martedì 10 giugno 2025

DONAL WALSH

DONAL WALSH

Aveva 16 anni, stava morendo di cancro per la terza volta. Eppure non chiedeva pietà, né miracoli. Chiedeva che gli adolescenti della sua terra smettessero di uccidersi. È bastata una lettera, una voce, e un volto segnato dal dolore ma attraversato dalla luce, per scuotere l’Irlanda e perfino un futuro Papa. Questa è la storia vera – e tremenda – di Donal Walsh, il ragazzo che dal letto di un ospedale ha combattuto la sua battaglia finale non per sé, ma per gli altri.
 
Donal non ha avuto una vita normale. Diagnosi di osteosarcoma a 12 anni. Chemioterapia, chirurgia, remissione, poi recidiva. A 16 anni la sentenza: terminale. Mentre il suo corpo lo tradiva per l’ultima volta, Donal veniva sconvolto da un altro dramma: i suicidi tra i ragazzi della Contea di Kerry. Ragazzi sani, pieni di vita, che decidevano di farla finita. Lui, che stava lottando con tutte le sue forze per vivere, non riusciva a comprenderlo.
 
Scrisse una lettera, pensando che l’avrebbero letta dopo la sua morte. Ma quella lettera – brutale, commovente, lucida – divenne virale. “Io sto lottando per la mia vita per la terza volta in quattro anni e non ho più speranze...” scriveva. E ancora: “Non riesco a capire perché, con tutta questa vita a disposizione, qualcuno possa volerla buttare via”.
 
Il giornale Kerry’s Eye la pubblicò. L’Irlanda si fermò.
 
Il giorno in cui Donal salì sul palco del Saturday Night Show, in diretta nazionale, fu un terremoto. Parlò per 19 minuti. Di dolore, di fede, di speranza. Disse, guardando in camera, che Dio non lo aveva abbandonato, ma stava usando la sua vita come strumento. Parole da profeta. Dopo quella sera, il tasso di suicidi giovanili nella sua contea scese. Sì, davvero.
 
E mentre tutto il Paese lo ascoltava, un uomo lontano, a Roma, lo stava leggendo. Si chiamava Robert Prevost. Era allora il Priore Generale degli Agostiniani, oggi è Papa Leone XIV. Donal aveva uno zio sacerdote, padre Michael Walsh, che consegnò la famosa lettera a Prevost. Il futuro Papa ne fu sconvolto. Scrisse personalmente a Donal, offrendogli un’onorificenza speciale: essere nominato Agostiniano onorario.
 
Donal accettò. Due giorni prima di morire, giurò come membro dell’Ordine di Sant’Agostino.
 
Mentre molti si aggrappano alla vita con le unghie e con i denti, lui la offrì. In cambio di un messaggio: amate di più. Siate grati. Vivete.
 
Ha raccolto 50.000 euro per i bambini malati, ha denunciato le carenze dell’ospedale di Dublino, ha sognato viaggi mai fatti e il matrimonio di una sorella che non avrebbe accompagnato. Eppure, non ha mai chiesto nulla per sé.
 
Ogni anno, nel Santuario di Knock, migliaia di giovani si riuniscono per il Donal Walsh Day: un raduno che urla al cielo che la vita vale. Quest’anno, ironia del destino, quel giorno coincideva con l’elezione del Papa. Non uno qualunque. Proprio quello che aveva creduto in Donal. “Don Prevost? In lizza per il papato?”, disse il padre di Donal. “Improbabile, è americano.” Ma lo Spirito Santo aveva altri piani.
 
Se oggi Papa Leone XIV siede sul soglio di Pietro, una parte di quel cammino passa per la stanza d’ospedale di un ragazzo irlandese che, morendo, ha insegnato a tutti a vivere.
 
 
Donal Walsh (23 maggio 1997 – 12 maggio 2013) è stato un adolescente irlandese noto per il suo straordinario coraggio e per il potente messaggio sulla vita, trasmesso durante la sua battaglia contro un cancro terminale.

 

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