sabato 31 agosto 2024

31.08.2024 - 1Cor 1,26-31 - Mt 25,14-30 - Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 1,26-31

Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili.
Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio.
Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, “chi si vanta, si vanti nel Signore”.
1. Dio fa il contrario di quanto fa un uomo. Ogni uomo per operare sceglie le forze migliori, DIO VA A SCEGLIERE chi nel mondo è stolto, cioè non formato da umana sapienza per confondere i sapienti. VA A SCEGLIERE ciò che nel mondo è debole, senza cioè alcuna forza, per confondere i forti. La logica di Dio…
2. COLUI CHE È ETERNA SAPIENZA DI DIO SI È FATTO SAPIENZA DI DIO PER NOI; ha operato per far noi sapienti, giusti, santi, redenti, in Lui e per Lui.
3. E tutto questo perché sia pienamente adempiuto ciò che è scritto: “Chi si gloria, si glori nel Signore”. RENDENDO A LUI GLORIA, TROVEREMO ANCHE LA NOSTRA GLORIA, non nel tempo e per un tempo, ma nell’eternità.

------------------------------------------

+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 25,14-30
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

 

La parabola dei talenti, narrata nel Vangelo, offre una profonda riflessione sulla responsabilità e l’uso dei doni che riceviamo. In essa, il terzo servo viene condannato per la sua pigrizia e mancanza di impegno nel moltiplicare il talento che gli era stato affidato. Questo ci ammonisce contro l’accidia, uno stato di insoddisfazione che ci impedisce di agire e crescere. La parabola ci invita a riconoscere i nostri talenti, metterli in gioco e fidarci della bontà di Dio. Ogni talento, grande o piccolo, ha il potenziale per moltiplicarsi e portare frutto. Domandiamoci quali talenti stiamo trascurando e quali possiamo far crescere per compiacere il Signore?

-----------------------------------------

La paura può neutralizzare i nostri talenti. Che sono “nostri” nella misura in cui riconosciamo che ci sono donati: a chi 5, a chi 3 a chi 1. Non c’è nessuno senza talento. È essere grati che vince la paura?

-----------------------------------------


📲 I MIEI SOCIAL:

giovedì 29 agosto 2024

29.08.2024 - 1Cor 1,1-9 - Mc 6,17-29 - Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 1,1-9

Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.
Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!
1. Questo testo rappresenta il saluto e il ringraziamento che Paolo fa alla comunità di Corinto, che ha fondato ed è risorta dopo la distruzione del 146 a.C. operata dai Romani. Alla Chiesa di Dio che è in Corinto Paolo AUGURA GRAZIA E PACE. La grazia è risanamento della nostra natura immersa nel peccato e la pace è il frutto della grazia. LA GRAZIA E LA PACE HA LA SUA ORIGINE IN DIO PADRE E NEL SIGNORE GESÙ CRISTO.
2. Paolo ribadisce che i Corinzi hanno tutto, non manca loro nessun dono di grazia. Dio tutto ha donato per loro in Cristo Gesù e nello Spirito Santo. Ora si tratta, attraverso l’uso saggio e sapiente di ogni dono di grazia, di FAR SÌ CHE IL CRISTIANO SALGA LUI NEL CIELO, PER DIMORARE CON CRISTO per tutta l’eternità.
3. FEDELE È DIO, fedele al suo amore eterno verso l’uomo, fedele al suo disegno eterno di salvezza in Cristo Gesù.  LA SUA FEDELTÀ VI RENDERÀ SALDI SINO ALLA FINE, irreprensibili. Chiamati alla comunione con Gesù VIVIAMO NELLA VIGILANZA E NELLA RESPONSABILITÀ, che significa vivere ciò che facciamo ALLA PRESENZA DI CHI ha avuto fiducia di noi affidandoci ciò che non è nostro.

---------------------------------------------------

+ Dal vangelo secondo Marco - Mc 6,17-29
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. 
Si può uccidere per capriccio, per tirannia, per superbia. Si può uccidere per invidia. E così Giovanni finisce la sua vita sotto l’autorità di un re mediocre, ubriaco e corrotto, per il capriccio di una ballerina e per l’odio vendicativo di un’adultera. Così finisce il Grande, l’uomo più grande nato da donna”.
Il santo, l’eroe, l’uomo intero provocano una gelosia rabbiosa che suscita rabbia fino alla violenza. E’ accaduto a Giovanni Battista, prototipo di ogni martire. Sta ancora accadendo a tanti cristiani e ad altri uomini, presi di mira solo per la loro diversità e forse per l’intensità e bellezza della loro umanità.
Satana non sopporta il bello, il bene, la convivenza pacifica dei diversi, la collaborazione di quanti dovrebbero essere nemici e invece vivono da fratelli. Che cosa domandare se non che il bene rinasca, almeno come accade nel gesto pietoso dei discepoli del Battista che seppelliscono il maestro?

