domenica 18 maggio 2025

At 14,21-27 - Ap 21,1-5 - Gv 13,31-35 - V DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)

V DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)

Domenica 18 Maggio 2025 
Dagli Atti degli Apostoli - At 14,21-27
In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni».
Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto.
Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.
1. Paolo e Barnaba nel loro primo viaggio missionario danno origine a varie comunità Cristiane, “PIANTANO LA CHIESA”. E delle piccole comunità Cristiane vengono ORGANIZZATE perché possano vivere nel tempo.

2. In ogni Chiesa Paolo e Barnaba DESIGNARONO PER I CRISTIANI ALCUNI ANZIANI (=presbiteri, preti). Dopo aver pregato e digiunato LI AFFIDARONO AL SIGNORE nel quale avevano creduto. Compiono il gesto dell’imposizione delle mani, e con una preghiera, LI ORDINANO preti. Istituiscono il ministero presbiterale in ogni città. Ogni prete CONTINUA L'OPERA degli apostoli e TIENE IN VITA COME RESPONSABILE quella comunità.
 
3. Terminato il primo viaggio, Paolo e Barnaba tornano alla Chiesa madre di Antiochia e li raccontano tutto quello che hanno vissuto. Raccontano come Dio aveva operato per mezzo di loro E COME AVEVA APERTO LA PORTA DELLA FEDE anche ai pagani… E QUANDO LA PORTA È APERTA È POSSIBILE ENTRARE E INCONTRARE IL SIGNORE.

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Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo - Ap 21,1-5

Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più.
E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».
1. Giovanni presenta la Gerusalemme Celeste che SCENDE DAL CIELO SULLA TERRA. La realtà nuova di Dio scende sulla terra. È la DESCRIZIONE DI UN NUOVO MONDO: il cielo è sceso sulla terra, l’umanità è redenta.

2. Una voce potente, che veniva dal trono diceva: ECCO LA TENDA che Dio ha messo con gli uomini. La Gerusalemme Celeste è l'abitazione di Dio. Dio abiterà con loro ed essi saranno “suoi popoli”. Non suo popolo ma “suoi popoli” al plurale: restano i popoli che DIVENTANO PERÒ TUTTI LEGATI ALL’UNICO SIGNORE in un vincolo matrimoniale. Tutti i popoli FINALMENTE sono entrati in comunione con Dio.

3. E sarà l’amore grande di Dio, il suo Agape, che asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi e supererà il lamento, l’affanno, PERCHÉ LE COSE DI PRIMA SONO PASSATE ECCO DICE IL SIGNORE “IO FACCIO NUOVE TUTTE LE COSE”. È la novità di Pasqua: se uno è in Cristo è una creazione nuova…

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+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 13,31-33a.34-35
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
1. Siamo nel cenacolo all'ultima cena. Giuda esce per consegnare il Maestro. Durante la cena Gesù fa un lungo discorso (ultime parole, testamento). Parla della "GLORIA". Gesù in croce avrebbe GLORIFICATO DIO MOSTRANDO IL SUO AMORE VERSO L’UMANITÀ, RIVELANDO IL VERO VOLTO DEL PADRE che è amore INCONDIZIONATO. LA GLORIA NON È LA FAMA MA IL PESO SPECIFICO, il peso rilevante del Signore nella mia vita… QUANTO PESA IN ME? QUANTA GLORIA?

2. Gesù ci lascia la sua eredità: il COMANDAMENTO "NUOVO": “Amatevi gli uni gli altri COME io ho amato voi”. Egli offre una MISURA CONCRETA, un modo sul quale specchiarsi, e insieme UN’ORIGINE E UNA FONTE. Non è solo un buon esempio, ma una GRAZIA DONATA. Chiediamo a Dio ogni giorno questa “GRAZIA” DI AMARE COME LUI….

3. Un amore così è il SEGNO CHE IDENTIFICA I DISCEPOLI e diventa quindi una TESTIMONIANZA CHE RIMANDA A LUI. Un amore così manifesta la ‘GLORIA DI DIO’. La vocazione di ogni Cristiano: è AMARE COME GESÙ HA AMATO… Impossibile? NO con la GRAZIA di DIO…

BUONA DOMENICA... 

