martedì 30 settembre 2025

30.09.2025 - Zac 8,20-23 - Lc 9,51-56 - Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.

 

Dal libro del profeta Zaccarìa - Zc 8,20-23

Così dice il Signore degli eserciti: Anche popoli e abitanti di numerose città si raduneranno e si diranno l’un l’altro: “Su, andiamo a supplicare il Signore, a trovare il Signore degli eserciti. Anch’io voglio venire”. Così popoli numerosi e nazioni potenti verranno a Gerusalemme a cercare il Signore degli eserciti e a supplicare il Signore.
Così dice il Signore degli eserciti: In quei giorni, dieci uomini di tutte le lingue delle nazioni afferreranno un Giudeo per il lembo del mantello e gli diranno: “Vogliamo venire con voi, perché abbiamo udito che Dio è con voi”.

1. La grandezza di Gerusalemme consiste NELL’ESSERE IL LUOGO DOVE DIO DIMORA NEL SUO TEMPIO. I suoi abitanti devono TESTIMONIARE a tutti di essere un popolo beneficato da Dio, E PROVOCARE nei popoli della terra il desiderio di adorare il vero Dio.
2. I popoli, MOSSI DALLO SPIRITO DEL SIGNORE, si raduneranno e prenderanno concordemente questa decisione: “Andiamo a SUPPLICARE il Signore, a TROVARE il Signore degli eserciti”. I POPOLI VOGLIONO SUPPLICARE il Signore. I POPOLI CERCANO l’unico e vero Dio, Signore, Creatore.
3. Quando Dio regna nel suo popolo, GLI ABITANTI DEGLI ALTRI POPOLI VEDONO I FRUTTI DEL GOVERNO DEL SIGNORE SUL SUO POPOLO. Vogliono gustarli anche loro. Quando i popoli sentono che Dio abita in Gerusalemme? Quando il popolo DIMORA nella Legge, nella Parola, nei Comandamenti.
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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,51-56
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.  

 

Il cammino di Gesù è teso verso Gerusalemme. Gerusalemme non è appena una destinazione geografica ma il luogo dove si realizza il ‘destino’ di Gesù: essere ‘elevato in alto’, cioè ritornare al Padre. La strada più dritta, che passa attraverso il paese dei samaritani, viene impedita. Gesù, deciso a proseguire, svolta per un altro villaggio. Niente impedisce il compimento del suo cammino verso il Padre.
Ma Giacomo e Giovanni reagiscono e chiedono a Gesù il permesso di punire coloro che non li hanno accolti. Gesù non solo non permette ciò ma rimprovera i due apostoli. I discepoli di Gesù non sono ancora veri discepoli di Gesù, ma discepoli del mondo, discepoli della vecchia legge del taglione: «occhio per occhio e dente per dente». Anzi di più: per un semplice rifiuto di ospitalità essi scelgono come pena per quella città di samaritani un fuoco dal cielo, cioè la pena eterna, il giudizio finale. L’odio è facile da abbracciare: offre una soddisfazione immediata. L’amore è più difficile: richiede umiltà, rinuncia a sé, pazienza, volontà di ricercare le ragioni altrui, desiderio di salvarlo, anche quando è nel male e nel peccato...

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Gesù va verso la sua passione “indurendo il suo volto” e il suo parlare, rimproverando gli apostoli “infuocati”, più realisti del re. Ma sappiamo riconoscere il re? Anche quando sale sulla croce?

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30.09 SAN GIROLAMO

Memoria di san Girolamo, sacerdote e dottore della Chiesa: nato in Dalmazia, nell'odierna Croazia, uomo di grande cultura letteraria, compì a Roma tutti gli studi e qui fu battezzato; rapito poi dal fascino di una vita di contemplazione, abbracciò la vita ascetica e, recatosi in Oriente, fu ordinato sacerdote. Tornato a Roma, divenne segretario di papa Damaso e, stabilitosi poi a Betlemme di Giuda, si ritirò a vita monastica. Fu dottore insigne nel tradurre e spiegare le Sacre Scritture e fu partecipe in modo mirabile delle varie necessità della Chiesa. Giunto infine a un’età avanzata, riposò in pace. 

FELICITÀ: SMETTI DI CORRERE, INIZIA A VIVERE

FELICITÀ: SMETTI DI CORRERE, INIZIA A VIVERE

Oggi tutti parlano di felicità, ma chi l’ha davvero provata? Nel nostro mondo iperconnesso, dominato dall’efficienza, dai risultati e dai feed di Instagram, la felicità sembra ridotta a una statistica, a un like o a un post perfetto. Eppure, già duemila anni fa, Agostino di Ippona aveva capito una verità semplice ma radicale: la felicità non è avere tutto, è cercare ciò che non si può possedere da soli.

