giovedì 11 luglio 2024

JEAN-PAUL HERNANDEZ E IL SENSO DELLA VITA…

JEAN-PAUL HERNANDEZ E IL SENSO DELLA VITA…

 

La storia di padre Jean-Paul Hernandez è una testimonianza vibrante di fede, intelligenza e dedizione pastorale. Jean-Paul, primogenito di una coppia di emigrati spagnoli in Svizzera, ha sperimentato una disaffezione per una Chiesa che non rispondeva alle sue domande adolescenziali. Tuttavia, l'incontro con comunità di lavoratori immigrati e letture significative lo hanno avvicinato a una fede vissuta in modo autentico. Anche se a scuola si dichiarava ateo, in cuor suo coltivava la fede. Ha trovato la sua strada grazie alla lettura della Bibbia, che acquistò segretamente a 17 anni. La sua fede si è formata attraverso una serie di incontri significativi, tra cui la biografia di Francesco di Assisi e le Messe per i lavoratori immigrati. Questi eventi lo hanno aiutato a vedere la religione non come un insieme di regole, ma come una relazione personale con Gesù di Nazaret.

Il giovane Hernandez non si accontentava di una fede superficiale. Era determinato a trovare un modello di credente colto e intelligente. La lettura di scritti su sant'Ignazio e i Gesuiti lo hanno ispirato, ricordandogli due amici di famiglia che erano diventati gesuiti, rappresentando per lui due modelli di vita cristiana.

Durante gli studi universitari a Friburgo, Jean-Paul ha continuato la sua ricerca spirituale, partecipando a esercizi spirituali e confrontandosi con i Gesuiti. Dopo una fase di dubbi e un corso di esercizi spirituali particolarmente significativo a Roma, ha deciso di entrare nella Compagnia di Gesù. Ha completato il noviziato a Genova e ha conseguito un dottorato in teologia a Francoforte.

Un'esperienza che ha segnato profondamente la sua missione è stata "Pietre Vive", un gruppo fondato a Francoforte che utilizza l'arte sacra per annunciare l'amore di Dio. Hernandez ha portato questa iniziativa in Italia, creando gruppi a Bologna e Roma. Oggi, "Pietre Vive" è presente in molte capitali europee e oltre, offrendo un'esperienza che unisce esercizi spirituali e interpretazione storico-artistica.

Per Hernandez, la chiave per parlare ai giovani è proporre un incontro autentico con Gesù attraverso la Parola, integrando l'esperienza spirituale con una solida base intellettuale. Crede che la fede debba essere presentata come una storia d'amore, non come un insieme di obblighi morali. È essenziale che la comunità cristiana offra spazi accoglienti dove i giovani possano sentirsi ascoltati e amati.

La passione per l'arte e la teologia ha portato padre Hernandez a dirigere la Scuola di alta formazione di Arte e teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia meridionale. Qui, professionisti dell'architettura e della storia dell'arte studiano come interpretare le immagini di fede nel loro contesto originario, arricchendo sia la comprensione culturale che quella teologica.

In conclusione, la storia di padre Jean-Paul Hernandez è un esempio ispirante di come la fede possa evolversi e maturare attraverso la ricerca intellettuale, la preghiera e il servizio agli altri. Padre Jean-Paul ci ricorda che il senso della vita è darsi totalmente. La sua missione si intreccia con l'arte e l'educazione, offrendo un modello di vita cristiana che unisce profondità spirituale e impegno culturale. La sua capacità di comunicare la bellezza della fede attraverso la Parola e l'arte continua a toccare i cuori di molti, giovani e adulti, in tutto il mondo.

 

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mercoledì 10 luglio 2024

10.07.2024 - Os 10,1-3.7-8.12 - Mt 10,1-7 - Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d'Israele.