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IL PESO

Diciamo di credere… ma quanto pesa davvero Dio nella nostra vita? Parliamo d’amore… ma amiamo come Gesù o come ci viene comodo? Ci chiamiamo discepoli… ma chi ci riconosce come tali? Forse non ci manca la fede… ci manca il coraggio di viverla fino in fondo. Non basta dirsi cristiani. Occorre portare il peso dell’amore di Cristo.

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LECTIO DIVINA -  V DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)

OMELIA -  V DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)



Gv 13,31-35 RITO AMBROSIANO - V DOMENICA DI PASQUA

RITO AMBROSIANO

V DOMENICA DI PASQUA
Domenica 18 Maggio 2025

+ Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 13, 31b-35
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

 

1. LA GLORIA, CIOÈ LO SPLENDORE DELLA PERSONA AVVIENE PER GESÙ NEI GIORNI DELLA PASQUA.  L' "ora" della croce è l' "ora" della massima manifestazione della verità: DIO È AMORE... QUAL È LA TUA GLORIA?

2. Cristo ci affida una missione: che ci AMIAMO GLI UNI GLI ALTRI. Questo è L’ANTICIPO di paradiso da vivere, ed è anche L’INIZIO della nostra realizzazione umana. Se ci amiamo come Lui ci ha amato e ci ama, allora SIAMO SEGNO DI LUI. Ricorda il "COME"...

3. Sappiamo bene quanto sia difficile vivere questa missione! Eppure Gesù ha potuto pronunciare quelle parole proprio perché È LUI A DARCI NON SOLO L'ESEMPIO, MA LA POSSIBILITÀ E LA FORZA DI AMARE COSÌ. Il mondo non ha che DUE DESTINI: AMARSI O SCOMPARIRE. Fai la tua scelta...

BUONA DOMENICA...

 

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18.05 SANTE BARTOLOMEA CAPITANIO E VINCENZA GEROSA - SAN FELICE DA CANTALICE CAPPUCCINO

CAPITANIO, Lovere, Bergamo, 13 gennaio 1807 - 26 luglio 1833 - GEROSA, Lovere, Bergamo, 29 ottobre 1784 - 20 giugno 1847

A Lovere in Lombardia, santa Bartolomea Capitanio, vergine, che insieme a santa Vincenza Gerosa fondò l’Istituto delle Suore della Carità di Maria Bambina e morì a ventisette anni, consunta dalla tisi, ma ancor più divorata dalla carità.
La sua festa liturgica è il 28 giugno, mentre la Congregazione delle Suore di Maria Bambina e le diocesi di Brescia, Bergamo e Milano la ricordano il 18 maggio.

«Chi sa il Crocifisso sa tutto»

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Cantalice (Rieti) 1515 - Roma 18 maggio 1587

A Roma, san Felice da Cantalice, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, di austerità e semplicità mirabili, che per quarant’anni si dedicò a raccogliere elemosine, disseminando intorno a sé pace e carità. 

Inclinate l’orecchio del cuore ed obbedite alla voce del Figlio di Dio. Custodite nelle profondità di tutto il vostro cuore i suoi precetti e adempite perfettamente i suoi consigli. San Francesco d’Assisi

PATRONO: PROTETTORE DELLA GIOVENTÙ



NELLO STESSO GIORNO:
SAN GIOVANNI I Papa e martire
m. 18 maggio 526
(Papa dal 13/08/523 al 18/05/526)
San Giovanni I, papa e martire, che, mandato dal re ariano Teodorico a Costantinopoli presso l’imperatore Giustino, fu il primo tra i Romani Pontefici a celebrare in quella Chiesa il sacrificio pasquale; tornato di lì, fu vergognosamente arrestato e gettato in carcere dal medesimo Teodorico, cadendo a Ravenna vittima per Cristo Signore.


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sabato 17 maggio 2025

17.05.2025 - At 13,44-52 - Gv 14,7-14 - Chi ha visto me, ha visto il Padre.

Dagli Atti degli Apostoli - At 13,44-52

Il sabato seguente quasi tutta la città [di Antiòchia] si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: "Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all'estremità della terra"».
Nell'udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero.
La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio.
I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
1. Paolo e Barnaba, di fronte all’ostilità dei Giudei, scelgono di rivolgere il loro annuncio ai pagani. LA SALVEZZA SI ANNUNZIA, NON SI IMPONE. Alla salvezza si accede accogliendo la Parola.

