martedì 5 agosto 2025

IL FIGLIO È VESCOVO, LA MADRE È SUORA: LA STORIA CHE COMMUOVE IL BRASILE

IL FIGLIO È VESCOVO, LA MADRE È SUORA: LA STORIA CHE COMMUOVE IL BRASILE

Il sogno di una bambina che non voleva sposarsi

 Nel cuore del Mato Grosso do Sul, tra villaggi rurali e strade sterrate, c’è una donna che ha trasformato la sua lunga sofferenza in una luminosa vocazione. Si chiama Sebastiana Onofre Lima. Oggi tutti la conoscono come Suor Sebastiana, ma per oltre cinquant’anni è stata semplicemente "mamma", "vedova", "contadina", e per qualcuno persino "dimenticata". Eppure, in silenzio, non ha mai smesso di credere in un sogno custodito nel cuore fin da bambina: diventare suora.

 Ma la sua vita aveva preso tutt’altra direzione. Si era sposata giovanissima, non per amore ma per dovere. Suo padre, come accadeva spesso in tempi di povertà, la diede in sposa per aiutare la famiglia. Nacquero nove figli. Una madre instancabile, piena di fede, che ogni sera – dopo aver messo a letto la famiglia – si inginocchiava e continuava a pregare.

 “Non volevo sposarmi, volevo farmi suora,” ripeteva.

 Queste parole, pronunciate con candore negli anni, non sono mai state dimenticate da suo figlio, Henrique. Lui la ascoltava, da piccolo, mentre lei parlava a Dio nel silenzio della casa. E un giorno, quando suo marito era ormai sul letto di morte, fu lui stesso a dirglielo:

“Aiuta tua madre ad andare in convento, è il suo sogno.”

 Quel sogno, dopo 36 anni di matrimonio, si è finalmente avverato. A 55 anni, Sebastiana ha varcato la soglia del convento, accolta dalle sorelle Redentoriste. Ha detto sì. Non al marito, non al padre, ma finalmente a Dio.

 Madre e figlio: due vocazioni, un’unica fede

 Henrique aveva sei anni quando sentì la chiamata di Dio. L’aveva vista ogni giorno, lì in casa: una fede viva, quotidiana, tenace. A 14 anni entrò in seminario. Ma la vita non gli rese facile il cammino: a 22 anni dovette interrompere tutto per aiutare la famiglia. Lavorò come camionista, nei campi, nelle strade. Nessuna tonaca, solo fatica e polvere.

 Ma la vocazione non si spegneva. Nel 1991 riprese gli studi. E nel 1999, a 35 anni, Henrique fu ordinato sacerdote. Venti anni dopo quella voce bambina, e con l’intercessione di quella madre che pregava per lui, giorno e notte.

 Nel 2016, Papa Francesco lo ha nominato vescovo di Dourados. La madre era lì. Non con fiori e abiti eleganti, ma con il velo della consacrazione sul capo. Perché anche lei, ormai, era diventata suora. E non una qualunque: una donna che accompagnava altre vedove, altre madri spezzate, verso la guarigione e la fede.

 “Sono felice come suora,” dice oggi suor Sebastiana.

“Il mio desiderio è sempre stato tirare fuori queste persone dal deserto e condurle a una vita dignitosa.”

Sua madre non è solo una madre. È la sua promotrice vocazionale. Quella che ha vissuto il Vangelo prima di insegnarlo. E lui, oggi vescovo, lo sa bene:

“Sono sicuro che prega molto per me, per la diocesi, per tutta l’opera. Non c’è dubbio che sia un grande sostegno.”

 È raro vedere madre e figlio vivere due vocazioni parallele, così diverse ma così profondamente unite. Una serve i poveri e le donne ferite. L’altro guida una diocesi. Entrambi camminano sulla via di Dio, con lo stesso cuore che batte all’unisono: quello della fede trasmessa, custodita, realizzata.

Quando una madre crede, può accendere in un figlio la luce di una vocazione eterna.

 

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lunedì 4 agosto 2025

04.08.2025 - Nm 11,4-15 - Mt 14,13-21 Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.

