giovedì 14 marzo 2024

VOGLIAMO VEDERE GESÙ … V DOMENICA DI QUARESIMA

VOGLIAMO VEDERE GESÙ … V DI QUARESIMA

Nel Vangelo della V domenica di quaresima si racconta di alcuni stranieri che chiedono: «Vogliamo vedere Gesù». E, da allora, sono tanti gli uomini che esprimono questo desiderio, sentono questa nostalgia. Anche oggi a noi può essere rivolta questa richiesta: «Vogliamo vedere Gesù». Tocca a noi, che abbiamo ricevuto il dono della fede; che abbiamo avuto la fortuna di incontrarlo, di saper portare gli altri a Gesù. Di far rinascere, in chi non crede, la voglia di Dio.
Quale coerenza è necessaria! Perché, vedete, non si tratta di insegnare Dio. Non si tratta di fare ragionamenti o discorsi intelligenti su Dio. Dio si mostra, non si dimostra! Non si tratta di raccontare quello che abbiamo letto sui libri, nel Catechismo. Ma come lo abbiamo incontrato noi, e come lo viviamo. Dio non si insegna: lo si racconta come un fatto di vita vissuta. Dio non si discute. Lo si manifesta con la gioia e l’entusiasmo della propria fede. Dio non lo si difende con le parole, con le polemiche: lo si ama, e lo si fa amare! «La virtù principale della vita cristiana è la trasparenza». Attraverso la nostra vita cristiana vissuta con coerenza, con passione, con convinzione, gli altri devono poter vedere Dio.
«Vogliamo vedere Gesù»! Stiamo attenti a non deludere gli altri con il nostro cristianesimo mediocre e passivo! Ma tu cosa vuoi vedere? Cosa desideri veramente?
Gesù oggi nel Vangelo ci dice che è giunta la sua ora, l'ora tanto attesa, il momento in cui Gesù dà la sua vita per noi. Gesù sta trascorrendo l'ultima settimana della sua vita... è già stato acclamato in tutta Gerusalemme. Gesù è venuto su questa terra proprio per questa ora... e quando salirà sulla croce attirerà tutti a sé. Perché questo? Come è possibile? Che vuol dire?
Ogni persona è attirata dall'amore. Quando nella vita nostra manca l'amore, ci manca tutto. Ecco perché Gesù è capace di attirarci a sé anche se sanguinante e indifeso, cosparso di piaghe e coronato di spine. Proprio in queste condizioni noi tocchiamo il suo amore per noi. Ma oggi dove lo vediamo Gesù? Certamente nell’Eucarestia incontriamo davvero Gesù che dà la vita per noi... e come facciamo a saperlo? Ce lo dice la fede ma anche l'esperienza. Lì, anche se non percepibile dai nostri occhi, c'è veramente la presenza di Gesù nell'atto di dare la sua vita per noi. 
Gesù si fa trovare oggi non solo nell'Eucarestia, ma anche in tante persone che soffrono per i più svariati motivi. Sono andato a trovare un uomo abbastanza giovane malato di Alzheimer. Avevo l'impressione di stare davanti al crocifisso: era tutto rannicchiato nel letto, con l'ossigeno per respirare, le gambe magrissime, gli occhi spalancati in cerca di aiuto. Io ero andato a trovarlo perché era il fratello di un mio amico. Sono stato in silenzio davanti a lui e tornato a casa mi sono sentito investito di una carica di amore come se avessi pregato per un'ora davanti al Santissimo Sacramento. È per questo che San Francesco ha preferito lasciare la ricchezza della sua casa natale per servire i poveri. È per questo che San Camillo ha rinunciato a tutto il suo vagabondare, ai suoi viaggi, ai suoi vizi, per stare con gli ammalati e fondare un istituto di sacerdoti e suore che ancora oggi sono presenti in tanti ospedali.
"Quando sarò innalzato attirerò tutti a me". Sì Gesù, la tua croce e ogni croce che vediamo nel mondo ci parla di amore e ci spinge ad amare. Facciamo oggi il proposito di stare attenti a tutte le occasioni che il Signore ci offre per farci vedere il suo amore e preghiamo così: "Signore Gesù rendi i nostri cuori aperti alle necessità dei nostri fratelli e fa' che il nostro servizio nei loro riguardi faccia toccare con mano la tua presenza e il tuo Amore. Amen".

