giovedì 26 settembre 2024

26.09.2024 - Qo 1,2-11 - Lc 9,7-9 - Giovanni, l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?

Dal libro del Qoèlet - Qo 1,2-11

Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Quale guadagno viene all’uomo
per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole?
Una generazione se ne va e un’altra arriva,
ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge, il sole tramonta
e si affretta a tornare là dove rinasce.
Il vento va verso sud e piega verso nord.
Gira e va e sui suoi giri ritorna il vento.
Tutti i fiumi scorrono verso il mare,
eppure il mare non è mai pieno:
al luogo dove i fiumi scorrono,
continuano a scorrere.
Tutte le parole si esauriscono
e nessuno è in grado di esprimersi a fondo.
Non si sazia l’occhio di guardare
né l’orecchio è mai sazio di udire.
Quel che è stato sarà
e quel che si è fatto si rifarà;
non c’è niente di nuovo sotto il sole.
C’è forse qualcosa di cui si possa dire:
«Ecco, questa è una novità»?
Proprio questa è già avvenuta
nei secoli che ci hanno preceduto.
Nessun ricordo resta degli antichi,
ma neppure di coloro che saranno
si conserverà memoria
presso quelli che verranno in seguito.

1. Tutto è vanità! Tutto è vento! NIENTE SEMBRA AVERE CONSISTENZA E POTER RESISTERE ALLA REGOLA DELLA VANIFICAZIONE. La ricchezza, il potere, la fama, la bellezza, … tutto questo È CONDANNATO ALL’EVANESCENZA O A SFUGGIRCI DI MANO. Anche le cose nuove, in realtà, nuove non sono, e delle cose passate non rimane la memoria.
2. E ALLORA? SIAMO CONDANNATI A VIVERE IN QUESTA VANITÀ? Qoélet ci ricorda che È POSSIBILE RIDURRE LA PROPRIA VITA A QUESTO perché non c’è nulla intorno a noi che ci può garantire, che può dare consistenza al nostro vivere. 
3. E allora? Cosa rimane per cui valga la pena vivere? Bella domanda. SOLO NEL DONO DI NOI STESSI NOI POSSIAMO RISCATTARE LA NOSTRA VITA DALLA VANITÀ. Solo vivendo nell’amore e ponendo il fondamento della nostra vita nel dono che ne possiamo fare agli altri, noi POSSIAMO SALVARE LA NOSTRA VITA DALL’INSIGNIFICANZA E DALL’INCONSISTENZA.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,7-9
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

 

La domanda "Chi è dunque Costui?" mostra come Gesù superi ogni definizione umana. Anche Erode, pur desiderando vederlo, non trae beneficio perché il suo cuore non si apre a Lui, oppresso dai problemi terreni. Così, la nostra attrazione verso Gesù può portare alla salvezza o alla perdizione, a seconda di come rispondiamo. È importante chiedersi quanto abbiamo aperto il nostro cuore a Gesù e se siamo orientati verso la salvezza o la perdizione nel nostro cammino quotidiano.

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Erode cerca di vedere Gesù. Così come Zaccheo (Lc 19), come i Greci (Gv 12,20) ma lo sguardo non è lo stesso. La curiosità è umana, quindi sempre ambigua: cosa cerchiamo quando cerchiamo?

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FEDE E FORZA: AFFRONTA LA SFIDA DELLA VITA.

