venerdì 19 settembre 2025

19.09.2025 - 1Tm 6,2-12 - Lc 8,1-3 - C’erano con lui i Dodici e alcune donne che li servivano con i loro beni.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo - 1Tm 6,2-12

Figlio mio, questo devi insegnare e raccomandare. Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina conforme alla vera religiosità, è accecato dall’orgoglio, non comprende nulla ed è un maniaco di questioni oziose e discussioni inutili. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la religione come fonte di guadagno.
Certo, la religione è un grande guadagno, purché sappiamo accontentarci! Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via. Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, accontentiamoci. Quelli invece che vogliono arricchirsi, cadono nella tentazione, nell’inganno di molti desideri insensati e dannosi, che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione. L’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti.
Ma tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
1. Paolo rivolge forti ammonimenti e taglienti accuse a quegli oppositori dissenzienti che PERSEGUONO ILLECITI PROFITTI, INQUINANDO la limpidezza del Vangelo che pretendono annunciare. La fede è in pericolo, se strumentalizzata per ragioni di lucro, DIVENTA UN ENORME GUADAGNO, SE RISPETTATA IN TUTTE LE SUE POTENZIALITÀ.
2. “FUGGI QUESTE COSE”, TENDI ALLA GIUSTIZIA…” Compito di Timoteo sarà abbattere l’opposizione dei falsi maestri con LA FORZA DELLA TESTIMONIANZA PERSONALE, rivestendosi delle VIRTÙ, che sono l’esatto contrario dei VIZI dei falsi maestri: LA GIUSTIZIA, LA PIETÀ, LA FEDE, LA CARITÀ, LA PAZIENZA (SPERANZA), LA MITEZZA.
3. Timoteo, come ogni altro credente, è sollecitato ad IMPEGNARSI NELL’ESALTANTE BATTAGLIA DELLA FEDE, nel tempo della Chiesa, con il CUORE RIVOLTO ALLA VITA ETERNA. La fede va vissuta nel contrasto e nella lotta… Coraggio!

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Dal vangelo secondo Luca - Lc 8,1-3
In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. 
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni. 

 

Non solo i Dodici seguono Gesù, ma anche delle donne; alcune facoltose, altre piene di gratitudine per essere state liberate dal male. Questi uomini e queste donne sono la prima semente della Chiesa: una compagnia di persone che amano e seguono il Signore. 
C'erano alcune donne, alcune delle quali con un passato peccaminoso. Questo serviva a rendere evidente che questa piccola iniziale comunità era fondata e guidata da Dio, altrimenti non avrebbe retto con questi membri così poco "adatti". Anche noi non facciamoci abbagliare dalle categorie del mondo e concentriamoci piuttosto su quello che Dio giudica importante. Anche noi impariamo ad amare e seguire il Signore, è Lui la nostra via...

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Gesù nella sua “compagnia” accoglie tutti: uomini, donne, poveri, ricchi, indemoniati...Proprio difficile accogliere tutti, senza selezione all’ingresso; l’avverbio “insieme” non è il più ostico di tutti?

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19.09 SAN GENNARO

Napoli? III sec. – Pozzuoli, 19 settembre 305
San Gennaro, vescovo di Benevento e martire, che in tempo di persecuzione contro la fede, a Pozzuoli vicino a Napoli subì il martirio per Cristo

 

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giovedì 18 settembre 2025

18.09.2025 - 1Tm 4,12-16 - Lc 7,36-50 Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo - 1Tm 4,12-16

