giovedì 31 ottobre 2024

31.10.2024 - Ef 6,10-20 - Lc 13,31-35 - Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni - Ef 6,10-20

Fratelli, rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
Prendete dunque l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio.
In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi. E pregate anche per me, affinché, quando apro la bocca, mi sia data la parola, per far conoscere con franchezza il mistero del Vangelo, per il quale sono ambasciatore in catene, e affinché io possa annunciarlo con quel coraggio con il quale devo parlare.

 

1. “STATE SALDI” ossia RIMANETE NEL DONO DI DIO! Condizione essenziale per il buon combattimento della fede. Dobbiamo armarci … per fare la pace!

2. Due sono i “fronti” della guerra: UNO È “DIFENSIVO”, con l’“elmo della salvezza” (comunicare il bene della salvezza), L’ALTRO È DI POTENTE CONQUISTA, con “la spada dello Spirito, che è la Parola di Dio” (spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno). Buon combattimento!

3. «In ogni occasione PREGATE con ogni sorta di preghiere e suppliche nello Spirito, e a questo scopo VEGLIATE con ogni perseveranza e SUPPLICA per tutti i santi». In questa grande battaglia la preghiera è l’incontro tra la nostra assoluta povertà e la potenza del dono di Dio; Manteniamo una RELAZIONE DA FIGLI con Dio!

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 13,31-35
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”». 

Gesù dimostra una straordinaria determinazione di fronte alla minaccia di Erode, continuando la sua missione di guarigione e liberazione senza paura. Egli risponde ai farisei chiamando Erode "volpe", sottolineando la sua astuzia e malevolenza, ma afferma chiaramente che deve proseguire il suo cammino, consapevole del suo destino a Gerusalemme. Gesù lamenta la storica resistenza di Gerusalemme ai profeti, esprimendo il suo desiderio di proteggere i suoi abitanti come una chioccia raccoglie i suoi pulcini, ma riconoscendo il loro rifiuto costante. Questo rifiuto porta alla profezia che Gerusalemme sarà abbandonata fino a quando non riconoscerà il Messia. Conclude annunciando che la città non lo vedrà più fino a quando non dirà: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore", evidenziando sia il giudizio imminente che la speranza di una futura riconciliazione. Gesù è la nostra speranza!

 

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31.10 SANT'ALFONSO RODRIGUEZ

Gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto. 
 Nell’isola di Palma di Maiorca, sant’Alfonso Rodríguez, che, perduti la moglie, i figli e tutti i suoi beni, fu accolto come religioso nella Compagnia di Gesù, dove svolse per molti anni la mansione di portinaio nel Collegio, divenendo un esempio di umiltà, obbedienza e costanza nel sacrificio.
NELLO STESSO GIORNO:
BEATA IRENE (AURELIA JACOBA MERCEDE) STEFANI VERGINE
Anfo, Brescia, 22 agosto 1891 – Gekondi, Kenia, 31 ottobre 1930
Mercede Stefani nacque il 22 agosto 1891 ad Anfo nella Val Sabbia (Brescia). Nel 1911 entrò nell’Istituto delle Missionarie della Consolata e il 12 gennaio 1912 vestì l’abito religioso, prendendo il nome di suor Irene. Il 29 gennaio 1914 emise la professione religiosa e alla fine dell’anno partì per la missione in Kenya. Dal 1914 al 1920 si dedicò all’assistenza dei portatori africani al tempo della prima guerra mondiale, che raggiunse anche l’Africa per il coinvolgimento delle colonie inglesi e tedesche. Dal 1920 al 1930, invece, prestò servizio come insegnante nella missione di Gekondi. Per la sua capacità di unire alle cure fisiche la carità e la dolcezza, si meritò il soprannome di «Nyaatha», che in lingua kikuyu significa «madre tutta misericordia». Curando un ammalato di peste, si ammalò a sua volta: morì il 31 ottobre 1930, a 39 anni. 

mercoledì 30 ottobre 2024

30.10.2024 - Ef 6,1-9 - Lc 13,22-30 - Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni - Ef 6,1-9

Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. «Onora tuo padre e tua madre!». Questo è il primo comandamento che è accompagnato da una promessa: «perché tu sia felice e goda di una lunga vita sulla terra». E voi, padri, non esasperate i vostri figli, ma fateli crescere nella disciplina e negli insegnamenti del Signore.
Schiavi, obbedite ai vostri padroni terreni con rispetto e timore, nella semplicità del vostro cuore, come a Cristo, non servendo per farvi vedere, come fa chi vuole piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, facendo di cuore la volontà di Dio, prestando servizio volentieri, come chi serve il Signore e non gli uomini. Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo che libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene.
Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che il Signore, loro e vostro, è nei cieli e in lui non vi è preferenza di persone.

1. Obbedite ai vostri genitori nel Signore. OGNI RELAZIONE DEVE ESSERE FONDATA SU UN PRINCIPIO DI VERITÀ E DI GIUSTIZIA PER GENERARE UN BENE. Obbedire “Perché bene a te avvenga e sarai longevo sulla terra”. È FELICE QUELLA VITA CHE È BENEDETTA DA DIO. Nel caso dei figli, essa è benedetta perché rispettano, hanno rispettato, rispetteranno i genitori fino all’ultimo istante dei loro giorni.

2. E voi padri, non irritate i vostri figli, con la parola e l’azione ma ALLEVATE I FIGLI NELL’EDUCAZIONE E NELLA DISCIPLINA DEL SIGNORE. I genitori devono educare i propri figli ad amare il Vangelo, a vivere il Vangelo, a testimoniare il Vangelo. Il Vangelo è Cristo.

3. Agli schiavi è comandato di obbedire ai loro signori carnali COME AL CRISTO, CON RETTA INTENZIONE. Il destinatario del nostro servizio deve essere sempre il Signore. Il Signore ricompenserà ogni servizio con una ricompensa eterna e la benedizione su questa terra. Ma anche i padroni dovranno costruire RAPPORTI REGOLATI DALL’UNICA LEGGE: QUELLA DI CRISTO GESÙ, e in Lui non v'è preferenza di persone.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 13,22-30
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».  

 

PORTA STRETTA: Il Vangelo di oggi ci ricorda che per raggiungere la vetta della vita eterna c'è solo una porta stretta, che significa sforzo, lotta, fatica. Per entrare nel Regno di Dio, non basta una appartenenza esteriore alla Chiesa. L'unico criterio decisivo è quello delle opere. Solo le opere buone ci faranno riconoscere da Cristo, che ci aprirà volentieri la porta. L'unità di misura della salvezza è l'amore ai poveri, agli ultimi, agli altri. Con disinteresse. È ora di riempire il nostro tempo con opere di bene!

 

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30.10 SAN GERMANO DI CAPUA

I santi sono gli unici uomini veramente e pienamente realizzati.
 Nato nel V secolo da famiglia agiata, Germano si privò dei suoi beni per darli ai poveri. Condusse poi vita ascetica fino al 516 quando venne eletto vescovo di Capua. Amato nella sua diocesi, svolse una missione diplomatica particolarmente delicata. Su mandato di papa Ormisda si recò a Costantinopoli per cercare di mettere termine allo scisma iniziato dal patriarca Acacio. Nel tentativo di giungere all’unità con quanti si rifiutavano di accettare il concilio di Calcedonia, il patriarca aveva composto una formula di unione respinta da papa Felice II e dalle chiese d’occidente. La trattativa cui partecipò Germano andò a buon fine. L’imperatore Giustino e il patriarca Giovanni sottoscrissero il documento proposto da papa Ormisda e venne superata una divisione che durava ormai da due generazioni. Ritornato nella sua diocesi, il vescovo condusse vita ascetica fino alla morte avvenuta nel 541. 


martedì 29 ottobre 2024

29.10.2024 - Ef 5,21-33 - Lc 13,18-21 - Il granello crebbe e divenne un albero.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni - Ef 5,21-33

Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.
Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Così anche voi: ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito.

1. Cristo (sposo) ha amato la Chiesa (sposa) e HA DATO SÉ STESSO PER LEI, per amore. SUL MODELLO DI CRISTO E DELLA CHIESA VIENE PROPOSTO IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO, come un effetto e una conseguenza di quella grazia redentrice di Cristo che ha amato la Chiesa dando sé stesso.

