martedì 31 ottobre 2023

31.10.2023 - Rm 8,18-25 - Lc 13,18-21 - Il granello crebbe e divenne un albero.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 8,18-25

Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi.
L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati.
Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
1. GIÀ e NON ANCORA della salvezza: già salvi ma non ancora pienamente. SIAMO FIGLI DI DIO PER DONO, MA DOBBIAMO DIVENTARLO PER SCELTA; siamo figli di Dio per fede, ma un giorno lo vedremo faccia a faccia; siamo figli di Dio fragili e crocifissi, ma un giorno saremo gloriosi; amiamo il Padre in modo confuso e tentennante, ma un giorno saremo trasformati dal suo amore. NOI VIVIAMO NELL’ATTESA DI UN COMPIMENTO.

2. C’È SPROPORZIONE TRA L’OGGI DELL’UOMO E IL FUTURO DI DIO. L’uomo rischia di restare prigioniero dei suoi limiti, non cogliendo il progetto di Dio sulla storia. Bisogna ALLARGARE LO SGUARDO AL FUTURO PROMESSO, PER AVERE LA FORZA DI ESSERE FEDELI NEL PRESENTE, per resistere nelle prove, per superare le tentazioni disseminate lungo il cammino di ogni credente e di ogni Chiesa.

3. Il contrasto tra i LIMITI della realtà umana e la GRANDEZZA della promessa di Dio DÀ UN SENSO NUOVO ALLE COSE, le illumina con la luce della fede. Allora il male e la violenza presenti nella storia dell’umanità si trasformano nelle doglie del parto di un mondo nuovo; LE DEBOLEZZE UMANE DIVENTANO OCCASIONE PER FARE SPAZIO ALLA FORZA DELLO SPIRITO; i dubbi diventano invito a fidarsi di Dio e ad affidarsi nelle sue mani.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 13,18-21
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». 

 

Il vangelo di oggi ci presenta un Dio piccolo, piccolissimo. Un seme, un pizzico di lievito, nulla più. Piccolo di dimensioni, ma con dentro una bomba di energia: la grandezza di Dio non sta nel suo ingombro, ma nelle sue potenzialità. Che, tradotto, significa che la grandezza dell’amore (quello vero, quello che vince la morte) non risiede nell’appariscenza o nella visibilità pubblica, ma nel silenzioso e tenace crescere della speranza. Così si propaga il Regno di Dio.
Credere in questo non è facile ma ci aiuta a non scoraggiarci di fronte alle avversità, ma a confidare nell'aiuto di Dio.
Ricordati che nei momenti di buio e di difficoltà non devi abbatterti, ma rimanere ancorato alla fedeltà di Dio, alla Sua presenza che sempre salva. Ricordati questo: Dio sempre salva.

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Da piccolo a grande. Questa è la logica del Regno di Dio, secondo la dinamica del seme e del lievito; realtà nascoste, quasi impercettibili, ma che “formano” tutto il resto. Qual è la nostra logica?

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AMIAMO LA VITA! MA COME LA VIVIAMO?

Amiamo la vita! Ma come la viviamo? 

Una autrice russa scriveva: «Amo la vita. Tutto il mio tormento consiste nella paura di non poterne godere abbastanza a lungo e appieno. Le giornate mi sembrano troppo brevi. Il sole tramonta troppo presto. Le estati finiscono così in fretta. La morte arriva così presto...» (Irène Némirovsky).

Amo la vita! Tutti noi l’amiamo! Ma, poi, come la viviamo? Per questo vale l’invito di Gesù a vivere la vita ad occhi aperti, con attenzione. In tensione verso qualcosa che arriverà nel momento in cui meno ce l’aspettiamo.

Amo la vita: ma devo essere sempre vigilante, sempre in piedi, sempre pronto. Scriveva san Basilio: «Che cosa è specifico del cristiano? Vigilare ogni giorno e ogni ora, ed essere pronti nel compiere pienamente la volontà di Dio, sapendo che nell’ora che non pensiamo il Signore viene».

La vita non va vissuta così, come viene. Ma deve essere una continua ricerca, una corsa, in volo. In noi ci sono straordinarie possibilità. Se continuiamo ad accontentarci delle piccole cose, non saremo mai capaci di compiere quelle grandi.

Finché ne abbiamo il tempo e le possibilità, viviamo di vita! Ripetiamo anche noi la bella preghiera del Salmo: «O Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne come terra deserta, arida, senza acqua... La tua grazia vale più della vita». Buona vita!

lunedì 30 ottobre 2023

30.10.2023 - Rm 8,12-17 - Lc 13,10-17 - Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata...

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 8,12-17

Fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.
Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
1. L'apostolo ci ricorda che ABBIAMO RICEVUTO LO SPIRITO DI DIO donato da suo Figlio che CI HA RESI FIGLI ADOTTIVI, ma Figli nel Figlio. Dunque non siamo più servi ma Figli. Sei consapevole?