Dal libro del profeta Osèa - Os 10,1-3.7-8.12

Vite rigogliosa era Israele, che dava sempre il suo frutto; ma più abbondante era il suo frutto, più moltiplicava gli altari; più ricca era la terra, più belle faceva le sue stele. Il loro cuore è falso; orbene, sconteranno la pena! Egli stesso demolirà i loro altari, distruggerà le loro stele. Allora diranno: «Non abbiamo più re, perché non rispettiamo il Signore. Ma anche il re, che cosa potrebbe fare per noi?». Perirà Samarìa con il suo re, come un fuscello sull'acqua. Le alture dell'iniquità, peccato d'Israele, saranno distrutte, spine e cardi cresceranno sui loro altari; diranno ai monti: «Copriteci» e ai colli: «Cadete su di noi». Seminate per voi secondo giustizia e mieterete secondo bontà; dissodatevi un campo nuovo, perché è tempo di cercare il Signore, finché egli venga e diffonda su di voi la giustizia.
1. GLI EBREI DEL TEMPO DI OSÈA AVEVANO TRADITO IL DIO d’Israele iniziando ad adorare le divinità dei popoli pagani da cui erano circondati. E Osèa profetizzava una distruzione imminente, spine e rovi che avrebbero avvolto gli altari, monti che crollano su un POPOLO DISPERATO E SOLO. 
2. OSÈA ESORTA I FIGLI D’ISRAELE A “SEMINARE SECONDO GIUSTIZIA”, cioè a comportarsi secondo la volontà divina espressa nella legge, PROMETTE UN NUOVO RACCOLTO invitando a dissodare un campo nuovo. È CHIARA LA VOLONTÀ DEL SIGNORE DI RECUPERARE IL RAPPORTO CON IL PROPRIO POPOLO E CON NOI. 
3. Nonostante il nostro tradimento il Signore ci viene a cercare per darci una nuova pienezza in Lui. OCCORRE CREARE LE CONDIZIONI NECESSARIE PERCHÉ LO POSSIAMO RE-INCONTRARE, occorre preparare un cuore nuovo, pronto per la semina, aperto; occorre solo prepararsi ad accoglierlo E LUI TORNERÀ, IN ETERNO.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 10,1-7

In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

 

Gesù chiamò a sé dodici discepoli a cui dette il potere sui demoni per scacciarli e li inviò in primo luogo agli israeliti per annunciare loro che il regno dei cieli è vicino. 
I dodici Apostoli  hanno avuto la grazia di incontrare Gesù, hanno fissato il suo volto, hanno ascoltato la sua voce, hanno visto i suoi prodigi. L’incontro personale con il Signore, tempo di grazia e di salvezza, comporta la missione: «Strada facendo – li esorta Gesù – predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino». Incontro e missione non vanno separati.
Questo incontro personale con Gesù Cristo è possibile anche per noi, che siamo suoi discepoli. Protesi alla ricerca del volto del Signore, lo possiamo riconoscere nel volto dei poveri, degli ammalati, degli abbandonati e degli esclusi che Dio pone sul nostro cammino. E questo incontro diventa anche per noi tempo di grazia e di salvezza, investendoci della stessa missione affidata agli Apostoli: annunciare il Regno di Dio, un Dio vicino...

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Ecco i magnifici dodici, con la missione di predicare «che il regno dei cieli è vicino». È il Vangelo, la bella notizia, affidata a chi lo tradirà (già viene detto), e gli altri lo hanno abbandonato e rinnegato. A chi assomigliano tanto tanto questi dodici?

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martedì 9 luglio 2024

09.07.2024 - Os 8,4-7.11-13 - Mt 9,32-38 - La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.

Dal libro del profeta Osèa - Os 8,4-7.11-13

Così dice il Signore:
«Hanno creato dei re
che io non ho designati;
hanno scelto capi
a mia insaputa.
Con il loro argento e il loro oro
si sono fatti idoli,
ma per loro rovina.
Ripudio il tuo vitello, o Samaria!
La mia ira divampa contro di loro;
fino a quando non si potranno purificare?
Viene da Israele il vitello di Samaria,
è opera di artigiano, non è un dio:
sarà ridotto in frantumi.
E poiché hanno seminato vento,
raccoglieranno tempesta.
Il loro grano sarà senza spiga,
se germoglia non darà farina
e, se ne produce, la divoreranno gli stranieri.
Èfraim ha moltiplicato gli altari,
ma gli altari sono diventati per lui
un’occasione di peccato.
Ho scritto numerose leggi per lui,
ma esse sono considerate come qualcosa di estraneo.
Offrono sacrifici
e ne mangiano le carni,
ma il Signore non li gradisce;
ora ricorda la loro iniquità,
chiede conto dei loro peccati:
dovranno tornare in Egitto».
1. IL POPOLO HA RINNEGATO DIO IN OGNI MODO: ha eletto capi senza la sua benedizione, ha costruito altari e idoli, ha fatto sacrifici e ne ha mangiato le carni. Ha cercato conforto, aiuto, rifugio in oggetti morti, senza vita. HA AGITO DA IDOLATRA COSTRUENDO IMMAGINI che altro non sono che delle proiezioni che l’uomo fa di sé stesso.
2. Ecco i frutti dell’idolatria. Hanno seminato vento e si raccoglie tempesta. DIO NON PUÒ ESSERE PIÙ VITA DELLA TERRA e la terra non dona più i suoi frutti. Se l’uomo esce dalla vita, perché esce dalla Legge, la sua anima, il suo spirito, il suo corpo rimangono senza alcuna vita. PRECIPITANO NELLA MORTE.
3. Così OSÈA ANNUNCIA LA NECESSITÀ DI UN RITORNO IN EGITTO PER RIFARE L’ESPERIENZA DELLA LIBERAZIONE DALLA SCHIAVITÙ. Questa volta però la schiavitù è interiore. I figli d’Israele soffriranno la fame; conosceranno nuovamente l’abbandono, la schiavitù, perché dovranno tornare in Egitto.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 9,32-38
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