Dal libro dei Numeri - Nm 11,4-15

In quei giorni, gli Israeliti ripresero a piangere e dissero: «Chi ci darà carne da mangiare? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cetrioli, dei cocomeri, dei porri, delle cipolle e dell’aglio. Ora la nostra gola inaridisce; non c’è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna».
La manna era come il seme di coriandolo e aveva l’aspetto della resina odorosa. Il popolo andava attorno a raccoglierla, poi la riduceva in farina con la macina o la pestava nel mortaio, la faceva cuocere nelle pentole o ne faceva focacce; aveva il sapore di pasta con l’olio. Quando di notte cadeva la rugiada sull’accampamento, cadeva anche la manna.
Mosè udì il popolo che piangeva in tutte le famiglie, ognuno all’ingresso della propria tenda; l’ira del Signore si accese e la cosa dispiacque agli occhi di Mosè.
Mosè disse al Signore: «Perché hai fatto del male al tuo servo? Perché non ho trovato grazia ai tuoi occhi, al punto di impormi il peso di tutto questo popolo? L’ho forse concepito io tutto questo popolo? O l’ho forse messo al mondo io perché tu mi dica: “Portalo in grembo”, come la nutrice porta il lattante, fino al suolo che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri? Da dove prenderò la carne da dare a tutto questo popolo? Essi infatti si lamentano dietro a me, dicendo: “Dacci da mangiare carne!”. Non posso io da solo portare il peso di tutto questo popolo; è troppo pesante per me. Se mi devi trattare così, fammi morire piuttosto, fammi morire, se ho trovato grazia ai tuoi occhi; che io non veda più la mia sventura!».
1. Tra gli Israeliti c’era anche gente non disposta al sacrificio, alla preghiera, alla fedeltà a Dio, ma che era uscita dall’Egitto nella SPERANZA DI UNA VITA IN BREVE TRANQUILLA E COMODA. Questa gente è il focolaio di infezione delle mormorazioni buie e menzognere… Facciamo attenzione anche oggi…
2. Tutto il popolo è caduto nel peccato della lamentela, che è vera perdita della fede. NON CI SI FIDA PIÙ DEL SIGNORE. Non lo si vede più come il loro Salvatore. MOSÈ ASCOLTA QUESTO LAMENTO E SE NE DISPIACE. L’ira del Signore si accende. Quando il Signore interviene, INTERVIENE SEMPRE PER CREARE NUOVAMENTE LA VERA FEDE in Lui in tutto il suo popolo.
3. Mosè vede la sua pochezza, il suo niente, la sua umana impossibilità a governare questo popolo. Non ce la fa. È un MOMENTO DI VERO SCONFORTO questo che vive Mosè. ECCO COSA CHIEDE: LA MORTE. Se Dio lo ama, lo deve fare morire. Lo deve liberare da questo incarico così gravoso e pesante. SE SI CONSERVA LA FEDE, SI CONSERVA TUTTO. SE SI PERDE LA FEDE, TUTTO SI PERDE.

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 14,13-21
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista ], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

 

Questo passo del Vangelo di Matteo narra la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Gesù, dopo aver appreso della morte di Giovanni Battista, si ritira in un luogo deserto ma viene seguito da una grande folla. Mosso a compassione, guarisce i malati e, al calar della sera, sfama cinquemila uomini (oltre a donne e bambini) con cinque pani e due pesci. 
Gesù ci insegna ad anteporre le necessità dei poveri alle nostre. I discepoli pensano che sia meglio congedare la folla, perché possa andare a procurarsi il cibo. Gesù invece dice: date loro voi stessi da mangiare. I discepoli ragionano secondo il mondo, per cui ciascuno deve pensare a sé stesso. Gesù ragiona secondo la logica di Dio, che è quella della condivisione”.
Questo miracolo evidenzia la compassione di Gesù, il suo potere divino e la sua capacità di provvedere abbondantemente ai bisogni del popolo.

 

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04.08 - SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY

Dardilly, Francia, 8 maggio 1786 - Ars-sur-Formans, Francia, 4 agosto 1859
   Memoria di san Giovanni Maria Vianney, sacerdote, che per oltre quarant’anni guidò in modo mirabile la parrocchia a lui affidata nel villaggio di Ars vicino a Belley in Francia, con l’assidua predicazione, la preghiera e una vita di penitenza. Ogni giorno nella catechesi che impartiva a bambini e adulti, nella riconciliazione che amministrava ai penitenti e nelle opere pervase di quell’ardente carità, che egli attingeva dalla santa Eucaristia come da una fonte, avanzò a tal punto da diffondere in ogni dove il suo consiglio e avvicinare saggiamente tanti a Dio. 

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domenica 3 agosto 2025

Qo 1,2;2,21-23 - Col 3,1-5.9-11 - Lc 12,13-21 - XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Domenica 03 Agosto 2025
Dal libro del Qoèlet - Qo 1,2;2,21-23

Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!