2. Così infatti ci ha ordinato il Signore: IO TI HO POSTO PER essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra». LA VOCAZIONE E MISSIONE DI GESÙ DIVIENE VOCAZIONE E MISSIONE DI PAOLO. La missione di Paolo è la stessa di Gesù: illumina Dio con la luce di Cristo Signore.

3. I pagani hanno accolto con gioia l’annuncio di Paolo e glorificavano la Parola del Signore. QUANDO LA PAROLA DEL SIGNORE È GLORIFICATA? Quando essa è accolta come Parola di vita eterna. Quando è trasformata in nostra vita. SI ACCOGLIE LA PAROLA, LA SI METTE NEL CUORE, SI VIVE SECONDO LA PIENEZZA DELLA VERITÀ IN ESSA CONTENUTA.

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+ Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 14,7-14
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

 

Gesù è il Velo che manifesta il volto umano di Dio che altrimenti non potremmo vedere. E senza questo velo, la nostra vita sarebbe vuota e diverremmo ciechi. E ci assicura che “qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio“. 
Tutti noi abbiamo esperienza di questo: abbiamo pregato, pregato, per la malattia di questo amico, di questo papà, di questa mamma e poi se n’è andato. Ma Dio non ci ha esauditi! In effetti, quando preghiamo possiamo cadere nel rischio di non essere noi a servire Dio, ma di pretendere che sia Lui a servire noi. La fede ci ricorda che non c’è nessun limite a quello che si può chiedere al Signore, ma nel suo nome e per la gloria di Dio. Sia fatta la sua, non la mia volontà!

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La duplice coincidenza: il Padre nel Figlio, il Figlio con il Padre e noi uomini con il Figlio. E la promessa di fare opere anche più grandi di Gesù. Perché allora vogliamo sempre qualcosa di più grande?

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17.05 SAN PASQUALE BAYLON RELIGIOSO FRANCESCANO

Torre Hermosa, Spagna, 16 maggio 1540 – Villarreal, Spagna, 17 maggio 1592

A Villa Real presso Valencia in Spagna, san Pasquale Baylon, religioso dell’Ordine dei Frati Minori, che, mostrandosi sempre premuroso e benevolo verso tutti, venerò costantemente con fervido amore il mistero della Santissima Eucaristia. 

"Servite il Signore con tutto il cuore. Amate i poveri. Siate devoti al normale SS.mo Sacramento. Affidatevi alla B. Vergine Maria"

PATRONO: DEI CONGRESSI EUCARISTICI (LEONE XIII)


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venerdì 16 maggio 2025

16.05.2025 - At 13,26-33 - Gv 14,1-6 - Io sono la via, la verità e la vita.

Dagli Atti degli Apostoli - At 13,26-33

In quei giorni, [Paolo, giunto ad Antiòchia di Pisìdia, diceva nella sinagoga:]
«Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza.
Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non hanno riconosciuto Gesù e, condannandolo, hanno portato a compimento le voci dei Profeti che si leggono ogni sabato; pur non avendo trovato alcun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che egli fosse ucciso.
Dopo aver adempiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono testimoni di lui davanti al popolo.
E noi vi annunciamo che la promessa fatta ai padri si è realizzata, perché Dio l’ha compiuta per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo: “Mio figlio sei tu, io oggi ti ho generato”».

1. Luca sottolinea che L'EVENTO DELLA MORTE DI GESÙ NON È STATO CAUSALE, MA IL COMPIMENTO DEL PROGETTO DI DIO. Loro sono colpevoli, ma Dio lo ha risuscitato dai morti ed è apparso. NOI SIAMO I SUOI TESTIMONI DAVANTI AL POPOLO…

2. In queste poche righe abbiamo il riassunto del Vangelo, IL CREDO FONDAMENTALE: Fu crocefisso, morì e fu sepolto, è resuscitato ed è apparso. IO CREDO...

