giovedì 30 novembre 2023

IL CONFRONTO CON GLI ALTRI È IL MODO PER NON CONOSCERSI!

IL CONFRONTO CON GLI ALTRI È IL MODO PER NON CONOSCERSI!

Com’è che noi ci conosciamo? Come conosciamo chi siamo, noi stessi? Ci sono tre grandi strade:
1) L’autoriflessione. Mi fermo, mi ascolto, guardo a quello che ho dentro e lo sviluppo. Ma guardarsi dentro richiede tempo, impegno e desiderio. Bisogna fermarsi e vedere cosa c’è dentro nel bagaglio che ognuno di noi ha (risorse, doni, talenti, capacità, sensibilità, comportamenti, ecc). La maggior parte delle persone non vuole guardarsi dentro per cui non sa chi è. Quando chiedi alle persone: “Per che cosa daresti la vita? Che cosa ti appassiona? A che cosa saresti disposto a non rinunciare mai? Dove, quando, ti senti vivo?”, la maggior parte non sa cosa rispondere: “Boh!”. E perché? Perché non si conosce e non sa cosa c’è dentro di sé.
2) L’osservazione del nostro comportamento. Osservo che sono sempre nervoso, che “scatto” con un niente, che sono sempre irrequieto e mi dico: “Ho rabbia dentro di me”. Osservo che se non me lo chiedono non parlo mai, che temo sempre di sbagliare o di dire una cosa inappropriata o di fare brutta figura, che arrossisco quando qualcuno mi rivolge la parola e mi dico: “Sono timido”. Osservo che non faccio nulla se non ho l’approvazione di mia madre o della mia famiglia o dell’autorità e mi dico: “Non sono autonomo!”.
Solo che osservarsi costa fatica e per farlo bisogna guardarsi dentro.
3) Il confronto con gli altri. Guardo gli altri e mi dico: “Sono più bello di Tizio? Sono più bravo di Caio? Sono più intelligente, fortunato, “studiato”, ricco di Sempronio?”. Quando si fa così? Gli studiosi hanno visto che più uno fa così e meno si conosce; cioè più le persone si confrontano e meno si conoscono (meno cioè hanno informazioni su di loro). Confrontarsi è semplice, è facile, ma non permette di conoscersi. Permette solo un giudizio (più o meno) su di sé o sugli altri.
Nella versione positiva: “Io sono più di te” per cui posso criticare, denigrare e, anche se anch’io ho qualche peccato, di certo io non sono come te!!! Oppure la viviamo nella versione negativa: “Tu sei più di me”, per cui io non valgo niente e sono un nulla. Ma sentirsi più degli altri o sentirsi meno degli altri, in ogni caso vuol dire confrontarsi. Poi nel confronto si esce vincenti o perdenti ma in ogni caso ci si confronta.
La dinamica profonda è: “Guardo gli altri per vedere se sono meglio o peggio”, che vuol dire: “Io non ho valore: il mio valore dipende dagli altri, a seconda che sono sotto o sopra. Non dipende da me, ma dalla mia posizione”.
Si è sempre in gara e sempre in competizione. Ecco cosa fa il confrontarsi.
Ama ciò che sei… e sarai felice. Ama ciò che hai… e sarai felice.

mercoledì 29 novembre 2023

29.11.2023 - Dn 5,1-6.13-14.16-17.23-28 - Lc 21,12-19 Sarete odiati da tutti a causa del mio nome...

 

Dal libro del profeta Daniele - Dn 5,1-6.13-14.16-17.23-28

In quei giorni, il re Baldassàr imbandì un grande banchetto a mille dei suoi dignitari e insieme con loro si diede a bere vino. Quando Baldassàr ebbe molto bevuto, comandò che fossero portati i vasi d’oro e d’argento che Nabucodònosor, suo padre, aveva asportato dal tempio di Gerusalemme, perché vi bevessero il re e i suoi dignitari, le sue mogli e le sue concubine. Furono quindi portati i vasi d’oro, che erano stati asportati dal tempio di Dio a Gerusalemme, e il re, i suoi dignitari, le sue mogli e le sue concubine li usarono per bere; mentre bevevano il vino, lodavano gli dèi d’oro, d’argento, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra.
In quel momento apparvero le dita di una mano d’uomo, che si misero a scrivere sull’intonaco della parete del palazzo reale, di fronte al candelabro, e il re vide il palmo di quella mano che scriveva. Allora il re cambiò colore: spaventosi pensieri lo assalirono, le giunture dei suoi fianchi si allentarono, i suoi ginocchi battevano l’uno contro l’altro.
Fu allora introdotto Daniele alla presenza del re ed egli gli disse: «Sei tu Daniele, un deportato dei Giudei, che il re, mio padre, ha portato qui dalla Giudea? Ho inteso dire che tu possiedi lo spirito degli dèi santi e che si trova in te luce, intelligenza e sapienza straordinaria. Ora, mi è stato detto che tu sei esperto nel dare spiegazioni e risolvere questioni difficili. Se quindi potrai leggermi questa scrittura e darmene la spiegazione, tu sarai vestito di porpora, porterai al collo una collana d’oro e sarai terzo nel governo del regno».
Daniele rispose al re: «Tieni pure i tuoi doni per te e da’ ad altri i tuoi regali: tuttavia io leggerò la scrittura al re e gliene darò la spiegazione. Ti sei innalzato contro il Signore del cielo e sono stati portati davanti a te i vasi del suo tempio e in essi avete bevuto tu, i tuoi dignitari, le tue mogli, le tue concubine: tu hai reso lode agli dèi d’argento, d’oro, di bronzo, di ferro, di legno, di pietra, i quali non vedono, non odono e non comprendono, e non hai glorificato Dio, nelle cui mani è la tua vita e a cui appartengono tutte le tue vie. Da lui fu allora mandato il palmo di quella mano che ha tracciato quello scritto. E questo è lo scritto tracciato: Mene, Tekel, Peres, e questa ne è l’interpretazione: Mene: Dio ha contato il tuo regno e gli ha posto fine; Tekel: tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato insufficiente; Peres: il tuo regno è stato diviso e dato ai Medi e ai Persiani».
1. Il re Baldassàr, dominato e schiavo del vino, compie un ATTO SACRILEGO: beve lui, i suoi dignitari, le sue mogli e le sue concubine dai vasi sacri asportati dal tempio di Gerusalemme, e mentre bevevano lodavano gli dèi. È IL DISPREZZO DEL DIO ALTISSIMO. 