1. VANITÀ DELLE VANITÀ: TUTTO È VANITÀ. Il concetto di vanità si potrebbe renderlo con “INCONSISTENZA”. In ebraico Qoelet si adopera il termine Evel che vuol dire “SOFFIO” nel senso di respiro che se ne va. È il vento, l'alito che non riesce a essere ghermito, tutto è un soffio svanisce, sparisce, VANITÀ DELLE VANITÀ SOFFIO DEI SOFFI, TUTTO È UN SOFFIO TUTTO È INCONSISTENTE.

2. E fa l'esempio di una persona che ha accumulato tanti beni terreni con fatica e DEVE LASCIARE TUTTO AD ALTRI che non hanno faticato. Si è affannato, si è agitato, ha accumulato molto, ha desiderato, ha combattuto, ha speso la sua vita, e CHE VANTAGGIO NE HA TRATTO? Deve lasciare tutto. VANITÀ DELLE VANITÀ TUTTO È INCONSISTENTE. 

3. Di fronte alla vanità della vita, abbiamo bisogno di un centro di gravità permanente cioè un PUNTO DI RIFERIMENTO STABILE, SOLIDO. QUESTO PUNTO È DATO DA CRISTO, dalla sua parola, Lui è la pietra di fondamento, TUTTO IL RESTO È VANO INCONSISTENTE INSTABILE, LA SUA PAROLA INVECE È ROCCIA DI FONDAMENTO.

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Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi - Col 3,1-5.9-11

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.

1. SIAMO RISORTI CON CRISTO di conseguenza dice l'apostolo CERCATE LE COSE DI LASSÙ. Alzate lo sguardo, tenete lo sguardo fisso su Gesù che è seduto alla destra di Dio. GUARDATE A LUI, PENSATE COME LUI, ALZATE IL LIVELLO ALLE COSE DEL CIELO.

2. Ciò significa VALORIZZARE tutto quello che abbiamo sulla terra nella prospettiva dei beni eterni. Ciò significa FAR MORIRE ciò che appartiene alla Terra (impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria) per DARE VITA a un rapporto nuovo con le cose, in vista del bene, costruendo relazioni che permangono.

3. Se c'è una tale unione a Cristo, non vi è più distinzione tra Greco o Giudeo, circonciso e incirconciso, tra barbaro, Scita, schiavo, libero, ma CRISTO È TUTTO E IN TUTTI. QUELLO CHE CONTA È ESSERE NUOVA CREATURA IN CRISTO aderire al Signore Gesù.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 12,13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».  

 

1. Gesù NON è il mediatore dei nostri affari, MA il fondamento della nostra vita! Lui NON segue il criterio umano della divisione dei beni MA segue il criterio della giustizia di Dio. NO ALL'ACCUMULO SI ALLA CONSEGNA DEI BENI AL FRATELLO BISOGNOSO. E TU?

2. L’UOMO RICCO SBAGLIA MIRA, punta sull'accumulo dei beni, e i suoi tesori sono l’illusione di trovare in questo possesso la propria sicurezza. FAI ATTENZIONE: IL FASCINO DEL POSSESSO, L'EGOISMO, LA CUPIDIGIA, ti porta a chiudere ogni relazione col prossimo, e TI FA VIVERE DA ISOLATO. QUESTO È GIÀ VIVERE NELL’INFERNO.

3. VUOI INVECE LA VITA PIENA? Non cercarla nelle cose. SPOSTA IL TUO DESIDERIO. VIVI DELL'EUCARESTIA che è un “DIVIDERE-CON” gli altri. Tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo SONO BENI RICEVUTI DA DIO DA CONDIVIDERE. QUESTO È IL VERO TESORO, QUESTA È LA GIUSTIZIA DI DIO!

BUONA DOMENICA...

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Che cosa ci vuole dire la parabola dell'uomo ricco? Che la vera ricchezza è dentro. "L'esterno non aumenta neanche di un grammo la tua felicità". Gesù dice: "Tu, tuo fratello e tutti quelli che confidano solo nelle ricchezze perderanno la vita... l'anima... la parte feconda, creativa, vera della vita". Ma Tu ti stai prendendo cura della tua anima? Del tuo mondo interiore o lo stai lasciando morire? Pensaci prima che sia tardi....

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«Il povero vuole diventare ricco / il ricco vuole diventare re / e il re non è soddisfatto finché non ha il potere su ogni cosa» (B. Springsteen). Così va il mondo. E Gesù chiede: la vita da cosa dipende?

