giovedì 30 novembre 2023

IL CONFRONTO CON GLI ALTRI È IL MODO PER NON CONOSCERSI!

IL CONFRONTO CON GLI ALTRI È IL MODO PER NON CONOSCERSI!

Com’è che noi ci conosciamo? Come conosciamo chi siamo, noi stessi? Ci sono tre grandi strade:
1) L’autoriflessione. Mi fermo, mi ascolto, guardo a quello che ho dentro e lo sviluppo. Ma guardarsi dentro richiede tempo, impegno e desiderio. Bisogna fermarsi e vedere cosa c’è dentro nel bagaglio che ognuno di noi ha (risorse, doni, talenti, capacità, sensibilità, comportamenti, ecc). La maggior parte delle persone non vuole guardarsi dentro per cui non sa chi è. Quando chiedi alle persone: “Per che cosa daresti la vita? Che cosa ti appassiona? A che cosa saresti disposto a non rinunciare mai? Dove, quando, ti senti vivo?”, la maggior parte non sa cosa rispondere: “Boh!”. E perché? Perché non si conosce e non sa cosa c’è dentro di sé.
2) L’osservazione del nostro comportamento. Osservo che sono sempre nervoso, che “scatto” con un niente, che sono sempre irrequieto e mi dico: “Ho rabbia dentro di me”. Osservo che se non me lo chiedono non parlo mai, che temo sempre di sbagliare o di dire una cosa inappropriata o di fare brutta figura, che arrossisco quando qualcuno mi rivolge la parola e mi dico: “Sono timido”. Osservo che non faccio nulla se non ho l’approvazione di mia madre o della mia famiglia o dell’autorità e mi dico: “Non sono autonomo!”.
Solo che osservarsi costa fatica e per farlo bisogna guardarsi dentro.
3) Il confronto con gli altri. Guardo gli altri e mi dico: “Sono più bello di Tizio? Sono più bravo di Caio? Sono più intelligente, fortunato, “studiato”, ricco di Sempronio?”. Quando si fa così? Gli studiosi hanno visto che più uno fa così e meno si conosce; cioè più le persone si confrontano e meno si conoscono (meno cioè hanno informazioni su di loro). Confrontarsi è semplice, è facile, ma non permette di conoscersi. Permette solo un giudizio (più o meno) su di sé o sugli altri.
Nella versione positiva: “Io sono più di te” per cui posso criticare, denigrare e, anche se anch’io ho qualche peccato, di certo io non sono come te!!! Oppure la viviamo nella versione negativa: “Tu sei più di me”, per cui io non valgo niente e sono un nulla. Ma sentirsi più degli altri o sentirsi meno degli altri, in ogni caso vuol dire confrontarsi. Poi nel confronto si esce vincenti o perdenti ma in ogni caso ci si confronta.
La dinamica profonda è: “Guardo gli altri per vedere se sono meglio o peggio”, che vuol dire: “Io non ho valore: il mio valore dipende dagli altri, a seconda che sono sotto o sopra. Non dipende da me, ma dalla mia posizione”.
Si è sempre in gara e sempre in competizione. Ecco cosa fa il confrontarsi.
Ama ciò che sei… e sarai felice. Ama ciò che hai… e sarai felice.

 

