giovedì 31 luglio 2025

31.07.2025 - Es 40,16-21.34-38 - Mt 13,47-53 - Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi.

 

Dal libro dell’Èsodo - Es 40,16-21.34-38

In quei giorni, Mosè eseguì ogni cosa come il Signore gli aveva ordinato: così fece.
Nel secondo anno, nel primo giorno del primo mese fu eretta la Dimora. Mosè eresse la Dimora: pose le sue basi, dispose le assi, vi fissò le traverse e rizzò le colonne; poi stese la tenda sopra la Dimora e dispose al di sopra la copertura della tenda, come il Signore gli aveva ordinato.
Prese la Testimonianza, la pose dentro l’arca, mise le stanghe all’arca e pose il propiziatorio sull’arca; poi introdusse l’arca nella Dimora, collocò il velo che doveva far da cortina e lo tese davanti all’arca della Testimonianza, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
Allora la nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non poté entrare nella tenda del convegno, perché la nube sostava su di essa e la gloria del Signore riempiva la Dimora.
Per tutto il tempo del loro viaggio, quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano le tende. Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. Perché la nube del Signore, durante il giorno, rimaneva sulla Dimora e, durante la notte, vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d’Israele, per tutto il tempo del loro viaggio.
1. MOSÈ COMPIE OGNI COSA SECONDO L’ORDINE RICEVUTO DAL SIGNORE. Nel secondo anno erige la dimora. Il Signore PRENDE POSSESSO DEL SANTUARIO. Dio fa di questo luogo la sua abitazione sulla terra, in mezzo al suo popolo.
2. Fino a questo momento Dio interveniva dal Cielo. Da oggi l’uomo può andare a consultarlo, non però direttamente, BENSÌ PER TRAMITE DI MOSÈ. Nasce la MEDIAZIONE DI VERITÀ E DI GRAZIA in seno al popolo del Signore.  
3. La nube guida gli Israeliti. Per quaranta anni il Signore guidò le tappe del suo popolo mediante questa Nube. Qual è per noi la nostra nube? Senza nube e senza colonna di fuoco non si può avanzare nel deserto di questo mondo. Rispondi!

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 13,47-53
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.    
I discepoli (“uomo che getta la rete in mare”) sono chiamati a predicare (“gettare la rete”). La loro predicazione è rivolta a tutti (“raccoglie pesci buoni e cattivi”). Nello stesso tempo, la predicazione opera una separazione ponendo le persone buone in una comunità (“canestri”) e quelle cattive lasciandole nella dispersione/solitudine (“fuori”). Ma solo alla fine del mondo Gesù (“gli angeli”) separerà le persone in modo netto e definitivo, col suo giudizio.
“Avete compreso tutte queste cose?”. SI, bene. Ebbene, da questa Scrittura (tesoro) il discepolo trae “cose antiche e nuove”. Come dire: l’accoglienza a Gesù fa sì che le cose antiche (Scritture di Israele) trovino compimento nelle cose nuove (Vangelo). Il Vangelo non distrugge la prima Rivelazione, ma la compie. Gesù stesso/Vangelo non è venuto a distruggere, ma a compiere, come ci sta dicendo in continuità l’evangelista Matteo.

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Scribi che diventano discepoli, perché capaci di tenere insieme tutto quello che vale, senza separare e contrapporre. Ma la domanda resta: abbiamo compreso tutte queste cose? O vogliamo già fare il lavoro degli angeli e selezionare anzitempo?

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31.07 - SANT' IGNAZIO DI LOYOLA

Azpeitia, Spagna, c. 1491 - Roma, 31 luglio 1556
   Memoria di sant’Ignazio di Loyola, sacerdote, che, nato nella Guascogna in Spagna, visse alla corte del re e nell’esercito, finché, gravemente ferito, si convertì a Dio; compiuti gli studi teologici a Parigi, unì a sé i primi compagni, che poi costituì nella Compagnia di Gesù a Roma, dove svolse un fruttuoso ministero, dedicandosi alla stesura di opere e alla formazione dei discepoli, a maggior gloria di Dio.  