 Per Agostino, filosofi e poeti classici avevano ragione a parlare di misura, virtù e moderazione, ma mancava loro il cuore della questione: la vera felicità è un dono, non un merito. È il frutto di un ordine più grande, di una verità che trascende il controllo umano, una grazia che non può essere comprata, guadagnata o misurata in numeri.

 E allora guardiamo alla nostra società: ci siamo convinti che si possa essere felici accumulando beni, like, titoli e status. Abbiamo dimenticato che la felicità è innanzitutto una questione di cuore, di misura interiore, di capacità di attendere e di cercare ciò che non si trova nei mercati o nei social. La precarietà, l’ansia, la competizione senza fine, il culto dell’immagine hanno trasformato la felicità in un miraggio. Ma Agostino ci ricorda che ciò che davvero conta non è ciò che possediamo, ma ciò che sappiamo accogliere: la verità, la bellezza, l’amore, la fede.

 Chi è felice oggi? Chi sa fermarsi, riflettere, attendere, chi riesce a dare senso alle piccole sofferenze quotidiane. In un mondo che corre sempre più veloce, la vera beatitudine è controcorrente: non è immediata, non è superficiale, non si consuma. È inquieta, perché richiede ricerca, desiderio, apertura al mistero. La felicità vera non è un prodotto da scaffale, è una vocazione che sfida la società del possesso e del consumo.

 Se vogliamo smettere di vivere da naufraghi dei social e del consumo compulsivo, forse è il momento di riscoprire Agostino: non per chiudersi nella fede, ma per capire che la felicità autentica non si compra, non si misura e non si ottiene con il controllo. Si attende, si cerca, si riceve. E chi ha il coraggio di farlo scopre che la vita, anche nel caos e nella fragilità, può avere un senso pieno.

 Provocazione finale: smettiamo di inseguire l’illusione del tutto subito, dell’apparire perfetti, del controllo totale. La felicità non è un trending topic: è il coraggio di restare inquieti, di attendere, di cercare.

 

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lunedì 29 settembre 2025

29.09 SANTI MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE

Festa dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli. Nel giorno della dedicazione della basilica intitolata a San Michele anticamente edificata a Roma al sesto miglio della via Salaria, si celebrano insieme i tre arcangeli, di cui la Sacra Scrittura rivela le particolari missioni: giorno e notte essi servono Dio e, contemplando il suo volto, lo glorificano incessantemente. 

domenica 28 settembre 2025

Am 6,1.4-7 - 1Tm 6,11-16 - Lc 16,19-31 - XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Domenica 28 Settembre 2025

Dal libro del profeta Amos - Am 6,1.4-7

Guai agli spensierati di Sion
e a quelli che si considerano sicuri
sulla montagna di Samaria!
Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani
mangiano gli agnelli del gregge
e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa,
come Davide improvvisano su strumenti musicali;
bevono il vino in larghe coppe
e si ungono con gli unguenti più raffinati,
ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati
e cesserà l’orgia dei dissoluti. 
 

1. Amos critica aspramente GLI SPENSIERATI DI SION, cioè quelle PERSONE CHE STANNO BENE E NON SI PREOCCUPANO DEGLI ALTRI. Di fronte alla superficialità, alla spensieratezza di chi si sente al sicuro, di chi si crogiola nella dissolutezza, INDIFFERENTE rispetto al male e al pericolo che incombe sul popolo, il profeta Amos profetizza che SARANNO I PRIMI A SUBIRE LE CONSEGUENZE DEL MALE IN ARRIVO.

2. Questa PROFEZIA SI REALIZZERÀ DOPO POCHI ANNI. La rovina di Santa Maria e un secolo dopo la rovina di Gerusalemme sarà una conseguenza disastrosa di quell'atteggiamento spensierato, SENZA PENSIERO, SENZA SAPIENZA. E quando i fatti accadono è troppo tardi. Pensarci prima! Uomo avvisato mezzo salvato! IL SIGNORE CI AVVISA PERCHÉ POSSIAMO ESSERE SALVATI.

3. Per i profeti e per Amos in modo particolare, è chiaro che LA SALVEZZA PER IL POPOLO DI ISRAELE STA NELLA SUA CONVERSIONE, nel suo ritorno a Dio, NELL’ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ rispetto all’impegno di osservare la legge e l’alleanza. Coraggio!

