domenica 30 marzo 2025

Gs 5,9-12 - 2Cor 5,17-21 - Lc 15,1-3.11-32 - IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO C)

IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO C)

Domenica 30 Marzo 2025
Dal libro di Giosuè - Gs 5,9-12

In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto».
Gli Israeliti rimasero accampati a Gàlgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico.
Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, àzzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno.
E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.
1. Giosuè fa entrare il popolo nella Terra promessa e celebra la Pasqua. Dio aveva promesso la Terra ad Abramo, SECOLI DOPO quella promessa si realizza: DIO HA DETTO DIO HA FATTO. Nella terra IL POPOLO È ENTRATO E HA RICEVUTO LA BENEDIZIONE.

2. Il giorno dopo la celebrazione della Pasqua, il popolo mangia i frutti della terra di Canaan. INIZIA PER ESSI UNA NUOVA VITA, è finito il tempo del deserto. La loro storia quotidiana cambia, la loro vita cambia, SI APRE UNA NUOVA POSSIBILITÀ, GRAZIE A DIO.

3. LA PROMESSA DEL SIGNORE COMINCIA A REALIZZARSI IN OGNI SUA PAROLA. Israele una cosa però non dovrà mai dimenticare: anche frutti, al pari della manna, sono un dono di Dio. TUTTO PER ISRAELE SARÀ UN DONO DI DIO.

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Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 2Cor 5,17-21

Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
1. L’Apostolo mostra che CHI È IN CRISTO È UNA NUOVA CREATURA, le cose di prima sono passate ne sono nate di nuove: è un MONDO NUOVO. Gesù toglie le cose di prima e ne fa nascere di nuove cioè LA RICONCILIAZIONE CON DIO e questa riconciliazione è stata affidata al ministero apostolico.

2. Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato agli apostoli il ministero della riconciliazione. Gli apostoli sono I MESSAGGERI DELLA MISERICORDIA DI DIO e fungono da ambasciatori. PAOLO CI SUPPLICA IN NOME DI CRISTO A LASCIARCI RICONCILIARE. E tu vuoi riconciliarti con Dio? Dio ti offre la sua misericordia, ma tu la vuoi accettare?

3. Gesù, lo sappiamo, è l'unico che non ha conosciuto peccato e ha vinto il peccato in nostro favore. Grazie a lui NOI POSSIAMO DIVENTARE GIUSTIZIA DI DIO. La nostra vita PUÒ DIVENTARE GIUSTIZIA CIOÈ MISERICORDIA frutto della nuova relazione con Dio che salva.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 15,1-3.11-32

In quel tempo, si avvicinavano Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

1. Il figlio prodigo che se ne va di casa (il Padre gli è di intralcio) e, con i beni ricevuti, CERCA UNA PROPRIA VIA DI FELICITÀ. VA A FINIRE MALE. Rientra in se stesso. Pentito? NO PER LUI IL PADRE È UN PADRONE. Anche Tu vuoi andare?

2. Il fratello maggiore è ‘fedele’ ma senza slancio e forse anche senza felicità. Si domanda: come mai L'ALTRO che ha sperperato gli averi È AMATO COME ME? PER LUI IL PADRE "PADRONE" non è giusto. ANCHE TU RAGIONI COSÌ?

3. IL PADRE È SOLO AMORE E MISERICORDIA che attende e apre le braccia ad accogliere. NON È CAPITO DA NESSUN DEI SUOI FIGLI. Allora si capisce i destinatari della parabola: i FARISEI e gli scribi che sono scandalizzati perché Gesù mangia con i pubblicani e i peccatori. GESÙ VUOLE BENE AI FARISEI E VUOLE COMUNICARE IL VERO VOLTO DI DIO PER LA LORO FELICITÀ. HAI CAPITO!

BUONA DOMENICA DI QUARESIMA...

