giovedì 19 giugno 2025

19.06.2025 - 2Cor 11,1-11 - Mt 6,7-15 Voi dunque pregate così.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 2Cor 11,1-11

Fratelli, se soltanto poteste sopportare un po’ di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate. Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina: vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta. Temo però che, come il serpente con la sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo.
Infatti, se il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi, o se ricevete uno spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo. Ora, io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi “super apostoli”! E se anche sono un profano nell’arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a voi.
O forse commisi una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunciato gratuitamente il vangelo di Dio? Ho impoverito altre Chiese accettando il necessario per vivere, allo scopo di servire voi. E, trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato di peso ad alcuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire. Cristo mi è testimone: nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acàia! Perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!

1. La preoccupazione dell’Apostolo era dovuta al fatto che la Chiesa corinzia stava correndo il rischio di essere sedotta, COME “EVA FU ADESCATA DAL SERPENTE”. Proprio perché esiste un solo vangelo, i Corinzi, dando volentieri retta ai suoi rivali, NON TRADISCONO TANTO PAOLO, QUANTO PIUTTOSTO GESÙ CRISTO.

2. “Chi viene a sedurvi” i cosiddetti “SUPERAPOSTOLI”, sono BRAVI NELL’ARTE ORATORIA, ma Paolo è ben preparato sotto il profilo dottrinale. Fanno riferimento a “PRESUNTI INTERESSI ECONOMICI soggiacenti alla sua attività apostolica”, ma Paolo dichiara di non aver mai pesato in passato sulla comunità di Corinto e di non volerlo fare nemmeno in futuro.

3. La sua autonomia economica dalle comunità cristiane dell’Acaia è un vero e proprio motivo di vanto. MA NON È UN VANTO DI CHI DISPREZZA GLI ALTRI. Voi lo sapete! FORSE NON VI AMO?” Paolo chiama a testimone Dio: “Lo sa Dio!”

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 6,7-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Non c’è bisogno di sprecare tante parole per pregare: il Signore sa quello che vogliamo dirgli. Meglio pregare con le parole che Gesù ci regala: una strada aperta, un binario sicuro, un progetto di vita.
Quando abbiamo metabolizzato bene la preghiera insegnata da Gesù, facendola nostra con il cuore, allora anche le nostre ‘preghiere spontanee’ affiorano da  terreno buono e crescono su una pianta sana. L’importante è che la prima parola della nostra preghiera sia «Padre», colui che ci ha generato. Ma non solo: bisogna pregare il Padre "nostro" colui che ci ama di amore infinito. A Lui ci rivolgiamo chiedendo l'avvento del suo regno, il compimento della sua volontà. Arriviamo poi, alla nostra vita, al pane, al nostro debito, alla tentazione, al male, al perdono. Domandiamo di essere custoditi e salvati ogni giorno!

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Gesù ci dice che Dio «sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate». Allora perchè preghiamo? Forse per cambiare e agire? E prima ancora, per diventare amici di Dio? 

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19.06 - SAN ROMUALDO ABATE

Ravenna, ca. 952 - Val di Castro (Marche), 19 giugno 1027

NELLO STESSO GIORNO:

SANTI GERVASIO E PROTASIO MARTIRI

sec. II-III

 A chi visita la basilica milanese di Sant'Ambrogio il nome di Gervaso e Protaso, martiri del II secolo, potrà dire poco. Ma se si scende nella cripta ecco le loro reliquie accanto alla tomba del vescovo. Fu infatti Ambrogio a far scavare davanti alla basilica dei santi Nabore e Felice, a Porta Vercellina. E lì rinvenne i resti dei due martiri vissuti due secoli prima e quasi dimenticati. Dopo la traslazione nella basilica sono diventati "pietre angolari" della diocesi.



MISTICA IN CORSIA: QUANDO LA MUSICA DIVENTA PREGHIERA

MISTICA IN CORSIA: QUANDO LA MUSICA DIVENTA PREGHIERA

Il Mieloma in Do Maggiore

 Giovanni Allevi è tornato. E non nel modo prevedibile, non con un melodico “tutto bene” o con un tour motivazionale da malato VIP. No. È tornato trasformando il cancro in un concerto, e facendo della malattia una sinfonia. Letteralmente.

