martedì 30 gennaio 2024

MATERNITÀ MIGRANTE

MATERNITÀ MIGRANTE

Quando parliamo di “maternità migrante” parliamo di madri che della emigrazione sono vittime. Che affrontano mare e deserto, persecuzioni e campi di detenzione, fame e sete, pericoli che vengono dagli uomini e dalla natura, spinte dalla volontà di dare ai propri figli una vita migliore. Molte madri migranti probabilmente sarebbero rimaste legate al proprio destino se non ci fosse stata una spinta di testa e cuore. Se l’avvenire dei figli non le avesse convinte a lasciare le loro povere sicurezze. È una condizione diffusa: le statistiche ci dicono che le donne emigrate, contrariamente al passato, sono di più degli uomini. È “maternità migrante” anche quella delle madri che non seguono i figli, da questi abbandonate per inseguire un futuro migliore. Madri che rimangono nella loro casa, ma private dell’amore e della protezione di chi hanno messo al mondo. Assediate dal dolore di non sapere e di immaginare il peggio: i loro figli sconfitti dalla sabbia del deserto o inghiottiti dalle onde di un mare nemico, mai arrivati a destinazione.

Molte sono le tragedie nel deserto e nel mare, come la storia di Fati e Marie, madre e figlia morte di sete e di stenti nel deserto fra Tunisia e Libia. Un deserto che una giornalista marocchina Karima ha definito «un fronte di guerra senza bombe, una fossa comune uguale al mare Mediterraneo». 

C’è il dolore di madri che non ricevono notizie dai figli e cercano la verità. È il caso di Leyla, madre di Youseff, che cercava di raggiungere l’Italia. Leyla non ha notizie del figlio da oltre tre anni. «Lui non c’è – dice – ecco perché la mia lotta per conoscere la verità è cresciuta e ora mi sento madre di tutti i giovani che scompaiono». 

Esemplari sono quelle madri che si prendono cura dei figli altrui: nel loro paese d'origine, si prendono cura dei figli di coloro che sono partiti, diventando madri sostitutive.

Un dramma è il caso delle “madri interrotte” come Fassiuta costretta ad abbandonare sei figli in Costa d'Avorio. È partita per garantire ai suoi figli un futuro migliore, consapevole dei rischi enormi a cui andrà incontro. La madre che lascia i figli per amore nei loro confronti è la contraddizione più dolorosa. Per questo in tante preferiscono portarseli con loro. Anche piccoli, anche ancora nella loro pancia.

E così abbiamo le donne migranti incinte. Donne fragili, eppure consapevoli che senza un atto di coraggio la loro creatura non ha avvenire. A volte queste madri-coraggio muoiono nel dare alla luce i figli. Come Sephora, morta a Brindisi sola, dopo aver dato alla luce una bambina. Due giorni prima era stata salvata in mare. Non aveva documenti con sé, oltre al suo nome aveva detto di avere 24 anni e di venire dal Burkina Faso.

Un dolore straziante è quello delle mamme che perdono i loro figli drammaticamente perché gli scivolano dalle braccia cadendo in mare. A Lampedusa c’è chi ricorda ancora oggi il pianto, lungo e muto, della madre, neppure 18 anni, accanto alla sua bambina di 5 mesi che non c'era più. 

E che cosa avviene delle madri quando con i figli o senza di essi arrivano in un paese straniero? Riescono a realizzare qualcuna delle aspirazioni per cui hanno affrontato pericoli e dolori? Senza il vantaggio della lingua, alcune rimangono più sole e isolate, sperimentano la freddezza di una società che non le aspetta.

E noi che chiediamo a queste donne la cura dei nostri figli e dei nostri anziani spesso ci dimentichiamo che anche loro hanno una famiglia. A volte divisa anche qui, perché mogli e mariti sono divisi, lavorano in famiglie diverse.

«Le donne migranti portano nella loro carne esperienze drammatiche»: sono le parole di Papa Francesco.

 

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lunedì 29 gennaio 2024

29.01.202 - 2Sam 15,13-14.30; 16,5-13 - Mc 5,1-20 - Esci, spirito impuro, da quest’uomo.

