SAN TOMMASO BECKET
San Tommaso Becket (1119-1170), arcivescovo di Canterbury e martire, fu un uomo che cambiò radicalmente vita quando comprese che Dio lo chiamava a difendere la libertà della Chiesa. Nato a Londra da famiglia normanna, ricevette una formazione brillante nelle discipline umanistiche e giuridiche. Entrato al servizio dell’arcivescovo Teobaldo di Bec, fu inviato più volte a Roma e studiò diritto canonico a Bologna e Auxerre. Le sue capacità lo resero una figura chiave nel regno: nel 1155 Enrico II lo nominò cancelliere, ruolo in cui Becket appoggiò con energia le riforme del sovrano, talvolta attirandosi critiche per la sua vita agiata e il suo impegno più politico che ecclesiale.
Alla morte di Teobaldo, Enrico II lo propose come arcivescovo di Canterbury, convinto che un amico così fedele sarebbe stato un alleato ideale per controllare l’autorità ecclesiastica. Tommaso, però, intuì il pericolo: divenire arcivescovo avrebbe significato entrare in conflitto con le pretese del re. Accettò solo dopo l’intervento del nunzio papale e, una volta consacrato nel 1162, avvenne in lui una profonda conversione. Abbandonò gli agi, adottò uno stile austero, dedicandosi alla preghiera, alla misericordia verso i poveri e alla difesa dell’indipendenza della Chiesa.
Lo scontro con Enrico II esplose quando il re pretese che i vescovi giurassero obbedienza a consuetudini che limitavano l’autonomia ecclesiastica. Le Costituzioni di Clarendon (1164) sancivano di fatto il controllo reale sulle nomine e sulla giustizia della Chiesa. Tommaso fu quasi l’unico vescovo inglese a resistere apertamente. Perseguitato e processato, si rifugiò in Francia, dove visse sei anni di esilio ricevendo il sostegno del papa Alessandro III. Le tensioni continuarono finché un fragile accordo non permise il suo rientro in patria.
Becket era consapevole del rischio: «Sono tornato per morire in mezzo a voi», disse ai fedeli. I rapporti con il re si inasprirono di nuovo e, secondo la tradizione, alcune parole infuocate di Enrico II furono interpretate come un ordine di ucciderlo. Il 29 dicembre 1170, quattro cavalieri entrarono nella cattedrale di Canterbury e lo assassinarono brutalmente mentre si recava ai Vespri. Le sue ultime parole furono un atto di offerta: «Per il nome di Gesù e la protezione della Chiesa, sono pronto ad abbracciare la morte».
Il suo martirio scosse l’Europa: la sua tomba divenne un celebre luogo di pellegrinaggio e lo stesso Enrico II, sconvolto, vi compì pubblica penitenza. I cavalieri assassini furono scomunicati e poi mandati in penitenza in Terrasanta. Tommaso Becket rimane simbolo di un pastore che preferì perdere tutto pur di non tradire la missione ricevuta da Dio e la libertà della Chiesa.
PER NOI OGGI
Chi, oggi, è disposto a perdere prestigio, sicurezza o carriera pur di difendere la verità e la libertà della Chiesa?
Quanto spesso i cristiani si accomodano al potere invece di denunciare ciò che nega la dignità dell’uomo e di Dio?
Le nostre scelte quotidiane seguono la coscienza o la convenienza? E cosa siamo pronti a rischiare per Cristo?
San Tommaso Becket, vescovo e martire, che per avere difeso la giustizia e la Chiesa fu costretto all’esilio dalla sua sede di Canterbury e dal regno stesso d’Inghilterra e, tornato in patria dopo sei anni, patì ancora molto, finché passò a Cristo, trafitto con la spada dalle guardie del re Enrico II nella cattedrale.
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NELLO STESSO GIORNO:
ROBERTO AMADEI, VESCOVO DI BERGAMO
Verdello, 13 febbraio 1933 – Bergamo, 29 dicembre 2009
Nasce a Verdello (Bergamo) il 13 febbraio 1933. Ordinato sacerdote il 16 marzo 1957, studia a Roma dal 1957 al 1960 presso la Pontificia Università Gregoriana. Dottore in storia ecclesiastica, insegna nel Seminario di Bergamo dal 1960 al 1990. Preside della Scuola di Teologia nel Seminario di Bergamo dal 1968 al 1981 e ivi Rettore dal 1981 al 1990, viene nominato vescovo di Savona-Noli il 21 aprile 1990. Come motto episcopale sceglie la frase «Plus amari quam timeri». Il 2 giugno 1990 riceve la consacrazione episcopale. Il 21 novembre 1991 viene trasferito alla sede di Bergamo dove fa ingresso solenne il 26 gennaio 1992. Il 22 gennaio 2009 termina il mandato di vescovo di Bergamo. Dal 15 marzo 2009 ne diventa Vescovo Emerito. Muore a Bergamo il 29 dicembre 2009.
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