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LECTIO DIVINA - XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

OMELIA - XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

 

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Mt 22,15-22 - RITO AMBROSIANO - VIII DOMENICA DOPO PENTECOSTE

RITO AMBROSIANO

VIII Domenica dopo Pentecoste
Domenica 03 Agosto 2025
Lettura del Vangelo secondo Mt 22,15-22

✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 22,15-22

In quel tempo. I farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo il Signore Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro.
Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono.
1. «I farisei tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù». GESU' DA FASTIDIO, spesso anche noi facciamo come i farisei: giudichiamo Gesù perchè NON FA quello che noi vorremmo e non abbiamo la pazienza di ASCOLTARE ciò che lui vorrebbe da noi.

2. I suoi ascoltatori dovevano capire che il Messia (che attendevano) non era Cesare, e che Cesare non era Dio. Il regno che Gesù veniva ad instaurare era di una dimensione assolutamente Superiore. Come rispose a Ponzio Pilato: "Il mio regno non è di questo mondo", non segue le leggi di questo mondo (=Cesare).... CAPITO? CHI SEGUO IO GESU' O CESARE?

3. «Date a Cesare quello che già appartiene a Cesare» è l’invito a RIPRENDERE la nostra immagine di Dio che lui stesso ha impresso nei nostri cuori perché fossimo nel mondo la testimonianza della sua presenza, rendendolo credibile attraverso la credibilità delle nostre scelte e delle nostre azioni. DIMOSTRIAMO NEI FATTI DI ESSERE IMMAGINE DI DIO..

BUONA DOMENICA...

 

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03.08 - SANT' ASPRENO DI NAPOLI

fine del I secolo e gli inizi del II
   Primo vescovo di Napoli, visse tra la fine del I secolo e gli inizi del II, epoca a cui si fanno risalire gli inizi della Chiesa partenopea. Vari antichi documenti, tra i quali il Calendario marmoreo di Napoli, fissano la durata del suo episcopato in 23 anni. Secondo una leggenda si sarebbe convertito dopo essere stato guarito da san Pietro, che lo consacrò poi vescovo. Fece costruire l'oratorio di Santa Maria del Principio, su cui sarebbe poi sorta la basilica di Santa Restituta e la chiesa di San Pietro ad aram. Dopo san Gennaro è il secondo dei 47 protettori di Napoli i cui busti sono custoditi nella Cappella del tesoro in Duomo, dove sarebbe anche conservato il bastone con cui san Pietro lo guarì.
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NELLO STESSO GIORNO:

 SAN PIETRO GIULIANO EYMARD Sacerdote e fondatore - MILANO

La Mure d'Isère, Francia, 4 febbraio 1811 - 1 agosto 1868

San Pietro Giuliano Eymard, sacerdote, che, dapprima appartenente al clero diocesano e poi membro della Società di Maria, fu insigne cultore del mistero eucaristico e istituì due nuove Congregazioni, l’una maschile e l’altra femminile, per promuovere e diffondere la devozione verso il Santissimo Sacramento. Morì nel villaggio di La Mure presso Grenoble in Francia, dove era nato.

sabato 2 agosto 2025

02.08.2025 - Lv 25,1.8-17 - Mt 14,1-12 - Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informarne Gesù.

 

Dal libro del Levìtico - Lv 25,1.8-17

Il Signore parlò a Mosè sul monte Sinai e disse:
«Conterai sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. Al decimo giorno del settimo mese, farai echeggiare il suono del corno; nel giorno dell’espiazione farete echeggiare il corno per tutta la terra. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia.
Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è un giubileo: esso sarà per voi santo; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi.
In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà. Quando vendete qualcosa al vostro prossimo o quando acquistate qualcosa dal vostro prossimo, nessuno faccia torto al fratello. Regolerai l’acquisto che farai dal tuo prossimo in base al numero degli anni trascorsi dopo l’ultimo giubileo: egli venderà a te in base agli anni di raccolto. Quanti più anni resteranno, tanto più aumenterai il prezzo; quanto minore sarà il tempo, tanto più ribasserai il prezzo, perché egli ti vende la somma dei raccolti.
Nessuno di voi opprima il suo prossimo; temi il tuo Dio, poiché io sono il Signore, vostro Dio».
1. Il Giubileo ogni cinquant’anni ci ricorda come TUTTO SIA UN DONO: ciò che riceviamo in eredità, ciò che coltiviamo e ciò che acquistiamo. Tutto è dono. Allo scoccare del Giubileo LE PROPRIETÀ ACQUISTATE VANNO RESE AL PROPRIETARIO ORIGINARIO che le ereditò dai padri.
2. Ma, per EVITARE INGIUSTIZIE, le proprietà vendute a ridosso del Giubileo devono costare meno: valgono solo per i raccolti che restano da qui a quella data.
3. Non è necessario lavorare continuamente. NON È NECESSARIO PRODURRE SEMPRE A TUTTI I COSTI. Il Signore ci libera proprio da questa ansia produttivistica. IN QUELLO SPAZIO CHE CI EDUCA AL SILENZIO, SCOPRIAMO LA GRATITUDINE PER TUTTI I DONI DELLA VITA. A partire da quello della libertà. Libertà, anche, di non essere costretti a lavorare.