Dal secondo libro di Samuèle - 2Sam 15,13-14.30; 16,5-13

In quei giorni, arrivò un informatore da Davide e disse: «Il cuore degli Israeliti è con Assalonne». Allora Davide disse a tutti i suoi servi che erano con lui a Gerusalemme: «Alzatevi, fuggiamo; altrimenti nessuno di noi scamperà dalle mani di Assalonne. Partite in fretta, perché non si affretti lui a raggiungerci e faccia cadere su di noi la rovina e passi la città a fil di spada».
Davide saliva l’erta degli Ulivi, saliva piangendo e camminava con il capo coperto e a piedi scalzi; tutta la gente che era con lui aveva il capo coperto e, salendo, piangeva.
Quando poi il re Davide fu giunto a Bacurìm, ecco uscire di là un uomo della famiglia della casa di Saul, chiamato Simei, figlio di Ghera. Egli usciva imprecando e gettava sassi contro Davide e contro tutti i servi del re Davide, mentre tutto il popolo e tutti i prodi stavano alla sua destra e alla sua sinistra. Così diceva Simei, maledicendo Davide: «Vattene, vattene, sanguinario, malvagio! Il Signore ha fatto ricadere sul tuo capo tutto il sangue della casa di Saul, al posto del quale regni; il Signore ha messo il regno nelle mani di Assalonne, tuo figlio, ed eccoti nella tua rovina, perché sei un sanguinario».
Allora Abisài, figlio di Seruià, disse al re: «Perché questo cane morto dovrà maledire il re, mio signore? Lascia che io vada e gli tagli la testa!». Ma il re rispose: «Che ho io in comune con voi, figli di Seruià? Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: “Maledici Davide!”. E chi potrà dire: “Perché fai così?”».
Poi Davide disse ad Abisài e a tutti i suoi servi: «Ecco, il figlio uscito dalle mie viscere cerca di togliermi la vita: e allora, questo Beniaminita, lasciatelo maledire, poiché glielo ha ordinato il Signore. Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene in cambio della maledizione di oggi».
Davide e la sua gente continuarono il cammino.
1. Assalonne, uno dei figli di Davide, COVA RANCORE PRESSO IL PADRE che ha “coperto” la violenza che un altro dei suoi figli, Amnon, ha usato nei confronti di Tamar, sorella di Assalonne.  DAVIDE È BEN CONSAPEVOLE CHE DEVE SCONTARE, e lo troviamo oggi in un atteggiamento penitente: piange, sale con il capo coperto e i piedi scalzi, accetta pure gli insulti da un uomo della casa di Saul.

2. DAVIDE ACCETTA LE CONSEGUENZE DEL PROPRIO ERRORE.  Davide ci insegna che È POSSIBILE CAMBIARE POSIZIONE, smettere di essere arroganti, riconoscere gli errori fatti. Sapere ammettere pubblicamente uno sbaglio è una delle cose che ci rende umani. CHI È CAPACE DI DIRE DI AVER SBAGLIATO, CHI SA CHIEDERE SCUSA, SA COSTRUIRE PACE E SA GENERARE CAMBIAMENTO. 

3. DAVIDE presenta al Signore la sua afflizione e crede in un capovolgimento della situazione. “Forse il Signore guarderà la mia afflizione e MI RENDERÀ IL BENE IN CAMBIO DELLA MALEDIZIONE DI OGGI”. Davide fa continuamente riferimento a Dio, SI SENTE NELLE SUE MANI e questo lo porta ad accettare la fatica in cui si trova come uno strumento per migliorarsi.

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+ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 5,1-20
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

 

Gesù ha rivelato che Dio ama la vita e vuole liberarla da ogni negazione, fino a quella radicale che è il male spirituale, il peccato, radice velenosa che inquina tutto. 
Ma il suo agire non è accolto dagli abitanti di Gerasa e vanno da Gesù per invitarlo ad andare "via dalla loro terra”. Gesù con la sua presenza sconvolge e cambia la loro vita: meglio di no, meglio restare come siamo, meglio che Gesù se ne vada!
L’indemoniato invece vuole restare con Gesù, ma “non glielo permise”. E lui si fa voce della “misericordia del Signore verso di lui” in mezzo ai pagani. La misericordia del Signore suscita in tutti meraviglia, e la meraviglia è la porta che ci apre alla salvezza!
Nella tua vita che parte prendi: quella degli abitanti di Gerasa, o quella di colui che ha riconosciuto il dono di Dio e si è fatto testimone?

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L'indemoniato riconosce la divinità di Gesù. E gli chiede di andarsene perchè per lui è un tormento. Anche gli abitanti “sani” gli chiedono la stessa cosa: Gesù è solo un tormento per ogni uomo?

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domenica 28 gennaio 2024

Dt 18,15-20 - 1Cor 7,32-35 - Mc 1,21-28 - IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Domenica 28 Gennaio 2024
Dal libro del Deuterònomio - Dt 18,15-20
 
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto.
Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”.
Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”».

1. Mosè annuncia che in futuro il Signore avrebbe suscitato un profeta come Mosè in mezzo ai suoi fratelli, e chiede al suo popolo: “ASCOLTATE” QUELLO CHE VI DIRÀ IL PROFETA CHE DIO SUSCITERÀ IN MEZZO A VOI…
2. GESÙ È IL PROFETA ANNUNCIATO DA MOSÈ, è il portatore della parola di Dio, molto di più: È LA PAROLA DI DIO IN PERSONA è lui che bisogna ascoltare, è l’autentico maestro autorevole…
3. Dio ci invita inoltre a NON SEGUIRE I FALSI PROFETI, cioè coloro che DICONO COSE APPETIBILI FACENDO CREDERE CHE SIANO VERITÀ; se seguiremo queste facili strade non sentiremo mai la presenza di Dio nella nostra anima…

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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 7,32-35
 
Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso!
Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.
Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.

