Nella città di Xilinxian nella provincia del Guangxi in Cina, sant’Agostino Chapdelaine, sacerdote della Società per le Missioni Estere di Parigi e martire, che, arrestato dai soldati insieme a molti neofiti per avere per primo seminato la fede cristiana in questa regione, colpito da trecento frustate e costretto in una piccola gabbia, morì infine decapitato.
Ascoltando il Vangelo di domenica prossima, vien voglia di compiacersi e felicitarsi con Cristo per il gesto che sta facendo. Finalmente, finalmente Gesù ci insegna a fare piazza pulita di tutte le storture e deformazioni che si fanno in nome della fede e della carità. Magari riferendosi a tariffe per servizi religiosi, matrimoni, funerali, celebrazione di Messe, vendita di medaglie, candele e roba varia. “Dio non ha nulla a che vedere con i soldi”, ha detto Papa Francesco denunciando la deriva affaristica della Chiesa. Ma se ci fermassimo solo a questo avremmo una visione riduttiva e strumentale del gesto di Gesù. C’è anche e soprattutto il mercanteggiare e il negoziare con il Signore. E questo riguarda tutti e ognuno di noi.
Accade che andiamo in Chiesa per sentirsi a posto con la coscienza, ascoltiamo la Messa perché c’è un preciso comandamento: questo non è altro che mercanteggiare con Dio. È come dire: “Io ho fatto la mia parte, sono a posto, esco da Messa e torno a fare quello che sempre faccio nel bene e nel male”. Non va bene! Bisogna cambiare mentalità, bisogna convertirsi. Dio non accetta il culto di chi non vuole cambiare, di chi non si impegna, di chi calpesta la giustizia, calunnia il prossimo e inganna i propri simili. Andiamo in Chiesa per prendere coscienza delle nostre responsabilità. La Parola di Dio deve toccare il nostro cuore e il nostro agire.
Una religiosità autentica consiste nel modificare la condotta, e non nel moltiplicare le invocazioni e aumentare le offerte. L'alternativa al Tempio "covo di briganti" è la “Chiesa aperta”, non certo a persone perfette, ma a persone che desiderano vivere nella fedeltà, nella coerenza e nella semplicità, e che non ricercano un Dio "complice" disposto a chiudere gli occhi su certe faccende, ma uno che guida, orienta su una strada di rettitudine e di giustizia.
La Quaresima è un invito alla purificazione ma non al perfezionismo. Dio sa bene cosa c’è nel cuore di ognuno di noi, e conosce di prima mano i grovigli che noi uomini e donne di ogni tempo siamo in grado di creare con le nostre fragilità e incoerenze, e con la tanta rumorosa confusione.
E Gesù ci incoraggia a credere che è sempre possibile ricominciare, nonostante e attraverso le tante mercanzie buone e meno buone che ognuno di noi si ritrova nel cuore. Il Maestro che ci insegna il rifiuto radicale all’egoismo e al disordine, allo stesso tempo ci promette che «in tre giorni farà risorgere» tutto il bene che c’è nel nostro cuore che, anche se a volte è un mercato, resta sempre la «casa del Padre mio».
[I nemici del profeta] dissero: «Venite e tramiamo insidie contro Geremìa, perché la legge non verrà meno ai sacerdoti né il consiglio ai saggi né la parola ai profeti. Venite, ostacoliamolo quando parla, non badiamo a tutte le sue parole».
Prestami ascolto, Signore,
e odi la voce di chi è in lite con me.
Si rende forse male per bene?
Hanno scavato per me una fossa.
Ricòrdati quando mi presentavo a te,
per parlare in loro favore,
per stornare da loro la tua ira.
1. In Geremia possiamo vedere la figura del profeta che viene perseguitato dai nemici, che riceve il "male" per il "bene" che compie. I nemici non solo RIFIUTANO LA SUA PREDICAZIONE MA ADDIRITTURA LA GIUDICANO SUPERFLUA perché essi PRETENDONO DI CONOSCERE già quale sia la volontà di Dio a motivo della loro pratica cultuale e per l'incarico di interpreti della Legge.
2. Il profeta GEREMIA SA BENE CHE NON È STATO LUI A SCEGLIERE DI ESSERE PROFETA. Geremia comprende che NON PUÒ CEDERE AI NEMICI che non cessano di tendergli insidie.