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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo - 1Tm 6,11-16

Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio,
il beato e unico Sovrano,
il Re dei re e Signore dei signori,
il solo che possiede l’immortalità
e abita una luce inaccessibile:
nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo.
A lui onore e potenza per sempre. Amen. 
 

1. PAOLO INVITA TIMOTEO E CI INVITA a tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza, A COMBATTERE LA BUONA BATTAGLIA DELLA FEDE. La nostra fede è una battaglia, è una buona battaglia per raggiunge la vita eterna.

2. CRISTO È STATO IL PRIMO A DARE UNA FORMIDABILE TESTIMONIANZA DI FEDE davanti a Ponzio Pilato. Spetta ora a Timoteo MANTENERSI FEDELE a quella professione di fede e “CUSTODIRE puro il comandamento”, “la sana dottrina”, il Vangelo. Dovrà “CONSERVARE “INTEGRA LA FEDE cristiana, non chiusa come in uno scrigno, ma VIVA E ATTIVA nella comunità cristiana. Si tratta dunque di CONSERVARE LA FEDE PER TRASMETTERLA integralmente e fedelmente.

3. Paolo infine ci ricorda che il Signore viene celebrato come il SOVRANO UNICO e incontrastato, che TRASCENDE E SMENTISCE tutte le altre false dominazioni dei re e dei potenti umani. “ABITA UNA LUCE INACCESSIBILE” agli uomini. È PER TUTTI “LA LUCE CHE ILLUMINA E CHE SALVA”. A Lui onore e potenza per sempre. Amen.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 16,19-31
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
1. IL SIGNORE È DALLA PARTE DEI POVERI E INSEGNA A FARE LE SCELTE GIUSTE FINCHÉ SIAMO IN VITA (usare bene la ricchezza). NON siate come i ricchi STOLTI che pensano solo a mangiare e a divertirsi: la loro vita andrà in ROVINA. LA RICCHEZZA È DA CONDIVIDERE COL POVERO...

2. Il RICCO che non si era MAI ACCORTO DI LAZZARO, ORA nell'aldilà nei tormenti LO VEDE e tramite Abramo chiede una goccia d'acqua. Abramo molto gentilmente gli dice che non c'è niente da fare, che c’è un abisso. L’ABISSO CHE LI DIVIDE DOVEVA ESSERE COLMATO QUANDO ERA IN VITA… IL DOPO È TARDI! PENSARCI PRIMA! …

3. IL RICCO ALLORA PENSA AI SUOI FRATELLI. Dice ad Abramo di mandare Lazzaro, di compiere un miracolo in modo che i suoi fratelli non facciano lo stesso errore. Abramo risponde dicendo CHE I MIRACOLI NON SERVONO perché hanno già la PAROLA di Dio, la LEGGANO, la ASCOLTINO finché sono in tempo, la PRENDANO sul serio. VALE ANCHE PER NOI! CHI VUOL CAPIRE CAPISCA...

BUONA DOMENICA…

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LECTIO DIVINA - XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

OMELIA - XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)


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Lc 6,27-38 - RITO AMBROSIANO - V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

RITO AMBROSIANO
V Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore
Domenica 28 settembre 2025

 ✠ Lettura del Vangelo secondo Luca- Lc 6,27-38

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».  
1. Una piccola e grande violenza ci circonda da ogni parte. Questa genera sfiducia, provoca contrasti, suscita voglia di vendetta e rappresaglia. Bisogna avere COME CRITERIO NON LA MISURA DI CHI TI HA OFFESO O TI HA FATTO DEL MALE, MA LA MISURA DI DIO che ti ama e ti gratifica dei suoi beni. SGUARDO NUOVO…

2. Noi conosciamo la legge della vendetta, la legge del taglione, la legge del contraccambio. GESÙ INVECE CI INVITA ALLA GRATUITÀ SENZA CONTRACCAMBIO, alla sovrabbondanza del perdono, alla misura della misericordia. VOGLIA DI LIBERTA’… MA E' POSSIBILE?

