio, sapendo che nell’ora che non pensiamo il Signore viene».

La vita non va vissuta così, come viene. Ma deve essere una continua ricerca, una corsa, in volo. In noi ci sono straordinarie possibilità. Se continuiamo ad accontentarci delle piccole cose, non saremo mai capaci di compiere quelle grandi.

Finché ne abbiamo il tempo e le possibilità, viviamo di vita! Ripetiamo anche noi la bella preghiera del Salmo: «O Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne come terra deserta, arida, senza acqua... La tua grazia vale più della vita». Buona vita!

 

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domenica 29 ottobre 2023

Es 22,20-26 - 1Ts 1,5-10 - Mt 22,34-40 - XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

XXX  DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
Domenica 29 Ottobre 2023
Dal libro dell’Èsodo 22,20-26
Così dice il Signore:  «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.
Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse. Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso».

1. La lettura dell’Esodo offre un chiaro esempio di alcuni precetti sociali profondamente MOTIVATI DALLA OPZIONE FONDAMENTALE DELL’AMORE DI DIO E DEL PROSSIMO. Sono i comportamenti verso le persone emarginate di allora; il forestiero, la vedova e l’orfano. 

2. Si proibiscono le molestie e le oppressioni verso il FORESTIERO. Si proibiscono i maltrattamenti verso la VEDOVA E L’ORFANO. Si proibisce l’usura, in modo assoluto, verso il POVERO. Si legifera sul pegno preso a garanzia della restituzione di un prestito. il pegno non deve mai compromettere la vita o la salute del debitore. IL POPOLO È CHIAMATO AD AVERE LA STESSA MENTALITÀ DI DIO E I SUOI STESSI SENTIMENTI.

3. Al motivo umanitario il Codice dell’alleanza aggiunge ancora quello teologico di DIO CHE ASCOLTA IL LAMENTO DELL’OPPRESSO, perché è misericordioso, come ha già fatto con Israele in Egitto. QUANTA BELLA UMANITÀ da accogliere e da vivere!

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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 1Ts 1,5-10
Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedònia e dell’Acàia.
Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acàia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne.  Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.
1. A causa della persecuzione, Paolo era dovuto fuggire da Tessalonica, poche settimane dopo la fondazione di quella chiesa, ed era rimasto in ansia per i riflessi negativi che il fatto poteva avere. Ma TIMOTEO, INVIATO A SUPPLIRLO, GLI HA PORTATO OTTIME NOTIZIE. Il seme porta frutto!
2. Paolo ELOGIA LA COMUNITÀ PERCHÉ HANNO ADERITO A CRISTO E VIVONO IN MODO COERENTE. Sono diventati "famosi", le altre città sono ammirate. Si sono convertiti dagli idoli al Dio vivo e vero lasciando perdere una loro “idea” di divinità. La loro conversione li ha posti nell’attesa fattiva del Cristo risorto, che libera il mondo dall’ira divina.
3.La conversione ha implicato una OPZIONE FONDAMENTALE (lasciare gli idoli), in risposta all’iniziativa di Dio che li ha eletti: questa opzione VA CONTINUAMENTE RINNOVATA E COLTIVATA NELLA PREGHIERA.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 22,34-40

In quel tempo. I farisei, avendo udito che il Signore Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

  

1. L'AMORE DA SENSO E SIGNIFICATO ALLA NOSTRA VITA. Una creatura umana si REALIZZA nella misura del suo amore al Creatore e ai fratelli (vedi Santi). Diversamente, se si lascia vincere dall'egoismo, si incammina a rapidi passi verso la sua infelicità. VINCE IN ME DIO O L'IO?
2. L'AMORE È LA MISURA DEL CRISTIANO. Saremo riconosciuti come discepoli di Gesù se avremo carità gli uni per gli altri. E la carità deve essere esercitata con la MENTE, con le PAROLE e con le OPERE. Saremo veramente cristiani nella misura di questo amore. IL CRISTIANO AMA E BASTA CON LA MENTE, LE PAROLE E LE OPERE... SENZA SE, MA, FORSE, PERCHE'?
3. L'AMORE CI SPINGE A DONARCI. L'amore richiede sforzo, impegno personale e sacrificio. L'AMORE CI AVVICINA SEMPRE DI PIÙ A DIO. L'amore ci fa uscire da noi stessi, in modo tale che ci prendiamo cura degli interessi del prossimo come se fossero i nostri. SI DICE CHE "CHI AMA NON CALCOLA, MENTRE CHI CALCOLA NON AMA"... E TU?