2. Mentre bevevano VEDE LE DITA DI UNA MANO SCRIVERE sull’intonaco della parete del palazzo reale. Il re viene preso da un vero e proprio attacco di panico, cerca di capire il significato della visione. Chiama Daniele. DANIELE ELENCA AL RE BALTASSÀR I SUOI PECCATI CONTRO IL DIO ALTISSIMO: Ti sei innalzato CONTRO il Signore del cielo profanando le sue cose sacre. 

3. LO SCRITTO SULLA PARETE È IL GIUDIZIO DEL SIGNORE: La misura è colma. È giunto il momento di passare ad un altro re, un altro regno. - Pesando tutte le sue azioni, il Signore nota che esse non corrispondono a ciò che lui avrebbe dovuto produrre. Il male è molto, il bene è poco, il Signore deve intervenire. - Dio ha deciso di dividere il suo regno e di darlo ai Medi e ai Persiani. ANCORA OGGI E IN OGNI ISTANTE IL SIGNORE PUÒ VENIRE PER MISURARE, PESARE, VALUTARE, DIVIDERE.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 21,12-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Un Vangelo di stretta attualità per migliaia di cristiani ancora perseguitati. Per Gesù, ogni forma di persecuzione è un’occasione. “Avrete occasione di dare testimonianza”: potrete affermare l’amore di Cristo, l’attaccamento a Lui, l’unità con i fratelli, la misericordia e il perdono. 
La fede ci fa camminare con Gesù sulle strade tante volte tortuose di questo mondo, nella certezza che la forza del suo Spirito piegherà le forze del male, sottoponendole al potere dell’amore di Dio. L’amore è superiore, l’amore è più potente, perché è Dio: Dio è amore. Coraggio!

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A noi piace controbattere, vincere dialetticamente. Ma Gesù ci dice che la difesa non va preparata, che le risposte arriveranno, da Lui. Ma perché vogliamo sempre programmare e controllare tutto?

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martedì 28 novembre 2023

28.11.2023 - Dn 2,31-45 - Lc 21,5-11 - Non sarà lasciata pietra su pietra.

 

Dal libro del profeta Daniele - Dn 2,31-45

In quei giorni, Daniele disse a Nabucodònosor:
«Tu stavi osservando, o re, ed ecco una statua, una statua enorme, di straordinario splendore, si ergeva davanti a te con terribile aspetto. Aveva la testa d’oro puro, il petto e le braccia d’argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in parte d’argilla.
Mentre stavi guardando, una pietra si staccò dal monte, ma senza intervento di mano d’uomo, e andò a battere contro i piedi della statua, che erano di ferro e d’argilla, e li frantumò. Allora si frantumarono anche il ferro, l’argilla, il bronzo, l’argento e l’oro e divennero come la pula sulle aie d’estate; il vento li portò via senza lasciare traccia, mentre la pietra, che aveva colpito la statua, divenne una grande montagna che riempì tutta la terra.
Questo è il sogno: ora ne daremo la spiegazione al re. Tu, o re, sei il re dei re; a te il Dio del cielo ha concesso il regno, la potenza, la forza e la gloria. Dovunque si trovino figli dell’uomo, animali selvatici e uccelli del cielo, egli li ha dati nelle tue mani; tu li dòmini tutti: tu sei la testa d’oro. Dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno, quello di bronzo, che dominerà su tutta la terra.
Ci sarà poi un quarto regno, duro come il ferro: come il ferro spezza e frantuma tutto, così quel regno spezzerà e frantumerà tutto. Come hai visto, i piedi e le dita erano in parte d’argilla da vasaio e in parte di ferro: ciò significa che il regno sarà diviso, ma ci sarà in esso la durezza del ferro, poiché hai veduto il ferro unito all’argilla fangosa. Se le dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte d’argilla, ciò significa che una parte del regno sarà forte e l’altra fragile. Il fatto d’aver visto il ferro mescolato all’argilla significa che le due parti si uniranno per via di matrimoni, ma non potranno diventare una cosa sola, come il ferro non si amalgama con l’argilla fangosa.
Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno che non sarà mai distrutto e non sarà trasmesso ad altro popolo: stritolerà e annienterà tutti gli altri regni, mentre esso durerà per sempre. Questo significa quella pietra che tu hai visto staccarsi dal monte, non per intervento di una mano, e che ha stritolato il ferro, il bronzo, l’argilla, l’argento e l’oro.
Il Dio grande ha fatto conoscere al re quello che avverrà da questo tempo in poi. Il sogno è vero e degna di fede ne è la spiegazione».
1. LA STATUA HA LA TESTA D’ORO, il petto e le braccia d’argento, il ventre e le cosce di Bronzo le gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in parte d’argilla. I metalli non sono amalgamati gli uni negli altri. Non vengono da una sola fusione. OGNUNO È FUSO PER SÉ STESSO E COMPONE UNA PARTE DELLA STATUA. NON C’È ARMONIA…