--------------------------------------------------------

Per non perdere la faccia, il triste Erode fa tagliare la testa a Giovanni. Il più grande tra i nati di donna muore così, per il capriccio di una ragazzina viziata e di un sovrano vizioso. Far vivere gli altri ci costa, cosa siamo disposti a perdere?

-------------------------------------------------------- 

 

AMO LA SPERANZA…

AMO LA SPERANZA…

«E lì Sam, sbirciando fra i lembi di nuvole che sovrastavano un’alta vetta, vide una stella bianca scintillare all’improvviso. Lo splendore gli penetrò nell’anima, e la speranza nacque di nuovo in lui. Come un limpido e freddo baleno passò nella sua mente il pensiero che l’Ombra non era in fin dei conti che una piccola cosa passeggera: al di là di essa vi erano eterna luce e splendida bellezza». 

Leggendo questa celebre frase tratta dal terzo volume del romanzo “Il Signore degli anelli” (“The Lord of the Rings”, 1954-1955), opera dello scrittore britannico J. R. R. Tolkien, viene spontaneo riflettere sull’incredibile importanza che ha il sentimento della speranza all’interno delle vicende vissute dai nostri mezzuomini. In una situazione totalmente avversa ai protagonisti dell’avventura, minacciati da una forza oscura che giorno dopo giorno sembrerebbe acquisire un potere al di sopra di ogni possibilità, l’unica via percorribile si rivela essere quella di affidare la sorte dell’intera Terra di Mezzo ad un piccolo e semplice hobbit.

L’unico anello, strumento di morte e di immenso potere, bramato da Sauron, l’emissario del male, affinché possa ottenere nuovamente le sue piene forze, deve essere necessariamente distrutto per poter garantire la pace e la vittoria contro il nemico. L’anello esercita una terribile influenza nelle menti di coloro che vi entrano in contatto e proprio per questo la missione necessita di qualcuno che dimostri una notevole forza di volontà. Una resistenza di fronte alla tentazione del male che Frodo, effettivamente, dimostra sin dall’inizio ma che verrà messa, inevitabilmente, a dura prova con il progressivo avvicinamento alla meta finale.

Una missione folle, disperata e con pochissima probabilità di riuscita, dipesa dall’unica forza che rimane salda e inscalfibile di fronte alle violente braccia protese dell’oscurità: la speranza.

I protagonisti si ritroveranno a dover contare unicamente su di essa costantemente. In modo particolare dopo la scomparsa di Gandalf, precipitato nell’abisso di Moria durante il duello con il Balrog, e dopo la separazione di Frodo e Sam dalla Compagnia dell’anello: per i due hobbit, infatti, non esisteva altra strada che quella di intraprendere il resto del viaggio seguendo una via differente, lontani dal contatto e la sicurezza dei propri compagni. L’inevitabile disgregazione della Compagnia, non a caso, si rivelerà l’atto di estrema fede e follia necessario per raggiungere l’obiettivo finale dell’avventura. Un salto nel vuoto, una profonda discesa nel dubbio, un atto di immenso coraggio pregno di dolore e sacrificio, unica e sola possibilità di eludere lo sguardo sempre attento e instancabile del nemico. E la loro missione giungerà a termine, con esito positivo, dai due valorosi hobbit.

In conclusione possiamo dire che la speranza è stata una virtù essenziale per Frodo e Sam nel loro arduo compito di distruggere l'Unico Anello. Nonostante il potere oscuro di Sauron sembri insormontabile, la speranza che la loro missione possa portare pace alla Terra di Mezzo li ha spinti a continuare. La visione di una stella da parte di Sam è un simbolo potente di speranza che illumina anche i momenti più bui del loro viaggio. 

Ma che cos’è la speranza? La speranza è Gesù. La sua vita, il suo Spirito sono la forza interiore che ti consentirà di donarti, di amare anche nelle circostanze più avverse. La fede in Gesù rinnova la speranza e si manifesta attraverso la carità.

 

📲 I MIEI SOCIAL:


martedì 27 agosto 2024

"LIBERA IL TUO ESSERE, ABBANDONA L'ILLUSIONE DELL'AVERE!"

"LIBERA IL TUO ESSERE, ABBANDONA L'ILLUSIONE DELL'AVERE!"

Il libro "Avere o essere?" di Erich Fromm, pubblicato nel 1976, è un'opera filosofica che analizza criticamente le scelte fondamentali dell'esistenza umana in un contesto moderno dominato dal consumismo e dall'edonismo. Fromm si concentra su due modalità di vita contrapposte: l'"avere", che rappresenta l'accumulo di beni materiali, il successo e il dominio sugli altri; e l'"essere", che enfatizza lo sviluppo interiore, l'autenticità, la creatività e il senso di comunità.

