venerdì 19 dicembre 2025

19.12.2025 - Gdc 13,2-7.24-25 - Lc 1,5-25 - La nascita di Giovanni Battista è annunciata dall’angelo.

 

Dal libro dei Giudici - Gdc 13,2-7.24-25

In quei giorni, c’era un uomo di Sorèa, della tribù dei Danìti, chiamato Manòach; sua moglie era sterile e non aveva avuto figli.
L’angelo del Signore apparve a questa donna e le disse: «Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio. Ora guardati dal bere vino o bevanda inebriante e non mangiare nulla d’impuro. Poiché, ecco, tu concepirai e partorirai un figlio sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio fin dal seno materno; egli comincerà a salvare Israele dalle mani dei Filistei».
La donna andò a dire al marito: «Un uomo di Dio è venuto da me; aveva l’aspetto di un angelo di Dio, un aspetto maestoso. Io non gli ho domandato da dove veniva ed egli non mi ha rivelato il suo nome, ma mi ha detto: “Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio; ora non bere vino né bevanda inebriante e non mangiare nulla d’impuro, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio dal seno materno fino al giorno della sua morte”».
E la donna partorì un figlio che chiamò Sansone. Il bambino crebbe e il Signore lo benedisse. Lo spirito del Signore cominciò ad agire su di lui.
1. L'Angelo si rivolge ad una DONNA POVERA E UMILIATA DALLA SUA STERILITÀ; è la debolezza personificata. DIO PER SALVARE L'UMANITÀ SI SERVE DI STRUMENTI UMANI tutt'altro che in grado, da loro stessi, di compiere cose grandi.

2. Il figlio che nascerà sarà un "Nazireo" cioè un uomo consacrato a Dio. A LEI È CHIESTO DI FARE UN PO' DI PENITENZA: astenersi da bevande alcoliche e dalle carni di maiale, per inveterata usanza ritenute immonde dal popolo. LA DONNA OBBEDISCE E IL SIGNORE BENEDICE SANSONE la cui forza, finalizzata al bene, fu davvero preziosa per il popolo…

3. La donna partorisce un figlio che chiama Sansone. Il suo nome in Ebraico significa “PICCOLO SOLE”. Il bambino crebbe e il Signore lo benedisse. LO SPIRITO DEL SIGNORE COMINCIÒ AD AGIRE SU DI LUI. Lo spirito del Signore è con Sansone. QUESTI PUÒ AGIRE SECONDO LA VOLONTÀ DEL SUO DIO E SIGNORE. Senza lo spirito del Signore, nessuno può compiere le opere di Dio…

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 1,5-25

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l'offerta dell'incenso.
Fuori, tutta l'assemblea del popolo stava pregando nell'ora dell'incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
Zaccarìa disse all'angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».
La misericordia di Dio si esprime a partire dalla povertà dell’uomo. Nel suo amore Dio sa fare sempre cose nuove, a partire dal nostro essere poveri e sterili, purché confidiamo in lui. Zaccaria però ha dubitato della parola dell’angelo: ha preteso un segno. Non si è fidato della parola, vedendosi vecchio e stanco. In lui, la povertà/vecchiaia diventa un ostacolo a credere, e così finisce per credere/affidarsi a se stesso, piuttosto che a Dio. Che errore!
Zaccaria vede una culla vuota e non vede la speranza di vita. Il nostro cuore è una culla. Com’è il mio cuore? E’ vuoto, sempre vuoto, senza speranza oppure è aperto per ricevere vita e dare vita? Per ricevere ed essere fecondo? O è paragonabile a una culla vuota che mai si è aperta alla vita per dare la vita?” Apriamoci al mistero di Dio nella preghiera, mistero che sempre ci sorprende e supera le capacità umane. Ringraziamo Dio per il suo amore misericordioso!

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Zaccaria ha tante paure, ha tanti dubbi, proprio come noi. E l'angelo lo rende muto: finchè siamo noi a parlare, Dio non lo sentiamo. Ce la facciamo a tacere o abbiamo bisogno delle visioni degli angeli?

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19.12 SANT'ANASTASIO I

SANT’ANASTASIO I

 Il pontificato di sant’Anastasio primo durato dal 27 novembre 399 alla morte nel 401, fu sorprendentemente breve ma incisivo nella storia della Chiesa. Romano di nobile famiglia, secondo il Liber Pontificalis fece edificare la basilica Crescenziana, oggi San Sisto Vecchio. Fu stimato immensamente da san Girolamo, che ne lodò la santità, la profondità spirituale e la ricchezza vissuta nella povertà.