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RACCONTO

Una sera in cui due amici erano insieme in una taverna, quando il vino rese allegri e veritieri i loro cuori, uno chiese all’altro: «Tu mi ami?». Così per tre volte, ricevendo sempre risposta affermativa. Alla fine gli chiese: «Tu sai ciò che mi fa soffrire?». «No», rispose l’amico. E il primo concluse: «Se non sai ciò che mi fa soffrire, come puoi dire di amarmi?». E Tu come ami?

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OMELIA – XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

 

Mt 13,47-52 - RITO AMBROSIANO - II DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE

RITO AMBROSIANO

II DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE
DOMENICA 29 Ottobre 2023
Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 13,47-52

1. “IL REGNO DEI CIELI È SIMILE…”. Che cos'è il Regno dei cieli? È GESÙ STESSO, CRISTO È IL RE, CRISTO È IL REGNO. Il Regno dei cieli si risolve dunque nel RAPPORTO PERSONALE CON CRISTO. Va cercato, va protetto, va vissuto... OGNI GIORNO…

2. La rete del Regno viene buttata in mare senza programmi: L’AMORE DI DIO NON SCEGLIE A PRIORI, MA SI RIVOLGE A TUTTI. Solo alla fine si potrà vedere la differenza tra i giusti e i malvagi e sarà un giudizio operato da Dio stesso, non dagli uomini. VIVI DELL’AMORE DI DIO… 

3. Sarai tu il DISCEPOLO del regno dei cieli. DALLA PAROLA DI DIO OGNI GIORNO POTRAI ESTRARRE “COSE NUOVE E COSE ANTICHE”. Sono le meraviglie della Parola di Dio che fa nuove e divine le nostre piccole e povere vite!  Siamo INFINITO…

BUONA DOMENICA...

✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 13,47-52

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».


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giovedì 26 ottobre 2023

A CHI APPARTIENE LA TUA VITA?

A chi appartiene la tua vita?

«A chi appartiene la tua vita? La mia vita appartiene a me». Questo è un pensiero comune fra i giovani. 

Ciò che unisce la domanda e la risposta è l’aggettivo possessivo: la mia vita. E qui sorge il primo dubbio: può essere la vita oggetto di un possesso? È come quando si parla dei “propri” figli: mio figlio, mia figlia... ma non ci suona forse un po’ eccessivo, fuori tono, alla fine sbagliato? Se non ci suona così ci pensano i “nostri” figli a ricordarci che non sono poi del tutto “nostri”. I figli sono vite umane, sono storie, sono quindi realtà che vivono di libertà, non assoggettabili dunque a niente e nessuno. Non si posseggono né si comprano le vite, le persone. I nostri figli non sono davvero nostri, li generiamo ma non possiamo pretendere di possederli.

Questi figli a loro volta hanno una vita, che è stata generata, a prescindere dalla loro volontà e consapevolezza; si può dire che “hanno” una vita? Cosa vuol dire qui il verbo “avere”? Vuol dire per caso “possedere”? L’aggettivo possessivo, il cui uso è inevitabile se si vuole comunicare tra noi esseri umani, può essere davvero applicato ad una “cosa” come la vita? Io posseggo molte cose (una casa, un’automobile, un telefonino, un ombrello...) ma ci sono alcune cose non “ho” ma che “sono” me: il mio corpo, la mia vita, la mia storia… qui dico “mio” per distinguerle dalle altre cose degli altri, ma non per indicare il possesso di un oggetto. Il corpo, la vita, la storia sono “soggetti”, non “oggetti”.

Ripartiamo dai nostri figli (che non sono nostri) e riflettiamo sul fatto che anche noi siamo figli, siamo tutti figli. Cioè siamo stati generati, qualcuno ci ha donato la vita. Senza il nostro aiuto o consenso: «Sono nato senza chiederlo, senza volerlo morirò» canta De Gregori.