Attraverso un'analisi psicologica e sociale, Fromm evidenzia come la società contemporanea abbia privilegiato l'"avere" rispetto all'"essere", portando a una perdita di senso e a una crescente alienazione individuale. Egli critica sia il capitalismo consumistico che il socialismo burocratico, entrambi incapaci di soddisfare i bisogni umani profondi e di promuovere una vera felicità.

Fromm critica anche l'edonismo radicale come una delle cause principali di questo delirio, sottolineando come la ricerca del piacere senza restrizioni abbia portato a un vuoto esistenziale e a una manipolazione delle persone da parte dei governi e dell'industria. Fromm propone un cambiamento radicale verso un'esistenza incentrata sull'essere anziché sull'avere, promuovendo un umanesimo più profondo e autentico. Ciò implica una riflessione critica sul modello economico dominante, che accusa di centralizzazione e burocratizzazione eccessiva, riducendo gli individui a semplici ingranaggi di una macchina sociale.

La sua critica si estende anche alla propaganda commerciale e ai mezzi di comunicazione di massa, che a loro volta contribuiscono a un ambiente culturale e sociale intossicato, dove la ragione e la realtà vengono distorte a fini commerciali e politici.

Fromm auspica quindi un cambiamento verso una società più decentralizzata e umanistica, dove il valore della soddisfazione psicologica e della creatività è prioritario rispetto al mero profitto materiale. Egli invita a un rinnovato impegno verso la scienza e il progresso, ma con una consapevolezza critica dei suoi possibili effetti collaterali negativi.

Il filosofo conclude con l'idea che la sintesi tra il nucleo spirituale del medioevo e lo sviluppo razionale della modernità possa portare a una nuova forma di umanesimo, capace di superare le contraddizioni e le alienazioni della società contemporanea. Fromm sostiene la necessità di un cambiamento profondo nelle priorità sociali ed economiche, con un ritorno ai valori umani e spirituali per affrontare le sfide del mondo moderno in modo più equo e sostenibile.

In conclusione ti pongo tre domande ispirate al libro "Avere o essere?" di Erich Fromm, che ti invita a riflettere sulla tua vita reale:

1. Quali sono le principali fonti di soddisfazione nella tua vita: il possesso di beni materiali e il successo oppure lo sviluppo personale, la creatività e le relazioni significative?
2. Come gestisci il tuo tempo libero?
3. In che modo le tue scelte quotidiane riflettono la tua preferenza tra "avere" ed "essere"? Come puoi bilanciare meglio queste due modalità di vita per migliorare il tuo benessere complessivo?

 

📲 I MIEI SOCIAL:


lunedì 26 agosto 2024

26.08.2024 - 2Ts 1,1-5.11-12 - Mt 23,13-22 - Guai a voi, guide cieche.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 2Ts 1,1-5.11-12

Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre nostro e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo.
Dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli, come è giusto, perché la vostra fede fa grandi progressi e l’amore di ciascuno di voi verso gli altri va crescendo. Così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio, per la vostra perseveranza e la vostra fede in tutte le vostre persecuzioni e tribolazioni che sopportate. È questo un segno del giusto giudizio di Dio, perché siate fatti degni del regno di Dio, per il quale appunto soffrite.
Il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
1. Le persecuzioni di cui erano vittime i Tessalonicesi avevano aumentato la loro fede, fatto abbondare il loro amore, manifestato la loro pazienza. Tutto questo È UN SEGNO DEL GIUSTO GIUDIZIO DI DIO, che ritiene i fedeli di Paolo meritevoli del suo regno. I Tessalonicesi NON sono venuti meno nel tempo della prova per il nome di Cristo.
2.L’Apostolo prega Dio per i suoi fedeli, affinché li RENDA DEGNI DELLA LORO VOCAZIONE alla volontà di bene, alla professione della fede e alla pratica della carità. Ciò AFFINCHÉ SIA GLORIFICATO IN VOI IL NOME DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ, e voi in lui per la gloria di Dio e del Signore Gesù Cristo”. 
3. Scopo ultimo e definitivo dell’esistenza? CHE SIA GLORIFICATO IL NOME DEL SIGNORE GESÙ CRISTO IN TUTTE LE SUE CREATURE. Per questo siamo stati chiamati, per questo siamo stati fatti dono di ogni benevolenza, per questo siamo stati colmati di grazia. ED È PER QUESTO INFINE CHE SI DEVE PREGARE, perché, indegni, siamo fatti degni della chiamata alla vita eterna che è solo in Cristo Gesù.

---------------------------------------------

+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 23,13-22
In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».

 

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti” denuncia la falsità e superbia di chi cerca lode dagli altri attribuendosi meriti non propri. Gesù ammonisce severamente questa ipocrisia, una realtà presente anche oggi. I farisei ei dottori della legge non sono figure del passato; la loro superbia vive ancora nel nostro tempo. Per questo, è cruciale pregare per i pastori, affinché non perdano la chiave della conoscenza e non chiudano la porta a chi cerca la verità. Dobbiamo chiederci: siamo di aiuto o ostacoliamo la conversione di chi incontriamo ogni giorno? Riflettiamo sul nostro ruolo nel cammino degli altri verso la fede.