3. Paolo aggiunge delle prove scritturistiche: “Mio figlio sei tu, OGGI TI HO GENERATO”. LA GENERAZIONE DI GESÙ COINCIDE CON LA RISURREZIONE: il padre ha generato Gesù nel momento in cui l'ha fatto risorgere, è il momento della intronizzazione…

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+ Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 14,1-6
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».

 

"Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi". È la certezza che ci consola: c’è un posto riservato per ciascuno. Anche c’è un posto per me. Ognuno di noi può dire: c’è un posto per me. Non viviamo senza meta e senza destinazione. Siamo attesi, siamo preziosi. Dio è innamorato di noi, siamo i suoi figli. E per noi ha preparato il posto più degno e bello: il Paradiso.
Ma  per arrivarci bisogna riconoscere che la strada che conduce al Padre è Suo Figlio Gesù. La strada è Gesù: stando attaccati a Lui, nell’amicizia con Lui, nella Sua Grazia, veniamo condotti anche noi dove Lui vive e regna.

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Il nostro cuore è sempre turbato. E Gesù è lì pronto a consolarlo. E coglie il punto preciso del cuore dell’uomo: c’è posto per tutti, staremo sempre insieme. Non è una presenza tutto ciò che cerchiamo?

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16.05 SANT' UBALDO DI GUBBIO VESCOVO

Gubbio, 1084/5 - Gubbio, 16 maggio 1160

A Gubbio in Umbria, sant’Ubaldo, vescovo, che si adoperò per il rinnovamento della vita comunitaria del clero. 

"Ho chiesto al Signore una sola cosa, questa sola io cercherò: 
abitare nella casa del Signore per tutti i giorni della mia vita".

PATRONOPROTETTORE DI GUBBIO E DEGLI EUGUBINI, DEI MURATORI E SCALPELLINI


NELLO STESSO GIORNO:
SAN LUIGI ORIONE Sacerdote e fondatore - MILANO
Pontecurone, Alessandria, 23 giugno 1872 – Sanremo, Imperia, 12 marzo 1940
A Sanremo in Liguria, san Luigi Orione, sacerdote, fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza per il bene dei giovani e di tutti gli emarginati.

SAN RICCARDO PAMPURI Religioso fatebenefratelli - BRESCIA E PAVIA
Trivolzio, Pavia, 2 agosto 1897 - Milano, 1 maggio 1930
A Milano, san Riccardo (Erminio Filippo) Pampuri esercitò con generosità la professione di medico e, nel 1927 entrò a Brescia nel noviziato dei Fatebenefratelli dove emise la professione religiosa il 24 ottobre 1928. Gli venne affidato il gabinetto dentistico. Purtroppo nella primavera del 1929 la sua salute peggiorò per la tubercolosi. Il 18 aprile 1930 fu trasferito nell'Ospedale del Fatebenefratelli di Milano dove morì il primo maggio.


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giovedì 15 maggio 2025

15.05.2025 - At 13,13-25 - Gv 13,16-20 - Chi accoglie colui che manderò, accoglie me.

Dagli Atti degli Apostoli - At 13,13-25

Salpàti da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge, in Panfìlia. Ma Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme. Essi invece, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagòga nel giorno di sabato, sedettero. Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagòga mandarono a dire loro: «Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!».
Si alzò Paolo e, fatto cenno con la mano, disse: «Uomini d'Israele e voi timorati di Dio, ascoltate. Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri e rialzò il popolo durante il suo esilio in terra d'Egitto, e con braccio potente li condusse via di là. Quindi sopportò la loro condotta per circa quarant'anni nel deserto, distrusse sette nazioni nella terra di Canaan e concesse loro in eredità quella terra per circa quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede loro dei giudici, fino al profeta Samuèle. Poi essi chiesero un re e Dio diede loro Sàul, figlio di Chis, della tribù di Beniamino, per quarant'anni. E, dopo averlo rimosso, suscitò per loro Davide come re, al quale rese questa testimonianza: Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri.
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d'Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali».
1. Nella sinagoga di Antiochia, Paolo si alza in mezzo all’assemblea delle persone lì riunite e annuncia la scelta di Dio, UNA SCELTA PREPARATA NELLA STORIA DEL POPOLO DI ISRAELE E COMPIUTA IN GESÙ. Gesù è il compimento…

2. Questa storia di scelte deve FARE I CONTI CON LA LIBERTÀ DELL’UOMO E DEL POPOLO, una libertà che spesso conduce all’infedeltà. Ma DIO NON RINUNCIA a tessere il suo disegno di salvezza per l’amore che ha per l’uomo.

