martedì 7 maggio 2024

IL CARCERE COME LUOGO SACRO...

IL CARCERE COME LUOGO SACRO...

Caro lettore, sono un docente che lavora in carcere. Nel corso della mia vita, ho sviluppato uno sguardo profondo, una capacità di scrutare la realtà con occhi critici e senza pregiudizi. Ho imparato a attraversare spazi, persone, conflitti e idee con umiltà, cercando di comprendere le forme e le radici che li compongono.

Il mio cammino dello sguardo è diventato più adulto, più connaturato alla mia capacità critica, al mio senso di appartenenza a misure disossate dal pregiudizio, ad una curiosità non pettegola, ma da ricercatore del vero, con pazienza, con umiltà, con il gusto dell’esserci e del considerare i mei limiti e le mie impurità.

Negli ultimi anni, ho trascorso del tempo significativo in un luogo che ha avuto un impatto profondo su di me: il carcere. Lì, ho svolto un ruolo simile a quello che avevo nelle aule universitarie, aiutando gli studenti detenuti a preparare gli esami. Questa esperienza è diventata per me un compito che ho abbracciato con tutto il cuore, poiché ho iniziato a percepire la profonda umanità di coloro che si trovano dietro le sbarre.

Il carcere è un luogo complesso, abitato da persone accomunate dalla privazione della libertà e da una mancanza diffusa di speranza e felicità. Tuttavia, è proprio in questa complessità umana che risiede la sua sacralità. La sofferenza quotidiana vissuta dai detenuti, spesso senza un modo chiaro per affrontarla, mi fa considerare il carcere come un luogo sacro, un luogo dove l'essere umano può sperimentare una dimensione del dolore simile a quella vissuta da Cristo stesso. 

Anche se non sto paragonando direttamente la sofferenza dei detenuti alla passione di Cristo, vedo nel carcere una sorta di eco di quella stessa sofferenza. Come Cristo, i detenuti possono sentirsi oppressi, ingiustamente giudicati e privati dei loro diritti più fondamentali. La loro sofferenza è tangibile e, come un sacrificio sull'altare, sembra urlare al cielo per una misericordia che sembra difficile da trovare.

Ogni volta che entro in un carcere, sento l'urgenza di pregare per coloro che vi sono imprigionati, che siano colpevoli o meno. Il carcere è un luogo dove il dolore umano è palpabile, e ogni volto che incontro mi ricorda la necessità di compassione e di preghiera.

In definitiva, il carcere è un luogo dove la sofferenza e la speranza si intrecciano in un'esperienza umana profonda e complessa. E mentre mi immergo in questa realtà, cerco di portare un po' di luce e di compassione, consapevole che anche nei luoghi più oscuri, la presenza di Dio può essere sentita.

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