sabato 29 luglio 2023

29.07.2023 - 1Gv 4,7-16 - Gv 11,19-27 - Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio.

 

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo - 1Gv 4,7-16

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.
In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. In questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito.
E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi.
Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.
1. Chi desidera conoscere Dio, DEVE vivere l’amore fraterno perché l’amore è da Dio e Dio è amore. IL MODO DI AMARE DI DIO È IL FIGLIO. Non lo ha risparmiato e lo ha mandato nel mondo per salvare il mondo. IL FIGLIO AMA “I FIGLI” e, per far crescere il bene e la vita vera, PRENDE SU DI SÉ E ANNIENTA I PECCATI.
2. NOI POSSIAMO VEDERE E CONOSCERE DIO perché abbiamo dalla nostra parte la mediazione del Figlio e dello Spirito Santo. NELL’AMORE CHE ABBIAMO RICEVUTO DA DIO – che è amore – NOI ABBIAMO CONOSCIUTO LUI e abbiamo compreso che POSSIAMO/DOBBIAMO AMARE I FRATELLI.
3. Il Figlio che i discepoli hanno visto si fa accessibile anche a noi ed è il fondamento della vita cristiana. TUTTA LA VITA CRISTIANA HA UN FONDAMENTALE INSOSTITUIBILE CHE È CRISTO. Ora Giovanni ci dice che CONFESSARLO NELLA FEDE SIGNIFICA RIMANERE NELL’AMORE E CONOSCERE DIO.

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+ Dal vangelo secondo Giovanni - Gv 11,19-27
In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

 

Marta ha fiducia in Gesù, ma come sperare che il fratello ritorni in vita? E’ ben vero che Gesù le dice: “Tuo fratello risorgerà”. E aggiunge: “Io sono la risurrezione e la vita…”. Marta ha un balzo. Non sa fin dove possa giungere la potenza di Gesù, ma dice con determinazione la sua fede in Lui, con parole che sono diventate anche nostre: “Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio…”. Anche quando non sappiamo se accadrà il miracolo, e quando il miracolo non accade, sappiamo di poterci fidare di Gesù, salvatore del mondo, vincitore della morte.
Infatti "Chi crede in me, anche se muore vivrà”. Qui per credere non si tratta di sapere semplicemente che Gesù è risorto. Questo lo sanno anche i demoni.
Si tratta invece di essere unito a Lui mediante una fede viva, e cioè con una fede accompagnata dalla carità, dalla grazia.

 

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NON PREOCCUPARTI DON CAMILLO