IL PERDONO DELLA PORZIUNCOLA - 1 e 2 agosto

COS'È L'INDULGENZA - Storia e significato del Perdono di Assisi

https://www.porziuncola.org/cos-e-l-indulgenza.html

KEANU REEVES

KEANU REEVES

Chi è davvero Keanu Reeves?

Un attore miliardario che va in metropolitana. Un divo di Hollywood che rinuncia al cachet per aiutare la troupe. Un uomo che, nonostante la fama, non smette di soffrire… e di rialzarsi.

Chi pensa a lui come al "ragazzo di Matrix" o al "volto triste di John Wick" ha solo grattato la superficie. La sua è una storia di disastri personali e rinascite silenziose.

E a noi che cosa ci fa più paura: il dolore che nascondiamo o la felicità che non sappiamo riconoscere?

 Infanzia senza radici

Abbandonato dal padre a tre anni. Spostato da un continente all’altro, tra divorzî e traslochi. Dislessico, emarginato, cacciato da scuola. Il piccolo Keanu non ha mai saputo cosa fosse "casa".
E forse è proprio lì, in quel vuoto, che ha cominciato a cercare un’identità, un senso, una strada.

E se anche tu stessi recitando una parte per nascondere le ferite che ti porti dentro?

Attore per fame, artista per destino

Cominciò con piccoli ruoli, poi arrivarono le grandi occasioni. Ma anche le grandi perdite: un amico morto di overdose, una figlia morta prima di nascere, la compagna stroncata da un incidente, la sorella malata di leucemia.
Eppure, ogni volta, Reeves si è rialzato. Ha scelto il silenzio invece della rabbia, la generosità invece del risentimento.

E tu? Di fronte alle ingiustizie, reagisci con rabbia o scegli di farne qualcosa di buono?

 Empatia: il superpotere che Keanu vuole insegnarti

 “Abbraccia qualcuno se pensi che stia soffrendo”

È una delle sue frasi più famose. Non detta sul red carpet, ma in un post intimo, condiviso da milioni di persone. Keanu non fa sermoni. Fa qualcosa di più scomodo: testimonia. Con la sua storia, il suo dolore, i suoi gesti.

Quando hai abbracciato l’ultima volta qualcuno solo perché sembrava triste?

 Depressione: la battaglia che non si vede

Keanu ha confessato di aver lottato per anni con la depressione. Non quella delle lacrime in pubblico, ma quella muta, che scava dentro. Ha imparato che la felicità non cade dal cielo: si costruisce.
E spesso, dice lui, inizia con una domanda semplice:
“Stai bene?”

E se il tuo silenzio fosse ciò che impedisce all’altro di guarire?

 Una celebrità con un cuore normale

Reeves non ha mai amato il glamour. Non ha mai ostentato. E forse per questo oggi è uno degli uomini più amati al mondo. Perché è vero, concreto, umano.
Ha detto: “Potrei vivere con quello che ho già per secoli. Il denaro non è importante.”
E nel mondo di oggi, questa non è una frase. È una provocazione violenta.
Se avessi tutto, ti ricorderesti ancora di chi non ha niente?

 La fede nella vita

Non parla spesso di Dio. Ma il suo modo di vivere è intriso di un profondo rispetto per l’altro, per il mistero, per il tempo. È una spiritualità umile, fatta di piccoli gesti.
Reeves ci urla sottovoce che ogni giorno è un dono. Che la vita vale, anche quando fa male.

Se Keanu Reeves ha trovato senso nel dolore, cosa ti impedisce di farlo anche tu?