3. Per questo si rivolge al Signore e, con la familiarità del credente, gli ricorda il tempo in cui intercedeva per quanti ora gli sono nemici. GEREMIA CHIEDE L’AIUTO DI DIO DAVANTI ALLA FATICA DELLA SUA VOCAZIONE. Chiediamo anche noi la forza al Signore, per continuare a comunicare il suo amore e il suo perdono…
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Tiriamo sempre da un’altra parte: per i nostri figli, come la madre di Giovanni e Giacomo, o per noi stessi. Anche quando affermiamo di voler seguire Gesù, rischiamo di aver in mente un’altra cosa: il nostro comodo, un vantaggio per noi o per le persone che amiamo. Ma questo non è ancora il bene vero che il cuore attende. A poco a poco ci viene donato di guardare e seguire Gesù senza pretese, andando per la via che Egli ci mostra. Se dovremo bere qualche calice amaro, sarà ancora per un di più di amore e di pace. Domandiamo di amare e servire – in famiglia o nel lavoro, nella Chiesa o nella società – con cuore libero e grato.
Il criterio della grandezza e del primato secondo Dio non è il dominio, ma il servizio, e il servire è l’unica maniera che un cristiano conosce per regnare, perché solo chi sceglie di servire mostra di essere davvero libero.
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La logica di Gesù è il rovesciamento di quella umana: servizio anziché potere. Noi invece chiediamo potere e siamo pronti a scavalcare i fratelli per averlo. Cos'è che ci attira nel potere?
Sul massiccio del Giura in Francia, deposizione di san Romano, abate, che, seguendo il modello degli antichi monaci, per primo condusse in quel luogo vita eremitica, divenendo poi padre di moltissimi monaci.
A Isola del Gran Sasso in Abruzzo, san Gabriele dell’Addolorata (Francesco) Possenti, accolito, che, rigettata ogni vanità mondana, entrò adolescente nella Congregazione della Passione, dove concluse la sua breve esistenza.
La storia di Fidélio è un racconto toccante di sacrificio e fedeltà al servizio della Patria, con risvolti tragici e un finale che evoca un profondo senso di devozione religiosa. Nonostante la sua morte avvenuta undici anni fa, la memoria di questo soldato sconosciuto merita di essere onorata e ricordata.
Fidélio, il Sergente Maggiore, ha dimostrato un coraggio straordinario nel decidere di arruolarsi nuovamente nell'esercito francese per partecipare all'operazione di liberazione di Denis Allex. Operazione avvenuta senza successo a Bulo Marer, nel Basso Scebeli, in Somalia, per salvare l'ostaggio francese Denis Allex dall'organizzazione militante islamica al -Shabaab. In risposta a questa operazione, Allex fu giustiziato e nello scontro a fuoco rimasero uccisi due commando francesi, 17 militanti islamici e almeno otto civili.
Denis Allex ha potuto sapere prima di morire di non essere stato abbandonato dalla famiglia: "Li sentiva arrivare, sapeva che erano lì per lui". Verso le 5 del mattino, il Presidente Francese François Hollande fu informato del fallimento. Confiderà ai giornalisti: “Questa operazione doveva essere decisa? SÌ. Me ne sono assunto la responsabilità. La famiglia di Allex, quelli dei due uccisi per andarlo a prendere, il reggimento, mi hanno detto tutti: "Era nostro dovere andarlo a prendere". Erano passati tre anni e mezzo, dovevamo andare».
La morte di Fidélio ha segnato un momento cruciale per la Francia. Un uomo che ha sacrificato la propria vita per un compagno d'armi e che indossava con fierezza la sua croce cristiana, nonostante le beffe dei terroristi. Ricorda il passo del Vangelo: «Non c'è amore più grande che dare la vita per coloro che ami». (Gv 15,13 )
La sua storia dimostra l'importanza della dedizione al dovere e della lealtà verso i compagni, valori che vanno oltre il proprio benessere personale. La sua morte atroce, mostrata al mondo intero dagli Shebab, evidenzia il suo coraggio e la sua volontà di portare la sua croce in missione.
Nonostante le circostanze tragiche e il silenzio ufficiale che ha circondato la sua morte, Fidélio incarna il significato profondo del sacrificio, simboleggiato dalla croce cristiana che ha indossato. La sua fedeltà al servizio, al compagno d'armi e al suo Dio crocifisso è un esempio di coraggio e devozione che meritano di essere riconosciuti e rispettati.
