giovedì 3 aprile 2025

"MARTIRE NO, TESTIMONE SÌ".

"MARTIRE NO, TESTIMONE SÌ".

Il missionario Padre Gigi Maccalli, della Società Missioni Africane, racconta la sua esperienza in Africa, in particolare in Costa d'Avorio e Niger, dove ha vissuto a stretto contatto con la popolazione locale. In Niger, in un contesto prevalentemente musulmano, ha vissuto la missione come "pastorale della stuoia", cioè stare con la gente, condividere la loro vita e ascoltare.

Il 17 settembre 2018, viene rapito da jihadisti e portato nel deserto del Sahel, dove trascorre due anni e tre settimane in prigionia. Incatenato per lunghi periodi, vive momenti di solitudine, sofferenza e domande interiori, ma trova la forza di resistere attraverso la preghiera, l'affidamento a Maria e allo Spirito Santo, e la celebrazione della "Messa del deserto", offrendo il proprio corpo e cuore spezzato come sacrificio.

Durante la prigionia, preghiera e fede diventano il suo sostegno, permettendogli di sopravvivere e di perdonare i suoi persecutori. Il suo racconto è una testimonianza di resilienza, fede e speranza, mostrando come anche nelle situazioni più estreme si possa trovare un senso e una luce interiore.

Padre Gigi racconta la sua esperienza di prigionia nel deserto per 752 giorni, sottolineando come il silenzio e la preghiera del cuore siano stati la sua forza. Il silenzio, paragonato a un grembo che accoglie una nuova parola, è il luogo dove Dio si manifesta. Nel deserto, ha sperimentato un amore gratuito, come quello di Dio, che ama tutti senza distinzione.

Riflettendo sulla sua vita, ha capito l'importanza dell'essenziale: vivere la propria umanità pienamente, compiere gesti semplici di amore e misericordia, come toccare, stare, abbracciare. Il vero miracolo lo compie Dio.

 Non porta rancore per i suoi rapitori, ma solo una profonda tristezza nel vedere giovani sprecare la vita per la violenza. Ha scelto la via del perdono e del dialogo, rifiutando di rispondere con odio. Invita a "disarmare la parola", perché la violenza verbale genera violenza fisica.

Non traspare mai odio verso l'Islam, avendo amici musulmani che hanno pregato per lui. La missione oggi, più che "convertire", è "essere missione", vivere l'incontro e la fraternità, anche nei nostri quartieri e periferie.

Le stelle del deserto, simbolo di speranza, lo hanno sostenuto nella lunga prigionia, fino al giorno della liberazione, l'8 ottobre 2020. Al suo ritorno, Papa Francesco lo ha accolto dicendogli: "Martire no, testimone sì".

Oggi, Padre Gigi Maccalli continua a portare la sua testimonianza di fede, perdono e speranza, ricordando che la missione non è solo annuncio, ma soprattutto presenza e vicinanza. Il suo messaggio invita a costruire ponti di dialogo tra culture e religioni, scegliendo la via della fraternità invece che del conflitto.

In un mondo segnato da divisioni e violenze, la sua esperienza dimostra che il perdono è più forte dell’odio e che l’amore gratuito di Dio può illuminare anche le notti più oscure. Padre Gigi ci sprona a non chiuderci nella paura, ma a vivere con coraggio e apertura verso gli altri. La sua resilienza è un esempio di come la fede possa sostenere anche nelle prove più dure.

Ancora oggi, il suo cuore resta vicino ai popoli dell’Africa, ai poveri e agli ultimi, testimoniando che il Vangelo si vive prima di tutto nell’incontro. La sua storia è un richiamo a riscoprire l’essenziale e a non smettere mai di credere nella possibilità di un mondo più giusto. Invita tutti a “disarmare la parola” e a scegliere la pace nel quotidiano. La sua esperienza ci insegna che, nonostante il buio, la luce della speranza non si spegne mai.

 

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