Figlio mio, nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii di esempio ai fedeli nel parlare, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza.
In attesa del mio arrivo, dèdicati alla lettura, all’esortazione e all’insegnamento. Non trascurare il dono che è in te e che ti è stato conferito, mediante una parola profetica, con l’imposizione delle mani da parte dei presbìteri.
Abbi cura di queste cose, dèdicati ad esse interamente, perché tutti vedano il tuo progresso. Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano.
1. Paolo gli indica le linee importanti che dicono la MATURITÀ della vita spirituale: LE PAROLE CHE SI DICONO, IL COMPORTAMENTO, L’AMORE, LA FEDE, LA PUREZZA. La vera “anzianità” non è quella cronologica, ma quella espressa in una vita fedele e saggia. Quanto sei maturo?
2. Un ministro deve VIVERE IL DONO SPIRITUALE che gli è stato conferito con l’imposizione delle mani. Lo fa perché deve incoraggiare ogni fratello alla FEDELTÀ AL DONO che ognuno ha ricevuto, anche se meno solennemente.
3. Bello il “VIGILA SU TE STESSO”, quasi a dire “occupati di te stesso” che non è nè chiusura nè narcisismo, ma ATTENZIONE A SÈ PER IL BENE DI TUTTI. Strumento di salvezza lo si è ATTRAVERSO LA PROPRIA FEDELTÀ, che è fedeltà al Signore che salva, e quindi indicazione di salvezza per gli altri.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 7,36-50
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Una donna, colpita dalle parole e dai gesti di Gesù, lava con le lacrime i suoi piedi e li asciuga con i capelli, riconoscendo i suoi errori e provando grande dolore. Il fariseo Simone, invece, giudica Gesù per aver permesso questo gesto, dimostrando di non comprendere il progetto di Dio. La donna, umiliandosi profondamente, riconosce in Gesù colui che può liberarla dal peccato e, per il suo grande amore e pentimento, le vengono perdonati i grandi peccati. In che modo il gesto di umiliazione e pentimento della donna ti ispira la tua vita?

 

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18.09 SAN GIUSEPPE DA COPERTINO

Copertino (Lecce), 17 giugno 1603 – Osimo (Ancona), 18 settembre 1663
A Osimo nelle Marche, san Giuseppe da Copertino, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, che, nonostante le difficoltà affrontate durante la sua vita, rifulse per povertà, umiltà e carità verso i bisognosi di Dio. 
NELLO STESSO GIORNO:

SANT' EUSTORGIO I di Milano Vescovo
+ IV secolo

A Milano, sant’Eustorgio, vescovo, di cui sant’Atanasio loda la professione della vera fede contro l’eresia ariana.

MANI SPORCHE, CUORI SALDI

MANI SPORCHE, CUORI SALDI

Immaginate il silenzio rotto dal crepitio delle fiamme. Immaginate la terra nera, carbonizzata, i vigneti ridotti a scheletri di legno. È ciò che è accaduto ad aprile al Monastero trappista di Latrun, a soli 25 km da Gerusalemme: un terzo dei vigneti distrutto, mille ulivi bruciati, un paesaggio spirituale e agricolo ridotto a cenere. Ma qui, tra il fumo e il deserto della devastazione, la speranza prende radici. Letteralmente.

 Padre Christian-Marie, quasi trent’anni di vita consacrata alle spalle, non rimane a guardare. Abbandona l’abito monastico per una tuta, il cappello per il sole cocente, e si inginocchia nella terra arata, accanto ai volontari. Ogni giovane vite piantata è un atto di fede e di ribellione contro la distruzione: un messaggio chiaro che la vita può ripartire, anche quando tutto sembra perduto.

 Per Noga Eshed, 74 anni, venire fin qui è un ritorno alla terra, un antidoto alla disconnessione del mondo moderno. "Toccare la terra, vedere crescere le piante: non è comune oggi", dice con una cazzuola in mano, tra sorrisi e silenzi condivisi. È una comunità che resiste, non con armi o mura, ma con mani sporche di terra, con il sudore sotto il sole e la preghiera nel cuore.

 Il monastero è sopravvissuto all’inferno, ma le cicatrici restano: vigneti ridotti a cenere, ulivi mutilati, produzione di olio azzerata per quest’anno. Eppure, in mezzo alla devastazione, i monaci non parlano di sconfitta. Parlano di Dio, di resilienza, di speranza. "In definitiva, siamo nelle mani di Dio", ripete Padre Alois, mentre le nuove viti guardano il cielo, pronte a sfidare il tempo e le fiamme future.