2. Grazie allo Spirito possiamo rivolgerci a Dio chiamandolo “Abba” termine aramaico semplicissimo per indicare il papà. POSSIAMO DARE DEL TU A DIO E CHIAMARLO PAPÀ. Un Padre speciale!

3. Siamo Figli grazie allo Spirito, dunque CI SIAMO ANCHE NOI NELLA MERAVIGLIA DELLA TRINITÀ. Siamo chiamati ad essere un cuor solo e un'anima sola come le Tre divine persone… QUESTO È IL FINE DI OGNI UOMO…

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 13,10-17

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Ipocriti! Ma cos'è l’ipocrisia? Si può dire che è paura per la verità. L’ipocrita ha paura per la verità. Si preferisce fingere piuttosto che essere sé stessi. È come truccarsi l’anima, come truccarsi negli atteggiamenti, come truccarsi nel modo di procedere: non è la verità.
Gesù è un uomo vero che non si nasconde dietro a degli alibi per non fare il bene.  Il bene si può farlo sette giorni su sette, soprattutto se riconosciamo che il vero bene consiste nell’obbedienza a Dio dentro le circostanze che accadono anche in quelle impreviste.
Il comandamento dell'amore, il fare il bene passa avanti a qualsiasi precetto.  Non consideriamoci a posto o, peggio, migliori degli altri per il solo fatto di osservare delle regole. L’osservanza letterale dei precetti è qualcosa di sterile se non cambia il cuore e non si traduce in atteggiamenti concreti.

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Ennesima polemica sul formalismo dell’applicazione della legge. Il nodo però è a monte: quando non vogliamo vedere non vediamo. Non è forse vero che se siamo mal disposti ogni scusa è buona?

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domenica 29 ottobre 2023

Es 22,20-26 - 1Ts 1,5-10 - Mt 22,34-40 - XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

XXX  DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
Domenica 29 Ottobre 2023
Dal libro dell’Èsodo 22,20-26
Così dice il Signore:  «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.
Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse. Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso».

1. La lettura dell’Esodo offre un chiaro esempio di alcuni precetti sociali profondamente MOTIVATI DALLA OPZIONE FONDAMENTALE DELL’AMORE DI DIO E DEL PROSSIMO. Sono i comportamenti verso le persone emarginate di allora; il forestiero, la vedova e l’orfano. 

2. Si proibiscono le molestie e le oppressioni verso il FORESTIERO. Si proibiscono i maltrattamenti verso la VEDOVA E L’ORFANO. Si proibisce l’usura, in modo assoluto, verso il POVERO. Si legifera sul pegno preso a garanzia della restituzione di un prestito. il pegno non deve mai compromettere la vita o la salute del debitore. IL POPOLO È CHIAMATO AD AVERE LA STESSA MENTALITÀ DI DIO E I SUOI STESSI SENTIMENTI.

3. Al motivo umanitario il Codice dell’alleanza aggiunge ancora quello teologico di DIO CHE ASCOLTA IL LAMENTO DELL’OPPRESSO, perché è misericordioso, come ha già fatto con Israele in Egitto. QUANTA BELLA UMANITÀ da accogliere e da vivere!

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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 1Ts 1,5-10
Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedònia e dell’Acàia.
Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acàia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne.  Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.
1. A causa della persecuzione, Paolo era dovuto fuggire da Tessalonica, poche settimane dopo la fondazione di quella chiesa, ed era rimasto in ansia per i riflessi negativi che il fatto poteva avere. Ma TIMOTEO, INVIATO A SUPPLIRLO, GLI HA PORTATO OTTIME NOTIZIE. Il seme porta frutto!
2. Paolo ELOGIA LA COMUNITÀ PERCHÉ HANNO ADERITO A CRISTO E VIVONO IN MODO COERENTE. Sono diventati "famosi", le altre città sono ammirate. Si sono convertiti dagli idoli al Dio vivo e vero lasciando perdere una loro “idea” di divinità. La loro conversione li ha posti nell’attesa fattiva del Cristo risorto, che libera il mondo dall’ira divina.
3.La conversione ha implicato una OPZIONE FONDAMENTALE (lasciare gli idoli), in risposta all’iniziativa di Dio che li ha eletti: questa opzione VA CONTINUAMENTE RINNOVATA E COLTIVATA NELLA PREGHIERA.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 22,34-40

In quel tempo. I farisei, avendo udito che il Signore Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

  