 

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martedì 12 marzo 2024

LA MADONNA SISTINA

LA MADONNA SISTINA

In un mondo dilaniato dalla brama di potere e dalla corsa all'egemonia, il dramma della sofferenza innocente emerge con forza. Bambini vengono sacrificati in Ucraina da bombardamenti indiscriminati, diventando vittime degli interessi politici e ideologici che sembrano trascendere la compassione umana; bambini vittime dell’azione terroristica di Hamas volutamente diretta contro civili inermi e bambini colpiti dalla risposta militare israeliana senza limiti. Indifesi senza colpa, insomma, che vengono sacrificati dal Minotauro cieco. 

“Niente può giustificare la sofferenza di un solo innocente: né una volontà imperialistica, né un azzardo irrazionale, né una necessità morale. Il cuore di ogni uomo sente, infatti, una profonda ribellione e ripugnanza per la sofferenza imposta dall’assurdo ai piccoli”. Così Ivan Karamazov nei “fratelli Karamazov” e Il dottor Rieux ne “La Peste” di Albert Camus si oppongono alla logica del male e alla logica del bene superiore, arrivando a una rivolta morale e metafisica completa.

La rivolta morale di Ivan Karamazov e di Rieux non tiene conto fino in fondo della domanda che la sofferenza innocente suscita: non basta restituire il proprio biglietto a Dio, è necessario tutt’altro.

E l’esperienza di Vasilij Grossman con la Madonna Sistina di Raffaello apre uno spiraglio di speranza in questo panorama cupo. La descrizione della visione di Raffaello, ispirata da una preghiera notturna, trasmette un senso di rivelazione profonda. 

Grossman ci guida attraverso la sua personale epifania, in cui la Madonna Sistina diventa un ponte tra il divino e l'umano. Il volto della Madonna, illuminato da un fulgore mite, diventa l'anima stessa, e la sua presenza offre un conforto misterioso di fronte all'incomprensibile crudeltà umana. La narrazione si sposta verso il campo di sterminio di Treblinka, dove il dipinto di Raffaello acquisisce un significato ancora più profondo, collegando le sofferenze della madre e del figlio a quelle dei deportati sconvolti dal terrore.

La figura della madre e del figlio nella Madonna Sistina diventa un simbolo di resilienza umana di fronte alle atrocità. È uno sguardo triste e dolente in cui l’uomo si rivede, riconoscendo la sua croce e sentendo “il suo legame con tutti coloro che vivono nel suo tempo, con chi ha già vissuto ed è scomparso e con quelli che verranno”. E la memoria dello scrittore, perciò, improvvisamente, torna a Treblinka: l’esperienza dell’insopportabile, del peso dell’inconcepibile crudeltà nell’anima. Erano come Lei e suo Figlio “le madri e i bambini a Treblinka”. E come Lei erano i deportati sconvolti dal terrore, con un dolore straziante. “E scopersi il segreto di quei volti, li aveva dipinti Raffaello quattro secoli fa; così l’essere umano va incontro al suo destino”. Grossman riflette sulla serenità che traspare dai loro volti, una serenità che sopravvive anche alle epoche più terribili. Questa serenità non è una consolazione superficiale, ma piuttosto una partecipazione misteriosa alla vita che si manifesta attraverso le lacrime, offrendo un sostegno profondo a coloro che soffrono.

Grossman conclude con un messaggio di speranza, affermando che la forza della vita e dell'umanità è enorme. Nemmeno la violenza più feroce può sottometterla; può solo ucciderla. La Madonna e il figlio diventano testimoni di una vita più grande, indomabile di fronte alle tirannie del potere. Tutti siamo invitati a contemplare la Madonna Sistina come una fede nella connessione indissolubile tra vita e libertà, incoraggiando a preservare l'umanità in eterno.

 

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domenica 10 marzo 2024

2Cr 36,14-16.19-23 - Ef 2,4-10 - Gv 3,14-21 - IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO B)

IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO B)

Domenica 10 Marzo 2024
Dal secondo libro delle Cronache - 2Cr 36,14-16.19-23
 
In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme.
Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi [i suoi nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi.
Il re [dei Caldèi] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremìa: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni».
Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremìa, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».