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martedì 28 novembre 2023

È ORA DI CRESCERE…

È ORA DI CRESCERE…

Amare è creare, ma noi spesso assumiamo l’atteggiamento del bambino che spesso dice: “Dammi!”, assumendo la posizione di vittima (come i bambini che fanno il broncio, che tengono il muso). I nostri ragionamenti diventano espressione della nostra infelicità: “Non mi capisci; non mi ami; non mi ascolti mai; gli altri vengono sempre prima di me; mi lasci sempre solo; nessuno mi vuole; non ho mai fortuna; gli altri non sanno quanto io soffra”. Il bambino vede solamente sé stesso: tutto è in riferimento a sé. Gli altri non esistono: se esistono, esistono solo per quello che possono dare a lui.
Poi si cresce un po’ e l’amore diventa appartenere (scuola materna-elementare). Qui si dà qualcosa perché si ha bisogno di essere di qualcuno, di appartenere alla propria famiglia, di non essere rifiutati, di essere accolti, di essere riconosciuti, di essere stimati. Allora: “Ti do quello che ho per ricevere quello di cui ho bisogno”.
Se ti viene chiesto di esser bravissimo a scuola per essere accettato… tu lo fai. Se ti viene chiesto di pensar male dei cugini per essere “della famiglia”… tu lo fai. Se ti viene chiesto di seguire i tuoi fratelli perché i tuoi genitori ti stimino… tu lo fai. Se ti viene chiesto di non esprimere le tue potenzialità perché disturbano… tu lo fai. Ti do (che spesso è una rinuncia a sé) quello che ho per avere la tua accoglienza e il tuo riconoscimento.
Poi si diventa adolescenti: qui l’amore è dare e ricevere. “Ti amo se tu mi ami; ti accetto se mi accetti; per niente, niente”. Qui l’amore diventa uno scambio, un dare-ricevere. “Tu cosa mi dai? Tu cosa fai per me? Io ti amo, ma tu mi ami? Se tu fai così, lo faccio anch’io! Lo hai fatto anche tu! Io faccio i piatti ma tu sistemi il giardino…”.
Ma poi si diventa grandi, adulti, e qui l’amore è creare: “Io ti do, aldilà di ciò che tu mi dai”. È per questo che si dà la vita a dei figli; è per questo che si dona gratuitamente e con gioia il proprio tempo ai nostri figli, agli altri, ad una causa.
Perché amare è creare: dare qualcosa di noi che fa nascere qualcos’altro. È solamente qui che nasce la gioia più vera, divina: vedere che il nostro amore (dare) fa nascere altra vita. Allora ci si sente realizzati e fecondi.
È nient’altro quello che dice questo vangelo: “La vera gioia sta nel dare, meglio nel darsi; nel creare attraverso di noi altra vita. È questo che ci realizza: do tutto me per far nascere e creare qualcosa. Non è più importante ciò che tu mi dai; metto me a servizio di qualcosa”.
Donarsi per qualcosa vuol dire essere utili, vuol dire che la propria vita ha un senso profondo; vuol dire che ciò che si è, è un bene per il mondo; vuol dire che si è importanti non per la fama ma per il nostro amore, per la nostra dedizione, perché il nostro essere, la nostra interiorità diventa “vita” per altri.

 

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lunedì 27 novembre 2023

LECTIO: Mt 25,31-46 - Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.

 XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) - Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

Domenica 26 Novembre 2023 
Mt 25,31-46 - Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.

+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 25,31-46
 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

 

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domenica 26 novembre 2023

Ez 34,11-12.15-17 - 1Cor 15,20-26.28 - Mt 25,31-46 - XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

Domenica 26 Novembre 2023 

 

Dal libro del profeta Ezechièle - Ez 34,11-12.15-17
Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.

1. IL SIGNORE DIO SI PRESENTA COME IL PASTORE CHE RADUNERÀ LE PECORE DISPERSE. Israele era stato disperso in esilio, i membri del suo popolo erano sparpagliati nel grande impero Babilonese. IL SIGNORE HA UN AMORE PROFONDO E GENEROSO VERSO LE SUE PECORE...

2. Il Pastore rimette insieme il suo gregge: LO SALVA LO RADUNA E LO RIPORTA A CASA. Va a cercare ovunque si siano disperse le pecore e desidera solamente radunarle insieme e a sé. IO STESSO CONDURRÒ LE MIE PECORE AL PASCOLO...

3. Il Signore è il pastore e GESÙ presentandosi come il Pastore presenta LA SUA PERSONA COME DIVINA. IL PASTORE “DIVINO” AMA DI UN AMORE INFINITO IL SUO GREGGE. Lo dicono i verbi usati per esprimere la premura del Pastore: Cercherò, avrò cura, passerò in rassegna, radunerò, condurrò al pascolo, andrò in cerca della perduta, fascerò la ferita, curerò la malata. IL SIGNORE È IL MIO PASTORE…

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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 15,20-26.28

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.
E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

1. San Paolo parla della Resurrezione dei morti, e presenta il CRISTO RISORTO DAI MORTI COME LA PRIMIZIA DI COLORO CHE SONO MORTI. È Lui la GARANZIA della Risurrezione. PER ADAMO È VENUTA LA MORTE, PER CRISTO VIENE LA RISURREZIONE DEI MORTI. Noi partecipiamo alla natura di Adamo, morendo, ma partecipiamo anche della natura di Cristo e con Lui riceveremo la vita. NOI RISORGEREMO…
2. In un breve schizzo apocalittico L'APOSTOLO DELINEA LA FINE, IL COMPIMENTO ULTIMO. Cristo è la primizia ed è già risolto poi, quando Cristo verrà nella gloria, risorgeranno quelli che sono di Cristo, poi sarà la fine, e il CRISTO RE CONSEGNERÀ IL REGNO A DIO PADRE E TUTTI GLI ALTRI POTERI SARANNO ANNIENTATI... TUTTI!
3. Adesso siamo nel corso della storia, È NECESSARIO CHE CRISTO REGNI finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. I NEMICI DI CRISTO NON SONO UOMINI MA IL PECCATO, il vizio, tutto ciò che è negativo, è il mondo del male. QUESTI SONO GLI AVVERSARI DI CRISTO. L'ULTIMO NEMICO È LA MORTE, alla fine Cristo avrà dominato TUTTO anche la morte. A questo punto il Figlio metterà tutto nelle mani del Padre perché Dio sia tutto in tutti. COSÌ AVVIENE IL REGNO DI DIO.