1. L'AMORE DA SENSO E SIGNIFICATO ALLA NOSTRA VITA. Una creatura umana si REALIZZA nella misura del suo amore al Creatore e ai fratelli (vedi Santi). Diversamente, se si lascia vincere dall'egoismo, si incammina a rapidi passi verso la sua infelicità. VINCE IN ME DIO O L'IO?
2. L'AMORE È LA MISURA DEL CRISTIANO. Saremo riconosciuti come discepoli di Gesù se avremo carità gli uni per gli altri. E la carità deve essere esercitata con la MENTE, con le PAROLE e con le OPERE. Saremo veramente cristiani nella misura di questo amore. IL CRISTIANO AMA E BASTA CON LA MENTE, LE PAROLE E LE OPERE... SENZA SE, MA, FORSE, PERCHE'?
3. L'AMORE CI SPINGE A DONARCI. L'amore richiede sforzo, impegno personale e sacrificio. L'AMORE CI AVVICINA SEMPRE DI PIÙ A DIO. L'amore ci fa uscire da noi stessi, in modo tale che ci prendiamo cura degli interessi del prossimo come se fossero i nostri. SI DICE CHE "CHI AMA NON CALCOLA, MENTRE CHI CALCOLA NON AMA"... E TU?

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RACCONTO

Una sera in cui due amici erano insieme in una taverna, quando il vino rese allegri e veritieri i loro cuori, uno chiese all’altro: «Tu mi ami?». Così per tre volte, ricevendo sempre risposta affermativa. Alla fine gli chiese: «Tu sai ciò che mi fa soffrire?». «No», rispose l’amico. E il primo concluse: «Se non sai ciò che mi fa soffrire, come puoi dire di amarmi?». E Tu come ami?

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OMELIA – XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

 

Mt 13,47-52 - RITO AMBROSIANO - II DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE

RITO AMBROSIANO

II DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE
DOMENICA 29 Ottobre 2023
Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 13,47-52

1. “IL REGNO DEI CIELI È SIMILE…”. Che cos'è il Regno dei cieli? È GESÙ STESSO, CRISTO È IL RE, CRISTO È IL REGNO. Il Regno dei cieli si risolve dunque nel RAPPORTO PERSONALE CON CRISTO. Va cercato, va protetto, va vissuto... OGNI GIORNO…

2. La rete del Regno viene buttata in mare senza programmi: L’AMORE DI DIO NON SCEGLIE A PRIORI, MA SI RIVOLGE A TUTTI. Solo alla fine si potrà vedere la differenza tra i giusti e i malvagi e sarà un giudizio operato da Dio stesso, non dagli uomini. VIVI DELL’AMORE DI DIO… 

3. Sarai tu il DISCEPOLO del regno dei cieli. DALLA PAROLA DI DIO OGNI GIORNO POTRAI ESTRARRE “COSE NUOVE E COSE ANTICHE”. Sono le meraviglie della Parola di Dio che fa nuove e divine le nostre piccole e povere vite!  Siamo INFINITO…

BUONA DOMENICA...

✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 13,47-52

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».


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venerdì 27 ottobre 2023

27.10.2023 - Rm 7,18-25 - Lc 12,54-59 - Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 7,18-25

Fratelli, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.
Dunque io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra.
Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!
1. Paolo trova in sé stesso (non fuori di lui) questa tensione terribile (=combattimento spirituale): VUOLE IL BENE, MA SI TROVA AD AGIRE IL MALE. È razionalmente convinto del bene che desidera, ma non riesce a concretizzarlo perché in lui prevale un’altra forza, quella scritta nelle sue membra, che ostacola la realizzazione del suo desiderio. 

2. A QUESTO LIVELLO SORGE IL DUBBIO CHE È UNA TENTAZIONE: se il bene che desidero non è per me realizzabile, allora tanto vale rinunciare! La tentazione interviene proprio perché noi DESIDERIAMO RISOLVERE LA TENSIONE E LA SOFFERENZA CHE QUESTA INCOERENZA PROVOCA DENTRO DI NOI, e la risoluzione va nella direzione della rassegnazione: SAREBBE BELLO, MA NON È PER ME. Che fare?

3. OCCORRE COMBATTERE E FARE INTERVENIRE TUTTE VIRTÙ DELLA FEDE, DELLA SPERANZA, …perché CIÒ CHE DIO PROMETTE LO REALIZZA. Occorre riconoscere che noi da soli non riusciremmo mai a realizzare quel bene che intuiamo come desiderabile, non con le nostre sole forze, MA CON LA GRAZIA DI DIO SÌ!

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 12,54-59
In quel tempo, Gesù diceva alle folle:
«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».