 Tra le prime azioni del suo magistero vi fu l’energia con cui affrontò il donatismo, un’eresia molto diffusa nel Nordafrica che minava l’unità della Chiesa negando la validità dei sacramenti amministrati da ministri indegni. Anastasio ribadì che l’efficacia dei sacramenti non dipende dalla moralità del sacerdote, ma da Cristo stesso che agisce in essi (ex opere operato). Con una condanna pubblica e formale confermò le decisioni del primo concilio di Toledo del 400 e sostenne la linea teologica di sant’Agostino e di sant’Ottato di Milevi, garanti dell’autentica dottrina.

 Anastasio ebbe un ruolo decisivo anche nella cosiddetta prima crisi origenista. Di fronte alle segnalazioni di san Girolamo e alle lettere del vescovo Teofilo di Alessandria, il pontefice valutò le dottrine sospette presenti in alcuni scritti di Origene, dichiarandone l’incompatibilità con la fede cattolica. Condannò le «proposizioni blasfematorie» a lui presentate e scrisse diverse lettere per difendere la retta fede, tra cui una al vescovo di Milano, san Venerio.

 Mantenne una vasta rete di rapporti epistolari – purtroppo in gran parte perduti – con molte personalità ecclesiastiche. Oltre a Girolamo e Agostino, ebbe parole di grande stima per san Paolino di Nola, segno della sua fine sensibilità spirituale. La sua figura emerge come quella di un pastore che, pur nel poco tempo a disposizione, custodì la dottrina e rafforzò la comunione nella Chiesa.

 

PER NOI OGGI

 Difendiamo la verità anche quando è scomodo? Anastasio non scelse la via diplomatica ma quella della chiarezza. Oggi spesso abbiamo paura di dire che qualcosa è falso, confondendo carità con silenzio.

 Abbiamo ancora fede nell’azione di Cristo nei sacramenti? Molti cristiani giudicano la Chiesa in base ai suoi ministri. Anastasio ricorda che i sacramenti non sono “nostri”, ma di Cristo: se crolla questa certezza, crolla tutto.

 Prendiamo posizione quando servono scelte coraggiose? Nella crisi origenista Anastasio non rimase neutrale: studiò, ascoltò, discerné e decise. Noi oggi rischiamo di vivere un cristianesimo senza decisioni, senza spine dorsali.


Anastasio de Massimi, di nobile famiglia romana, viene eletto Papa nel 399. Di profonda spiritualità, vive poveramente. Difende con coraggio la fede cattolica contrastando il donatismo, eresia che voleva una Chiesa di perfetti, rigorista e pauperista. Muore nel 401.  

giovedì 18 dicembre 2025

18.12.2025 - Ger 23,5-8 - Mt 1,18-24 - Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, figlio di Davide.

 

Dal libro del profeta Geremìa - Ger 23,5-8

«Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –
nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto,
che regnerà da vero re e sarà saggio
ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.
Nei suoi giorni Giuda sarà salvato
e Israele vivrà tranquillo,
e lo chiameranno con questo nome:
Signore-nostra-giustizia.
Pertanto, ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali non si dirà più: “Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dalla terra d’Egitto!”, ma piuttosto: “Per la vita del Signore che ha fatto uscire e ha ricondotto la discendenza della casa d’Israele dalla terra del settentrione e da tutte le regioni dove li aveva dispersi!”; costoro dimoreranno nella propria terra».
1. Gli ultimi re del Regno di Giuda non furono per nulla conformi al progetto di Dio, dispersero il popolo anziché radunarlo. Geremia, denunciò sempre coraggiosamente le malefatte di questi sovrani, ma fu CHIAMATO ANCHE A SCORGERE E AD ANNUNCIARE UN FUTURO DI SPERANZA uscito dal "tronco di Iesse", come Davide.