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✠ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
1. NON avere paura del Giudizio finale di Dio, PERO' apri il cuore al Suo amore. Rispondiamo al suo amore con le sei opere di misericordia corporale: dar da magiare e da bere, dare ospitalità ai forestieri, vestire gli indigenti, visitare i malati e i carcerati.. CHI AMA DIO NON PUÒ DISINTERESSARSI DEL SUO PROSSIMO. NEL PROSSIMO, NEL POVERO, C'E' GESU'!

2. Il giudizio ”finale“ è già in atto, ORA, incomincia adesso, nel corso della nostra esistenza. Tale giudizio è pronunciato in OGNI ISTANTE della vita, come RISCONTRO della nostra accoglienza dell'altro o della nostra chiusura in noi stessi”. IL GIUDIZIO RIGUARDA LA CARITÀ'. CORAGGIO VIVIAMO DI CARITÀ'!!

3. Ma se noi ci chiudiamo (= e accade), siamo noi stessi che ci condanniamo alla Geenna (= all'immondizia, a una vita inutile, all'INFELICITA'). Andiamo a confessarci e ripartiamo OGGI, la nostra salvezza è APRIRSI a Gesù e LUI CI SALVA. «ANDIAMO AVANTI, SENZA PAURA CON LA CERTEZZA, CHE LUI CI PORTERÀ ALLA GLORIA DEL CIELO». SPERANZA CERTA NE SONO SICURO PERCHE' FONDATA IN DIO!!

BUONA DOMENICA...

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LA CARITÀ

Facile «Amare l’umanità, faticoso è amare l’uomo della porta accanto». Ormai siamo abituati a vedere persone che si riempiono la bocca di impegno civile, di volontariato, di diritti dei popoli violati... e poi sono feroci col vicino di casa. Eppure lo sappiamo: «Non ci salverà il moralismo ma la carità». Chiediamo a Dio occhi nuovi, capaci di vederlo e riconoscerlo in tutti i volti che incontriamo ogni giorno.

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OMELIA - XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo 



Gv 5,33-39 - RITO AMBROSIANO - III DOMENICA DI AVVENTO – LE PROFEZIE ADEMPIUTE - ANNO B

RITO AMBROSIANO

III DOMENICA DI AVVENTO – LE PROFEZIE ADEMPIUTE
DOMENICA 26 Novembre 2023
Lettura del Vangelo secondo Giovanni - 
Gv 5,33-39

1. La parola “Testimonianza” vuol dire "DARE CREDITO" incondizionato a Gesù. E c'è un crescendo di "testimonianze": da Giovanni Battista, alle opere di Gesù, al Padre, alle Scritture. E TU GLI DAI CREDITO? GLI DAI TESTIMONIANZA?

2. GESÙ NON SOLO RICEVE TESTIMONIANZE, MA LE DÀ: al Padre, a Giovanni, A CHIUNQUE ENTRA IN RELAZIONE CON LUI, lasciandosi incontrare e chiamare. COLTIVA LA RELAZIONE CON GESÙ…

3. Il rammarico di Gesù "Ma voi NON AVETE MAI ascoltato la sua voce, NÉ AVETE MAI visto il suo volto; e LA SUA PAROLA NON RIMANE IN VOI; infatti NON CREDETE a Colui che mi ha mandato". Questo richiamo è rivolto a tutti noi… ACCOLGO E MI LASCIO PLASMARE DALLA SUA PAROLA?

BUONA DOMENICA...

✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 5,33-39
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me».

 

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giovedì 23 novembre 2023

LA “CORDA PAZZA”.

LA “CORDA PAZZA”.