 Questo non è solo un monastero che ripianta vigne. È un messaggio al mondo: distruzione e tragedia non fermano chi ha radici profonde. Dove il fuoco ha cercato di cancellare la vita, la fede e il coraggio rispondono con verde. Latrun non è solo terra, è simbolo. Un simbolo che chiunque osi passare di qui non potrà ignorare: anche dalle ceneri, si può rinascere.

 

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mercoledì 17 settembre 2025

17.09.2025 - 1Tm 3,14-16 - Lc 7,31-35 - Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato...

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo - 1Tm 3,14-16

Figlio mio, ti scrivo tutto questo nella speranza di venire presto da te; ma se dovessi tardare, voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità.
Non vi è alcun dubbio che grande è il mistero della vera religiosità:
egli fu manifestato in carne umana
e riconosciuto giusto nello Spirito,
fu visto dagli angeli
e annunciato fra le genti,
fu creduto nel mondo
ed elevato nella gloria.
1. La Chiesa come «colonna e sostegno della verità». LA VERITÀ DELLA CHIESA È CRISTO GESÙ, e la missione della Chiesa è formare nella storia il corpo di Cristo Gesù. 
2. Paolo specifica: “LA CHIESA DEL DIO VIVENTE” per sottolineare che, come Dio è vivo, così la Chiesa, l’assemblea dei credenti, è viva PERCHÉ PARTECIPA ALLA VITA DI DIO attraverso il dono della fede.
3. GRANDE È IL MISTERO DELLA VERA RELIGIOSITÀ: quello che affonda le sue radici nel mistero pasquale. GESÙ È LA MANIFESTAZIONE, nella sua Carne, del Figlio di Dio, DI DIO STESSO.

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Dal vangelo secondo Luca - Lc 7,31-35
In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

 

Anche alla nostra generazione sembra che niente vada bene. E Gesù ci direbbe ‘Ma, io non vi capisco! Voi siete come quei bambini: vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto. Ma cosa volete?’; ‘Vogliamo la nostra: vogliamo fare la salvezza a modo nostro!’. E’ sempre questa chiusura al modo di Dio”.
Quando badiamo solo alla nostra misura, non ci può entrare nel cuore niente di nuovo e di grande. Dio invece si muove continuamente per venirci incontro attraverso fatti e persone. Al pensare che ‘quella generazione’ aveva lì Gesù e non ha colto la grande occasione della storia, vengono i brividi. Qualcosa di analogo può accadere anche oggi, quando blocchiamo la strada al Signore che viene, perché la durezza del cuore e la caparbietà del nostro progetto sulla vita ci impediscono di riconoscerlo e accoglierlo. In quante occasioni della giornata il Signore ci suonerà oggi la sua musica?

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La domanda questa volta Gesù la pone a se stesso, non trovando le parole per rispondere. Aiutiamolo: come possiamo definirci? Incontentabili? Ipocriti? Refrattari alla grazia?

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17.09 SAN ROBERTO BELLARMINO

Montepulciano, Siena, 1542 - Roma, 17 settembre 1621
San Roberto Bellarmino, vescovo e dottore della Chiesa, della Compagnia di Gesù, che seppe brillantemente disputare nelle controversie teologiche del suo tempo con perizia e acume. Nominato cardinale, si dedicò con premura al ministero pastorale nella Chiesa di Capua e, infine, a Roma si adoperò molto in difesa della Sede Apostolica e della dottrina della fede. 
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NELLO STESSO GIORNO:
SANT' ILDEGARDA DI BINGEN VERGINE, DOTTORE DELLA CHIESA
Kreuznach, castello di Böckenheim, Germania, 1098 - Bingen, Germania, 17 settembre 1179

Nasce a Bermesheim nel 1098, ultima di dieci figli. Il suo nome di battesimo, tradotto letteralmente, significa «colei che è audace in battaglia». Tra il 1147 e il 1150, sul monte di San Ruperto vicino a Bingen, sul Reno, Ildegarda fonda il primo monastero e, nel 1165, il secondo, sulla sponda opposta del fiume. È una persona delicata e soggetta alle malattie, tuttavia, raggiunge l'età di 81 anni affrontando una vita piena di lavoro, lotte e contrasti spirituali, temprata da incarichi divini. Figura, intellettualmente lungimirante e spiritualmente forte, le sue visioni, trascritte in appunti e poi in libri organici, la rendono celebre. È interpellata per consigli e aiuto da personalità del tempo. Sono documentati i suoi contatti con Federico Barbarossa, Filippo d'Alsazia, san Bernardo, Eugenio III. Negli anni della maturità intraprende numerosi viaggi per visitare monasteri, che avevano chiesto il suo intervento e per predicare nelle piazze, come a Treviri, Metz e Colonia. Muore il 17 settembre 1179. 