FEDE E FORZA: AFFRONTA LA SFIDA DELLA VITA.
Santa Monica, commemorata il 27 agosto, è l'emblema di una madre che ha dedicato tutta la sua vita alla preghiera e alla fede per suo figlio, Agostino. La sua tenacia e il suo coraggio nel cercare di trasmettere i valori cristiani a un figlio inizialmente riluttante sono esemplari. Monica rappresenta una madre che, nonostante le difficoltà e l'ostinazione del figlio, non ha mai perso la speranza e ha continuato a pregare, dimostrando una fede incrollabile e una dedizione totale.
Oggi, come allora, esistono madri che, affrontando situazioni dolorose e spesso disperate, mostrano una forza e una resilienza straordinaria. Le guerre e le sofferenze quotidiane offrono numerosi esempi di madri che piangono i loro figli o affrontano la malattia con grande dignità e speranza. La figura di Monica è simbolica di tutte queste madri, che, pur nella prova, si rivolgono a Dio con fiducia.
Un esempio moderno è Paola Franceschetto, madre di Laura Degan, una bambina vivace colpita da un tumore all'età di due anni. La sua storia è un viaggio di dolore e speranza. La famiglia Degan si rivolge al santuario di San Leopoldo Mandić e alla figura del frate cappuccino, "Nonno Poldo", in cerca di conforto e guarigione. Nonostante le cure mediche non abbiano avuto successo e Laura sia venuta a mancare l'11 settembre 1994, la fede di Paola non si è mai affievolita. La sua esperienza dimostra come la fede possa rimanere forte e viva anche di fronte alla perdita e alla sofferenza. La sua perseveranza e il suo amore per Dio e per la figlia sono testimoni di una fede che supera le prove più dure e che trova forza e significato anche nei momenti più bui.
La vita di Monica e quella di Paola Franceschetto ci mostrano che, in mezzo alla sofferenza e alle sfide, l'amore e la fede possono offrire luce e speranza. Questi esempi di madre coraggio ci ricordano che, come Monica ha fatto per Agostino, così molte madri oggi continuano a lottare con fede e amore, dimostrando che la vera forza risiede nella capacità di affidarsi a Dio e di mantenere viva la speranza.
Ripensando alla tua vita ti chiedo: Qual è stata la situazione difficile nella tua vita in cui hai trovato forza o conforto nella fede, e come ti ha aiutato a superare quel momento?

 

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mercoledì 25 settembre 2024

25.09.2024 - Pr 30,5-9 - Lc 9,1-6: Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.

Dal libro dei Proverbi - Pr 30,5-9

Ogni parola di Dio è purificata nel fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
Non aggiungere nulla alle sue parole,
perché non ti riprenda e tu sia trovato bugiardo.
Io ti domando due cose,
non negarmele prima che io muoia:
tieni lontano da me falsità e menzogna,
non darmi né povertà né ricchezza,
ma fammi avere il mio pezzo di pane,
perché, una volta sazio, io non ti rinneghi
e dica: «Chi è il Signore?»,
oppure, ridotto all’indigenza, non rubi
e abusi del nome del mio Dio.
1. La Parola di Dio è descritta come purificata nel fuoco, simbolo di purezza e perfezione. Questo significa che OGNI PAROLA DI DIO È VERA E AFFIDABILE, e non necessita di aggiunte o alterazioni. 
2. L’autore chiede a Dio di essere protetto dalla falsità e dalla menzogna, evidenziando l'importanza dell'integrità morale. Chiede anche una vita di moderazione, senza povertà estrema né ricchezza eccessiva. QUESTO EQUILIBRIO È RICHIESTO PER MANTENERE LA FEDE E LA DIPENDENZA DA DIO.
3. La dipendenza da Dio diventa preghiera per avere il proprio "pezzo di pane" quotidiano. La richiesta riflette un desiderio di mantenere una relazione genuina con Dio, basata sulla fiducia e la gratitudine, evitando sia l’arroganza. QUESTO EQUILIBRIO PERMETTE DI VIVERE IN FEDE, RICONOSCENDO DIO COME FONTE DI OGNI BENE.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,1-6
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
L'autorità del discepolo deriva dal seguire i passi di Cristo, che scelse la povertà, l'umiltà e la mitezza. Come Gesù non costringeva nessuno a seguirlo, così i discepoli devono offrire il Vangelo senza imposizioni, permettendo una risposta libera e autentica, poiché senza libertà non c'è amore vero. Anche se non tutti accolgono il Vangelo, tutti hanno il diritto di conoscerlo, quindi i discepoli devono essere pronti a evangelizzare senza riserve. «Non prendete nulla per il viaggio». Siamo leggeri, cioè liberi, per la nostra missione?

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«Per ogni tipo di viaggio / meglio avere un bagaglio leggero» canta Niccolò Fabi. Leggerissimo dice Gesù: «Non prendete nulla per il viaggio». Siamo leggeri, cioè liberi, per la nostra missione?

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martedì 24 settembre 2024

24.09.2024 - Pr 21,1-6.10-13 - Lc 8,19-21 - Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.