 Conclusione provocatoria:

Keanu Reeves non ha scelto di diventare un simbolo. Ma oggi lo è. E lo è non per quello che ha conquistato, ma per quello che ha perso.
Perciò la domanda non è: “Come fa Keanu a essere così?”
La domanda vera è:
Che cosa stai aspettando tu per diventare la versione migliore di te stesso?

 

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mercoledì 30 luglio 2025

30.07.2025 - Es 34,29-35 - Mt 13,44-46 - Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

 

Dal libro dell’Èsodo - Es 34,29-35

Quando Mosè scese dal monte Sinai – le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte – non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con il Signore.
Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui. Mosè allora li chiamò, e Aronne, con tutti i capi della comunità, tornò da lui. Mosè parlò a loro. Si avvicinarono dopo di loro tutti gli Israeliti ed egli ingiunse loro ciò che il Signore gli aveva ordinato sul monte Sinai.
Quando Mosè ebbe finito di parlare a loro, si pose un velo sul viso. Quando entrava davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando non fosse uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato.
Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando non fosse di nuovo entrato a parlare con il Signore.
1. Mosè SCENDE DAL MONTE COL VOLTO RAGGIANTE, RIFLESSO DELLA GLORIA LUMINOSA DI DIO, dell’intimità di colui che ha fatto un’esperienza mistica dell’unione con il Signore. NOI, COME MOSÈ, SIAMO LUCE SOLO SE STIAMO ALLA LUCE. Siamo luce del mondo solo se ci alimentiamo a colui che è la vera luce.
2. Gli Israeliti che avevano avuto paura della luminosità divina del monte Sinai alla prima teofania, ora temono il volto raggiante di Mosè, e “ebbero timore di avvicinarsi a lui”. Ma Mosè li chiama con forza e LI CHIAMA PER PARLARE CON LORO, CIOÈ PER RENDERLI PARTECIPI DI QUANTO EGLI HA UDITO DA DIO SUL MONTE ED È STATO SCRITTO SULLE DUE NUOVE TAVOLE. E tiene il volto scoperto sia quando ascolta Dio, sia quando parla al popolo. SI COPRE IL VOLTO CON IL VELO QUANDO FINISCE DI PARLARE.
3. INIZIA QUI UNA STORIA DELLA COMPAGNIA DI DIO CHE SI FA PRESENTE IN MEZZO AL SUO POPOLO con la sua “Shekinah” (presenza): attraverso i suoi profeti (Mosè) e le istituzioni del culto (santuario), DIO NON FARÀ MAI MANCARE LA SUA PRESENZA E QUESTA TROVERÀ IN GESÙ IL SUO PIENO COMPIMENTO.

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+ Dal vangelo secondo Matteo - Mt 13,44-46
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».  

 

La vita è realmente una ‘caccia al tesoro’. Quale è il tesoro? Si potrebbe dire: la gioia di stare al mondo, la gioia di vivere. Quell’esigenza che muove dal profondo il cuore di ogni uomo. Coincide con la realizzazione di sé, e la si cerca nel volto e nel cuore di un’altra persona: qualcuno che ci corrisponda e che ci ami: un figlio, una donna, un amico. Il Vangelo dà un nome a questo tesoro: Gesù.
Chi conosce Gesù, chi lo incontra personalmente, rimane affascinato, attratto da tanta bontà, tanta verità, tanta bellezza, e tutto in una grande umiltà e semplicità. Cercare Gesù, incontrare Gesù: questo è il grande tesoro.
Puoi cambiare effettivamente tipo di vita, oppure continuare a fare quello che facevi prima ma tu sei un altro, sei rinato: hai trovato ciò che dà senso, sapore, luce a tutto, anche alle fatiche, anche alle sofferenze, anche alla morte.

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O ti viene incontro o lo trovi ricercandolo, ogni uomo “s’imbatte” nel regno dei cieli, che è “vicino”. Ciò che conta è la grande gioia che riempie la vita, e la svuota di tutto il resto, superfluo. Siamo all’altezza di questa libertà? 