1. Il popolo di Israele che ha fatto alleanza con il Signore, NON HA MANTENUTO FEDE, HA TRADITO, HA AVUTO ALTRI DEI. Il Peccato rovina, il male fa male, fa vivere male e distrugge. Gerusalemme crolla, il paese viene occupato dai Babilonesi la città distrutta, il tempio raso al suolo. Un piccolo gruppo viene deportato in Babilonia a migliaia di chilometri di distanza. TUTTO SEMBRA FINITO, NO 

2. Dio mandò PREMUROSAMENTE E INCESSANTEMENTE i suoi messaggeri. Questi avverbi riassumono la "misericordia" di Dio che non abbandona l'uomo a sé stesso ma continua ad accompagnare la sua storia con messaggeri. MA GLI UOMINI NON SE NE CURANO E SCHERNIRONO I SUOI PROFETI.

3. In esilio i profeti “annunciano” hanno il coraggio di tenere viva la speranza. NON È TUTTO FINITO. Il peccato non è l’ultima parola, la morte non è l’ultimo destino. E difatti proprio DALL'ESILIO RINASCE ISRAELE e rinasce più forte più bella di prima. Il ritorno permesso circa 70 anni dopo NON È UN RICOMINCIARE COME PRIMA MA È UN RIPARTIRE DI NUOVO CON UN ENTUSIASMO ORIGINALE “Rallegrati Gerusalemme eri distrutta ma puoi essere ricostruita”.

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Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni – Ef 2,4-10
 
Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati.
Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.

1. Nella lettera agli Efesini ci viene detto che IL GRANDE AMORE DI DIO CI HA FATTI RIVIVERE, noi che eravamo morti per i nostri peccati. Il battesimo infatti è il passaggio dalla morte alla vita. ABBIAMO LA VITA DI DIO… 

2. ERAVAMO MORTI MA SIAMO RINATI, ci ha fatti rivivere, ci ha risuscitato con Lui, ci ha fatto sedere nei cieli. NOI SIAMO SALVATI MEDIANTE LA FEDE perché ci fidiamo di Lui.

3. LA SALVEZZA NON VIENE DA NOI, è dono di Dio. LA SALVEZZA NON VIENE DALLE OPERE, perché nessuno possa vantarsene, noi siamo opera sua. È IL SIGNORE CHE CI HA FATTO RIVIVERE. Anche noi viviamo il dramma del Peccato, del fallimento, della fine e della grazia di Dio che fa ricominciare da nuova vita. ECCO IL DISEGNO DI SALVEZZA…

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✠ Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 3,14-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
1. Gesù parla a Nicodemo. NICODEMO È UNO CHE NON SI ACCONTENTA DI CIÒ CHE SA E SI METTE ALL’ASCOLTO. Nicodemo è CHIAMATO A DIVENTARE PICCOLO, a ritrarsi per FARE SPAZIO ALLA PAROLA, deve fare i conti con l’oscurità che lo abita. FACCIAMO SPAZIO ANCHE NOI...

2. Gesù è chiaro: non è fissando insistentemente il nostro peccato che questo si cancella, ma QUANDO POSIAMO LO SGUARDO SUL CROCIFISSO che ci ama e ci perdona perchè Lui è amore incondizionato; non è guardando a noi stessi, ai nostri traumi e sensi di colpa che scopriremo il vero volto di Dio, ma solo fissando la croce. FERMIMOCI A FISSARE IL CROCIFISSO...

3. DIO SALVA IL MONDO PERCHÉ LO AMA DI UN AMORE FEDELE, INCONDIZIONATO, UNIVERSALE E INGUARIBILE e la croce è il segno dell’amore TOTALE; AVERE FEDE È CREDERE ALL’AMORE A QUELL'AMORE. Rispondiamo anche noi all'Amore donando Amore nel nostro quotidiano. SIAMO TESTIMONI DELL'AMORE...
BUONA DOMENICA DI QUARESIMA...

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L’AMORE

Dio non ama come amiamo noi. Ama da Dio! Non ci ama solo se siamo buoni. Ci ama anche se siamo peccatori, egoisti. Ci ama anche se non ricambiamo il suo amore. Di più: «Dio non ha mandato nel mondo il Figlio per giudicare il mondo...». Ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi ama non giudica. Dio non ci giudica. Ma se noi respingiamo il suo amore, ci condanniamo da soli.