3. È POSSIBILE solo tenendo come paragone fisso il modo in cui ha vissuto Lui stesso, fino al perdono dei suoi uccisori sulla croce. LO POSSIAMO AFFIDANDOCI ALLA SUA GRAZIA CHE CAMBIA IL NOSTRO CUORE E LE NOSTRE OPERE. Coltiviamo l’AMICIZIA CON DIO…

BUONA DOMENICA…

 

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28.09 SANTI LORENZO RUIZ DI MANILA E 15 COMPAGNI

Santi Lorenzo da Manila Ruiz e quindici compagni, martiri, che, preti, religiosi e laici, dopo aver seminato la fede cristiana nelle isole Filippine, a Taiwan e nel Giappone, per ordine del comandante supremo Tokugawa Yemitsu subirono in giorni diversi a Nagasaki in Giappone il martirio per amore di Cristo, ma vengono oggi celebrati tutti in un’unica commemorazione. 
NELLO STESSO GIORNO:

SAN VENCESLAO Duca di Boemia, martire
Stochow, Praga, Repubblica Ceca, ca. 907 - Stará Boleslav, Repubblica Ceca, 929/935

Venceslao visse nel periodo in cui, in Boemia, il Cristianesimo era agli albori e l'attività apostolica e missionaria erano molto difficili e pericolose. Egli, profondamente religioso, contribuì alla diffusione del messaggio evangelico, promuovendo religiosamente e culturalmente il proprio popolo e, per la sua bontà e per la sua rettitudine, divenne il santo più popolare della Boemia.

BEATO LUIGI MONZA Sacerdote e fondatore
Cislago, Varese, 22 giugno 1898 - Lecco, 29 settembre 1954

Entrò in seminario a 18 anni dopo aver conosciuto la fatica del lavoro dei campi, le veglie nella notte per proseguire gli studi e la lotta per la sopravvivenza quotidiana della povera gente. Venne ordinato sacerdote il 19 settembre 1925. Dal suo cuore di padre nacque l'Istituto Secolare delle "Piccole Apostole della Carità".

BEATO INNOCENZO DA BERZO (Giovanni Scalvinoni) Sacerdote cappuccino
Niardo, Brescia, 19 marzo 1844 – Bergamo, 3 marzo 1890

A Bergamo, beato Innocenzo da Berzo (Giovanni) Scalvinoni, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che rifulse per lo straordinario amore nel diffondere la parola di Dio e nell’ascolto delle confessioni.
Data della traslazione il 28 settembre.

BEATO BERNARDINO DA FELTRE Religioso
Feltre, 1439 - Pavia, 28 settembre 1494

A Pavia, beato Bernardino da Feltre (Martino) Tomitano, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che riportò ovunque buona messe dalla sua predicazione, istituì contro l’usura i cosiddetti Monti di Pietà e, uomo di pace, fu chiamato dal papa Sisto IV a ricomporre le discordie civili.


sabato 27 settembre 2025

27.09.2025 - Zc 2,5-9.14-15 - Lc 9,43-45 - Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato.

 

Dal libro del profeta Zaccarìa - Zc 2,5-9.14-15

Alzai gli occhi, ed ecco un uomo con una fune in mano per misurare. Gli domandai: «Dove vai?». Ed egli: «Vado a misurare Gerusalemme per vedere qual è la sua larghezza e qual è la sua lunghezza».
Allora l’angelo che parlava con me uscì e incontrò un altro angelo, che gli disse: «Corri, va’ a parlare a quel giovane e digli: “Gerusalemme sarà priva di mura, per la moltitudine di uomini e di animali che dovrà accogliere. Io stesso – oracolo del Signore – le farò da muro di fuoco all’intorno e sarò una gloria in mezzo ad essa”.
Rallégrati, esulta, figlia di Sion,
perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te.
Oracolo del Signore.
Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore
e diverranno suo popolo,
ed egli dimorerà in mezzo a te».

1. Zaccaria è un profeta che agisce al tempo della ricostruzione di Gerusalemme dopo l’esilio in Babilonia. Zaccaria propone di CONTEMPLARE QUELLA GERUSALEMME CHE, ALLA FINE DEI TEMPI, SARÀ EDIFICATA SECONDO LA VOLONTÀ DEL SIGNORE. Mentre si costruisce una città in cui abitare, si guarda alla città che Dio vorrebbe.
2. La caratteristica di questa città è che è TALMENTE GRANDE E ACCOGLIENTE DA ESSERE SENZA MURA. la città è talmente grande da avere le dimensioni del mondo intero, RINUNCIANDO COSÌ A PORRE UNA DISTINZIONE tra chi è dentro e chi è fuori, tra chi è ammesso e chi è escluso.
3. Risuona l'avvento nel suo appello alla gioia ed esultanza: SEGNA L'INIZIO DELL'ERA DEL MESSIA, DI COLUI CHE VIENE AD ABITARE IN MEZZO A NOI E CHI CI RENDERÀ UN POPOLO SOLO, unito nell'adempimento dei comandamenti e nella lode del Signore. Lui stesso si farà "muro" attorno a noi, PER PROTEGGERCI, PER SALVARCI.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,43-45
In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».
Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