2. Il "germoglio giusto" allude a Gesù. Rende l'idea del trionfo della vita nonostante l'invecchiamento di generazioni e delle loro istituzioni. GESÙ È DAVVERO IL GERMOGLIO CHE NON PUÒ DETERIORARSI E PASSARE. Nel Suo corpo Egli ha subito la morte, ma per risorgere e far trionfare la Vita…

3. Ed è "germoglio giusto" dove LA SANTITÀ DELLA SUA VITA È SPLENDIDA GIUSTIZIA, che CREA ARMONIA in quelli che, seguendo Lui, si impegnano a far trionfare la giustizia nel loro pensare, sentire e soprattutto nel loro operato…

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 1,18-24
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
UN BAMBINO
Dio interviene in prima persona nelle nostre giornate regalandosi sé stesso a noi. Egli rende "straordinario l'ordinario" ci mostra che la divinità, il massimo si realizza in un bambino, in un (secondo noi ...) minimo! Dio si può rivelare nella tua piccola (secondo te ...) quotidianità, come l'annuncio di una nascita di un bambino. Credici! Segui i pensieri di Dio come ha fatto Giuseppe ed anche tu questo Natale potrai sperimentare un Dio più vicino a te di quello che pensi! 

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All'inizio del Vangelo c'è una generazione. Ogni cosa che Dio fa è generativa, e chiede la collaborazione degli uomini. Siamo in grado di essere in ogni nostra azione generativi e collaborativi?
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18.12 SAN GRAZIANO

SAN GRAZIANO (O GAZIANO)

 San Graziano (o Gaziano) è venerato come il fondatore della diocesi di Tours e uno dei più antichi evangelizzatori della Gallia. Le notizie storiche sulla sua vita sono essenziali, ma si sa che fu inviato da papa Fabiano attorno alla metà del III secolo insieme ad altri sei grandi missionari: san Dionigi di Parigi, san Marziale di Limoges, san Saturnino di Tolosa, san Paolo di Narbona, san Trofimo di Arles e sant’Austremonio di Clermont. La Gallia, pur avendo già alcune comunità cristiane come quella di Lione fondata da Potino e Ireneo, era ancora saldamente pagana e attraversata da persecuzioni periodiche contro i cristiani.

 Secondo Gregorio di Tours, Graziano fu vescovo della città per circa cinquant’anni, fino al 301. Seguirono decenni di vacanza episcopale: il cristianesimo, ancora perseguitato e minoritario, faticava a radicarsi stabilmente. Solo dopo questo lungo periodo venne nominato san Lidorio e successivamente san Martino, che divenne il terzo vescovo di Tours. L’opera di Graziano fu dunque il fondamento nascosto che permise la fama e la missione straordinaria di Martino.

 Durante la sua predicazione iniziale dovette affrontare opposizioni feroci, tanto da celebrare l’Eucaristia in grotte e luoghi segreti. La sua vita fu segnata dall’umiltà e dal servizio: fondò un ospizio fuori dalle mura cittadine per i poveri e i pellegrini, sostenendo il suo ministero con digiuni, preghiere e opere di carità. Poco prima di morire ebbe una visione di Cristo che lo confortava e gli annunciava il premio eterno.

 Morì in santità e fu sepolto in un cimitero cristiano. Sarà poi san Martino a traslarne le reliquie nella chiesa da cui, secoli dopo, nascerà la cattedrale di Tours, dedicata a lui dal XIV secolo e chiamata popolarmente La Gatianne.

San Graziano è oggi patrono di chi cerca gli oggetti smarriti, insieme a sant’Onofrio e sant’Antonio di Padova.

 

PER NOI OGGI

 Siamo disposti a evangelizzare anche quando nessuno vede? Graziano operò quasi totalmente nel nascondimento. Noi oggi vogliamo risultati immediati e visibili: ma il Vangelo cresce spesso nelle grotte, non nei riflettori.

 Accettiamo che la nostra missione prepari la strada ad altri? Graziano non vide la “grande stagione” della sua diocesi: la preparò per Martino. Nella Chiesa di oggi c’è bisogno di chi semina senza pretendere di raccogliere.

 Viviamo una fede che resiste nelle opposizioni? Graziano celebrava di nascosto, rischiando la vita. Noi a volte rinunciamo a testimoniare per paura di giudizi. Il cristianesimo senza coraggio non genera nulla.


Inviato da Roma nel III sec. per evangelizzare la Gallia insieme ad altri sei missionari, è stato il primo vescovo della città di Tours, dove viene accolto all’inizio con grande ostilità, tanto da dover celebrare nelle catacombe. Qui, con coraggio e perseveranza, annuncia il Vangelo per 50 anni.  

IL GUSTO DELLA SAPIENZA

IL GUSTO DELLA SAPIENZA

 «Il termine sapiente deriva da sapore, perché come il gusto serve a distinguere il sapore dei cibi, così il sapiente è in grado di discernere le cose fatue da quelle pregevoli, il male dal bene» scrive sant’Antonio nei suoi Sermoni. Una riflessione che sorprende per la sua semplicità e profondità.