La storia di Fidélio ci invita a riflettere sull'eroismo silenzioso di molti individui che sacrificano le proprie vite per il bene degli altri. Il suo nome e il suo sacrificio dovrebbero essere commemorati come un simbolo di dedizione, coraggio e fedeltà alla Patria.
Commemorazione di sant’Alessandro, vescovo: anziano glorioso e dal fervido zelo per la fede, divenuto dopo san Pietro capo della Chiesa di Alessandria, separò dalla comunione ecclesiale il suo sacerdote Ario, pervertito dalla sua insana eresia e confutato dalla verità divina, che egli poi condannò quando entrò a far parte dei trecentodiciotto Padri del Concilio di Nicea I.
In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
1. DIO NON VUOLE LA MORTE, NON VUOLE SACRIFICI UMANI, non vuole quel tipo di culto cruento, sanguinario, violento. Purtroppo in tutte le culture GLI UOMINI HANNO ATTRIBUITO A DIO UNA MENTALITÀ VIOLENTA e lo presentano come vendicatore che punisce, che uccide, E GLI UOMINI A NOME DI DIO SI FANNO PROMOTORI DI MORTE, DI VENDETTA DI UCCISIONE. Che errore!
2. ABRAMO PENSA DI OFFRIRE IL FIGLIO A DIO COME UN ATTO RELIGIOSO ALTISSIMO, di sofferenza, sacrificando ciò che più gli sta a cuore: il figlio. Ma nel momento in cui Abramo alza la mano con il coltello per uccidere il FIGLIO, il Signore dall'alto LO BLOCCA e gli dice: "NON È QUESTO CHE VOGLIO! VEDO CHE TU TI FIDI DI ME MA NON VOGLIO LA MORTE MA LA VITA!"
3. IO TI HO DATO QUESTO FIGLIO PER LA VITA perché tu abbia una discendenza numerosa come le stelle del cielo. DIO BANDISCE OGNI SACRIFICIO UMANO, OGNI VIOLENZA RELIGIOSA: non è la morte, non è l'uccisione, non è la violenza del sacrificio che risolve il problema del peccato.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 8,31-34
Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!
1. San Paolo dice che Dio Padre non ha risparmiato il proprio figlio ma LO HA CONSEGNATO PER TUTTI NOI. Dio ha fermato la mano di Abramo ma ha lasciato che il figlio Gesù andasse fino in fondo nell'offerta totale della propria vita. Perché?
2. Perché? Perché QUELLA È L'UNICA MORTE CHE REDIME CHE SALVA ma NON è voluta da Dio, sono gli uomini, alcuni uomini malvagi che hanno voluto la morte di Gesù e Gesù l'ha affrontata. Si è consegnato per la nostra salvezza. Chi ci condannerà?
3. Gesù non voleva la morte, Dio non vuole la morte ma Gesù voleva ESSERE FEDELE, VOLEVA DIMOSTRARE UN AMORE GRANDE CAPACE DI DARE TUTTO COMPRESA LA VITA PER AMORE DEGLI UOMINI. Ora Gesù è nella gloria e intercede per noi. Quindi non possiamo temere nessuna condanna.
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✠ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 9,2-10
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
1. “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli”. Gesù ci porta a contemplare un panorama bellissimo: l'uomo trasfigurato. QUANTE VOLTE NELLA NOSTRA VITA GESÙ CI HA CHIAMATI, INVITATI A SALIRE SULLA MONTAGNA? Ci chiama ogni volta che preghiamo insieme, ogni volta che nella fatica ci affidiamo a Lui, ogni volta che amiamo i "piccoli", Lui si Trasfigura e ci dona la sua Luce. RISPONDIAMO ALLA SUA CHIAMATA..
2. “QUESTI È IL FIGLIO MIO, L’AMATO, ASCOLTATELO!” No, non è possibile restare sul monte, anche se è forte la tentazione di chiudersi nella tenda. SCENDIAMO CON GESÙ e proviamo a testimoniare la luce (l'amore di Dio che è dono totale di sè) nei luoghi che frequentiamo quotidianamente, proviamo a perdonare, proviamo ad amare come Gesù. PROVIAMO...