2. Per le indicazioni matrimoniali, il versetto cardine è il primo: “SIATE SOTTOMESSI GLI UNI AGLI ALTRI NEL TIMORE DI CRISTO”. Ci parla della mutua sottomissione, cioè nell’autentica relazione di amore ognuno dona tutto sé stesso all’altro.

3. IL MODELLO DA IMITARE È CRISTO. È Lui che ha realizzato questa unione. Da Lui nasce la possibilità di un amore così grande che sottomette sé stesso ad un altro. Noi crediamo che questo amore è efficacie ed eterno.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 13,18-21
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». 

 

Il vangelo di oggi ci presenta un Dio piccolo, piccolissimo. Un seme, un pizzico di lievito, nulla più. Piccolo di dimensioni, ma con dentro una bomba di energia: la grandezza di Dio non sta nel suo ingombro, ma nelle sue potenzialità. Che, tradotto, significa che la grandezza dell’amore (quello vero, quello che vince la morte) non risiede nell’appariscenza o nella visibilità pubblica, ma nel silenzioso e tenace crescere della speranza. Così si propaga il Regno di Dio.
Credere in questo non è facile ma ci aiuta a non scoraggiarci di fronte alle avversità, ma a confidare nell'aiuto di Dio.
Ricordati che nei momenti di buio e di difficoltà non devi abbatterti, ma rimanere ancorato alla fedeltà di Dio, alla Sua presenza che sempre salva. Ricordati questo: Dio sempre salva.

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Da piccolo a grande. Questa è la logica del Regno di Dio, secondo la dinamica del seme e del lievito; realtà nascoste, quasi impercettibili, ma che “formano” tutto il resto. Qual è la nostra logica?

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29.10 BEATA CHIARA LUCE BADANO

L’importante è fare la volontà di Dio...è stare al suo gioco...
 Visse a Sassello con il padre Ruggero, camionista, e la madre Maria Teresa, casalinga. A nove anni conosce i ‘Focolarini’ di Chiara Lubich ed entra a fare parte dei ‘Gen’. Terminate le medie a Sassello si trasferisce a Savona dove frequenta il liceo classico. A sedici anni, durante una partita a tennis, avverte i primi lancinanti dolori ad una spalla: callo osseo la prima diagnosi, osteosarcoma dopo analisi più approfondite. Inutili interventi alla spina dorsale, chemioterapia, spasmi, paralisi alle gambe. Rifiuta la morfina che le toglierebbe lucidità. Si informa di tutto, non perde mai il suo abituale sorriso. Alcuni medici, non praticanti, si riavvicinano a Dio. La sua cameretta, in ospedale prima e a casa poi, diventa una piccola chiesa, luogo di incontro e di apostolato. Negli ultimi giorni, Chiara non riesce quasi più a parlare, ma vuole prepararsi all’incontro con ‘lo Sposo’ e si sceglie l’abito bianco, molto semplice, con una fascia rosa. Spiega anche alla mamma come dovrà essere pettinata e con quali fiori dovrà essere addobbata la chiesa; suggerisce i canti e le letture della Messa. Vuole che il rito sia una festa. Le ultime sue parole: "Mamma sii felice, perché io lo sono. Ciao!". Muore all’alba del 7 ottobre 1990.
NELLO STESSO GIORNO:

SANT' ONORATO DI VERCELLI VESCOVO

IV sec.

A Vercelli, sant’Onorato, vescovo: discepolo di sant’Eusebio in monastero e suo compagno nel carcere, tenne per secondo dopo il suo maestro questa sede episcopale che istruì nella retta dottrina ed ebbe il privilegio di offrire il viatico a sant’Ambrogio in punto di morte.


SAN FEDELE DI COMO MARTIRE

Sec. III

Nei pressi di Como, san Fedele, martire. Le notizie sul suo conto sono assai più scarse di quanto lascerebbe credere la sua chiara fama. Probabilmente fu un missionario cristiano, inviato dal Vescovo di Milano sulle rive del lago, ancora abitato da infedeli. Nella diocesi di Como la sua memoria si celebra il 29 ottobre.