Dal libro dei Proverbi - Pr 21,1-6.10-13

Il cuore del re è un corso d’acqua in mano al Signore:
lo dirige dovunque egli vuole.
Agli occhi dell’uomo ogni sua via sembra diritta,
ma chi scruta i cuori è il Signore.
Praticare la giustizia e l’equità
per il Signore vale più di un sacrificio.
Occhi alteri e cuore superbo,
lucerna dei malvagi è il peccato.
I progetti di chi è diligente si risolvono in profitto,
ma chi ha troppa fretta va verso l’indigenza.
Accumulare tesori a forza di menzogne
è futilità effimera di chi cerca la morte.
L’anima del malvagio desidera fare il male,
ai suoi occhi il prossimo non trova pietà.
Quando lo spavaldo viene punito, l’inesperto diventa saggio;
egli acquista scienza quando il saggio viene istruito.
Il giusto osserva la casa del malvagio
e precipita i malvagi nella sventura.
Chi chiude l’orecchio al grido del povero
invocherà a sua volta e non otterrà risposta.
1. Il libro dei Proverbi paragona il cuore del re a UN FIUME CHE SI LASCIA DIRIGERE DOVE VUOLE LA MANO DI CHI LO HA POSTO IN ESSERE, affinché non manchi alla terra la fertilità e la bellezza. FIUME D’ACQUA NELLE MANI DEL PADRE È STATO GESÙ. 
2. Il Signore governa e dirige il cuore del re dove egli vuole. Non pensiamo di percorrere la via diritta perché pratichiamo “sacrifici”. Agli occhi dell’uomo ogni sua via sembra diritta ma non è così. Nessun uomo deve pensare di essere sulla via giusta. AL SIGNORE INTERESSA LA SINCERITÀ DEL NOSTRO CUORE poi ci pensa Lui a raddrizzare ogni cosa.
3. COME SI ACQUISISCE IL FAVORE DI DIO E DEGLI UOMINI? Ascoltando il grido del povero che si rivolge a noi per un aiuto, un favore, una cortesia. CHI SA ASCOLTARE IL POVERO, QUANDO LUI GRIDERÀ A SUA VOLTA, SARÀ SEMPRE ASCOLTATO. Se però lui non ascolta, neanche sarà ascoltato. Fai attenzione!

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 8,19-21
In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
Belle e sconcertanti le parole di Gesù. Egli allarga la maternità e la fraternità a tutti i discepoli che lo seguono. La nuova fraternità non si limita alla carne e al sangue, ma trova origine dal rapporto con Lui: nuovo sangue e nuova linfa, nuova famiglia e nuova umanità.
I nostri fratelli e sorelle nella fede non li abbiamo scelti noi: siamo tutti stati scelti e amati da Dio e in lui possiamo scoprire quella profondità di relazione che ci unisce in un solo corpo che è la Chiesa. Chiediamo al Signore la grazia di andare oltre la superficie e di scoprire quei legami stretti che ci rendono in profondità madri e fratelli tra noi.
E ricordati che il legame profondo nasce da un ascolto comunitario della Parola e dallo sporcarsi insieme le mani.

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C’è una famiglia più grande, inclusiva, di quella del sangue che, se è solo di sangue, può diventare una famiglia ideologica. La discriminante è l’accoglienza, l’apertura: se escludiamo gli altri che famiglia è?

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RUT CI INSEGNA…

RUT CI INSEGNA…

Rut, una giovane moabita, rimane vedova e decide di seguire la suocera Noemi, anch'essa vedova, nella sua terra natale, Betlemme. Lì, Rut lavora nei campi di Booz, un parente di Noemi. Booz, colpito dalla dedizione e dalla bontà di Rut, la sposa, e insieme hanno un figlio, Obed. Questo bambino diventa nonno di Davide, re d'Israele, utilizzando Rut nella genealogia di Gesù. La sua storia è un esempio di fedeltà, lealtà e speranza.
Il testo ci presenta Rut, giovane contadina, che spigola il grano con dignità, dimostrando che anche i lavori apparentemente umili sono intrisi di bellezza e valore. La sua storia, segnata dalla precarietà e dal dolore, è sorprendentemente attuale.
Sposata con un uomo di Betlemme, Rut segue la suocera Noemi, che ha perso marito e figli e si trova costretta a ritornare nella sua terra natale. La tristezza di Noemi, ribattezzata Mara per l'amarezza della sua vita, rappresenta ogni terra e vita dimenticata, ma anche ogni esperienza di dolore e perdita.
Noemi è accompagnata solo da Rut, mentre Orpa, l'altra nuora, decide di abbandonarla. Questa scelta riflette due modi opposti di reagire di fronte alla crisi: Orpa rappresenta l'indifferenza, mentre Rut incarna la solidarietà affettiva, essenziale per una vera fraternità. Oggi, la solidarietà di Rut può ispirare chi si prende a cuore situazioni difficili, come quelle di Gaza, Ucraina, o le sfide delle aree interne.
Il vicenda di Rut ci invita:

A essere solidali con le terre e le persone in crisi,
A non abbandonare chi è in difficoltà.
A dare dignità al lavoro umile: apprezzare e rispettare chi svolge compiti umili.
A costruire famiglie rurali solide: promuovendo famiglie aperte alla vita e resilienti.
A celebrare i frutti e le speranze che nascono da percorsi difficili.
A riempire di speranza fedele ogni prova della vita, ossia trovare speranza e significato anche nelle difficoltà.

Rut e Booz, che alla fine formano una famiglia e danno vita a Obed, simbolizzano la speranza e la rinascita. Il messaggio di Rut è chiaro: nella vita bisogna sempre sperare e agire, riconoscere il valore di ogni singolo gesto e trovare in Dio la forza di una solidarietà autentica.

 

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lunedì 23 settembre 2024

23.09.2024 - Pr 3,27-34 - Lc 8,16-18 - La lampada si pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.

Dal libro dei Proverbi - Pr 3,27-34

Figlio mio:
non negare un bene a chi ne ha il diritto,
se hai la possibilità di farlo.
Non dire al tuo prossimo:
«Va’, ripassa, te lo darò domani»,
se tu possiedi ciò che ti chiede.
Non tramare il male contro il tuo prossimo,
mentre egli dimora fiducioso presso di te.
Non litigare senza motivo con nessuno,
se non ti ha fatto nulla di male.
Non invidiare l’uomo violento
e non irritarti per tutti i suoi successi,
perché il Signore ha in orrore il perverso,
mentre la sua amicizia è per i giusti.
La maledizione del Signore è sulla casa del malvagio,
mentre egli benedice la dimora dei giusti.
Dei beffardi egli si fa beffe
e agli umili concede la sua benevolenza.
1. IL PADRE DONA AL FIGLIO DEI CONSIGLI CONCRETI, IMMEDIATI. Gli indica delle vie sicure sulle quali camminare. LA PRIMA VIA È COME FARE IL BENE. Non negare un bene a chi ne ha il diritto, se hai la possibilità di farlo. La carità, il dono, il prestito va dato con urgenza, con immediatezza, senza alcun ritardo
2. Seconda via: NON TRAMARE IL MALE CONTRO IL PROSSIMO, mentre egli dimora fiducioso presso di noi. Chi dovesse fare questo, mostrerebbe la sua malvagità. Entrare in lite ingiustamente è degli stolti.
3. Terza via: per CHI AMA IL SIGNORE, DEVE AMARE CIÒ CHE IL SIGNORE AMA, CHI IL SIGNORE AMA. Il Signore AMA I GIUSTI, gli offre la sua amicizia e benedice la loro dimora. Il Signore AMA GLI UMILI e gli concede la sua benevolenza, la sua grazia, il suo amore.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 8,16-18
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

 

Le parole di Gesù sono luce che deve illuminare e non restare nascosta. Ascoltare il Vangelo significa chiedersi come applicarlo nella vita quotidiana. Il cristiano deve riflettere questa luce come testimone, evitando la mondanità che può diventare un idolo. Se si sceglie la mondanità, si perde il senso dell'essere cristiano. Per ritrovare la strada, è essenziale ripartire dalla Parola, dai sacramenti e dalla comunità. Il cristiano deve mettere la luce di Dio sul candelabro della sua vita, mostrando a tutti la sua fede.

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Tagliente e paradossale Gesù qui ci fa capire (se facciamo attenzione, dunque, a come ascoltiamo) che quello che abbiamo in realtà noi crediamo di averlo. Non è allora meglio, per capire, toglierlo?