 Siamo abituati a dire con leggerezza: “Mi piace, non mi piace”. Per il cibo nessuno ci giudica: i gusti, si dice, non si discutono. Ma quando si tratta della vita, delle scelte morali, delle relazioni, la questione si fa più delicata. Anche qui, ci ricorda sant’Antonio, entra in gioco il gusto: un senso interiore che ci aiuta a percepire se ciò che stiamo per compiere porta vita o distruzione, gioia o amarezza.

 Discernere non è sempre facile. Ci sono norme, esperienze, insegnamenti che ci guidano. Ma c’è anche una sorta di “palato dell’anima”, una sensibilità che riconosce il bene come gradevole e il male come amaro. Spesso, però, trascuriamo questa dimensione, convinti che il pensiero razionale sia sufficiente. Eppure, come nell’arte, non basta la tecnica: occorre gusto.

 Ci sono persone che smarriscono questo senso, preoccupate solo di se stesse, prigioniere della propria vanità. In loro il gusto interiore sembra assente, e tutto diventa strumento di autoaffermazione. Ma per chi mantiene un cuore semplice e aperto, il gusto della sapienza è una bussola preziosa: ci permette di avvertire quasi istintivamente ciò che costruisce e ciò che distrugge.

 La sapienza, ci insegna la Bibbia, non è un sapere astratto, ma la capacità di vivere bene. È dono di Dio e frutto dello Spirito Santo. Sant’Antonio ci ricorda che questa sapienza è legata al “gusto”: un discernimento che nasce dal cuore e non solo dalla mente.

 San Paolo parla di «discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto» (Rm 12,2). È un esercizio di gusto spirituale: imparare ad assaporare il bene, a riconoscerlo, a sceglierlo. Come dice il salmo: «Gustate e vedete com’è buono il Signore» (Sal 34,9).

 Per questo il cristiano è chiamato a coltivare il buon gusto del cuore: lasciarsi guidare dallo Spirito, allenare i sensi interiori, educarsi a preferire ciò che dà vita. È un’arte, quella del discernimento, che rende la vita non solo corretta, ma bella. Come un capolavoro che si compone pennellata dopo pennellata, scelta dopo scelta.

 

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mercoledì 17 dicembre 2025

17.12.2025 - Gn 49,2.8-10 - Mt 1,1-17 - Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide.

Dal libro della Gènesi - Gn 49,2.8-10

In quei giorni, Giacobbe chiamò i figli e disse:
«Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe,
ascoltate Israele, vostro padre!
Giuda, ti loderanno i tuoi fratelli;
la tua mano sarà sulla cervìce dei tuoi nemici;
davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre.
Un giovane leone è Giuda:
dalla preda, figlio mio, sei tornato;
si è sdraiato, si è accovacciato come un leone
e come una leonessa; chi lo farà alzare?
Non sarà tolto lo scettro da Giuda
né il bastone del comando tra i suoi piedi,
finché verrà colui al quale esso appartiene
e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli».

1. Giuda è uno dei dodici figli di Giacobbe. Il Messia nascerà dalla stirpe di Giuda. Tutti e dodici sono figli, ma UNO È L’ELETTO, IL CRISTO, parola che vuol dire “Unto”, cioè scelto ed eletto. “La tua mano sarà sulla cervìce dei tuoi nemici” i nemici, e il Nemico è il Male e la Morte. Questa sarà la grande vittoria del Cristo.

2. Giuda è paragonato ad un giovane leone, che “SI È SDRAIATO …. CHI LO FARÀ ALZARE?”. Il verbo SDRAIARE propone il verbo “SONNO DI MORTE”, e il verbo “ALZARE” introduce un verbo di RISURREZIONE! Dunque, la profezia di Genesi contiene un RIFERIMENTO PROFETICO ALLA PASQUA DI GESÙ, come evento supremo della sua opera di salvezza…

3. La stirpe di Giuda custodirà “lo scettro”, cioè il simbolo della regalità, tale predizione e tale profezia, “finché verrà Colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli”. Dunque una REGALITÀ CHE RIMARRÀ NASCOSTA NEI TEMPI E NELLE GENERAZIONI FINO AL SUO SORGERE E FIORIRE NELLA STORIA DELL’UMANITÀ. Prepariamoci a ricevere e a riconoscere il Figlio di Dio!