Il 20 giugno alle Terme di Caracalla, dirigerà “MM22”, un’opera per violoncello e orchestra nata mentre lui, ridotto a flebo e tremori, si domandava se avrebbe mai più camminato, suonato o semplicemente... respirato. Eppure, a sentire lui, “respirare” oggi è il suo più grande lusso. Più del pianoforte, più del successo. Più del dolore. Respirare è la vera standing ovation.

«Ho tradotto in musica la parola mieloma», dice con la calma di chi ha ballato col buio. E viene da pensare: è follia? Presunzione? O forse è solo la cosa più sensata da fare quando la vita ti morde la schiena e la diagnosi ti disintegra l’ego?

Non è uno scherzo: la parola mieloma ha ispirato una melodia. DO – LA – MI – SI – RE – DO – DO. Bach-style. Perché se la morte bussa, Allevi la affronta con le stesse armi che l’hanno sempre definito: armonia, struttura, disobbedienza.

 

L’Eresia del Dolore: Musica come Offesa o Offerta?

 Dio nel dolore? È un tema che scotta. Ma Allevi lo affronta senza vergogna, a costo di scandalizzare chi vorrebbe solo una musica leggera o una malattia tragica. “Nel dolore ho visto la magnificenza di Dio”, dice, e ci mette pure Platone e Kant, come se la chemio fosse diventata metafisica in vena.

Eppure, c’è una brutalità sconcertante nel modo in cui racconta il reparto d’ematologia: come una terra santa. Un paziente gli dice: “Qui siamo tutti uguali”. Tradotto: il cancro livella i divi. E forse è lì che Giovanni ha davvero capito che l’arte senza maschere è l’unica che vale la pena di suonare.

In “I Nove Doni”, il suo libro, dice che la malattia gli ha regalato la libertà dal giudizio e la scoperta della poesia nella quotidianità. Ma è lecito chiedersi: quale prezzo costa questa “libertà”? Quanti devono passare dal calvario per accorgersi che il tramonto è bello? È il cancro il nuovo guru spirituale?

“Questo concerto non è per dimostrare nulla. Solo gioia.” Una frase che può suonare beffarda. O autentica. Dipende da quanto siamo pronti a guardare il dolore non come scandalo, ma come porta sull’infinito.

Allevi non si illude: la malattia è cronica. Non ne esce “vittorioso”. Ma prova a salire sul podio, a dirigere con mani che hanno tremato di paura, a scrivere con dita che temevano di non sentire più il pianoforte. È questo un atto di fede o un’eresia artistica?

 In fondo, Allevi ci ricorda che anche la croce più dura può diventare seme di bellezza. Nel dolore, se accolto, si dischiude una grazia che supera la logica umana. La musica, come la fede, nasce spesso dal silenzio e dalla frattura. E lì, dove tutto sembra finito, Dio si manifesta come pienezza.

 

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mercoledì 18 giugno 2025

18.06.2025 - 2Cor 9,6-11 - Mt 6,1-6.16-18 - Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 2Cor 9,6-11

Fratelli, tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia.
Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene. Sta scritto infatti:
«Ha largheggiato, ha dato ai poveri,
la sua giustizia dura in eterno».
Colui che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, darà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia. Così sarete ricchi per ogni generosità, la quale farà salire a Dio l’inno di ringraziamento per mezzo nostro.
1. La necessità di concludere la raccolta di fondi viene ora motivata da Paolo con una ragione più profonda. In questa iniziativa di solidarietà è IN GIOCO LO STESSO RAPPORTO DEI CRISTIANI CON DIO, perché COLORO CHE DONANO CON GIOIA SONO DA LUI AMATI E COLMATI DI GRAZIE…

2. “Dio ama un donatore gioioso”. D’altronde, non è forse Dio che somministra la semente al seminatore e il pane per il nutrimento? DIO DONA SIA I SEMI SIA I FRUTTI: È AL CONTEMPO LA FONTE DEI BENI E IL RIMUNERATORE DI CHI LI HA CONDIVISI CON I PIÙ INDIGENTI. Abbi fede in Lui…