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 14, 1-12
In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù. 

 

I santi costituiscono un atto di accusa alla nostra coscienza. Sono una benedizione o una disgrazia. Tutti siamo peccatori, ma non tutti siamo malvagi. I malvagi, i perversi sono talmente schiavi dei vizi che non riescono a sopportare la sola esistenza di uomini, come san Giovanni Battista, che con l’aiuto di Dio riescono a condurre una vita virtuosa; infatti finché non incontrano i santi possono affermare che tutti gli uomini sono dissoluti per giustificare i propri vizi. 
Ma quando incontrano i santi tale falsità scompare e allora li odiano talmente tanto fino ad ucciderli pur di non sentire i loro rimproveri. Non prima, però, di aver ucciso la propria coscienza. Fai attenzione!
Noi non vogliamo uccidere la coscienza ma vogliamo educarla in modo che il nostro giudizio morale sia illuminato da Dio. L'educazione della coscienza avviene alla luce della Parola di Dio, pregata e vissuta; attraverso i doni dello Spirito Santo e la testimonianza dei Santi, seguendo l'insegnamento certo della Chiesa. Una coscienza ben formata è retta e veritiera. L'educazione della coscienza è un compito di tutta la vita. 

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Erode, ovvero la paura: della folla, dei commensali. Il vero incatenato è lui, e noi con lui: quante volte la nostra condotta è mossa solo dalla paura di perdere la rispettabilità e la reputazione? 

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02.08 - SAN PIETRO GIULIANO EYMARD


La Mure d'Isère, Francia, 4 febbraio 1811 - 1 agosto 1868
   San Pietro Giuliano Eymard, sacerdote, che, dapprima appartenente al clero diocesano e poi membro della Società di Maria, fu insigne cultore del mistero eucaristico e istituì due nuove Congregazioni, l’una maschile e l’altra femminile, per promuovere e diffondere la devozione verso il Santissimo Sacramento. Morì nel villaggio di La Mure presso Grenoble in Francia, dove era nato.
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NELLO STESSO GIORNO:

SANT' EUSEBIO DI VERCELLI VESCOVO

Sardegna, inizio IV secolo - Vercelli, 1 agosto 371/372

Sant’Eusebio, primo vescovo di Vercelli, che consolidò la Chiesa in tutta la regione subalpina e per aver confessato la fede di Nicea fu relegato dall’imperatore Costanzo a Scitopoli e poi in Cappadocia e nella Tebaide. Ritornato otto anni più tardi nella sua sede, si adoperò strenuamente per ristabilire la fede contro l’eresia ariana.


 

 

 

venerdì 1 agosto 2025

01.08.2025 - Lv 23,1.4-11.15-16.27.34-37 - Mt 13,54-58 - Non è costui il figlio del falegname?

 