La vita è un compromesso. Se viene infranto, l’ordine sociale viene spezzato e la convivenza sociale minata alle fondamenta. Per salvaguardare tale compromesso c’è una strategia sicura e ben collaudata: tirare la “corda civile” che è dentro ciascuno di noi, che ci fa dire cose che rispettano, in modo pedissequo, la morale corrente. Così nessuno si farà male.
Ma c’è una strategia opposta, anch’essa altrettanto sicura, diretta a frantumare la dimensione del compromesso: tirare la “corda pazza” che alberga in ciascuno di noi e che ci porta a dire senza freni e senza autocontrollo cose che immancabilmente risulteranno — davanti al tribunale della coscienza collettiva — alquanto scomode e imbarazzanti.
C’è anche una terza “corda”, quella “seria”: essa viene in soccorso delle altre due e, in qualità di moderatrice, tende a trovare il giusto equilibrio tra le opposte pulsioni.
Ne Il berretto a sonagli (1917) Luigi Pirandello mette a nudo le ipocrisie e le false moine della borghesia benpensante, tutta presa dal non “disturbare” le convenienze sociali così da tutelare la verità, o presunta tale, che presiede alle dinamiche della ordinaria quotidianità. Ma se si intende squarciare la placida e rassicurante superficie delle cose e inabissarsi fino a guadagnare la verità, “quella vera”, allora lo scenario cambia.
La “corda civile” è perfettamente funzionale a conservare intatta la superficie e, con essa, la verità comoda accettata, con atteggiamento supino e ipocrita, dalla società.
La missione della “corda pazza” sarà allora quello di denunciare il carattere fallace della verità che tale non è, e di gridare al mondo la verità vera. Ma è una missione destinata a fallire.
Di fronte alla mediocrità e all’angustia mentale di un piccolo paese, la signora Beatrice che ha il coraggio di tirare la “corda pazza” — in un contesto di tradimenti, adulteri e falsità — non solo non verrà creduta, proprio perché dice la verità vera, ma sarà anche rinchiusa in una casa di cura. Ella, infatti, rappresenta una letale minaccia per la formale rispettabilità borghese, ed è dunque bene, anzi necessario, ridurla al silenzio, vistò che le sue parole scaturiscono dall’aver tirato, dentro di lei, la “corda pazza”.

Papa Francesco ci ricorda che “ci vuole parresia nella fede, nella vita e anche nella preghiera”. “La parresia esprime la qualità fondamentale nella vita cristiana: avere il cuore rivolto a Dio, credere nel suo amore, perché il suo amore scaccia ogni falso timore, ogni tentazione di nascondersi nel quieto vivere, nel perbenismo o addirittura in una sottile ipocrisia”.

 

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martedì 21 novembre 2023

L’INFANZIA RUBATA…

L’INFANZIA RUBATA…

Le violenze e le distruzioni causate dalla guerra incidono pesantemente sulla salute mentale dei bambini. È quando emerge da un rapporto di un gruppo di ong in Siria. 
Spesso i bambini sono spaventati, subiscono discriminazioni e hanno paura di tornare nelle proprie abitazioni. Anche quelli che volevano fortemente ritornare, soffrono di ansia e hanno paura alla sola prospettiva di un rientro. I genitori hanno raccontato agli operatori che questo stress legato al ritorno sta causando ai loro figli «atacchi di panico, paure continue ed auto-isolamento».
«Sarò infelice lì» ha detto un bambino che attualmente vive in Giordania e ha paura di tornare in Siria. «Ho così tanta paura della guerra. Temo che un giorno un missile colpirà il tetto della mia casa e mi cadrà in testa mentre dormo». 
Le ong sottolineano anche come l’impatto del conflitto sul benessere emotivo dei bambini sfollati vada ben oltre la grave angoscia iniziale dell’essere costretti a fuggire dalle proprie case distrutte da bombe e proiettili e influenza ogni aspetto della loro vita. «Essere costretti ad allontanarsi dalle proprie case ha strappato ai bambini, oltre alla stabilità di un tetto, anche la routine di andare a scuola, di incontrare gli amici e altre figure di sostegno nonché i modelli della routine familiare».
Durante le interviste, i bambini hanno mostrato un’allarmante assenza di mezzi per far fronte allo stress che peggiora di anno in anno, man mano che continuano a spostarsi. La loro autostima e la loro resilienza stanno diminuendo e molti bambini non hanno trovato il modo di rasserenarsi o semplicemente di vivere la propria infanzia appieno. «Sto male a vivere qui — ha detto una rifugiata siriana di 16 anni — sento così tanto dolore dentro. Siamo poveri in un paese straniero e mi manca il mio paese».
Le ong rimarcano anche come molti bambini sfollati siano costretti a crescere troppo in fretta e assumano prematuramente ruoli da adulti per sostenere le proprie famiglie. 
I bambini rifugiati fuori dalla Siria hanno denunciato continue discriminazioni, che non li fanno sentire sicuri fuori dalle proprie case. «Soffriamo un gravissimo razzismo nei quartieri e nelle scuole» ha detto un 12enne che, fuggito da Aleppo con la sua famiglia, ora vive in Turchia. «È umiliante, mi dà l’impressione che rischiare la morte in Siria sarebbe più facile per noi invece che rimanere in questo posto». Molti bambini ora percepiscono il futuro come fonte di stress e paura. «Penso all’esercito» dice un altro bambino che ora vive in Giordania. «Potrei andare a combattere in una battaglia? So cosa sto facendo? Ucciderai tuo cugino, un essere umano. Perché devo farlo?».
«I bambini sfollati hanno perso così tanto nel corso del conflitto: le loro case, i loro amici, le loro famiglie e la loro infanzia. È inaccettabile che ora guardino al futuro con paura, piuttosto che con speranza» riferisce uno dei rappresentanti delle ong. «I bambini siriani meritano di meglio» aggiunge. 
Concludo con una frase di Albert Einstein: “La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire.”Mettere fine alla guerra è dovere improrogabile di tutti i responsabili politici di fronte a Dio. La pace è la priorità di ogni politica. Dio chiederà conto, a chi non ha cercato la pace o ha fomentato le tensioni e i conflitti, di tutti i giorni, i mesi, gli anni di guerra che sono passati e che hanno colpito i popoli.”

