martedì 30 luglio 2024

DOV'È LA VERITÀ?

DOV'È LA VERITÀ?

Nel dicembre 1942, nel pieno della Seconda guerra mondiale, il regime nazista, per ribattere alle accuse di atrocità contro gli ebrei mosse dai giornali inglesi e americani, lanciò una massiccia campagna di propaganda orchestrata da Joseph Goebbels, ministro del Reich per l'istruzione del popolo e la propaganda. Goebbels ordinò ai giornalisti di enfatizzare i crimini perpetrati dagli Alleati in Medio Oriente, India e Africa, spesso inventando notizie quando non ne trovavano di reali. Hannah Arendt, nel suo libro "Le origini del totalitarismo" (1951), osservò che il suddito ideale del nazismo non era il devoto fanatico, ma colui che non distingueva più tra realtà e finzione, vero e falso. Questo era esattamente l'obiettivo di Goebbels: creare una realtà parallela attraverso la propaganda.

Nonostante l'impegno profuso, la campagna di propaganda non ha avuto il successo sperato. Due mesi dopo, il 18 febbraio 1943, Goebbels tenne un discorso al Palazzo dello sport di Berlino, un esempio della potente retorica nazista. Il discorso, della durata di circa due ore, fu trasmesso alla radio per una diffusione più ampia.

All'evento parteciparono diecimila persone, tra cui politici, attori, soldati feriti, operai, insegnanti, architetti, medici e funzionari, una rappresentanza del popolo tedesco sia della patria sia del fronte. Ogni dettaglio dell'evento è stato curato attentamente: dietro al palco una grande bandiera con una svastica e uno striscione con la scritta "Guerra totale — guerra più breve". Il contesto era difficile: Stalingrado era in caduta, il fronte africano era quasi perso. Goebbels ammonì ripetutamente che "l'Occidente è in pericolo" e che solo i tedeschi potevano invertire la rotta, mobilitando l'intero popolo per la vittoria.

Il discorso si concluse con dieci domande retoriche come "Credi tu?" e "Siete pronti?", con il pubblico che rispose con entusiasmo, invocando Hitler, protestando contro gli inglesi e inveendo contro ebrei, fannulloni e ricchi. Goebbels utilizzò anche il passato a fini ideologici, ricordando la resilienza di Federico II di Prussia durante la guerra dei Sette anni, per incoraggiare il popolo tedesco.

Goebbels si dichiarò soddisfatto del suo discorso, annotando nel suo diario che l'assemblea era stata portata a uno stato di mobilitazione intellettuale e frenesia. Hitler definì il discorso un capolavoro psicologico e propagandistico. Tuttavia, i giornali inglesi e americani smascherarono la falsità di Goebbels, e tra la popolazione tedesca vi furono paure e critiche, soprattutto dall'alta società, verso i toni propagandistici e la retorica di lotta di classe di Goebbels.

Gli oppositori del regime riconobbero lo stratagemma di Goebbels di creare paura contro i nemici e si interrogarono su come il popolo avesse potuto tollerare tale propaganda. 

Oggi le folle non si radunano più fisicamente, ma sono disperse sul web, impegnate nei social network, dove le discussioni sono spesso grossolane e banali. La politica odierna utilizza avanzati dispositivi tecnologici per ampliare la propria base. La retorica dei nuovi manipolatori di folle punta sull'enunciazione di opinioni radicali, spesso insensate e contrarie alla verità, per ottenere rapidi consensi espressi nel "mi piace" e reazioni sui social. Marc Bloch, nelle sue "Riflessioni di uno storico sulle false notizie della guerra" (1921), aveva osservato che nei tempi di guerra, quando prevalgono le emozioni, il dubbio e il senso critico diminuiscono, permettendo alle false notizie di proliferare. Ciò rimane vero anche oggi, evidenziando la necessità di un impegno continuo per discernere la verità nella sfera pubblica digitale.

Nessun commento:

Posta un commento