3. L’Apostolo insiste soprattutto sugli ATTEGGIAMENTI INTERIORI CON CUI FARE L’OFFERTA. I Corinzi offrano, dunque, il loro contributo SPONTANEAMENTE E CON GIOIA. Si sentano liberi di dare quanto hanno deciso in cuor loro. DIO SICURAMENTE NON FARÀ MANCARE IL NECESSARIO PER VIVERE A CHI DONA CON GIOIA.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 6,1-6.16-18
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

 

La vita non è uno spettacolo, ma un cammino di ritorno a Dio. Non si vive per il pubblico, ma per il Signore. Questo ci conduce a vivere con verità e autenticità, e ci permette di  realizzare il nostro bene. L’ostentazione ci rende falsi, superficiali, gonfiati. Finiamo con il non piacere nemmeno a noi stessi e non facciamo il bene di nessuno. 
«Ritornate a me – dice il Signore – ritornate con tutto il cuore»: non solo con qualche atto esterno, ma dal profondo di noi stessi. Gesù ci chiama a vivere la preghiera, la carità e la penitenza con coerenza e autenticità, vincendo l’ipocrisia. Mettiamoci in cammino tenendo fisso lo sguardo su Gesù. Egli, amandoci, ci invita a lasciarci riconciliare con Dio e a ritornare a Lui, per ritrovare noi stessi.

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Si tratta di essere visti. Lo vogliamo, dagli altri, non lo vogliamo, da Dio. Ma solo Dio “vede nel segreto”. Allora chiediamoci: ci basta uno sguardo superficiale degli altri o cerchiamo di più?

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18.06 - SAN GREGORIO GIOVANNI BARBARIGO

Venezia, 16 settembre 1625 - Padova, 18 giugno 1697

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NELLO STESSO GIORNO:

SANT' IMERIO di Amelia Vescovo - CREMONA

Bruzio, V secolo – Amelia, VI secolo

Sant' Imerio fu un religioso italiano che divenne vescovo di Amelia intorno al 520; è venerato tra i santi della Chiesa cattolica e dalle comunità di rito ortodosso occidentale. Di Amelia, Sant’Imerio è rimasto sempre uno dei compatroni e la sua memoria liturgica si celebra il 18 giugno nella diocesi di Cremona.


BEATA OSANNA ANDREASI da Mantova Vergine domenicana - MANTOVA

Mantova, 17 gennaio 1449 - 18 giugno 1505

A Mantova, beata Osanna Andreasi, vergine, che, vestito l’abito delle Suore della Penitenza di San Domenico, unì con mirabile sapienza la contemplazione delle cose divine con le occupazioni terrene e la cura delle buone opere.

martedì 17 giugno 2025

17.06.2025 - 2Cor 8,1-9 - Mt 5,43-48 - Amate i vostri nemici.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 2Cor 8,1-9

Vogliamo rendervi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedònia, perché, nella grande prova della tribolazione, la loro gioia sovrabbondante e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nella ricchezza della loro generosità.
Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di là dei loro mezzi, spontaneamente, domandandoci con molta insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a vantaggio dei santi. Superando anzi le nostre stesse speranze, si sono offerti prima di tutto al Signore e poi a noi, secondo la volontà di Dio; cosicché abbiamo pregato Tito che, come l’aveva cominciata, così portasse a compimento fra voi quest’opera generosa.
E come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri.
Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
1. l’Apostolo presenta, come MODELLO DI GENEROSITÀ, le chiese povere e indigenti della Macedonia, generose nella colletta per i poveri di Gerusalemme, e nel sostenere Paolo nella sua opera di evangelizzazione. A queste Chiese veniva data la grazia divina di TRASFORMARE LA RISTRETTEZZA ECONOMICA IN GIOIA E LA POVERTÀ IN RICCHEZZA.

2. L’esempio della generosità delle Chiese Macedoni doveva servire a far breccia nell’animo dei Corinzi sollecitando il loro SPIRITO DI EMULAZIONE.