1. Il capitolo 7 è incentrato su tematiche matrimoniali. Chi non è sposato è più libero di preoccuparsi di come possa piacere al Signore. CHI È SPOSATO NON PUÒ TRASCURARE DI PIACERE AL PROPRIO CONIUGE. Questo però NON GLI VIETA DI VIVERE ANCHE NELLA COMUNIONE CON DIO. L’apostolo raccomanda un impegno più grande…

2. Paolo insegna che IL MATRIMONIO È COSA BUONA e tuttavia lascia capire che egli preferisce una condizione celibataria di consacrazione per il Signore per rimanere totalmente UNITO AL SIGNORE E IMPEGNATO AD ASCOLTARE LA SUA VOCE E A COMPIERE LA SUA PAROLA…

3. Di questi versetti ricordiamo che LA COSA PIÙ IMPORTANTE È ADERIRE AL SIGNORE con cuore sincero E TESTIMONIARE RETTAMENTE LA PROPRIA FEDE. È un impegno che si può e si deve realizzare in qualsiasi stato di vita…

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✠ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 1,21-28

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

 

1. Che cosa significa: Gesù parlava “CON AUTORITÀ”? Vuol dire che nelle parole umane di Gesù c'è tutta la forza di Dio, c'è l’autorevolezza stessa di Dio. LA PAROLA DI DIO E' PAROLA DA ASCOLTARE, E' PAROLA DA ACCOGLIERE, E' PAROLA DA ANNUNCIARE. Lo fai?

2. L'autorità di Gesù LIBERA un uomo, presente nella sinagoga, che era posseduto dal demonio. “Taci! Esci da lui!”». Con la sola forza della sua Parola, Gesù libera la persona dal maligno. GESÙ C'INSEGNA A NON DISCUTERE COL MALE, a non scendere a compromessi di nessun genere, a tagliare netto subito: «Taci! Esci!». E SARAI LIBERO DI AMARE!

3. Il Vangelo è PAROLA DI VITA: non opprime le persone, al contrario, LIBERA quanti sono schiavi di tanti spiriti malvagi di questo mondo: lo spirito della vanità, l’attaccamento al denaro, l’orgoglio, la sensualità… Il Vangelo CAMBIA il cuore, CAMBIA la vita, TRASFORMA le inclinazioni al male in propositi di bene. IL VANGELO È CAPACE DI CAMBIARE LE PERSONE! FIDATI! 
BUONA DOMENICA...

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PAROLE 

Gesù non parlava a vanvera; sapeva quel che diceva. Anzi, “era” quello che diceva: la verità. Stiamo attenti alle nostre parole: corriamo il rischio di proporre il vuoto, l’aria fritta, la banalità! Se vogliamo essere autorevoli, credibili e convincenti, impariamo la meditazione, la riflessione. Ricordati che «Dio ti ha dato due occhi e due orecchi, ma una lingua soltanto. Si dovrebbe parlare solo metà di quanto si vede e di quanto si sente».

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OMELIA -  IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Lc 2,41-52 - RITO AMBROSIANO - S. Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

RITO AMBROSIANO
S. Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

DOMENICA 28 GENNAIO 2024
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 2,41-52
In quel tempo. I genitori del Signore Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
1. I genitori trovano Gesù nel tempio tra i saggi, dialoga con loro e MOSTRA UNA SAGGEZZA STUPEFACENTE. Quante volte sentiamo i bambini esprimere intuizioni che ci lasciano sbalorditi. OGNI GENERAZIONE HA SEMPRE QUALCOSA DI NUOVO DA OFFRIRE che va oltre ciò che ci si aspetta. IMPARIAMO AD ASCOLTARLI...

2. «Non sapevate che IO DEVO ESSERE NELLE COSE DEL PADRE MIO?». Il nostro essere diviene del tutto autentico SOLO IN RELAZIONE CON DIO. Siamo veramente noi stessi quando coltiviamo questa relazione con il Signore. E LA VITA DIVENTA MENO ANGOSCIANTE...

3. LA RELAZIONE CON DIO PERMETTE A GESÙ DI TORNARE A NAZARET restando sottomesso ai genitori, riconoscendone la loro autorità. Non ha alcun bisogno di fare il ribelle! SE SO CHI SONO IO IN DIO, POSSO ACCOGLIERE CHI SEI TU...

BUONA DOMENICA...

 

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giovedì 25 gennaio 2024

QUANDO SI SCAPPA DALLA REALTÀ…

QUANDO SI SCAPPA DALLA REALTÀ…

La storia della 36enne americana Rosanna Ramos, che ha creato un amico immaginario con cui chattare e poi se ne è innamorata fino a "sposarlo" convincendosi di essere incinta di lui. Ciò fu possibile tramite una app di intelligenza artificiale. Questo caso ci aiuta a riflette sui paradossi della nostra società moderna. Utilizzando l'app Replika AI, Ramos ha costruito un personaggio virtuale di nome Eren Kartal, inizialmente ispirato a un personaggio di “anime giapponese”. La chatbox, alimentata dall' intelligenza artificiale, ha permesso a Eren di evolversi in base alle preferenze di Ramos, trasformandosi in un marito ideale e virtuale. 

L'aspetto innovativo risiede nel fatto che l’intelligenza artificiale apprende continuamente dalle interazioni dell'utente, rendendo le risposte sempre più realistiche. Ramos si è illusa a tal punto da innamorarsi di Eren, sposarlo virtualmente e persino convincersi di essere incinta di lui. La linea tra realtà e fantasia si è sfumata, portando la protagonista a percepire la presenza di Eren durante la notte. 

Questa storia, sebbene estrema, simboleggia la crescente tendenza della società a sfuggire dalla realtà attraverso mondi virtuali, spesso caratterizzati da desideri irrealistici.