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 1,1-17
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
La genealogia di Gesù sottolinea la sua discendenza da Abramo e Davide, legandolo così alle promesse fatte da Dio a Israele. Questo elenco non solo stabilisce la legittimità di Gesù come Messia atteso, ma evidenzia anche la sovranità di Dio nella storia umana, mantenendo la continuità della promessa attraverso le generazioni. Inoltre, la struttura in tre serie di quattordici generazioni sottolinea la simmetria e l'importanza di ogni fase nella storia della redenzione. Dio si è fatto storia. Dio ha voluto farsi storia. Dio è con noi. Amen!

 

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17.12 SAN GIOVANNI DI MATHA

SAN GIOVANNI DI MATHA, FONDATORE DEI TRINITARI

 Giovanni de Matha, nato in Provenza e docente di teologia all’Università di Parigi, si fece sacerdote tardi, attorno ai quarant’anni. Nonostante una brillante carriera accademica, un segno interiore gli rivelò la sua vera missione: dedicarsi al riscatto degli schiavi cristiani catturati dalla pirateria mediterranea e venduti nei mercati nordafricani. Per discernere meglio questa chiamata, si ritirò a Cerfroid, in una zona solitaria vicino Parigi, condividendo il progetto con quattro eremiti che lo sostennero immediatamente.

 Da questo nucleo nacque l’Ordine della Santissima Trinità, caratterizzato da comunità piccole e austere, senza ostentazione estetica, completamente orientate alla carità. La loro regola prevedeva una gestione trasparente delle offerte: un terzo per il sostentamento dei religiosi, un terzo per l’assistenza a malati e pellegrini, un terzo per il riscatto degli schiavi. Nel 1198 Giovanni ottenne l’approvazione di papa Innocenzo III e già nel 1199 partì la prima spedizione in Marocco: visitarono mercati, prigioni e luoghi di lavoro, trattando direttamente con padroni e autorità, riuscendo a liberare duecento schiavi, con atti notarili accurati. Il loro rientro a Marsiglia, cantando il salmo In exitu Israel de Aegypto, commosse la popolazione. Lo stesso problema della schiavitù spinse san Pietro Nolasco a fondare i Mercedari nel 1218.

 L’Ordine trinitario crebbe rapidamente: 30 case nel 1209, circa 600 nel 1250, soprattutto in Francia e Spagna. Si dedicavano non solo al riscatto, ma anche all’accoglienza degli ex schiavi malati o senza famiglia. Giovanni de Matha, tra il 1199 e il 1207, condusse un’attività instancabile per ampliare le case, raccogliere fondi e organizzare nuove missioni. Innocenzo III gli donò la chiesa di San Tommaso in Formis a Roma, dove fondò un ospizio. Qui morì il 17 dicembre 1213. Nel 1665 due trinitari trasferirono il suo corpo a Madrid perché la chiesa romana aveva cambiato proprietà.

 L’Ordine subì le soppressioni politiche del Sette-Ottocento, ma rinacque nel diciannovesimo secolo, impegnandosi in missioni, ospedali e ministero pastorale in Europa e America. La storia completa dei riscatti andò quasi perduta con l’uccisione, nel 1936, del religioso incaricato di raccoglierla, padre Domenico dell’Assunta. Un nome rimane particolarmente celebre tra gli schiavi liberati: Miguel de Cervantes, catturato nel 1575 dal pirata albanese Arnaut Mami, fu riscattato dopo cinque anni dal trinitario spagnolo frate Juan Gil.

 

PER NOI OGGI

 Chi sono gli “schiavi” che nessuno vuole vedere oggi? Giovanni de Matha non si fermò davanti alla sofferenza più scomoda del suo tempo. Noi rischiamo di essere specialisti del Vangelo… senza toccare mai la carne ferita delle persone.

 Dov’è finito il nostro coraggio di usare i beni per liberare gli altri? L’Ordine trinitario destinava un terzo di tutto al riscatto degli schiavi. Noi oggi quanto mettiamo concretamente per liberare chi vive nella dipendenza, nella solitudine, nella povertà educativa?

 Siamo disposti a lasciare le “cattedre” per seguire una chiamata vera? Giovanni de Matha abbandonò prestigio, sicurezza e ruolo. Oggi rischiamo di restare prigionieri del nostro “posto”, mentre Dio continua a chiamarci oltre le abitudini e le comodità.