Gesù annuncia che dovrà soffrire la passione, ma i discepoli, pur percependone la gravità o forse proprio per questo, non osano fare domande. Il dolore della passione e la morte delude le loro aspettative. Sarà invece la via della salvezza e della gloria.
Forse noi pensiamo: “E a me, a me cosa accadrà? Come sarà la mia Croce?” Non sappiamo. Non sappiamo, ma ci sarà! Dobbiamo chiedere la grazia di non fuggire dalla Croce quando verrà: non dobbiamo lasciarci vincere dalla paura, ma rimanere forti nella sequela di Gesù; è quella la strada da seguire.
Tornano alla mente le ultime parole che Gesù ha detto a Pietro: “Mi ami? Pasci! Mi ami? Pasci!”… Ma le ultime parole erano quelle: “Ti porteranno dove tu non vuoi andare!”. La promessa della Croce.
E Tu vuoi seguire Gesù, sei pronto a rinnegare te stesso anche se l'idea ti fa paura, sei pronto a prendere la tua croce ogni giorno? La tua croce ogni giorno. Ogni giorno. La tua croce.

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I miracoli di Gesù piacciono, le parole meno. Ciò che ci piace lo capiamo, quello che ci urta non lo capiamo. Resta misterioso, incomprensibile. Ma siamo sicuri che è Gesù che non si sa spiegare?

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27.09 SAN VINCENZO DE’ PAOLI

Memoria di san Vincenzo de’ Paoli, sacerdote, che, pieno di spirito sacerdotale, a Parigi si dedicò alla cura dei poveri, riconoscendo nel volto di ogni sofferente quello del suo Signore e fondò la Congregazione della Missione, nonché, con la collaborazione di santa Luisa de Marillac, la Congregazione delle Figlie della Carità, per provvedere al ripristino dello stile di vita proprio della Chiesa delle origini, per formare santamente il clero e per assistere i poveri. 

venerdì 26 settembre 2025

26.09.2025 - Ag 1,15-2,9 - Lc 9,18-22 - Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto.

Dal libro del profeta Aggèo - Ag 1,15-2,9

L’anno secondo del re Dario, il ventuno del settimo mese, per mezzo del profeta Aggèo fu rivolta questa parola del Signore:
«Su, parla a Zorobabele, figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, a Giosuè, figlio di Iosadàk, sommo sacerdote, e a tutto il resto del popolo, e chiedi: Chi rimane ancora tra voi che abbia visto questa casa nel suo primitivo splendore? Ma ora in quali condizioni voi la vedete? In confronto a quella, non è forse ridotta a un nulla ai vostri occhi?
Ora, coraggio, Zorobabele – oracolo del Signore –, coraggio, Giosuè, figlio di Iosadàk, sommo sacerdote; coraggio, popolo tutto del paese – oracolo del Signore – e al lavoro, perché io sono con voi – oracolo del Signore degli eserciti –, secondo la parola dell’alleanza che ho stipulato con voi quando siete usciti dall’Egitto; il mio spirito sarà con voi, non temete.
Dice infatti il Signore degli eserciti: Ancora un po’ di tempo e io scuoterò il cielo e la terra, il mare e la terraferma. Scuoterò tutte le genti e affluiranno le ricchezze di tutte le genti e io riempirò questa casa della mia gloria, dice il Signore degli eserciti. L’argento è mio e mio è l’oro, oracolo del Signore degli eserciti. La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace». Oracolo del Signore degli eserciti.

1. Aggeo ammette che la situazione attuale del tempio e del popolo è “ridotta a un nulla”, e domanda: È MEGLIO STARE “TRANQUILLI” OGNUNO PER SÉ OPPURE INVESTIRE NEL “BENE COMUNE”? Sapendo che investire sulla “CASA COMUNE” rigenera energia e speranza… anche per i singoli!
2. Coraggio, IO SONO CON VOI. Aggeo sente che non siamo soli: la fatica della ricostruzione è condivisa dal Signore! IL “SUO SPIRITO” È AL NOSTRO FIANCO. Anzi, dentro di noi. DA QUESTA CERTEZZA NASCE L’INVITO AL CORAGGIO E … AL LAVORO!
3. “La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore… in questo luogo porrò la pace». AGGEO RIACCENDE LA SPERANZA. Senza rimpianti per un passato che non c’è più, il profeta CONSEGNA UNA PROMESSA NUOVA al suo popolo, da parte del Signore: “sarà più grande la gloria futura!” 