 

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domenica 19 novembre 2023

Pr 31,10-13.19-20.30-31 - 1Ts 5,1-6 - Mt 25,14-30 - XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Domenica 19 Novembre 2023

 

Dal libro dei Proverbi - Pr 31,10-13.19-20.30-31
 Una donna forte chi potrà trovarla?
Ben superiore alle perle è il suo valore.
In lei confida il cuore del marito
e non verrà a mancargli il profitto.
Gli dà felicità e non dispiacere
per tutti i giorni della sua vita.
Si procura lana e lino
e li lavora volentieri con le mani.
Stende la sua mano alla conocchia
e le sue dita tengono il fuso.
Apre le sue palme al misero,
stende la mano al povero.
Illusorio è il fascino e fugace la bellezza,
ma la donna che teme Dio è da lodare.
Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani
e le sue opere la lodino alle porte della città.
1. La Sapienza di Dio viene presentata con l'immagine della DONNA DAL VALORE INESTIMABILE. E TU sei donna/uomo di valore? 
2. LA DONNA DI VALORE è una brava moglie, OPEROSA, LABORIOSA, DAL CUORE GRANDE. Compie opere di carità verso il misero e il povero, è timorata di Dio e non timorosa. È MODELLO DI IMPEGNO E DI SAGGEZZA…
3. LA DONNA DI VALORE è RELIGIOSA, devota, fedele ai comandamenti di Dio. La donna DI VALORE non lega il cuore alle vanità, S’INTERESSA A CIÒ CHE REALMENTE VALE NELLA VITA... FAI LO STESSO…

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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 1Ts 5,1-6

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire.
Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre.
Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.
1. Alla venuta del Signore SAREMO SEMPRE CON LUI egli giudicherà i vivi e i morti. Ma quando verrà questo? l’Apostolo risponde: NON è possibile saperlo! DIO È SOLITO AGIRE IN MODO IMPREVEDIBILE. Ciò che importa è EVITARE DI LASCIARSI AVVOLGERE DALLE TENEBRE DEL MALE...

2. Voi siete Figli della Luce e Figli giorno. Siete stati battezzati. Paolo chiede ai cristiani di ESSERE PERSONE LUMINOSE. Noi non apparteniamo alle tenebre, non siamo della notte, noi siamo quelli del giorno, SIAMO PERSONE CHE HANNO GLI OCCHI APERTI E CHE SANNO STARE SVEGLI. ANCHE TU….

3. Noi non dormiamo come gli altri ma siamo SVEGLI E SOBRI. Ritorna qui L'ESORTAZIONE A DISTINGUERSI DAGLI ALTRI, a non lasciarsi andare al torpore e alle ubriachezze, ma ad IMPEGNARSI AD ESSERE SEMPRE VIGILI E LUCIDI DI MENTE. OGNI GIORNO…

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✠ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 25,14-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».
1. L’uomo della parabola rappresenta Gesù, i servitori siamo noi e i talenti sono il patrimonio che il Signore AFFIDA A NOI. Qual è il patrimonio? La sua Parola, l’Eucaristia, la fede nel Padre celeste, il suo perdono… insomma, tante cose, i suoi beni più preziosi. QUESTO È IL PATRIMONIO CHE LUI CI AFFIDA. Non solo da CUSTODIRE, ma da FAR CRESCERE secondo le nostre CAPACITA'! 
2. La buca scavata nel terreno dal «servo malvagio e pigro» indica la PAURA DI AMARE che blocca la creatività e la fecondità dell’amore. FACCIO BENE AD AMARE TUTTI COME GESU'? Gesù NON ci chiede di conservare il patrimonio in cassaforte! 
3. Il Signore RITORNERA' e vorrà vedere in noi i frutti del suo amore. La carità è il bene fondamentale che NESSUNO può mancare di mettere a frutto e senza il quale ogni altro dono è vano. SOLO PRATICANDO LA CARITÀ, anche noi potremo prendere parte alla gioia del nostro Signore. E SARA' GIOIA VERA! DIAMOCI DA FARE...
BUONA DOMENICA…

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RISCHIARE

Offriremmo uno spettacolo deprimente, se nascondessimo sotto terra tutti i doni di Dio; se soffocassimo tutto il bello che abbiamo. Dio ci ha fornito le mani per darci da fare; e noi le usiamo per scavare una buca! Impariamo a rischiare! Tutto è rischio ciò che è vita! «Sulla terra l’essere che corre meno rischi è l’essere più vicino al nulla: chi non rischia nulla, è nulla».