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30.07 - SAN PIETRO CRISOLOGO

Imola, ca. 380 - 450
   San Pietro, detto Crisologo, vescovo di Ravenna e dottore della Chiesa, che, munito del nome del beato Apostolo, ne svolse lo stesso ministero con tale maestria, da attirare alla fede le folle con la rete della sua celeste dottrina, saziandole con la dolcezza del suo divino eloquio. Il suo transito avvenne il 31 luglio a Imola in Romagna.

martedì 29 luglio 2025

29.07.2025 - Es 33,7-11; 34,5-9.28 - Gv 11,19-27 - Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio.

Dal libro dell’Èsodo - Es 33,7-11; 34,5-9.28

In quei giorni, Mosè prendeva la tenda e la piantava fuori dell’accampamento, a una certa distanza dall’accampamento, e l’aveva chiamata tenda del convegno; appunto a questa tenda del convegno, posta fuori dell’accampamento, si recava chiunque volesse consultare il Signore.
Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava in piedi, stando ciascuno all’ingresso della sua tenda: seguivano con lo sguardo Mosè, finché non fosse entrato nella tenda. Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all’ingresso della tenda, e parlava con Mosè. Tutto il popolo vedeva la colonna di nube, che stava all’ingresso della tenda, e tutti si alzavano e si prostravano ciascuno all’ingresso della propria tenda.
Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico. Poi questi tornava nell’accampamento, mentre il suo inserviente, il giovane Giosuè figlio di Nun, non si allontanava dall’interno della tenda.
Il Signore scese nella nube [sul monte Sinai], si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione».
Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».
Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiar pane e senza bere acqua. Egli scrisse sulle tavole le parole dell’alleanza, le dieci parole.
1. Mosè non è stato solo un grande condottiero, ma è stato soprattutto UN UOMO DI PREGHIERA, un uomo che HA POSTO L’ASCOLTO DI DIO E IL COLLOQUIO FACCIA A FACCIA CON LUI. Mosè stava davanti a Signore portando con sé tutto il popolo d’Israele, INTERCEDENDO PER LUI e stava davanti al popolo PORTANDO LA VOCE E LA LUCE DEL SIGNORE.
2. Mosè, che è consapevole della colpa commessa dal popolo sale sul monte "di buon mattino" per intercedere presso JHWH per quel "popolo dalla dura cervice" e così facendo SCOPRE IL DIO VIVENTE NON È UN DIO GIUDICE, MA UN DIO DI MISERICORDIA, UN DIO DI GIUSTIZIA E DI PERDONO CHE FA LIBERA E NUOVA LA SUA CREATURA ANZI CAMMINA IN MEZZO AL SUO POPOLO. 
3. “Il Signore, il Signore, DIO MISERICORDIOSO E PIETOSO, LENTO ALL'IRA E RICCO DI AMORE E DI FEDELTÀ”. Qui possiamo capire chi è Dio, qui abbiamo cinque dei "tredici attributi della misericordia divina" che ogni Israelita osservante recita ogni giorno.

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+ Dal vangelo secondo Giovanni - Gv 11,19-27
In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

 

Marta ha fiducia in Gesù, ma come sperare che il fratello ritorni in vita? E’ ben vero che Gesù le dice: “Tuo fratello risorgerà”. E aggiunge: “Io sono la risurrezione e la vita…”. Marta ha un balzo. Non sa fin dove possa giungere la potenza di Gesù, ma dice con determinazione la sua fede in Lui, con parole che sono diventate anche nostre: “Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio…”. Anche quando non sappiamo se accadrà il miracolo, e quando il miracolo non accade, sappiamo di poterci fidare di Gesù, salvatore del mondo, vincitore della morte.
Infatti "Chi crede in me, anche se muore vivrà”. Qui per credere non si tratta di sapere semplicemente che Gesù è risorto. Questo lo sanno anche i demoni.
Si tratta invece di essere unito a Lui mediante una fede viva, e cioè con una fede accompagnata dalla carità, dalla grazia.