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TORNIAMO

Il padre ama il figlio e lo lascia libero, ma attende sempre il suo ritorno. Quando il figlio torna, non trova un giudice, ma un padre che lo abbraccia. Dio è amore senza misura, che non guarda la colpa ma accoglie con tenerezza. Il figlio maggiore, che più ci assomiglia, fa fatica a comprendere, ma l'amore del Padre è per tutti e desidera che ogni figlio entri nella sua gioia. Se ci siamo allontanati, torniamo a Lui senza paura. 

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LECTIO DIVINA - IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO C)

OMELIA -  IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO C)


Gv 9,1-38 - RITO AMBROSIANO - DOMENICA DEL CIECO - IV di Quaresima

RITO AMBROSIANO
DOMENICA DEL CIECO - IV di Quaresima
DOMENICA 30 MARZO 2025

 

+ Lettura del Vangelo secondo Giovanni 9, 1-38b
In quel tempo. Passando, il Signore Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!».
1. La guarigione di un uomo cieco dalla nascita è metafora del nostro cammino di fede. NOI SIAMO CIECHI: la nostra incredulità, la non disponibilità ad accogliere la luce di Dio, ci fissa nell'OSCURITÀ e nel NON SENSO. - ABBIAMO BISOGNO DI GESÙ...

2. Siamo come avvolti nella tenebra, le cose non hanno contorno né colore, SIAMO CIECHI, e come il cieco siamo inerti, soli, smarriti, viviamo nella paura. EPPURE GESÙ C'È...  IL CIECO LO SA RICONOSCERE e da Lui nasce una vita nuova... NON SEI SOLO...

3. SOLO L’INCONTRO CON CRISTO — Luce del mondo, Luce «che illumina ogni uomo» — TOGLIE IL VELO DAGLI OCCHI, riabilita l’uomo, lo restituisce alla sua piena dignità, gli permette di cogliere lo splendore delle cose e il sapore nuovo della vita. - RICORDA: SOLO L’INCONTRO CON CRISTO...

BUONA DOMENICA DI QUARESIMA...

30.03 SAN LEONARDO MURIALDO

Torino, 26 ottobre 1828 - 30 marzo 1900

 


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giovedì 27 marzo 2025

27.03 SAN RUPERTO, VESCOVO DI SALISBURGO

† 27 marzo 718

 


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PREPARAZIONE AL SACRAMENTO DELLA PENITENZA

PREPARAZIONE AL SACRAMENTO DELLA PENITENZA

PREGHIERA

 

Mio Signore e mio Dio,

tu conosci la mia debolezza,

la mia miseria, il mio peccato

perché sempre mi scruti,

mi conosci, mi provi, mi correggi.

Invia su di me il tuo Spirito santo,

affinché illumini il mio cuore

e io conosca i miei peccati,

mi porti grazia e consolazione

e io pianga le mie colpe,

mi riveli il tuo amore

e io speri nella tua misericordia.

Togli il velo ai miei occhi

e sarò preservato

dal grande peccato dell'orgoglio.

 

ESAME DI COSCIENZA

 

1. Amore di Dio.

- Amo Dio, l'unico Dio mio Signore, con un amore che supera ogni altro amore?

- Cristo è veramente per me il Signore, presente nella mia vita, nella mia mente, nel mio cuore?

- Sono fedele a ogni tempo di preghiera, a un vero dialogo con il Signore ogni giorno?

 

2. Amore del prossimo.

Amo quelli che sono accanto a me al di là delle loro posizioni, delle loro attrattive, delle loro diversità e ho la preoccupazione della comunione umana con loro?

Sono solidale con tutti ma specialmente con i poveri, i piccoli, i malati, i deboli, i vecchi?

Sono paziente, benevolo, mite, portatore di pace nei miei rapporti con gli altri?

So perdonare subito e dimenticare un'offesa commessa contro di me?

 

3. Amore della chiesa.

Considero la chiesa corpo di Cristo e ho amore per la parrocchia, la comunità cui appartengo, sapendo che Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei?

Sono settario nell'appartenenza alla mia tradizione cristiana, disprezzando o criticando meschinamente chi è diverso da me e chi appartiene ad altre chiese cristiane?