 

Stiamo lì a guardare cento volte le previsioni del tempo, per programmare una gita o una festa. Ma siamo capaci di 'guardare dentro' il tempo? La gente di cui parla il Vangelo non sa vedere realmente la circostanza di tempo unica e formidabile che ha sotto gli occhi: Gesù presente. Eppure Dio ci ha donato la capacità di riconoscere ciò che è giusto, perché il nostro Dio ha voluto assumere la carne e lo sguardo dell’uomo.
Per capire Gesù e i segni dei tempi, prima di tutto è necessario il silenzio: fare silenzio e osservare. E dopo riflettere dentro di noi. E pregare: chiedere al Signore la luce che ci faccia andare oltre all'apparenza,. Chiedere l'intelligenza per capire ciò che si nasconde nelle pieghe più profonde del nostro essere. Silenzio, riflessione e preghiera. Soltanto così potremo capire i segni dei tempi, cosa Gesù vuol dirci.

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Gesù ci chiede di giudicare noi stessi «ciò che è giusto». Dovremmo essere in grado, visto che il mondo è ricco di segni indicatori. O abbiamo perso la grammatica elementare della vita?

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giovedì 26 ottobre 2023

26.10.2023 - Rm 6,19-23 - Lc 12,49-53 - Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 6,19-23

Fratelli, parlo un linguaggio umano a causa della vostra debolezza. Come infatti avete messo le vostre membra a servizio dell’impurità e dell’iniquità, per l’iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia, per la santificazione.
Quando infatti eravate schiavi del peccato, eravate liberi nei riguardi della giustizia. Ma quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate? Il loro traguardo infatti è la morte.
Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, raccogliete il frutto per la vostra santificazione e come traguardo avete la vita eterna. Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.
1. IL CRISTIANO CHE HA CONDIVISO LA MORTE E LA RISURREZIONE DI CRISTO HA FATTO UNA SCELTA DEFINITIVA di abbandonare la mentalità del mondo, il modo di vivere e di ragionare di tutti, per INIZIARE UNA VITA DIVERSA, A SERVIZIO DEL BENE, SECONDO LA PAROLA E L’ESEMPIO DI CRISTO. 

2. LA PROMESSA CHE ACCOMPAGNA QUESTA SCELTA è quella di condividere non solo la vita di Cristo qui in terra, ma anche la sua nuova vita nel regno dei cieli, nella casa del Padre. 

3. Siamo chiamati a VIVERE E MORIRE CON CRISTO PER RINASCERE CON LUI A NUOVA VITA. Questo è il progetto di vita che scaturisce dal battesimo! Il risultato è una vita che piace a Dio e il traguardo è la vita eterna…

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 12,49-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». 

Gesù non teme di perdere seguaci proponendo un cristianesimo esigente, impegnato, coerente, che porta divisione: <<Non sono venuto a portare pace...». E, allora, noi cerchiamo di renderlo innocuo, meno disturbante. Molte volte cerchiamo di rendere Cristo e il suo Vangelo un tranquillante spirituale. Ma, così, Cristo è un prodotto della nostra fantasia, non quello vero del Vangelo! Il Vangelo è tutt'altro che comodo quando lo si prende sul serio! Fai attenzione...

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Gesù è, come si dice oggi, divisivo. La sua parola «penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito» (Eb 4), la ferita genera vita e accende il fuoco, ma viene il dubbio: si può evitare?

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A CHI APPARTIENE LA TUA VITA?

A chi appartiene la tua vita?

«A chi appartiene la tua vita? La mia vita appartiene a me». Questo è un pensiero comune fra i giovani. 

Ciò che unisce la domanda e la risposta è l’aggettivo possessivo: la mia vita. E qui sorge il primo dubbio: può essere la vita oggetto di un possesso? È come quando si parla dei “propri” figli: mio figlio, mia figlia... ma non ci suona forse un po’ eccessivo, fuori tono, alla fine sbagliato? Se non ci suona così ci pensano i “nostri” figli a ricordarci che non sono poi del tutto “nostri”. I figli sono vite umane, sono storie, sono quindi realtà che vivono di libertà, non assoggettabili dunque a niente e nessuno. Non si posseggono né si comprano le vite, le persone. I nostri figli non sono davvero nostri, li generiamo ma non possiamo pretendere di possederli.

Questi figli a loro volta hanno una vita, che è stata generata, a prescindere dalla loro volontà e consapevolezza; si può dire che “hanno” una vita? Cosa vuol dire qui il verbo “avere”? Vuol dire per caso “possedere”? L’aggettivo possessivo, il cui uso è inevitabile se si vuole comunicare tra noi esseri umani, può essere davvero applicato ad una “cosa” come la vita? Io posseggo molte cose (una casa, un’automobile, un telefonino, un ombrello...) ma ci sono alcune cose non “ho” ma che “sono” me: il mio corpo, la mia vita, la mia storia… qui dico “mio” per distinguerle dalle altre cose degli altri, ma non per indicare il possesso di un oggetto. Il corpo, la vita, la storia sono “soggetti”, non “oggetti”.

Ripartiamo dai nostri figli (che non sono nostri) e riflettiamo sul fatto che anche noi siamo figli, siamo tutti figli. Cioè siamo stati generati, qualcuno ci ha donato la vita. Senza il nostro aiuto o consenso: «Sono nato senza chiederlo, senza volerlo morirò» canta De Gregori.