SAN FELICIANO, MARTIRE DI CARTAGINE
ca. s. III
Si sa poco o nulla di questo Santo, vissuto nel III secolo a Cartagine, nell’odierna Tunisia. Probabilmente pagano, Feliciano si converte al cristianesimo e proprio a causa della sua fede subisce il martirio in odio alla Chiesa.  

DAI TUOI DOLORI NASCONO NUOVE OPPORTUNITÀ

DAI TUOI DOLORI NASCONO NUOVE OPPORTUNITÀ

Nel romanzo “Come costruire una barca” di Elaine Feeney, ci troviamo immersi in una storia che esplora le sfide della vulnerabilità e il potere dei legami umani. Jamie, un tredicenne irlandese con autismo, è un ragazzo appassionato di rosso, geometrie, e Edgar, che lotta con un desiderio profondo: costruire una macchina del moto perpetuo e connettersi con la madre defunta. Il suo viaggio si svolge in un contesto scolastico che lo travolge con la sua indifferenza e i bulli implacabili, ma che gli offre anche l'incontro con due insegnanti eccezionali, Tess e Tadhg, che riescono ad ascoltarlo e a comprenderlo in modo autentico.

Il romanzo è un'esplorazione profonda delle difficoltà e delle ferite personali, ma anche una celebrazione dei legami che ci sostengono e del potere dell'immaginazione. Tess e Tadhg, insieme a Jamie, si confrontano con le proprie vulnerabilità e i propri traumi, dimostrando che la vera connessione umana nasce dall'apertura e dalla comprensione reciproca.

Il romanzo ci mostra che, nonostante le difficoltà e le cicatrici, c'è una bellezza nella vulnerabilità e una forza nel concedersi il permesso di essere vulnerabili. Il viaggio di Jamie, Tess e Tadhg è una testimonianza che anche le esperienze più dolorose possono dare origine a una nuova comprensione e a una connessione più profonda. La storia ci invita a considerare che, a volte, la risposta alle sfide della vita e ai traumi personali può essere trovata nell'apertura al prossimo e nella capacità di sognare e sperare insieme.

Per noi cristiani, la vulnerabilità e la debolezza non sono mai viste come segni di fallimento, ma come occasioni per sperimentare la grazia e la forza di Dio. Come Cristo ha abbracciato la nostra umanità e ha portato la sua luce nel buio delle nostre debolezze, così anche Jamie e i suoi insegnanti trovano una nuova dimensione di speranza e connessione attraverso la loro apertura e accettazione reciproca. Il Vangelo ci invita a vedere ogni difficoltà e ogni ferita come un'opportunità per crescere nella fede e nella comprensione, e a riconoscere che le nostre debolezze possono essere trasfigurate dalla potenza dell'amore divino. La capacità di aprirsi e di rivelarsi nelle proprie fragilità diventa una forma di comunione e di condivisione che riflette l'amore di Dio per l'umanità.

In definitiva, Come costruire una barca ci ricorda che, anche nella nostra vulnerabilità, possiamo trovare la forza e la speranza che ci avvicinano a Dio e agli altri, e che ogni sfida e ogni ferita può diventare una parte del nostro viaggio verso una connessione più profonda e una vita più piena di amore e significato.

lunedì 28 ottobre 2024

28.10.2023 - Ef 2,19-22 - Lc 6,12-19 - Ne scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni - Ef 2,19-22

Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù.
In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.

 

1. SULLA CROCE GESÙ CI HA RICONCILIATI CON DIO E TRA DI NOI, ha portato la pace, ai lontani e ai vicini, e così ci ha resi tutti concittadini e familiari, un'unica famiglia, come un unico tempio santo, abitazione di Dio in mezzo ai popoli della terra. Fratelli tutti…
2. Ogni muro divisorio dell'ostilità, quindi, è stato abbattuto, non ci sono più né stranieri né ospiti. Né extracomunitari, naufraghi, profughi..., muraglie di cemento armato… EPPURE CI SONO ANCORI TANTI MURI E NON SOLO DI CEMENTO…
3. Noi, resi vicini a Dio, rappacificati ed edificati sulle solide fondamenta, siamo CHIAMATI A CONTINUARE QUELLA COSTRUZIONE ben ordinata del tempio del Signore in cui ogni persona possa trovare pace e calore di famiglia. Buon lavoro…. 

