domenica 1 ottobre 2023

Ez 18,25-28 - Fil 2,1-11 - Mt 21,28-32 - XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Domenica 01 Ottobre 2023

 

Dal libro del profeta Ezechièle - Ez 18,25-28

Così dice il Signore:
«Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?
Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso.
E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».

1. Ezechiele ci parla della RESPONSABILITÀ PERSONALE. OGNUNO È RESPONSABILE DELLE PROPRIE SCELTE. Due casi: uno si comporta bene, è un giusto, ma poi cambia, e commette il male. DIVENTA COLPEVOLE anche se ha fatto tanto bene prima, MUORE PER IL MALE CHE HA COMMESSO. Al contrario un peccatore dopo essersi comportato male si converte e comincia a fare il bene, VIVRÀ IN FORZA DEL BENE CHE HA COMPIUTO. Fai attenzione!

2. IL CENTRO DEL DISCORSO PER EZECHIELE È IL PENTIMENTO: ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse. QUESTO CAMBIAMENTO È IL PUNTO DELICATO SU CUI LA PAROLA DI DIO CI INVITA A RIFLETTERE. Se la Parola che ascoltiamo NON determina delle trasformazioni in meglio, ma col tempo peggioriamo, ALLORA siamo nella situazione negativa di quei capi di Israele. Qualcosa in me non funziona…

3. A NULLA SERVE CONTESTARE IL SIGNORE dicendo che non è retto il suo modo di agire, non è vero. È proprio vero il contrario: Non è retto il VOSTRO modo di agire, avete una mentalità distorta, VI ACCONTENTATE DELLE PAROLE, DELL’ESTERIORITÀ DELLA FORMA MA MANCA LA SOSTANZA AUTENTICA. Alla sostanza bisogna dare valore e peso…

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Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési - Fil 2,1-11

Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
1. Paolo invita la comunità Cristiana di Filippi ad allontanare la vanagloria, la rivalità, l'atteggiamento di superiorità nei confronti degli altri. Ci chiede di NON CERCARE IL NOSTRO INTERESSE MA DI ESSERE ATTENTI AGLI ALTRI e poi sintetizza con una formula meravigliosa: ABBIATE IN VOI GLI STESSI SENTIMENTI DI CRISTO GESÙ. 

2. AVERE GLI STESSI SENTIMENTI DI CRISTO GESÙ, questo l'atteggiamento del Cristiano. Essere come Cristo, assimilare la mentalità di Cristo. I SENTIMENTI DI CRISTO SONO IL SUO MODO DI PENSARE, IL SUO ATTEGGIAMENTO PROFONDO DI FIGLIO OBBEDIENTE che dice di sì e fa quello che il Padre vuole.

3. L'Apostolo aggiunge lo splendido inno cristologico in cui si celebra GESÙ CHE PUR ESSENDO IN FORMA DI DIO NON TIENE TUTTO PER SÉ MA SI SVUOTA, si fa povero, si fa uomo, addirittura si annienta, PER QUESTO DIO LO HA ESALTATO e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome. Ecco i sentimenti di Cristo Gesù, SE NOI NON LI ABBIAMO È NECESSARIO PENTIRCI, CAMBIARE E DIVENTARE COME LUI.

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✠ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 21,28-32
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

 

1. La nostra vita è un impegnarci, un giocarci in una vigna: siamo CHIAMATI A COLLABORARE CON IL CREATORE, curando e proteggendo il creato. CI STAI?

2. Collaborare con Dio PREVEDE ANCHE DEI VERI NO CHE CI AIUTANO AD EMETTERE SÌ PIÙ AUTENTICI: questo significa non escludere i propri desideri e la propria stanchezza. CAMBIARE SI PUÒ, CORAGGIO...

3. Ogni VERA relazione con il Padre è un RENDERCI SEMPRE PIÙ CONSAPEVOLI DELLA BELLEZZA DI QUELLA PROPOSTA ED ENTRARCI DI TUTTO CUORE. Questo è L’INVITO PER TE dal Padre OGGI...

BUONA DOMENICA...

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IL BENE

Nella vita ci sono dei “no” che diventano “sì”, e tutto si aggiusta. Dice il proverbio: a fare il bene non è mai tardi. Il tempo Dio ce lo dà per cambiare, per migliorare, per dare alla vita una energica sterzata, e per dare il meglio di noi. Non è mai lecito, per un cristiano, sospirare “... ormai!”. Possiamo sempre fare oggi quello che non abbiamo fatto ieri. Dio non chiude mai il conto con noi.

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OMELIA – XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

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