Dal libro del profeta Osèa - Os 11,1-4.8c-9
Così dice il Signore:«Quando Israele era fanciullo,io l'ho amatoe dall'Egitto ho chiamato mio figlio.Ma più li chiamavo,più si allontanavano da me;immolavano vittime ai Baal,agli idoli bruciavano incensi.A Èfraim io insegnavo a camminaretenendolo per mano,ma essi non compreseroche avevo cura di loro.Io li traevo con legami di bontà,con vincoli d'amore,ero per loro come chi sollevaun bimbo alla sua guancia,mi chinavo su di luiper dargli da mangiare.Il mio cuore si commuove dentro di me,il mio intimo freme di compassione.Non darò sfogo all'ardore della mia ira,non tornerò a distruggere Èfraim,perché sono Dio e non uomo;sono il Santo in mezzo a tee non verrò da te nella mia ira».
1. Osea ci rivela il VOLTO DI UN DIO CHE È PADRE ED EDUCATORE, che insegna a camminare tenendo per mano il suo popolo. Che attrae verso di sé Israele con legami di bontà, ma DEVE FARE I CONTI CON LA RIBELLIONE E IL RIFIUTO.
2. Di fronte a questo rifiuto la reazione del Signore è una PROFONDA COMMOZIONE che porta Dio a rinunciare alla punizione e alla vendetta e a MANIFESTARE IL SUO ESSERE DIO ATTRAVERSO LA CORREZIONE E L’AMORE.
3. «PERCHÉ SONO DIO E NON UOMO». L’uomo è una figura debole ed incostante, che si fa trascinare dall’ira, Dio è una madre che non abbandona mai i suoi figli, amorevole, pronta a sorregge, aiutare, accogliere, perdonare, salvare, CON UNA FEDELTÀ CHE SORPASSA IMMENSAMENTE QUELLA DEGLI UOMINI, PER APRIRSI A DIMENSIONI DI ETERNITÀ.
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