SAN SATIRO Fratello dei Ss. Ambrogio e Marcellina
Treveri, 334 - Milano, 378

A Milano, deposizione di san Satiro, i cui meriti sono ricordati da sant’Ambrogio, suo fratello: non ancora iniziato ai misteri di Cristo, avendo fatto naufragio, non temette la morte, ma, per non lasciare la vita senza aver ricevuto i sacramenti, salvato dalle onde aderì alla Chiesa di Dio; un’intimo e reciproco affetto lo unì al fratello Ambrogio, che lo seppellì accanto al santo martire Vittore.


martedì 16 settembre 2025

16.09.2025 - 1Tm 3,1-13 - Lc 7,11-17 - Ragazzo, dico a te, àlzati!

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo - 1Tm 3,1-13

Figlio mio, questa parola è degna di fede: se uno aspira all’episcopato, desidera un nobile lavoro. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi, perché, se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? Inoltre non sia un convertito da poco tempo, perché, accecato dall’orgoglio, non cada nella stessa condanna del diavolo. È necessario che egli goda buona stima presso quelli che sono fuori della comunità, per non cadere in discredito e nelle insidie del demonio.
Allo stesso modo i diaconi siano persone degne e sincere nel parlare, moderati nell’uso del vino e non avidi di guadagni disonesti, e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. Allo stesso modo le donne siano persone degne, non maldicenti, sobrie, fedeli in tutto. I diaconi siano mariti di una sola donna e capaci di guidare bene i figli e le proprie famiglie. Coloro infatti che avranno esercitato bene il loro ministero, si acquisteranno un grado degno di onore e un grande coraggio nella fede in Cristo Gesù.
1. La sopravvivenza delle comunità, sottoposte dall’esterno alle persecuzioni e dall’interno alle pressioni degli eretici, dipende da una buona organizzazione, in forza della quale IL GOVERNO SIA AFFIDATO A PERSONE DEGNE. 
2. Paolo sottolinea più lo stile di vita, che un vescovo o un diacono devono avere, rispetto alle regole imposte dal loro ruolo. Per Paolo, IL MINISTERO, È PRIMA DI TUTTO TESTIMONIANZA di una vita illuminata e trasformata dal Vangelo. 
3. Si suppone una DIREZIONE COLLEGIALE DELLA COMUNITÀ. Non si parla di celibato, anzi le capacità dimostrate nel governo della propria famiglia sono la migliore raccomandazione per gli aspiranti…

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+ Dal vangelo secondo Luca Lc 7,11-17
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Una donna perde prima il proprio marito e poi è costretta ad assistere alla morte del figlio unico. Un dramma! “Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!»”. È irresistibile per Lui vedere il dolore di quella donna e continuare nell’indifferenza. Siamo tutti salvati dalla ‘compassione e commozione’ di Gesù. Lo sguardo di Gesù, i suoi gesti sono già un inizio di vita e di  risurrezione. Poi avviene anche il miracolo: il ragazzo viene riportato in vita e consegnato alla madre. Dio continua a visitare il suo popolo. 
È una verità che non dobbiamo mai dimenticare: Gesù non è mai indifferente al nostro dolore, alle nostre lacrime. Occorre che ogni dolore, ogni passione, ogni morte incontri il Signore della vita. E il Signore della vita dona vita e ci ricorda che ogni dolore non sarà per sempre. E proprio per questo verrà un tempo in cui anche a noi sarà riconsegnato in maniera nuova ciò che ci è stato tolto con la morte. Il fondale della resurrezione è il grande orizzonte di senso dentro cui anche la Croce assume un significato.

