martedì 20 febbraio 2024

20.02.2024 - Is 55,10-11 - Mt 6,7-15 - Voi dunque pregate così.

Dal libro del profeta Isaìa - Is 55,10-11

Così dice il Signore:
«Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».
1. Isaia paragona la capacità della pioggia e della neve a quella della Parola di Dio. PIOGGIA E NEVE SONO UN BENE IRRINUNCIABILE PER LA TERRA che da loro viene irrigata e fecondata.

2. Così è della Parola di Dio. Tu non ne puoi fare a meno. Il progetto che Dio ha su di te si realizzerà NELLA MISURA DEL TUO ASCOLTARE ACCOGLIERE E TRADURRE IN VITA QUOTIDIANA la Parola di Dio.

3. Forse molti cristiani inacidiscono e appassiscono dentro il susseguirsi di giorni non irrorati né fecondati dalla PAROLA che VEICOLA A NOI GIORNALMENTE CIÒ CHE È ASSOLUTAMENTE NECESSARIO AL NOSTRO GERMOGLIARE E FIORIRE FRUTTIFICANDO IL BENE.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 6,7-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
“Prego con parole mie”. E’ il caso? Le nostre parole sono vacue, autoreferenziali, superficiali. Le parole sono inversamente proporzionali alla nostra fede. Più parliamo nella preghiera e più significa che abbiamo dubbi sul fatto che Dio sia nostro Padre.
Meglio allora pregare con le parole che Gesù ci regala: una strada aperta, un binario sicuro. Quando abbiamo realmente imparato a memoria la preghiera insegnata da Gesù, facendola nostra con il cuore, allora anche le nostre ‘preghiere spontanee’ affiorano da  terreno buono e crescono su una pianta sana. Partiamo da Lui, dal Padre, dal suo regno e dalla sua volontà. Arriviamo alla nostra vita, al pane, al nostro debito, alla tentazione, al male, al perdono. Domandiamo di essere custoditi e salvati.

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Preghiamo ma il Padre già sa, prima delle nostre preghiere, di cosa abbiamo bisogno. Forse allora preghiamo chiedendo cosa di cui non abbiamo bisogno. Cosa chiediamo quando preghiamo?

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