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OMELIA - XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

 


Mt 3,1-12 - RITO AMBROSIANO - II DOMENICA DI AVVENTO - I FIGLI DEL REGNO - ANNO B

RITO AMBROSIANO

II DOMENICA DI AVVENTO - I FIGLI DEL REGNO
DOMENICA 19 Novembre 2023
Lettura del Vangelo secondo Matteo - 
Mt 3,1-12

1. ANCHE NOI OGGI abbiamo BISOGNO DI DESERTO, cioè di spazi e tempi di silenzio e riflessione per approfondire il mistero del Natale, per gustare la presenza amorosa di Dio nella nostra vita, per aprirci al dialogo, per diventare capaci di accorgerci degli altri. REGALATI DEL TEMPO…

2. Lo stile di vita di Giovanni, i gesti che compie e soprattutto le sue parole sono un APPELLO FORTE A DISPORRE I NOSTRI CUORI AD ACCOGLIERE CRISTO. Il Battesimo di Giovanni vuole significare e provocare la SINCERA CONVERSIONE di quanti lo ricevono per entrare nel MARE DI DIO. OGGI È IL TEMPO DELLA SALVEZZA!

3. CONVERSIONE significa cambiare mentalità, cambiare modo di pensare e di vivere. Si tratta di USCIRE DA NOI STESSI, DAL NOSTRO EGOISMO E METTERE DIO AL CENTRO DELLA VITA. Per questo è necessario ascoltare la sua Parola e riconoscere che Dio ci ama immensamente e personalmente. OGNI GIORNO LEGGERÒ UN BRANO DEL VANGELO…

BUONA DOMENICA...

✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 3,1-12
In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: / Preparate la via del Signore, / raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.
Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

 

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giovedì 16 novembre 2023

IL RISCATTO IO CERCO…

IL RISCATTO IO CERCO…

Un po’ di anni fa don Bruno, un amico prete che assisteva spiritualmente i carcerati di Rebibbia, organizzò un concerto dei Modena City Ramblers, gruppo in cui suono, all’interno del penitenziario. 
“Rebibbia” è un carcere per lunghe detenzioni, per ergastolani. Entrarci dà subito la sensazione di essere in un altro mondo, in un universo parallelo. Avremmo diviso il palco con una band formata da carcerati, i “Presi per caso”, che naturalmente nel corso degli anni ha cambiato spesso la formazione. Un bellissimo progetto di riabilitazione carceraria. 
Uno dei cantanti si chiamava Giorgio, pluriergastolano, da vent’anni rinchiuso “al gabbio”. Grande amante di Califano, lo ricordava per la voce abbrocata, ed era una persona evidentemente carismatica, affabulatrice. 
Ci raccontò come e perché era dentro da così tanti anni, con quella enfasi un po’ grottesca di chi sa di aver vissuto una vita al limite. O di averlo passato più volte. Un personaggio perfetto per un film. Ma era sicuramente pentito, aveva trovato nella musica, nella musica del suo idolo anch’egli un po’ grottesco e al limite, un motivo di un leggero riscatto sociale. L’emozione che traspariva mentre cantava davanti a noi e a un pubblico evidentemente costretto e un po’ annoiato, era incredibile e un po’ contagiosa. Si emozionò al limite del pianto, e ci raccontò che l’unica cosa oltre alla musica che lo teneva in vita era la possibilità da lì a qualche anno di uscire e poter vedere ogni giorno la nipotina. Era stato un assassino, in Italia e in Sud America. 
Ma mentre raccontava le sue imprese criminali si capiva che non c’era odio per le vittime, era una questione di soldi, rapine, droga. E non aveva rabbia per chi l’aveva messo dentro, non c’era disprezzo. Erano sentimenti che provava più per sé stesso. Aveva accettato la sua condizione di criminale. E non accusava nessuno, i genitori, lo stato, il quartiere malfamato, il lavoro che non si trovava. Nessuna scusa per quello che aveva fatto. Ma il riscatto come persona quello sì, lo aveva cercato, e con quello il rispetto degli altri. 
Dopo anni abbiamo chiesto notizie di Giorgio, la leggenda dice che poco tempo dopo essere uscito avesse aperto un ristorante ma che pochi mesi dopo è morto per un cancro. I suoi “compagni” di band hanno organizzato, anni dopo, un concerto dedicandolo a «Giorgio, uomo finalmente libero». La musica lo aveva aiutato ad aver rispetto per sé stesso. E forse anche per gli altri.