3. Se ti lascerai guidare in questo modo, avrai la grazia di vivere tante altre trasfigurazioni, tanti momenti in cui GESÙ TI SI RIVELERÀ IN TUTTO IL SUO LUMINOSO AMORE. E avrai una gioia nuova, un nuovo significato per la vita. E lo vorrai trasmette agli altri. È QUELLO CHE VOGLIO FARE ANCH’IO!
La scena della trasfigurazione ci invita a non chiudere mai gli occhi sul dramma umano ma cercare sempre e comunque una luce da spartire insieme, fuori dalle nostre capanne. È così che si possono guardare gli eventi con gli occhi di Dio. La luce è Cristo che ci chiede di seguirlo sulla via della croce e della risurrezione. Vivere nella luce di Cristo significa ardere e risplendere per gli altri…
+ Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 4,5-42
In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia. Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
1. La samaritana, la donna con cinque-sei mariti, arriva a parlare di Dio e del tempio: HA UN BISOGNO ANCORA PIÙ GRANDE DELL’ACQUA E DELL’AMORE VERO. Finalmente la sete della donna samaritana incontra colui che è la risposta. LA RISPOSTA È GESÙ...
2. E’ CRISTO COLUI CHE DONA L’ACQUA PER SAZIARE OGNI SETE UMANA. La donna gli CONSEGNA le proprie attese e domande, lo RICONOSCE come messia e DIVENTA MISSIONARIA con il suo popolo... CONSEGNA - RICONOSCE - DIVENTA - ANCHE TU...
3. I SAMARITANI, PRIMA CREDONO SULLA TESTIMONIANZA DELLA DONNA E POI PRENDONO CONFERMA DALLA LORO STESSA ESPERIENZA. «...noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». HANNO FATTO "ESPERIENZA" ORA CREDONO...
Quando questi due salesiani innamorati di Cristo si incontrarono nel 1921, monsignor Luigi Versiglia era di passaggio a Torino, con alle spalle già 15 anni di missione in Cina, mentre Callisto Caravario era un diciottenne ardente dal desiderio di farsi sacerdote e dedicarsi alla vita missionaria: «Io la raggiungerò presto in Cina. Insieme faremo conoscere la luce di Cristo», aveva detto Callisto nell'occasione. Entrambi erano legatissimi al carisma di san Giovanni Bosco. Sulle rive del fiume Beijang vicino alla città di Shaoguan nella provincia del Guandong in Cina, i santi martiri subirono il martirio per aver dato assistenza cristiana alle anime loro affidate.
A Nocera Inferiore in Campania, beato Tommaso Maria Fusco, sacerdote, che con speciale amore si prese cura dei poveri e degli ammalati e istituì le Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue, che destinò alla promozione di varie opere di impegno sociale, soprattutto tra i giovani e i malati.
NELLO STESSO GIORNO:
BEATO MARCO DE' MARCONI Sacerdote
Mantova, 1480 - Mantova, 24 febbraio 1510
Il beato Marco de' Marconi visse solo 30 anni, dal 1480 al 1510, e rimase sempre nella natia terra mantovana. A 16 anni entrò nel convento di Migliarino, tenuto dall'Ordine di San Girolamo, famiglia eremitica nata in Spagna a fine Trecento. I suoi 15 anni di vita religiosa trascorsero nel nascondimento e nella preghiera.
Memoria di san Policarpo, vescovo e martire, che è venerato come discepolo del beato apostolo Giovanni e ultimo testimone dell’epoca apostolica; sotto gli imperatori Marco Antonino e Lucio Aurelio Commodo, a Smirne in Asia, nell’odierna Turchia, nell’anfiteatro al cospetto del proconsole e di tutto il popolo, quasi nonagenario, fu dato al rogo, mentre rendeva grazie a Dio Padre per averlo ritenuto degno di essere annoverato tra i martiri e di prendere parte al calice di Cristo.
NELLO STESSO GIORNO:
BEATA GIOVANNINA FRANCHI Fondatrice - COMO
Como, 24 giugno 1807 - 23 febbraio 1872
Giovanna Franchi, detta Giovannina, fu una delle figlie di Giuseppe Franchi e Giuseppa Mazza. A sette anni, venne affidata al prestigioso educandato della Visitazione. Nel 1840, ormai trentatreenne, ricevette una proposta di matrimonio da un uomo più anziano di lei ma, a causa di una malattia, l'uomo morirà prima di sposarla. Nel 1853, morirono entrambi i genitori. Rimasta sola la donna decise di dedicarsi alla cura dei poveri. In seguito acquistò un edificio nella città di Como, nel povero quartiere di Cortesella dove fonda la congregazione delle Suore Infermiere dell'Addolorata. L'istituto assumerà sempre più la fisionomia di un ospizio di carità. Morì il 26 febbraio 1873 durante un'epidemia di Vaiolo forse infettata proprio da uno dei suoi assistiti.