NON PREOCCUPARTI DON CAMILLO

Dalle finestre del tinello don Camillo aveva un meraviglioso panorama sulle cime, ma quella mattina all'orizzonte mancava qualcosa. Non aveva ancora finito di raccapezzarsi sulla faccenda paesaggistica che arrivò come un fulmine lo Sparalesto, in compagnia del presidente della Pro Loco.
In nome dell'ambiente, il gruppo "Spirito libero in libera natura" aveva ottenuto dal comune il permesso di abbattere la Croce di vetta che era lì da duecento anni.
Don Camillo fece irruzione nell'ufficio della nota assessora alla cultura e, mani sui fianchi, la guardò come si guarda un abusivo che scaccia di casa il padrone. Ma l'assessora era un osso duro.
«Si calmi e non ne faccia una questione integralista», disse, «noi pensiamo che i frequentatori della nostra vetta più alta debbano avere la possibilità di attribuire liberamente alle loro esperienze in montagna i valori che sentono più affini. Senza alcun inquinamento prevaricatore. Lo diciamo anche per una questione di libera lode alla natura, senza preconfezionamenti».
Il povero parroco, di fronte a un tale sfoggio di cultura, rimase per un momento al tappeto. E pensò che l'assessora colpiva molto più duro del vecchio Peppone.
Uscito dal palazzo comunale don Camillo ebbe un'altra notizia da essere tramortito, i talebani dell'ambiente libero non si erano limitati a togliere la vecchia Croce di vetta, ma al suo posto avevano posizionato un monumento al libero pensatore che, pensoso, avrebbe atteso lo scalatore per dargli un vago senso di conquista della cima. Il vaso era colmo e al nostro parroco di crinale non rimase che andare dal Crocifisso dell'altar maggiore.
«Signore, qui la vogliono sfrattare da casa sua».
«Non preoccuparti don Camillo, ci sono abituato, sono salito sulla Croce per questo. Tu continua a salire la tua strada e non perdere di vista la meta».
E fu sera, e fu mattina. Il giorno dopo verso mezzogiorno in piazza non si parlava d'altro, tutti a guardare la vetta. 
Nottetempo qualcuno, di fianco al libero pensatore, aveva piantato tre metri di Croce con su scritto “In hoc signo vinces” - «in questo segno vincerai». 
Qualcuno gridava al miracolo. Quelli dello "spirito libero" erano già pronti a salire in vetta con l'assessora che voleva vedere con i suoi occhi. Don Camillo si rese subito disponibile per accompagnarli.
Durante la salita raggiunsero il vecchio Paolino, che ogni anno in quaresima saliva alla Croce di vetta per lasciare un fiore. Era solo da anni, aveva perso in un colpo la moglie e il giovane figliolo, assassinati all'epoca della linea gotica.
«Buongiorno reverendo, venite anche voi alla Croce?», domandò Paolino.
«Andiamo a vedere chi ha rimesso la Croce in vetta, visto che questi signori l'avevano tolta per far posto ai pensatori».
«Ma la Croce è sempre rimasta al suo posto», rispose Paolino, «da casa mia non ho mai smesso di vederla».
Tutti conoscevano il vecchio Paolino e a qualcuno la storia del miracolo cominciava a far sudare freddo. A togliere tutti dall'impaccio pensò don Camillo: «Cari liberi pensatori, spesso solo un cammino molto accidentato può condurre a Dio, un cammino che solo nella Croce trova significato. Allora si sale per la strada giusta. Chi nel proprio cammino non vede più la Croce, allora è segno che è fuori strada. Ma si può sempre tornare sulla retta via e vedere così riapparire all'orizzonte il Segno della vera libertà».
La comitiva girò i tacchi e scese a valle. Dal tinello di don Camillo il panorama era tornato a posto.

 

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venerdì 28 luglio 2023

28.07.2023 - Es 20,1-17 - Mt 13,18-23 - Colui che ascolta la Parola e la comprende, questi dà frutto.

Dal libro dell’Èsodo - Es 20,1-17
 
In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile:
Non avrai altri dèi di fronte a me.
Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano.
Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato.
Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.
Non ucciderai.
Non commetterai adulterio.
Non ruberai.
Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».

1. Partiamo dal prologo: il Signore si presenta: IO SONO IL SIGNORE, IO SONO IL TUO DIO. “TUO” non un Dio qualsiasi. TU mi hai conosciuto perché io ti ho fatto uscire dalla schiavitù, IO HO GIÀ FATTO QUALCOSA PER TE. Ti chiedo come conseguenza di non avere altri Dei rispetto a me e seguono le altre clausole del patto.
 
2. Al centro del decalogo ci sono gli unici due precetti positivi. OSSERVARE IL GIORNO DI SABATO e onorare i genitori. RICORDATI CHE VIENI DA UNA STORIA DI SALVEZZA. È un precetto dato al padre: fa riposare tuo figlio, tua figlia, tutti quelli che dipendono da te, RICORDATI CHE ERI SCHIAVO E SEI STATO LIBERATO DI CONSEGUENZA DIVENTA UN LIBERATORE e libera quelli che dipendono da te.

3. Onora tuo padre e tua madre è un precetto dato ai figli: RICORDATI CHE HAI UNA STORIA ALLE SPALLE, “DA PESO” questo significa il verbo ebraico onorare, a tuo padre a tua madre, alla storia che ti ha preceduto. Le 10 parole dell’Alleanza di Dio sono PAROLE DI LIBERTÀ, sono i SENTIERI CHE DIO OFFRE PER CAMMINARE BENE nella vita umana.