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OMELIA - IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO B)

 

 

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giovedì 7 marzo 2024

GUARDA IN SU’… LAETARE …

 GUARDA IN SU’… LAETARE …

Nella quarta domenica di Quaresima la liturgia eucaristica inizia con questo invito: «Rallegrati, Gerusalemme…». Qual è il motivo di questa gioia in piena Quaresima? Ce lo dice il Vangelo: Dio «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna». Questo gioioso messaggio è il cuore della fede cristiana: l’amore di Dio ha trovato il vertice nel dono del Figlio all’umanità debole e peccatrice. Ha donato suo Figlio a tutti noi. Se poi metti al posto del “mondo” il tuo nome: “Dio ha tanto amato “Renzo” da dare il suo Figlio unigenito”. Non ti senti al sicuro? Protetto? Non ti senti fra le braccia grandi e calde della Vita? Che c’è da temere?
È quanto appare dal dialogo notturno tra Gesù e Nicodemo. Nicodemo, come ogni membro del popolo d’Israele, attendeva il Messia, indentificandolo in un uomo forte. Gesù invece mette in crisi questa aspettativa presentandosi come “Figlio dell’uomo esaltato sulla croce”. Gesù fa riferimento al racconto del serpente di bronzo, che, per volere di Dio, fu innalzato da Mosè nel deserto quando il popolo era stato attaccato dai serpenti velenosi; chi veniva morso e guardava il serpente di bronzo guariva. Allora: il serpente segno di pericolo, di morte, di disperazione, di rovina, diventa segno di vita. Così la croce, segno di paura, di morte, di terrore, di fallimento, di sofferenza, diventa segno di vita. Ciò che prima faceva paura e terrore (la croce, la morte, il serpente) adesso, da quando Gesù ha vinto questa paura, l’ha affrontata ed è stato risorto da suo Padre, non fa più paura (Gv 3,15).
Ne possiamo ricavare che Dio ha mandato suo Figlio, cioè ciò che aveva di più caro, perché ci ama, perché vuole che tutto viva per sempre e senza fine. Tutto quello che Dio fa, lo fa per me e perché io viva per sempre. Dio e il suo Figlio sono venuti per darmi la vita (Gv 3,16): la vita vera, profonda, intensa. Allora posso osare, rischiare, vivere, perché la morte, la fine, non fa più paura con Lui. Prima se il serpente della morte ti mordeva morivi; ma ora non più. Per questo si può vivere e si può morire, perché la morte non ha più potere su di noi.
Lo scopo del dono di Dio è la vita eterna degli uomini: infatti manda il Figlio nel mondo non per condannarlo, ma perché il mondo possa salvarsi per mezzo di Gesù. La missione di Gesù è missione di salvezza per tutti. Dio non condanna: Lui è venuto per salvare e per amare, per questo puoi far luce sulla tua vita.
La venuta di Gesù nel mondo provoca una scelta: chi sceglie le tenebre va incontro a un giudizio di condanna, chi sceglie la luce avrà un giudizio di salvezza. Il giudizio sempre è la conseguenza della scelta libera di ciascuno: chi pratica il male cerca le tenebre, il male sempre si nasconde, si copre. Chi fa la verità, cioè pratica il bene, viene alla luce, illumina le strade della vita. Chi cammina nella luce, chi si avvicina alla luce, non può fare altro che buone opere. La luce porta a fare delle buone opere. È quanto siamo chiamati a fare con più impegno durante la Quaresima: accogliere la luce nella nostra coscienza, per aprire i cuori al perdono. Lo sappiamo nella vita molte volte siamo impotenti, non ce la facciamo, non abbiamo forza e coraggio, ma tu con Lui, ce la puoi fare. Hai la Forza che ti manca.
Un uomo è stato accusato di aver abusato di una bambina. Ma si poi si è rivelato tutto falso. “E adesso come faccio? Dove posso ritrovare una dignità che ho perso agli occhi degli altri?”. Forse gli altri non te la daranno, ma tu “guarda in su”: ai suoi occhi non l’hai mai persa.
Una bambina di sei anni che sta tentando di spostare un vaso. Il papà la guarda. La bambina ce la mette tutta, ma il vaso è troppo pesante per le sue forze. “Non ce la faccio papà, non ce la faccio”. “Sei sicura di non farcela?”, risponde il papà. “No, no, non ce la faccio”. “Sì che ce la fai: chiedimi di aiutarti!”.
E allora quando ti senti perso, finito, sul baratro, tu guarda in su: la Forza e la Luce stanno lì. Per gli ebrei “guardare in su”, guardare il serpente sul bastone (per noi Gesù in croce) era il modo per salvarsi dai morsi mortali della vita.