----------------------------------------------

Cosa vuole ottenere Gesù con questo linguaggio così tagliente? Forse essere come un’ascia, direbbe Kafka, capace di “spaccare il mare di ghiaccio che è dentro di noi”. Pronti a ricevere il colpo?

---------------------------------------------- 

 

📲 I MIEI SOCIAL:

domenica 25 agosto 2024

Gs 24,1-2.15-17.18 - Ef 5,21-32 - Gv 6,60-69 - XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Domenica 25 Agosto 2024
Dal libro di Giosuè - Gs 24,1-2.15-17.18

In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio.
Giosuè disse a tutto il popolo: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore».
Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».

1. Il vecchio Giosuè dopo avere introdotto Israele nella terra che Dio aveva promesso ai padri, riunisce tutte le tribù, i rappresentanti di tutte le tribù a Sichem, e in qualche modo LI INVITA A SCEGLIERE. NELLA VITA BISOGNA SCEGLIERE…
2. Ormai il popolo che ha sperimentato la schiavitù in Egitto e la liberazione è morto. Ci sono i figli, e i figli dei figli sono già da parecchio tempo insediati nella terra. Giosuè dopo aver raccontato la storia della salvezza per sommi capi dice: “DECIDETE ADESSO CHI VOLETE SERVIRE” Giosuè li chiama a una ADESIONE LIBERA E CONSAPEVOLE ALL'ALLEANZA…
3. Se volete servire il Signore DOVETE ABBANDONARE GLI IDOLI, se invece non ve la sentite andate e adorate chi volete, IO E LA MIA FAMIGLIA, CONCLUDE GIOSUÈ, SCEGLIAMO DI SERVIRE IL SIGNORE” e il popolo aderisce e rinnova l'alleanza. GIOSUÈ È TESTIMONE…

---------------------------------------------

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni - Ef 5,21-32

Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.
Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne.
Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!

1. CRISTO HA AMATO LA CHIESA E HA DATO SÉ STESSO PER LEI. Cristo è immagine dello sposo, la chiesa è la sposa. Cristo ha dato sé stesso PER AMORE e ha unito la Chiesa a sé, ha CREATO LA GRANDE UNIONE. Sul modello di Cristo e della Chiesa viene proposto il sacramento del matrimonio cristiano.
2. Nel timore di Cristo dice l'apostolo siate sottomessi gli uni agli altri, cioè nella autentica relazione di amore OGNUNO DONA SÉ STESSO ALL'ALTRO. Il modello è Cristo, è Lui che ha realizzato questo amore grande. DA LUI NASCE LA POSSIBILITÀ DI UN AMORE COSÌ GRANDE CHE SOTTOMETTE SÉ STESSO AD UN ALTRO.
3. Se può sembrare strano la ripetizione: “le mogli siano sottomesse ai mariti” sembrava ancora più strano per l'ascoltatore antico il fatto di dire IL MARITO AMI LA MOGLIE COME CRISTO, E DIA LA PROPRIA VITA PER LEI. Il metro è SEMPRE Cristo…

-------------------------------------------------

+ Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 6,60-69
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

1. Gesù aveva detto di essere il Pane disceso dal cielo, e che avrebbe dato la sua carne come cibo e il suo sangue come bevanda, alludendo così chiaramente al SACRIFICIO della sua stessa vita. QUELLE PAROLE SUSCITARONO DELUSIONE NELLA GENTE, CHE LE GIUDICÒ INDEGNE DEL MESSIA ATTESO, NON “VINCENTI”. Le parole di Gesù CI METTONO IN CRISI, SONO DURE, per esempio davanti allo spirito del mondo, alla mondanità…

2. COME SUPERARE LA DIFFICOLTÀ? RICONOSCENDO nelle parole di Gesù l’origine divina, INVOCANDO lo Spirito Santo (le sue parole si possono comprendere solo attraverso l’azione dello Spirito Santo), RINNOVANDO la nostra fede in Lui (la vera causa dell’incomprensione delle sue parole è la mancanza di fede)…

3. Di fronte a queste defezioni, Gesù non fa sconti e non attenua le sue parole, anzi COSTRINGE A FARE UNA SCELTA PRECISA: o stare con Lui o separarsi da Lui, e dice ai Dodici: «VOLETE ANDARVENE ANCHE VOI?» «SIGNORE, DA CHI ANDREMO? TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA» DA CHI ANDARE? La mia risposta è stare e seguire Gesù…

BUONA DOMENICA…

---------------------------------------------------

LA CRISI

«Volete andarvene anche voi?», riflette la crisi attuale della Chiesa, con molti fedeli che si allontanano e una società sempre più distaccata. La vera sfida non è solo la sopravvivenza della Chiesa, ma la forza della nostra fede: deve essere convinta, coerente e capace di attirare altri alla bellezza del Vangelo, rispondendo con fiducia come San Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna».