Nato nel 1154 in Francia, professore di teologia a Parigi, lascia tutto diventando sacerdote a 40 anni. Con quattro eremiti fonda l'Ordine della Santissima Trinità. Parte per l’Africa: la sua missione è liberare gli schiavi cristiani, a cui dà accoglienza nei suoi ospizi. Muore a Roma nel 1213.  

 

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martedì 16 dicembre 2025

16.12.2025 - Sof 3,1-2.9-13 - Mt 21,28-32 - È venuto Giovanni e i peccatori gli hanno creduto.

Dal libro del profeta Sofonìa - Sof 3,1-2.9-13

Così dice il Signore:
«Guai alla città ribelle e impura,
alla città che opprime!
Non ha ascoltato la voce,
non ha accettato la correzione.
Non ha confidato nel Signore,
non si è rivolta al suo Dio».
«Allora io darò ai popoli un labbro puro,
perché invochino tutti il nome del Signore
e lo servano tutti sotto lo stesso giogo.
Da oltre i fiumi di Etiopia
coloro che mi pregano,
tutti quelli che ho disperso, mi porteranno offerte.
In quel giorno non avrai vergogna
di tutti i misfatti commessi contro di me,
perché allora allontanerò da te
tutti i superbi gaudenti,
e tu cesserai di inorgoglirti
sopra il mio santo monte.
Lascerò in mezzo a te
un popolo umile e povero».
Confiderà nel nome del Signore
il resto d’Israele.
Non commetteranno più iniquità
e non proferiranno menzogna;
non si troverà più nella loro bocca
una lingua fraudolenta.
Potranno pascolare e riposare
senza che alcuno li molesti.
1. "Non avete ascoltato la mia voce, non avete accettato la correzione, non avete confidato in Dio". Tuttavia DIO RISERVA PER SÉ UN RESTO, che al contrario «confiderà nel nome del Signore». DIO OPERA LA SUA SALVEZZA NELLA STORIA CONFIDANDO IN CHI È DISPOSTO A CONFIDARE IN LUI E NELLA SUA PAROLA, da cui si lascia trasformare.

2. DUE PROMESSE DI DIO: Dio cambierà le labbra dei popoli, toglierà la menzogna e la disonestà dei cuori. Dio spazzerà via i malvagi, i superbi. UN PICCOLO RESTO, POVERO E UMILE, DIVENTERÀ PORTATORE DI SPERANZA E DI SALVEZZA per tutti i popoli della terra.

3. DIO OPERERÀ PER FAR SÌ CHE IL SUO POPOLO SIA UN POPOLO SANTO. E poi, Dio opererà affinché il suo popolo sarà tranquillo, curato, e protetto dai pericoli. DIO FARÀ UN'OPERA GRANDE per avere un popolo suo, un popolo che Dio salverà e santificherà.

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✠ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 21,28-32
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

 

La nostra vita è un impegnarci, un giocarci in una vigna: siamo chiamati a collaborare con il Creatore, curando e proteggendo il creato. Ci stai? Collaborare con Dio prevede anche dei veri no che ci aiutano ad emettere sì più autentici: questo significa non escludere i propri desideri e la propria stanchezza.
Cambiare si può, coraggio…
Ogni vera relazione con il Padre è un renderci sempre più consapevoli della bellezza di quella proposta ed entrarci di tutto cuore. Questo è l’invito per te dal Padre oggi.

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IL BENE

Nella vita ci sono dei “no” che diventano “sì”, e tutto si aggiusta. Dice il proverbio: a fare il bene non è mai tardi. Il tempo Dio ce lo dà per cambiare, per migliorare, per dare alla vita una energica sterzata, e per dare il meglio di noi. Non è mai lecito, per un cristiano, sospirare “... ormai!”. Possiamo sempre fare oggi quello che non abbiamo fatto ieri. Dio non chiude mai il conto con noi.

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16.12 SANT' ADELAIDE

ADELAIDE DI BORGOGNA (931-999)

 Adelaide di Borgogna (931-999), figlia del re dell’Alta Borgogna, rimase orfana di padre da bambina e visse una giovinezza segnata dalla fede e dalla responsabilità familiare. A 16 anni fu data in sposa a Lotario II d’Italia, da cui ebbe una figlia; rimasta vedova tre anni dopo, resistette alle pressioni del successore Berengario II e al tentativo di imposizione matrimoniale con il figlio Adalberto, subendo prigionia e razionamento del cibo. Riuscì a fuggire grazie all’intervento di Ottone I di Sassonia, che sposò e che la condusse all’incoronazione imperiale a Roma il 2 febbraio 962 per mano di papa Giovanni XII.

