giovedì 5 giugno 2025

PENTECOSTE: SPIRITO SANTO O SPIRITO SPENTO?

PENTECOSTE: SPIRITO SANTO O SPIRITO SPENTO?

La Pentecoste ha origini antiche, radicate nella tradizione ebraica. In Israele era conosciuta come la festa della mietitura e dei primi frutti, celebrata cinquanta giorni dopo la Pasqua. Nella lingua ebraica veniva chiamata Shavuot, cioè “festa delle settimane”, perché cadeva sette settimane dopo la liberazione dall’Egitto. Si trattava inizialmente di una festa agricola, legata al ringraziamento per i doni della terra, alla quale si aggiunse in seguito la memoria della promulgazione della Legge mosaica sul Monte Sinai. Nei testi biblici, questa ricorrenza è legata a sacrifici, preghiere e pellegrinaggi: tutti i maschi ebrei erano infatti tenuti a recarsi a Gerusalemme per celebrarla, assieme alla Pasqua e alla festa delle Capanne. Il termine greco “Pentecoste” significa “cinquantesimo giorno”, e in alcuni testi dell’Antico Testamento, come in Tobia e nei Maccabei, viene già utilizzato per riferirsi a questa solennità.

 Nel cristianesimo, la Pentecoste assume un significato radicalmente nuovo e decisivo. Secondo quanto raccontano gli Atti degli Apostoli (capitolo 2), cinquanta giorni dopo la Pasqua, mentre i discepoli erano riuniti nel Cenacolo con Maria, madre di Gesù, si udì un fragore dal cielo, come di vento impetuoso, che riempì tutta la casa. Apparvero allora lingue di fuoco che si posarono su ciascuno dei presenti: tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito suggeriva loro. Attirati da quel fenomeno, molti giudei accorsi a Gerusalemme per la festa rimasero stupiti: ciascuno udiva i discepoli parlare nella propria lingua nativa. Quel giorno segna il vero inizio della missione della Chiesa, che da quel momento smette di essere un piccolo gruppo chiuso per diventare un corpo vivo, dinamico, universale, pronto a testimoniare il Vangelo fino ai confini della terra.

 La Pentecoste cristiana è dunque molto più di una semplice commemorazione. È considerata, insieme alla Pasqua, la festa più solenne dell’anno liturgico. È il momento in cui lo Spirito Santo — terza persona della Santissima Trinità — irrompe nella storia per trasformare radicalmente la vita dei credenti. Lo Spirito non è una forza vaga o impersonale: è il Consolatore promesso da Gesù, Colui che guida alla verità, che illumina la coscienza, che dà coraggio ai timidi, che unisce i diversi in un solo corpo, la Chiesa. Nell’Antico Testamento, lo Spirito di Dio appare come forza vitale, creatrice, che suscita profeti e ispira l’obbedienza ai comandamenti. Nel Nuovo Testamento, invece, la sua identità si rivela pienamente come persona divina, particolarmente nel Vangelo di Giovanni e negli scritti di san Paolo, dove lo Spirito è legato strettamente all’opera della redenzione.

 

Lo Spirito Santo nella Vita della Chiesa e dei Fedeli

 

Lo Spirito Santo viene donato a ogni battezzato come principio di vita nuova. Attraverso i sacramenti del Battesimo e della Confermazione (Cresima), i credenti ricevono i suoi sette doni, elencati dal profeta Isaia: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio. Questi doni non sono semplici qualità morali, ma grazie divine che trasformano interiormente la persona, orientandola verso il bene e rendendola capace di testimonianza, discernimento e santità. Lo Spirito agisce continuamente nella Chiesa, distribuendo carismi e ministeri diversi, tutti finalizzati all’edificazione dell’unico corpo ecclesiale.

 I simboli con cui lo Spirito Santo è rappresentato sono molteplici: la colomba, che appare al momento del Battesimo di Gesù; il fuoco, che scende nel Cenacolo il giorno di Pentecoste; il vento, immagine del soffio vitale di Dio; la nube luminosa, che nella Trasfigurazione avvolge Gesù e i discepoli. In ogni celebrazione liturgica, soprattutto nei sacramenti, lo Spirito viene invocato solennemente. In modo particolare, il suo intervento è fondamentale nell’Ordine Sacro, nella consacrazione eucaristica, nella riconciliazione e in tutte le scelte decisive per la vita della Chiesa. È anche lo Spirito ad assistere il Conclave per l’elezione del Papa e a ispirare le decisioni dei Concili.

 L’invocazione più celebre allo Spirito Santo è l’inno “Veni Creator Spiritus”, attribuito a Rabano Mauro, arcivescovo di Magonza nel IX secolo. In queste parole si esprime tutta la potenza e la delicatezza dell’azione dello Spirito: creatore e consolatore, fuoco e luce, fonte di pace e forza nelle prove. I cristiani hanno sempre guardato alla Pentecoste non solo come a un evento del passato, ma come a una realtà viva e sempre attuale. Lo Spirito Santo non ha mai smesso di soffiare nella Chiesa e nei cuori dei credenti. Egli accende il fuoco della fede, spazza via l’indifferenza, rinnova la speranza e risveglia le passioni profonde, quelle che spingono l’uomo a vivere non nella mediocrità, ma nell’ardore di chi ha scoperto un senso più grande per cui spendersi.

 Oggi più che mai, la Pentecoste ci interroga. In un tempo segnato da indifferenza religiosa e da stanchezza spirituale, lo Spirito ci invita a riscoprire l'entusiasmo della fede, la forza della testimonianza, il coraggio dei sogni. Perché come ha detto Hegel, “nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione”, e lo Spirito è proprio colui che accende nel cuore la passione per Dio e per l’uomo. Aprirsi allo Spirito significa lasciarsi rinnovare, diventare fuoco vivo, linguaggio nuovo, Chiesa in uscita. Significa lasciarsi spingere dove non avremmo mai pensato di andare, con parole che non avremmo mai pensato di dire, per costruire una storia che non avremmo mai potuto immaginare senza di Lui.


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