domenica 31 agosto 2025

Sir 3,19-21.30-31 - Eb 12,18-19.22-24 - Lc 14,1.7-14 - XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Domenica 31 Agosto 2025

Dal libro del Siràcide - Sir 3,19-21.30-31

Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perché grande è la potenza del Signore,
e dagli umili egli è glorificato.
Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio,
perché in lui è radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.
1. Il padre insegna al figlio la mitezza. COS’ È LA MITEZZA? È il rimanere nella verità, nella giustizia, nell’amore in ogni vicenda dolorosa e triste, di male e di ingiustizia. È NON RISPONDERE MAI AL MALE CON IL MALE, MA SEMPRE CON IL BENE.

2. Quanto più sei grande tanto più FATTI UMILE, molti sono gli uomini orgogliosi e superbi ma Dio rivela i suoi segreti ai miti ai mansueti, ai piccoli. COS’ È L’UMILTÀ? Umiltà è confessare che TUTTO IN NOI È PER GRAZIA DI DIO e che noi stessi in ogni cosa siamo sua opera.

3. Per la misera condizione del superbo non c'è rimedio. Orgogliosi e superbi sono senza Dio. COS’ È LA SUPERBIA? La superbia è il peccato capitale per eccellenza, è l'origine del peccato, È LA PRESUNZIONE DELL'UOMO CHE SI FA DIO, che si mette sopra “super”, che vuole vivere in un modo superiore agli altri. Ricordati che I VERI GRANDI INVECE SONO UMILI…

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Dalla lettera agli Ebrei - Eb 12,18-19.22-24

Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.
1. La lettera agli Ebrei descrive la differenza tra l’accostarsi a Dio in modo pauroso e terrificante – che era riservato agli uomini di fede prima della venuta di Cristo – e L’ACCOGLIENZA FESTOSA che invece, con lo stabilirsi della nuova alleanza, GESÙ HA RESO POSSIBILE PER NOI attraverso il sacrificio della sua vita.

2. Il timore creato dalla Legge ci teneva a una certa distanza da Dio. L’AMORE MANIFESTATOSI IN CRISTO CI AVVICINA AL CIELO, alla Gerusalemme celeste, agli angeli e all’assemblea dei santi. DIO GIUDICE È VISTO CON OCCHI DIVERSI: non ci spaventa, ma ci sollecita a ben operare in modo sereno a pacifico.

3. TUTTO QUESTO IN VIRTÙ DELLA NUOVA ALLEANZA di cui è mediatore e garante Gesù, in virtù della grazia che ci ha ottenuto con l’aspersione del suo sangue. Il sangue di Cristo chiede perdono, misericordia, pietà. Per questo è più eloquente del sangue di Abele che chiedeva vendetta. È UN SANGUE CHE IMPLORA LA CREAZIONE DEL NUOVO UOMO, NELLA GIUSTIZIA E NELLA SANTITÀ VERA.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 14,1.7-14
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

1. Quando sei invitato va a METTERTI ALL'ULTIMO POSTO. Ma NON per umiltà, NON per modestia, MA PER CREARE FRATERNITÀ, per dire all'altro: prima tu e dopo io, voglio che tu, fratello, sia servito per primo e meglio. COSTRUIAMO FRATERNITÀ…

2. L'ULTIMO POSTO non è una condanna, È IL POSTO DI DIO, VENUTO PER SERVIRE E NON PER ESSERE SERVITO. La pedagogia di Gesù è «opporre ai segni del potere il potere dei segni» (Tonino Bello)... PONIAMO OGGI SEGNI CHE TUTTI CAPISCONO, CHE PARLANO AL CUORE…

3. All'ultimo posto NON per umiltà MA PER ROVESCIARE, PER INVERTIRE LA SCALA DI VALORI su cui poggia la nostra convivenza e per delineare un altro modo di abitare la terra. E SARAI BEATO PERCHÉ FARAI L’ESPERIENZA DELLA STESSA FELICITÀ DI DIO…

BUONA DOMENICA…

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L'ALTEZZA
Gesù riempie la realtà di una dimensione nuova. L'ALTEZZA. AI nostro sguardo appiattito sul più avanti/più dietro nella scala sociale, il Figlio di Dio dona rilievo e spessore. Uno sguardo "altus". Alto e profondo. Che rinnova la realtà, la completa. E ne svela il profondo mistero: L'ULTIMO POSTO È QUELLO SCELTO DA DIO. I PRIMI SONO IMBRATTATI DI TERRA. L'uomo è libero di scegliere l'ultimo posto. Per sentirsi figlio. Per sentirsi amato. È una bella lotta interiore da vivere...