 Alla morte di Ottone I, Adelaide visse momenti di ingratitudine e conflitto con il figlio Ottone II, ma seppe guidare con prudenza la riconciliazione familiare grazie al consiglio di san Maiolo di Cluny. Colpita da lutti familiari, tra cui la morte di cinque dei sei figli e della nuora Teofano, offrì le proprie sofferenze a Dio e, quando il nipote Ottone III era ancora minorenne, assunse la reggenza dell’impero. Durante questo periodo, si distinse per saggezza politica e virtù cristiane, appoggiando le riforme dei monasteri, in particolare quelli di Cluny, fondando e restaurando chiese e abbazie, come quelle di Seltz e San Salvatore a Pavia, e promuovendo opere di carità verso i bisognosi.

 Negli ultimi anni si ritirò nel convento di Seltz, dedicandosi alla preghiera e alla penitenza. La sua vita fu caratterizzata dall’equilibrio tra responsabilità pubblica e santità personale, unendo azione e contemplazione. Canonizzata da papa Urbano II nel 1097, Adelaide rimane esempio di madre, moglie, regina e guida spirituale, capace di trasformare il potere e le difficoltà in servizio verso Dio e gli ultimi.

 

PER NOI OGGI

 Potere e santità non sono opposti, ma responsabilità condivise. Adelaide dimostrò che l’autorità può diventare servizio, sfidando la tentazione di usarla solo per interesse personale. Quanto siamo disposti a mettere le nostre capacità al servizio degli altri?

 Resistere alle pressioni non è solo coraggio, ma libertà interiore. Pur giovane e prigioniera, Adelaide difese la propria integrità e fede. Noi oggi sappiamo resistere alle imposizioni che minano la nostra coscienza?

 Le sofferenze personali possono diventare dono universale. Adelaide trasformò lutti e difficoltà in opere di carità e riforma. Siamo capaci di fare altrettanto con i nostri fallimenti e dolori?


A Selz vicino a Strasburgo in Lotaringia, nell’odierna Francia, sant’Adelaide, imperatrice, che mostrò sobria giocondità verso i familiari, decorosa compostezza con gli estranei, instancabile pietà verso i poveri, munifica generosità nell'onorare le chiese di Dio.

SANTA MONICA

SANTA MONICA

Modello di donna credente e madre instancabile, santa Monica (331–387) nacque a Tagaste, in Numidia, in una famiglia cristiana berbera. Fin da giovane si distinse per intelligenza vivace e profonda sensibilità spirituale, qualità che seppe coniugare con un carattere forte e determinato. Sposata con Patrizio, funzionario municipale pagano dal temperamento irascibile, seppe conquistarlo alla fede cattolica con la pazienza, l’amore e la preghiera costante: il marito ricevette il battesimo poco prima di morire.

 Rimasta vedova a 39 anni, Monica si dedicò interamente ai suoi tre figli, tra i quali Agostino, destinato a diventare vescovo di Ippona e Padre della Chiesa. Ma proprio lui fu la sua croce: intelligente e brillante, Agostino si allontanò dalla Chiesa, aderì al manicheismo e visse in concubinato, diventando padre del piccolo Adeodato. Per Monica fu un dolore immenso: inizialmente non lo accolse in casa, sdegnata per le sue scelte, ma ben presto comprese che la via della fede non è mai quella del rifiuto, bensì della perseveranza.

 Lacrime e preghiere furono il suo linguaggio quotidiano davanti a Dio. Le Confessioni di Agostino ci raccontano come Monica pregasse senza tregua per la conversione del figlio, con una certezza che le derivava da un “sogno consolatore”: nel cuore della madre si radicò la convinzione che «il figlio di tante lacrime non poteva perire». Questa certezza le diede la forza di attendere i tempi di Dio, senza disperare.

 Quando Agostino, fuggito a Roma e poi trasferitosi a Milano, si accostò a sant’Ambrogio e cominciò ad aprirsi alla verità, Monica seppe mantenere una calma fiducia: non esultò in maniera disordinata, ma accolse i segni della grazia con pacatezza, dicendo: «Credo in Cristo che prima di migrare da questo mondo ti avrò veduto cattolico convinto».

