UNA CERTEZZA: LA MADONNA DI ALTINO
MARIA. . . "qui se' a noi di speranza fontana
vivace" specialmente in quest’anno segnato dal virus. Sono tanti i ricordi
che porto con me in quest’estate vissuta con fede. Grande è stato il mio
bisogno di salire sul monte per trovare un senso a tutto ciò che ci sta
accadendo.
Ho sete di Dio, del Dio vivente, e salire sul monte per incontrare
Maria nel luogo che apparve il 23 luglio
1496 a Quinto Foglia e ai suoi due figli è stato per me ricercare ciò che è vero, bello e giusto, è
stato vedere in faccia il volto di Dio. Non mi potevo accontentare delle nebbie
dei tanti ragionamenti scientifici e umani, dei discorsi della valle, dovevo
salire per respirare l’aria pura della montagna.
Sentivo il desiderio di affidare la mia preghiera alla
Madonna, consegnare a Lei le tante situazioni drammatiche, proprio come fece
Quinto Foglia, e la mia fiducia fu premiata. Maria mi fece incontrare il volto
di Gesù nella Parola di Dio che è amore e solo amore, nei sacramenti
specialmente nell’eucarestia, presenza viva e reale, quel pane che ci rende
pane, e nei fratelli che numerosi salgono al Santuario per pregare, per
accendere una candela e per condividere la fede. Sono sempre edificato dalla
fede delle persone che incontro.
Più volte ho bevuto l’acqua dalla fonte non solo per
dissetarmi ma perché sentivo che la mia anima desiderava dissetarsi di quell’acqua
fresca che è riservata a quelli che raggiungono il monte. Chissà che stupore,
che meraviglia per Quinto Foglia quell’acqua che dissetò i suoi figli e che
ancora continua a sgorgare. È il miracolo della fiducia che un uomo pose in
Maria in Colei che lo aiutò nel momento di bisogno.
L’acqua poi mi ricorda lo Spirito Santo, il battesimo. È
segno di benedizione, di vita, è capacità di fecondare e trasformare l’aridità
del deserto, è dissetante, purifica, lava e fa sparire le immondezze. Ho
bisogno di acqua, soprattutto in questo periodo, ho bisogno dello Spirito Santo
che rinnovi la mia vita, ho bisogno di quell’acqua che è frutto del miracolo
della fede, miracolo che si rinnova ogni volta che ci fidiamo di Maria e
lasciamo che lo Spirito operi in noi.
Cadono a fagiolo che significa a genio, al momento giusto, le
parole dell’Arcivescovo di Milano Mons. Mario Enrico Delpini nell’omelia alla
vigilia dell’Apparizione. Nella mia sete di senso, in questo paese
dell’incompiuto passa Gesù che ben conosce la mia sete. Lui mi indica la via
del compimento, l’acqua che non solo disseta per un momento, ma diventa un
fiume che sgorga dentro, una sorgente d’acqua viva. Dov’è questa acqua viva?
dov’è questo fiume? – si chiede l’Arcivescovo - Il compimento si trova nella
terra promessa. Come si può giungere alla terra
promessa, al paese del compimento? Maria si offre come guida.
Maria ci invita all’ascolto della Parola, a cercare Gesù nel
mezzo delle nostre angosce, a intercedere per i fratelli, a prendersi cura
della sete degli altri, a guardare il trafitto, da Lui sgorga l’acqua viva e il
principio della vita nuova ed infine ad entrare nella casa del discepolo amato.
Chi abita la casa del discepolo amato, con Maria, non vive per sé stesso, ma
vive della vita ricevuta da Gesù; non cerca quello che gli manca, ma offre
quello che ha; non si lamenta dei problemi del mondo, ma cerca di risolverli;
non si dimentica che la morte è inevitabile, ma si ricorda di essere chiamato
alla vita eterna. Ecco il senso della vita, ecco il programma di vita, ecco
come giungere alla terra promessa, al paese del compimento, ecco quell’acqua
che genera vita, vita eterna.
Al termine della Santa Messa abbiamo portato Maria in
processione. La processione è il compimento di quanto abbiamo celebrato e
ascoltato, è il compimento di un determinato percorso. Sappiamo che la
processione deriva dal verbo procedere, cioè andare avanti. E nella cristianità
il movimento indica l’avviarsi verso una meta che Maria ci ha indicato ed è ovviamente
quella del Paradiso. Il procedere con Maria fu accompagnato da canti,
preghiere, inni e litanie. A” procedere” ci aiuti Maria di cui abbiamo celebrato
l’anniversario dell’apparizione.
Per procedere spediti è necessario offrire a Dio il nostro
peccato e ripartire. Come sacerdote mi sento di ringraziare Dio in modo
particolare per il servizio del confessionale. Al Santuario alcuni vengono al
confessionale perché bisognosi di essere ascoltati, di parlare con qualcuno;
altri lo fanno per adempiere un obbligo, un precetto; altri ancora, forse, per
scaramanzia o per liberarsi da qualche ‘peso’ che si portano dentro. Ma molti -
lo posso dire - si accostano per ristabilire una relazione con Dio più vera.
Ogni volta che confesso mi sento piccolo mi sento essere uno
strumento della misericordia e dell’amore del Padre che si rivela in Gesù
Cristo. Mi rincuorano le parole di San Giovanni Paolo II: “Prima del nostro
invito, e prima ancora delle nostre parole sacramentali, i fratelli che
chiedono il nostro ministero sono già avvolti da una misericordia che li lavora
dal di dentro. Voglia il cielo che anche attraverso le nostre parole e il
nostro animo di pastori, sempre attenti a ciascuna persona... riusciamo a farci
collaboratori della misericordia che accoglie e dell’amore che salva” (Lettera
ai sacerdoti, Giovedì Santo 2002). Affidiamo a Maria tutti i nostri sacerdoti!
Non mi resta, in conclusione, che invitarvi tutti e ciascuno
in particolare a fare l’esperienza del monte, l’esperienza di quell’acqua che
salva, l’esperienza che Maria ci ha indicato nelle parole dell’Arcivescovo,
l’esperienza della rinascita nel sacramento della riconciliazione.
Altino sia per ciascuno di noi il luogo della rinascita nella
fede.
Interceda per noi la Vergine Maria, che è nostra Madre,
perché nel proclamare e vivere la fede, a partire dal confessionale, tutta la
nostra comunità abbia a rigenerarsi: pastori e fedeli gustino i frutti della
salvezza che Cristo ci ha acquistato e contemplino nei nostri giorni le meraviglie
del suo amore.
Un arrivederci al prossimo anno… Con riconoscenza
p.Renzo