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 6,12-19
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

 

Gesù passa la notte in preghiera e, solo successivamente, sceglie i dodici apostoli, che saranno le colonne del nuovo Israele. Conosci la loro vita? A quale degli apostoli ti senti di somigliare in questo momento della tua vita?
Gli Apostoli hanno seguito Gesù, hanno percorso un lungo cammino di purificazione. Lentamente si sono staccati dalle proprie idee, dalle proprie sicurezze, per seguire Gesù. Non lo hanno seguito soltanto nelle cose in cui “loro erano d’accordo con Lui e Lui con loro”, ma sono stati guidati dalla grazia, dall'amore di Dio.
Hanno accolto la salvezza annunciata e realizzata da Gesù. Hanno sperimentato la misericordia di Dio verso coloro che sono feriti nel corpo e nello spirito: i poveri, i peccatori, gli indemoniati, i malati, gli emarginati. Lo hanno riconosciuto come unico vero Salvatore. Anche noi oggi Gesù ci chiama ad essere protagonisti!

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Gesù è solo e da solo, di notte, prega Dio. E poi sceglie la squadra. Altrimenti non ce l’avrebbe fatta. Eppure la squadra è, quantomeno, scarsa. E noi giochiamo in squadra o siamo solisti?

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28.10 SAN GIUDA TADDEO

Il Signore ha affidato a San Giuda Taddeo l’importantissimo compito di proteggerci nei momenti di disperazione estrema per evitare, da parte nostra, atti irreparabili". Mons. Giulio Penitenti
 Festa dei santi Simone e Giuda, Apostoli: il primo era soprannominato Cananeo o “Zelota”, e l’altro, chiamato anche Taddeo, figlio di Giacomo, nell’ultima Cena interrogò il Signore sulla sua manifestazione ed egli gli rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».
NELLO STESSO GIORNO:
SAN SIMONE, APOSTOLO
Cana di Galilea? – Pella (Armenia) o Suanir (Persia), 107
Simone, da Luca soprannominato Zelote, forse perché aveva militato nel gruppo antiromano degli Zeloti, da Matteo e Marco è chiamato Cananeo (Mt 10, 4; Mc 3,18). Secondo la tradizione, subì un martirio particolarmente cruento. Il suo corpo fu fatto a pezzi con una sega. Per questo è raffigurato con questo attrezzo ed è patrono dei boscaioli e taglialegna.

domenica 27 ottobre 2024

Ger 31,7-9 - Eb 5,1-6 - Mc 10,46-52 - XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Domenica 27 Ottobre 2024
Dal libro del profeta Geremìa - Ger 31,7-9

Così dice il Signore:
«Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
“Il Signore ha salvato il suo popolo,
il resto d’Israele”.
Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione
e li raduno dalle estremità della terra;
fra loro sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e la partoriente:
ritorneranno qui in gran folla.
Erano partiti nel pianto,
io li riporterò tra le consolazioni;
li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua
per una strada dritta in cui non inciamperanno,
perché io sono un padre per Israele,
Èfraim è il mio primogenito».

1. Geremia è il profeta che annuncia drammaticamente l'esilio la distruzione di Gerusalemme, è il profeta della fine, ma NON COME ULTIMA PAROLA. Annuncia anche una possibilità di ritorno. C’è una parola di consolazione, c'è la promessa di Dio: “IL SIGNORE HA SALVATO IL SUO POPOLO, IL RESTO D’ISRAELE” .... Sii felice!