3. Ma per Paolo il vero criterio dell’agire cristiano non nasce dall’emulazione degli altri, pur necessaria, ma DALL’IMITAZIONE DI CRISTO. Per questo Paolo aggiunge la motivazione teologica: CRISTO, INFATTI, DA RICCO CHE ERA, SI È FATTO POVERO PER VOI, PERCHÉ VOI DIVENTASTE RICCHI PER MEZZO DELLA SUA POVERTÀ.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 5,43-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo" e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

 

L’amore del nemico costituisce il nucleo della ‘rivoluzione cristiana’. L’amore del nemico non poggia sulle risorse umane, ma è dono di Dio che si ottiene confidando unicamente e senza riserve sulla sua bontà misericordiosa. Quest'amore fa miracoli, cambia il mondo senza far rumore. Ecco l’eroismo dei ‘piccoli’, che credono nell’amore di Dio e lo diffondono anche a costo della vita.
In ciò consiste la perfezione di Dio: “Voi siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” . Chi potrà raggiungere una meta tanto alta? Ogni giorno, ogni giorno della vita possiamo fare qualche passo per convertire il nostro cuore e le nostre azioni alla misura di Dio...

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Gesù chiede un amore “contro natura”, per i nemici, usando un’immagine naturalistica: il Padre che «fa sorgere il suo sole e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti». L’amore quindi è soltanto divino?

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17.06 - SAN RANIERI DI PISA

1118 - 1161

NELLO STESSO GIORNO:

BEATO BATTISTA SPAGNOLI - MANTOVA

Mantova, 17 aprile 1447 - Mantova, 20 marzo 1516

A Mantova, beato Battista Spagnoli, sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani, che promosse la pace tra i principi e riformò l’Ordine di cui, suo malgrado, fu messo a capo per volontà del papa Leone X.

VINCENZO MOLLICA

VINCENZO MOLLICA

C'è qualcosa di profondamente umano nel modo in cui Vincenzo Mollica racconta la sua vita. Una vita fatta di parole, immagini, arte, ma soprattutto di fragilità trasformata in forza. In un mondo dove la malattia viene spesso nascosta, temuta o descritta solo come una sconfitta, Mollica ci insegna a guardarla negli occhi. E a farlo col sorriso.

 Ha dato un nome ironico ai suoi due compagni più temibili: “mister e signora”, riferendosi rispettivamente al Parkinson e alla cecità. Ma dietro l’ironia non c’è negazione: c’è resistenza. Non una resistenza muscolare o eroica, ma quella più difficile, fatta di fiducia quotidiana, di poesia, di ricordi che illuminano le giornate opache.

 In fondo, cos’è un sorriso, se non un atto di ribellione contro la resa? Per Mollica è un’arma gentile, una forma di grazia, un modo per continuare a camminare anche quando non si vede più la strada. Ecco allora che il consiglio di Andrea Camilleri – aggrapparsi alle cose belle nei momenti più bui – diventa un faro per tutti noi. Non solo per chi soffre, ma anche per chi ha dimenticato come si sogna.

 

Una vita narrata con passione

 

Mollica ha raccontato il mondo della cultura italiana per oltre quarant’anni con un entusiasmo contagioso, ma senza mai perdere la meraviglia dello spettatore. In un tempo in cui l'informazione tende a diventare cinica o urlata, lui ha scelto la via della delicatezza. Ha intervistato miti del cinema e della musica, eppure ogni incontro per lui era un incontro con la bellezza, non con la celebrità.

 È rimasto fedele a una regola che oggi sembra quasi fuori moda: racconta solo ciò che ami. Non per ideologia, ma per onestà. Perché la cultura – quella vera – non si può improvvisare: la si vive, la si respira, la si custodisce. E Mollica lo ha fatto con la tenerezza di chi sa che ogni storia è un dono.

 Dai fumetti di Andrea Pazienza alla poesia di De Gregori, dal cinema di Fellini alle risate gentili di Benigni, ogni incontro ha lasciato un segno profondo. E oggi, nella quiete di una stanza piena di dischi e libri, Mollica non cerca più storie da scrivere: cerca solo di non dimenticare le proprie. Con umiltà, annota ricordi prima che il tempo li sfumi, come un artigiano che restaura ciò che ama.

 

L’amore come radice che sostiene

 

Ma se c’è un elemento che emerge in ogni sua parola, è la figura della moglie, Rosamaria. Un amore lungo quasi cinquant’anni, fatto di complicità, leggerezza, coraggio. La loro immagine su una Vespa arancione, con un panino e una birra nello zaino, è l’emblema di un romanticismo essenziale, senza fronzoli. Non serve molto per essere felici, sembra suggerire Mollica: basta avere accanto qualcuno che ti guarda negli occhi anche quando tu non puoi più vederli.