Camminando con Gesù saliamo sul monte della trasfigurazione. Salire sul monte è un liberarsi dal peso della vita quotidiana, è un respirare nell’aria pura. Il monte offre il panorama dell’ampiezza della creazione e della sua bellezza. Il monte ci dà elevatezza interiore e ci permette di intuire il Creatore. La storia sacra aggiunge a queste considerazioni l’esperienza del Dio che parla. Mosè ed Elia avevano potuto ricevere la rivelazione di Dio sul monte; ora sul monte Tabor sono a colloquio con Colui che è la rivelazione di Dio in persona.
Il Vangelo di questa domenica ci presenta il fatto della Trasfigurazione di Cristo. È un evento che ha segnato la vita non solo di Gesù, ma anche di Pietro, Giacomo e Giovanni, e deve segnare la nostra esistenza. Il contesto è di preghiera, sul monte Tabor. Si tratta di un momento molto particolare e privilegiato. È rivelazione della divinità di Gesù. È un momento di luce che Gesù ha voluto per preparare i suoi discepoli alla passione e, quindi anche noi perché arriviamo preparati al Venerdì santo. Anche noi dobbiamo entrare nel mistero della Trasfigurazione, farlo nostro. Non dobbiamo solo contemplare Cristo radioso, ma diventare ciò che contempliamo.
Il primo modo di partecipare al dono soprannaturale della Trasfigurazione è dare spazio alla preghiera e all’ascolto della Parola di Dio, è fissare il nostro sguardo sull’Ostia consacrata. Inoltre, soprattutto in questo tempo di Quaresima, è rispondere all’invito divino della penitenza con qualche atto volontario di mortificazione, al di fuori delle rinunce imposte dal peso della vita quotidiana.
Un altro modo di vivere il mistero della Trasfigurazione è quello di immaginarci la scena, come il Vangelo ce la descrive, e immedesimarsi in uno dei tre apostoli che hanno accompagnato Gesù sul monte Tabor: “E fu trasfigurato davanti a loro (i tre apostoli: Pietro, Giacomo e Giovanni): il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce” (Mt 17,1-2). Pietro, Giacomo e Giovanni (e noi con loro), contemplando la divinità del Signore, sono preparati ad affrontare lo scandalo della croce, come è cantato in un antico inno: “Sul monte ti sei trasfigurato e i tuoi discepoli, per quanto ne erano capaci, hanno contemplato la tua gloria, affinché, vedendoti crocifisso, comprendessero che la tua passione era volontaria e annunciassero al mondo che tu sei veramente lo splendore del Padre”.
Il Vangelo prosegue narrando che, accanto a Gesù trasfigurato, “apparvero Mosè ed Elia che conversavano con lui” (Mt 17,3). Pietro, estasiato, esclamò: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia” (Mt 17,4). È facile dire con Pietro: “Signore, è bello per noi essere qui!”. Più difficile è arrivare a dire come lo scrittore cattolico britannico Chesterton, accanto ad un amico morente, contemplando il suo viso pallido della morte: “Era bello per me essere lì!”.
Ricordo un episodio raccontato da P. Alex Zanotelli capitato nella baraccopoli di Korogocho a Nairobi. Quando chiese ad una giovane donna, che stava morendo di AIDS, chi fosse Dio per lei, dopo qualche momento di silenzio gli rispose: “Dio sono io!”.
È questa la meta e la missione del cristiano: riconoscere e testimoniare la Bellezza di Dio nelle realtà, anche drammatiche, della vita.
San Pier Damiani, cardinale vescovo di Ostia e dottore della Chiesa: entrato nell’eremo di Fonte Avellana, promosse con forza la disciplina regolare e, in tempi difficili per favorire la riforma della Chiesa, richiamò con fermezza i monaci alla santità della contemplazione, i chierici all’integrità di vita, il popolo alla comunione con la Sede Apostolica.
In località Aljustrel vicino a Fatima in Portogallo, beata Giacinta Marto, che, sebbene ancora fanciulla di tenera età, sopportò con pazienza il tormento della malattia da cui era affetta e testimoniò con fervore la sua devozione alla beata Vergine Maria.