 

4. Vita personale.

Ricerco l'ammirazione e la lode mentre non sopporto facilmente le osservazioni, le critiche, le correzioni?

Considero me stesso un peccatore o penso di essere un giusto e che gli altri siano peggiori di me?

Amo il primo posto, ho un desiderio di autorità, di direzione, di dominio?

So dimenticare me stesso per valorizzare gli altri o mi rallegro dell'inferiorità altrui?

Cerco di superare il mio egoismo con una sovrabbondante amicizia e apertura per tutti?

Abuso dei doni che mi sono stati dati, li sperpero, li considero miei?

Sono convinto che il mio corpo è tempio dello Spirito santo e che non appartiene più a me stesso e che ogni azione impura macchia il corpo di Cristo e la comunità?

Consento a conversazioni, letture, spettacoli, visioni che insinuano in me desideri passionali e che macchiano il mio cuore rendendolo impuro?

Sono fedele allo spirito di povertà e di semplicità richiesto dall'evangelo o sono distratto dai miei beni, dal mio lavoro?

Sono sobrio nelle parole, so resistere alle mie reazioni con il silenzio esteriore e quello interiore del cuore?

Sono geloso, mi sento in concorrenza con gli altri, sono invidioso?

Sono convinto che il lavoro è fatto di sforzi umili e continui, e che la fatica è necessaria all'autentica preghiera?

Sono ipocrita cosi da dissimulare i miei pensieri o i miei sentimenti al prossimo?

Ho amore per la verità e ardore per la vita, o mi accontento di tirare avanti in una semioscurità per pigrizia, negligenza, indifferenza?

Ho coscienza che la carità è il fine della mia vita, che la carità non passa mai e che sarò giudicato soprattutto sulla carità?

Ho fede nella misericordia di Dio fino a non disperare mai e sono capace di abbandonarmi totalmente a lui?

 

ORAZIONE

 

O Dio, creatore e redentore di tutti i credenti,

concedi a me tuo servo la remissione di tutti i peccati

in modo che ottenga la misericordia

che sempre invoco e desidero.

Per Gesù Cristo tuo Figlio,

unico nostro Signore. Amen.

 

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martedì 25 marzo 2025

25.03 ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE



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PIÙ AMORE, MENO GIUDIZIO: SOLO DIO CONOSCE I CUORI.

PIÙ AMORE, MENO GIUDIZIO: SOLO DIO CONOSCE I CUORI.

A volte è troppo facile giudicare frettolosamente, vedere cosa ha fatto qualcuno e pensare subito che sia una persona terribile e nostra nemica.
Quanto spesso vedi qualcuno, di persona o online, e trai immediatamente giudizi o conclusioni sul suo conto?

Questa tentazione è particolarmente presente sui social media, dove vediamo un titolo di una notizia o una foto su Instagram e immediatamente ci identifichiamo con una persona o un gruppo di persone. Spesso questo significa etichettare qualcuno come nemico in base a qualcosa che ha fatto o a ciò che ha condiviso sui social media.
Inoltre, corriamo il rischio di esprimere giudizi affrettati ogni volta che andiamo a messa. Vediamo qualcuno e cosa indossa, e immediatamente pensiamo che abbia qualcosa di negativo. Oppure potremmo arrabbiarci perché i figli di qualcuno sono irrequieti durante la messa e condannarli immediatamente come cattivi genitori.

Esprimere giudizi affrettati non è mai una buona cosa ed è un vizio da cui dobbiamo trarre giovamento.