---------------------------------------------------

LECTIO DIVINA– XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

OMELIA – XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

 
📲 I MIEI SOCIAL:

 

Mt 10,28-42 - RITO AMBROSIANO - DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

RITO AMBROSIANO

Domenica che precede il Martirio di san Giovanni il Precursore
Domenica 25 AGOSTO 2024
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 10,28-42
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare “l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera”; e “nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa”. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

1. NON ABBIATE PAURA DI QUELLI CHE UCCIDONO IL CORPO. Non possono andare oltre. ABBI PAURA DI QUELLA FORZA DENTRO DI TE CHE TI PORTA ALLA GEENA, ti porta LONTANO DAL BENE E DALLA VITA, e ti impedisce di raggiungere l'obiettivo che è la realizzazione della vita nella gioia. Gesù ci dice: FIDATI DEL PADRE. DIO REALIZZERÀ IL TUO VERO BENE. Dio si prende cura persino dei passeri e conosce il numero dei tuoi capelli… 

2. CRISTO PORTA LA SPADA CHE CI SEPARA DALLA NOSTRA FALSA PACE E CI APRE ALLA VITA VERA. Ci invita a METTERE DIO AL POSTO CHE GLI SPETTA in modo che tutti gli altri affetti umani diventano più liberi e veri. DA QUESTO AMORE ESCLUSIVO NASCONO NUOVE RELAZIONI col padre, la madre, col figlio e la figlia. RELAZIONI STABILI FONDATE IN DIO CHE DANNO FELICITÀ…

3. C’è da “PERDERE” la nostra vita PER SEGUIRLO sulla via della croce. Solo Gesù sa come si porta “la croce”, come si porta quello che la vita ci riserva di bello e di brutto. E nulla RESTERÀ SENZA RICOMPENSA su questa terra come in cielo. Anche TU puoi essere UN COLLABORATORE DEL REGNO, nei piccoli gesti di accoglienza, e così farai PARTE DEL MONDO NUOVO…

BUONA DOMENICA...

 

📲 I MIEI SOCIAL:

giovedì 22 agosto 2024

DAL FOCOLARE ALLA SANTITÀ…

DAL FOCOLARE ALLA SANTITÀ…

Sebbene Santa Maria Goretti abbia certamente ricevuto molte grazie da Dio per perdonare il suo aggressore, è probabile che abbia anche imparato la misericordia dalla famiglia in cui è cresciuta. L'aspetto più sorprendente della vita di Santa Maria Goretti è il fatto che perdonò il suo aggressore sul letto di morte. Si racconta che lei abbia detto: "Perdono Alessandro Serenelli... e lo voglio con me in paradiso per sempre ".

Come può una bambina di 11 anni avere una fede così straordinaria e riuscire a perdonare qualcuno che l'ha pugnalata a morte?

San Giovanni Paolo II ha indicato la famiglia di Maria come una delle fonti della sua santità in una lettera da lui inviata nel 100° anniversario della sua morte: Nonostante le difficoltà della povertà, che le impedivano persino di andare a scuola, la piccola Maria viveva in un clima familiare sereno e unito, animato dalla fede cristiana, in cui i bambini si sentivano accolti come un dono e venivano educati dai genitori al rispetto di sé e degli altri, oltre che al senso del dovere fondato sull'amore di Dio. Ciò consentiva alla bambina di crescere serenamente, alimentando la sua fede semplice ma profonda. La Chiesa ha sempre riconosciuto il ruolo della famiglia come luogo primo e fondamentale di santificazione dei suoi membri, a partire dai figli.

La perdita del padre in giovane età mise alla prova la fede della sua famiglia e Maria finì per essere la roccia della famiglia: In questo ambiente familiare Maria assimilò una fiducia incrollabile nell'amore provvidente di Dio, che dimostrò in particolare al momento della morte del padre, morto di malaria. «Mamma, sii coraggiosa, Dio ci aiuterà», era solita dire la bambina in quei momenti difficili, reagendo con coraggio al profondo sentimento di smarrimento per la morte del padre.

Sebbene la grazia di Dio sia stata certamente attiva nella sua capacità di perdonare rapidamente il suo aggressore, la misericordia che ha dimostrato potrebbe essere stata influenzata anche dalla sua famiglia: La madre del santo, da parte sua, lo perdonò a nome della famiglia nell'aula del tribunale dove si stava svolgendo il suo processo. Non sappiamo se fu la madre a insegnare alla figlia a perdonare o il perdono della martire sul letto di morte a determinare la condotta della madre. Tuttavia è certo che lo spirito del perdono motivò i rapporti all'interno dell'intera famiglia Goretti, e per questo motivo poté essere espresso in modo così naturale sia dalla martire che da sua madre.