Qui entra in campo un altro elemento, fondamentale, il dono. Se non è un oggetto da possedere la vita infatti assomiglia più a un dono, qualcosa che riceviamo a prescindere dai nostri meriti, un “di più”. La logica del dono è quella della condivisione: «chi dona non si priva di ciò che dà» canta il poeta Borges e così l’aggettivo possessivo può anche applicarsi ma solo se passa dalla prima persona singolare alla prima persona plurale, dall’io al noi. Chi riceve un dono è spinto dal dono stesso a condividerlo, a “rimetterlo in circolo”, a donare anche lui. A donare innanzitutto al donatore e poi agli altri che conosce e ama. E così accade che chi è stato figlio cercherà, in diversi modi (i modi sono tanti e tanto diversi), di generare altri figli. Un figlio farà altri figli, renderà nonni i suoi genitori, così il dono della vita circola nelle generazioni. Il dono è qualcosa di totalmente libero. Se subentra la dimensione del possesso, se dall’io non si passa al noi, allora la circolazione si interrompe, la catena generazionale si spezza. La vita viene “presa”, catturata e non più donata.

Terzo elemento, anche questo fondamentale: la felicità. Uno dei motori dell’esistenza umana e del mondo. Ebbene sembra che la felicità umana sia collegata strettamente con il secondo elemento, con il dono. Fare e ricevere doni pare che sia per l’uomo fonte sicura di felicità. Se non può donare l’uomo si sente infelice. E donare vuol dire donarsi, cioè “spossessarsi”, smettere di prendere ma lasciare, smettere di appartenere a sé stessi, ma appartenere agli altri. Chi vive l’esperienza dell’amore lo sa: i due amanti si appartengono reciprocamente, hanno donato la propria vita l’uno all’altro e in quell’appartenere all’altro non pesa la mancanza di libertà perché in realtà nell’amore non c’è minore libertà.

Al contrario è proprio nell’appartenere non al proprio “io” ma all’altro che risiede il massimo della libertà e felicità. Il Vangelo in questo è molto chiaro: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,12). Ma qui stiamo parlando di fede cristiana, quella fede che è basata sul fatto che Dio è amore.

Che forse è quello che manca all’affermazione racchiusa nella risposta ai giovani da cui siamo partiti. C’è un ragazzo che risponde così: «la mia vita appartiene a me». Verrebbe la curiosità di chiedere cosa ne pensa la sua fidanzata, quella a cui lui spesso ripete: «tu sei tutta la mia vita, tu sei la vita mia!».

 

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martedì 24 ottobre 2023

A CHI TI AFFIDI?

A chi ti affidi?

Lei non sentiva l'amore a casa, lui conduceva una vita infelice. Fu allora che ho iniziato a temere davvero per il mio matrimonio. Ho pensato di iniziare a pregare e ho chiesto a Dio la fede. Mi dicevo “Se ci sei Dio aiutami” e gli ho dato fiducia. In me nasceva la fiducia in Dio e con la fede arrivò la grazia dell’amore disinteressato

Ho iniziato a non preoccuparmi più di me stesso, delle mie paure, ho iniziato a vivere mettendo al centro mia moglie e le persone che frequentavo. Anche se sono piuttosto riservato e riservato per natura e ho spesso avuto problemi con le relazioni interpersonali, la mia conversione ha portato al desiderio di interagire con le persone. Ho iniziato a costruire relazioni e a creare amicizie.

Alla fine ho trovato la “liberazione”. Ho notato che le persone possono essere disarmate dall'amore e dall'altruismo. Anche coloro che avevano qualcosa contro di me o che mi facevano del male hanno reagito diversamente quando hanno visto che non li stavo combattendo, ma tendendo loro la mano tesa...

In me cresceva l’amore per Dio e compresi che non potevo far nulla senza l’aiuto di Dio. Ma purtroppo quando ti senti forte, sei più debole. Ho iniziato a godermi la vita negli svaghi, ho iniziato a perdere qualche Messa. La sera mi sentivo troppo stanco per pregare e la fiammella della fede iniziava a spegnersi. Sono arrivato al punto di non trovare tempo per andare a Messa convinto di vivere una vita piena.

Iniziai a far uso di sostanze, cercavo emozioni, sballo, tutto mi attirava e mi reprimeva, proprio come gli stati d'animo depressivi. Un incidente in auto mi fece ritornare in senno, ho rischiato di morire. Tornai in me, non potevo crederci: "Signore, cosa è successo?" C'era così tanto di buono, e all'improvviso era pari a zero, un declino totale.

Col senno di poi, posso valutare che, vedendo il mio orgoglio e riponendo speranza in me stesso, forse il Signore ha permesso che accadesse una cosa del genere. Dopo qualche tempo ho potuto riprendere il cammino dell'intimità con Lui.