La narrazione riflette la fuga contemporanea dalla realtà, evidenziando come la tecnologia, in questo caso, possa fornire una via di fuga illusoria. La storia sottolinea anche la tendenza a creare realtà alternative, alimentate dalla volontà piuttosto che dalla percezione oggettiva. Il caso di Ramos si collega a fenomeni più ampi, come la concezione distorta della realtà e la ricerca di perfezione attraverso tecnologie avanzate.

In definitiva, la storia di Rosanna Ramos rappresenta una manifestazione estrema di desideri disconnessi dalla realtà, sottolineando l'uso problematico della tecnologia per creare mondi paralleli che possono allontanare le persone dalla vita reale.

Viviamo oggi nell'epoca dei desideri senza fine, sganciati da qualsiasi vincolo con la realtà. Sono quindi desideri irrealizzabili, utopici. Vecchie patologie di altrettanto vecchie ideologie: si vuole alla fine realizzare il paradiso in terra. Ecco allora il marito perfetto, ma che è immaginario e che alla fine ti aliena dalla vita reale; ecco le decine di sessi diversi, immaginari che portano a confusione sull’identità; ecco il figlio perfetto realizzato in provetta e poi fatto crescere nell'utero di qualcuna: ma che perfetto non è perché i figli nati da provetta hanno problemi di salute come gli altri.

L'intelligenza artificiale dilaga sempre di più e con essa anche la stupidità umana. Fai attenzione!

 

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martedì 23 gennaio 2024

IO E IL CROCIFISSO

IO E IL CROCIFISSO

Nella serie "Mondo piccolo" di Giovannino Guareschi, la presenza costante del Crocifisso dell'altar maggiore diventa un simbolo centrale. 

Il "Mondo piccolo" è la prima e più nota raccolta di racconti del giornalista e scrittore italiano Giovannino Guareschi, al centro della quale si stagliano le figure dell’orgoglioso prete di campagna e dall’arcigno sindaco comunista Peppone, ambientate nella Bassa emiliana: due personaggi emblematici dell’Italia politica appena uscita dai drammi della Seconda guerra mondiale e già calata nello scenario mondiale dominato dalla «Guerra fredda». Guareschi dà vita a una storia di valore universale, che racconta vicende private e sociali in una terra dominata da aspre contrapposizioni politiche.

Don Camillo, il prete della piccola comunità, si rivolge a Gesù crocifisso come a un confidente umano, sicuro di ricevere risposte che possano dirimere qualsiasi questione. Il Cristo, descritto con un sorriso disarmante, si presenta come un consigliere sagace di fronte alle sfide quotidiane e alle intricate vicende della vita. Guareschi dipinge un Cristo umano, capace di sorridere di fronte alle situazioni problematiche, come quando don Camillo si lamenta della presunta missione segreta degli "agenti segreti" di Peppone. Il Crocifisso, con un tocco di umorismo, consiglia don Camillo di usare le sue forti mani a fin di bene e lo rassicura sul destino delle armi nascoste.

La serie continua con episodi in cui il sorriso di Gesù diventa una guida per don Camillo, che si confronta con sparizioni di mitra, aste di macchine e altre vicende della piccola comunità. Il dialogo tra il prete e il Crocifisso tocca temi più profondi, come la fede, la coscienza personale e la responsabilità individuale di fronte a Dio.

Il Crocifisso diventa un consigliere morale per don Camillo, incoraggiandolo a non giudicare affrettatamente, a seguire la propria coscienza e a resistere alle pressioni esterne. La figura di Gesù sorridendo rappresenta una connessione umana e divina, portando un tocco di saggezza e umorismo alle dinamiche della serie.

In conclusione, la serie "Mondo piccolo" sottolinea il ruolo simbolico del Crocifisso come guida e consigliere per don Camillo, evidenziando temi di fede, responsabilità individuale e umanità nei confronti delle sfide quotidiane.


PREGHIERA:

Signore, tu sei venuto nel mondo per me, per cercarmi, per portarmi l’abbraccio del Padre: l’abbraccio che tanto mi manca!
Tu sei il Volto della bontà e della misericordia: per questo vuoi salvarmi! 
Dentro di me ci sono le tenebre: vieni con la tua limpida luce.
Dentro di me c’è tanto egoismo: vieni con la tua sconfinata carità. 
Dentro di me c’è tanto orgoglio: vieni con la tua impressionante umiltà.
Signore, il peccatore da salvare sono io: il figlio prodigo che deve ritornare, sono io!
Signore, concedimi il dono delle lacrime per ritrovare la libertà e la vita, la pace con Te e la gioia in Te.
Amen.

 

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lunedì 22 gennaio 2024

22.01.2024 - 2Sam 5,1-7.10 - Mc 3,22-30 - Satana è finito.