3. Oggi siamo chiamati a cogliere la MERAVIGLIA DI UNA STORIA SECOLARE DELLA SALVEZZA, che dalla vicenda dell’antico Israele e dalla sua liberazione dall’Egitto arriva fino a Gesù. 

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+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 13,16-20
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

 

Oggi Gesù sottolinea l'importanza dell'umiltà e del servizio, ricordando ai discepoli che la vera grandezza sta nel seguire il suo esempio. La beatitudine non è solo nel conoscere la Parola, ma nel metterla in pratica con amore. Gesù annuncia anche il tradimento, mostrando che tutto avviene secondo il disegno di Dio. La sua rivelazione anticipata rafforza la fede dei discepoli, affinché riconoscano in Lui il Figlio di Dio. Tra Lui, il Padre e coloro che Egli manda c'è unità, dunque accogliere i suoi inviati significa accogliere Dio stesso. Allora noi oggi siamo chiamati a vivere con umiltà e fiducia, seguendo l'esempio di Gesù nel servizio e nell'amore. Accogliere Lui significa accogliere il Padre, portando nel mondo la luce della fede.

 

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15.05 SANT' ISIDORO L'AGRICOLTORE

Madrid (Spagna), ca. 1070/80 circa - 15 maggio 1130

A Madrid nella Castiglia in Spagna, sant’Isidoro, contadino, che insieme con sua moglie la beata Maria de la Cabeza attese con impegno alle fatiche dei campi, cogliendo con pazienza la ricompensa celeste più ancora dei frutti terreni, e fu vero modello di contadino cristiano. 

"Non vi affannate per la vostra vita, di che mangerete o di che berrete, ne per il vostro corpo di che vestirete... Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in più". (Mt 6, 25,33)



NELLO STESSO GIORNO:
BEATA MADDALENA ALBRICI Badessa agostiniana - COMO
Como, 1415 - 13 maggio 1465
A Como, beata Maddalena Albrici, badessa dell’Ordine di Sant’Agostino, che suscitò molto il fervore di perfezione delle sue consorelle.

LAMINE YAMAL: SIMBOLO DI UN’IDENTITÀ CHE UNISCE O CHE DIVIDE?

LAMINE YAMAL: SIMBOLO DI UN’IDENTITÀ CHE UNISCE O CHE DIVIDE?

Cosa significa oggi appartenere a una cultura? E, ancor di più: è possibile appartenere a più culture senza dover scegliere tra l’una o l’altra? La storia del giovane calciatore Lamine Yamal, stella emergente del Barcellona, sembra rispondere a queste domande con una forza che va ben oltre lo sport.

 Il vescovo Xabier Gómez García, pastore della diocesi di Sant Feliu de Llobregat — città dove Yamal è nato — non ha dubbi: il giovane atleta rappresenta una nuova generazione che rifiuta le etichette semplicistiche. Ma davvero la società è pronta ad accettare questa complessità? Siamo capaci di vedere la ricchezza dietro a un'identità che non si lascia chiudere in confini rigidi?

 Nella sua lettera pastorale dell’11 maggio 2025, il vescovo parla di transculturalità, non come semplice coesistenza tra culture, ma come interazione creativa e dinamica tra di esse. Yamal, figlio di padre marocchino e madre della Guinea Equatoriale, cresciuto in un quartiere operaio della Catalogna, non rappresenta un’eccezione esotica, ma una realtà sempre più comune. E allora: perché ci ostiniamo a considerare “altro” ciò che ormai è parte del nostro tessuto quotidiano?

 

Identità come ponte o come muro?

 

“Yamal rappresenta una generazione che non concepisce i confini culturali come muri, ma come ponti.” La frase del vescovo non è solo poetica: è una provocazione. Perché mentre una parte della società si rinchiude in nostalgie identitarie e discorsi esclusivi, c’è un volto giovane che dimostra che identità multipla non significa frammentazione, ma sintesi viva. E tu, che idea hai dell’identità? È qualcosa da difendere come un castello o da costruire ogni giorno in dialogo con l’altro?