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Molti stanno con questa donna, ma è sola, senza marito e senza figlio. Gesù risponde veramente alla sua domanda disperata, quella dei discepoli sulla barca in tempesta: «Non ti interessa che noi moriamo?».

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16.09 SANTI CORNELIO, PAPA E CIPRIANO, VESCOVO

† 253 e 258
Memoria dei santi martiri Cornelio, papa, e Cipriano, vescovo, dei quali il 14 settembre si ricordano la deposizione del primo e la passione del secondo, mentre oggi il mondo cristiano li loda con una sola voce come testimoni di amore per quella verità che non conosce cedimenti, da loro professata in tempi di persecuzione davanti alla Chiesa di Dio e al mondo. 

 

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DOVE PIANTERAI LA TUA TENDA?

DOVE PIANTERAI LA TUA TENDA?

L’estate è tempo di escursioni, scout, campeggi. Si piantano tende, si arrotolano sacchi a pelo, si dorme sotto le stelle. Eppure, per chi legge la Bibbia, la tenda non è solo un riparo di tela: è il simbolo di un Dio che non resta lontano, ma si accampa in mezzo al suo popolo.

 Abramo, all’ora più calda del giorno, è seduto all’ingresso della tenda quando riceve tre visitatori misteriosi: la tradizione cristiana li ha visti come immagine della Trinità. Nell’Esodo, la “tenda del convegno” custodisce l’Arca: santuario mobile, segno di un Dio che cammina con l’uomo, non un idolo imprigionato in pietra. La tenda è precaria, instabile: costringe a ricordare che tutto viene da Lui, e che non possiamo metterlo “sotto controllo” fissandolo in un luogo.

 Anche Pietro, sul monte della Trasfigurazione, vorrebbe fermare il tempo costruendo tre tende per Gesù, Mosè ed Elia. Ma ancora non sa che la vera tenda è il corpo stesso del Figlio di Dio. Giovanni lo dice chiaro: «Il Verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi». È l’Incarnazione: Dio che abbraccia la nostra fragilità, che dorme con noi sotto il telo instabile della condizione umana.

 E ora la domanda: dove vogliamo piantare per sempre la tenda della nostra vita? Perché Cristo, con la Risurrezione, ha piantato la Sua presso il Padre, in Paradiso. E ci aspetta. Il salmo chiede: “Chi abiterà nella tua tenda?”. Risposta: chi cammina con rettitudine, chi pratica la giustizia, chi dice la verità nel cuore.

 Non basta montare la tenda in un bel posto per sentirsi al sicuro. La vera scelta è un’altra: restare in movimento con Dio, lasciarsi guidare “di tappa in tappa” fino al Suo campo eterno.

Allora, la prossima volta che entri in una tenda, chiediti: è qui che voglio restare… o sto camminando verso la tenda definitiva?

 

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lunedì 15 settembre 2025

15.09.2025 - Eb 5,7-9 - Gv 19,25-27 - Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!

 

Dalla lettera agli Ebrei - Eb 5,7-9

Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.
Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
1. CRISTO È IL MEDIATORE DELLA NUOVA ALLEANZA, Egli HA OFFERTO SÉ STESSO. Partecipe della nostra sofferenza, HA OFFERTO PREGHIERE, SUPPLICHE, fino al forte grido sulla croce, E FU ESAUDITO. Le sue preghiere (ricordiamo l'agonia del Getsemani) vennero esaudite per il suo pieno abbandono, cioè per la sua obbedienza totale alla volontà del Padre... 
2. È stato esaudito NON nell'essere sottratto alla morte fisica, MA per essere STATO SOTTRATTO AL SUO POTERE (=fu liberato dalla morte) proprio in forza del suo pieno abbandono a Dio. Dio ha TRASFORMATO quella morte in un'esaltazione di gloria. 
3. Lui, che è il Figlio, IMPARÒ L'OBBEDIENZA CONCRETAMENTE DA QUELLO CHE PATÌ, e divenuto perfetto, cioè ordinato sacerdote, È CAPACE DI PORTARE L'UMANITÀ A DIO. Lui è entrato nel santuario Celeste e DIVENTA CAUSA DI SALVEZZA ETERNA PER TUTTI… 

