venerdì 3 novembre 2023

PERCHÉ CI SONO DIFFERENZE NEI RACCONTI TRA I VARI EVANGELISTI?

PERCHÉ CI SONO DIFFERENZE NEI RACCONTI TRA I VARI EVANGELISTI?

Per capire il vangelo noi dobbiamo sempre ricordarci che il vangelo è una teologia e che gli evangelisti scrivevano per le loro comunità e che erano comunità con situazioni differenti l’una dalle altre.
Prendiamo ad esempio la parabola del seminatore (Mc 4,1-9; Mt 13,1-9; Lc 8,4-8). Storicamente Gesù dice una parabola: “C’è un seminatore che semina; ci sono tre terreni che non accolgono il seme (strada, sassi, spine) e uno che lo accoglie e che porta un gran frutto”. A cosa si riferisce Gesù quando parla di quel seme? Si riferisce al suo messaggio, al regno di Dio. Se sei resistente, non lo accogli, non lo fai penetrare dentro di te.
Ma l’evangelista poi ha davanti una comunità, e questa comunità, ad esempio, si dice cristiana ma non ascolta la Parola di Dio, è refrattaria e non la vive; anzi quando si celebra l’eucarestia, finché viene letto il vangelo, la gente parla d’altro ed è disattenta. L’evangelista ha un problema nella sua comunità (che non c’è magari nella comunità vicina): le persone non ascoltano la Parola di Dio. Allora prende la parabola del vangelo (il seme è il regno di Dio) e dice: “Il seme è la parola di Dio, il vangelo” e rilegge la parabola con questa interpretazione (Mc 4,13-20; Mt 13,18-23; Lc 8,11-15).
Si passa cioè dal messaggio di Gesù all’interpretazione del messaggio di Gesù. Questa operazione si chiama allegoria: un brano del vangelo viene interpretato per la propria comunità secondo lo scopo dell’evangelista. A volte l’esempio è lampante, evidente, come nella parabola del seminatore, altre volte no. Ogni volta che nel vangelo si trovano dei particolari diversi, vuol dire che uno degli evangelisti ha fatto qualche piccolo adattamento per trasmettere un messaggio alla propria comunità.
Facciamo un esempio: il giovane ricco. In Mt è un giovane (Mt 19,20), in Mc un tale, uno qualunque (Mc 10,17), in Lc un notabile (Lc 18,18).
Un altro esempio. Nella prima moltiplicazione dei pani (Mc 6,30-44) ci sono cinque pani e due pesci, vengono avanzate dodici ceste e gli uomini sono cinquemila. Ma quando viene raccontata una seconda volta (Mc 8,1-9) i pani sono sette, i pesciolini pochi, le ceste avanzate sette e gli uomini quattromila.
Ogni evangelista fa delle piccole modifiche in base alle sue esigenze: dodici ceste richiama alle dodici tribù di Israele, ad esempio: “Questo è il pane vero di cui gli ebrei hanno bisogno; questa è la vera manna”. Sette, invece, si riferisce di più ai sette sacramenti: “I sette sacramenti sono il vero pane”. Cinquemila uomini perché cinque sono i pani: “Questo pane sfama all’ennesima potenza (1 pane per mille)”; quattromila richiama al viaggio dei quarant’anni degli ebrei: “Quello che hanno cercato lungo tutto l’esodo, adesso lo hanno trovato”. Vedete, è diverso.
Dunque non ti scandalizzare se i conti non tornano, tornano se impari a leggere il Vangelo nel suo contesto vitale prendendo sul serio l’umanità di Gesù.

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