 

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martedì 5 marzo 2024

05.03.2024 - Dn 3,25.34-43 - Mt 18,21-35 - Se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello, il Padre non vi perdonerà.

Dal libro del profeta Daniele - Dn 3,25.34-43

In quei giorni, Azarìa si alzò e fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse:
«Non ci abbandonare fino in fondo,
per amore del tuo nome,
non infrangere la tua alleanza;
non ritirare da noi la tua misericordia,
per amore di Abramo, tuo amico,
di Isacco, tuo servo, di Israele, tuo santo,
ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare
la loro stirpe come le stelle del cielo,
come la sabbia sulla spiaggia del mare.
Ora invece, Signore,
noi siamo diventati più piccoli
di qualunque altra nazione,
oggi siamo umiliati per tutta la terra
a causa dei nostri peccati.
Ora non abbiamo più né principe
né profeta né capo né olocàusto
né sacrificio né oblazione né incenso
né luogo per presentarti le primizie
e trovare misericordia.
Potessimo essere accolti con il cuore contrito
e con lo spirito umiliato,
come olocàusti di montoni e di tori,
come migliaia di grassi agnelli.
Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te e ti sia gradito,
perché non c’è delusione per coloro che confidano in te.
Ora ti seguiamo con tutto il cuore,
ti temiamo e cerchiamo il tuo volto,
non coprirci di vergogna.
Fa’ con noi secondo la tua clemenza,
secondo la tua grande misericordia.
Salvaci con i tuoi prodigi,
da’ gloria al tuo nome, Signore».

1. “Azaria si alzò e fece QUESTA PREGHIERA IN MEZZO AL FUOCO”. Forse qualche volta può essere capitato anche a noi di pregare tra le fiamme del dolore, dell’amore o della paura; RIVOLGERCI A DIO NEL FUOCO del pentimento o del desiderio per qualcosa di grande.

2. La fede di questi tre giovani non viene meno nemmeno tra le fiamme dell’esilio e della persecuzione. LA LORO SUPPLICA UMILE E SOLIDALE, CHE SI FA CARICO DI TUTTO IL POPOLO, SI TRASFORMA IN UN BELLISSIMO ATTO DI FIDUCIA… non c’è delusione per coloro che confidano in te.

3. Questa è una preghiera che FA MEMORIA dei peccati del popolo e della promessa dell’Alleanza di Dio e alla fine chiede: INTERVIENI E SALVACI, LIBERA NOI E DISTRUGGI I NEMICI; NOI PROMETTIAMO DI ESSERTI FEDELI. È l’emblematica preghiera di Azaria nella fornace, DELL’UOMO CHE CONFIDA NELL’AIUTO DI DIO.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 18,21-35
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Settanta volte sette! Un numero esagerato! Simbolo della perfezione, della pienezza. In Gesù non c’è una perfezione misurabile; non c’è un limite massimo alla generosità. Nei nostri confronti Dio cancella debiti favolosi. Così vuole che anche noi rimettiamo agli altri i debiti. Dobbiamo imparare a provare misericordia, come il re della parabola. «Solo chi è forte è capace di perdonare». E chi perdona, imita Dio!
Il perdono viene dalla croce; Egli trasforma il mondo con l’amore che ci dona. Il suo cuore aperto sulla croce è la porta attraverso cui entra nel mondo la grazia del perdono. E soltanto questa grazia può trasformare il mondo ed edificare la pace. Ma chi non perdona certamente pecca, e il peccato è … non realizzare la propria identità di perdonato!