Dal secondo libro di Samuèle - 2Sam 5,1-7.10

In quei giorni, vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”». Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d’Israele.
Davide aveva trent’anni quando fu fatto re e regnò quarant’anni. A Ebron regnò su Giuda sette anni e sei mesi e a Gerusalemme regnò trentatré anni su tutto Israele e su Giuda.
Il re e i suoi uomini andarono a Gerusalemme contro i Gebusei che abitavano in quella regione. Costoro dissero a Davide: «Tu qui non entrerai: i ciechi e gli zoppi ti respingeranno», per dire: «Davide non potrà entrare qui». Ma Davide espugnò la rocca di Sion, cioè la Città di Davide.
Davide andava sempre più crescendo in potenza e il Signore, Dio degli eserciti, era con lui.
1. Tutte le tribù di Israele si presentano a Davide e gli DICHIARANO LA LORO APPARTENENZA, UN’APPARTENENZA RADICALE, PROFONDA, VISCERALE, gli dicono che sono ossa delle sue ossa e carne della sua carne. Noi a chi apparteniamo?

2. Lo ungono re, sentono di appartenergli E CON LUI costituiscono una forza che può espugnare ciò che sembra non prendibile. Davide cresce in forza e il Signore è con lui. L’unzione che sancisce la regalità, GARANTISCE AL POPOLO L’UNITÀ E LA FORZA.

3. Davide andava sempre più crescendo in potenza e il Signore, Dio degli eserciti, era con lui. È LA PRESENZA DI DIO CHE FA GRANDE UN UOMO. Dio lo riveste della sua forza, saggezza, sapienza, intelligenza, discernimento. QUANDO DIO BENEDICE, L’UOMO È BENEDETTO IN OGNI SUA IMPRESA.

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+ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 3,22-30
In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.
Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

 

Il male, il demonio passa attraverso la libertà umana, attraverso l’uso della nostra libertà. Cerca un alleato, l’uomo. Il male ha bisogno di lui per diffondersi. Ma è possibile non lasciarsi vincere dal male e vincere il male con il bene. É a questa conversione del cuore che siamo chiamati.
Gesù viene accusato di scacciare i demoni grazie all'aiuto del capo dei demoni. Si arriva all'assurdo pur di distruggere la buona fama di Gesù. Infatti come può Satana scacciare se stesso? In realtà Gesù non è accusabile di nulla, essendo la bontà in persona. Gesù con i suoi prodigi “svuota la casa di Satana”, di quel Satana che si era appropriato delle persone che erano di Dio, e che ora … a lui ritornano per mezzo di Gesù salvatore.
Negare questo è la “bestemmia contro lo Spirito Santo”, è non riconoscere l‘opera di salvezza che Gesù porta a termine. Se non cambiate – sembra dire Gesù – vi assumete una grande responsabilità, e restate quello che siete: persone non salvate. Gesù dice: “Non (vi) sarà perdonato in eterno”.

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Tutto sarà perdonato agli uomini. Il Papa ha detto che ha sempre dato l'assoluzione a chiunque si sia confessato, tranne una volta a causa della sua ipocrisia. Sarà questa la bestemmia contro lo Spirito?

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domenica 21 gennaio 2024

Gio 3,1-5.10 - 1Cor 7,29-31 - Mc 1,14-20 - III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Domenica 21 Gennaio 2024
Dal libro del profeta Giona - Gio 3,1-5.10
 
Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.
Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta».
I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli.
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

1. Il brano di Giona è incentrato sull'invito “CONVERTITEVI”, è l'annuncio di un disastro, “ANCORA QUARANTA GIORNI E NINIVE SARÀ DISTRUTTA” se non cambiate mentalità. Se il male cresce e si sviluppa, inesorabilmente distruggerà gli uomini e la città.

2. GLI ABITANTI DI NINIVE CREDETTERO AL SIGNORE, fecero penitenza, cambiarono, E IL SIGNORE PERDONA LA GRANDE CITTÀ emblema del male e del peccato. IL DIGIUNO E LA PREGHIERA CAMBIARONO IL CUORE DI DIO, lo induce alla misericordia e al perdono. Dio SEMPRE perdona se gli uomini si rivolgono a Lui.

3. La predicazione di Giona è efficace, ha portato frutto. La Parola di Dio può davvero compiere SEMPRE E OVUNQUE il miracolo della conversione, della vittoria del bene sul male…

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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 7,29-31
 
Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!

1. L'apostolo conclude il capitolo 7 dicendo che il tempo si è fatto breve, il tempo si è raccorciato. ORMAI AVENDO INCONTRATO CRISTO, LE COSE DI QUESTO MONDO DIVENTANO RELATIVE, passano in secondo piano non sono fondamentali. PASSA LA SCENA DI QUESTO MONDO…

2. Chi possiede, dice l’Apostolo, faccia conto di non possedere, chi è sposato, faccia conto di non essere legato, cioè NON È LA COSA PIÙ IMPORTANTE l’essere sposato o non essere sposato, avere dei beni o non averli. TUTTE QUESTE SITUAZIONI PASSANO E IL TEMPO SI È FATTO BREVE…

3. L'APOSTOLO CHIEDE UN ORIENTAMENTO TOTALE A CRISTO ALLA SUA GRANDEZZA LA SUA NOVITÀ. Fammi conoscere Signore le tue vie, abbiamo detto al salmo, FAMMI CAPIRE DOVE PASSA IL TUO REGNO QUI E ADESSO PER ME. Sono disposto a seguirti come Simone Andrea come Giacomo e Giovanni…

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✠ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 1,14-20

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

 

1. Il tempo è compiuto, il regno di Dio è qui. Gesù non dimostra il Regno, lo MOSTRA e lo fa FIORIRE dalle sue mani: libera, guarisce, perdona, toglie barriere, ridona pienezza di relazione a tutti, a cominciare dagli ultimi della fila. ACCOGLIAMO IL REGNO, ACCOGLIAMO GESU' NELLA NOSTRA VITA...