 

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29.07 - SANTA MARTA DI BETANIA

sec. I
   Memoria di santa Marta, che a Betania vicino a Gerusalemme accolse nella sua casa il Signore Gesù e, alla morte del fratello, professò: «Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

HOLLYWOOD IN VATICANO?

HOLLYWOOD IN VATICANO?

Può sembrare lo sfondo di una scena da film. E invece è successo davvero: Al Pacino, 85 anni, ha incontrato Papa Leone XIV. Un attore leggendario, simbolo del potere cinematografico, e il capo della Chiesa cattolica, guida spirituale di miliardi di persone. Che cosa c’entrano l’uno con l’altro?

 C’entrano, eccome. Perché tra le luci dei set e le luci del Vangelo si nasconde la stessa tensione: la ricerca del senso, del bene, della bellezza. Un incontro tra mondi apparentemente lontani, ma in realtà bisognosi l’uno dell’altro.

Ma davvero la fede ha ancora qualcosa da dire a una star di Hollywood? E soprattutto: cosa può imparare un Papa da un attore?

 

Una scena fuori copione


Pacino si trovava in Italia per girare Maserati: The Brothers. Ma ha scelto di fermarsi. Di mettere in pausa ciak e copioni per vivere qualcosa di reale. Insieme al produttore Andrea Iervolino ha incontrato il Santo Padre in Vaticano, parlando di fede, famiglia, compassione, responsabilità sociale.

A molti sembrerà solo una manovra pubblicitaria. Ma non è questo il punto.
Il punto è che un uomo ultraottantenne, con una carriera straordinaria alle spalle, ha sentito il bisogno di rivolgersi a qualcosa di più grande.
Perché? Forse la vera domanda è: perché noi non lo facciamo?

 

Una celebrità con un vuoto dentro?


Siamo abituati a vedere le star come icone inattaccabili. Ma proprio loro – esposte, analizzate, idolatrate – spesso portano il peso più invisibile: una fame di senso. La fama, da sola, non basta. I riflettori non scaldano il cuore. E la solitudine del successo, quella sì, può fare molto rumore.

E allora viene spontanea una provocazione:

- Se persino Al Pacino ha bisogno di un momento di spiritualità, cosa ci dice questo sul nostro bisogno di fede?

 

Il cinema e la fede: due vie alla verità?


Il cinema racconta storie, emozioni, dilemmi morali. La fede cerca risposte, ma anche nuove domande. Non sono forse due modi di toccare la coscienza? In fondo, anche Gesù raccontava parabole. E Pacino, in Il Padrino III, ha portato sullo schermo uno dei più intricati intrecci tra potere, peccato e redenzione – proprio con un Vaticano che si muove sul filo del mistero.

 Ma non è fiction: la vera Chiesa non è fatta di intrighi, ma di persone in cerca di luce. E questi incontri – tra cineasti e papi, tra arte e spiritualità – ci ricordano che c’è un’anima sotto ogni ruolo, e una chiamata più profonda in ogni vita.

 Ultima domanda, la più scomoda:

- Perché spesso ridiamo o ci scandalizziamo di questi incontri, invece di lasciarci provocare?
Forse perché ci mettono davanti al fatto che anche noi – proprio come Al Pacino – potremmo (e dovremmo) incontrare Qualcuno capace di cambiare la nostra traiettoria.

 

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lunedì 28 luglio 2025

28.07.2025 - Es 32,15-24.30-34 - Mt 13,31-35 - Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo...