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Chiediamo agli altri comportamenti che noi non riusciamo ad avere. Siamo ipocriti, ingiusti e soprattutto non misericordiosi. Forse per questo Gesù ci chiede di perdonare “di cuore”?

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HO COLTO IL “TEMPO FAVOREVOLE”…

HO COLTO IL “TEMPO FAVOREVOLE”…

Padre Angelo Del Favero, attualmente 75 anni, ha vissuto due vite: prima come cardiologo e successivamente come sacerdote carmelitano. Negli anni Ottanta, ha deciso di abbandonare la sua carriera medica e il fidanzamento per consacrarsi completamente a Dio. Figlio dell'imprenditore Ito Del Favero, proprietario della ditta di costruzioni Codelfa, si è sempre definito "un ragazzo dall'indole religiosa". Da cardiologo, ha co-fondato nel 1978 uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento, donandovi successivamente tutti i suoi averi quando è diventato carmelitano, sostenendo così ancora oggi numerose mamme in difficoltà con i loro figli

È stato ordinato sacerdote nel 1991 e ha trascorso parte della sua vita nel carcere minorile di Treviso, aiutando i giovani a ricostruire il loro futuro: “Ho cercato di lanciare dei messaggi di speranza a partire dalla mia esperienza di vita, portandoli a trovare la giusta strada con l’aiuto della fede”.

Vive attualmente nel convento alle Laste vicino al Santuario della Madonna delle Grazie a Trento. La decisione di diventare carmelitano è maturata mentre svolgeva il suo lavoro di medico, sentendo una chiamata più definitiva verso il sacerdozio. Ha avuto l'onore di incontrare Madre Teresa di Calcutta nel 1980, un incontro che ha avuto un impatto significativo sulla sua scelta di consacrarsi a Dio. Ci siamo solo salutati ma l’ho vista in azione e sono rimasto colpito dalla sua dedizione. Mi ha ispirato nell’aprirmi a una scelta simile di dono di me stesso e di carità a Dio che poi negli anni successivi si è trasformato nella chiamata vocazionale nel Carmelo.

Ha scelto l'ordine carmelitano perché sentiva una forte presenza di Dio in sé, paragonabile a una gravidanza. La sua vita è cambiata notevolmente dopo la decisione di diventare sacerdote, nonostante avesse una vita ricca e appagante come cardiologo. Ha donato tutte le sue ricchezze al Centro Aiuto alla Vita e ha vissuto una vita più semplice e dedicata al servizio degli altri.

Non si pente della sua scelta, anche se ha affrontato momenti difficili, come la rottura del fidanzamento, ma non potevo fare diversamente. La poliomielite vissuta come una grazia personale: ho accettato questa situazione precaria senza lamentarmi. La delusione di mio padre che voleva che mi sposassi ed era pronto a lasciarmi la sua impresa. Ma, da uomo saggio, mi ha dimostrato che ci teneva di più a vedermi felice e ha accettato la mia scelta. Non sono stati momenti facili, ma la forza di Dio è stata più grande della sofferenza. Credo che in qualche modo i momenti difficili mi abbiano favorito nel mio rapporto con Dio. Da carmelitano continuo a nutrire il rapporto con Dio attraverso letture e la guida del padre spirituale. 

Concludo ricordando il tempo favorevole della mia decisione: «La decisione è sorta mentre svolgevo il mio lavoro di medico. Guardando i volti tesi e ansiosi dei pazienti che visitavo ho riconosciuto in queste situazioni una chiamata più definitiva che risuonava dentro di me già da tempo e che mi invitava a dare tutto me stesso nel dono di Dio. In particolare è stata proprio parlando con una paziente che ho capito che era giunto il momento di appendere il camice, spogliarmi di tutti i miei averi e abbracciare il saio. Il Signore mi chiamava a una vita consacrata nel sacerdozio. La grande nevicata del 1985 è stata poi per me un ulteriore segno».

 

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domenica 3 marzo 2024

Es 20,1-17 - 1Cor 1,22-25 - Gv 2,13-25 - III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)

III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)

Domenica 03 Marzo 2024
Dal libro dell’Èsodo - Es 20,1-17
 
In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile:
Non avrai altri dèi di fronte a me.
Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano.
Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato.
Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.
Non ucciderai.
Non commetterai adulterio.
Non ruberai.
Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».