Ecco la cura.
Oltre alla confessione frequente, San Francesco di Sales offre una cura nella sua Introduzione alla vita devota . Spiega che l'amore è la cura per i giudizi affrettati: "Quale rimedio possiamo applicare?... Bevi liberamente il vino sacro dell'amore, e ti curerà dai cattivi temperamenti che ti conducono a questi giudizi perversi. Lungi dal cercare ciò che è male, l'Amore teme di incontrarlo, e quando un tale incontro è inevitabile, chiude gli occhi al primo sintomo, e poi, nella sua santa semplicità, si chiede se non sia un'ombra fantastica che attraversa il suo cammino, invece del peccato stesso."
Egli arriva addirittura a paragonare i giudizi affrettati all'"ittero" spirituale: Certamente, il peccato dei giudizi avventati è un'ittero spirituale, che fa apparire tutto cattivo a chi ne soffre; E chi vuole guarire da questa malattia non deve accontentarsi di applicare rimedi agli occhi o all'intelletto, ma deve combatterla attraverso gli affetti, che sono come i piedi dell'anima. Se i tuoi affetti sono caldi e teneri, il tuo giudizio non sarà severo; Se sono amorevoli, il loro giudizio sarà lo stesso.

Non giudicare mai il tuo vicino
San Francesco di Sales arriva persino a dire: "Non dovremmo mai giudicare il nostro prossimo?", chiedi. "Mai, figlia mia. È Dio che giudica i criminali portati davanti a un tribunale". Dio non ci ha costituiti giudici, pronti a pronunciare la nostra opinione sulle azioni delle persone. Solo Dio conosce i segreti dei nostri cuori e questa conoscenza dovrebbe risvegliare in noi compassione e amore verso le altre persone.

Non vorremmo forse che gli altri avessero la stessa opinione di noi? Non vorremmo forse che gli altri ci trattassero con indulgenza, senza giudicare le nostre azioni?

Il nostro compito sulla terra non è quello di esprimere giudizi, ma solo di provare compassione per i nostri nemici e pregare per loro. Possono certamente aver fatto qualcosa di sbagliato, e a volte possiamo esprimerci contro; ma non dovremmo mai condannarli. Dio è colui che giudica e condanna. Noi non siamo Dio.

 

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domenica 23 marzo 2025

Es 3,1-8.13-15 - 1Cor 10,1-6.10-12 - Lc 13,1-9 - III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)

III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)

Domenica 23 Marzo 2025
Dal libro dell’Èsodo - Es 3,1-8.13-15

In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb.
L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava.
Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.
Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele».
Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?».
Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».
1. Mosè è un uomo di 80 anni, un uomo segnato dalla vita, un fallito che si era rifatto un'esistenza all'estero. E QUANDO PENSAVA CHE TUTTO ORMAI ERA FINITO VENNE SORPRESO DA DIO, e nel Roveto ardente, in quel fuoco che arde senza distruggere, incontrò il Signore il quale gli disse di AVERE VISTO la condizione del popolo di AVERE SENTITO il grido. 

2. ECCO LA MISERICORDIA DI DIO: Dio ha VISTO, Dio ha SENTITO che il popolo sta male, si è PRESO A CUORE quella sofferenza e INTERVIENE per salvarlo. Dio interviene mandando Mosè: sono sceso per liberare il mio popolo QUINDI VAI TU. Vale per TE…

3. Mosè gli dice: chi sono Io per andare? E chi sei Tu? «IO SONO COLUI CHE SONO!» e, IO SARÒ CON TE. Dio si rivela a Mosè come il SIGNORE colui che è CON il suo eletto. IO SONO CON TE. Mosè può andare in Egitto perché È ACCOMPAGNATO dal Signore ed È GARANTITO dalla sua presenza.

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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 10,1-6.10-12

Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto.
Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono.
Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.
1. Paolo mette in correlazione i fatti dell'esodo con l'esperienza Cristiana e dice: quello che è capitato agli antichi israeliti nelle vicende dell'esodo era una figura, un modello, un esempio per noi. NOI DOBBIAMO IMPARARE da quelle antiche letture A NON FARE GLI SBAGLI CHE HANNO FATTO LORO.

2. Il popolo è stato liberato dal faraone, è passato attraverso il mare, è stato aiutato nel deserto, è stato guidato da Dio, MA SONO MORTI TUTTI NEL DESERTO. Hai capito? Attenzione dice l'apostolo ai Cristiani di Corinto perché VOI AVETE RICEVUTO il battesimo, fate la comunione, avete ricevuto tante grazie da parte di Dio MA RISCHIATE DI NON AVERNE UN BENEFICIO come un fico sterile. 