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LECTIO DIVINA - XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

OMELIA -  XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

 

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Mt 4,12-17 - RITO AMBROSIANO - I DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

RITO AMBROSIANO
I Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore
Domenica 31 Agosto 2025
Lettura del Vangelo secondo Mt 4,12-17

✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 4,12-17

In quel tempo. Quando il Signore Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». 
1. "Terra di Zabulon e terra di Neftali...È SORTA UNA GRANDE LUCE". Nel lontano 732 a.C., quando una parte della terra promessa era stata travolta da un esercito straniero assiro diventando terra di tenebra, in questa terra Gesù si ritira per incominciare la sua missione e FAR SORGERE FINALMENTE LA PIENEZZA DELLA LUCE, incomincia ad alzarsi la voce di speranza di Dio. GESÙ NOSTRA SPERANZA!

2. Gesù vuole COMINCIARE DAI LONTANI, dagli esclusi poiché SOLO QUESTO INIZIO può garantire che non sarà escluso nessuno. NESSUNO È ESCLUSO!

3. Gesù incomincia la predicazione con l'invito alla conversione del cuore («METÀNOIA»). Conversione è operare un CAMBIAMENTO DI CUORE, DI MENTALITÀ, DI SCELTE, per entrare nel Regno, nella nuova condizione di vita scelta sulla Parola di Gesù. TUTTI SONO CHIAMATI ALLA CONVERSIONE, ANCHE TU!

BUONA DOMENICA...

 

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31.08 - SAN GIUSEPPE D'ARIMATEA

sec. I
   A Gerusalemme, commemorazione dei santi Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, che raccolsero il corpo di Gesù sotto la croce, lo avvolsero nella sindone e lo deposero nel sepolcro. Giuseppe, nobile decurione e discepolo del Signore, aspettava il regno di Dio; Nicodemo, fariseo e principe dei Giudei, era andato di notte da Gesù per interrogarlo sulla sua missione e, davanti ai sommi sacerdoti e ai Farisei che volevano arrestare il Signore, difese la sua causa. 

NELLO STESSO GIORNO:

SANT'ABBONDIO di Como 

Tessalonica, ... – + Como, 468

Secondo la tradizione, Abbondio era inizialmente coadiutore di Amanzio, terzo vescovo della diocesi di Como, che aveva consolidato la presenza cristiana in città e nella vastissima diocesi. Amanzio aveva ordinato Abbondio sacerdote e già prima della morte lo aveva designato alla propria successione, consacrandolo vescovo il 17 novembre 440. Alla morte di Amanzio, nel 450 circa, Abbondio divenne così il quarto vescovo di Como, dopo Felice, Probino e, appunto, Amanzio.

SAN FELICE di Como

metà IV secolo – Como, 8 ottobre 391

San Felice (†391) fu il primo vescovo di Como, consacrato da sant’Ambrogio che lo inviò a evangelizzare il municipium lariano, a testimonianza della grande spinta missionaria della Chiesa di Milano in quella particolare fase storica. Dopo le persecuzioni dei primi tre secoli e la libertà di culto ottenuta con gli editti del 311 e 313, il cristianesimo era stato dichiarato religione ufficiale dell’Impero dall’editto di Tessalonica del 380. È possibile che quando Felice iniziò la sua missione fosse già presente una comunità di cristiani, visto che san Fedele era stato inviato a Como alla fine del secolo precedente, subendo il martirio durante le persecuzioni di Diocleziano.

sabato 30 agosto 2025

30.08.2025 - 1Ts 4,9-11 - Mt 25,14-30 - Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 1Ts 4,9-11

Fratelli, riguardo all’amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva; voi stessi infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, e questo lo fate verso tutti i fratelli dell’intera Macedònia.
Ma vi esortiamo, fratelli, a progredire ancora di più e a fare tutto il possibile per vivere in pace, occuparvi delle vostre cose e lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato.
1. Paolo riconosce volentieri e con gratitudine i progressi fatti dai Tessalonicesi. SONO DA DIO ISTRUITI PER MEZZO DELLO SPIRITO che cambia i cuori di pietra in cuori di carne e vi imprime la sua legge.
2. I Tessalonicesi PRATICANO L'AMOR FRATERNO NON SOLO TRA LORO, ma verso i fratelli dell'intera regione macedone, ospitandoli e soccorrendoli nelle circostanze difficili che attraversano. DEVONO PERSEVERARE E CRESCERE SEMPRE PIÙ nell'amor fraterno. QUESTA È LA VIA DA SEGUIRE!
3. Devono avere una particolare attenzione a: vivere in pace, occupandosi delle proprie cose, lavorando con le proprie mani e assumendo un comportamento corretto nei confronti dei non cristiani. L’AMORE È SEMPRE CONCRETO E VIRTUOSO!