TRASFORMARE UNA SITUAZIONE DI MALE IN UNA OCCASIONE ...
Il missionario tedesco Hans-Joachim Lohre è stato rapito il 22 novembre 2022 a Bamako, in Mali, da jihadisti associati al Gruppo di sostegno all'Islam collegato ad al-Qaeda. Dopo 370 giorni di prigionia, è stato rilasciato nel novembre 2023. Il giorno del rapimento, mentre si preparava a celebrare la messa, è stato catturato da un gruppo armato. Durante la prigionia, padre Lohre è stato spogliato di tutti i suoi averi, compresi paramenti, materiale liturgico, la Bibbia e il rosario. Nonostante ciò, ha mantenuto la fede, affermando che, sebbene abbiano bruciato tutto, non possono toglierti la fede.
Il missionario ha vissuto la prigionia come un "tempo sabbatico": niente riunioni, niente lavoro, niente conferenze da organizzare, niente stress… e tanto tempo per pregare”, racconta con umorismo. Si è focalizzato sulla preghiera e sulla contemplazione. Pur consapevole che i sacerdoti in ostaggio spesso rimangono prigionieri per diversi anni, padre Lohre ha considerato il suo rilascio dopo un anno come un "miracolo". Si è affidato a Dio, prendendo ispirazione dalle parole della Genesi, dalla storia di Giuseppe.
Durante la prigionia, padre Lohre è stato informato che era stato rapito a causa della presenza di soldati tedeschi che aiutavano l'esercito maliano a Garo. Ha trascorso il tempo in diversi campi nel Sahel, in incontri con jihadisti "molto religiosi" che hanno cercato di convertirlo. Nonostante le divergenze di fede, ha ammirato la loro sincerità e difeso la sua fede senza compromessi.
Durante la prigionia, ha avuto accesso a cibo sufficiente, una radio per ascoltare la messa di Papa Francesco a Natale e altri eventi cattolici. La sua gioia più grande è stata quando ha sentito che musulmani e cristiani pregavano insieme per la sua liberazione. «Non mi sono mai sentito più missionario come in quel momento», confida emozionato. Padre Lohre ha trascorso le sue giornate in preghiera, celebrando una messa di oltre due ore ogni giorno, recitando il rosario a mezzogiorno e dedicando due ore alla meditazione contemplativa nel pomeriggio. Alla fine di dicembre, è stato affidato ai Tuareg e successivamente portato in una regione montuosa, dove ha trascorso il tempo dedicandosi completamente alla preghiera.
Il suo rilascio è avvenuto il 26 novembre 2023, e ora, in attesa di una nuova missione, padre Lohre si dice grato di aver potuto rivedere la madre e ringrazia coloro che lo hanno sostenuto con le loro preghiere. Nonostante la tristezza di non poter tornare in Mali, è pronto per un nuovo impegno missionario.
Nato nel 1290 da una nobile famiglia di Piacenza, amante della vita di corte, si converte dopo una battuta di caccia che provoca un grave incendio. Si fa terziario francescano, praticò per circa quarant’anni un severissimo tenore di vita nell’orazione continua e nella penitenza.Muore a Noto nel 1351.
NELLO STESSO GIORNO:
BEATA ELISABETTA DI MANTOVA (Bartolomea Picenardi) Vergine
Cremona, 1428/30 - Mantova, 19 febbraio 1468
A Mantova, beata Elisabetta Picenardi, vergine, che, indossato l’abito dell’Ordine dei Servi di Maria, condusse nella casa paterna una vita consacrata a Dio, accostandosi assiduamente alla santa comunione e attendendo con impegno alla Liturgia delle Ore e alla meditazione delle Scritture, devotissima della Vergine Maria.
Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra».
Dio disse:
«Questo è il segno dell’alleanza,
che io pongo tra me e voi
e ogni essere vivente che è con voi,
per tutte le generazioni future.
Pongo il mio arco sulle nubi,
perché sia il segno dell’alleanza
tra me e la terra.
Quando ammasserò le nubi sulla terra
e apparirà l’arco sulle nubi,
ricorderò la mia alleanza
che è tra me e voi
e ogni essere che vive in ogni carne,
e non ci saranno più le acque per il diluvio,
per distruggere ogni carne».