Al Signore chiedevo: “Cosa vuoi che faccia? E mi ripetevo che volevo fare qualcosa di buono nella mia vita, offrire qualcosa a Dio. Ho sentito da un mio amico che qualcun altro che si trovava nella mia stessa situazione ha trovato aiuto nell'affidarsi a Gesù attraverso Maria. 

Mi sono affidato a Gesù attraverso Maria per proteggere la mia vita spirituale. Con Maria sento un rapporto speciale, il rapporto con una Madre. Ogni giorno recito il rosario meditando i misteri di Gesù. E questo lo condivido con mia moglie. Il rosario ha per noi un potere curativo, mi sembrava come se uscissi da una fossa, da una valle oscura, verso l'alto.

Eucarestia e preghiera sono diventati il collante nella nostra famiglia, in più ogni giorno leggo e medito il Vangelo del giorno. È tornata la gioia! Maria ci sta insegnando a trattare sempre Dio come un buon Padre e ad avere fiducia in Lui.

Quando ancora ero in crisi e non sapevo se seguire la via dell'affidamento, mi è venuto in mente che S. Giovanni Paolo II ha vissuto questo, dicendo a Maria: "Totus Tuus" ("Tutto tuo"). Il Papa polacco mi ha sempre parlato e mi è stato vicino. Quindi se vuoi seguire l’esempio di un uomo che aveva tanti carismi, vai avanti affidati al Gesù per mezzo di Maria. È la strada che conduce al cielo!

 

domenica 22 ottobre 2023

Is 45,1.4-6 - 1Ts 1,1-5 - Mt 22,15-21 - XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Domenica 22 Ottobre 2023 

Dal libro del profeta Isaìa - Is 45,1.4-6

Dice il Signore del suo eletto, di Ciro:
«Io l’ho preso per la destra,
per abbattere davanti a lui le nazioni,
per sciogliere le cinture ai fianchi dei re,
per aprire davanti a lui i battenti delle porte
e nessun portone rimarrà chiuso.
Per amore di Giacobbe, mio servo,
e d’Israele, mio eletto,
io ti ho chiamato per nome,
ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca.
Io sono il Signore e non c’è alcun altro,
fuori di me non c’è dio;
ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci,
perché sappiano dall’oriente e dall’occidente
che non c’è nulla fuori di me.
Io sono il Signore, non ce n’è altri».
    1. L'imperatore Ciro è persiano, gli ebrei sono sottomessi ai Babilonesi. Il profeta Isaia riesce a intuire che C'È UN PIANO NELLA STORIA DEI POPOLI, e prevede che quel generale persiano SARÀ UNO STRUMENTO NELLE MANI DI DIO per liberare Israele. 
    2. Il Signore HA ELETTO Ciro, per amore di Giacobbe, suo servo, e d’Israele, suo eletto. LO HA SCELTO, LO HA CHIAMATO per liberare Israele suo popolo perché possa ritornare in patria. In questa opera di liberazione non chiama un altro Mosè. CHIAMA UN PAGANO, UNO CHE NON CONOSCE IL SIGNORE E LO FA STRUMENTO DEL SUO VOLERE.
    3. Il Signore, Dio unico, il solo Dio vivo e vero renderà Ciro pronto all’azione, anche se lui non lo conosce. È IL SIGNORE CHE MUOVE LA STORIA COME A LUI CONVIENE. E perché il Signore si serve di Ciro? “Perché sappiano dall’oriente e dall’occidente che non c’è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n’è altri”. L’OPERA DEL SIGNORE È SEMPRE NUOVA E MISTERIOSA. Lui è sapienza eterna. Sa come agire in ogni istante. Sa quale via percorrere. 

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    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 1Ts 1,1-5

    Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
    Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro.
    Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione.
    1. Paolo dice tutto il suo affetto e la riconoscenza a Dio per l'opera dell'evangelizzazione. SIETE STATI SCELTI DA LUI dice l'apostolo, io vi ho annunciato il Vangelo MA VOI LO AVETE ACCOLTO perché la potenza dello Spirito ha agito nei vostri cuori, e VOI SIETE STATI DISPONIBILI VI SIETE LASCIATI CONVINCERE.

    2. Il Vangelo ha messo radice in voi: LA FEDE È CRESCIUTA E VIENE DONATA, la PAROLA DEL VANGELO DIVENTA CARITÀ, strumento per amare Dio e i fratelli e LA SPERANZA è diventata la FECONDA ATTESA DEL SIGNORE CHE VIENE. 