 Rosamaria non è solo una presenza accanto: è una co-protagonista silenziosa, un sostegno discreto, una luce nella nebbia. In un tempo in cui la parola “cura” viene spesso relegata agli ospedali, lei la incarna nel senso più pieno: cura come presenza, come ascolto, come fedeltà.

 

Vivere è un atto d’arte

 

Oggi Vincenzo Mollica non cerca la gloria, e nemmeno la nostalgia. Preferisce la “minestrina di Paolo Conte”, simbolo di una vita semplice, ma non spenta. Non scrive autobiografie, non cerca di fissare la memoria con l’ossessione dell’eternità. Semplicemente vive. E nel vivere, ci insegna a rallentare, a guardare, ad ascoltare.

 La sua storia è un promemoria silenzioso: non bisogna essere forti per resistere, bisogna essere veri. E non bisogna vedere per credere nella bellezza: basta ricordare, basta immaginare, basta amare.

 Mollica ci mostra che la fragilità non è un difetto da nascondere, ma un luogo in cui germoglia la tenerezza. E che finché avremo un sorriso in tasca, il buio non avrà mai l’ultima parola.

 

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lunedì 16 giugno 2025

16.06.2025 - 2Cor 6,1-10 - Mt 5,38-42 - Io vi dico di non opporvi al malvagio.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 2Cor 6,1-10

Fratelli, poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti:
«Al momento favorevole ti ho esaudito
e nel giorno della salvezza ti ho soccorso».
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!
Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga criticato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio con molta fermezza: nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, con sapienza, con magnanimità, con benevolenza, con spirito di santità, con amore sincero, con parola di verità, con potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama; come impostori, eppure siamo veritieri; come sconosciuti, eppure notissimi; come moribondi, e invece viviamo; come puniti, ma non uccisi; come afflitti, ma sempre lieti; come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!

1. Per testimoniare la propria PARTECIPAZIONE ALLE SOFFERENZE DI CRISTO, Paolo presenta un QUADRO MOLTO OSCURO DELLE DIFFICOLTÀ INCONTRATE nel ministero apostolico: tribolazioni, necessità, angosce, percosse, prigionie, tumulti, fatiche, veglie e digiuni…

2. NELLE AVVERSITÀ SIAMO CHIAMATI A RESTARE FERMI NELLA FEDE E A RISPONDERE con purezza, sapienza, pazienza, benevolenza, spirito di santità, amore sincero, parole di verità, potenza di Dio.

3. IL MARTIRIO QUOTIDIANO È FATTO DI CONTRAPPOSIZIONI. Essere discepoli di Cristo, AMBASCIATORI del suo Vangelo e COERENTI TESTIMONI del suo amore, SIGNIFICA MORIRE OGNI GIORNO, PASSANDO ATTRAVERSO IL MISTERO DELLA CROCE: “nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama”.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 5,38-42
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: "Occhio per occhio" e "dente per dente". Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

 

Le parole di Gesù aprono la strada a un cammino infinito, stimolando le migliori energie positive che possono sprigionarsi anche da ognuno di noi. 
Sappiamo che è estremamente facile entrare in rotta di collisione con altri ma quanto è difficile ricucire un tessuto relazionale! Concretamente, cosa si può fare?
- Un primo passo, già estremamente impegnativo, è non replicare al male con il male, bloccare in sé quella spontanea reazione di vendetta che ci illude falsamente di ristabilire una qualche forma di giustizia e legalità. 
- Poi, non chiudere i ponti, … sperare in un cambiamento della persona. 
- Ed infine superare la legge del taglione, vivere di un amore autentico che non fa calcoli e sa offrirsi generosamente. Come Gesù!
Chiediamo questa grazia nella preghiera!

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Gesù porta a compimento la legge umana, superandola. Chiedendoci di per-donare, di moltiplicare il nostro dono di noi stessi agli altri. E ci fa la domanda più alta: sei disposto ad amare fino in fondo? 

