giovedì 20 novembre 2025

NON CREDENTI MA SPIRITUALI: IL SORPRENDENTE MONDO DEI “NESSUNO”.

NON CREDENTI MA SPIRITUALI: IL SORPRENDENTE MONDO DEI “NESSUNO”

Molti pensano che chi non professa alcuna religione sia automaticamente materialista, cinico o privo di spiritualità. Eppure, i dati del Pew Research Center pubblicati il 4 settembre 2025 raccontano un quadro ben più complesso. Intervistando adulti non affiliati a nessuna religione in 22 Paesi, lo studio rivela che molti “nessuno” coltivano convinzioni spirituali, anche se in misura inferiore rispetto a chi si identifica con una fede. Il messaggio è chiaro: non credere non significa non interrogarsi sul senso della vita, sulla morte o sul mistero che ci circonda.

 Almeno un quinto dei non credenti afferma che esiste vita dopo la morte, con punte che arrivano al 65% in Perù. Molti parlano di “qualcosa di spirituale al di là del mondo naturale”, ricordando che disaffiliazione non equivale a ateismo. In America Latina e Sudafrica, la fede in Dio tra chi non ha religione è sorprendentemente alta, mentre in Europa e Australia la percentuale cala drasticamente. Essere “nessuno” non ha lo stesso significato ovunque: da San Paolo a Stoccolma, il panorama varia radicalmente.

 Sul piano pratico, i non affiliati pregano meno, accendono raramente candele o incenso e partecipano meno a rituali collettivi. Tuttavia, non si tratta solo di abitudine o ritualità: è anche una questione di percezione della religione stessa. In molti Paesi, chi non crede associa la religione a intolleranza o superstizione e fatica a riconoscerne valore sociale o politico.

 Questo studio pone interrogativi fondamentali anche per chi ha fede. La tradizione cattolica ricorda da secoli che il desiderio del divino è inscritto nel cuore umano: appartenenza istituzionale e rituali non sono prerequisiti per cercare senso o speranza. Chi guida comunità religiose trova qui un invito alla pazienza, al dialogo e all’ascolto: la testimonianza umile può aprire spazi più efficaci di qualsiasi battaglia culturale.

 Per i laici, la ricerca del Pew è un promemoria potente: la spiritualità non è una trappola settaria, ma una componente condivisa della condizione umana. Molti “nessuno” non sono materialisti convinti; molti credenti si interrogano. Tra loro c’è un terreno di ricerca sincera, dove curiosità, amicizia e consapevolezza possono crescere insieme.

 Il mondo contemporaneo è pieno di voci che sfidano stereotipi: disaffiliazione non significa indifferenza, e fede non significa certezza. Tra “nessuno” e credenti esiste un ampio spazio di dialogo e scoperta, un campo in cui domande autentiche e ricerca di significato diventano la vera risorsa spirituale dell’umanità.

 In breve, la disconnessione dai riti e dalle istituzioni non cancella la sete di senso. Chi osserva il mondo con occhi attenti scoprirà che, tra i non credenti, pulsa un cuore che ancora si interroga, spera e cerca. Un monito provocatorio: non confondiamo assenza di fede con assenza di spirito.

 

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