    3. IL VANGELO È STATO PREDICATO FRA VOI per mezzo della Parola, con potenza e con Spirito Santo e CON PROFONDA CONVINZIONE, per il vostro bene. Ai predicatori viene richiesta UNA FEDE MATURA IN MODO CHE LA LORO PREDICAZIONE SIA SECONDO LA VERITÀ, LA CARITÀ E LA SPERANZA. E tutti si possano nutrire della “BUONA NOVELLA”

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    + Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 22,15-21

    In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
    Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
    Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
    Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

     

    1. «I farisei tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù». GESU' DA FASTIDIO, spesso anche noi facciamo come i farisei: giudichiamo Gesù perché NON FA quello che noi vorremmo e non abbiamo la pazienza di ASCOLTARE ciò che lui vorrebbe da noi.

    2. I suoi ascoltatori dovevano capire che il Messia (che attendevano) non era Cesare, e che Cesare non è Dio. Il regno che Gesù veniva ad instaurare non segue le leggi di questo mondo (= le leggi di Cesare, del Dio denaro).... CAPITO? CHI SEGUO IO GESÙ' O CESARE?

    3. Allora: «Date a Cesare quello che già appartiene a Cesare» è l’invito a RIPRENDERE la nostra immagine di Dio (= restituire a Dio) che Lui stesso ha impresso nei nostri cuori perché fossimo nel mondo la testimonianza della sua presenza, rendendolo credibile attraverso la credibilità delle nostre scelte e delle nostre azioni. DIMOSTRIAMO NEI FATTI DI ESSERE IMMAGINE DI DIO..
    BUONA DOMENICA...

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    LA COSCIENZA
    È stato detto che «un uomo onesto è l’opera più nobile di Dio». È quello che vuole insegnare Gesù, con la frase diventata storica: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio». Allora sì che un cristiano diventa lievito e sale che dà vita. Questa è la retta coscienza che dobbiamo formare in noi. E ricordiamo sempre che «la coscienza ha dei diritti perché ha dei doveri». Sii onesto!

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    OMELIA

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    Lc 24,44-49a - RITO AMBROSIANO - I DOPO LA DEDICAZIONE - ‘IL MANDATO MISSIONARIO’

    RITO AMBROSIANO

    I DOPO LA DEDICAZIONE - ‘IL MANDATO MISSIONARIO’
    Domenica 22 Ottobre 2023
    Lettura del Vangelo secondo Luca- 
    Lc 24,44-49a
    1. "ALLORA APRÌ LORO LA MENTE PER COMPRENDERE LE SCRITTURE" La Parola di Dio non dà una comprensione automatica: occorre un'apertura. È GESÙ, CON IL SUO SPIRITO, che apre la mente a questa intelligenza delle Scritture. INVOCHIAMOLO SEMPRE!
    2. IL CONTENUTO DELLA TESTIMONIANZA È LA MISERICORDIA E IL PERDONO. Gesù non è entrato nella storia e nell'umanità per condannare, ma PER SALVARE, CIOÈ PER DARE VITA E VITALITÀ. È questo che VA ANNUNCIATO E PROCLAMATO… CORAGGIO…
    3. GESÙ COINVOLGE DIRETTAMENTE OGNI UOMO CHE IN LUI CREDE affinché testimoni l’amore di Dio e il suo perdono, offerti a tutto il mondo, a tutti i tempi, a tutti gli uomini... COINVOLGE TE…
    BUONA DOMENICA...
     
    ✠ Lettura del Vangelo secondo Luca- Lc 24,44-49a

    In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso».


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    sabato 21 ottobre 2023

    21.10.2023 - Rm 4,13.16-18 - Lc 12,8-12 - Lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire.

    Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 4,13.16-18

    Fratelli, non in virtù della Legge fu data ad Abramo, o alla sua discendenza, la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede.
    Eredi dunque si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: «Ti ho costituito padre di molti popoli» – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono.
    Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza».
    1. ABRAMO È EREDE IN VIRTÙ DELLA GIUSTIZIA CHE VIENE DALLA FEDE. Non è un merito di Abramo l’essersi fidato. DIO LO HA GIUSTIFICATO, LO HA MESSO IN BUONA RELAZIONE con sé e ABRAMO SI È FIDATO, ha accolto la promessa e proprio perché l’ha accolta ha ricevuto la promessa. 

