SAN FRANCESCO SAVERIOFrancesco Saverio, nato nel 1506 nel castello di Xavier, in Navarra, proveniva da una famiglia nobile ma la sua vita prese una svolta decisiva quando, a Parigi, incontrò Ignazio di Loyola e Pietro Favre. Da promettente accademico divenne, insieme a loro, uno dei primi compagni fondatori della Compagnia di Gesù, nata nel 1539. La sua amicizia con Ignazio, inizialmente difficile, si trasformò in un legame spirituale che orientò tutta la sua esistenza verso la missione universale.
Nel 1541, su richiesta di papa Paolo III, partì come missionario per le Indie portoghesi, affrontando un viaggio durissimo di tredici mesi fino a Goa. Lì, Francesco scelse di vivere tra i malati e i poveri, dedicandosi ai più dimenticati: gli schiavi, i bambini, i carcerati. Si fece prossimo ai più deboli, imparando le lingue locali e inventando metodi creativi per l’insegnamento del catechismo — come i canti in versi che recitava con i bambini per far comprendere la fede in modo semplice e gioioso.
Il suo zelo apostolico lo spinse sempre oltre: evangelizzò i “paravi”, pescatori di perle nel sud dell’India, arrivando a battezzare migliaia di persone in pochi mesi. Nonostante la fatica e le difficoltà linguistiche, Francesco trovava nella preghiera la sua forza: scriveva infatti che, pur esausto, “la moltitudine dei convertiti è così grande che non ho più voce né forza per ripetere il Credo nella loro lingua”.
Tra il 1545 e il 1547 visitò la Malacca, le Molucche e le Isole del Moro, sempre animato da un ardente desiderio di portare Cristo in ogni terra. Nel 1547 incontrò un giapponese, Hanjiro, che lo ispirò a raggiungere il Giappone: nel 1549 vi approdò, portando il Vangelo nonostante la persecuzione e la pena di morte per chi battezzava. In pochi anni riuscì a creare una comunità cristiana solida, frutto della sua fede e della sua dolce fermezza.
Il suo ultimo sogno fu la Cina, ma nel 1552, mentre attendeva di imbarcarsi da Shangchuan per Canton, fu colpito da febbre e morì a soli 46 anni, solo ma sereno, affidando la sua anima a Dio. Il suo corpo, rimasto incorrotto, fu portato a Goa, dove ancora oggi è venerato nella Chiesa del Buon Gesù. Beatificato nel 1619 e canonizzato nel 1622, San Francesco Saverio è riconosciuto come patrono delle missioni, insieme a Santa Teresa di Lisieux.
Uomo di cultura e di fede, Francesco Saverio seppe unire intelligenza, compassione e coraggio apostolico, incarnando il modello del missionario che non impone ma annuncia, che non domina ma serve. La sua vita è una parabola di amore universale e di fiducia assoluta nella Provvidenza.
Per noi oggi
1. La fede non è un’idea da difendere, ma un fuoco da portare.
Come Francesco Saverio, siamo chiamati a uscire dalle nostre comodità per raggiungere le “periferie” della vita — non solo geografiche, ma interiori.2. La missione inizia dove finisce l’ego.
Saverio lasciò nobiltà, fama e sicurezza per seguire Cristo. Oggi, la vera evangelizzazione nasce quando smettiamo di cercare noi stessi e iniziamo a cercare l’altro.3. L’amore è più forte della distanza.
Francesco attraversò oceani per amore di Dio; noi possiamo attraversare le distanze invisibili che ci separano — l’indifferenza, il pregiudizio, la paura — per costruire ponti di fede e speranza.
Memoria di san Francesco Saverio, sacerdote della Compagnia di Gesù, evangelizzatore delle Indie, che, nato in Navarra, fu tra i primi compagni di sant’Ignazio. Spinto dall’ardente desiderio di diffondere il Vangelo, annunciò con impegno Cristo a innumerevoli popolazioni in India, nelle isole Molucche e in altre ancora, in Giappone convertì poi molti alla fede e morì, infine, in Cina nell’isola di Sancian, stremato dalla malattia e dalle fatiche.
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