 Il calcio, spesso riflesso delle nostre tensioni sociali, diventa in questo caso un pulpito imprevisto. È possibile che un atleta, acclamato per le sue abilità, possa diventare anche un messaggio vivente contro la discriminazione e la chiusura? Yamal lo fa con naturalezza: non rinnega le sue origini, le integra. Porta con orgoglio il “304” del suo quartiere sulla pelle, senza mai dimenticare né il Marocco né la Guinea Equatoriale. Ma c’è spazio, oggi, per una cittadinanza che non chiede di cancellare le radici per essere accolta?

 

Dalla periferia alla collettività

 

“Il loro successo dentro e fuori dal campo dimostra come la diversità possa essere fonte di ricchezza collettiva.” Il vescovo non parla solo a nome della Chiesa, ma a nome di una visione sociale e politica. Perché in tempi in cui l’immigrazione viene spesso trattata come emergenza o minaccia, che cosa ci dice la vita di un ragazzo nato nella periferia barcellonese e diventato simbolo di orgoglio nazionale?

 C’è forse un messaggio anche per le politiche pubbliche e per le comunità cristiane: possiamo ancora permetterci di pensare l’integrazione come adattamento passivo a un modello unico? Oppure è giunto il momento di parlare di costruzione condivisa, di convivenza fondata sul rispetto e sullo scambio?

 Il progetto Atlantic Hospitality, promosso dal vescovo Gómez García, cerca di rispondere a queste domande con azioni concrete. Informare chi vuole emigrare per rendere la scelta consapevole e libera: è forse questa la nuova forma di carità politica e pastorale di cui abbiamo bisogno?

 

Una lezione per la Chiesa e per la società

 

Infine, il vescovo lancia una sfida: “La transculturalità è una risposta amorevole a tanta violenza e disintegrazione.” Ma siamo disposti ad ascoltarla? La Chiesa, le scuole, le famiglie, i mezzi di comunicazione: sono pronte a educare i più giovani a vivere questa ricchezza invece che temerla?

 Lamine Yamal non è solo una promessa del calcio: è il volto di una cittadinanza nuova, fluida ma non confusa, radicata ma aperta. La sua figura ci interroga: vogliamo costruire muri per proteggerci, o ponti per crescere insieme?

 

E tu, da che parte vuoi stare?

 

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mercoledì 14 maggio 2025

14.05.2025 - At 1,15-17.20-26 - Gv 15,9-17 Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici.

Dagli Atti degli Apostoli - At 1,15-17.20-26

In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli – il numero delle persone radunate era di circa centoventi – e disse: «Fratelli, era necessario che si compisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, diventato la guida di quelli che arrestarono Gesù. Egli infatti era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. Sta scritto infatti nel libro dei Salmi:
“La sua dimora diventi deserta
e nessuno vi abiti”,
e: “Il suo incarico lo prenda un altro”.
Bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione».
Ne proposero due: Giuseppe, detto Barsabba, soprannominato Giusto, e Mattia. Poi pregarono dicendo: «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostra quale di questi due tu hai scelto per prendere il posto in questo ministero e apostolato, che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto che gli spettava». Tirarono a sorte fra loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.

1. Pietro tiene un discorso in mezzo ai fratelli. L'AUTORITA' ORMAI È PIETRO, è Lui che prende l'iniziativa e propone scelte. Ciò che si è verificato, il tradimento di Giuda, era stato previsto NON È UN CASO MA IL COMPLIMENTO DI UNA STORIA PREORDINATA DA DIO…

2. PIETRO SI FA INTERPRETE DEL PROGETTO DI DIO. Bisogna che uno si aggiunga. Il numero dei 12 DEVE ESSERE RIPRISTINATO, PERCHÉ È UN NUMERO SIGNIFICATIVO NON CASUALE. Gesù ne ha scelti dodici, dodici devono essere. Se uno è venuto meno, bisogna sostituirlo…

3. LE CONDIZIONI CHE PIETRO PROPONE SONO DUE: 1. essere stato con Gesù tutto il tempo 2. dal battesimo fino all'assunzione. Due sono i candidati. LA COMUNITÀ LASCIA CHE SCELGA DIO ATTRAVERSO IL SORTEGGIO…