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16.06 - BEATA MARIA TERESA SCHERER

Meggen, Svizzera, 31 ottobre 1825 - Ingenbohl, 16 giugno 1888

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NELLO STESSO GIORNO:

BEATA STEFANA QUINZANI Domenicana - BRESCIA - CREMA

Orzinuovi, Brescia, 1457 - Soncino, Cremona, 1530

Nata ad Orzinuovi (Brescia) nel 1547 ma la famiglia era originaria di Quinzano d'Oglio (Brescia). Fin da piccola ebbe esperienze mistiche la spinsero ad offrire tutta se stessa per il Risorto. A 15 anni era nel Terz'Ordine domenicano e, dopo aver vissuto per diversi anni a Crema, si spostò a Soncino, in provincia di Cremona, dove fondò un convento che la ebbe a lungo come guida. Morì nel 1530, divenendo presto oggetto della devozione popolare.

domenica 15 giugno 2025

Pr 8,22-31 - Rm 5,1-5 - Gv 16,12-15 - SANTISSIMA TRINITA' (ANNO C)

SANTISSIMA TRINITA' (ANNO C)

Domenica 15 Giugno 2025
Dal libro dei Proverbi - Pr 8,22-31
 
Così parla la Sapienza di Dio:
«Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività,
prima di ogni sua opera, all’origine.
Dall’eternità sono stata formata,
fin dal principio, dagli inizi della terra.
Quando non esistevano gli abissi, io fui generata,
quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua;
prima che fossero fissate le basi dei monti,
prima delle colline, io fui generata,
quando ancora non aveva fatto la terra e i campi
né le prime zolle del mondo.
Quando egli fissava i cieli, io ero là;
quando tracciava un cerchio sull’abisso,
quando condensava le nubi in alto,
quando fissava le sorgenti dell’abisso,
quando stabiliva al mare i suoi limiti,
così che le acque non ne oltrepassassero i confini,
quando disponeva le fondamenta della terra,
io ero con lui come artefice
ed ero la sua delizia ogni giorno:
giocavo davanti a lui in ogni istante,
giocavo sul globo terrestre,
ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».

1. Andare a cercare la Trinità nell'Antico testamento è impresa ardua tuttavia ci sono delle pagine in cui si può riconoscere la molteplicità in Dio, REALTÀ CHE SONO DIO DISTINTE DA DIO, come al capitolo 8 del libro dei Proverbi. Qui è la Sapienza personificata a parlare, come se fosse una donna. Racconta la propria origine, invita gli uomini ad ascoltare la sua lezione, È LA SAPIENZA CHE DICE DI ESSERE STATA GENERATA DA DIO COME PRINCIPIO DI TUTTA L'AZIONE DIVINA.

2. Prima delle sue opere, dall'eternità fui formata, concepita, generata, quando ancora non esistevano gli abissi prima del mondo, prima del caos, LA SAPIENZA C'ERA. Chi è la Sapienza? Dio ha generato la Sapienza e l'ha generata prima della creazione del mondo. DUNQUE ABBIAMO UNA DUALITÀ E NON UN SOLO INDIVIDUO.

3. Continua a parlare la Sapienza e dice che ERA CON DIO COME ARTEFICE (= BAMBINA). Generata prima del mondo quando suo papà faceva il mondo, lei c'era e l'ha visto all'origine, ci ha giocato sopra. È un’immagine poetica. Chi è questa Sapienza? Nella pienezza dei tempi noi abbiamo compreso che LA SAPIENZA È IL FIGLIO ETERNO E LO SPIRITO, infatti dalla Parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio, dallo Spirito delle sue labbra ogni loro schiera...

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Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 5,1-5
 
Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.
E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza.
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

1. Il passaggio dalla vita alla morte, dall’empietà alla pietà, dal peccato alla grazia avviene, È AVVENUTO, AVVERRÀ SEMPRE PER LA FEDE IN CRISTO GESÙ. Noi siamo giustificati nel momento in cui CREDIAMO ED ACCOGLIAMO Cristo Gesù come unica e sola Parola di vita eterna. IL GIUSTIFICATO SA CHE L’AMORE DI DIO È ETERNO PER LUI e nessuno riuscirà mai a separarlo da questo amore.