1. Partiamo dal prologo: il Signore si presenta: IO SONO IL SIGNORE, IO SONO IL TUO DIO. “TUO” non un Dio qualsiasi. TU mi hai conosciuto perché io ti ho fatto uscire dalla schiavitù, IO HO GIÀ FATTO QUALCOSA PER TE. Ti chiedo come conseguenza di non avere altri Dei rispetto a me e seguono le altre clausole del patto.
 
2. Al centro del decalogo ci sono gli unici due precetti positivi. OSSERVARE IL GIORNO DI SABATO e onorare i genitori. RICORDATI CHE VIENI DA UNA STORIA DI SALVEZZA. È un precetto dato al padre: fa riposare tuo figlio, tua figlia, tutti quelli che dipendono da te, RICORDATI CHE ERI SCHIAVO E SEI STATO LIBERATO DI CONSEGUENZA DIVENTA UN LIBERATORE e libera quelli che dipendono da te.

3. Onora tuo padre e tua madre è un precetto dato ai figli: RICORDATI CHE HAI UNA STORIA ALLE SPALLE, “DA PESO” questo significa il verbo ebraico onorare, a tuo padre a tua madre, alla storia che ti ha preceduto. Le 10 parole dell’Alleanza di Dio sono PAROLE DI LIBERTÀ, sono i SENTIERI CHE DIO OFFRE PER CAMMINARE BENE nella vita umana.

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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 1,22-25
 
Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio.
Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.

1. Paolo dice che Gesù crocifisso È UNO SCANDALO per gli ebrei ed È UNA STUPIDAGGINE per i greci eppure IN GESÙ CRISTO MORTO E RISORTO NOI RICONOSCIAMO LA POTENZA E LA SAPIENZA DI DIO.
2. IL CRISTO REALIZZA LA POTENZA DI DIO NELLA SUA DEBOLEZZA. Gesù Cristo è L'AUTENTICA SAPIENZA DI DIO CHE CI LIBERA nella stupidaggine della Croce. SEMBRA UNA STOLTEZZA, MA NON LO È - È L'AUTENTICA SAPIENZA.
3. VOGLIAMO OGGI RICONOSCERE CHE HA RAGIONE GESÙ, il potente è Lui nella sua umiltà, il saggio è Lui anche se la sua strada ci sembra stolta. SIGNORE TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA, noi vogliamo venire DIETRO a Te. QUARESIMA È DECIDERE DI SEGUIRE IL SIGNORE… 

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✠ Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 2,13-25

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

1. Come è facile mercanteggiare con Dio, fare sacrifici, monetizzare il rapporto. Gesù ci richiama oggi al vero culto: non più mercato ma incontro con l'umanità di Gesù. Il nuovo tempio è Gesù. ACCOGLIAMO IL SIGNORE...
2. Che significa affermare che Gesù è il vero tempio? IL TEMPIO È IL LUOGO DELL’INCONTRO CON DIO E LUOGO DEL RADUNO DELLE TRIBÙ. Dunque una dimensione verticale e una orizzontale. Gesù è tutto questo! È IN LUI che possiamo fare un’AUTENTICA ESPERIENZA DI INCONTRO CON DIO ed è in Lui che possiamo fare un’AUTENTICA ESPERIENZA DI FRATERNITÀ. ASCOLTATELO!
3. E ricorda che L'UNICO SACRIFICIO GRADITO A DIO SONO LE OPERE DI AMORE, sono gli unici profumi ed olocausti che si offrono al Signore. Abbiamo una radicale trasformazione nel modo di rapportarsi con il Signore: Non più sacrifici materiali ma il dono della vita. TI OFFRO SIGNOR, LA MIA VITA NEL QUOTIDIANO...
BUONA DOMENICA DI QUARESIMA...

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LA PASSIONE

Nessuno può vivere senza passione, senza cuore, senza sentimento. Anche Gesù era pieno di zelo, di passione per la casa di Dio, tanto da cacciare fuori con furia quanti l’avevano immiserita con il loro commercio. Un filosofo tedesco riconosceva che «nel mondo nulla di grande è stato fatto senza la passione» (Hegel). Forse dobbiamo confessare che abbiamo perso il vero calore della passione.

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OMELIA - III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)