2. Dio riconduce i prigionieri dalla terra di Babilonia, li riporta in Israele. Fra loro ci sono il cieco e lo zoppo. Ambedue non possono fare tutti quei chilometri di ritorno da Babilonia a Gerusalemme. SONO L'IMMAGINE DI UN ISRAELE CIECO E ZOPPO INCAPACE DI CAMMINARE CHE VIENE GUARITO E ABILITATO a fare questo cammino. DIO SUPERA IL LIMITE DELL'UOMO E CI ABILITA AL CAMMINO…

3. Insieme al cieco e allo zoppo c’è la DONNA INCINTA E LA PARTORIENTE. Anche loro non possono fare un lungo viaggio a piedi, eppure sono le persone che stanno per dare la vita, per mettere al mondo una nuova creatura. SONO L'IMMAGINE DELLA SPERANZA DI UNA UMANITÀ SOFFERENTE LIMITATA CHE PERÒ HA DAVANTI LA PROSPETTIVA DELLA VITA.

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Dalla lettera agli Ebrei - Eb 5,1-6

Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.
Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo:
«Tu sei sacerdote per sempre,
secondo l’ordine di Melchìsedek».

1. Gesù NON si è dato il titolo di sacerdote, NON ce l'aveva secondo l'ordine di Levi perché non apparteneva a quella tribù. Durante la sua vita terrena NON ha svolto funzioni sacerdotali levitiche però riflette questo autore È IL FIGLIO DI DIO..

2. Dio gli ha detto: “Tu sei mio figlio, Io oggi ti ho generato” e PROPRIO PERCHÉ FIGLIO È ACCREDITATO PRESSO DIO. Ma proprio perché uomo sofferente, che è passato attraverso la condizione dolorosa, è misericordioso, solidale, capace di capire la nostra debolezza, QUINDI ACCREDITATO PRESSO GLI UOMINI.

3. IL SACERDOTE È DALLA PARTE DI DIO E DALLA PARTE DELL'UOMO, veramente legato a Dio che gli ha detto “Tu sei sacerdote per sempre” non come Levi ma come Melchìsedek, legato in un modo originale, nuovo, PERCHÉ SEI MIO FIGLIO PERCHÉ SEI VERAMENTE UOMO SOLIDALE CON L'UMANITÀ. Gesù Sacerdote è la garanzia della nostra salvezza…

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+ Dal Vangelo secondo Marco - Mc 10,46-52
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

1. Bartimeo cieco è relegato ai margini della strada, seduto chiede l’elemosina, tuttavia NON SI ARRENDE. VUOLE VEDERE, E VEDERE GESÙ. Nonostante i rimproveri “gridava ancora più forte" vuole vedere, VUOLE RIMETTERSI IN CAMMINO… - TUTTO PARTE DAL DESIDERIO...

2. GESÙ, sentendo quel grido SI FERMA E LO FA CHIAMARE. Gesù MANDA NOI A CHIAMARE coloro che gridano a Lui! Nessuna vita è tanto inutile da essere costretta a rimanere relegata nell’oscurità. GESÙ PERMETTE ALL'UOMO DI NON ARRENDERSI...

3. «VA’, LA TUA FEDE TI HA SALVATO» Guarito, può RISPONDERE ALLA CHIAMATA a vivere e ad amare. Ora ci vede! Proprio l'essere apparentemente più inadatto, colui a cui nessuno avrebbe pensato, diventa oggetto della chiamata. EGLI CHIAMA TUTTI A SÉ, ABBI FEDE…
BUONA DOMENICA....

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LA FOLLA

«La folla è la cosa più miserabile che c’è» (Mark Twain). Era una folla che seguiva Gesù, quindi suoi discepoli. Eppure, impediscono al cieco di andare da Gesù, e impediscono a Gesù di sentire il grido disperato di quell’uomo infelice. Anche noi, a volte, ostacoliamo il contatto degli altri con Cristo attraverso il nostro egoismo e rigidità. Apriamo il cuore, non costruiamo barriere: Cristo è per tutti!

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LECTIO DIVINA - XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
OMELIA - XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Mc 16,14b-20 - RITO AMBROSIANO - I DOPO LA DEDICAZIONE - Il Mandato missionario

RITO AMBROSIANO

I DOPO LA DEDICAZIONE - Il Mandato missionario
Domenica 27 ottobre 2024
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco - Mc 16,14b-20
In quel tempo. Il Signore Gesù apparve agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. 