Una delle lezioni che possiamo imparare dalla vita e dalla morte eroiche di Santa Maria Goretti è l'importanza della vita familiare. I santi in genere non nascono nel vuoto, ma sono nutriti dalla fede fin dai loro primi passi.

 

📲 I MIEI SOCIAL:

martedì 20 agosto 2024

È PROPRIO COSÌ…

È PROPRIO COSÌ…
Gesù inviò gli Apostoli a fare ciò che faceva Lui, dimostrando la loro fiducia. Immaginate gli Apostoli esitanti, ma Gesù credeva in loro. Quando anche loro credettero in Lui, accaddero cose straordinarie (Mc 6,12-13). Questa è la fede: credere che qualcosa sia possibile, anche quando tutti dicono il contrario. La fisica quantistica ci insegna che i  pensieri negativi attirano negatività, mentre la fiducia in Dio e nella protezione divina attira sicurezza e protezione.
Per cui quando tu pensi “io non ce la faccio”, il tuo cervello emette onde che vanno a sintonizzarsi con tutti quelli che pensano così e tu avrai la certezza di non farcela. Quando tu pensi “impossibile”, il tuo cervello cerca soluzioni e frequenze “impossibile”. Se tu hai paura di essere derubato, con quale frequenza ti stai sintonizzando? Rubami! Se tu hai paura che tuo figlio faccia un incidente stradale, ti stai sintonizzando con quella frequenza “incidente stradale”. È molto pericoloso questo. - Ma se tu pensi e vivi: “Sono nelle mani di Dio, Lui mi ama e i suoi angeli mi proteggono”, allora ti sintonizzi sulla frequenza “al sicuro; sono protetto”, e ti attiri nient’altro che ciò. Capisci allora l’importanza della fede? La fede trasforma l'impossibile in possibile. La fede ci spinge a perseguire i nostri sogni senza accontentarci.
Un esperimento dimostra che una rana in acqua bollente salta fuori, mentre una in acqua riscaldata gradualmente si adatta e muore. Allo stesso modo, il mondo ci dice di accontentarci, ma la fede ti dice: insegui i tuoi sogni. Gesù disse: «Tutto è possibile per chi crede».
Realizzare un sogno richiede impegno, fatica e sacrificio. Ma questo vi renderà persone felici e con autostima. Se invece non ci provate, darete la colpa agli altri per la vostra insoddisfazione. Molti si scusano per non seguire i propri sogni, come nella favola della volpe e dell'uva di Esopo. I grandi uomini che hanno cambiato la storia, come Cristo, Maria, Maometto, Copernico, Colombo, Edison, Einstein, avevano un sogno e hanno creduto in esso. Virgilio diceva: “Possiamo perché crediamo di potere”.
Hai un sogno? Credici! Non so se lo realizzerai, ma se non ci provi sicuramente non lo farai. Tutti crediamo in qualcosa; la libertà sta nel decidere in cosa credere.
Verifica ora ciò che credi.

1. Ciò che credo mi fa un uomo più felice, realizzato?
2. La vita di quella persona, che mi dice di vivere e di fare come lei, è una vita felice? Realizzata?
3. Questa persona che ha scelto di credere questo, poteva credere nel suo contrario?

Visto che dovete necessariamente credere in qualcosa, credete in persone che sono riuscite. Questa scelta dipende da voi. Perché ogni allievo impara dal suo maestro.
Vorrei dirvi alcune cose concrete sul come realizzarvi.

1. Qualunque cosa succeda, più che il perché è successa, utilizzatela.
2. Prendete ogni cosa non come fallimenti ma come esperienze.
3. Qualsiasi cosa ti accada, poiché accade a te, assumiti la responsabilità. 
4. Fai del tuo lavoro (impegno) la tua chiamata (vocazione).
5. Senza fatica e impegno non c’è nessun successo.

Non accontentatevi, inseguite i vostri sogni e credete nel possibile!
E ricordati che:

Più una cosa è grande e più ti chiederà il tuo impegno e il tuo sacrificio.
Più una cosa è grande e più dovrai volerla con tutto te stesso.
Più una cosa è grande e più ti cambierà.
Più una cosa è grande e più tu sarai felice.

L’unico vero successo nella vita è realizzare il desiderio/vocazione che Dio ha messo nel nostro cuore. 

 

📲 I MIEI SOCIAL:

domenica 18 agosto 2024

Pr 9,1-6 - Ef 5,15-20 - Gv 6,51-58 - XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Domenica 18 Agosto 2024
Dal libro dei Proverbi - Pr 9,1-6
 
La sapienza si è costruita la sua casa,
ha intagliato le sue sette colonne.
Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino
e ha imbandito la sua tavola.
Ha mandato le sue ancelle a proclamare
sui punti più alti della città:
«Chi è inesperto venga qui!».
A chi è privo di senno ella dice:
«Venite, mangiate il mio pane,
bevete il vino che io ho preparato.
Abbandonate l’inesperienza e vivrete,
andate diritti per la via dell’intelligenza». 