3. È NECESSARIO CHE QUELLE VICENDE VI AIUTINO A CAMBIARE MENTALITÀ, vi aiutino a portare frutto nella vostra vita. LA MISERICORDIA DI DIO CI GUARISCA DALLE NOSTRE INFEDELTÀ E CI RENDA FRUTTUOSI…

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 13,1-9

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

1. Gesù, prendendo spunto da due fatti di cronaca nei quali degli innocenti erano morti, afferma che NON È IL CASTIGO DI DIO. È però INVITO ALLA CONVERSIONE METTENDO IN CONTO CHE OGNI VITA È PRECARIA, ed è contraddetta dalla violenza, dal male... OGGI È IL TEMPO FAVOREVOLE PER LA CONVERSIONE...

2. Gesù racconta la parabola del fico sterile. IL PADRE E IL FIGLIO SI PRENDONO CURA DELL’UOMO E SI ATTENDONO CHE EGLI RISPONDA AL LORO AMORE. Apri gli occhi e vedrai la misericordia di Dio nel prossimo che si prende cura di Te... APRI GLI OCCHI…

3. DIO È PAZIENTE. ATTENDE il tempo buono perché l’albero maturi. Purché maturi! Purché ci convertiamo a Lui, o comunque iniziamo il cammino e avviamo la fioritura. CHE COSA LO IMPEDISCE? LA CONVERSIONE COMINCIA SEMPRE DAL PRIMO PASSO....

BUONA DOMENICA DI QUARESIMA...

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PERCHÉ

Amare ed essere amati è la cosa più bella della vita. La vita langue se non c’è amore! Ma abbiamo a che fare con tanto male, con tante tragedie. Perché Dio permette questo? Perché non interviene? «Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Dio non minaccia; ma ci invita a non abusare della sua pazienza. Per capire il senso del dolore e delle prove, dobbiamo convertirci e imparare ad amare davvero. 

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LECTIO DIVINA - III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)

OMELIA - III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)

 

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Gv 8,31-59 - RITO AMBROSIANO - DOMENICA DI ABRAMO - III di Quaresima

RITO AMBROSIANO… 
DOMENICA DI ABRAMO - III di Quaresima
DOMENICA 23 MARZO 2025 

 + Lettura del Vangelo secondo Giovanni 8,31-59
In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio».
Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
1. Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi NON BASTA ESSERE FIGLI DI ABRAMO, OCCORRE CREDERE, ACCOGLIERE LA SUA PAROLA, ACCOGLIERE GESÙ...

2. Gli Ascoltatori non sono d’accordo. Gesù prosegue la sua strada. NON lo accolgono lo giudicano, lo criticano e il dialogo diventa polemico. Lo vogliono lapidare. Gesù si rivela col suo nome "IO SONO". LUI È LA PAROLA DI VERITÀ E LIBERTÀ. - COME È DIFFICILE CONVERTIRSI, È FORSE MEGLIO RIMANERE NELLE PROPRIE IDEE?...

3. Gli ascoltatori sono figli di Abramo ma non agiscono come Abramo che si incamminò su vie sconosciute indicate da Dio: ABRAMO SI ABBANDONÒ TOTALMENTE ALLA VOLONTÀ DI DIO per arrivare alla Terra promessa. ABRAMO È PADRE DELLA FEDE. NOI COME ABRAMO...

BUONA DOMENICA DI QUARESIMA...
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23.03 SAN TURIBIO DE MOGROVEJO, VESCOVO DI LIMA

Mayorga de Campos - León (Spagna), 16 novembre 1538 (1536?) - Saña (Perú), 23 marzo 1606

NELLO STESSO GIORNO: 
BEATA SIBILLINA BISCOSSI DOMENICANA
Pavia 1287 - 1367
A Pavia, beata Sibillina Biscossi, vergine, che, rimasta cieca dall’età di dodici anni, visse per sessantacinque anni in clausura presso la chiesa dell’Ordine dei Predicatori, illuminando con la sua luce interiore i molti che ricorrevano a lei.

 

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