2. Una pietra si stacca dal monte. Si stacca da sé stessa. È UNA FORZA CHE AGISCE DA SÉ STESSA. La pietra colpisce la statua nella sua PARTE DEBOLE: nei piedi. La statua cade e si frantuma. LA PIETRA STESSA CREBBE FINO A DIVENIRE UNA MONTAGNA e prende il posto della statua e riempie tutta la terra.

3. Ora Daniele rivela al re la sua verità. Il re è fatto da Dio. Dopo di Lui sorgeranno altri regni inferiori (argento, bronzo…). Il quarto regno non avrà consistenza, è diviso. La pietra che si stacca dal monte non per mano d’uomo è il Messia che viene per instaurare il regno di Dio sulla nostra terra. E SARÀ UN REGNO PARTICOLARE. SARÀ ETERNO. Questo regno PORTERÀ PERÒ UNA NUOVA VITA IN OGNI REGNO UMANO. Porterà la vita della verità, della giustizia, dell’amore, dell’obbedienza alla Parola.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 21,5-11
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.  

 

Questo discorso di Gesù è sempre attuale. E’ un invito al discernimento, questa virtù cristiana di capire dove è lo spirito del Signore e dove è il cattivo spirito. Anche oggi, infatti, ci sono falsi “salvatori”, che tentano di sostituirsi a Gesù. Gesù ci mette in guardia: «Non andate dietro a loro!». “Non andate dietro a loro!”
E il Signore ci aiuta anche a non avere paura: di fronte alle guerre, alle rivoluzioni, ma anche alle calamità naturali, Gesù ci libera dal fatalismo e da false visioni apocalittiche. Il Signore, padrone della storia, conduce tutto al suo compimento. Nonostante i disordini e le sciagure che turbano il mondo, il disegno di bontà e di misericordia di Dio si compirà!

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Non ci piace essere sorpresi. Siamo noiosi. Chiediamo segnali chiari, netti. E non vediamo che già tutto è segno. Ci manca il decoder della storia e non ci chiediamo: qual è l’alfabeto della realtà?

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È ORA DI CRESCERE…

È ORA DI CRESCERE…

Amare è creare, ma noi spesso assumiamo l’atteggiamento del bambino che spesso dice: “Dammi!”, assumendo la posizione di vittima (come i bambini che fanno il broncio, che tengono il muso). I nostri ragionamenti diventano espressione della nostra infelicità: “Non mi capisci; non mi ami; non mi ascolti mai; gli altri vengono sempre prima di me; mi lasci sempre solo; nessuno mi vuole; non ho mai fortuna; gli altri non sanno quanto io soffra”. Il bambino vede solamente sé stesso: tutto è in riferimento a sé. Gli altri non esistono: se esistono, esistono solo per quello che possono dare a lui.
Poi si cresce un po’ e l’amore diventa appartenere (scuola materna-elementare). Qui si dà qualcosa perché si ha bisogno di essere di qualcuno, di appartenere alla propria famiglia, di non essere rifiutati, di essere accolti, di essere riconosciuti, di essere stimati. Allora: “Ti do quello che ho per ricevere quello di cui ho bisogno”.
Se ti viene chiesto di esser bravissimo a scuola per essere accettato… tu lo fai. Se ti viene chiesto di pensar male dei cugini per essere “della famiglia”… tu lo fai. Se ti viene chiesto di seguire i tuoi fratelli perché i tuoi genitori ti stimino… tu lo fai. Se ti viene chiesto di non esprimere le tue potenzialità perché disturbano… tu lo fai. Ti do (che spesso è una rinuncia a sé) quello che ho per avere la tua accoglienza e il tuo riconoscimento.
Poi si diventa adolescenti: qui l’amore è dare e ricevere. “Ti amo se tu mi ami; ti accetto se mi accetti; per niente, niente”. Qui l’amore diventa uno scambio, un dare-ricevere. “Tu cosa mi dai? Tu cosa fai per me? Io ti amo, ma tu mi ami? Se tu fai così, lo faccio anch’io! Lo hai fatto anche tu! Io faccio i piatti ma tu sistemi il giardino…”.
Ma poi si diventa grandi, adulti, e qui l’amore è creare: “Io ti do, aldilà di ciò che tu mi dai”. È per questo che si dà la vita a dei figli; è per questo che si dona gratuitamente e con gioia il proprio tempo ai nostri figli, agli altri, ad una causa.
Perché amare è creare: dare qualcosa di noi che fa nascere qualcos’altro. È solamente qui che nasce la gioia più vera, divina: vedere che il nostro amore (dare) fa nascere altra vita. Allora ci si sente realizzati e fecondi.
È nient’altro quello che dice questo vangelo: “La vera gioia sta nel dare, meglio nel darsi; nel creare attraverso di noi altra vita. È questo che ci realizza: do tutto me per far nascere e creare qualcosa. Non è più importante ciò che tu mi dai; metto me a servizio di qualcosa”.
Donarsi per qualcosa vuol dire essere utili, vuol dire che la propria vita ha un senso profondo; vuol dire che ciò che si è, è un bene per il mondo; vuol dire che si è importanti non per la fama ma per il nostro amore, per la nostra dedizione, perché il nostro essere, la nostra interiorità diventa “vita” per altri.

lunedì 27 novembre 2023

LECTIO: Mt 25,31-46 - Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.

 XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) - Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

Domenica 26 Novembre 2023 
Mt 25,31-46 - Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.

+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 25,31-46
 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

 

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27.11.2023 - Dn 1,1-6.8-20 - Lc 21,1-4 - Vide una vedova povera, che gettava due monetine.

 

Dal libro del profeta Daniele - Dn 1,1-6.8-20

L’anno terzo del regno di Ioiakìm, re di Giuda, Nabucodònosor, re di Babilonia, marciò su Gerusalemme e la cinse d’assedio. Il Signore diede Ioiakìm, re di Giuda, nelle sue mani, insieme con una parte degli arredi del tempio di Dio, ed egli li trasportò nel paese di Sinar, nel tempio del suo dio, e li depositò nel tesoro del tempio del suo dio.
Il re ordinò ad Asfenàz, capo dei suoi funzionari di corte, di condurgli giovani israeliti di stirpe regale o di famiglia nobile, senza difetti, di bell’aspetto, dotati di ogni sapienza, istruiti, intelligenti e tali da poter stare nella reggia, e di insegnare loro la scrittura e la lingua dei Caldèi. Il re assegnò loro una razione giornaliera delle sue vivande e del vino che egli beveva; dovevano essere educati per tre anni, al termine dei quali sarebbero entrati al servizio del re. Fra loro vi erano alcuni Giudei: Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa.
Ma Daniele decise in cuor suo di non contaminarsi con le vivande del re e con il vino dei suoi banchetti e chiese al capo dei funzionari di non obbligarlo a contaminarsi. Dio fece sì che Daniele incontrasse la benevolenza e la simpatia del capo dei funzionari. Però egli disse a Daniele: «Io temo che il re, mio signore, che ha stabilito quello che dovete mangiare e bere, trovi le vostre facce più magre di quelle degli altri giovani della vostra età e così mi rendereste responsabile davanti al re». Ma Daniele disse al custode, al quale il capo dei funzionari aveva affidato Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa: «Mettici alla prova per dieci giorni, dandoci da mangiare verdure e da bere acqua, poi si confrontino, alla tua presenza, le nostre facce con quelle dei giovani che mangiano le vivande del re; quindi deciderai di fare con i tuoi servi come avrai constatato».
Egli acconsentì e fece la prova per dieci giorni, al termine dei quali si vide che le loro facce erano più belle e più floride di quelle di tutti gli altri giovani che mangiavano le vivande del re. Da allora in poi il sovrintendente fece togliere l’assegnazione delle vivande e del vino che bevevano, e diede loro soltanto verdure.
Dio concesse a questi quattro giovani di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni sapienza, e rese Daniele interprete di visioni e di sogni.
Terminato il tempo, stabilito dal re, entro il quale i giovani dovevano essergli presentati, il capo dei funzionari li portò a Nabucodònosor. Il re parlò con loro, ma fra tutti non si trovò nessuno pari a Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa, i quali rimasero al servizio del re; su qualunque argomento in fatto di sapienza e intelligenza il re li interrogasse, li trovava dieci volte superiori a tutti i maghi e indovini che c’erano in tutto il suo regno.
1. DANIELE È UN ADOLESCENTE … È stato scelto per essere portato in un'altra nazione prigioniero, per fare lo schiavo di lusso. IL NEMICO NON SOLO VOLEVA LA SUA INTELLIGENZA MA LA SUA ANIMA. Nabucodònosor è re sapiente, intelligente. Vuole prendere ciò che è buono in ogni uomo. Non fa distinzione tra giovani del suo popolo e giovani israeliti.

2. Daniele DECISE IN CUOR SUO di non contaminarsi con le vivande del re.  Lui è figlio di Abramo, figlio dell’Alleanza. Si è impegnato ad osservare la Legge santa del suo Dio e Signore. Facendo così incontra la benevolenza del capo dei funzionari. È DIO CHE AGISCE CON LA SUA PROVVIDENZA!

3. Mangia solo legumi e dopo dieci giorni dimostra al capo dei funzionari che aveva ragione: le loro facce non sono smunte, anzi più floride di prima. In più Dio concesse a questi quattro giovani DI CONOSCERE E COMPRENDERE ogni scrittura e ogni sapienza e rese Daniele interprete di visioni e di sogni. LA SUA FEDELTÀ VENNE RIPAGATA DAL SIGNORE CON IL DONO DELLA SAPIENZA E I CARISMI DELL’INTERPRETAZIONE...

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 21,1-4
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».  

 

Gesù osserva attentamente quella donna e richiama l’attenzione dei discepoli sul contrasto netto della scena. I ricchi hanno dato, con grande ostentazione, ciò che per loro era superfluo, mentre la vedova, con discrezione e umiltà, ha dato «tutto quanto aveva per vivere»; per questo – dice Gesù – lei ha dato più di tutti.
Anche noi rischiamo di sentirci a posto, dando alla Chiesa o ai poveri, piccole offerte che non incidono sulla nostra vita. Come la vedova, anche noi dobbiamo essere spinti dalla reale intenzione di fare del bene e non dal ritorno d’immagine che questo bene ci può comportare.

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La vedova, miserabile, è la più generosa. E viene da chiedersi: ma perché proprio chi soffre di più sa esercitare la misericordia? Dobbiamo augurarci di cadere in miseria?