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domenica 22 settembre 2024

Sap 2,12.17-20 - Giac 3,16-4,3 - Mc 9,30-37 - XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Domenica 22 Settembre 2024
Dal libro della Sapienza - Sap 2,12.17-20

[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

1. La Sapienza mette in scena i RAGIONAMENTI DEGLI EMPI cioè di persone prepotenti che non hanno NESSUN RISPETTO NÉ DI DIO NÉ DEGLI UOMINI. Odiano e disprezzano la persona onesta, la sentono come pericolosa per la loro vita e quindi progettano ad alta voce di eliminarla. IL GIUSTO DÀ FASTIDIO!

2. Il perché è facile: una persona giusta e onesta all'interno di una struttura sociale corrotta dà fastidio perché è di rimprovero, È UNA CONTESTAZIONE SEMPLICEMENTE COL SUO MODO DI ESSERE ONESTO mentre gli altri sono corrotti. METTILO IN CONTO!

3. Gli empi progettano: mettiamolo alla prova, condanniamolo, eliminiamolo, torturiamolo, VEDIAMO SE DIO LO AIUTA. Si è proclamato Figlio di Dio, allora visto che questa persona perbene si fida di Dio noi trattiamolo male, SFIDIAMO DIO, vediamo se Dio verrà ad aiutarlo. DIO NON CI ABBANDONA E CI PROPONE LA VIA DEL BENE, LA VIA CHE GESÙ HA PERCORSO, QUESTA È LA SCELTA GIUSTA!

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Dalla lettera di san Giacomo apostolo - Giac 3,16-4,3

Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.

1. Giacomo ci invita ad accogliere LA SAPIENZA CHE VIENE DALL'ALTO, cioè il modo di PENSARE PULITO CHE È DI DIO, che supera le divisioni, le gelosie, le contese, le guerre, le liti e le polemiche. TANTE VOLTE LE DISCORDIE E LE LITI AFFLIGGONO LE NOSTRE COMUNITÀ…

2. La nostra vita è fatta di tante cose brutte, ci si aggredisce vicendevolmente, L'ALTRO È CONSIDERATO UN NEMICO e c'è da combattere contro l'altro. Qual è la loro radice di tutto questo? L'aver LASCIATO TROPPO POTERE ALLE PASSIONI, AI DESIDERI INCONTROLLATI, che scatenano guerre pur di ottenere ciò che vogliono. VEGLIA SULLA TUA VITA!

3. Il superare le difficoltà richiede una SAPIENZA CHE VIENE DA DIO, la sapienza che è UN DONO DI DIO. È la Sapienza che viene dall'alto. Essa CI LIBERA E CI DONA LA TRANQUILLITÀ. È La Sapienza di Gesù, È QUELLA SAPIENZA CHE I DISCEPOLI DEVONO SEGUIRE ABBRACCIANDOLA COME SI ABBRACCIA UN BAMBINO.

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+ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 9,30-37
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

1. “DI COSA STAVATE DISCUTENDO?”. COS’È CHE VI STA A CUORE? Volevano essere i PRIMI! Eppure tu, Signore, ci inviti a farci ULTIMI. Vorremmo essere potenti! Eppure tu, Signore, ci parli della tua morte come di un compimento. GESÙ CI INDICA COME DIVENTARE GRANDI... 

2. DIETRO AI NOSTRI DELIRI DI GRANDEZZA SI NASCONDE SPESSO IL DESIDERIO DI UNA VITA PIENA. Tu lo sai e prendi sul serio la nostra felicità. Ci liberi dal bisogno di apparire e ci indichi la STRADA DELL’ESSERE. QUAL È IL DESIDERIO DEL MIO CUORE, IN QUESTO MOMENTO? ...

3. Ci sveli il volto del Padre e ci insegni che IL CUORE DI DIO È IL CUORE DI UN BAMBINO. Un cuore puro che non teme la debolezza. Ci inviti ad ACCOGLIERE questo sguardo, ad AMARLO e a FARLO NOSTRO. LA NOSTRA REALIZZAZIONE PASSA DALLA NOSTRA FRAGILITÀ...
BUONA DOMENICA....

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LA GRANDEZZA

Essere cristiani non è un percorso facile né comodo. Seguire Cristo significa abbandonare l'egoismo e il desiderio di potere, scegliendo invece la via del servizio e dell'umiltà. La vera grandezza non si misura con il prestigio, ma con la capacità di servire gli altri. Gesù ci invita a diventare come bambini, riscoprendo l'innocenza e lo stupore. Solo così possiamo camminare sulla strada verso la vera grandezza.

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LECTIO DIVINA - XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
OMELIA - XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)