2. La seconda parola di Gesù chiede di PRENDERE POSIZIONE: convertitevi, giratevi verso il Regno. C’è un’idea di movimento nella conversione, come nel moto del girasole che ogni mattino rialza la sua corolla e la mette in cammino sui sentieri del sole. ALLORA: “CONVERTITEVI” CIOÈ “GIRATEVI VERSO LA LUCE PERCHÉ LA LUCE È GIÀ QUI”.

3. Credete “NEL” Vangelo. Non al, ma nel Vangelo. Non basta aderire ad una dottrina, occorre buttarsi dentro, immergervi la vita, derivarne le scelte. E Gesù chiama TE alla sequela. NOI CRISTIANI VOGLIAMO MOSTRARE CHE È POSSIBILE VIVERE MEGLIO, PER TUTTI, E CHE IL VANGELO NE POSSIEDE LA CHIAVE.
BUONA DOMENICA...

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DISCEPOLI

Che cosa ha attirato quei primi quattro discepoli? Avevano un lavoro, una casa, una famiglia. Avevano tutto quello che è necessario per una vita piena. Eppure, passa uno che non conoscono, lasciano tutto, lo seguono per un lavoro sconosciuto e certamente difficile: pescatori di uomini. Cosa vedono in quell’uomo? Cosa vediamo noi in Cristo? Siamo pronti a riconoscere la sua voce e a seguirlo?

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OMELIA -  III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Mt 14,13b-21 - RITO AMBROSIANO - III Domenica dopo l'Epifania

RITO AMBROSIANO

III Domenica dopo l'Epifania
DOMENICA 21 GENNAIO 2024
Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 14,13b-21


1. CHI È QUESTO GESÙ che anche oggi si fa seguire e amare più del pane, più dei propri beni e della propria casa? E SPENDONO LA PROPRIA VITA PER LUI nella carità, nella missione, nella verginità, nella misericordia? … 
2. Gesù risponde al bisogno della folla guarendo i malati e moltiplicando il pane. Ma il suo miracolo non è un gesto magico, solitario. COINVOLGE I DISCEPOLI NELL'OFFRIRE I CINQUE PANI E I DUE PESCI, E NEL DISTRIBUIRLI ALLA FOLLA. C’è da CONSEGNARE a Gesù tutto ciò che abbiamo e siamo per poi DISTRIBUIRE!
3. Il MIRACOLO DELLA CONDIVISIONE dei pani e dei pesci è L’INVITO A METTERSI IN GIOCO PER ESSERE SOLIDALI CON GLI ALTRI, non restando ripiegati sull'egoismo, ma DIVENENDO STRUMENTI CHE GENERANO VITA. C’è bisogno di TUTTI…
BUONA DOMENICA...

  ✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 14,13b-21
In quel tempo. Il Signore Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

 

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giovedì 18 gennaio 2024

L’ULTIMO GESTO DI UMANITÀ…

L’ULTIMO GESTO DI UMANITÀ…

Il fratello Godwin, del monastero benedettino di Eruku, è stato assassinato il 18 ottobre 2023 dai suoi rapitori. Prima di essere brutalmente assassinato dai suoi rapitori nell’ottobre del 2023 in Nigeria, il fratello Godwin si è assicurato di nutrire gli altri due monaci tenuti prigionieri con lui. Tutti e tre erano stati rapiti da un gruppo di uomini armati pochi giorni prima nel loro monastero benedettino di Eruku, nella Nigeria centro-settentrionale.

«In verità vi dico: ogni volta che avete fatto questo a uno di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me (…) Perché avevo fame e mi avete dato da mangiare. » (Mt 25, 40) Fratello Godwin si ricordava di questo insegnamento di Cristo, mentre era tenuto prigioniero dai suoi spietati carcerieri la cui implacabilità ha portato alla sua morte. Rapito il 17 ottobre insieme ad altri due fratelli benedettini del monastero di Eruku (diocesi di Ilorin, Nigeria centro-settentrionale), fratel Godwin ha mostrato una devozione incrollabile verso gli altri due monaci sopravvissuti. Prima di essere brutalmente assassinato il 18 ottobre, il religioso si era assicurato di nutrire gli altri due fratelli tenuti con lui in prigionia, ha testimoniato fratello Peter.

Quando i tre monaci avevano camminato per diverse ore a piedi nudi, a stomaco vuoto, i loro rapitori diedero loro da mangiare due biscotti, temendo che i loro ostaggi morissero prima di ottenere un riscatto. Il fratello Godwin, l'unico con la mano libera, ha potuto consegnare i due biscotti al fratello Peter e al fratello Anthony che avevano le mani legate. “Hanno temporaneamente sciolto la mano del fratello Godwin per permettergli di darci da mangiare. Ricordo che porgeva i biscotti in modo che ognuno di noi potesse addentarli a turno. Non dimenticherò mai l'amore e il conforto nei suoi occhi quando ci dava da mangiare", ha ricordato fratello Peter in un'intervista presso ACI Africa.