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+ Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 19,25-27
 
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!».
Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!».
E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Oggi ci farà bene fermarci un po’ e pensare al dolore e ai dolori della Madonna. È la nostra Madre. E come li ha portati, come li ha portati bene, con forza, con pianto: non era un pianto finto, era proprio il cuore distrutto di dolore. Maria la troviamo accanto alla croce di Gesù con alcune donne. Non poteva essere diversamente. Ma quanto dolore! 
E Gesù consegnando a Maria il discepolo prediletto, in rappresentanza di tutti i discepoli di Cristo, la madre di Dio diviene anche madre della Chiesa, cioè di tutti i credenti, cioè tutti noi. Ricordiamoci sempre di tenere Maria come modello della nostra vita e di chiedere sempre anche a lei l’aiuto nelle difficoltà.
Partecipare come Maria alla croce del Figlio, rende possibile vivere e morire, soffrire e donare. Il dolore umano non è più un rigagnolo che si perde nel terreno o un fiume che dilaga nella città. Diventa una corrente di amore offerta al Padre e condivisa con i fratelli.

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Maria madre di Gesù e madre della Chiesa. Sta lì, sotto la croce. Tace. Siamo in grado noi uomini, animali loquaci, eloquenti, affabulatori a stare, semplicemente stare vicino, senza parlare?

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15.09 BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA

Memoria della beata Maria Vergine Addolorata, che, ai piedi della croce di Gesù, fu associata intimamente e fedelmente alla passione salvifica del Figlio e si presentò come la nuova Eva, perché, come la disobbedienza della prima donna portò alla morte, così la sua mirabile obbedienza porti alla vita. 

 

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domenica 14 settembre 2025

Nm 21,4-9 - Fil 2,6-11 - Gv 3,13-17 - ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

 ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

Domenica 14 Settembre 2025
Dal libro dei Numeri - Nm 21,4-9

In quei giorni, gli Israeliti si mossero dal monte Or per la via del Mar Rosso, per aggirare il territorio di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero».
Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti».
Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita».
Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.
1. Il popolo è scoraggiato della fatica e delle difficoltà che deve affrontare, addirittura per mancanza di acqua e di cibo che invece in Egitto avevano a sufficienza. Ma allora l'aver seguito questo Dio è una disgrazia? LA FATICA PRODUCE INCAPACITÀ A FIDARSI ED A REGGERE IL CAMMINO VERSO LA LIBERTÀ.

2. Quando ci sentiamo "MORSI" dai serpenti allora è più che mai necessario ALZARE GLI OCCHI verso Colui che è stato innalzato e staccarli un po' da noi. SENZA DI LUI "moriamo nei nostri peccati", CON LUI il veleno di questi sentimenti non riesce ad andare in profondità e non ci uccide.

3. MOSÈ INTERCEDE E COSTRUISCE UN SEGNO: un serpente di bronzo. A CHI GUARDERÀ, ELEVANDO IN ALTRO LO SGUARDO, SARÀ OFFERTA LA SALVEZZA. Non era il serpente che guariva il malato, ma il Signore a cui rivolgi lo sguardo. Abbi fede!

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Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési - Fil 2,6-11
 
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

1. La lettera ai Filippesi ci propone il grande inno cristologico. Cristo Gesù, che è Dio, SI È ABBASSATO FINO IN FONDO, fino alla morte di croce, PER QUESTO DIO LO HA ESALTATO FINO AL VERTICE DELLA GLORIA. Gesù Cristo viene esaltato e CONDUCE NOI alla gloria.

2. Gesù, che DICE DI SÌ AL PROGETTO DEL PADRE e FA ESPERIENZA DELLA FATICA che questo comporta nel quotidiano per mettesi al servizio dell'uomo, è il modello del nostro cristianesimo, il MODELLO DEL SÌ AUTENTICO, senza riserve, che noi dobbiamo dire a Dio nel quotidiano.