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domenica 26 novembre 2023

Ez 34,11-12.15-17 - 1Cor 15,20-26.28 - Mt 25,31-46 - XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

Domenica 26 Novembre 2023 

 

Dal libro del profeta Ezechièle - Ez 34,11-12.15-17
Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.

1. IL SIGNORE DIO SI PRESENTA COME IL PASTORE CHE RADUNERÀ LE PECORE DISPERSE. Israele era stato disperso in esilio, i membri del suo popolo erano sparpagliati nel grande impero Babilonese. IL SIGNORE HA UN AMORE PROFONDO E GENEROSO VERSO LE SUE PECORE...

2. Il Pastore rimette insieme il suo gregge: LO SALVA LO RADUNA E LO RIPORTA A CASA. Va a cercare ovunque si siano disperse le pecore e desidera solamente radunarle insieme e a sé. IO STESSO CONDURRÒ LE MIE PECORE AL PASCOLO...

3. Il Signore è il pastore e GESÙ presentandosi come il Pastore presenta LA SUA PERSONA COME DIVINA. IL PASTORE “DIVINO” AMA DI UN AMORE INFINITO IL SUO GREGGE. Lo dicono i verbi usati per esprimere la premura del Pastore: Cercherò, avrò cura, passerò in rassegna, radunerò, condurrò al pascolo, andrò in cerca della perduta, fascerò la ferita, curerò la malata. IL SIGNORE È IL MIO PASTORE…

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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 15,20-26.28

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.
E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

1. San Paolo parla della Resurrezione dei morti, e presenta il CRISTO RISORTO DAI MORTI COME LA PRIMIZIA DI COLORO CHE SONO MORTI. È Lui la GARANZIA della Risurrezione. PER ADAMO È VENUTA LA MORTE, PER CRISTO VIENE LA RISURREZIONE DEI MORTI. Noi partecipiamo alla natura di Adamo, morendo, ma partecipiamo anche della natura di Cristo e con Lui riceveremo la vita. NOI RISORGEREMO…
2. In un breve schizzo apocalittico L'APOSTOLO DELINEA LA FINE, IL COMPIMENTO ULTIMO. Cristo è la primizia ed è già risolto poi, quando Cristo verrà nella gloria, risorgeranno quelli che sono di Cristo, poi sarà la fine, e il CRISTO RE CONSEGNERÀ IL REGNO A DIO PADRE E TUTTI GLI ALTRI POTERI SARANNO ANNIENTATI... TUTTI!
3. Adesso siamo nel corso della storia, È NECESSARIO CHE CRISTO REGNI finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. I NEMICI DI CRISTO NON SONO UOMINI MA IL PECCATO, il vizio, tutto ciò che è negativo, è il mondo del male. QUESTI SONO GLI AVVERSARI DI CRISTO. L'ULTIMO NEMICO È LA MORTE, alla fine Cristo avrà dominato TUTTO anche la morte. A questo punto il Figlio metterà tutto nelle mani del Padre perché Dio sia tutto in tutti. COSÌ AVVIENE IL REGNO DI DIO.

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✠ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
1. NON avere paura del Giudizio finale di Dio, PERO' apri il cuore al Suo amore. Rispondiamo al suo amore con le sei opere di misericordia corporale: dar da magiare e da bere, dare ospitalità ai forestieri, vestire gli indigenti, visitare i malati e i carcerati.. CHI AMA DIO NON PUÒ DISINTERESSARSI DEL SUO PROSSIMO. NEL PROSSIMO, NEL POVERO, C'E' GESU'!

2. Il giudizio ”finale“ è già in atto, ORA, incomincia adesso, nel corso della nostra esistenza. Tale giudizio è pronunciato in OGNI ISTANTE della vita, come RISCONTRO della nostra accoglienza dell'altro o della nostra chiusura in noi stessi”. IL GIUDIZIO RIGUARDA LA CARITÀ'. CORAGGIO VIVIAMO DI CARITÀ'!!

3. Ma se noi ci chiudiamo (= e accade), siamo noi stessi che ci condanniamo alla Geenna (= all'immondizia, a una vita inutile, all'INFELICITA'). Andiamo a confessarci e ripartiamo OGGI, la nostra salvezza è APRIRSI a Gesù e LUI CI SALVA. «ANDIAMO AVANTI, SENZA PAURA CON LA CERTEZZA, CHE LUI CI PORTERÀ ALLA GLORIA DEL CIELO». SPERANZA CERTA NE SONO SICURO PERCHE' FONDATA IN DIO!!

BUONA DOMENICA...

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LA CARITÀ

Facile «Amare l’umanità, faticoso è amare l’uomo della porta accanto». Ormai siamo abituati a vedere persone che si riempiono la bocca di impegno civile, di volontariato, di diritti dei popoli violati... e poi sono feroci col vicino di casa. Eppure lo sappiamo: «Non ci salverà il moralismo ma la carità». Chiediamo a Dio occhi nuovi, capaci di vederlo e riconoscerlo in tutti i volti che incontriamo ogni giorno.

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OMELIA - XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo 



Gv 5,33-39 - RITO AMBROSIANO - III DOMENICA DI AVVENTO – LE PROFEZIE ADEMPIUTE - ANNO B

RITO AMBROSIANO

III DOMENICA DI AVVENTO – LE PROFEZIE ADEMPIUTE
DOMENICA 26 Novembre 2023
Lettura del Vangelo secondo Giovanni - 
Gv 5,33-39

1. La parola “Testimonianza” vuol dire "DARE CREDITO" incondizionato a Gesù. E c'è un crescendo di "testimonianze": da Giovanni Battista, alle opere di Gesù, al Padre, alle Scritture. E TU GLI DAI CREDITO? GLI DAI TESTIMONIANZA?