 

Gesù guarisce, ma non guarisce semplicemente la paralisi, guarisce tutto, perdona i peccati. Fa nascere di nuovo, diciamo così. Una guarigione fisica e spirituale, tutto insieme, frutto di un incontro personale e sociale.
E allora ci chiediamo: in che modo possiamo aiutare a guarire il nostro mondo, oggi? Come discepoli del Signore Gesù, che è medico delle anime e dei corpi, siamo chiamati a continuare «la sua opera di guarigione e di salvezza» in senso fisico, sociale e spirituale.

 

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“GLI ANGELI DELL'ANNUNCIAZIONE”…

“GLI ANGELI DELL'ANNUNCIAZIONE”…

Il 18 maggio in Duomo l'Arcivescovo Mario Delpini ha incontrato 1500 insegnanti di religione cattolica (IRC), e ha riflettuto sull'identità e sulla loro missione. Il discorso dell'Arcivescovo ha toccato temi fondamentali come la cura pastorale, l'appartenenza ecclesiale e la formazione professionale.

L'Arcivescovo ha paragonato gli insegnanti di religione agli "angeli dell'annunciazione", sottolineando il loro ruolo cruciale nel risvegliare la consapevolezza del valore, della vocazione e della missione dei giovani. Citando la figura biblica di Gedeone (Giudici 6), ha incoraggiato gli insegnanti a vedere il loro mandato non solo come un atto giuridico, ma come una vocazione a cambiare positivamente il contesto in cui operano. Questo mandato diventa un'opportunità per seminare speranza e liberare le potenzialità dei ragazzi, anche in un'epoca caratterizzata da sfide burocratiche e sociali. «L’insegnante di religione è un professionista serio che deve esercitare l’insegnamento non solo comunicando contenuti, ma esercitando una libertà. Voi avete ricevuto un’annunciazione, siate un angelo del Signore per offrirla ai giovani che siete chiamati a educare».

Di fondamentale importanza per gli insegnanti di religione è l'appartenenza alla Chiesa. L'incarico a insegnare religione cattolica è un atto di fiducia del Vescovo, che richiede coerenza di vita e impegno nella relazione ecclesiale. Questo senso di appartenenza è essenziale non solo per la qualificazione professionale degli insegnanti, ma anche per la loro missione educativa, che va oltre il semplice trasmettere contenuti, mirando a formare integralmente gli studenti.

L'Arcivescovo ha sottolineato la necessità per gli insegnanti di coinvolgersi nelle proposte formative della Diocesi, che mirano a incrementare la competenza e a rafforzare il loro senso di appartenenza ecclesiale. 

Un momento di particolare rilievo è stato dedicato all'atteso concorso per gli insegnanti di religione, il cui Decreto è stato finalmente pubblicato il 5 marzo. L'Arcivescovo ha espresso speranza che il concorso possa migliorare la posizione contrattuale degli insegnanti e ha invitato alla collaborazione tra l'Ufficio di Curia, i docenti e i sindacati per una preparazione efficace.

Sono poi susseguiti gli interventi di Ernesto Diaco e Nicola Incampo che hanno ulteriormente arricchito l'incontro, con riflessioni sull'appartenenza ecclesiale e sulla giurisdizione che norma l'insegnamento della religione in Italia. È stato ribadito che gli insegnanti di religione sono mandati dalla Chiesa e devono testimoniare la loro fede attraverso il loro insegnamento. La recita corale del Credo Niceno-Costantinopolitano ha chiuso l'incontro, rafforzando il senso di appartenenza a una tradizione viva e ricca di fede.