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,18-22
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

 

Davanti alle domande su di lui, Gesù chiede ai suoi discepoli: "Chi dite che io sia?" Quanto conta Gesù nella tua vita? Pietro risponde con fede: "Tu sei il Cristo di Dio", riconoscendo che questa verità è un dono della fede che illumina la conoscenza. Anche noi impariamo a sottoporre la nostra conoscenza al dono della fede. Gesù spinge i discepoli ad attendere gli avvenimenti, poiché il vero volto del Messia sarà svelato sulla via della Croce, fino alla Risurrezione. Per comprendere Gesù, occorre accompagnarlo nella sua strada di morte e risurrezione. Buon cammino…

 

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26.09 SANTI COSMA E DAMIANO

sec. III, inizio sec. IV
Santi Cosma e Damiano, martiri, che si ritiene abbiano esercitato a Cirro nella provincia di Eufratesia, nell’odierna Turchia, la professione di medici senza chiedere alcun compenso e abbiano sanato molti con le loro gratuite cure. 

giovedì 25 settembre 2025

25.09.2025 - Ag 1,1-8 - Lc 9,7-9 - Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui...

 

Dal libro del profeta Aggèo - Ag 1,1-8

L’anno secondo del re Dario, il primo giorno del sesto mese, questa parola del Signore fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo a Zorobabele, figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, e a Giosuè, figlio di Iosadàk, sommo sacerdote.
«Così parla il Signore degli eserciti: Questo popolo dice: “Non è ancora venuto il tempo di ricostruire la casa del Signore!”».
Allora fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo questa parola del Signore: «Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben coperte, mentre questa casa è ancora in rovina? Ora, così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene sul vostro comportamento! Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; avete mangiato, ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a inebriarvi; vi siete vestiti, ma non vi siete riscaldati; l’operaio ha avuto il salario, ma per metterlo in un sacchetto forato. Così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene sul vostro comportamento! Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria, dice il Signore».

1. Aggeo ricorda agli ebrei rientrati in patria il loro DOVERE DI RICOSTRUIRE IL TEMPIO. DIO È IL PRIMO e il primato di Dio si manifesta concretamente nella ricostruzione della sua casa.

2.  Per il popolo d’Israele rientrato dall’esilio in Babilonia, GRANDE E' LA VOGLIA DI RICOSTRUZIONE, DI RIAVVIO, DI RIPRESA! La narrazione, che accompagna il rientro in Palestina, ha i toni dell’epica: il DESIDERIO di riscatto, la VOLONTÀ di far ripartire vita economica e sociale, il bisogno di sentirsi di nuovo vivi e uniti,

3. L’entusiasmo iniziale però ha dovuto FARE I CONTI CON UN INSIEME DI FATICHE: i tempi della ripartenza si sono rivelati più lunghi del previsto, le incertezze perdurano, l’economia non riprende, la delusione comincia a tarpare le ali al sogno… IL SENTIRSI “POPOLO” CEDE IL PASSO AL BISOGNO DI TUTELA PERSONALE, all’impegno per la propria casa. Si sono impegnati in altre faccende, non nelle faccende di Dio. DIO VIENE DOPO...

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,7-9
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

 

Chi è dunque Costui, del quale sento dire queste cose?  Si tenta di definire e incasellare Gesù, ma Egli supera ogni immagine e ogni previsione. Il tetrarca era tormentato da questa domanda e cercava disperatamente di vedere Gesù. 
A volte una delle motivazioni iniziali che spinge gli uomini a cercare Gesù è la curiosità e l’inquietudine derivante dal vivere costantemente nel peccato. A seconda di come facciamo evolvere questa attrazione iniziale si può arrivare alla Salvezza dell’anima (come Zaccheo) o continuare nella perdizione (come Erode). E noi nel nostro percorso quotidiano siamo più verso la salvezza o la perdizione?
Vedere Gesù non basta per riceverne la grazia. Erode ebbe davanti a sé Gesù, ma non ne trae beneficio. Erode non aprì il cuore a Gesù, sopraffatto dai problemi e dalle preoccupazioni terrene. E tu sei come lui? Quanto hai aperto fino ad oggi il tuo cuore a Gesù?

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Erode cerca di vedere Gesù. Così come Zaccheo (Lc 19), come i Greci (Gv 12,20) ma lo sguardo non è lo stesso. La curiosità è umana, quindi sempre ambigua: cosa cerchiamo quando cerchiamo?