3. Questo è lo stile del Messia: NOI PREDICHIAMO CRISTO CROCIFISSO, SAPIENZA DI DIO E POTENZA DI DIO. Seguiamo il Cristo fino alla Croce, FIDANDOCI DI LUI, sapendo che grazie a Lui non resteremo delusi.

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+ Dal vangelo secondo Giovanni - Gv 3,13-17
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

 

1. La croce ci insegna che LA VITA È FATTA DI CADUTE E RISALITE. Siamo chiamati a tollerare le nostre sconfitte, persino quelle causate dal peccato, con pazienza e fiducia: CRISTO HA GIÀ PAGATO PER NOI. OGNI GIORNO È UN NUOVO INIZIO, per scegliere la vita e non lasciarsi sedurre dal male.

2. FERMARSI DAVANTI AL CROCIFISSO CI AIUTA A RICORDARE CHE LÌ DIO HA VINTO. È il SEGNO DELLA SUA MISERICORDIA ETERNA, che non finirà mai. Una Misericordia di cui tutti abbiamo bisogno e che desideriamo sia conosciuta e accolta dal mondo intero.

3. STARE SOTTO LA CROCE SIGNIFICA LASCIARSI TRASFORMARE: imparare a riconoscere Gesù nei sacramenti e a vederlo crocifisso oggi, nel corpo di chi soffre, nei cristiani perseguitati, nei piccoli e nei dimenticati.

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Più esplicito di così! Non per condannare ma per salvare. Questa è la missione di Gesù. Noi cristiani siamo in grado di seguire Gesù nella sua missione? Perché, riconosciamolo, condannare è più facile. 

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LECTIO DIVINA - ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

OMELIA - ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE


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14.09 ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE


Festa della esaltazione della Santa Croce, che, il giorno dopo la dedicazione della basilica della Risurrezione eretta sul sepolcro di Cristo, viene esaltata e onorata come trofeo della sua vittoria pasquale e segno che apparirà in cielo ad annunciare a tutti la seconda venuta del Signore. 

 

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sabato 13 settembre 2025

13.09.2025 - 1Tm 1,15-17 - Lc 6,43-49 - Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo - 1Tm 1,15-17

Figlio mio, questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
1. San Paolo ci offre una testimonianza della sua ESISTENZA TRASFORMATA per la misericordia divina. Da bestemmiatore, persecutore e violento all’avventura missionaria. Paolo riconosce che questi sono FRUTTI DELLA GRAZIA E DELLA MISERICORDIA divina. 
2. L’intervento soprannaturale viene indicato con il passivo divino: «MI È STATA USATA MISERICORDIA»: Dio è misericordioso. E si propone la figura di Paolo come «PROTOTIPO DEL PECCATORE CONVERTITO» e ricondotto alla fede autentica.
3. Conversione e vocazione di Paolo SONO OPERA DI DIO CHE AGISCE mediante la fede e la carità in Cristo Gesù. Qui abbiamo alcune parole-chiave che spiegano la DINAMICA DELLA RELAZIONE DIO-UOMO: misericordia, salvezza, vocazione, ministero, grazia, fede, carità. La pagina si chiude con L’AMEN finale (=così è, così sia).

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 6,43-49

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».

 

Dov'è piantato il nostro albero, dove è radicata la nostra casa? L’albero (il cristiano!) deve essere ben piantato nel terreno della Chiesa, accogliere la pioggia di parola e di grazia che viene dal cielo, vivere e fiorire insieme con altri alberi nella compagnia della Chiesa. Non ci piantiamo da soli e non cresciamo né portiamo frutto da soli.
È Cristo la forza vitale. Il Signore è la roccia. La concretezza della vita cristiana ci fa andare avanti e costruire su quella roccia che è Dio, che è Gesù; sul solido della divinità. Non sulle apparenze o sulla vanità, l’orgoglio, le raccomandazioni  No. Ma sulla verità.
E allora perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?

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Ci sono parole che escono dal di dentro, dal cuore traboccante, e parole che entrano da fuori. Gesù ci suggerisce di fidarci più delle seconde. Ma non facciamo spesso il contrario? Che gli altri non li ascoltiamo e sentiamo solo noi stessi?

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