Il 17 ottobre, nel cuore della notte, nove uomini armati sono comparsi nel monastero. Armati di machete e fucili d'assalto AK-47, portarono via con la forza i fratelli Godwin, Peter e Anthony. Per i tre monaci fu l'inizio dell'inferno. Esausti per la marcia e per i colpi inferti dai loro aguzzini, i monaci continuano a pregare in silenzio. “Il fratello Godwin ci aveva esortato a continuare le nostre preghiere mentali. Ci facevamo segno di pregare in silenzio perché gli uomini non volevano sentire il nome di Gesù.» La violenza raggiunse il culmine il 18 ottobre. “Ho sentito Godwin gridare a voce molto alta. Uno degli uomini ha acceso una torcia e ho potuto vedere mio fratello in piedi in una pozza di sangue. Un grosso pezzo di legno gli aveva perforato la caviglia, esponendo la sua carne. Mentre lottava per rimuovere il pezzo di legno dalla gamba, con le mani legate dietro la schiena, inciampò e cadde in una grande fossa. Poco dopo il fratello Godwin fu ucciso a colpi di arma da fuoco. Gli altri due monaci furono costretti a gettare loro stessi il corpo nel fiume. Rilasciati il 22 ottobre, traumatizzati, i fratelli Pietro e Antonio cercano di riprendersi gradualmente da questa dura prova. “Fratello Godwin era il mio anziano nel monastero. Mi ha guidato in diverse occasioni. Era così amorevole e premuroso”, confida ulteriormente il fratello Peter. “Non ho dubbi che il fratello Godwin sia in cielo.»

 

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martedì 16 gennaio 2024

L’AMORE E IL PREGIUDIZIO

L’AMORE E IL PREGIUDIZIO

La parrocchia di San Gregorio Magno nel quartiere periferico della Magliana a Roma, si impegna da decenni nell'accoglienza e nell'integrazione della comunità rom. Il parroco, don Stefano, ha una lunga esperienza nel lavorare con questa comunità. Il campo Candoni, gestito da lui, ospita circa 800 persone, prevalentemente cittadini rumeni e bosniaci, in condizioni di vita difficili. Don Stefano sottolinea la NECESSITÀ DI ESSERE TOLLERANTI E DI COMPRENDERE LA DUREZZA DELLA VITA IN QUESTI CAMPI.

NEI CAMPI TROVIAMO PERSONE come Gabriela, una donna rom che si arrangia vendendo ferro al mercato, o di Alina, una giovane madre con quattro figli che si lamenta delle difficoltà della vita nella comunità. Nei campi, i volontari, organizzano alcune iniziative positive, come il progetto di inserimento lavorativo attraverso il Fondo Gesù Divino Lavoratore e l'associazione "Gli squilibrati" che offre lavoro a persone emarginate.

LA PARROCCHIA SI IMPEGNA non solo nelle cose materiali ma offre anche un sostegno nel supporto emotivo e sociale, attraverso il centro d'ascolto. Ogni settimana distribuisce pacchi viveri e cerca di coinvolgere la comunità in attività di volontariato. Debora Foglia, responsabile del centro d'ascolto, racconta delle iniziative per responsabilizzare la comunità rom e favorirne l'inserimento nella società. Racconta: «Ho passato serate e serate intorno al fuoco ad ascoltare le loro storie. Io resto sempre affascinata dai loro racconti. Questa attività mi dà gioia, serenità, pace. Quando esco dal campo sono carica. È un dono che il Signore mi fa ogni volta».

Il lunedì è il giorno di apertura del centro d’ascolto per i rom del campo Candoni e di quelli che vivono sotto il viadotto della Magliana. «Dalle 17 alle 19 serviamo il tè e li ascoltiamo. Chiedono consigli, un orientamento sulle questioni scolastiche e sanitarie, cose materiali». L’obiettivo è anche quello di trovargli un’attività lavorativa. «Cerchiamo di coinvolgerli, di responsabilizzarli. Diamo il pacco in cambio di un piccolo aiuto, un lavoretto». Alcuni fanno parte di un’associazione del quartiere, “Gli squilibrati”, fondata da un parrocchiano, Giancarlo Gamba, che DÀ LAVORO A TOSSICODIPENDENTI, MALATI PSICHICI, PERSONE AI MARGINI. Si occupa di decoro urbano: pulizia, potatura siepi, giardinaggio. «È IMPORTANTE ANCHE PER LA COMUNITÀ. Li vedono lavorare, li conoscono e cambiano mentalità». 

Debora ha messo su anche una squadretta di calcio con bambini rumeni, bosniaci e italiani, senza nessuna rivalità. «Una volta hanno giocato in trasferta a Ostia. I bambini dei campi non avevano mai visto il mare. Ho visto la meraviglia nei loro occhi. È stata una cosa stupenda, per loro e per noi». POI, PERÒ, QUANDO I GENITORI HANNO SCOPERTO CHE DELLA SQUADRA FACEVANO PARTE ANCHE LORO, HANNO RITIRATO I FIGLI. «Ma noi siamo andati avanti lo stesso, non saranno i pregiudizi a fermarci».