2. GESÙ NON SOLO RICEVE TESTIMONIANZE, MA LE DÀ: al Padre, a Giovanni, A CHIUNQUE ENTRA IN RELAZIONE CON LUI, lasciandosi incontrare e chiamare. COLTIVA LA RELAZIONE CON GESÙ…

3. Il rammarico di Gesù "Ma voi NON AVETE MAI ascoltato la sua voce, NÉ AVETE MAI visto il suo volto; e LA SUA PAROLA NON RIMANE IN VOI; infatti NON CREDETE a Colui che mi ha mandato". Questo richiamo è rivolto a tutti noi… ACCOLGO E MI LASCIO PLASMARE DALLA SUA PAROLA?

BUONA DOMENICA...

✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 5,33-39
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me».

 

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sabato 25 novembre 2023

25.11.2023 - 1Mac 6,1-13 - Lc 20,27-40 - Dio non è dei morti, ma dei viventi.

 

Dal primo libro dei Maccabèi - 1Mac 6,1-13

In quei giorni, mentre il re Antioco percorreva le regioni settentrionali, sentì che c’era in Persia la città di Elimàide, famosa per ricchezza, argento e oro; che c’era un tempio ricchissimo, dove si trovavano armature d’oro, corazze e armi, lasciate là da Alessandro, figlio di Filippo, il re macèdone che aveva regnato per primo sui Greci. Allora vi si recò e cercava di impadronirsi della città e di depredarla, ma non vi riuscì, perché il suo piano fu risaputo dagli abitanti della città, che si opposero a lui con le armi; egli fu messo in fuga e dovette ritirarsi con grande tristezza e tornare a Babilonia.
Venne poi un messaggero in Persia ad annunziargli che erano state sconfitte le truppe inviate contro Giuda. Lisia si era mosso con un esercito tra i più agguerriti, ma era stato messo in fuga dai nemici, i quali si erano rinforzati con armi e truppe e ingenti spoglie, tolte alle truppe che avevano sconfitto, e inoltre avevano demolito l’abominio da lui innalzato sull’altare a Gerusalemme, avevano cinto d’alte mura, come prima, il santuario e Bet-Sur, che era una sua città.
Il re, sentendo queste notizie, rimase sbigottito e scosso terribilmente; si mise a letto e cadde ammalato per la tristezza, perché non era avvenuto secondo quanto aveva desiderato. Rimase così molti giorni, perché si rinnovava in lui una forte depressione e credeva di morire.
Chiamò tutti i suoi amici e disse loro: «Se ne va il sonno dai miei occhi e l’animo è oppresso dai dispiaceri. Ho detto in cuor mio: in quale tribolazione sono giunto, in quale terribile agitazione sono caduto, io che ero così fortunato e benvoluto sul mio trono! Ora mi ricordo dei mali che ho commesso a Gerusalemme, portando via tutti gli arredi d’oro e d’argento che vi si trovavano e mandando a sopprimere gli abitanti di Giuda senza ragione. Riconosco che a causa di tali cose mi colpiscono questi mali; ed ecco, muoio nella più profonda tristezza in paese straniero».
1. IL RE ANTIOCO SPERIMENTA UNA DELUSIONE DOPO L’ALTRA, pure l’abominio da lui innalzato sull’altare a Gerusalemme è stato demolito. Tutta la sua politica è stata un fallimento. HA FALLITO LUI. Hanno fallito i suoi ministri. Ha fallito il suo esercito. PUÒ AVERE FUTURO CHI VUOLE DISTRUGGERE IL DIO VIVO E VERO?

2. Antioco cade in depressione, sta venendo l’ora del rendimento dei conti. ANCHE IL RE DEVE GIUSTIFICARE LA SUA AMMINISTRAZIONE. Non dorme più. Non mangia più. È oppresso nel corpo e nello spirito. Non ha pace. Ora il re cerca di trovare la causa di tutti i suoi mali.

3. Ora mi ricordo dei mali che ho commesso a Gerusalemme. LA LUCE COMINCIA A FARSI CHIARA NELLA SUA MENTE. Lui ha peccato contro il Signore, contro il Dio vivo e vero. Ora IL RE RICONOSCE CHE A CAUSA DI TALI COSE È COLPITO DA TANTI MALI. Ed ecco, muoio nella più profonda tristezza in paese straniero. Prima di compiere AZIONI VIOLENTE CHE POI SI CAPOVOLGONO CONTRO DI NOI, non potremmo riflettere, meditare, pensare?

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 20,27-38
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

ETERNITÀ

Nel "Credo" della Messa affermiamo di credere nella risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Per questo il cristiano morendo dovrebbe dire: "Non parto, arrivo". E, alla fine del tunnel, c'è un incontro luminoso: l'incontro con un Padre! "Il cristianesimo trae la sua forza formidabile proprio dalla negazione della definitività della morte". Noi abbiamo questa certezza: "sentiamo e sappiamo di essere eterni". "Questo mondo non è la conclusione".

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Dio è Dio dei viventi, non dei morti, di Abramo, Isacco, Giacobbe: di tre, cioè di tutte, le generazioni. Di ciascun uomo che chiama per nome, che ama di un amore unico. Esiste altro amore?