Qui entra in campo un altro elemento, fondamentale, il dono. Se non è un oggetto da possedere la vita infatti assomiglia più a un dono, qualcosa che riceviamo a prescindere dai nostri meriti, un “di più”. La logica del dono è quella della condivisione: «chi dona non si priva di ciò che dà» canta il poeta Borges e così l’aggettivo possessivo può anche applicarsi ma solo se passa dalla prima persona singolare alla prima persona plurale, dall’io al noi. Chi riceve un dono è spinto dal dono stesso a condividerlo, a “rimetterlo in circolo”, a donare anche lui. A donare innanzitutto al donatore e poi agli altri che conosce e ama. E così accade che chi è stato figlio cercherà, in diversi modi (i modi sono tanti e tanto diversi), di generare altri figli. Un figlio farà altri figli, renderà nonni i suoi genitori, così il dono della vita circola nelle generazioni. Il dono è qualcosa di totalmente libero. Se subentra la dimensione del possesso, se dall’io non si passa al noi, allora la circolazione si interrompe, la catena generazionale si spezza. La vita viene “presa”, catturata e non più donata.

Terzo elemento, anche questo fondamentale: la felicità. Uno dei motori dell’esistenza umana e del mondo. Ebbene sembra che la felicità umana sia collegata strettamente con il secondo elemento, con il dono. Fare e ricevere doni pare che sia per l’uomo fonte sicura di felicità. Se non può donare l’uomo si sente infelice. E donare vuol dire donarsi, cioè “spossessarsi”, smettere di prendere ma lasciare, smettere di appartenere a sé stessi, ma appartenere agli altri. Chi vive l’esperienza dell’amore lo sa: i due amanti si appartengono reciprocamente, hanno donato la propria vita l’uno all’altro e in quell’appartenere all’altro non pesa la mancanza di libertà perché in realtà nell’amore non c’è minore libertà.

Al contrario è proprio nell’appartenere non al proprio “io” ma all’altro che risiede il massimo della libertà e felicità. Il Vangelo in questo è molto chiaro: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,12). Ma qui stiamo parlando di fede cristiana, quella fede che è basata sul fatto che Dio è amore.

Che forse è quello che manca all’affermazione racchiusa nella risposta ai giovani da cui siamo partiti. C’è un ragazzo che risponde così: «la mia vita appartiene a me». Verrebbe la curiosità di chiedere cosa ne pensa la sua fidanzata, quella a cui lui spesso ripete: «tu sei tutta la mia vita, tu sei la vita mia!».


mercoledì 25 ottobre 2023

25.10.2023 - Rm 6,12-18 - Lc 12,39-48 - A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 6,12-18

Fratelli, il peccato non regni più nel vostro corpo mortale, così da sottomettervi ai suoi desideri. Non offrite al peccato le vostre membra come strumenti di ingiustizia, ma offrite voi stessi a Dio come viventi, ritornati dai morti, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia. Il peccato infatti non dominerà su di voi, perché non siete sotto la Legge, ma sotto la grazia.
Che dunque? Ci metteremo a peccare perché non siamo sotto la Legge, ma sotto la grazia? È assurdo! Non sapete che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale obbedite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell’obbedienza che conduce alla giustizia?
Rendiamo grazie a Dio, perché eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quella forma di insegnamento alla quale siete stati affidati. Così, liberati dal peccato, siete stati resi schiavi della giustizia.
1. Col battesimo siamo stati liberati per sempre dalla schiavitù del male PER VIVERE NELLA GIUSTIZIA e operare il bene. ACCOGLIERE LA GRAZIA DI DIO E ADERIRVI CON LA FEDE COMPORTA UN RADICALE RIFIUTO DEL MALE. Più si fa posto a Dio e alla sua grazia, più ci si allontana dal male. Siamo passati DA SCHIAVI DEL PECCATO A SERVI DELLA GIUSTIZIA.

2. Il peccato non dominerà su di voi, perché NON SIETE SOTTO LA LEGGE, MA SOTTO LA GRAZIA. La legge ha dato delle indicazioni e dei nomi che evidenziano i nostri peccati, peccati che ci portano alla morte. Ma Cristo ci ha riscattati, ci ha liberati da un padrone che tiranneggia per diventare SERVITORI DI UN PADRONE CHE DONA LA VITA ETERNA. Dunque non siamo chiamati a vivere una vita di libertinaggio, fare tutto quello che si vuole solo perché non siamo sotto la legge.

3. Siamo chiamati a diventare “servi di Dio” come Gesù, la cui vita SI REALIZZA NELL’OBBEDIENZA A DIO E NELLA PRATICA DELLA GIUSTIZIA, intesa come dono d’amore ai fratelli.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 12,39-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».  