 

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martedì 14 novembre 2023

CHE BEI SENTIMENTI…

CHE BEI SENTIMENTI…

Sono p.Pierino, oggi voglio ritornare “ai motivi della mia gioventù”: il Quarticciolo di Roma. Dopo aver fatto il parroco a Foligno, solo un anno e mezzo, eccomi a Roma in una zona di periferia come parroco.
Quando arrivai il tassista mi disse: “fino qua lo posso portare, ma al Quarticciolo non entro con la Macchina!”. Il quartiere “Quarticciolo” è una periferia di Roma disprezzata e malfamata. È una zona di droga, prostituzione e baracche. Vita precaria e difficile. Vigeva la legge dell’arrangiarsi! Fu per me una sorpresa, ma interessante. Era qui in questo ambiente che il Signore mi chiamava a portare la buona notizia, la salvezza, il perdono, la pace. È stata una sorpresa, ma anche una grazia.
Ho avuto dei collaboratori generosi e operosi. Mi hanno aiutato e compreso. Abbiamo lavorato insieme con amicizia. Ci siam distribuiti i compiti e ognuno era responsabile nel suo campo. La Parrocchia ha trovato una bella unità e fraternità.
Quello che a me sembrava importante era stare con la gente. Sentirsi uno di loro, condividere la fede e vivere i loro problemi, in un contesto di marginalità. Ho incontrato tante persone scoraggiate, deluse, piene di paura, che avevano bisogno di una parola, di una presenza serena e sicura. Madri di drogati, di senza tetto, senza lavoro, senza pane e senza casa. La Chiesa era un luogo di solidarietà, di incontro e di speranza.
Un grosso problema furono “i drogati”! Povere famiglie e poveri giovani. Quanto dolore e sofferenza. Fenomeno dilagante nel quartiere. Scontri con la Polizia che cercava di arginare il problema. Quanti scontri e quante denunce. Ho seguito con premura un gruppo di drogati e li ho portati a fare un incontro con il Papa Giovanni Paolo II° in Parrocchia. Il Papa disse: “State portando la croce, se potete uscite da questa situazione! Sappiate che Dio vi ama e siete suoi figli! Diciamo il Padre nostro e vi benedico”!
Altro grosso problema fu quello abitativo. Incontrai gente che viveva negli scantinati, il fenomeno dell’occupazione di case era all’ordine del giorno! Quante lotte tra famiglie e famiglie. Divisioni e scontri per chi arriva prima. Passaggi di casa in incognito. Un mondo di persone che avevano bisogno di sicurezza e speranza. Incontrarle era per me e per loro il ritrovare un po’ di pace e serenità.
Incontrai anche persone sbandate, che vivevano in strada e qualche volta perdevano la testa! Persone alcolizzate che si lasciavano andare. Una notte portai un ubriaco a casa. Non l’avessi mai fatto. In casa mi voleva picchiare. Sono riuscito a scappare in mezzo a grida e urla!
Molte erano le baracche e le baraccopoli abitate da gente di ogni provenienza. Molti vivevano di espedienti con frequenti scontri a causa di divisioni e inimicizie. Ma erano accoglienti e cordiali quando passavo di baracca in baracca! Avevano di tutto. Ma che vita grama.
In Parrocchia svolgevo il servizio Pastorale: Catechesi, funerali, Messe e incontri vari. Che belle soddisfazioni e che belle collaborazioni. L’idea di fondo era quella di costruire la comunità fondandola sull’annuncio di Cristo morto e Risorto in modo da vivere da fratelli e sorelle.
I problemi e le divergenze a volte creavano divisioni, ma alla fine la fede comune in Cristo ha avuto vittoria. Eravamo consapevoli e certi che il volersi bene e il perdonarsi era la vera strada della vittoria e della costruzione di una comunità. E abbiamo imparato a vivere di amore, di servizio e aiuto vicendevole. Abbiamo fatto esperienza del volerci bene e del sentire il bel sogno, che il Risorto realizza con chi annuncia la salvezza e la vittoria della croce gloriosa.
Ancora oggi ringrazio Dio per le testimonianze di fede ricevute dai miei parrocchiani! Voglio terminare la lettera con un suggerimento ai parroci: “animate una comunità di fratelli e sorelle che vivano l’amore del Signore, e siate testimoni del Risorto in questo mondo di divisione”! Amen

 

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domenica 12 novembre 2023

Sap 6,12-16 - 1Ts 4,13-18 - Mt 25,1-13 - XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Domenica 12 Novembre 2023 

 

Dal libro della Sapienza - Sap 6,12-16
La sapienza è splendida e non sfiorisce,
facilmente si lascia vedere da coloro che la amano
e si lascia trovare da quelli che la cercano.
Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano.
Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
Riflettere su di lei, infatti, è intelligenza perfetta,
chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni;
poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei,
appare loro benevola per le strade
e in ogni progetto va loro incontro.