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25.09 SAN CLEOFA

sec. I
Fu tra i primi discepoli a rivedere il Signore dopo la risurrezione, come San Luca ci riferisce. Cleofa ed un suo condiscepolo erano sulla strada di Emmaus e Gesù si avvicinò spiegando loro le Scritture. Essi lo riconobbero solo quando, sedutisi a mensa con lui, Gesù prese del pane, lo benedisse e lo spezzò. Non si hanno altre informazioni sicure su di lui. Secondo la tradizione Cleofa venne trucidato in Emmaus per mano di Giudei, nella casa di compatrioti che lo detestavano perché andava predicando la Risurrezione di Cristo.

NELLO STESSO GIORNO:

SANT' ANATALO (Anatalone) di Milano Vescovo
sec. III

Resse la diocesi di Milano all'inizio del III secolo come primo vescovo consacrato. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica, in particolare nel Rito Ambrosiano dove è celebrato con grado di Festa. La Tradizione lo vuole anche primo vescovo di Brescia.
La sua festa a Milano fu trasferita nel 1490 al 25 settembre, giorno in cui si festeggiano tutti i primi santi vescovi milanesi.

OGNI BAMBINO ABBANDONATO È UN FALLIMENTO DI TUTTI

OGNI BAMBINO ABBANDONATO È UN FALLIMENTO DI TUTTI

A Lusaka, capitale dello Zambia, l’infanzia è un privilegio. Kenny Likezo, oggi studente di marketing, non può che confermarlo. Nato nel 2003 in un piccolo villaggio rurale, ha vissuto la crudele scelta di un padre che preferiva vedere il figlio lavorare come pastore di capre piuttosto che studiare. La madre, forse l’unico punto di salvezza, gli ha offerto la possibilità di una vita diversa, ma non senza sacrifici: Kenny è dovuto partire da solo verso Lusaka, vivere con la nonna, poi lavorare come domestico, fino a ritrovarsi per strada, tra disperazione e pericoli costanti.

 Non è una storia isolata. È la regola di un Paese dove l’infanzia non è garantita, dove il sistema educativo pubblico è sovraffollato, sottofinanziato e incapace di proteggere chi cresce senza famiglia. Bambini lasciati soli a cinque o sei anni devono imparare a sopravvivere in mezzo a prostituzione, droga e violenza. Crescono più piccoli dell’età reale, perché la vita li costringe a reprimere ogni debolezza. La società che li circonda li ignora, eppure ogni giorno sopravvivono contro ogni previsione.

 Il Mthunzi Centre rappresenta l’ombra, il “riparo all’ombra”, come dice il suo nome in chewa. Fondato nel 2000 da padre Renato Kizito Sesana e dalla comunità Koinonia, è un’oasi di speranza in un Paese dove la maggior parte dei bambini di strada non ha nessuno. Qui, centinaia di ragazzi hanno trovato istruzione, sostegno psicologico e, soprattutto, una comunità stabile. Kenny e i suoi compagni hanno imparato non solo a leggere o scrivere, ma a essere cittadini e persone con dignità.

 Ma ecco la provocazione: se non fosse per la solidarietà di una comunità cristiana, questi ragazzi sarebbero invisibili, considerati “perduti” dalla società. Lo Zambia – e più in generale l’Africa sub-sahariana – ha un problema grave e ignorato: le politiche pubbliche falliscono nel proteggere l’infanzia, il welfare è assente e i bambini sono lasciati al loro destino. Perché la sopravvivenza di chi cresce nelle strade non è una priorità? Perché le istituzioni non investono nella formazione, nella salute e nella protezione dei più vulnerabili?

 Il racconto di Kenny, come quello di Rickon Mwiinga o di Jones Longolongo, è straordinario, certo. Ma è straordinario proprio perché eccezionale. La loro possibilità di riscatto non è la norma: è la fortuna di incontrare persone e strutture che sfidano la negligenza dello Stato. È un miracolo in mezzo all’indifferenza.

 Il Mthunzi Centre festeggia 25 anni di attività, ma il messaggio che dovrebbe scuotere tutti noi è chiaro: la società zambiana ha abbandonato la propria infanzia. E mentre i tramonti di Lusaka continuano a colorare il cielo, centinaia di bambini continuano a lottare per sopravvivere, invisibili e dimenticati, senza nemmeno un’ombra che li ripari.