Questo vangelo ci insegna la vigilanza, che non è un atteggiamento di timore o attesa di eventi apocalittici ma desiderio ardente di vedere la gloria del Signore, preparandola e vivendola nella nostra quotidianità. Sei amministratore dei beni di Dio e non padrone, non ritenerti un privilegiato, ma vivi con responsabilità senza giudicare e senza approfittartene. Perderesti tutto!
Vigilare significa capire cosa passa nel mio cuore, significa fermarmi un po’ ed esaminare la mia vita. Sono cristiano? Educo più o meno bene i miei figli? La mia vita è cristiana o è mondana? E come posso capire questo? La stessa ricetta di Paolo: guardare Cristo crocifisso. Facciamo attenzione a non cedere alla pigrizia interiore, alla superbia, all'egoismo, perché, anche nelle situazioni in cui non ce l’aspettiamo, il Signore viene. Stai sveglio!

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Ieri si parlava del padrone che torna nella notte, oggi del ladro (anche lui notturno). Dio arriva di notte. Di quale notte stiamo parlando? Forse del nostro torpore in cui restiamo a crogiolarci?

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martedì 24 ottobre 2023

24.10.2023 - Rm 5,12.15.17-19.20-21 - Lc 12,35-38 - Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 5,12.15.17-19.20-21

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
Ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia. Di modo che, come regnò il peccato nella morte, così regni anche la grazia mediante la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.
1. Sia il peccato che la grazia, anche se commessi o meritati da uno solo, hanno influenza su tutti: si tratta di un VERO CONTAGIO, MA NON DELLO STESSO VALORE.

2. Il peccato, come sappiamo contagia tutti: così è avvenuto per il peccato di Adamo (ed Eva); le sue conseguenze sono pervasive. Ma LA GRAZIA, che opera a partire dalla Pasqua di Gesù come in una NUOVA CREAZIONE, HA UN VALORE MOLTO PIÙ RIGENERANTE.

3. La nuova creazione è molto di più della prima creazione su cui il peccato ha agito. Per questo Paolo dice che LA GRAZIA SOVRABBONDA, perché non solo viene a compensare, ma a RINNOVARE DEFINITIVAMENTE. Questa è quella che Paolo chiama LA GIUSTIZIA DI DIO!

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 12,35-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!». 

 

Assonnati o svegli? Assuefatti o attenti? La vita ci consuma, ma l’attesa ci rinnova. Quando aspettiamo qualcuno che deve venire, ci prepariamo per accoglierlo, tanto più dobbiamo farci trovare pronti dal Nostro Signore che viene. Come mi preparo? Vigilando su me stesso, sul mio cuore, sui miei sentimenti, sui miei pensieri. Custodendo il tesoro della grazia, la presenza dello Spirito Santo in me. Non mi lascio andare alla mentalità mondana anche perché se non mi custodisco, viene quello che è più forte di me.
Siamo chiamati a vivere un’attesa trepidante e innamorata, pronta a spalancare le porte quando il Signore bussa al nostro cuore. E sarà una gioia grande: Dio verrà e si porrà a servizio della nostra felicità, della nostra pienezza di vita! Non possiamo chiedere di più!

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Strano questo padrone che arriva nel cuore della notte e, invece di farsi servire dai servi, li fa accomodare e lui li serve! A questa pacchia noi non siamo pronti. Chi è più strano, Dio o l’uomo?

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A CHI TI AFFIDI?

A chi ti affidi?

Lei non sentiva l'amore a casa, lui conduceva una vita infelice. Fu allora che ho iniziato a temere davvero per il mio matrimonio. Ho pensato di iniziare a pregare e ho chiesto a Dio la fede. Mi dicevo “Se ci sei Dio aiutami” e gli ho dato fiducia. In me nasceva la fiducia in Dio e con la fede arrivò la grazia dell’amore disinteressato

Ho iniziato a non preoccuparmi più di me stesso, delle mie paure, ho iniziato a vivere mettendo al centro mia moglie e le persone che frequentavo. Anche se sono piuttosto riservato e riservato per natura e ho spesso avuto problemi con le relazioni interpersonali, la mia conversione ha portato al desiderio di interagire con le persone. Ho iniziato a costruire relazioni e a creare amicizie.

Alla fine ho trovato la “liberazione”. Ho notato che le persone possono essere disarmate dall'amore e dall'altruismo. Anche coloro che avevano qualcosa contro di me o che mi facevano del male hanno reagito diversamente quando hanno visto che non li stavo combattendo, ma tendendo loro la mano tesa...

In me cresceva l’amore per Dio e compresi che non potevo far nulla senza l’aiuto di Dio. Ma purtroppo quando ti senti forte, sei più debole. Ho iniziato a godermi la vita negli svaghi, ho iniziato a perdere qualche Messa. La sera mi sentivo troppo stanco per pregare e la fiammella della fede iniziava a spegnersi. Sono arrivato al punto di non trovare tempo per andare a Messa convinto di vivere una vita piena.