Dal libro del Levìtico - Lv 23,1.4-11.15-16.27.34-37

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Queste sono le solennità del Signore, le riunioni sacre che convocherete nei tempi stabiliti.
Il primo mese, al quattordicesimo giorno, al tramonto del sole sarà la Pasqua del Signore; il quindici dello stesso mese sarà la festa degli Àzzimi in onore del Signore; per sette giorni mangerete pane senza lievito. Nel primo giorno avrete una riunione sacra: non farete alcun lavoro servile. Per sette giorni offrirete al Signore sacrifici consumati dal fuoco. Il settimo giorno vi sarà una riunione sacra: non farete alcun lavoro servile».
Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla agli Israeliti dicendo loro: “Quando sarete entrati nella terra che io vi do e ne mieterete la messe, porterete al sacerdote un covone, come primizia del vostro raccolto. Il sacerdote eleverà il covone davanti al Signore, perché sia gradito per il vostro bene; il sacerdote lo eleverà il giorno dopo il sabato.
Dal giorno dopo il sabato, cioè dal giorno in cui avrete portato il covone per il rito di elevazione, conterete sette settimane complete. Conterete cinquanta giorni fino all’indomani del settimo sabato e offrirete al Signore una nuova oblazione.
Il decimo giorno del settimo mese sarà il giorno dell’espiazione; terrete una riunione sacra, vi umilierete e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore.
Il giorno quindici di questo settimo mese sarà la festa delle Capanne per sette giorni in onore del Signore. Il primo giorno vi sarà una riunione sacra; non farete alcun lavoro servile. Per sette giorni offrirete vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. L’ottavo giorno terrete la riunione sacra e offrirete al Signore sacrifici consumati con il fuoco. È giorno di riunione; non farete alcun lavoro servile.
Queste sono le solennità del Signore nelle quali convocherete riunioni sacre, per presentare al Signore sacrifici consumati dal fuoco, olocausti e oblazioni, vittime e libagioni, ogni cosa nel giorno stabilito”».
1. Solennità, convocazioni, sono le occasioni nelle quali il popolo di Dio si raccoglie insieme, e insieme al suo Signore. Celebrano il cuore della fede di Israele: DIO LO HA SALVATO PER FARNE IL SUO POPOLO. 
2. …al tramonto del sole sarà la Pasqua del Signore… GIORNO DI ASSOLUTO RIPOSO E DI SANTA CONVOCAZIONE… Non farete in esso lavoro alcuno; È UN RIPOSO IN ONORE DEL SIGNORE… …prima di aver portato l’offerta al vostro Dio…”  Chiede di fare silenzio, di ascoltare, per onorare la sua Pasqua, per preparare un’offerta, un degno dono di ringraziamento per il nostro Dio.
3. Dopo la Pasqua e la Pentecoste, la festa delle Capanne è la terza grande festa. Festa collocata alla fine del raccolto, è festa di esultanza che si collega alla MEMORIA DELLA LIBERAZIONE DALL’EGITTO E ALLA DIMORA DEI FIGLI DI ISRAELE IN CAPANNE. Le feste sono memoriale, ricordo vissuto. SI RICORDA IL PASSATO, PER CAPIRE IL PRESENTE E PROGETTARE IL FUTURO.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo 13,54-58
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

 

Nella sinagoga di paese, Gesù sorprende la gente, rivelando una sapienza che ha un'altra origine. A quelli che conoscevano Gesù sembrava strano che fosse un profeta, anche perché lo avevano visto crescere. Lo stupore che provarono non diventò occasione di accoglienza, ma di scandalo e di rifiuto. Perché?
Perché bisogna aprire il cuore e la mente alla novità di Dio. Senza apertura alla novità, senza stupore, la fede diventa una litania stanca che lentamente si spegne e diventa un’abitudine, un’abitudine sociale. 
Bisogna lasciarsi stupire! Ma cos'è lo stupore? Lo stupore è proprio quando succede l’incontro con Dio: “Ho incontrato il Signore”.
Lo stupore è come il certificato di garanzia che quell’incontro è vero, non è abitudinario”.
Gesù è un avvenimento cosi grande che, o uno se ne lascia attrarre, o lo rifiuta come nemico. Cedendo all’attrattiva, se ne scopre la bellezza...

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I miracoli non sono la causa della fede ma l’effetto. L’onnipotenza di Gesù arretra di fronte alla nostra incredulità: è il vero scandalo, l’inciampo. Siamo aperti al nuovo o pensiamo di sapere già tutto?

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01.08 - SANT' ALFONSO MARIA DE' LIGUORI

Napoli, 1696 - Nocera de' Pagani, Salerno, 1 agosto 1787
   Memoria di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e dottore della Chiesa, che rifulse per la sua premura per le anime, i suoi scritti, la sua parola e il suo esempio. Al fine di promuovere la vita cristiana nel popolo, si impegnò nella predicazione e scrisse libri, specialmente di morale, disciplina in cui è ritenuto un maestro, e, sia pure tra molti ostacoli, istituì la Congregazione del Santissimo Redentore per l’evangelizzazione dei semplici. Eletto vescovo di Sant’Agata dei Goti, si impegnò oltremodo in questo ministero, che dovette lasciare quindici anni più tardi per il sopraggiungere di gravi malattie. Passò, quindi, il resto della sua vita a Nocera dei Pagani in Campania, tra grandi sacrifici e difficoltà. 

 

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