 La storia di Kenny e dei ragazzi di Mthunzi ci costringe a uno specchio scomodo: non è solo lo Zambia a dover affrontare le conseguenze di un’infanzia negata. Anche nelle nostre città, tra disuguaglianze, povertà e famiglie in difficoltà, ci sono bambini che crescono senza il supporto necessario, invisibili agli occhi di una società sempre più concentrata su velocità e consumi. Se il miracolo di Mthunzi funziona lì, perché non possiamo imparare da esso qui da noi? La loro lotta ci ricorda che costruire comunità solide, offrire protezione, educazione e affetto non è un atto di carità, ma un imperativo sociale: il futuro di ciascuno di noi dipende dal modo in cui proteggiamo i più fragili oggi.

 

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mercoledì 24 settembre 2025

24.09.2025 - Esd 9,5-9 - Lc 9,1-6 - Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.

 

Dal libro di Esdra - Esd 9,5-9

Io, Esdra, all’offerta della sera mi alzai dal mio stato di prostrazione e, con il vestito e il mantello laceri, caddi in ginocchio e stesi le mani al Signore, mio Dio, e dissi:
«Mio Dio, sono confuso, ho vergogna di alzare la faccia verso di te, mio Dio, poiché le nostre iniquità si sono moltiplicate fin sopra la nostra testa; la nostra colpa è grande fino al cielo. Dai giorni dei nostri padri fino ad oggi noi siamo stati molto colpevoli, e per le nostre colpe noi, i nostri re, i nostri sacerdoti siamo stati messi in potere di re stranieri, in preda alla spada, alla prigionia, alla rapina, al disonore, come avviene oggi.
Ma ora, per un po’ di tempo, il Signore, nostro Dio, ci ha fatto una grazia: di lasciarci un resto e darci un asilo nel suo luogo santo, e così il nostro Dio ha fatto brillare i nostri occhi e ci ha dato un po’ di sollievo nella nostra schiavitù. Infatti noi siamo schiavi; ma nella nostra schiavitù il nostro Dio non ci ha abbandonati: ci ha resi graditi ai re di Persia, per conservarci la vita ed erigere il tempio del nostro Dio e restaurare le sue rovine, e darci un riparo in Giuda e a Gerusalemme».

1. Sotto la guida di Esdra e di Neemia la comunità degli israeliti ritornati dall'esilio e quelli rimasti in terra di Israele, lentamente trovano la strada per continuare la «RICOSTRUZIONE» del tempio, e la «RESTAURAZIONE» delle rovine nella città di Gerusalemme e soprattutto di RINNOVAMENTO RELIGIOSO.
2. Esdra legge la storia di Israele come una sequenza infinita di infedeltà e tradimenti. Tutti sono coinvolti: re, sacerdoti e popolo. Questa situazione provoca la punizione e la dominazione dei re stranieri. Prevale l’idea della RESPONSABILITÀ COLLETTIVA, ma DIO È MISERICORDIOSO e permette la sopravvivenza di un «RESTO» del popolo.
3. La schiavitù è dura da sopportare; ed è anche dura da superare se si perde quella fiducia e consapevolezza che Dio non abbandona mai. Quando però questa consapevolezza si ravviva, allora FA BRILLARE I NOSTRI OCCHI E CI DONA SOLLIEVO: DIO È FEDELE! La sua fedeltà CI SOLLEVA dalle nostre cadute e schiavitù, CI RIPARA dai nuovi attacchi, CI SORREGGE nel continuo impegno di rinnovare la nostra alleanza con Lui.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,1-6
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
L’autorità, il discepolo l’avrà se segue i passi di Cristo. E quali sono i passi di Cristo? La povertà. Da Dio si è fatto uomo! Si è annientato! Si è spogliato! La povertà che porta alla mitezza, all’umiltà. Il Gesù umile che va per la strada per guarire. E così un apostolo con questo atteggiamento di povertà, di umiltà, di mitezza, è capace di avere l’autorità per dire: “Convertitevi”, per aprire i cuori.
E come Gesù che non costringeva nessuno a seguirlo, così dovranno fare i discepoli. Chi segue il Signore lo lo fa per amore e quindi la sua risposta deve essere libera. Senza libertà non può esserci amore. Non si può infatti costringere ad amare. I discepoli, pertanto, devono accettare che non tutti gli uomini accoglieranno il vangelo. Ma tutti gli uomini intorno a noi hanno il diritto di conoscere Gesù per come è, quindi non tiriamoci mai indietro dalle occasioni di evangelizzazione che ci si presentano.

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«Per ogni tipo di viaggio / meglio avere un bagaglio leggero» canta Niccolò Fabi. Leggerissimo dice Gesù: «Non prendete nulla per il viaggio». Siamo leggeri, cioè liberi, per la nostra missione?

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