 

Dal libro dell’Èsodo - Es 32,15-24.30-34

In quei giorni, Mosè si voltò e scese dal monte con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall’altra. Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole.
Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a Mosè: «C’è rumore di battaglia nell’accampamento». Ma rispose Mosè:
«Non è il grido di chi canta: “Vittoria!”.
Non è il grido di chi canta: “Disfatta!”.
Il grido di chi canta a due cori io sento».
Quando si fu avvicinato all’accampamento, vide il vitello e le danze. Allora l’ira di Mosè si accese: egli scagliò dalle mani le tavole, spezzandole ai piedi della montagna. Poi afferrò il vitello che avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell’acqua e la fece bere agli Israeliti.
Mosè disse ad Aronne: «Che cosa ti ha fatto questo popolo, perché tu l’abbia gravato di un peccato così grande?». Aronne rispose: «Non si accenda l’ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è incline al male. Mi dissero: “Fa’ per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell’uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”. Allora io dissi: “Chi ha dell’oro? Toglietevelo!”. Essi me lo hanno dato; io l’ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello».
Il giorno dopo Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa».
Mosè ritornò dal Signore e disse: «Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato... Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!».
Il Signore disse a Mosè: «Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me. Ora va’, conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco, il mio angelo ti precederà; nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato».
1. IL PERDONO DI DIO NON TOGLIE LA SUA GIUSTIZIA, NON SIGNIFICA IMPUNITÀ TOTALE. Il castigo piomba sul popolo. Mosè prima distrugge L’IDOLO CHE SI MOSTRA PER QUELLO CHE È, senza vita e senza possibilità di difendere il popolo; POI CHIEDE DI PRENDERE POSIZIONE: «Chi sta con me venga con la spada al fianco!» 
2. Mosè torna a salire sul monte PER INTERCEDERE PER IL POPOLO, mettendo in gioco sé stesso: «Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato... Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!». SI PONE COME UN MURO DI SALVEZZA DI FRONTE AL PECCATO ALTRUI. La confessione del peccato appare già come una via privilegiata per ottenere il perdono.
3. Occorre RIMETTERSI IN VIAGGIO, perché C’È UN CAMMINO DI PURIFICAZIONE DA COMPIERE e Dio ordina di riprendere la via VERSO IL “GIORNO DELLA MIA VISITA”, dove giudizio e misericordia si mostreranno. 

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 13,31-35

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

Il regno dei cieli inizialmente può sembrare insignificante e nascosto perché Dio desidera lavorare dall'interno. E così improvvisamente diventa un qualcosa di dirompente ed evidente a tutti: così avviene con i semi sparsi dal Figlio nei cuori di coloro che hanno ascoltato la Sua Parola e la accolgono concretamente nella vita di tutti i giorni.
Possiamo essere fiduciosi, perché la Parola di Dio è parola creatrice, destinata a diventare «il chicco pieno nella spiga».
Queste parabole ci fanno capire che è sempre Dio, è sempre Dio a far crescere il suo Regno – per questo preghiamo nel "Padre nostro" che “venga il tuo Regno”.  È Lui che lo fa crescere, l’uomo è suo umile collaboratore, che contempla e gioisce dell’azione creatrice divina e ne attende con pazienza i frutti.

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Quanto ci mette un seme a diventare un albero? Ma nel seme c’è già tutto l’albero. E Gesù ha atteso molto tempo per rivelare «cose nascoste fin dalla fondazione del mondo». E noi abbiamo questa pazienza?

 

28.07 - SAN PEDRO POVEDA CASTROVERDE

Linares, Spagna, 3 dicembre 1874 - Madrid, Spagna, 28 luglio 1936
   A Madrid in Spagna, san Pietro Poveda Castroverde, sacerdote e martire, che per la diffusione dei valori cristiani fondò l’Istituto Teresiano e, all’inizio della persecuzione contro la Chiesa, fu ucciso in odio alla fede, offrendo a Dio una luminosa testimonianza
NELLO STESSO GIORNO:

SANTI NAZARIO E CELSO Martiri

+ Milano 304

Nazario aveva predicato in Italia, a Treviri e in Gallia. Qui battezzò Celso che aveva nove anni. Furono martirizzati a Milano nel 304, durante la persecuzione di Diocleziano.

domenica 27 luglio 2025

Gen 18,20-32 - Col 2,12-14 - Lc 11,1-13 - XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Domenica 27 Luglio 2025
Dal libro della Gènesi - Gen 18,20-32

In quei giorni, disse il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».
Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.
Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».
Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».
Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».