1. La prima lettura ci presenta la Sapienza personificata. È una signora che si è costruita una casa e ha inaugurato questa abitazione con un grande banchetto. LA CASA RAPPRESENTATA IL MONDO CREATO DA DIO, DOVE SI MANIFESTA IL PROGETTO DIVINO. Attraverso l'esperienza del creato è possibile riconoscere il creatore, contemplare la sua Sapienza, la sua abilità, intravedere il progetto che sta dietro al creato.

2. Questa casa con sette colonne può essere vista sia come il mondo stesso, creato e abitato dalla Sapienza, SIA COME UN'ALLUSIONE LETTERARIA AL LIBRO DEI PROVERBI, composto da sette collezioni principali, dove la Sapienza invita a nutrirsi delle sue parole. Nutriamoci!

3. L'invito della Sapienza a mangiare il pane e bere il vino è un richiamo all'Eucaristia. PARTECIPANDO ALL'EUCARISTIA, LEGGENDO LE SACRE SCRITTURE E CONTEMPLANDO IL CREATO, gli uomini sono chiamati a diventare veramente sapienti, abbandonando l'inesperienza e la stupidità.

-------------------------------------------------------

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni - Ef 5,15-20
 
Fratelli, fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore.
E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.

1. San Paolo ci propone ALCUNE ESORTAZIONI MORALI: fatte attenzioni al vostro modo di vivere, non vivete da stupidi ma da saggi facendo buon uso del tempo che avete. 
2. In un contesto di "giorni cattivi", è FONDAMENTALE NON ESSERE SCONSIDERATI, ma cercare di comprendere e seguire la volontà di Dio. Questo RICHIEDE DISCERNIMENTO E RIFLESSIONE costante.
3. Si può creare il collegamento con la Sapienza. Anche l'Apostolo invita i cristiani a vivere da saggi. Fare la comunione, mangiare il corpo di Cristo significa diventare sapienti IMPARARE A VIVERE, saper vivere, questo è il frutto della comunione.

-----------------------------------------------------

+ Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 6,51-58
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». 
1. L’EUCARISTIA È GESÙ STESSO CHE SI DONA INTERAMENTE A NOI. Nutrirci di Lui TRASFORMA la nostra vita, la trasforma in un dono a Dio e ai fratelli. ABBIAMO BISOGNO DI QUEL PANE DI VITA...

2. NUTRIRCI DI QUEL “PANE DI VITA” SIGNIFICA ENTRARE IN SINTONIA CON IL CUORE DI CRISTO, ASSIMILARE le sue scelte, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. Significa ENTRARE in un dinamismo di amore e diventare persone di pace, di perdono, di riconciliazione, di condivisione solidale. PERSONE BELLE...

3. «CHI MANGIA QUESTO PANE E BEVE IL MIO SANGUE VIVRÀ IN ETERNO». Sì, nell'Eucaristia Dio ci mette la sua vita, tutta quanta. Ecco perché chi ne mangia non muore. IL CIELO INCOMINCIA PROPRIO IN QUESTA COMUNIONE CON GESÙ...

BUONA DOMENICA...
------------------------------------------------------

EUCARISTIA

"lo sento che la divinità si è spezzata come il pane dell'ultima Cena e che noi ne siamo le briciole». Siamo le briciole di quel pane che Gesù ha diviso con i Discepoli nel Cenacolo. C'è in noi una presenza divina che trasfigura la nostra vita, anche se misera e modesta. Una presenza che siamo chiamati a condividere con i fratelli, soprattutto con i più bisognosi. Eucaristia e solidarietà si intrecciano fra loro...

------------------------------------------------------ 

LECTIO DIVINA– XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

OMELIA – XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

 

 

📲 I MIEI SOCIAL:

Lc 7,1b-10 - RITO AMBROSIANO - XIII DOMENICA DOPO PENTECOSTE

RITO AMBROSIANO

XIII Domenica dopo Pentecoste
Domenica 18 AGOSTO 2024
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 7,1b-10
In quel tempo. Il Signore Gesù entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

1. Il centurione “pagano” è un soldato romano di alto grado, che SI È ATTIRATO LA STIMA DEI GIUDEI PER LA CURA VERSO I SERVI E PER L’ATTENZIONE NEI RIGUARDI DELLA RELIGIONE EBRAICA. Mosso da estrema necessità, avendo ascoltato DA ALTRI il grande potere di guarigione di Gesù, RICORRERE A MEDIATORI PER INCONTRARE GESÙ… Non siamo isole…

2. Il centurione è un uomo abituato ad obbedire e a comandare, e su questo misura il rapporto con Gesù. NON PRETENDE CHE GESÙ VADA A CASA SUA, MA SI FIDA CHE EGLI GUARISCA IL SERVO DA LONTANO! Una fede umile e decisa, che cancella ogni presunzione e SI AFFIDA alla sua Parola.