Iniziai a far uso di sostanze, cercavo emozioni, sballo, tutto mi attirava e mi reprimeva, proprio come gli stati d'animo depressivi. Un incidente in auto mi fece ritornare in senno, ho rischiato di morire. Tornai in me, non potevo crederci: "Signore, cosa è successo?" C'era così tanto di buono, e all'improvviso era pari a zero, un declino totale.

Col senno di poi, posso valutare che, vedendo il mio orgoglio e riponendo speranza in me stesso, forse il Signore ha permesso che accadesse una cosa del genere. Dopo qualche tempo ho potuto riprendere il cammino dell'intimità con Lui.

Al Signore chiedevo: “Cosa vuoi che faccia? E mi ripetevo che volevo fare qualcosa di buono nella mia vita, offrire qualcosa a Dio. Ho sentito da un mio amico che qualcun altro che si trovava nella mia stessa situazione ha trovato aiuto nell'affidarsi a Gesù attraverso Maria. 

Mi sono affidato a Gesù attraverso Maria per proteggere la mia vita spirituale. Con Maria sento un rapporto speciale, il rapporto con una Madre. Ogni giorno recito il rosario meditando i misteri di Gesù. E questo lo condivido con mia moglie. Il rosario ha per noi un potere curativo, mi sembrava come se uscissi da una fossa, da una valle oscura, verso l'alto.

Eucarestia e preghiera sono diventati il collante nella nostra famiglia, in più ogni giorno leggo e medito il Vangelo del giorno. È tornata la gioia! Maria ci sta insegnando a trattare sempre Dio come un buon Padre e ad avere fiducia in Lui.

Quando ancora ero in crisi e non sapevo se seguire la via dell'affidamento, mi è venuto in mente che S. Giovanni Paolo II ha vissuto questo, dicendo a Maria: "Totus Tuus" ("Tutto tuo"). Il Papa polacco mi ha sempre parlato e mi è stato vicino. Quindi se vuoi seguire l’esempio di un uomo che aveva tanti carismi, vai avanti affidati al Gesù per mezzo di Maria. È la strada che conduce al cielo!


lunedì 23 ottobre 2023

23.10.2023 - Rm 4,20-25 - Lc 12,13-21 - Quello che hai preparato, di chi sarà?

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 4,20-25
Fratelli, di fronte alla promessa di Dio, Abramo non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia.
E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.
1.Abramo ACCOGLIE IL SIGNORE NELLA SUA PAROLA e DIVIENE FEDELE VERSO LA PAROLA di Dio. Non solo crede, IN QUESTA FEDE ANCHE SI RAFFORZA. Rafforzandosi in questa fede, EGLI DONA GLORIA A DIO. Da cosa è mosso Abramo? Abramo è convinto che quanto Dio gli aveva PROMESSO era anche capace di portarlo a COMPIMENTO. Vale anche per Te?

2. L’atto di fede di Abramo è per il Signore VERO ATTO DI GIUSTIZIA. Aderendo alla Parola di Dio nella fede SI STABILISCE BUONA RELAZIONE CON DIO e tra di noi, dunque SIAMO GIUSTIFICATI, RESI GIUSTI: SIAMO SALVATI.

3. Questo vale non soltanto per Abramo, MA ANCHE PER NOI che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore. CHI CREDE NEL DIO CHE HA RISUSCITATO GESÙ CRISTO DAI MORTI, CREDE ANCHE IN GESÙ COME MESSIA E SALVATORE DEL MONDO. Credere in Gesù è la nostra giustificazione/salvezza!
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Dal vangelo secondo Luca - Lc 12,13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».  

 

L'ANIMA

Che cosa ci vuole dire la parabola dell'uomo ricco? Che la vera ricchezza è dentro. "L'esterno non aumenta neanche di un grammo la tua felicità". Gesù dice: "Tu, tuo fratello e tutti quelli che confidano solo nelle ricchezze perderanno la vita... l'anima... la parte feconda, creativa, vera della vita". Ma Tu ti stai prendendo cura della tua anima? Del tuo mondo interiore o lo stai lasciando morire? Pensaci prima che sia tardi....

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«Il povero vuole diventare ricco / il ricco vuole diventare re / e il re non è soddisfatto finché non ha il potere su ogni cosa» (B. Springsteen). Così va il mondo. E Gesù chiede: la vita da cosa dipende?