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 13,18-23
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

 

Ed ecco che Gesù stesso spiega in dettaglio la parabola del seme. Cosa ostacola il buon esito dell’ascolto della Parola?
In primis il maligno che è forte e ladro, ruba il seme seminato; la seconda causa è dovuta all'instabilità dell'uomo, l’uomo è instabile, fa presto a passare dall'entusiasmo al lasciare perdere tutto alla prima difficoltà (non ha radici); infine la mondanità e la ricchezza che hanno una grande forza di seduzione...
Ma questo non toglie il compiersi del disegno di Dio. Di fatto, c’è un “terreno buono/bello” che permette di portare “frutto”. In altre parole, ci sono dei discepoli, ci sono coloro che “ascoltano e accolgono il seme/parola”.
Quando questo avviene, il disegno di Dio si realizza in modo prodigioso, anche se in misure diverse (secondo tempi e momenti: cento, sessanta, trenta per uno).
Nel cuore dell’uomo ci sono tanti ostacoli quanto all’accoglienza della parola/seme. Ma se uno è umile e piccolo, se si apre fiducioso alla parola di Gesù e l’accoglie, ne viene un grandissimo “frutto”, cioè la sua salvezza. E il seminatore non ha seminato … invano!
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giovedì 27 luglio 2023

1Re 3,5.7-12 - Rm 8,28-30 - Mt 13,44-52 - XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Domenica 30 Luglio 2023
1Re 3,5.7-12 - Hai domandato per te la sapienza.
Dal primo libro dei Re 1Re 3,5.7-12
 
In quei giorni a Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda».
Salomone disse: «Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per la quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?».
Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te».

1. Salomone si trova in una situazione difficile: è giovane e deve governare un popolo numeroso. RICONOSCE I SUOI LIMITI, capisce che da solo non può farcela, sa che non è onnipotente, quindi CERCA IL SIGNORE E VA SULL’ALTURA PIÙ GRANDE PER ESSERE IL PIÙ VICINO POSSIBILE A LUI e fa mille olocausti perché ha bisogno di lui. Vale per tutti!

2. Il Signore risponde a Salomone e chiede a Salomone che gli dica ciò di cui ha bisogno. Salomone chiede un CUORE “ASCOLTANTE” ossia UN ATTEGGIAMENTO DELLA PERSONA DISPOSTA AD ASCOLTARE, A IMPARARE, è l'atteggiamento di chi accoglie la rivelazione di Dio. UN CUORE “DOCILE”, un cuore che accetta il docente, accetta che il Signore insegni. È L'ATTEGGIAMENTO DI COLUI CHE IMPARA…

3. SALOMONE CI DICE CHE NELLA VITA È IMPORTANTE FARE LE SCELTE GIUSTE secondo i pensieri di Dio. DIO è stupito e commosso dalla preghiera di Salomone, gli RISPONDE DONANDOGLI NON SOLO CIÒ CHE HA CHIESTO, MA ANCHE CIÒ CHE NON HA CHIESTO perché ha chiesto l'essenziale: LA SAPIENZA. Tale sia la nostra preghiera…

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Rm 8,28-30 - Ci ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 8,28-30
 
Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.
Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.

1. Tutto concorre al bene per coloro che amano Dio… Tutto è orientato al bene. Dio fa tendere ogni cosa al bene di quelli che lo amano. È un INVITO ALLA FIDUCIA IN DIO che SA TRARRE IL BENE ANCHE DAL MALE e che sta conducendo la storia verso la salvezza…

2. Dio da sempre CI HA CONOSCIUTI, CI HA PREDESTINATI, cioè ha stabilito in partenza che noi FOSSIMO CONFORMI ALL'IMMAGINE DEL FIGLIO SUO, cioè simili nella forma a Gesù; Lui è il primogenito noi siamo i suoi fratelli e GLI ASSOMIGLIAMO PER GRAZIA dunque POSSIAMO AMARE COME LUI....

3. CI HA CHIAMATI, si è fatto conoscere e ha chiesto la nostra collaborazione. CI HA GIUSTIFICATI, resi giusti, cioè ci ha resi capaci di fare quello che ci ha rivelato, e CI HA GLORIFICATI, un anticipo della gloria futura. ABBIAMO GIÀ LA CAPARRA DELLA GLORIA, siamo al sicuro per grazia di Dio. LA GLORIA CI È STATA DATA: scegliere di aderire al Signore con piena fiducia con amore totale questa è la nostra saggezza..

