IL GUSTO DELLA SAPIENZA
«Il termine sapiente deriva da sapore, perché come il gusto serve a distinguere il sapore dei cibi, così il sapiente è in grado di discernere le cose fatue da quelle pregevoli, il male dal bene» scrive sant’Antonio nei suoi Sermoni. Una riflessione che sorprende per la sua semplicità e profondità.
Siamo abituati a dire con leggerezza: “Mi piace, non mi piace”. Per il cibo nessuno ci giudica: i gusti, si dice, non si discutono. Ma quando si tratta della vita, delle scelte morali, delle relazioni, la questione si fa più delicata. Anche qui, ci ricorda sant’Antonio, entra in gioco il gusto: un senso interiore che ci aiuta a percepire se ciò che stiamo per compiere porta vita o distruzione, gioia o amarezza.
Discernere non è sempre facile. Ci sono norme, esperienze, insegnamenti che ci guidano. Ma c’è anche una sorta di “palato dell’anima”, una sensibilità che riconosce il bene come gradevole e il male come amaro. Spesso, però, trascuriamo questa dimensione, convinti che il pensiero razionale sia sufficiente. Eppure, come nell’arte, non basta la tecnica: occorre gusto.
Ci sono persone che smarriscono questo senso, preoccupate solo di se stesse, prigioniere della propria vanità. In loro il gusto interiore sembra assente, e tutto diventa strumento di autoaffermazione. Ma per chi mantiene un cuore semplice e aperto, il gusto della sapienza è una bussola preziosa: ci permette di avvertire quasi istintivamente ciò che costruisce e ciò che distrugge.
La sapienza, ci insegna la Bibbia, non è un sapere astratto, ma la capacità di vivere bene. È dono di Dio e frutto dello Spirito Santo. Sant’Antonio ci ricorda che questa sapienza è legata al “gusto”: un discernimento che nasce dal cuore e non solo dalla mente.
San Paolo parla di «discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto» (Rm 12,2). È un esercizio di gusto spirituale: imparare ad assaporare il bene, a riconoscerlo, a sceglierlo. Come dice il salmo: «Gustate e vedete com’è buono il Signore» (Sal 34,9).
Per questo il cristiano è chiamato a coltivare il buon gusto del cuore: lasciarsi guidare dallo Spirito, allenare i sensi interiori, educarsi a preferire ciò che dà vita. È un’arte, quella del discernimento, che rende la vita non solo corretta, ma bella. Come un capolavoro che si compone pennellata dopo pennellata, scelta dopo scelta.
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