2. Infatti L'AMORE DI DIO È STATO RIVERSATO NEI NOSTRI CUORI per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato, e questo CI PERMETTE DI ESSERE IN PACE con Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore anche nelle più grandi tribolazioni. L’AMORE VA OLTRE…

3. Ecco narrata la NOSTRA REALTÀ CRISTIANA di persone che ENTRANO NELLA COMUNIONE delle tre divine persone e FANNO PARTE di questa meravigliosa comunione Divina. Paolo ci esorta a vantarci sempre di tutto questo. IO MI VANTO DELL'AMORE DI DIO, PERCHÉ MI AMA SEMPRE!

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+ Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 16,12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

1. Gesù sapeva che nonostante i buoni desideri dei discepoli, ESSI NON ERANO IN GRADO DI SEGUIRLO FINO IN FONDO, almeno in quel momento. Perché ciò significava seguirlo fino alla croce. GESÙ CI AMA MOSTRANDO IL VERO VOLTO DEL PADRE…

2. Tuttavia Gesù intravede nei discepoli degli slanci del loro cuore POTENZIALITÀ stupende di dono di sé. POTENZIALITÀ CHE FIORIRANNO dopo che Gesù avrà donato la sua vita, SARÀ LO SPIRITO DELLA VERITÀ A GUIDARLI. - VIENI SANTO SPIRITO…

3. La VERITÀ verso cui i discepoli saranno accompagnati dallo Spirito NON sarà una qualche teoria complicata, ma la SCOPERTA DEL MODO VERO E IRRIPETIBILE DI AMARE, che altro non è che la VERITÀ DI NOI STESSI. COME GESÙ…

BUONA DOMENICA...

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 SANTISSIMA TRINITÀ

La Chiesa ci insegna che Dio è il Padre creatore, che il Figlio è il Dio Redentore e lo Spirito Santo è il Dio Amore: la Trinità fa sì che l'uomo viva nella fede, nella speranza e nell'amore. RICORDATI DI FARE OGNI MATTINA IL SEGNO DELLA CROCE, così facendo ringrazierai Dio Padre per la nuova giornata che ti concede, pregherai il Cristo e gli affiderai la tua vita e chiederai allo Spirito di illuminare tutte le tue azioni quotidiane...

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LECTIO DIVINA - SANTISSIMA TRINITA' (ANNO C)

OMELIA - SANTISSIMA TRINITA' (ANNO C)

 


Gv 14,21-26 - RITO AMBROSIANO - SANTISSIMA TRINITÀ

RITO AMBROSIANO
SANTISSIMA TRINITÀ
Domenica 15 Giugno 2025
Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 14,21-26

Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 14,21-26

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».  
1. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono uniti e determinati nel DIMORARE con coloro che seguono Gesù Cristo. DIO PADRE CI HA DONATO IL FIGLIO che ha dato la sua vita per noi E CONTINUA A MOSTRARCI IL SUO AMORE ATTRAVERSO LO SPIRITO SANTO che ci guida nella verità. Di fronte al GRANDE AMORE DI DIO non possiamo che inchinarci e contemplare…

2. Gesù ci ama e viene ad ABITARE la nostra vita insieme con il Padre e con il dono dello Spirito. A noi che cosa ci viene richiesto? Volergli bene, con il cuore e con la vita. DI VERO CUORE…

3. In alcuni santi appare evidente la presenza di Dio, questa ABITAZIONE DELLA TRINITÀ CHE NE TRASFIGURA LA VITA, IL VOLTO, LE OPERE. O Spirito Santo ORIENTA SEMPRE PIÙ LA MIA VOLONTÀ VERSO LA TUA, perché la possa CONOSCERE chiaramente, AMARE ardentemente e COMPIERE efficacemente. AMEN

BUONA DOMENICA

 

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15.06 - SAN VITO MARTIRE

Mazara del Vallo (Trapani), III sec. – Lucania, 15 giugno 303

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NELLO STESSO GIORNO:

BEATO CLEMENTE VISMARA Sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere

Agrate Brianza, Monza e Brianza, 6 settembre 1897 - Mong Ping, Myanmar, 15 giugno 1988

Clemente Vismara è stato un presbitero e missionario italiano. Ha trascorso 65 dei suoi 91 anni nelle foreste della Birmania (dal 1989 Myanmar) al servizio dei tribali Akhà, Ikò e Lahu, in particolare vedove e bambini.