venerdì 9 settembre 2022

13.09.2024 - 1Cor 9,16-19.22-27 - Lc 6,39-42 - Può forse un cieco guidare un altro cieco?

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 9,16-19.22-27

Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.
Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre.
Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato.
1. Per Paolo PREDICARE IL VANGELO È UN DOVERE, e il VANTO È DI PREDICARLO GRATUITAMENTE. Il vanto è qualcosa di nostro che noi facciamo in onore del Signore o dei fratelli. Paolo completamente libero, SI FA SERVO DI TUTTI per guadagnare il maggior numero di credenti.
2. Mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io. LA SUA È UNA VITA INTERAMENTE CONSACRATA AL VANGELO. Questo è lo scopo del suo vivere e del suo operare. PAOLO CI HA MESSO ANCHE QUALCOSA DI PROPRIO: una generosità, un eccesso d’ amore non richiesto, ma dato liberamente PER DIVENTARE IN QUALCHE MODO UN TUTT’UNO CON QUELLA POTENZA DI RESURREZIONE CHE IL VANGELO PORTA CON SÉ.
3. Come un buon atleta Paolo sottopone il suo corpo ad ogni genere di privazioni. Egli è temperante in tutto. Sa governare sé stesso. Egli ha sottoposto il suo corpo alla schiavitù, cioè al pieno e totale governo dell’anima e all’obbedienza piena al suo spirito, perché VUOLE FARNE UNO STRUMENTO CHE DEVE CONDURRE LA SUA ANIMA NEL CIELO. Al premio eterno.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 6,39-42
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello». 

Gesù usa la parabola del cieco che guida un altro cieco per insegnare che un discepolo non può superare il suo maestro, ma può aspirare a essere come lui. Esorta a non giudicare gli altri, ma a correggere prima i propri difetti, sottolineando l'ipocrisia di chi vede le piccole colpe altrui ignorando i propri grandi peccati. Solo una volta corretti i propri errori si può aiutare efficacemente gli altri. Nella nostra vita come possiamo migliorare le relazioni con gli altri?

 

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