Dal libro di Esdra - Esd 9,5-9
Io, Esdra, all’offerta della sera mi alzai dal mio stato di prostrazione e, con il vestito e il mantello laceri, caddi in ginocchio e stesi le mani al Signore, mio Dio, e dissi:«Mio Dio, sono confuso, ho vergogna di alzare la faccia verso di te, mio Dio, poiché le nostre iniquità si sono moltiplicate fin sopra la nostra testa; la nostra colpa è grande fino al cielo. Dai giorni dei nostri padri fino ad oggi noi siamo stati molto colpevoli, e per le nostre colpe noi, i nostri re, i nostri sacerdoti siamo stati messi in potere di re stranieri, in preda alla spada, alla prigionia, alla rapina, al disonore, come avviene oggi.Ma ora, per un po’ di tempo, il Signore, nostro Dio, ci ha fatto una grazia: di lasciarci un resto e darci un asilo nel suo luogo santo, e così il nostro Dio ha fatto brillare i nostri occhi e ci ha dato un po’ di sollievo nella nostra schiavitù. Infatti noi siamo schiavi; ma nella nostra schiavitù il nostro Dio non ci ha abbandonati: ci ha resi graditi ai re di Persia, per conservarci la vita ed erigere il tempio del nostro Dio e restaurare le sue rovine, e darci un riparo in Giuda e a Gerusalemme».
1. Sotto la guida di Esdra e di Neemia la comunità degli israeliti ritornati dall'esilio e quelli rimasti in terra di Israele, lentamente trovano la strada per continuare la «RICOSTRUZIONE» del tempio, e la «RESTAURAZIONE» delle rovine nella città di Gerusalemme e soprattutto di RINNOVAMENTO RELIGIOSO.
2. Esdra legge la storia di Israele come una sequenza infinita di infedeltà e tradimenti. Tutti sono coinvolti: re, sacerdoti e popolo. Questa situazione provoca la punizione e la dominazione dei re stranieri. Prevale l’idea della RESPONSABILITÀ COLLETTIVA, ma DIO È MISERICORDIOSO e permette la sopravvivenza di un «RESTO» del popolo.
3. La schiavitù è dura da sopportare; ed è anche dura da superare se si perde quella fiducia e consapevolezza che Dio non abbandona mai. Quando però questa consapevolezza si ravviva, allora FA BRILLARE I NOSTRI OCCHI E CI DONA SOLLIEVO: DIO È FEDELE! La sua fedeltà CI SOLLEVA dalle nostre cadute e schiavitù, CI RIPARA dai nuovi attacchi, CI SORREGGE nel continuo impegno di rinnovare la nostra alleanza con Lui.
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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,1-6
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
L’autorità, il discepolo l’avrà se segue i passi di Cristo. E quali sono i passi di Cristo? La povertà. Da Dio si è fatto uomo! Si è annientato! Si è spogliato! La povertà che porta alla mitezza, all’umiltà. Il Gesù umile che va per la strada per guarire. E così un apostolo con questo atteggiamento di povertà, di umiltà, di mitezza, è capace di avere l’autorità per dire: “Convertitevi”, per aprire i cuori.E come Gesù che non costringeva nessuno a seguirlo, così dovranno fare i discepoli. Chi segue il Signore lo lo fa per amore e quindi la sua risposta deve essere libera. Senza libertà non può esserci amore. Non si può infatti costringere ad amare. I discepoli, pertanto, devono accettare che non tutti gli uomini accoglieranno il vangelo. Ma tutti gli uomini intorno a noi hanno il diritto di conoscere Gesù per come è, quindi non tiriamoci mai indietro dalle occasioni di evangelizzazione che ci si presentano.
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«Per ogni tipo di viaggio / meglio avere un bagaglio leggero» canta Niccolò Fabi. Leggerissimo dice Gesù: «Non prendete nulla per il viaggio». Siamo leggeri, cioè liberi, per la nostra missione?
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