«Sì, è vero, conclude Debora, molti rom compiono attività illecite ma non bisogna smettere di dialogare con loro. Bisogna dare una possibilità a queste persone, ricordarsi che sono esseri umani, spesso con grandi potenzialità e una diversità che è una ricchezza immensa». Solo se offriamo un’opportunità e un sostegno reale le cose possono cambiare… 

 

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domenica 14 gennaio 2024

1Sam 3,3-10.19 - 1Cor 6,13-15.17-20 - Gv 1,35-42 - II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Domenica 14 Gennaio 2024
Dal primo libro di Samuèle - 1Sam 3,3-10.19
In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire.
Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore.
Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto.
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.

1. Il vecchio Eli sa di non aver chiamato Samuele e, dato che la cosa si ripete più volte, alla fine L'ANZIANO SA SPIEGARE AL GIOVANE: Non sono io che ti chiamo, È IL SIGNORE CHE TI STA CHIAMANDO. Se chiama di nuovo rispondigli: “Eccomi sono disponibile, parla, il tuo servo ti ascolta” ABBIAMO BISOGNO DI MEDIAZIONI…
2. Eli gli dona un grande insegnamento per capire il Signore: «parla, il tuo servo ti ascolta», NON BASTA UN «ECCOMI», DIO VUOLE CHE CI METTIAMO IN ASCOLTO, IN SILENZIO, FERMI DI FRONTE A LUI. Noi riusciamo a metterci in ascolto della Parola? A fermarci in silenzio?
3. “Samuele crebbe e IL SIGNORE FU CON LUI, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole”. DIO È DALLA SUA PARTE. Solo la fedeltà nei confronti di Dio (lo «stare» con lui) consente a Samuele, di COMPIERE FINO IN FONDO il proprio cammino e RISPONDERE ALLA CHIAMATA, con tutte le conseguenze che essa comporta rispetto al tran tran quotidiano. STARE CON LUI…

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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 6,13-15.17-20
 
Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo.
Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

1. Nel brano di oggi Paolo affronta il TEMA DELLA SESSUALITÀ e del modo in cui essa va vissuta all'interno della vita di fede. Un nutrito gruppo di cristiani di Corinto pensava di essere completamente libero. Alcuni di loro ostentavano una rigorosa astinenza dal sesso, altri si dedicavano a un sesso sfrenato frequentando le prostitute. PAOLO INDICA LORO LA GIUSTA CONDOTTA DA TENERE NEI CONFRONTI DEL PROPRIO CORPO E DI DIO…

2. La questione è l'uso improprio e disordinato della sessualità. Paolo ci insegna che il corpo ha una dignità, IL CORPO APPARTIENE AL SIGNORE. Siamo del Signore e con il corpo noi possiamo vivere una SESSUALITÀ ORDINATA SEGNO DELL'AMORE NON SEMPLICEMENTE MATERIA DI GODIMENTO…

3. La sessualità è un modo con cui la persona vive intensamente quello che il Signore ci propone concretamente nella nostra carne. NEL NOSTRO CORPO POSSIAMO FARE LA VOLONTÀ DEL SIGNORE, docili alla sua parola, disposti a fare quello che Egli ci chiede…

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✠ Dal Vangelo secondo Giovanni- Gv 1,35-42

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.

Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

 

1. Andrea e Giovanni, discepoli del Battista, non dimenticheranno mai l’incontro con Gesù, indicato come «l’agnello di Dio». Nel vedere che lo seguivano, Gesù domandò loro: «CHE CERCATE?». È una domanda profonda. COSA CERCO IO SEGUENDO GESÙ? 

2. E alla domanda di Gesù essi rispondono con il desiderio di conoscerlo meglio, di stare con Lui. "DOVE ABITI?". Alle nostre domande, inquietudini e desideri Gesù NON OFFRE SOLUZIONI IMMEDIATE, ma risponde con un invito "VENITE E VEDRETE". È il “RIMANERE” con Gesù che non è un'esperienza “mordi e fuggi”. FACILE È ACCOGLIERE GESÙ DIFFICILE RIMANERE CON LUI IN OGNI CIRCOSTANZA. CORAGGIO...

3. Andrea, una volta incontrato e conosciuto Gesù, conduce da lui suo fratello Simone. «Andrea attiva il “PASSAPAROLA” … si fa guida, pastore, SI PRENDE CURA DEL FRATELLO. L’annuncio del Vangelo può e deve entrare nel mondo mediante il “passaparola”: SONO IO CHE INVITO L'ALTRO ALL’INCONTRO PERSONALE CON CRISTO. E' IL PIU' BEL REGALO CHE CI POSSIAMO FARE...
BUONA DOMENICA...

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CERCARE

«Che cosa cercate?». «Che cosa cercate, venendo in chiesa? Che cosa cercate, dicendo di essere seguaci di Cristo? Che cosa cercate nella preghiera?». Finché siamo in vita, abbiamo sempre bisogno di ricercare. Cercare è faticoso; esige pazienza, impegno, dedizione. Non riteniamoci soddisfatti di quello che abbiamo raggiunto Continuiamo nella nostra ricerca, spinti dal desiderio di sempre nuove scoperte nella fede.

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OMELIA -  II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)