giovedì 16 febbraio 2023

Lc 15,11-32 - RITO AMBROSIANO - Ultima Domenica dopo l'Epifania

RITO AMBROSIANO
Ultima Domenica dopo l'Epifania
DOMENICA 19 FEBBRAIO 2023
Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 15,11-32
1. Il figlio prodigo che se ne va di casa (il Padre gli è di intralcio) e, con i beni ricevuti, CERCA UNA PROPRIA VIA DI FELICITÀ. VA A FINIRE MALE. Rientra in se stesso. Pentito? NO PER LUI IL PADRE È UN PADRONE. Anche Tu vuoi andare?

2. Il fratello maggiore è ‘fedele’ ma senza slancio e forse anche senza felicità. Si domanda: come mai L'ALTRO che ha sperperato gli averi È AMATO COME ME? PER LUI IL PADRE "PADRONE" non è giusto. ANCHE TU RAGIONI COSÌ?

3. IL PADRE È SOLO AMORE E MISERICORDIA che attende e apre le braccia ad accogliere. NON È CAPITO DA NESSUN DEI SUOI FIGLI. Ecco il modello da seguire nella tua vita.  CI STAI?

BUONA DOMENICA...

  ✠ Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 15,11-32
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».


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