L'incontro in Duomo con l'Arcivescovo Delpini ha rappresentato un momento di forte unità e riflessione per gli insegnanti di religione cattolica, ribadendo la loro importanza nella missione educativa della Chiesa. Il richiamo all'appartenenza ecclesiale, alla formazione continua e alla testimonianza di fede ha offerto nuovi spunti e incoraggiamenti per il loro impegno quotidiano, confermando la loro vocazione come "angeli dell'annunciazione" nel contesto scolastico.

 

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lunedì 8 luglio 2024

08.07.2024 - Os 2,16.17b-18.21-22 - Mt 9,18-26 - Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni ed ella vivrà.

Dal libro del profeta Osèa - Os 2,16.17b-18.21-22

Così dice il Signore:
«Ecco, io la sedurrò,
la condurrò nel deserto
e parlerò al suo cuore.
Là mi risponderà
come nei giorni della sua giovinezza,
come quando uscì dal paese d'Egitto.
E avverrà, in quel giorno
- oracolo del Signore -
mi chiamerai: "Marito mio",
e non mi chiamerai più: "Baal, mio padrone".
Ti farò mia sposa per sempre,
ti farò mia sposa
nella giustizia e nel diritto,
nell'amore e nella benevolenza,
ti farò mia sposa nella fedeltà
e tu conoscerai il Signore».
1. Osea esprime l'amore di Dio per il suo popolo che dagli idoli si converte a Lui. «ECCO, LA CONDURRÒ NEL DESERTO». Sì, proprio da un dialogo e da una proposta divina di intimità sgorga la convinta risposta di un totale dono di sé al Signore...
2. «Parlerò al suo cuore. Mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza». È UN VERO ATTO SPONSALE CON CUI IN ANTICO DIO SOLENNEMENTE LEGAVA A SÉ IL SUO POPOLO CON UNA ALLEANZA PERENNE: «Io sono il tuo Dio, tu sei il mio popolo».
3. Il Signore dice amorevolmente: Ti farò mia sposa per sempre. Ci sposa NELLA GIUSTIZIA che è la sorgente di tutta l'azione di Dio, NEL DIRITTO che è la sua capacità di difenderci dal male e soprattutto ci unisce a sé in quella BENEVOLENZA E FEDELTÀ che è la sostanza stessa del suo essere Amore senza limiti. E tu conoscerai il Signore.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 9,18-26
In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

 

Gesù mentre risponde a una richiesta di guarigione, viene intercettato da una donna che gli tocca il lembo del mantello. La donna è salvata per la sua fede dalla forza divina. Ed è la stessa forza divina che richiama alla vita la fanciulla defunta. Si tratta di segni che annunciano un bene più grande e intero: la guarigione e la salvezza totale dell'uomo.
Possiamo fidarci di Dio, Lui è la fonte della nostra salvezza! E se anche siamo caduti così in basso, c'è sempre la speranza di sentire quella voce tenera e forte di Gesù che ci raggiunge: «Io ti dico: alzati!». E’ bello sentire quella parola di Gesù rivolta a ognuno di noi: “Io ti dico: alzati! Vai. Alzati, coraggio, alzati!“.

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«Vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà» gli dice quello; e Gesù si alza ed esegue. Nel Vangelo spesso funziona così: Gesù chiede di seguirlo ma è anche il primo a farlo. E noi?

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domenica 7 luglio 2024

Ez 2,2-5 - 2Cor 12,7-10 - Mc 6,1-6 - XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Domenica 07 Luglio 2024
Dal libro del profeta Ezechièle - Ez 2,2-5
 
In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro».

1. Il sacerdote esule viene CHIAMATO DA DIO PER DIVENTARE PROFETA. Uno SPIRITO ENTRA IN LUI lo fa alzare in piedi e LA PAROLA DEL SIGNORE GLI VIENE RIVOLTA costituendolo profeta, suo rappresentante suo portavoce. 
 
2. Sarà una MISSIONE DIFFICILE: Ti mando ad una popolazione di figli testardi che hanno il cuore duro, sono una genia di ribelli.  Ti ascoltino o non ti ascoltino, Tu parla a loro DEVONO SAPERE CHE UN PROFETA SI TROVA IN MEZZO A LORO. Dio in mezzo a loro…

3. Il profeta non viene riconosciuto non viene accolto ma è IMPORTANTE CHE DIA LA SUA TESTIMONIANZA, che comunichi quella parola per cui è stato mandato. NOI OGGI, VOGLIAMO RICONOSCERE I PROFETI, ASCOLTARE I PORTAVOCI DI DIO...

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Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 2Cor 12,7-10
 
Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia.
A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.