    2. Se la promessa è dono gratuito di Dio e la fede è l’accoglienza di questo dono, la promessa diventa sicura per tutti, perché CHI SI È IMPEGNATO È DIO E LUI MANTIENE IL SUO IMPEGNO. Dunque Abramo è padre, non solo di quelli secondo la carne, ma di tutti quelli che, come lui, si sono fidati di Dio.  

    3. Abramo è padre di tutti i popoli. La sua paternità è spirituale in quanto trasmette la fede, trasmette una vita, una educazione, SA TRASMETTERE QUELLA BUONA RELAZIONE CON DIO. Da Abramo deriva quella fede nel Dio che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che ancora non esistono.

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    + Dal vangelo secondo Luca - Lc 12,8-12
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
    Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.
    Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire». 

     

    Gesù ci conosce e noi e noi Lo riconosciamo, cioè lo accogliamo e lo manifestiamo come Dio e Salvatore. Questo rende liete e forti le nostre giornate e tutta la vita, anche davanti a difficoltà e persecuzioni. 
    Dio ci ha donato un un potere enorme che posso esercitare in ogni istante: il potere dell’amore. Ci ha donato il suo stesso Spirito. Chi bestemmia lo Spirito bestemmia l’Amore che ama.
    Lo Spirito di Dio passa attraverso di me, umanizza me. Nel lasciarmi attraversare, divento capace di amare, capace di trascendere le mie ferite, i miei traumi, le vicende dolorose che ho vissuto e mi insegna in qualsiasi momento ciò che è conforme all'amore, ciò che devo dire e fare. Invece ogni volta che mi chiudo al bene che posso fare all’altro, impedisco allo Spirito di scegliere proprio me per vivificare l’universo e perdo l’occasione di essere sanato. E Gesù esclama: che peccato!

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    Spesso ci preoccupiamo per cosa dobbiamo dire e come discolparci, ma è fatica inutile. Gesù ci dice di affidarci allo Spirito. Prima va però svuotato il nostro ego ... io non ce la posso fare, io. Giusto?

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    giovedì 19 ottobre 2023

    MIO FIGLIO, CHE FARE?

    Mio figlio, che fare? …

    “Si ammala sempre. Mi fa impazzire! Devo sempre occuparmi di Lui? Questo bambino mi fa sempre arrabbiare", sono solo alcune delle cose che i genitori si dicono tra di loro, magari senza sapere che i figli li stanno ascoltando e se ne potrebbero risentirne.
    I bambini vedono e sentono, sono furbi! Però a differenza degli adulti, i bambini non hanno ancora gli strumenti per ignorare i commenti sprezzanti, per prendere le distanze. Se poi i genitori dicono cose sprezzanti in loro presenza, queste si imprimono immediatamente nella loro mente e influenza notevolmente il loro modo di percepirsi.
    Se poi i bambini sentono costantemente rimproveri dai loro genitori, cominciano a vedere sé stessi come un peso. I commenti negativi dei genitori possono danneggiare la fiducia in sé stessi. Molto probabilmente lasceranno una ferita psicologica legata ad un bisogno insoddisfatto di sentirsi amati e rispettati.
    Pertanto, anche quando i vostri figli vi fanno arrabbiare, è bene non esagerare con reazioni istintive. È meglio allontanarsi un momento, magari dicendo «adesso vado di là perché mi sto arrabbiando». Per il bambino anche questo è un insegnamento: imparerà che arrabbiarsi è normale, che è possibile accorgersene subito e perfino parlarne. 
    • È bene evitare anche minacce e punizioni: quando si è arrabbiati si rischia di esagerare e di perdere di vista l’oggetto iniziale del conflitto per concentrarsi sulla minaccia di punizione. 
    • È bene trovare sempre del tempo per parlare, magari dopo essersi fermati a pregare. Parlare fa sempre bene, parlare di ciò che vi ha fatto arrabbiare e non di “com’è” in generale vostro figlio: i giudizi negativi portano a difendersi o a chiudersi, e non facilitano i cambiamenti. 
    • È bene chiedersi se davvero sei arrabbiato perché tuo figlio ha lasciato le scarpe da ginnastica in mezzo al corridoio, o se tu sei stanco e stressato per altri motivi. Può essere molto costruttivo riuscire a interrompere una scenata dicendo: «Scusa, oggi non ce la faccio più, è una giornata difficile. Aiutami, dai, mettiamo a posto le scarpe e facciamo merenda». Dimostreremo a nostro figlio che è possibile gestire le proprie emozioni e gli insegneremo che anche quelle più tumultuose lasciano sempre un po’ di spazio per fare marcia indietro.
    • È bene anche saper chiedere scusa, dimostrandoti umile nei suoi confronti, soprattutto se hai valutato di aver esagerato. Il perdono è vita, il perdono è ricucire il rapporto di fiducia, il perdono ci rende umani. Non lasciar finire la giornata senza chiedere scusa, senza fare la pace col tuo bambino … 
    Se la casa è solida il bambino non cercherà un altro adulto a cui confidare la sua frustrazione. Ricordagli sempre che è e sarà sempre amato, qualunque cosa accada. 