 La sua fede fu premiata: Agostino si convertì, ricevette il battesimo e intraprese il cammino che lo avrebbe reso uno dei più grandi santi e dottori della Chiesa. Pochi mesi dopo, Monica morì serenamente a Ostia, certa che la sua missione di madre fosse compiuta.

 Santa Monica ci ricorda che la maternità non è solo biologica, ma è vocazione spirituale. Lei non smise mai di intercedere per Agostino, credendo con fiducia che Dio avrebbe compiuto l’opera. La sua vita è testimonianza di una verità sempre attuale: la preghiera perseverante di una madre ha una forza che nessun peccato può spegnere.

 Nel nostro tempo, in cui molti genitori si sentono impotenti davanti agli smarrimenti dei figli, Monica insegna a non arrendersi. L’amore cristiano non giudica, ma accompagna, piange e attende con fiducia i tempi di Dio. Così la sua storia diventa un messaggio di speranza: non c’è cuore troppo lontano che la grazia non possa raggiungere, se sostenuto da lacrime e preghiere che salgono al cielo.

 

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lunedì 15 dicembre 2025

15.12.2025 - Nm 24,2-7.15-17 - Mt 21,23-27 - Il battesimo di Giovanni da dove veniva?

Dal libro dei Numeri - Nm 24,2-7.15-17

In quei giorni, Balaam alzò gli occhi e vide Israele accampato, tribù per tribù. Allora lo spirito di Dio fu sopra di lui. Egli pronunciò il suo poema e disse:
«Oracolo di Balaam, figlio di Beor,
e oracolo dell’uomo dall’occhio penetrante;
oracolo di chi ode le parole di Dio,
di chi vede la visione dell’Onnipotente,
cade e gli è tolto il velo dagli occhi.
Come sono belle le tue tende, Giacobbe,
le tue dimore, Israele!
Si estendono come vallate,
come giardini lungo un fiume,
come àloe, che il Signore ha piantato,
come cedri lungo le acque.
Fluiranno acque dalle sue secchie
e il suo seme come acque copiose.
Il suo re sarà più grande di Agag
e il suo regno sarà esaltato».
Egli pronunciò il suo poema e disse:
«Oracolo di Balaam, figlio di Beor,
oracolo dell’uomo dall’occhio penetrante,
oracolo di chi ode le parole di Dio
e conosce la scienza dell’Altissimo,
di chi vede la visione dell’Onnipotente,
cade e gli è tolto il velo dagli occhi.
Io lo vedo, ma non ora,
io lo contemplo, ma non da vicino:
una stella spunta da Giacobbe
e uno scettro sorge da Israele».
1. Balaam, chiamato a maledire da Balak per ben due riprese consecutive, si trova, per ispirazione di Dio, nell'impossibilità di proferire parole di maledizione, e DALLA SUA BOCCA ESCONO SOLO PAROLE DI BENEDIZIONE. Facciamo in modo che dalla nostra bocca non escano mai nessuna parola di maledizione per nessuno… 

2. Balaam descrive in versi poetici la bellezza e la prodigiosa fecondità di Israele, e anche la sua gloria come vincitore dei nemici, attraverso la FIGURA-TIPO DI UN RE DISCENDENTE DA UNA STIRPE REGALE. Tutta la storia precedente a Cristo È ORDINATA E TENDE A LUI…

3. Ma LO SPIRITO compie attraverso Balaam una cosa ancora più grande: egli, infatti, PREDICE L'AVVENTO DI UN PERSONAGGIO MISTERIOSO, il quale spunta da Giacobbe come stella luminosa. L’ALLUSIONE ALLA VENUTA DI CRISTO È EVIDENTE, egli è la stella misteriosa, che sorgerà da Giacobbe. Lo spirito del Signore ispira persino Balaam a pronunciare le lodi di Israele!

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 21,23-27
In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?». Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

 

I capi dei sacerdoti e gli anziani cercano di mettere Gesù in difficoltà, ma Gesù li porta a riflettere sulla loro stessa incoerenza riguardo al battesimo di Giovanni. La loro incapacità di rispondere rivela la loro insincerità e timore delle reazioni della folla. Gesù dimostra che l'autorità divina non ha bisogno di giustificazioni umane, evidenziando così la superficialità e l'ipocrisia dei suoi interlocutori. In questo modo, Gesù insegna che la vera autorità viene da Dio e si manifesta nella verità e nella coerenza. Qual'è la tua autorità?

 

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