1. Paolo sta parlando di sé, sta facendo un’autodifesa e in qualche modo un elogio personale in cui vuole mettere davanti ai cristiani di Corinto la sua DIGNITÀ DI PORTAVOCE DI DIO. Dice di avere avuto delle GRANDI RIVELAZIONI con il RISCHIO DI DIVENTARE SUPERBO per cui ammette di avere una spina nella carne… LA SUPERBIA, il peccato narcisistico per eccellenza...

2. Dice Paolo: Dio mi ha messo una spina nella carne per non lasciarmi andare in superbia. Ho chiesto al Signore di toglierla dalla mia strada e mi ha risposto di No. Gliel'ho chiesto tre volte e mi ha detto: TI BASTA LA MIA GRAZIA, LA MIA POTENZA SI MANIFESTA PIENAMENTE NELLA DEBOLEZZA...

3. Allora IO SARÒ FIERO NON SOLTANTO DEI DONI CHE HO RICEVUTO, DELLE CAPACITÀ CHE HO, MA SOPRATTUTTO DELLE MIE DEBOLEZZE e non dei miei peccati ma delle situazioni in cui si rivela che sono debole, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo, perché QUANDO IO SONO DEBOLE È ALLORA CHE SI MANIFESTA LA POTENZA DI DIO. La potenza di Dio negli insuccessi umani...

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+ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 6,1-6

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
1. Il PRINCIPIO DI REALTÀ «lo conosco, conosco la sua famiglia, so come lavora» impedisce di cogliere la vera realtà di Gesù. L’uomo NON è il suo lavoro, NESSUNO coincide con i problemi della sua famiglia: IL NOSTRO SEGRETO È OLTRE NOI, ABBIAMO RADICI IN CIELO. NO AL GIUDIZIO DELLA REALTÀ!...

2. Ed era PER LORO MOTIVO DI SCANDALO. Scandalizza L'UMANITÀ di Gesù, la prossimità di Dio. Eppure è proprio questa la buona notizia del Vangelo: DIO HA UN VOLTO D'UOMO, il Logos la forma di un corpo. VENNE TRA I SUOI MA I SUOI NON L'HANNO ACCOLTO. E TU?..

3. IL DIO RIFIUTATO SI FA ANCORA GUARIGIONE, anche di pochi, ANCHE DI UNO SOLO. L'amante respinto continua ad amare anche pochi, anche uno solo. L'AMORE NON È STANCO: è solo meravigliato. Così è il nostro Dio: non nutre MAI RANCORI, lui profuma di vita. NON STANCARTI MA CONTINUA AD AMARE...
BUONA DOMENICA…

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PREGIUDIZIO: I paesani di Gesù lo rifiutavano per pregiudizio, non riconoscendo il suo mistero. I pregiudizi chiudono la mente e impediscono la verità. «I pregiudizi sono i ragionamenti degli stupidi», «Non si giudica mai, né per sentimento, né per risentimento!». È importante confrontare le nostre idee con quelle degli altri per evitare giudizi cattivi e scoraggianti. Impariamo a giudicare con carità, evitando di soffocare le speranze altrui…

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LECTIO - XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

OMELIA - XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Gv 16, 33–17, 3 - RITO AMBROSIANO - VII DOMENICA DOPO PENTECOSTE

RITO AMBROSIANO

VII DOMENICA DOPO PENTECOSTE
DOMENICA 07 luglio 2024

 ✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 16, 33–17, 3

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo! ». Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo».

1. “Io ho vinto il mondo!” IL VINCITORE DEFINITIVO DEL MALE E DELLA MORTE È IL CRISTO. METTETEVI CON LUI E ANCHE VOI VINCERETE. Lui ci offre la pace del cuore che è la sua luce, la sua presenza in un mare di tribolazioni e di tenebre.

2. “Padre, è giunta l’ora!” È l’ora lungamente attesa. È IL MOMENTO DELLA GLORIFICAZIONE CHE SI FARÀ MEDIANTE LA PASSIONE, MORTE E RISURREZIONE. Nel giungere al termine della sua missione, Gesù guarda indietro e esprime il sentimento più intimo del suo cuore e la scoperta profonda della sua anima: LA PRESENZA DEL PADRE NELLA SUA VITA.

3. “Questa è la VITA ETERNA: che CONOSCANO TE, L’UNICO VERO DIO, E COLUI CHE HAI MANDATO” Conoscere il Padre significa TROVARE IN LUI LA FONTE DEL NOSTRO ESSERE E DELLA NOSTRA UNITÀ, in quanto membri dell’unica famiglia. Conoscere è conoscenza d’amore, solo chi ama conosce….

BUONA DOMENICA...