1. Il libro della Genesi ci propone L'ALLEANZA CHE DIO HA FATTO CON NOÈ FINITO IL DILUVIO. Il Signore promette a Noè: “MAI PIÙ LA DISTRUZIONE” È un IMPEGNO UNILATERALE, cioè Dio solo prende su di sé l'impegno e come gesto simbolico evoca l'arco posto sulle nubi. “Eterna è la sua misericordia” …
2. L'arcobaleno è inteso come strumento militare, l'arco con cui Dio lancia frecce contro l'umanità. QUESTO ARCO VIENE RIPOSTO SOPRA LE NUBI. L’arco dell’arcobaleno è in una posizione tale che sembra tiri verso Dio, rivolge l'arma contro di sé. Dio promette di non fare guerra all'uomo NONOSTANTE l'uomo sia peccatore di non distruggerlo, SEMMAI PRENDE SU DI SÉ LE CONSEGUENZE DEL PECCATO UMANO.
3. L’Alleanza: “IO – CON VOI – CON OGNI ESSERE VIVENTE – TRA ME E VOI E OGNI ESSERE VIVENTE – TRA ME E LA TERRA”. Come in un segno di croce, l’alleanza va in verticale (tra Cielo e terra) e in orizzontale coinvolgendo TUTTA la creazione E IN PARTICOLARE L’UOMO DOTATO DI LIBERTÀ E CHIAMATO A PRENDERSENE CURA E A SENTIRSENE RESPONSABILE. È un manto di benevolenza con cui Dio copre e protegge l’intero universo…
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Dalla prima lettera di san Pietro apostolo - 1Pt 3,18-22
Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua.
Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.
1. Pietro vuole rivolgere ai CRISTIANI PERSEGUITATI un’esortazione che sia loro di consolazione. I cristiani ricordino che ATTRAVERSO LA PERSECUZIONE E LA MORTE È PASSATO PRIMA CRISTO e proprio attraverso di esse ci ha ricondotto a Dio.
2. Il Cristiano IN VIRTÙ DEL BATTESIMO PARTECIPA AL TRIONFO, ALLA VITTORIA DEL CRISTO RISORTO. Il battesimo È UN PASSAGGIO attraverso le acque che non porta all’annegamento, MA ALLA VITA AUTENTICA. Siamo tirati fuori, siamo rinati… Il battesimo è partecipare alla sua morte e risurrezione…
3. Cristo non ci ha lasciato solo un esempio da imitare, CI HA REDENTI, HA APERTO PER NOI UNA VIA NUOVA E SICURA CHE CI CONDUCE A DIO: questa è la consolazione per i cristiani di ogni tempo. SEGUIAMO LA VIA DEL SIGNORE…
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
1. “Nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana” Gesù ha vissuto l’esperienza delle tentazioni, esperienza voluta fortemente dallo Spirito che “lo sospinse”. Per condividere la nostra umanità DOVEVA affrontare questa prova e superarla, PER ESSERE CON NOI ANCHE NELLE NOSTRE TENTAZIONI E DARCI LA FORZA DI VINCERLE. CI POSSIAMO FIDARE..
2. Ma QUALI SONO LE NOSTRE TENTAZIONI OGGI? La Tentazione nel credere che la vita di oggi abbia poco senso (e la butto via in cose futili), oppure l'essere troppo concentrarti su di sé (da non vedere il prossimo), oppure pensare che NON è più tempo di conversione (ormai sono fatto così, non si cambia più, ho il mio carattere, le mie abitudini), la tentazione di NON prendere sul serio le parole di Gesù: “Convertitevi e credete nel Vangelo”.
3. Quaresima E' tempo di PROVA (lotta contro il MALE) e di CONVERSIONE (ritorno a Dio), nel concreto quotidiano con fede e coraggio. Cerchiamo in questa settimana di ELIMINARE “una cattiva abitudine” e INTRODUCIAMO una nuova “buona abitudine”. A voi la scelta!
«Tutti vorrebbero guarire dai mali del corpo, ma non possono. Tutti potrebbero guarire dai mali dell’anima, ma non vogliono». La Quaresima ci offre un tempo favorevole per fare bella, nuova, anche l’anima. Accogliamo, quindi, l’invito di Gesù: «Convertitevi, e credete nel Vangelo». Pensiamo più spesso all’anima, perché «ogni anima che si eleva, eleva il mondo».