     

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    martedì 17 ottobre 2023

    COSA SUCCEDE SE NON PUOI MANIFESTARE IL TUO DOLORE, LA TUA SOFFERENZA?

    Cosa succede se non puoi manifestare il tuo dolore, la tua sofferenza?

    Sono le tue emozioni o la mancanza di esse a dirigere i tuoi comportamenti. Le emozioni sono il nostro carburante. Senza emozioni non si va molto lontano.

    Tutti noi proviamo delle emozioni: quello che succede produce delle vibrazioni dentro di noi. Non tutti poi sentono le proprie emozioni. Infatti l’emozione (in latino e-movere, movimento da dentro) non è il sentimento (sentire). Il sentimento è la percezione, la consapevolezza dell’emozione. Alcune persone dicono: “Io non provo nulla!”. È vero e non è vero: tu non provi, non senti nulla, non che non ci sia nulla dentro di te. È proprio questo il problema: tutti hanno emozioni.

    Ma cosa succede se non puoi esprimerla? Cosa succede se non si può manifestare il proprio dolore, la propria sofferenza? Succede che te lo tieni dentro. Lo prendi e lo metti da qualche parte per non sentirlo. Così ti corazzi, diventi insensibile, impermeabile. E ti sembra di star bene, di aver superato certe cose, che certi dolori sono passati, lontani: non ti riguardano.

    Così ci abituiamo a non avere più emozioni; così ci abituiamo a certi modi di vivere che ci fanno morire; così ci facciamo andare bene e sopportiamo ciò che non può essere sopportato. Ma uno insensibile ai propri sentimenti, come può sentire i sentimenti degli altri?

    Le persone vogliono la felicità. Ma la felicità è la sensazione della vita che scorre dentro di noi. È la libertà di poter vivere tutto ciò che si incontra: la gioia, l’amore, l’estasi, la tenerezza e l’affetto ma anche il pianto è vita, anche il dolore è vita, anche la rabbia è vita, anche la tristezza è vita. Le persone vogliono vivere con passione, con intensità. Ma dimenticano che passione vuol dire sentire (pathos, sentire, patire, percepire, provare). Passione è lasciare che ogni sentimento viva in te. “C’è spazio per tutto nel mio cuore” (Etty Hillesum).

    Vivere la rabbia non vuol dire spaccare la faccia a qualcuno o far qualcosa: vuol dir accettare che ci sia. Perché la rabbia può ferire o farci venire la colite, l’ulcera o la gastrite, ma è anche un motore di energia. Vivere la tristezza non vuol dire “piangere il morto” o “fare le vittime” o “fustigarsi sempre”. Vuol dire accettare che nella vita ci sono delle separazioni, delle delusioni, degli abbandoni, e questo ci rattrista.

    Essere vivi vuol dire lasciar vivere tutto ciò che c’è dentro perché tutto fa parte di noi. Quando mi sento, mi rispetto e mi conosco. Quando ti sento, ti rispetto e ti conosco. L’amore esiste di continuo. Sono gli uomini che possono diventare insensibili.

     

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    domenica 15 ottobre 2023

    Is 25,6-10a - Fil 4,12-14.19-20 - Mt 22,1-14- XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

    XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

    Domenica 15 Ottobre 2023

     