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venerdì 24 novembre 2023

24.11.2023 - 1Mac 4,36-37.52-59 - Lc 19,45-48 - Avete fatto della casa di Dio un covo di ladri.

 

Dal primo libro dei Maccabèi - 1Mac 4,36-37.52-59

In quei giorni, Giuda e i suoi fratelli dissero: «Ecco, sono stati sconfitti i nostri nemici: andiamo a purificare il santuario e a riconsacrarlo». Così si radunò tutto l’esercito e salirono al monte Sion.
Si radunarono il mattino del venticinque del nono mese, cioè il mese di Chisleu, nell’anno centoquarantotto, e offrirono il sacrificio secondo la legge sul nuovo altare degli olocausti che avevano costruito. Nella stessa stagione e nello stesso giorno in cui l’avevano profanato i pagani, fu riconsacrato fra canti e suoni di cetre e arpe e cimbali. Tutto il popolo si prostrò con la faccia a terra, e adorarono e benedissero il Cielo che era stato loro propizio.
Celebrarono la dedicazione dell’altare per otto giorni e offrirono olocausti con gioia e sacrificarono vittime di ringraziamento e di lode. Poi ornarono la facciata del tempio con corone d’oro e piccoli scudi. Rifecero i portoni e le celle sacre, munendole di porte.
Grandissima fu la gioia del popolo, perché era stata cancellata l’onta dei pagani.
Giuda, i suoi fratelli e tutta l’assemblea d’Israele, poi, stabilirono che si celebrassero i giorni della dedicazione dell’altare nella loro ricorrenza, ogni anno, per otto giorni, cominciando dal venticinque del mese di Chisleu, con gioia ed esultanza.
1. L’esercito dei Maccabei libera la città di Gerusalemme e purifica il Tempio. SENZA IL TEMPIO NON C’È POPOLO DI DIO. Manca del suo punto di riferimento. Il tempio è la casa del Signore. SENZA QUESTA CASA, ISRAELE È VUOTO. Manca della sua verità, santità, giustizia, pace, speranza.

2. E offrono il sacrificio secondo la legge sul nuovo altare degli olocausti che avevano costruito. UN TEMPO SI È CONCLUSO; è stato un tempo iniquo, MA LA RICONSACRAZIONE DEL TEMPIO SEGNA UN NUOVO INIZIO che può essere celebrato con grande gioia. Tale gioia coinvolge tutto il popolo.

3. Questo nuovo inizio della storia di Israele verrà ricordato ogni anno nella data della consacrazione del Tempio. Tutto Israele nel futuro dovrà ricordare questa impresa. RICORDARE LA STORIA È RIVIVERE LA FEDE, LA PREGHIERA, OGNI INTERVENTO DI DIO.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 19, 45-48
In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

 

Il tempio era il luogo di incontro con Dio. Quando Gesù arriva a Gerusalemme e sale al tempio, lo vede invaso dal mercato, dove la preghiera è resa impossibile. Continua ad accadere nella nostra vita, la nostra preghiera è disturbata da tante preoccupazioni. Il gesto deciso di Gesù che libera il tempio dai venditori, ci induce a liberare per la preghiera spazi e tempi della nostra vita.
Il risultato dell'azione di Gesù? "I capi dei sacerdoti e gli scribi cercano di farlo morire", ma non sapevano come fare perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo. La forza di Gesù è la sua parola, la sua testimonianza, il suo amore. E dove c’è Gesù, non c’è posto per la mondanità, non c’è posto per il mercato.

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«Il popolo pendeva dalle sue labbra». Visto il risultato finale del Venerdì Santo, questo non è un segnale positivo, non conviene essere così “appesi”, passivi... Che tipi di ascoltatori vuole Gesù?

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giovedì 23 novembre 2023

23.11.2023 - 1Mac 2,15-29 - Lc 19,41-44 - Se avessi compreso quello che porta alla pace!

 

Dal primo libro dei Maccabèi - 1Mac 2,15-29

In quei giorni, i messaggeri del re, incaricati di costringere all’apostasia, vennero nella città di Modin per indurre a offrire sacrifici. Molti Israeliti andarono con loro; invece Mattatìa e i suoi figli si raccolsero in disparte.
I messaggeri del re si rivolsero a Mattatìa e gli dissero: «Tu sei uomo autorevole, stimato e grande in questa città e sei sostenuto da figli e fratelli. Su, fatti avanti per primo e adempi il comando del re, come hanno fatto tutti i popoli e gli uomini di Giuda e quelli rimasti a Gerusalemme; così tu e i tuoi figli passerete nel numero degli amici del re e tu e i tuoi figli avrete in premio oro e argento e doni in quantità».
Ma Mattatìa rispose a gran voce: «Anche se tutti i popoli che sono sotto il dominio del re lo ascoltassero e ognuno abbandonasse la religione dei propri padri e volessero tutti aderire alle sue richieste, io, i miei figli e i miei fratelli cammineremo nell’alleanza dei nostri padri. Non sia mai che abbandoniamo la legge e le tradizioni. Non ascolteremo gli ordini del re per deviare dalla nostra religione a destra o a sinistra».
Quando ebbe finito di pronunciare queste parole, si avvicinò un Giudeo alla vista di tutti per sacrificare sull’altare di Modin secondo il decreto del re. Ciò vedendo, Mattatìa arse di zelo; fremettero le sue viscere e fu preso da una giusta collera. Fattosi avanti di corsa, lo uccise sull’altare; uccise nel medesimo tempo il messaggero del re, che costringeva a sacrificare, e distrusse l’altare. Egli agiva per zelo verso la legge, come aveva fatto Fineès con Zambrì, figlio di Salom. La voce di Mattatìa tuonò nella città: «Chiunque ha zelo per la legge e vuole difendere l’alleanza mi segua!». Fuggì con i suoi figli tra i monti, abbandonando in città quanto possedevano.
Allora molti che ricercavano la giustizia e il diritto scesero nel deserto, per stabilirvisi.
1. Viene il grande giorno in cui Mattatia e i suoi figli sono chiamati a prendere la
giusta decisione. QUESTO MOMENTO VIENE PER OGNI UOMO. SEMPRE. Gli si chiede di LASCIARE LA RICCHEZZA ETERNA che è Dio PER RICEVERE DELLE RICCHEZZE PASSEGGERE, che non durano, anche se in grande quantità (oro e argento e doni in quantità).

