mercoledì 11 settembre 2024

11.09.2024 - 1Cor 7,25-31 - Lc 6,20-26 - Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 7,25-31

Fratelli, riguardo alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia. Penso dunque che sia bene per l’uomo, a causa delle presenti difficoltà, rimanere così com’è.
Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei libero da donna? Non andare a cercarla. Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella loro vita, e io vorrei risparmiarvele.
Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!
1. PAOLO È PREOCCUPATO PER UNA COMUNITÀ CHE È DISUNITA. Consiglia, se possibile, di mantenere i legami e i rapporti in atto, evitando rotture brusche ed inversioni di marcia difficilmente comprensibili e giustificabili. Sei tu sposato? Non cercare di rompere questo legame.
2. Paolo ci ricorda che IL TEMPO DI QUESTA VITA È BREVE: se possibile non andiamo in cerca di ulteriori complicazioni che si aggiungono a quella che sono già trovate. CERCHIAMO CIÒ CHE È ESSENZIALE PER LA SALVEZZA e non diamo a tutto il resto l’importanza che non merita. 
3. E poi chi piange viva come se non piangesse; chi si rallegra non dia importanza ad una allegria del tutto effimera e passeggera; chi compra non si lasci prendere dalla brama del possesso dei beni di questo mondo. “PASSA LA FIGURA DI QUESTO MONDO.” Ciò che è figura è destinato a passare e a finire: CERCHIAMO CIÒ CHE VALE E DURA IN ETERNO.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 6,20-26
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Gesù sa che cosa rende felice l’uomo e che cosa lo porta a rovina: non solo rispetto alla sorte futura, ma anche per la vita di ogni giorno. La costruzione della nostra autosufficienza non basta a nulla. Solo la domanda del povero, la fiducia dell’affamato, l’affidamento di chi piange, la fede di chi è disposto a dare la vita per Lui, apre il cuore alla semplicità e verità e ci consegna nelle mani del Padre che ama e guarda i suoi figli.
Ma noi vogliamo davvero la santità? O ci accontentiamo di essere cristiani senza infamia e senza lode, che credono in Dio e stimano il prossimo ma senza esagerare? Insomma, o santità o niente! Ci fa bene lasciarci provocare dai santi, che qua non hanno avuto mezze misure e da là “tifano” per noi, perché scegliamo Dio, l’umiltà, la mitezza, la misericordia, la purezza, perché ci appassioniamo al cielo piuttosto che alla terra.

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Le beatitudini: il ribaltamento totale. La nostra “morale” viene rovesciata, capovolta. Cosa avranno compreso quegli uomini che ascoltarono queste parole per la prima volta? Cosa comprendiamo noi?

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