1. L’episodio dell’ascensione di Gesù al cielo è un MOMENTO DI CONGEDO, NECESSARIO PER POTER RIPARTIRE. È un EVENTO CHE GENERA proprio perché permette di prendere congedo da quello che è avvenuto. RIPARTIAMO...

2. Gesù invita i discepoli ad ANDARE. Per ripartire, occorre prendere atto che le cose sono cambiate. Ma insieme al CAMBIAMENTO c’è anche una PROMESSA: il Signore agiva con loro. È vero, il contesto è diverso, ma Gesù non li abbandona!... PUOI CONTARCI...

3. GESÙ MANDA I DISCEPOLI NEL MONDO, MA SENZA NASCONDERE LE FATICHE. Eppure, saranno CAPACI di scacciare i demoni (le divisioni), CAPACI di parlare lingue nuove (comunicare laddove sembra impossibile), CAPACI di prendere in mano i serpenti (non saranno toccati dal veleno del mondo); CAPACI di guarire i malati (porteranno consolazione, cureranno le ferite di un mondo lacerato dagli odi e dall’egoismo). I DISCEPOLI SIAMO NOI... CAPACI DI…. SE RESTIAMO IN COMUNIONE CON IL SIGNORE…

BUONA DOMENICA...

 

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27.10 SANT'EVARISTO

"E' di chi ama il cantare, lodare Dio con tutto il suo essere: con la voce, con la vita, con le opere". Sant'Agostino
A Roma, sant’Evaristo, papa, che resse la Chiesa di Roma per quarto dopo il beato Pietro, sotto l’imperatore Traiano.
NELLO STESSO GIORNO:

SANTA TERESA EUSTOCHIO VERZERI VERGINE, FONDATRICE

Bergamo, 31 luglio 1801 - Brescia, 3 marzo 1852

Nasce il 31 luglio 1801 a Bergamo. Primogenita dei sette figli di Antonio Verzeri e della contessa Elena Pedrocca-Grumelli, Teresa fa i primi studi in casa, guidata dal canonico Giuseppe Benaglio. Più tardi la troviamo con le monache benedettine di Santa Grata, a Bergamo. Sono periodi di grande travaglio interiore e di ricerca. Teresa lascia il monastero, per dedicare la sua vita e il suo impegno nel mondo. L'8 febbraio 1831, insieme al canonico Benaglio, fonda la Congregazione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù. Saranno educatrici e guide delle ragazze povere, orfane e abbandonate. Morto il canonico Benaglio nel 1836, gravano su di lei le fatiche per la formazione delle religiose, per le costituzioni, per i rapporti con Roma. Un lavoro imponente, testimoniato da volumi sui doveri delle religiose, dalle costituzioni, dalle oltre 3.500 lettere che scrive di persona. Muore a Brescia il 3 marzo 1852. Nelle diocesi di Bergamo e di Brescia la sua memoria si celebra il 27 ottobre.


SAN FRUMENZIO, VESCOVO, APOSTOLO DELL'ETIOPIA
Tiro, IV secolo; † Axum, 383 ca.
Non è un missionario, ma un giovane del IV secolo di nome Frumenzio, finito in schiavitù, il primo a portare il cristianesimo in Etiopia. Una volta libero, viene consacrato vescovo da Atanasio e si stabilisce ad Axum, dove fa fiorire la comunità dei cristiani fino alla sua morte, nel 383. 

sabato 26 ottobre 2024

26.10.2024 - Ef 4,7-16 - Lc 13,1-9 - Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni - Ef 4,7-16

Fratelli, a ciascuno di noi, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto:
«Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini».
Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.
Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.
Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore. Al contrario, agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare sé stesso nella carità.

1. Dopo il forte richiamo all'unità, Paolo nella Lettera agli Efesini prosegue dicendo che Cristo, asceso in cielo, HA EFFUSO UNA VARIETÀ DI DONI per rendere idonei i cristiani a edificare il corpo di Cristo: apostoli, profeti, evangelisti, pastori e maestri. I doni aiutano i ‘santi' a conseguire l'unità della fede, nella misura della pienezza di Cristo, crescendo così verso di Lui, capo del corpo.