1. Abramo accompagna il Signore a vedere Sodoma perché il Signore è sceso per sterminare quella città peccatrice. Abramo, amico di Dio, ANZICHÉ RALLEGRARSI DI QUESTO FATTO INTERCEDE PER I PECCATORI e comincia una specie di contrattazione all'orientale: ecco UNA PREGHIERA BUONA secondo il cuore di Dio.

2. Nel rapporto di confidenza con Dio, Abramo riconosce L’ASIMMETRIA e non dimentica di fronte a chi si trova. SARÀ IL SIGNORE A DECIDERE QUANDO TERMINARE LA CONVERSAZIONE scegliendo di andare, così come aveva iniziato la condivisione. È un atteggiamento da imparare.

3. A Sodoma la situazione è davvero brutta non c'era nessuno da salvare eppure Abramo ha insistito con la preghiera a intercedere per i peccatori. HA CHIESTO LO SPIRITO SANTO non un fuoco dal cielo che distrugga ma UNA MISERICORDIA CHE TRASFORMI E GUARISCA.

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Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi - Col 2,12-14

Fratelli, con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.
Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.

1. IN CRISTO SIAMO STATI BATTEZZATI cioè siamo stati immersi nella sua morte e risurrezione. Siamo emersi dalle acque e siamo risorti, SIAMO CIOÈ PARTECIPI DI QUELLA VITA NUOVA CHE CI È STATA DONATA. Non è tuo merito!

2. Noi eravamo morti per le nostre colpe, ma DIO CI HA FATTO RIVIVERE CI HA PERDONATO le colpe e ha inchiodato alla croce il documento sfavorevole. Immagine poetica straordinaria: immaginate di avere un documento di debito molto pesante, è il documento che ci costringe a pagare una cifra immensa che non possediamo, è un debito che ci rovina la vita. IL SIGNORE PRENDE QUEL DOCUMENTO DI DEBITO E LO DISTRUGGE.

3. LO DISTRUGGE COME? INCHIODANDOLO SULLA CROCE, lo elimina, PAGA LUI QUELLO CHE DOVREMMO PAGARE NOI e la sua misericordia sovrabbonda in noi liberandoci dal peccato. È IL SIGNORE CHE CI CONCEDE QUELLA MISERICORDIA CHE SALVA.

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+ Dal vangelo secondo Luca - Lc 11,1-13
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
1. «SIGNORE INSEGNACI A PREGARE!». Nel linguaggio corrente la parola «pregare» indica l'insistere, il convincere qualcuno, il portarlo a cambiare atteggiamento. PER GESÙ no, PREGARE È RIATTACCARSI DI NUOVO A DIO, come si attacca la bocca alla fontana. È riattaccarsi alla vita. NE ABBIAMO BISOGNO!

2. Gesù ci insegna a domandare: A CHI DOMANDARE, CHE COSA DOMANDARE. Gesù si pone davanti a Dio come figlio amato. PREGARE È DARE A DIO DEL PADRE, del papà innamorato dei suoi figli, e non del signore, del re o del giudice. ABBI FIDUCIA: DIO È PADRE!

3. NELLA PREGHIERA DIO PADRE NON CI DÀ TANTO DELLE COSE, MA CI DONA LO SPIRITO, AMORE PER ECCELLENZA. Ricevendo lo Spirito abbiamo tutto, non ci manca più nulla. E soprattutto ABBIAMO IN NOI CIÒ CHE CI PERMETTE ogni giorno di riconoscere Dio, di spargere semi del suo Regno, di benedire il suo nome, di sperimentare e donare il suo perdono. GRAZIE SIGNORE!!