    Dal libro del profeta Isaìa - Is 25,6-10a

    In quel giorno,
    preparerà il Signore degli eserciti
    per tutti i popoli, su questo monte,
    un banchetto di grasse vivande,
    un banchetto di vini eccellenti,
    di cibi succulenti, di vini raffinati.
    Egli strapperà su questo monte
    il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
    e la coltre distesa su tutte le nazioni.
    Eliminerà la morte per sempre.
    Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
    l’ignominia del suo popolo
    farà scomparire da tutta la terra,
    poiché il Signore ha parlato.
    E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
    in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
    Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
    rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,
    poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».
      1. Testo apocalittico tratto dal libro del profeta Isaia in cui si parla di un BANCHETTO che il Signore preparerà su questo monte, sul monte Sion a Gerusalemme PER TUTTI I POPOLI quando avrà definitivamente vinto la morte e inaugurato il suo regno di pace e di giustizia. DIO METTE MANO A QUESTO MONDO DRAMMATICO E DISPERANTE…
      2. Dio viene e si incarica di imbandire, lui stesso, un banchetto per tutti i popoli, segnati dalla tristezza e dalla rassegnazione. DIO OFFRE DUE DONI: VIENE TOLTO IL VELO CHE RENDE CIECHI E AVREMO L'IMMORTALITÀ…
      3 In Dio abbiamo sperato perché ci salvasse, e VERAMENTE CI HA SALVATO. Quella attesa dell'Antico apocalittico NELLA VICENDA DI GESÙ SI REALIZZA. Il banchetto è pronto con la vita di Gesù, È NELL'EUCARISTIA, nel convito eucaristico in cui la Chiesa si riunisce ogni domenica, si realizza questo banchetto escatologico. RINGRAZIAMO IL SIGNORE…

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      Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési - Fil 4,12-14.19-20

      Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni.
      Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù.
      Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
      1. Paolo parla del proprio atteggiamento di uomo forte, coraggioso, capace di affrontare le difficoltà. LA SUA FORZA È LA FEDE IN GESÙ! TUTTO POSSO IN COLUI CHE MI DÀ LA FORZA. Questa espressione centrale ci ricorda che la forza del cristiano viene da Cristo… Questa è davvero FEDE CHE INVESTE E TRASFIGURA LA VITA!

      2. SE CRISTO MI DA FORZA IO SONO IN GRADO DI FARE TUTTO, posso affrontare tutte le difficoltà: posso vivere nella povertà e nell’abbondanza, nella sazietà e nella fame. Se c’è da mangiare, mangio; se non ce n’è ho la forza di farne a meno… NO E POI NO AL PIAGNUCOLARE VITTIMISTICO…

      3. IN TUTTE LE SITUAZIONI DELLA VITA: POSSIAMO GIOIRE NEL SIGNORE, possiamo rallegrarci perché Dio colmerà ogni bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù. Dunque non ci resta che lodare Dio nostro Padre nei secoli dei secoli. Amen VIVVIAMO NELLA GIOIA COL CORAGGIO DI S. PAOLO…

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      + Dal vangelo secondo Matteo - Mt 22,1-14
      In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
      «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
      Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
      Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
      Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
      Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». 

       

      1. Dio è generoso verso di noi, ci OFFRE la sua amicizia, i suoi doni, la sua gioia, ma spesso noi NON accogliamo le sue parole, mostriamo più interesse per altre cose, mettiamo al primo posto le nostre preoccupazioni materiali, i nostri interessi. L’invito del re incontra addirittura reazioni ostili, aggressive. MA CIÒ NON FRENA LA SUA GENEROSITÀ. FAI LO STESSO…

      2. Il rifiuto dei primi invitati ha come effetto l’estensione dell’invito a tutti, anche ai più poveri, abbandonati e diseredati e la sala si riempie: la bontà del re non ha confini e a TUTTI è data la possibilità di rispondere alla sua chiamata. TUTTI SIAMO CHIAMATI. ANDIAMO...

      3. Ma c’è una CONDIZIONE per restare a questo banchetto di nozze: indossare l’abito nuziale... San Gregorio Magno...spiega che quel commensale ha risposto all’invito di Dio a partecipare al suo banchetto, ha, in un certo modo, la fede che gli ha aperto la porta della sala, ma gli MANCA qualcosa di essenziale: la veste nuziale, che è la CARITA', l’AMORE... "È L'ANIMO CHE DEVI CAMBIARE, NON IL CIELO SOTTO CUI VIVI" (LUCIO ANNEO SENECA)

      BUONA DOMENICA...

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      LO SCHIAFFO

      Quando non si vuole fare qualcosa, tutte le scuse sono buone: impegni di famiglia, appuntamenti di lavoro già presi, affari improcrastinabili… Uno schiaffo in faccia a Dio; un’offesa ai suoi doni! E amara è la conclusione di Gesù: «Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti». Dobbiamo convertirci, migliorare, cambiare l’abito delle nostre abitudini, rivestirci di Cristo. «Non basta essere chiamati cristiani, ma bisogna esserlo davvero».

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      OMELIA – XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)


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