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Mt 13,44-52 - Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 13,44-52
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
1. “IL REGNO DEI CIELI È SIMILE…”. Che cos'è il Regno dei cieli? È GESÙ STESSO, CRISTO È IL RE, CRISTO È IL REGNO. Il Regno dei cieli si risolve dunque nel RAPPORTO PERSONALE CON CRISTO. Va cercato, va protetto, va vissuto... OGNI GIORNO… Leggiamo il Vangelo!

2. GESÙ È IL TESORO E LA PERLA PREZIOSA per cui VALE LA PENA VENDERE TUTTO E ACQUISTARLI. Fai la tua SCELTA: vendi tutto! e SARAI LIBERO, DIVENTERAI PREZIOSO COME IL TESORO E BELLO COME LA PERLA… Fidati!

3. Sarai tu il DISCEPOLO del regno dei cieli. DALLA PAROLA DI DIO OGNI GIORNO POTRAI ESTRARRE “COSE NUOVE E COSE ANTICHE”. Sono le meraviglie della Parola di Dio che fa nuove e divine le nostre piccole e povere vite!  Siamo INFINITO…

BUONA DOMENICA...

 

COMMENTO AL VANGELO - OMELIA



PAROLA DI DIO 
Tesoro, perla preziosa è la Parola di Dio. Se noi diamo tutto per questo “tesoro”, ne avremo soltanto un guadagno! Puntiamo tutto su Cristo, senza scendere a compromessi! Questo non significa rinunciare alla propria libertà; ma provare la gioia di scoprire un senso per la nostra vita, la gioia di sentirla impegnata nell’avventura del Regno di Dio! Quella gioia che è segno della presenza di Dio.

 

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Mc 2,1-12 - RITO AMBROSIANO - DOMENICA IX DOPO PENTECOSTE

RITO AMBROSIANO
DOMENICA IX DOPO PENTECOSTE
Domenica 30 Luglio 2023
Lettura del Vangelo secondo Marco - Mc 2,1-12
1. Il paralitico non riesce ad arrivare da solo davanti al Signore; egli viene accompagnato da ‘quattro persone’. È LA GRAZIA DELL’AMICIZIA: essere accompagnati fino a Gesù non solo per il miracolo, ma anche per la misericordia che ricostruisce l’anima. COLTIVIAMO SANE AMICIZIE…
2. Gesù ammira la loro fede E PER QUESTA perdona i peccati del malato e lo guarisce. GESÙ OPERA LA LIBERAZIONE TOTALE DI QUELL'UOMO, COMINCIANDO DAL CUORE. Non dimentichiamoci MAI di essere intercessori verso Gesù per i bisogni degli altri...
3. Gesù guarito il paralitico, gli ordina di prendere la sua barella. Perché gli chiede questo? GESÙ VUOLE CHE NON DIMENTICHIAMO CHI SIAMO, cioè dei peccatori, E LA NOSTRA CONDIZIONE prima dell'intervento di Dio nella nostra vita. CIASCUNO DI NOI QUINDI HA LA SUA BARELLA. Siamo consapevoli che senza di Lui non possiamo fare nulla…
BUONA DOMENICA…

+ Lettura del Vangelo secondo Marco 2,1-12

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

 

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CHI È IL TUO EROE PREFERITO?

CHI È IL TUO EROE PREFERITO?

Dimmi chi è il tuo eroe che può salvarti, quando sei in mezzo ai guai può liberarti, quando lo chiami è lì ad ascoltarti. sempre vicino a te per aiutarti.
Dimmi chi è il tuo eroe che puoi imitare, quello perfetto che non può sbagliare, l'unico giusto di cui ti puoi fidare.
Ecco cosa rispose Kai Madison Bradford, un bambino americano di 7 anni. Un po' intimorito, il ragazzino si lancia, davanti ai suoi attentissimi compagni. Il mio eroe è Gesù: “Io sono Gesù Cristo. Sono nato a Betlemme 2000 anni fa. Io sono il Figlio di Dio”. E Kai continua, guardando di tanto in tanto il suo affresco per non dimenticare nulla: “Io sono la via, io sono la verità e io sono la vita”. «Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me», recita ancora, citando i Vangeli. 
Sebbene la sua presentazione sia relativamente breve, il bambino non dimentica nessuna delle verità della fede. E perché Gesù Cristo è, per lui, il più grande degli eroi? Spiega: “Sono un eroe perché sono venuto al mondo da bambino: ho vissuto una vita perfetta, senza peccato. Sono morto su una croce per i tuoi peccati e sono risorto tre giorni dopo affinché tu potessi avere la vita eterna con me in paradiso”. La presentazione termina quando Kai, alzando leggermente le braccia, dichiara con orgoglio: “Questa è la buona notizia! 
Ha proprio ragione questo ragazzo: Gesù è l'eroe, l'eroe della nostra vita. Lui da solo ha vinto il mondo. Sulla croce Lui ha vinto la partita distruggendo la malvagità.
È più coraggioso di Batman! Più veloce di Flash... È più forte di Superman! Gesù Cristo è il Re dei re.
Commentando la mamma disse: Sono orgogliosa di mio figlio non avrebbe potuto scegliere un eroe più grande…