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 25,14-30
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

 

Nella parabola dei talenti il terzo servo dimostra di non volersi impegnare, rimanendo nella propria mediocrità. Essa mette dunque in guardia dal vizio dell’accidia. L'accidia è uno stato di insoddisfazione, una sorta di vuoto che intrappola l’uomo, il quale poi troverà ogni giustificazione per non fare qualcosa. Attraverso questa parabola il Vangelo riserva parole terribili per i vili, per coloro che non si espongono, che non rischiano, che non si assumono responsabilità. Perciò, l’accidia può essere combattuta con un tratto di carattere che ogni buon cattolico deve esercitarsi a sviluppare; la parabola dei talenti può servire da fonte di ispirazione.
In fondo si tratta di mettere in gioco la propria vita, di fidarci della bontà di Dio. Che poi abbiamo un talento o cinque non importa, quel che importa è saperlo riconoscere e portarlo a compimento, a maturazione e moltiplicazione. Domandiamoci a quale talento non stiamo dando la possibilità di mostrarsi; perché? A quale invece non permettiamo di moltiplicarsi? Perché? Vale la pena di rispondere a queste domande, per evitare l’accidia e compiacere il Signore.

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La paura può neutralizzare i nostri talenti. Che sono “nostri” nella misura in cui riconosciamo che ci sono donati: a chi 5, a chi 3 a chi 1. Non c’è nessuno senza talento. È essere grati che vince la paura?

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30.08 - BEATO ALFREDO ILDEFONSO SCHUSTER

Roma, 18 gennaio 1880 – Venegono Inferiore, Varese, 30 agosto 1954
   A Venegono vicino a Varese, transito del beato Alfredo Ildefonso Schuster, vescovo, che, da abate di San Paolo di Roma elevato alla sede di Milano, uomo di mirabile sapienza e dottrina, svolse con grande sollecitudine l’ufficio di pastore per il bene del suo popolo. 


 

venerdì 29 agosto 2025

29.08.2025 - Ger 1,17-19 - Mc 6,17-29 - Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista.

 

Dal libro del profeta Geremìa - Ger 1,17-19

In quei giorni, mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Tu, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».
1. Geremia è inviato per annunciare CON PARRESIA (franchezza) la parola che il Signore. È evidente, sia nella storia di Geremia, come in quella di tanti profeti, compreso Giovanni Battista di cui oggi noi celebriamo il martirio, che Dio non ha protetto la vita di questi profeti; ESSI SONO STATI VITTIME INNOCENTI DI UNA VIOLENZA TERRIBILE E BANALE sgorgata dal rifiuto della parola del Signore che loro annunciavano.
2. Come interpretare il fatto che sono stati uccisi proprio perché mandati ad annunciare la parola del Signore? LA PROMESSA DEL SIGNORE SI COLLOCA più che sulla custodia della vita fisica, SULLA GARANZIA DELLA PRESENZA ACCANTO AL PROFETA. 
3. Il profeta è vincitore non perché il Signore interviene miracolosamente per scamparlo dalla morte e dai nemici, ma perché SPERIMENTA ANCHE LÌ, DOVE SEMBRA UNO SCONFITTO, CHE L’AMORE DI DIO RIMANE FEDELE e lui rimane accanto a noi anche oltre la morte.

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+ Dal vangelo secondo Marco - Mc 6,17-29
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. 
Si può uccidere per capriccio, per tirannia, per superbia. Si può uccidere per invidia. E così Giovanni finisce la sua vita sotto l’autorità di un re mediocre, ubriaco e corrotto, per il capriccio di una ballerina e per l’odio vendicativo di un’adultera. Così finisce il Grande, l’uomo più grande nato da donna”.
Il santo, l’eroe, l’uomo intero provocano una gelosia rabbiosa che suscita rabbia fino alla violenza. E’ accaduto a Giovanni Battista, prototipo di ogni martire. Sta ancora accadendo a tanti cristiani e ad altri uomini, presi di mira solo per la loro diversità e forse per l’intensità e bellezza della loro umanità.
Satana non sopporta il bello, il bene, la convivenza pacifica dei diversi, la collaborazione di quanti dovrebbero essere nemici e invece vivono da fratelli. Che cosa domandare se non che il bene rinasca, almeno come accade nel gesto pietoso dei discepoli del Battista che seppelliscono il maestro?