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domenica 22 ottobre 2023

Is 45,1.4-6 - 1Ts 1,1-5 - Mt 22,15-21 - XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Domenica 22 Ottobre 2023 

Dal libro del profeta Isaìa - Is 45,1.4-6

Dice il Signore del suo eletto, di Ciro:
«Io l’ho preso per la destra,
per abbattere davanti a lui le nazioni,
per sciogliere le cinture ai fianchi dei re,
per aprire davanti a lui i battenti delle porte
e nessun portone rimarrà chiuso.
Per amore di Giacobbe, mio servo,
e d’Israele, mio eletto,
io ti ho chiamato per nome,
ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca.
Io sono il Signore e non c’è alcun altro,
fuori di me non c’è dio;
ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci,
perché sappiano dall’oriente e dall’occidente
che non c’è nulla fuori di me.
Io sono il Signore, non ce n’è altri».
    1. L'imperatore Ciro è persiano, gli ebrei sono sottomessi ai Babilonesi. Il profeta Isaia riesce a intuire che C'È UN PIANO NELLA STORIA DEI POPOLI, e prevede che quel generale persiano SARÀ UNO STRUMENTO NELLE MANI DI DIO per liberare Israele. 
    2. Il Signore HA ELETTO Ciro, per amore di Giacobbe, suo servo, e d’Israele, suo eletto. LO HA SCELTO, LO HA CHIAMATO per liberare Israele suo popolo perché possa ritornare in patria. In questa opera di liberazione non chiama un altro Mosè. CHIAMA UN PAGANO, UNO CHE NON CONOSCE IL SIGNORE E LO FA STRUMENTO DEL SUO VOLERE.
    3. Il Signore, Dio unico, il solo Dio vivo e vero renderà Ciro pronto all’azione, anche se lui non lo conosce. È IL SIGNORE CHE MUOVE LA STORIA COME A LUI CONVIENE. E perché il Signore si serve di Ciro? “Perché sappiano dall’oriente e dall’occidente che non c’è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n’è altri”. L’OPERA DEL SIGNORE È SEMPRE NUOVA E MISTERIOSA. Lui è sapienza eterna. Sa come agire in ogni istante. Sa quale via percorrere. 

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    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 1Ts 1,1-5

    Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
    Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro.
    Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione.
    1. Paolo dice tutto il suo affetto e la riconoscenza a Dio per l'opera dell'evangelizzazione. SIETE STATI SCELTI DA LUI dice l'apostolo, io vi ho annunciato il Vangelo MA VOI LO AVETE ACCOLTO perché la potenza dello Spirito ha agito nei vostri cuori, e VOI SIETE STATI DISPONIBILI VI SIETE LASCIATI CONVINCERE.

    2. Il Vangelo ha messo radice in voi: LA FEDE È CRESCIUTA E VIENE DONATA, la PAROLA DEL VANGELO DIVENTA CARITÀ, strumento per amare Dio e i fratelli e LA SPERANZA è diventata la FECONDA ATTESA DEL SIGNORE CHE VIENE. 

    3. IL VANGELO È STATO PREDICATO FRA VOI per mezzo della Parola, con potenza e con Spirito Santo e CON PROFONDA CONVINZIONE, per il vostro bene. Ai predicatori viene richiesta UNA FEDE MATURA IN MODO CHE LA LORO PREDICAZIONE SIA SECONDO LA VERITÀ, LA CARITÀ E LA SPERANZA. E tutti si possano nutrire della “BUONA NOVELLA”

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    + Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 22,15-21

    In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
    Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
    Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
    Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

     

    1. «I farisei tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù». GESU' DA FASTIDIO, spesso anche noi facciamo come i farisei: giudichiamo Gesù perché NON FA quello che noi vorremmo e non abbiamo la pazienza di ASCOLTARE ciò che lui vorrebbe da noi.

    2. I suoi ascoltatori dovevano capire che il Messia (che attendevano) non era Cesare, e che Cesare non è Dio. Il regno che Gesù veniva ad instaurare non segue le leggi di questo mondo (= le leggi di Cesare, del Dio denaro).... CAPITO? CHI SEGUO IO GESÙ' O CESARE?

    3. Allora: «Date a Cesare quello che già appartiene a Cesare» è l’invito a RIPRENDERE la nostra immagine di Dio (= restituire a Dio) che Lui stesso ha impresso nei nostri cuori perché fossimo nel mondo la testimonianza della sua presenza, rendendolo credibile attraverso la credibilità delle nostre scelte e delle nostre azioni. DIMOSTRIAMO NEI FATTI DI ESSERE IMMAGINE DI DIO..
    BUONA DOMENICA...

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    LA COSCIENZA
    È stato detto che «un uomo onesto è l’opera più nobile di Dio». È quello che vuole insegnare Gesù, con la frase diventata storica: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio». Allora sì che un cristiano diventa lievito e sale che dà vita. Questa è la retta coscienza che dobbiamo formare in noi. E ricordiamo sempre che «la coscienza ha dei diritti perché ha dei doveri». Sii onesto!

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    OMELIA

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