 

mercoledì 26 luglio 2023

26.07.2023 - Es 16,1-5.9-15 - Io sto per far piovere pane dal cielo per voi.

Dal libro dell’Èsodo - Es 16,1-5.9-15

Gli Israeliti levarono le tende da Elìm e tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin, che si trova tra Elìm e il Sinai, il quindici del secondo mese dopo la loro uscita dalla terra d’Egitto.
Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine».
Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che avranno raccolto ogni altro giorno».
Mosè disse ad Aronne: «Da’ questo comando a tutta la comunità degli Israeliti: “Avvicinatevi alla presenza del Signore, perché egli ha inteso le vostre mormorazioni!”». Ora, mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco, la gloria del Signore si manifestò attraverso la nube.
Il Signore disse a Mosè: «Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: “Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”».
La sera le quaglie salirono e coprirono l’accampamento; al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra.
Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo».
1. LA MORMORAZIONE È LA MESSA IN DISCUSSIONE DI UN RAPPORTO DI FIDUCIA. Non è solo il problema della fame, ma si fa IL PROCESSO ALLE INTENZIONI A COLORO CHE SONO STATI I FAUTORI DELL’USCITA DALL’EGITTO: Mosè e Dio: “ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine “
2. La mormorazione crea una memoria distorta (non si ricordano più le vessazioni dell’Egitto, ma solo il pane e la pentola della carne) A TUTTO CIÒ DIO RISPONDE CON UN PERCORSO DI FIDUCIA: DARÀ DA MANGIARE LA MANNA, ma con razioni quotidiane che INSEGNINO AGLI ISRAELITI A FIDARSI E AD AFFIDARSI.
3. IL PANE E LA CARNE del cielo che verranno sull’accampamento SARANNO DATI A SAZIETÀ, ma secondo il bisogno quotidiano. Padre nostro che sei nei cieli, DACCI OGGI IL PANE NECESSARIO PER OGGI, il pane quotidiano.

 

martedì 25 luglio 2023

DOMENICA TORNANDO A CASA DA SELVINO PENSAVO…

DOMENICA TORNANDO A CASA DA SELVINO PENSAVO…

Di solito si dice che «la cosa più importante della vita è essere in salute». Sono sicuro che molte persone sono d’accordo con questa frase. Entrando in contatto con la famiglia di Marika ho capito che «la salute non è la cosa più importante!».
 
Marika vive una vita segnata dalla grave malattia del marito. Tuttavia, mi ha dimostrato che loro due in coppia stanno facendo cose meravigliose insieme. Hanno potuto darsi e si donano vicendevolmente tanto, nelle piccole cose quotidiane, e hanno costruito una famiglia felice.

Eppure anche Marika sa che la salute è un bene alto e prezioso. Ma quando è diventata chiara che la malattia del marito non poteva essere curata, è riuscita a organizzare la loro vita in modo tale che, nonostante tutti i limiti e con tutti i vincoli, sono state possibili molte esperienze positive e significative. 

Certamente questo è diverso in ogni singola storia. Ma dove è possibile, è un dono prezioso, un vero miracolo. Essere accompagnati e accettati anche nella malattia e vivere con e nella malattia è forse la cosa più importante della vita...

 

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domenica 23 luglio 2023

Mt 13,24-43 - Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura. - COMMENTO AUDIO.