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Per non perdere la faccia, il triste Erode fa tagliare la testa a Giovanni. Il più grande tra i nati di donna muore così, per il capriccio di una ragazzina viziata e di un sovrano vizioso. Far vivere gli altri ci costa, cosa siamo disposti a perdere?

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29.08 - MARTIRIO DI SAN GIOVANNI BATTISTA

sec. I
   Memoria della passione di san Giovanni Battista, che il re Erode Antipa tenne in carcere nella fortezza di Macheronte nell’odierna Giordania e nel giorno del suo compleanno, su richiesta della figlia di Erodiade, ordinò di decapitare. Per questo, Precursore del Signore, come lampada che arde e risplende, rese sia in vita sia in morte testimonianza alla verità

 

giovedì 28 agosto 2025

28.08.2025 - 1Ts 3,7-13 - Mt 24,42-51 - Tenetevi pronti.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 1Ts 3,7-13

Fratelli, in mezzo a tutte le nostre necessità e tribolazioni, ci sentiamo consolati a vostro riguardo, a motivo della vostra fede. Ora, sì, ci sentiamo rivivere, se rimanete saldi nel Signore.
Quale ringraziamento possiamo rendere a Dio riguardo a voi, per tutta la gioia che proviamo a causa vostra davanti al nostro Dio, noi che con viva insistenza, notte e giorno, chiediamo di poter vedere il vostro volto e completare ciò che manca alla vostra fede?
Voglia Dio stesso, Padre nostro, e il Signore nostro Gesù guidare il nostro cammino verso di voi!
Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.
1. Chi riempie di gioia santa e pura il cuor di Paolo, chi ha resi saldi i suoi figli spirituali è Dio; e l'apostolo rende grazie a Dio. L'AMORE D'UN CUOR RICONOSCENTE È QUEL CHE DIO ASPETTA DALL'UOMO. Paolo poi desidera rivedere i Tessalonicesi per colmar colle sue istruzioni e colle sue esortazioni le lacune della loro fede. LA FEDE È PROGRESSIVA ED HA BISOGNO D'ESSERE ACCRESCIUTA…
2. Paolo invano ha cercato di RIVEDERE I SUOI FIGLI SPIRITUALI, ma Dio è onnipotente e può ordinar le circostanze in modo da farci giungere fino a voi. LUI GUIDA IL NOSTRO CAMMINO VERSO DI VOI!
3. Paolo infine PREGA IL SIGNORE PERCHÉ AUMENTI IN LORO L’AMORE VERSO TUTTI. Nell’amore il cuore è saldo è attaccato a Cristo, è permeato dalla santità e giunge ad essere irreprensibile fino ad essere accolti nella gran famiglia dei santi di tutti i tempi che saranno PER SEMPRE UNITI AL SIGNORE.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 24,42-51

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».
Il Signore può apparire da un momento all’altro, senza preavviso. Per questo dobbiamo essere come servi che lavorano con coscienza e impegno in attesa del padrone. Da questa attesa il premio che il padrone darà. Agire diversamente è da imprudenti e fa correre il rischio di buttar via la vita. 
Vegliare significa questo: non permettere che il cuore si impigrisca e che la vita spirituale si ammorbidisca nella mediocrità. È la preghiera che tiene accesa la lampada del cuore. Specialmente quando sentiamo che l’entusiasmo si raffredda, la preghiera lo riaccende, perché ci riporta a Dio, al centro delle cose. La preghiera risveglia l’anima dal sonno e la focalizza su quello che conta, sul fine dell’esistenza.
"Il Figlio del­l’uomo verrà". Egli è già accanto a noi. Ricerchiamo la stella che guida e orienta il nostro cammino verso di Lui.
E Tu, stai vivendo nell'attesa della Sua venuta oppure vivi alla giornata arrangiandoti come capita?

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Un ladro nella notte. Niente di più inquietante, eppure forse è l’unico che ci può svegliare. La veglia, la vigilanza infatti ci potrà salvare, nient’altro. Siamo pronti ad essere sorpresi?

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📲 I MIEI SOCIAL:

28.08 - SANT' AGOSTINO

Tagaste (Numidia), 13 novembre 354 – Ippona (Africa), 28 agosto 430
   Memoria di sant’Agostino, vescovo e insigne dottore della Chiesa: convertito alla fede cattolica dopo una adolescenza inquieta nei princípi e nei costumi, fu battezzato a Milano da sant’Ambrogio e, tornato in patria, condusse con alcuni amici vita ascetica, dedita a Dio e allo studio delle Scritture. Eletto poi vescovo di Ippona in Africa, nell’odierna Algeria, fu per trentaquattro anni maestro del suo gregge, che istruì con sermoni e numerosi scritti, con i quali combatté anche strenuamente contro gli errori del suo tempo o espose con sapienza la retta fede. 

📲 I MIEI SOCIAL:

TUTTI A TAVOLA. MA DA SOLI.

TUTTI A TAVOLA. MA DA SOLI.

«A casa mia è normale: ognuno mangia in camera sua».
«Se i miei sono impegnati, io ceno da solo. Non ho voglia di aspettare le nove».
«I miei guardano la TV, io sto in cucina col telefono».
«Con il compagno di mia madre non ci voglio stare».
«Ceniamo insieme, ma ognuno sul suo schermo».
«Con i nonni è diverso: loro ascoltano».

Frasi vere, dirette, raccolte da adolescenti e bambini italiani. Parole che stonano, soprattutto se ascoltate durante il Giubileo delle Famiglie, dei Bambini, degli Adolescenti e dei Nonni. Una festa piena di sorrisi, ma che, alla prova della realtà, sembra coprire una crepa sempre più profonda: in casa, si parla sempre meno. E spesso, si mangia da soli.

 I catechisti ce lo confermano: non stiamo parlando di universitari o giovani adulti. Ma di ragazzi e ragazze che frequentano ancora le medie, le superiori, a volte addirittura le elementari. Ragazzi che raramente si siedono a tavola con i genitori. E se lo fanno, spesso nessuno si guarda negli occhi.

 

Il pasto che non nutre

 La tavola era il luogo in cui ci si insegnava a vivere. Il «non mettere i gomiti sul tavolo» si alternavano a domande semplici ma essenziali: Come è andata a scuola? Hai fatto pace con il tuo compagno? Cosa state studiando in storia?. Era il tempo del racconto, dell’ascolto.

Oggi quel tempo si è rarefatto, disperso tra turni di lavoro, attività pomeridiane e stanchezze reciproche. E il pasto, che dovrebbe unire, diventa spesso il momento dell’assenza.

Eppure, mai come oggi, bambini e adolescenti hanno bisogno di parlare. Lo conferma l’Unicef: in Europa oltre 11 milioni di under 19 soffrono di disagio mentale medio-grave. A livello globale, il 39% dei giovani tra i 18 e i 24 anni manifesta sintomi seri di ansia o depressione. In classe, sul campo sportivo, in parrocchia, gli adulti che li accompagnano li vedono: cercano ascolto, ma non sanno più dove trovarlo.

 

Un fenomeno globale, ma anche familiare

 In Italia, dati precisi su questo fenomeno mancano, ma già i primi segnali sono preoccupanti. Secondo una ricerca Nomisma-UniSalute, l’83% dei bambini della primaria cena ancora con i genitori. Ma cosa accade appena diventano un po’ più autonomi? I racconti suggeriscono una verità scomoda: si comincia presto a mangiare da soli.

All’estero i numeri sono già chiari.
Nel Regno Unito, solo una famiglia su tre cena ogni giorno insieme. Il 66% dei ragazzi tra 8 e 16 anni preferisce farlo davanti a uno schermo.
Negli Stati Uniti, nel 2025, il 25% della popolazione mangia tutti i pasti da sola (+53% rispetto al 2023), con un’impennata tra i giovani.
In Corea del Sud c’è una parola per questo: honbap – mangiare da soli. In Giappone, koshoku indica i bambini che pranzano senza adulti. Una risposta? Le Kodomo Shokudo, mense per bambini: nel 2024 ne sono nate oltre 10.000.

 

Dietro i numeri: solitudini quotidiane

 Mangiare da soli non è solo una questione logistica. È segno di un cambiamento culturale che porta con sé rischi seri: solitudine, isolamento, disturbi alimentari. E riflette un modello sociale che tende all’individualismo, all’autonomia precoce, alla distanza affettiva.

 Anche i genitori ne sono consapevoli. Chiara, 30 anni, romana, lo dice con franchezza: «È difficile far coincidere gli orari. A volte non ci riusciamo, per fortuna ci sono i nonni». Tanya, inglese, racconta: «Mio figlio preferisce la playstation alla cena. Se lo invitiamo a tavola si chiude ancora di più». Un altro papà cerca di salvare il salvabile: «Ceniamo poco insieme, ma recuperiamo con la domenica, le vacanze, il cinema».

 

La tavola come luogo di fede

 Il Papa, prima Francesco, oggi Leone XIV, continua a ricordarlo: la famiglia è il luogo dove si trasmette la fede, dove si condividono la vita, il pane e le emozioni. «In famiglia – ha detto nell’omelia del 1° giugno 2025 – la fede si trasmette insieme alla vita, come il cibo della tavola».

E ancora Francesco, parlando ai nonni nel 2024: «Quando una società perde la memoria, è finita».

 Forse è da qui che possiamo ripartire. Dalla tavola come spazio sacro, non solo per il cibo, ma per la parola. Un luogo dove riscoprirsi famiglia. Dove ascoltare, raccontare, rallentare. Perché, come dicevano i nonni, “a tavola non si litiga”, ma si può imparare a voler bene.

 

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mercoledì 27 agosto 2025

27.08.2025 - 1Ts 2,9-13 - Mt 23,27-32 - Siete figli di chi uccise profeti.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 1Ts 2,9-13

Voi ricordate, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio.
Voi siete testimoni, e lo è anche Dio, che il nostro comportamento verso di voi, che credete, è stato santo, giusto e irreprensibile. Sapete pure che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, vi abbiamo incoraggiato e scongiurato di comportarvi in maniera degna di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.
Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.
1. Paolo chiama i Tessalonicesi “fratelli” è una cosa importante questa perché PAOLO FA DA PADRE E DA MADRE PERCHÉ TUTTI CRESCANO E DIVENTINO SUOI FRATELLI, UGUALI A LUI: non si devono creare dipendenze, il fratello è uguale al fratello. Un uomo diventa adulto quando SA FARE DA PADRE E MADRE ai fratelli…
2. Cosa fa il padre con i suoi figli? Prima di tutto UN COMPORTAMENTO TOTALMENTE INTEGRO, che vive quel che dice e, poi sa ESORTARE, INCORAGGIARE, SCONGIURARE i fratelli a comportarsi in modo degno di Dio che ti chiama al suo regno e alla sua gloria, chiama a una vita piena.
3. Paolo termina questo brano con un ringraziamento per i risultati ottenuti. Gli sforzi di Paolo e dei suoi collaboratori non sono stati vani, perché I TESSALONICESI HANNO ACCOLTO IL LORO MESSAGGIO COME SE DIO STESSO PARLASSE PER MEZZO LORO. Ecco perché questa predicazione ha avuto successo e ha fatto nascere la fede nei Tessalonicesi.

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 23,27-32
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

 

"Guai a voi, scribi e farisei ipocriti" Ma come? Scribi e farisei erano gente istruita e potente, che rivendicava la fedeltà alla legge e alle tradizioni. Eppure a Gesù gli appaiono corrotti, che li bolla come sepolcri, belli fuori, marci dentro.
In più si giustificano ritenendosi “diversi” dal mondo che è cattivo! Gli altri sono cattivi, hanno fatto il male (“sangue dei profeti”) mentre noi … quel male non l’avremmo mai fatto! 
L’ipocrisia degli scribi e dei farisei rappresenta lo stile del diavolo. Non si può convivere con gente ipocrita ma ce ne sono. A Gesù piace smascherare l’ipocrisia. Lui sa che sarà proprio questo atteggiamento ipocrita a portarlo alla morte, perché l’ipocrita non pensa se usa dei mezzi leciti o no, va avanti.
E conclude il testo “Avete colmato la misura dei vostri padri”. Come dire, siete peggio di loro e farete una cosa ancora peggiore: ucciderete anche me!
Lasciamo che Gesù scavi all’interno della nostra persona, e la rovesci da dentro. Smascheri la nostra ipocrisia e ci doni la forza della conversione del cuore che nasce da una attrattiva più grande.

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Come è possibile che ogni volta che ci indigniamo e scandalizziamo per un comportamento, poi basta molto poco per compiere proprio quei gesti che ora stigmatizziamo? Dov’è l’errore?

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27.08 - SANTA MONICA

Tagaste, attuale Song-Ahras, Algeria, 331 - Ostia, Roma, 27 agosto 387
   Memoria di santa Monica, che, data ancora giovinetta in matrimonio a Patrizio, generò dei figli, tra i quali Agostino, per la cui conversione molte lacrime versò e molte preghiere rivolse a Dio, e, anelando profondamente al cielo, lasciò questa vita a Ostia nel Lazio, mentre era sulla via del ritorno in Africa. 

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martedì 26 agosto 2025

26.08.2025 - 1Ts 2,1-8 - Mt 23,13-22 - Guai a voi, guide cieche.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 1Ts 2,1-8

Voi stessi, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata inutile. Ma, dopo avere sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come sapete, abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte.
E il nostro invito alla fede non nasce da menzogna, né da disoneste intenzioni e neppure da inganno; ma, come Dio ci ha trovato degni di affidarci il Vangelo così noi lo annunciamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori.
Mai infatti abbiamo usato parole di adulazione, come sapete, né abbiamo avuto intenzioni di cupidigia: Dio ne è testimone. E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo.
Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.

1. Paolo ricorda che la sua missione non è stata priva di sofferenze: oltraggi e lotte lo hanno accompagnato, MA PROPRIO IN QUELLE DIFFICOLTÀ HA TROVATO IN DIO IL CORAGGIO DI CONTINUARE A PREDICARE. La vera testimonianza cristiana nasce nella debolezza e nella resistenza fedele, non nel successo umano.
2. L’annuncio del Vangelo non è stato motivato da secondi fini, inganno o ricerca di approvazione. Paolo sottolinea che IL SUO SERVIZIO È RESO A DIO, NON AGLI UOMINI. L’evangelizzatore autentico parla con verità, senza manipolazione né ricerca di gloria personale.
3. Più che semplici predicatori, gli apostoli si sono comportati come una madre affettuosa. Paolo rivela la tenerezza e l’intimità della relazione con la comunità: non solo hanno annunciato il Vangelo, ma hanno condiviso se stessi. IL VANGELO È EFFICACE QUANDO SI TRASMETTE CON AMORE E PROSSIMITÀ.

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 23,23-26
In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito».
Gesù condanna gli scribi e farisei per la loro ipocrisia, evidenziando come si concentrino su dettagli minori della Legge, come il pagamento della decima su erbe insignificanti, trascurando giustizia, misericordia e fedeltà. Utilizzando la metafora del bicchiere pulito solo all'esterno, sottolinea la loro attenzione alle apparenze mentre l'interno è corrotto da avidità. Chiamandoli "guide cieche", critica la loro incapacità di comprendere e vivere l'essenza della spiritualità, distinguendo l'insignificante dall'essenziale. Questo messaggio è un'invito a fare attenzione ai pastori "rigidi". State attenti davanti ai cristiani – siano laici, preti, vescovi – che si presentano così “perfetti”, rigidi. State attenti. Non c’è lo Spirito di Dio lì. Manca lo spirito della libertà”.

 

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26.08 - SANT' ALESSANDRO DI BERGAMO

sec. IV
   Patrono di Bergamo, vissuto a cavallo del III e IV secolo. Dopo essere stato comandante di centuria della legione Tebea, utilizzata prevalentemente in Oriente, è spostato in Occidente. Gli viene ordinato di ricercare i cristiani contro i quali è in atto una persecuzione. Di fronte al suo rifiuto e di alcuni compagni segue la decimazione, a cui riesce a salvarsi. Scappa a Milano dove però è riconosciuto e incarcerato. Grazie a san Fedele, che organizza la fuga di Alessandro, si rifugia a Como e infine, passando per Fara Gera d'Adda e Capriate, arriva a Bergamo. Qui, ospite del principe Crotacio, che lo aiuta a nascondersi, inizia la sua opera di predicazione e conversione di molti cittadini, tra cui i martiri Fermo e Rustico. Ma nel 303 Alessandro è nuovamente scoperto e catturato. Condannato alla decapitazione, muore il 26 agosto a Bergamo, dove ora sorge la chiesa di Sant'Alessandro in Colonna.

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