2. LA RISPOSTA DI MATTATIA È FERMA E RISOLUTA, DECISA E FORTE. Risponde che se anche tutto il mondo vuole abbandonare il Signore, lo può lasciare, rinnegare, tradire, ma Lui con i suoi figli e i suoi fratelli cammineranno nell’alleanza dei Padri. MATTATIA PRONUNCIA UNA VERA PROFESSIONE DI FEDE.

3. Preso dallo zelo per il Signore UCCIDE IL FEDIFRAGO, il profanatore della vera fede e il messaggero del re, che costringeva a sacrificare e distrugge l’altare. INIZIA LA RIVOLTA IN DIFESA DELLA LEGGE. MA LA VIOLENZA PORTA SOLO VIOLENZA.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 19,41-44
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa, dicendo: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.
Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata”.

 

Gesù predice la caduta di Gerusalemme e la distruzione del tempio, cosa che avverrà regolarmente nel 70 d.C. Il motivo va ricercato, dice Gesù, nella mancata accoglienza del Messia profetizzato nelle scritture. Gesù non è né contento né arrabbiato di questa punizione ma, come dice il Vangelo, piange per questa mancata accoglienza. Anche per noi si pone questo drammatico bivio: accogliere o rifiutare Gesù nella nostra vita concreta di ogni giorno.
Gesù piange davanti a Gerusalemme. Piange e si commuove davanti alla folla affamata. Piange sulle fragilità e sulla poca fede dell’uomo, e offre continuamente il suo cuore, che vuole visitare il nostro dolore, il nostro errore, e redimerci e salvarci, purché lo riconosciamo.

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Gesù viene a visitarci ma non lo riconosciamo. Non siamo vigilanti. E Gesù ci rimane male, fino a piangere. Il mancato riconoscimento fa piangere Gesù... e noi? Per cosa piangiamo?

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LA “CORDA PAZZA”.

LA “CORDA PAZZA”.

La vita è un compromesso. Se viene infranto, l’ordine sociale viene spezzato e la convivenza sociale minata alle fondamenta. Per salvaguardare tale compromesso c’è una strategia sicura e ben collaudata: tirare la “corda civile” che è dentro ciascuno di noi, che ci fa dire cose che rispettano, in modo pedissequo, la morale corrente. Così nessuno si farà male.
Ma c’è una strategia opposta, anch’essa altrettanto sicura, diretta a frantumare la dimensione del compromesso: tirare la “corda pazza” che alberga in ciascuno di noi e che ci porta a dire senza freni e senza autocontrollo cose che immancabilmente risulteranno — davanti al tribunale della coscienza collettiva — alquanto scomode e imbarazzanti.
C’è anche una terza “corda”, quella “seria”: essa viene in soccorso delle altre due e, in qualità di moderatrice, tende a trovare il giusto equilibrio tra le opposte pulsioni.
Ne Il berretto a sonagli (1917) Luigi Pirandello mette a nudo le ipocrisie e le false moine della borghesia benpensante, tutta presa dal non “disturbare” le convenienze sociali così da tutelare la verità, o presunta tale, che presiede alle dinamiche della ordinaria quotidianità. Ma se si intende squarciare la placida e rassicurante superficie delle cose e inabissarsi fino a guadagnare la verità, “quella vera”, allora lo scenario cambia.
La “corda civile” è perfettamente funzionale a conservare intatta la superficie e, con essa, la verità comoda accettata, con atteggiamento supino e ipocrita, dalla società.
La missione della “corda pazza” sarà allora quello di denunciare il carattere fallace della verità che tale non è, e di gridare al mondo la verità vera. Ma è una missione destinata a fallire.
Di fronte alla mediocrità e all’angustia mentale di un piccolo paese, la signora Beatrice che ha il coraggio di tirare la “corda pazza” — in un contesto di tradimenti, adulteri e falsità — non solo non verrà creduta, proprio perché dice la verità vera, ma sarà anche rinchiusa in una casa di cura. Ella, infatti, rappresenta una letale minaccia per la formale rispettabilità borghese, ed è dunque bene, anzi necessario, ridurla al silenzio, vistò che le sue parole scaturiscono dall’aver tirato, dentro di lei, la “corda pazza”.

Papa Francesco ci ricorda che “ci vuole parresia nella fede, nella vita e anche nella preghiera”. “La parresia esprime la qualità fondamentale nella vita cristiana: avere il cuore rivolto a Dio, credere nel suo amore, perché il suo amore scaccia ogni falso timore, ogni tentazione di nascondersi nel quieto vivere, nel perbenismo o addirittura in una sottile ipocrisia”.