3. GESÙ STESSO NE RIMANE SORPRESO. Gesù si lascia stupire dalla fede del centurione. Gesù CONTEMPLA in quest’uomo l’azione dello Spirito: “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!” Anche noi nella liturgia diciamo con fede: «O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma DI’ SOLTANTO UNA PAROLA E IO SARÒ SALVATO»

BUONA DOMENICA...

 

📲 I MIEI SOCIAL:

sabato 17 agosto 2024

17.08.2024 - Ez 18,1-10.13.30-32 - Mt 19,13-15 - Non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli.

Dal libro del profeta Ezechièle - Ez 18,1-10.13.30-32

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Perché andate ripetendo questo proverbio sulla terra d’Israele:
“I padri hanno mangiato uva acerba
e i denti dei figli si sono allegati”?
Com’è vero che io vivo, oracolo del Signore Dio, voi non ripeterete più questo proverbio in Israele. Ecco, tutte le vite sono mie: la vita del padre e quella del figlio è mia; chi pecca morirà.
Se uno è giusto e osserva il diritto e la giustizia, se non mangia sui monti e non alza gli occhi agli idoli della casa d’Israele, se non disonora la moglie del suo prossimo e non si accosta a una donna durante il suo stato d’impurità, se non opprime alcuno, restituisce il pegno al debitore, non commette rapina, divide il pane con l’affamato e copre di vesti chi è nudo, se non presta a usura e non esige interesse, desiste dall’iniquità e pronuncia retto giudizio fra un uomo e un altro, se segue le mie leggi e osserva le mie norme agendo con fedeltà, egli è giusto ed egli vivrà, oracolo del Signore Dio.
Ma se uno ha generato un figlio violento e sanguinario che commette azioni inique, questo figlio non vivrà; poiché ha commesso azioni abominevoli, costui morirà e dovrà a se stesso la propria morte.
Perciò io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta, o casa d’Israele. Oracolo del Signore Dio.
Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità, e l’iniquità non sarà più causa della vostra rovina. Liberatevi da tutte le iniquità commesse e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Perché volete morire, o casa d’Israele? Io non godo della morte di chi muore. Oracolo del Signore Dio. Convertitevi e vivrete».
1. Il proverbio: “I padri hanno disobbedito al Signore, e i figli ne portiamo le conseguenze” CAMBIA. Ora OGNI UOMO È GIUDICATO PER I SUOI PECCATI. Ci avviamo verso la Nuova Alleanza. Essa non è fatta più per discendenza secondo la carne e il sangue, ma dalla fede in Cristo Gesù.
2. CIASCUNO È PROTAGONISTA E RENDE CONTO DEL PROPRIO OPERATO di fronte ai comandamenti divini, lo stesso vale per i comportamenti ed il rispetto nei confronti degli affetti umani, ed infine anche verso l’uso delle cose materiali, dove la parola di Dio ci vuole solidali e capaci di aiuto reciproco. SEI TU IL PROTAGONISTA!
3. Ciononostante LA GIUSTIZIA DI DIO NON CONCEDE SCONTI a chi non si ravvede dei propri peccati, il suo amore per noi si manifesta nell’invito insistente e persuasivo verso una CONVERSIONE DA CONDOTTE SCONSIDERATE e mai rinuncia ad indicarci l’atteggiamento corretto per dimostrare fedeltà al suo amore.

-------------------------------------------------

+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 19,13-15
In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli».
E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.

 

I modelli che Gesù mette davanti ai nostri occhi non sono gli eroi, ma i piccoli, in particolare i bambini. A Dio ci si presenta non con l’abbondanza e la potenza, ma con la povertà e l’apertura, pronti ad accoglierlo.
Certo lo sappiamo che i bambini sbagliano, fanno i capricci, cadono, si feriscono, piangono: ogni loro pensiero, gesto, sentimento è trasparente e ogni cosa loro accada viene immediatamente affidata alla custodia del padre e della madre, con fiducia inesauribile: tale è il rapporto che dovremmo avere con Dio, così come hanno fatto Maria e Gesù stesso, vivendo appieno la Sua Volontà.
Oggi accogliamo con umiltà questa Parola: «Non dimenticare che il Signore predilige i bambini e coloro che si fanno come bambini, a chi è come loro, appartiene il regno dei cieli».

---------------------------------------------

La domanda oggi è grande perché, se sapessimo rispondervi e comportarci di conseguenza saremmo a un passo dal regno dei cieli: cosa vuol dire “essere come i bambini”?

---------------------------------------------


📲 I MIEI SOCIAL: