lunedì 31 marzo 2025

31.03.2025 - Is 65,17-21 - Gv 4,43-54 - Va’, tuo figlio vive.

Dal libro del profeta Isaìa - Is 65,17-21

Così dice il Signore:
«Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra;
non si ricorderà più il passato,
non verrà più in mente,
poiché si godrà e si gioirà sempre
di quello che sto per creare,
poiché creo Gerusalemme per la gioia,
e il suo popolo per il gaudio.
Io esulterò di Gerusalemme,
godrò del mio popolo.
Non si udranno più in essa
voci di pianto, grida di angoscia.
Non ci sarà più
un bimbo che viva solo pochi giorni,
né un vecchio che dei suoi giorni
non giunga alla pienezza,
poiché il più giovane morirà a cento anni
e chi non raggiunge i cento anni
sarà considerato maledetto.
Fabbricheranno case e le abiteranno,
pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto».

1. «il Signore ci dice che CREA NUOVI CIELI E NUOVE TERRE, CIOÈ “RI-CREA” LE COSE». Il Signore “rifà” il mondo, rovinato dal peccato, in Gesù Cristo. E, questa seconda creazione è più meravigliosa della prima.

2. IL SIGNORE HA TANTO ENTUSIASMO: il Signore pensa a quello che farà, pensa che lui, lui stesso SARÀ NELLA GIOIA CON IL SUO POPOLO. il Signore vuole “ri-crearci”, fare nuovo il nostro cuore, “RI-CREARE” IL NOSTRO CUORE PER FARE TRIONFARE LA GIOIA».

3. Il Signore «fa tanti piani: fabbricheremo case, pianteremo vigne, mangeremo insieme: TUTTI QUEI PROGETTI SONO TIPICI DI UN INNAMORATO DEL SUO POPOLO. il Signore si manifesta innamorato del suo popolo e desidera cambiare la nostra vita.

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+ Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 4,43-54
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

 

Credere. Credere che il Signore può cambiarmi, che Lui è potente: come ha fatto quell’uomo che aveva il figlio malato, nel Vangelo. ‘Signore, scendi, prima che il mio bambino muoia’. ‘Va’, tuo figlio vive!’.Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
La fede è un cammino che nasce dalla fiducia nella Parola di un Altro.
La fede è fare spazio a questo amore di Dio, è fare spazio alla potenza, al potere di Dio ma non al potere di uno che è molto potente, al potere di uno che mi ama, che è innamorato di me e che vuole la gioia con me. Questa è la fede. Questo è credere: è fare spazio al Signore perché venga e mi cambi“.

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«Se non vedete segni e prodigi, voi non credete», Gesù conosce bene il cuore dell'uomo. E compie dei segni. A volte questi sembrano indecifrabili, o forse noi vogliamo solo prodigi e non segni?

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31.03 SAN BENIAMINO, DIACONO E MARTIRE

† Ergol, Persia, 420

 



domenica 30 marzo 2025

Gs 5,9-12 - 2Cor 5,17-21 - Lc 15,1-3.11-32 - IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO C)

IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO C)

Domenica 30 Marzo 2025
Dal libro di Giosuè - Gs 5,9-12

In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto».
Gli Israeliti rimasero accampati a Gàlgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico.
Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, àzzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno.
E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.
1. Giosuè fa entrare il popolo nella Terra promessa e celebra la Pasqua. Dio aveva promesso la Terra ad Abramo, SECOLI DOPO quella promessa si realizza: DIO HA DETTO DIO HA FATTO. Nella terra IL POPOLO È ENTRATO E HA RICEVUTO LA BENEDIZIONE.

2. Il giorno dopo la celebrazione della Pasqua, il popolo mangia i frutti della terra di Canaan. INIZIA PER ESSI UNA NUOVA VITA, è finito il tempo del deserto. La loro storia quotidiana cambia, la loro vita cambia, SI APRE UNA NUOVA POSSIBILITÀ, GRAZIE A DIO.

3. LA PROMESSA DEL SIGNORE COMINCIA A REALIZZARSI IN OGNI SUA PAROLA. Israele una cosa però non dovrà mai dimenticare: anche frutti, al pari della manna, sono un dono di Dio. TUTTO PER ISRAELE SARÀ UN DONO DI DIO.

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Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 2Cor 5,17-21

Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
1. L’Apostolo mostra che CHI È IN CRISTO È UNA NUOVA CREATURA, le cose di prima sono passate ne sono nate di nuove: è un MONDO NUOVO. Gesù toglie le cose di prima e ne fa nascere di nuove cioè LA RICONCILIAZIONE CON DIO e questa riconciliazione è stata affidata al ministero apostolico.

2. Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato agli apostoli il ministero della riconciliazione. Gli apostoli sono I MESSAGGERI DELLA MISERICORDIA DI DIO e fungono da ambasciatori. PAOLO CI SUPPLICA IN NOME DI CRISTO A LASCIARCI RICONCILIARE. E tu vuoi riconciliarti con Dio? Dio ti offre la sua misericordia, ma tu la vuoi accettare?

3. Gesù, lo sappiamo, è l'unico che non ha conosciuto peccato e ha vinto il peccato in nostro favore. Grazie a lui NOI POSSIAMO DIVENTARE GIUSTIZIA DI DIO. La nostra vita PUÒ DIVENTARE GIUSTIZIA CIOÈ MISERICORDIA frutto della nuova relazione con Dio che salva.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 15,1-3.11-32

In quel tempo, si avvicinavano Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

1. Il figlio prodigo che se ne va di casa (il Padre gli è di intralcio) e, con i beni ricevuti, CERCA UNA PROPRIA VIA DI FELICITÀ. VA A FINIRE MALE. Rientra in se stesso. Pentito? NO PER LUI IL PADRE È UN PADRONE. Anche Tu vuoi andare?

2. Il fratello maggiore è ‘fedele’ ma senza slancio e forse anche senza felicità. Si domanda: come mai L'ALTRO che ha sperperato gli averi È AMATO COME ME? PER LUI IL PADRE "PADRONE" non è giusto. ANCHE TU RAGIONI COSÌ?

3. IL PADRE È SOLO AMORE E MISERICORDIA che attende e apre le braccia ad accogliere. NON È CAPITO DA NESSUN DEI SUOI FIGLI. Allora si capisce i destinatari della parabola: i FARISEI e gli scribi che sono scandalizzati perché Gesù mangia con i pubblicani e i peccatori. GESÙ VUOLE BENE AI FARISEI E VUOLE COMUNICARE IL VERO VOLTO DI DIO PER LA LORO FELICITÀ. HAI CAPITO!

BUONA DOMENICA DI QUARESIMA...

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TORNIAMO

Il padre ama il figlio e lo lascia libero, ma attende sempre il suo ritorno. Quando il figlio torna, non trova un giudice, ma un padre che lo abbraccia. Dio è amore senza misura, che non guarda la colpa ma accoglie con tenerezza. Il figlio maggiore, che più ci assomiglia, fa fatica a comprendere, ma l'amore del Padre è per tutti e desidera che ogni figlio entri nella sua gioia. Se ci siamo allontanati, torniamo a Lui senza paura. 

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LECTIO DIVINA - IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO C)

OMELIA -  IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO C)


Gv 9,1-38 - RITO AMBROSIANO - DOMENICA DEL CIECO - IV di Quaresima

RITO AMBROSIANO
DOMENICA DEL CIECO - IV di Quaresima
DOMENICA 30 MARZO 2025

 

+ Lettura del Vangelo secondo Giovanni 9, 1-38b
In quel tempo. Passando, il Signore Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!».
1. La guarigione di un uomo cieco dalla nascita è metafora del nostro cammino di fede. NOI SIAMO CIECHI: la nostra incredulità, la non disponibilità ad accogliere la luce di Dio, ci fissa nell'OSCURITÀ e nel NON SENSO. - ABBIAMO BISOGNO DI GESÙ...

2. Siamo come avvolti nella tenebra, le cose non hanno contorno né colore, SIAMO CIECHI, e come il cieco siamo inerti, soli, smarriti, viviamo nella paura. EPPURE GESÙ C'È...  IL CIECO LO SA RICONOSCERE e da Lui nasce una vita nuova... NON SEI SOLO...

3. SOLO L’INCONTRO CON CRISTO — Luce del mondo, Luce «che illumina ogni uomo» — TOGLIE IL VELO DAGLI OCCHI, riabilita l’uomo, lo restituisce alla sua piena dignità, gli permette di cogliere lo splendore delle cose e il sapore nuovo della vita. - RICORDA: SOLO L’INCONTRO CON CRISTO...

BUONA DOMENICA DI QUARESIMA...

30.03 SAN LEONARDO MURIALDO

Torino, 26 ottobre 1828 - 30 marzo 1900

 


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sabato 29 marzo 2025

29.03.2025 - Os 6,1-6 - Lc 18,9-14 - Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.

Dal libro del profeta Osèa - Os 6,1-6

«Venite, ritorniamo al Signore:
egli ci ha straziato ed egli ci guarirà.
Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà.
Dopo due giorni ci ridarà la vita
e il terzo ci farà rialzare,
e noi vivremo alla sua presenza.
Affrettiamoci a conoscere il Signore,
la sua venuta è sicura come l’aurora.
Verrà a noi come la pioggia d’autunno,
come la pioggia di primavera che feconda la terra».
Che dovrò fare per te, Èfraim,
che dovrò fare per te, Giuda?
Il vostro amore è come una nube del mattino,
come la rugiada che all’alba svanisce.
Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti,
li ho uccisi con le parole della mia bocca
e il mio giudizio sorge come la luce:
poiché voglio l’amore e non il sacrificio,
la conoscenza di Dio più degli olocàusti.

1. Il popolo, nel momento della fatica, si impose sacrifici, ma CAPÌ CHE DOVEVA TORNARE AL SIGNORE. Si moltiplicarono le pratiche religiose, i sacrifici di animali nel tempio, i doni votivi. Sembrava un ritorno alla conversione sincera. "VENITE, RITORNIAMO AL SIGNORE: EGLI CI HA STRAZIATO ED EGLI CI GUARIRÀ".

2. Ma qui il profeta diventa la voce sonora e chiarificatrice del pensiero di Dio. "Il Signore NON sa che farsene dei doni e dei gesti di culto che non significano e non portano alla conversione. VOGLIO L'AMORE E NON IL SACRIFICIO, LA CONOSCENZA DI DIO PIÙ DEGLI OLOCAUSTI". 

3. "Il dono che voi chiedete, e che IL SIGNORE È DISPOSTO A DARVI, verrà certamente, come la pioggia d'autunno e come la pioggia di primavera che feconda la terra". MA IL SIGNORE VUOLE DA NOI ALTRETTANTO CORAGGIO E SERIETÀ. E invece "il vostro amore è come la pioggia che viene da nube di primavera e da rugiada che non feconda".

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 18,9-14

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo".
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore".
Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

 

Quando si è farisei, quasi istintivamente nasce il desiderio di essere stimati e ammirati dalla gente per la coerenza di vita. Questo rischio li porta da una parte a rinchiudersi in se stessi, e dall’altra a proiettarsi verso quello che gli altri pensano di loro e ammirano in loro. 
Ma non è l'atteggiamento giusto di fronte a Dio, infatti il fariseo non è perdonato da Dio perché si vanta dei propri meriti pensando di essere a posto con Dio e con gli altri. Invece il pubblicano verrà esaudito per la preghiera di un cuore umile, pentito, consapevole delle proprie colpe. 
A volte la nostra religiosità è solo la diabolica espressione della nostra superbia. Un credente vero non si sente mai migliore dell’ultimo uomo sulla terra perché sa che anche lui è tratto dal fango come quell’uomo.

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Il fariseo ringrazia Dio, il pubblicano chiede pietà. Ma è la seconda la preghiera giusta, quella di chi si sente figlio e parla con il Padre. Quanta distanza c'è tra noi e Dio quando preghiamo?

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29.03 SANT'EUSTASIO, VESCOVO DI NAPOLI

sec. III

https://www.vaticannews.va/it/santo-del-giorno/03/29/sant-eutasio--vescovo-di-napoli.html

 

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venerdì 28 marzo 2025

28.03.2025 - Os 14,2-10 - Mc 12,28-34 - Il Signore nostro Dio è l'unico Signore: lo amerai.

Dal libro del profeta Osèa - Os 14,2-10

Così dice il Signore:
«Torna, Israele, al Signore, tuo Dio,
poiché hai inciampato nella tua iniquità.
Preparate le parole da dire
e tornate al Signore;
ditegli: “Togli ogni iniquità,
accetta ciò che è bene:
non offerta di tori immolati,
ma la lode delle nostre labbra.
Assur non ci salverà,
non cavalcheremo più su cavalli,
né chiameremo più “dio nostro”
l’opera delle nostre mani,
perché presso di te l’orfano trova misericordia”.
Io li guarirò dalla loro infedeltà,
li amerò profondamente,
poiché la mia ira si è allontanata da loro.
Sarò come rugiada per Israele;
fiorirà come un giglio
e metterà radici come un albero del Libano,
si spanderanno i suoi germogli
e avrà la bellezza dell’olivo
e la fragranza del Libano.
Ritorneranno a sedersi alla mia ombra,
faranno rivivere il grano,
fioriranno come le vigne,
saranno famosi come il vino del Libano.
Che ho ancora in comune con gli ìdoli, o Èfraim?
Io l’esaudisco e veglio su di lui;
io sono come un cipresso sempre verde,
il tuo frutto è opera mia.
Chi è saggio comprenda queste cose,
chi ha intelligenza le comprenda;
poiché rette sono le vie del Signore,
i giusti camminano in esse,
mentre i malvagi v’inciampano».

1. Osea chiede al popolo del Signore di ritornare al suo Dio. OSEA AFFERMA CHIARAMENTE CHE NON C'È DA ATTENDERSI SALVEZZA DA IDOLI CREATI DAGLI UOMINI. Osea presta la sua voce al vero Dio che si rivela manifestando la sua grande misericordia.

2. Il Signore, padre di infinita misericordia, È PRONTO AD ACCOGLIERE L’ORFANO che volge gli occhi a Lui, è PRONTO AL PERDONO, alla grande misericordia. E così facendo l’uomo NON È PIÙ ORFANO, RITORNA AD ESSERE FIGLIO, diviene essere profondamente AMATO e viene GUARITO dalla sua infedeltà.

3. Dice anche che il Signore VUOLE AGGIUNGERE AL PERDONO LA GUARIGIONE.  In Lui VENIAMO GUARITI DALLE NOSTRE FERITE E POSSIAMO REALIZZARE LA NOSTRA VITA IN PIENEZZA. E Dio veglia su di noi. Possiamo vivere sereni, tranquilli; SIAMO NELLO SGUARDO AMOREVOLE DI DIO. 

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+ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 12,28-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Il complimento che Gesù rivolge allo scriba è prudente: “Non sei lontano dal regno di Dio”. Lo scriba riconosce il primo e il secondo comandamento. Resta da definire come si esprima l’amore di Dio, che non potrà essere ridotto a qualche formalità. Gesù inoltre dedica energie a mostrare con parabole e fatti concreti chi è realmente il prossimo: anche il povero, il lebbroso, lo straniero, il bambino, il peccatore… fino a invitarci a ‘farci prossimo’. I comandamenti aprono un grande cammino.
Dio ci ha amati per primo, l’amore adesso non è più solo un comandamento, ma è la risposta al dono dell’amore col quale Dio ci viene incontro. Amore di Dio e amore del prossimo, sono inseparabili, sono un unico comandamento.

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Amare Dio e il prossimo. L'essenza di tutto. Vogliamo tenerci stretti sull'essenzialità di questo amore o fare soltanto “gli olocausti e i sacrifici” e cadere in una semplice religione?

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28.03 SAN CASTORE, MARTIRE A TARSO



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giovedì 27 marzo 2025

27.03.2025 - Ger 7,23-28 - Lc 11,14-23 - Chi non è con me è contro di me.

Dal libro del profeta Geremìa - Ger 7,23-28

Così dice il Signore:
«Questo ordinai loro: “Ascoltate la mia voce, e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici”.
Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio alla mia parola; anzi, procedettero ostinatamente secondo il loro cuore malvagio e, invece di rivolgersi verso di me, mi hanno voltato le spalle.
Da quando i vostri padri sono usciti dall’Egitto fino ad oggi, io vi ho inviato con assidua premura tutti i miei servi, i profeti; ma non mi hanno ascoltato né prestato orecchio, anzi hanno reso dura la loro cervìce, divenendo peggiori dei loro padri.
Dirai loro tutte queste cose, ma non ti ascolteranno; li chiamerai, ma non ti risponderanno. Allora dirai loro: Questa è la nazione che non ascolta la voce del Signore, suo Dio, né accetta la correzione. La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca».
1. " Ascoltate la mia voce, e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo". L'ASCOLTO LEGA, CREA COMUNIONE. Il popolo ha smarrito l’identità di essere figlio a causa della durezza del suo orecchio. Il popolo nato dall'ascolto che FA RESISTENZA PROPRIO ALLA PAROLA CHE LO HA GENERATO. 

2. "Questa è la nazione che NON ASCOLTA LA VOCE DEL SIGNORE, suo Dio, né accetta la correzione. LA FEDELTÀ È SPARITA, È STATA BANDITA DALLA LORO BOCCA". Un popolo di dura cervice, CAMMINA VERSO UN BARATRO E NON LO FERMA NEANCHE L'AMMONIMENTO DI CHI LO AMA.

3. È "UN'ASSIDUA PREMURA" QUELLA CHE MANIFESTA IL SIGNORE PER QUESTO FIGLIO RIBELLE. Geremia è avvisato: per adesso NON ascolteranno e NON desisteranno dai loro passi verso la morte. MA IL PROFETA CONTINUA AD ANNUNCIARE perché il Signore non condanna o annienta, ma porta alla vita.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 11,14-23
In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde».

Gesù combatte contro satana, il seduttore e il menzognero. Se satana è ”l’uomo forte” che invade il mondo, Gesù è “l’uomo più forte” che si mette accanto ad ogni uomo e nel suo cuore per vincere il male. Occorre stare attaccati a Gesù: con lo sguardo, il cuore, la domanda rivolti a Lui. I giorni e le ore della Quaresima ci vengono donati per questo.
Chi confida nelle proprie forze dimentica che a volte la vita è più forte delle proprie forze. Ecco perché abbiamo bisogno di confidare in Chi è davvero il più forte. Chi non vuole accettare Gesù, cade spesso nell’assurdo.

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Di fronte ai cavilli degli uomini Gesù ha parole forti, che scuotono la coscienza: “chi non raccoglie con me, disperde”, non è questa spesso la nostra sensazione: una vita di dispersione, disperazione?

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27.03 SAN RUPERTO, VESCOVO DI SALISBURGO

† 27 marzo 718

 


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PREPARAZIONE AL SACRAMENTO DELLA PENITENZA

PREPARAZIONE AL SACRAMENTO DELLA PENITENZA

PREGHIERA

 

Mio Signore e mio Dio,

tu conosci la mia debolezza,

la mia miseria, il mio peccato

perché sempre mi scruti,

mi conosci, mi provi, mi correggi.

Invia su di me il tuo Spirito santo,

affinché illumini il mio cuore

e io conosca i miei peccati,

mi porti grazia e consolazione

e io pianga le mie colpe,

mi riveli il tuo amore

e io speri nella tua misericordia.

Togli il velo ai miei occhi

e sarò preservato

dal grande peccato dell'orgoglio.

 

ESAME DI COSCIENZA

 

1. Amore di Dio.

- Amo Dio, l'unico Dio mio Signore, con un amore che supera ogni altro amore?

- Cristo è veramente per me il Signore, presente nella mia vita, nella mia mente, nel mio cuore?

- Sono fedele a ogni tempo di preghiera, a un vero dialogo con il Signore ogni giorno?

 

2. Amore del prossimo.

Amo quelli che sono accanto a me al di là delle loro posizioni, delle loro attrattive, delle loro diversità e ho la preoccupazione della comunione umana con loro?

Sono solidale con tutti ma specialmente con i poveri, i piccoli, i malati, i deboli, i vecchi?

Sono paziente, benevolo, mite, portatore di pace nei miei rapporti con gli altri?

So perdonare subito e dimenticare un'offesa commessa contro di me?

 

3. Amore della chiesa.

Considero la chiesa corpo di Cristo e ho amore per la parrocchia, la comunità cui appartengo, sapendo che Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei?

Sono settario nell'appartenenza alla mia tradizione cristiana, disprezzando o criticando meschinamente chi è diverso da me e chi appartiene ad altre chiese cristiane?

 

4. Vita personale.

Ricerco l'ammirazione e la lode mentre non sopporto facilmente le osservazioni, le critiche, le correzioni?

Considero me stesso un peccatore o penso di essere un giusto e che gli altri siano peggiori di me?

Amo il primo posto, ho un desiderio di autorità, di direzione, di dominio?

So dimenticare me stesso per valorizzare gli altri o mi rallegro dell'inferiorità altrui?

Cerco di superare il mio egoismo con una sovrabbondante amicizia e apertura per tutti?

Abuso dei doni che mi sono stati dati, li sperpero, li considero miei?

Sono convinto che il mio corpo è tempio dello Spirito santo e che non appartiene più a me stesso e che ogni azione impura macchia il corpo di Cristo e la comunità?

Consento a conversazioni, letture, spettacoli, visioni che insinuano in me desideri passionali e che macchiano il mio cuore rendendolo impuro?

Sono fedele allo spirito di povertà e di semplicità richiesto dall'evangelo o sono distratto dai miei beni, dal mio lavoro?

Sono sobrio nelle parole, so resistere alle mie reazioni con il silenzio esteriore e quello interiore del cuore?

Sono geloso, mi sento in concorrenza con gli altri, sono invidioso?

Sono convinto che il lavoro è fatto di sforzi umili e continui, e che la fatica è necessaria all'autentica preghiera?

Sono ipocrita cosi da dissimulare i miei pensieri o i miei sentimenti al prossimo?

Ho amore per la verità e ardore per la vita, o mi accontento di tirare avanti in una semioscurità per pigrizia, negligenza, indifferenza?

Ho coscienza che la carità è il fine della mia vita, che la carità non passa mai e che sarò giudicato soprattutto sulla carità?

Ho fede nella misericordia di Dio fino a non disperare mai e sono capace di abbandonarmi totalmente a lui?

 

ORAZIONE

 

O Dio, creatore e redentore di tutti i credenti,

concedi a me tuo servo la remissione di tutti i peccati

in modo che ottenga la misericordia

che sempre invoco e desidero.

Per Gesù Cristo tuo Figlio,

unico nostro Signore. Amen.

 

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mercoledì 26 marzo 2025

26.03.2025 - Dt 4,1.5-9 - Mt 5,17-19 - Chi insegnerà e osserverà i precetti, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

Dal libro del Deuteronòmio - Dt 4,1.5-9

Mosè parlò al popolo e disse:
«Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi.
Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore, mio Dio, mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nella terra in cui state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”. Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?
Ma bada a te e guàrdati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli».

1. Il Deuteronomio ammonisce gli sbadati, quelli che dopo aver goduto dei previlegi, dei benefici della relazione speciale con il Dio che salva... si dimenticano. CI SI SCORDA SOLO DI QUELLO CHE NON SI AMA.

2. C'È UNA TERRA CHE OGNI GIORNO RICEVIAMO IN DONO, quella della nostra vita, della nostra storia benedetta, quella che NON CI SIAMO CONQUISTATI NOI CON I NOSTRI SFORZI MA CHE È DONO RICEVUTO.

3. IN QUESTA TERRA CI SI PUÒ STARE IN TANTI MODI: da ospiti, da stranieri, da ladri...e da figli! Oggi il Signore ci ricorda che CI SONO DELLE "REGOLE" DA IMPARARE, non leggi imposte ma istruzioni per godere pienamente della nostra vita!

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 5,17-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Gesù dunque non vuole cancellare i comandamenti che il Signore ha dato per mezzo di Mosè, ma vuole portarli alla loro pienezza. E subito dopo aggiunge che questo “compimento” della Legge richiede una giustizia superiore, una osservanza più autentica. Gesù propone a chi lo segue la perfezione dell’amore: un amore la cui unica misura è di non avere misura, di andare oltre ogni calcolo.
Un fiume senza un argine è destinato a straripare e a distruggere. Sono gli argini che gli permettono di scorrere e arrivare lontano. Ma non bisogna mai pensare che l’argine sia più importante del fiume stesso. Questa è la grande lezione di Gesù sulla Legge.

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Gesù porta a compimento la Legge, è la sua “fioritura”. E questo ci mette in crisi, non capiamo.. forse perchè ragioniamo, da pigri, solo per contrapposizioni, per cui o si è pro o contro qualcosa?

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26.03 SAN CASTULO, MARTIRE, SULLA VIA LABICANA

... – Roma, 286

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