martedì 4 febbraio 2025

LA VITA DI UN BAMBINO NON È UN DIRITTO, È UN DONO.

LA VITA DI UN BAMBINO NON È UN DIRITTO, È UN DONO.

La maternità surrogata, o utero in affitto, è una pratica che solleva numerosi dibattiti, in particolare quando si considera il punto di vista del bambino che nasce da questa pratica. Recentemente, il Senato italiano ha approvato una legge che rende universale il reato di maternità surrogata, ritenendo che l'interesse e il benessere del bambino dovrebbero essere priorità assoluta in questo contesto. Tuttavia, il discorso pubblico si concentra principalmente sui desideri degli adulti coinvolti, sia della coppia che desidera diventare genitore che della madre surrogata, dimenticando la posizione del terzo protagonista: il bambino.

Dal punto di vista del bambino, la maternità surrogata solleva questioni significative, che spesso vengono ignorate nel dibattito. Un bambino non è una "tabula rasa" alla nascita, ma un essere che ha già vissuto 40 settimane di esperienze in simbiosi con la madre, sentendo il battito del suo cuore, il suono della sua voce e le sue emozioni. Queste esperienze sono fondamentali per lo sviluppo del bambino, e il legame che si crea tra madre e figlio durante la gravidanza è indissolubile. Quando un bambino nato da maternità surrogata viene separato immediatamente dalla madre biologica, viene privato di queste prime esperienze vitali che sono essenziali per il suo adattamento al mondo esterno.

Un esempio tangibile di come il distacco precoce possa influire sul bambino viene dalle parole di Elton John, che racconta di come i suoi gemelli, nati tramite surrogata, abbiano pianto per i primi due anni della loro vita. L'unico modo per calmarli era somministrare loro il latte della madre che li aveva portati in grembo, per loro l'unico segno di riconoscimento e conforto. Questo esempio dimostra che, contrariamente a quanto molti pensano, le 40 settimane nel grembo materno non sono "neutre" e prive di significato, ma costituiscono un legame emotivo e fisico fondamentale.

Purtroppo, nella discussione sulla maternità surrogata, si tende a dare priorità ai desideri degli adulti, dimenticando che un bambino non è un "diritto" da acquisire, ma un essere umano con le proprie necessità e bisogni. Non si può trattare la maternità come un mezzo per soddisfare un desiderio legittimo di genitorialità, senza considerare le implicazioni psicologiche e fisiche per il bambino. Se un cucciolo di cane o gatto non può essere separato dalla madre prima dei 60 giorni per motivi di benessere, perché non si riconosce lo stesso principio per i bambini?

La domanda che emerge da tutto questo è se davvero sia giusto mettere i desideri degli adulti sopra il benessere del bambino. La maternità surrogata non è solo una questione di scelte individuali, ma un tema che riguarda l'intero tessuto sociale e il rispetto per la dignità del bambino. Non possiamo ridurre una vita umana a un desiderio che può essere acquistato, poiché le persone non sono oggetti su cui esercitare diritti.

In conclusione, la maternità surrogata rappresenta un conflitto tra i desideri degli adulti e la realtà dei bambini. Come per altri aspetti della vita, i desideri non devono mai prevalere sulla realtà delle cose, e il benessere del bambino dovrebbe sempre essere posto al centro di ogni decisione.

 

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