BUONA DOMENICA...

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 LA PREGHIERA

<< Troppo spesso crediamo che Dio non ascolti le nostre domande, mentre siamo noi che non ascoltiamo le sue risposte». E non perdiamo tempo a inventare preghiere: Gesù ci ha insegnato quella più bella e più semplice: il Padre nostro! A noi non rimane che accoglierla, meditarla e viverla, impariamo a farla nostra! E preghiamo sempre con una fiducia senza limiti in Dio; ogni altro atteggiamento offenderebbe il suo cuore di Padre...

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LECTIO DIVINA - XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

OMELIA - XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)


Gv 6,59-69 - RITO AMBROSIANO - VII DOMENICA DOPO PENTECOSTE

RITO AMBROSIANO
VII Domenica dopo Pentecoste
Domenica 27 Luglio 2025

 ✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 6,59-69

In quel tempo. Il Signore Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il santo di Dio».
1. Le affermazioni di Gesù sulla propria carne e sangue donati a noi, determinano IN ALCUNI DISCEPOLI CHE NON CREDONO, LA CRESCITA DELLO SCANDALO in misura tale da determinare il loro allontanamento volontario. NON SCANDALIZZIAMOCI DI GESÙ...

2. Gesù NON CERCA DI TRATTENERLI affermando che aveva parlato allegoricamente: la Sua Presenza nel pane e nel vino consacrati non è simbolica, È REALE benché nascosta.  A GESÙ STA PIÙ A CUORE LA VERITÀ CHE IL CONSENSO. E TU?

3. Oggi, come al tempo degli apostoli, GESÙ CI CHIEDE SE VOGLIAMO RESTARE CON LUI OPPURE PREFERIAMO ABBANDONARLO. La libertà è l’indispensabile premessa dell’amore e della fede in Lui, senza i quali noi, come san Pietro, non sapremmo da chi andare. GIOCATI LA TUA LIBERTÀ, SEGUI GESÙ...

BUONA DOMENICA...

 

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27.07 - SAN PANTALEONE

m. 305 c.
   Pantaleone nacque nella seconda metà del III secolo a Nicomedia, nell’odierna Turchia. Diventerà successivamente medico e sarà perseguitato dall'imperatore di Costantinopoli Galerio per la sua adesione alla fede cristiana. Fu condannato a morte nel 305: gli furono inchiodate le braccia sulla testa, che poi il boia gli mozzò. È il patrono di medici.
NELLO STESSO GIORNO:

BEATA MARIA MADDALENA MARTINENGO Religiosa

Brescia, 4 ottobre 1687 – 27 luglio 1737

Della nobile famiglia Martinengo. All’età di 18 anni entrò nel monastero delle Clarisse Cappuccine. Per le sue esimie virtù, fu ben presto prescelta prima come maestra delle novizie, poi come Abbadessa. Lasciò alcuni scritti di alta mistica. Dotata in vita di carismi celesti e di una visibile conformità a Cristo Crocifisso.

SAN SIMEONE di Polirone Eremita

Armenia - † Polirone (Mantova), 26 luglio 1016

Simeone nacque in Armenia nel X secolo. Dopo un’esperienza come monaco e come eremita, intraprese una sequela ancor più radicale del Cristo, dando alla sua vita la forma del pellegrinaggio permanente, secondo una consuetudine diffusa soprattutto tra i cristiani d’Oriente. Raggiunse Gerusalemme, Roma, Compostella, Tours e altri santuari; ovunque predicò l’unità della fede, la pace e la carità, prendendosi cura dei poveri e dei più indifesi. Tornato in Italia, ormai ottantenne si ritirò presso il monastero di San Benedetto di Polirone, dove morì il 26 luglio 1016.