2. CIASCUNO DI NOI È IL DESTINATARIO PRIVILEGIATO DELLA GRAZIA, DEL DONO DI CRISTO: un dono personalizzato, da accogliere con fiducia e consapevolezza, da mettere in atto con responsabilità, e non da fanciulli in balia delle onde; un dono reso continuamente condivisibile. Che AVRÀ SEMPRE UN'UNICA SORGENTE E MÈTA: CRISTO, FIGLIO DI DIO e capo del corpo mistico, il quale è in crescita e maturazione continua, con la collaborazione di ogni sua giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, nella carità!

3. CI GUIDI I SIGNORE, OGGI, A RISCOPRIRE LA GRAZIA DONATA A CIASCUNO DI NOI, IL MINISTERO al quale sono stato chiamato, L'ENERGIA effusa in me, la portata della mia collaborazione responsabile... per edificare il corpo di Cristo, la Chiesa.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 13,1-9
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”». 

Gesù, riferendosi a fatti di cronaca in cui degli innocenti erano morti, afferma che non è il castigo di Dio, ma un invito alla conversione, ricordando la precarietà della vita. Oggi è il tempo favorevole per convertirsi. Oggi e non domani! Gesù racconta la parabola del fico sterile, illustrando come il Padre e il Figlio si prendano cura dell'uomo, aspettandosi che risponda al loro amore. Dio è paziente e attende che l'albero maturi e che ci convertiamo, iniziando il cammino con il primo passo. Nulla dovrebbe impedire la nostra conversione. E Tu cosa aspetti?

 

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26.10 BEATO BONAVENTURA DA POTENZA

Chi apre il cuore e la mente alla parola di Dio è salvo. Chi, invece, è ostinato e indurito nel cuore, ha vita breve.
 Padre Bonaventura da Potenza nacque il 4 gennaio 1651; gli fu dato, al fonte battesimale, il nome di Antonio Carlo Gerardo. Entrò all'età di 15 anni tra i Frati Minori Conventuali. Passò per vari conventi: Aversa, Maddaloni, Lapio, Amalfi, Ischia, Nocera Inferiore (qui fu maestro dei novizi), Sorrento, Napoli e infine Ravello, dove morì il 26 ottobre 1711, per le conseguenze di una cancrena a una gamba. Fu un esempio di umiltà e, pur non essendo dotto, colpiva anche per la profondità teologica della sua predicazione. La sua carità verso gli appestati fu estrema, come la sua ubbidienza verso i superiori. 
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 SAN FOLCO SCOTTI DI PIACENZA E PAVIA VESCOVO

1165 circa - 16 dicembre 1229

A Pavia, san Folco Scotti, vescovo, uomo di pace, colmo di zelo e di carità. Membro della famiglia Scotti di Piacenza che aveva origini irlandesi, Scotti era il nome dato agli irlandesi venuti in Italia. A vent'anni entrò presso i canonici regolari di Sant'Eufemia e andò a studiare teologia alla Sorbona. Verso i trent'anni divenne priore di Sant'Eufemia. In seguito divenne arciprete della cattedrale e poi vescovo di Piacenza dal 1210 al 1216. Rimasta vacante la sede di Pavia, papa Onorio III lo trasferì alla sede vescovile lombarda, dove rimase fino alla morte.


SAN BEANO, VESCOVO
Vissuto tra il X e l’XI secolo, Beano è un vescovo scozzese che regge la diocesi di Mortlach tra il 1015 e il 1047, probabile anno della sua morte. In seguito la sede della diocesi, che era stata eretta come ringraziamento per la vittoria sugli Scandinavi, sarà trasferita nella città di Abeerdeen.  La festa per san Beano è stata fissata nel giorno 26 ottobre.

 

SAN CEDDA, VESCOVO
† Lastingham, Inghilterra, 26 ottobre 664
Fratello di San Chad, Cedda è monaco a Lindisfarne, in Inghilterra. Dopo aver convertito al cristianesimo re Peada, viene da questi inviato a evangelizzare gli Angli delle terre centrali. In seguito fonderà il monastero di Lastingham, dove concluderà i suoi giorni nel 644.