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Domenica 23 Luglio 2023
Mt 13,24-43 - Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura.
+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 13,24-43
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
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PRIMA LETTURA

https://renzozambotti.blogspot.com/2023/07/sap-121316-19-xvi-domenica-del-tempo.html

SECONDA LETTURA

https://renzozambotti.blogspot.com/2023/07/rm-826-27-xvi-domenica-del-tempo.html

VANGELO

https://renzozambotti.blogspot.com/2020/07/mt-1324-43-xv-domenica-del-tempo.html

23.07.2023 - Mt 13,24-43 - Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura.

+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 13,24-43

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
LA CHIESA
Nella Chiesa il bene e il male convivono. Ma, dice Sant'Agostino, «Dio non permetterebbe il male se non fosse abbastanza potente da trarne un bene». Possiamo, quindi, stare tranquilli! Non lasciamoci prendere dall'impazienza, come gli operai del Vangelo, che vogliono sradicare la zizzania con il rischio di rovinare tutto il raccolto. E se anche la Chiesa non è come vorresti rimani a Lei sottomesso...

sabato 22 luglio 2023

IL POTERE DI SCEGLIERE.

IL POTERE DI SCEGLIERE.

A Milano nel 1630 s’era diffusa, come in altre parti d’Europa, la peste ma le autorità spagnole in un primo momento sottovalutano, poi quando il numero dei contagiati e dei morti si moltiplica enormemente, avvalorano ipotesi assurde: che ci fossero delle persone malvagie responsabili di diffondere il veneficio. Tra la gente s’era diffusa questa convinzione e si dà inizio ad una caccia agli “untori”, coloro che, appunto, sarebbero responsabili dell’immane tragedia.
Un’ipotesi stregonesca che viene cavalcata anche dalle classi dominanti e, quel che è peggio, dai giudici che accolgono la denuncia di una donna, Caterina Rosa, la quale afferma d’aver visto dalla finestra un uomo che rasentando i muri di via della Vetra, spargeva un unguento. L’uomo viene arrestato e, pur dichiarandosi innocente, subisce pressioni e torture indicibili perché i giudici non gli credono. Da qui si dipana una vicenda di violenza giudiziaria che Manzoni ripercorre studiando tutti i documenti relativi agli interrogatori e al processo.
Solo Dio, scrive Manzoni, può dire quali sentimenti abbiano agito nel cuore di quei giudici e accenna a tante ipotesi: l’impotenza contro il pericolo della peste, l’impazienza di trovare un colpevole, la paura di deludere una aspettativa da parte della moltitudine del popolo. Solo Dio ha potuto vedere perché quei giudici «trovarono dei colpevoli di un delitto che non c’era ma che si voleva», dei capri espiatori.
Questo insegnamento possiamo dedurre da questa vicenda: se il nostro libero arbitrio non è illuminato da Dio prevalgono i nostri interessi, ma le nostre azioni saranno giudicate sulla base del nostro libero arbitrio. La libertà è la capacità di compiere il bene.
Invece, quei giudici si sono ridotti ad essere burocrati del Male sapendo di esserlo e di farlo… Peccato…

 

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giovedì 20 luglio 2023

Mt 13,24-43 - XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
Domenica 23 Luglio 2023
Mt 13,24-43 - Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura.
1. La presenza della zizzania in un campo di buon grano provoca un problema che Gesù consiglia di NON RISOLVERE CON UNA PRESA DI POSIZIONE VIOLENTA (tagliare subito l’erba cattiva), MA CON LA PAZIENZA. Eliminare la zizzania potrebbe significare danneggiare ciò che vi è di buono. FACCIAMO ATTENZIONE…
2. La parabola racconta DUE MODI DI GUARDARE: I SERVI vedono soprattutto le erbacce, il negativo, il pericolo; IL PADRONE, invece, fissa il suo sguardo sul buon grano, la zizzania è secondaria. DOBBIAMO CONQUISTARE LO SGUARDO POSITIVO DI DIO…
3. NELLA VITA NON PREOCCUPIAMOCI PRIMA DI TUTTO DELLA ZIZZANIA, dei difetti, delle debolezze, MA DI COLTIVARE LE FORZE DEL BENE, di generosità, di attenzione, di accoglienza, di libertà. Facciamo che queste forze erompano in tutta la loro forza, in tutta la loro bellezza, in tutta la loro potenza e vedremo le tenebre scomparire. BUON CAMMINO…
BUONA DOMENICA...
+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 13,24-43

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

 

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