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 + Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 15,9-17

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

"Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore". Un amore grande che ci precede, ci raggiunge e rimane con noi. Un amore che ci fa essere, muovere, amare a nostra volta. Lui ci ha scelti e ci ha stretti nel suo amore perché la sua opera e la sua stessa persona possano continuare a fiorire nel mondo, attraverso un segno che ci coinvolge personalmente: il suo amore accolto e diffuso. Convocati nell’amicizia del Signore Gesù, possiamo trasmetterla attraverso la nostra stessa vita, come il tredicesimo apostolo.
Non si tratta di un amore solo sentimentale, ma un amore fedele e fattivo disposto a donare la sua vita. Accogliere, custodire, fruttificare questo amore è il dono e il compito che Gesù ci mette in cuore attraverso il fuoco, il calore, l’energia del suo Santo Spirito.

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L'essenza del Vangelo, l'amore. Il suo amore, smisurato, che diventa misura del nostro amore. Un amore in cui “rimanere”. C'è poco da commentare, solo da chiederci: è questo ciò che desideriamo?

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14.05 SAN MATTIA APOSTOLO

sec. I

Festa di san Mattia, apostolo, che seguì il Signore Gesù dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui Cristo fu assunto in cielo; per questo, dopo l’Ascensione del Signore, fu chiamato dagli Apostoli al posto di Giuda il traditore, perché, associato fra i Dodici, divenisse anche lui testimone della resurrezione.

«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituito, 
perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto rimanga». Alleluia. (Gv 15,16)


 

martedì 13 maggio 2025

13.05.2025 - At 11,19-26 - Gv 10,22-30 - Io e il Padre siamo una cosa sola.

Dagli Atti degli Apostoli - At 11,19-26

In quei giorni, quelli che si erano dispersi a causa della persecuzione scoppiata a motivo di Stefano erano arrivati fino alla Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non proclamavano la Parola a nessuno fuorché ai Giudei. Ma alcuni di loro, gente di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, annunciando che Gesù è il Signore. E la mano del Signore era con loro e così un grande numero credette e si convertì al Signore.
Questa notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, e mandarono Bàrnaba ad Antiòchia. Quando questi giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede. E una folla considerevole fu aggiunta al Signore.
Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Sàulo: lo trovò e lo condusse ad Antiòchia. Rimasero insieme un anno intero in quella Chiesa e istruirono molta gente. Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani.
1. I dispersi, a causa della persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, annunciano Gesù, E DEI GRECI LO ACCOLSERO, FURONO BATTEZZATI E DIVENNERO CRISTIANI. Ad Antiochia nasce una comunità Cristiana fatta di Greci non più di Giudei.

2. GLI APOSTOLI MANDANO BARNABA PER CONTROLLARE. Barnaba è un discepolo affidabile. L'esperienza e la valutazione di Barnaba sono estremamente positive. LA GRAZIA DI DIO LÌ STA LAVORANDO E CHIEDE FEDELTÀ, fedeltà allo Spirito che anche ad Antiochia STA PORTANDO VITA NUOVA.

3. BARNABA VA A CERCARE SAULO E ORGANIZZANO QUESTA COMUNITÀ. Insieme poi salgono a Gerusalemme per PORTARE UN AIUTO ECONOMICO alla comunità Madre che si trova in difficoltà. UNITI…

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+ Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 10,22-30
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Gesù al portico di Salomone avrebbe potuto essere riconosciuto dai Giudei come il Cristo, cioè il Messia, attraverso la testimonianza delle sue opere. Ma essi non hanno la docilità delle pecore che ascoltano e seguono la sua voce. La distanza che nasce dal cuore impedisce l’accoglienza del dono della fede.
Ma l’amore di Gesù è invincibile! Il maligno, il grande nemico di Dio e delle sue creature, tenta in molti modi di strapparci la vita eterna. Ma il maligno non può nulla se non siamo noi ad aprirgli le porte della nostra anima, seguendo le sue lusinghe ingannatrici.
Non dimentichiamoci mai che Gesù è l’unico Pastore che ci parla, ci conosce, ci dà la vita eterna e ci custodisce.

 

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