1. LA SAPIENZA SI TROVA FACILMENTE DA QUELLI CHE L’AMANO. È seduta davanti a casa tua se ti impegni a cercarla. Se la trascuri NON la troverai. Si offre soltanto a coloro che la cercano. ESSENZIALE PER OTTENERE LA SAPIENZA È DESIDERARLA: il desiderio della sapienza spinge a cercarla e la sapienza stessa va incontro a chi la cerca. 

2. La Sapienza SI LASCIA VEDERE DA COLORO CHE LA AMANO. SI LASCIA TROVARE DA COLORO CHE LA CERCANO. Le persone sapienti sono coloro che cercano la sapienza, l’amano, la desiderano e riflettono su di Lei. MA CHE COS’È LA SAPIENZA? LA SAPIENZA È LA PAROLA DI DIO, È LA RIVELAZIONE. 

3. Chi fa TESORO della Sapienza, della Parola di Dio, della Rivelazione, ASSIMILA questa Parola, SE NE NUTRE, LA FA DIVENTARE LA PROPRIA VITA, diventa sapiente. Se la sapienza è luminosa e splendente, essa irraggia su chi la desidera e la cerca: È LA RICERCA STESSA DELLA SAPIENZA CHE RENDE SAPIENTI…
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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 1Ts 4,13-18

Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore.
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

1. NESSUNO È PERDUTO! I Cristiani di Tessalonica si erano immaginati che alla venuta imminente del Cristo vittorioso lo avrebbero incontrato da vivi. Ma alcuni di loro morirono. Paolo ci dice: “non preoccupatevi”. Anche quelli che sono già morti non sono perduti. IN DIO NESSUNO È PERDUTO!

2. ALLA VENUTA DEL SIGNORE TUTTI RISORGERANNO e spiega: Noi che siamo vivi e saremo ancora in vita, quando verrà il Signore non avremo un vantaggio verso quelli che sono morti. Perché sia quelli vivi, sia quelli morti, ANDRANNO INCONTRO AL SIGNORE E SAREMO PER SEMPRE COL SIGNORE. 

3. Che cosa avverrà alla fine? Cosa c’è nell’aldilà? SAREMO SEMPRE COL SIGNORE. I morti risorgeranno, e i vivi saranno trasformati e TUTTI INSIEME saremo SEMPRE col Signore. Manteniamo vivo il credo della nostra fede: “Verrà a giudicare i vivi e i morti”. VERA SAPIENZA È FARSI TROVARE ALLA VENUTA DEL SIGNORE CON L’OLIO DELLA CARITÀ….

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✠ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 25,1-13

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

  

1. Le lampade delle vergini sono il simbolo della FEDE e l'olio il simbolo della CARITÀ che, sola, ammette al banchetto del Cielo. Dunque le vergini stolte avevano la fede (le lampade), ma non la carità (l'olio) che NON SI PUÒ COMPRARE E SI PRATICA NELLE OPERE. Per questo NON furono ammesse al banchetto… 
2. VERA SAPIENZA è approfittare della vita mortale OGGI per compiere OPERE DI MISERICORDIA (buon ripasso!), perché, dopo la morte, ciò non sarà più possibile. NON vogliamo sentirci dire dallo sposo: “NON VI CONOSCO!” - GIOCA BENE LA TUA VITA…
3. Facciamo nostro l’invito: “VEGLIATE DUNQUE, PERCHÉ NON SAPETE NÉ IL GIORNO NÉ L’ORA”. La vigilanza è resa possibile dalla Grazia dei sacramenti che riempie il nostro cuore e ci spinge a fare la carità. Da qui la necessità di NON "SONNECCHIARE" OGGI IN UNA VITA MEDIOCRE, fatta di continui compromessi e cedimenti. Non è questa, infatti, la vita di un vero cristiano in attesa del suo Sposo e Giudice! FACCIAMOCI TROVARE PRONTI!
BUONA DOMENICA…

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VIVERE 

«Vivere è la cosa più rara del mondo: la maggior parte della gente esiste soltanto». Vivere in senso autenticamente umano non è un sopravvivere, un vegetare, un tirare a campare; non è un semplice esistere. La vita che è dono di Dio va vissuta in pienezza, consapevolmente. Il Vangelo ci ricorda di vivere da vivi, ad occhi aperti, vigilare per non addormentarci e rischiare di rimanere chiusi fuori alla festa di Dio.

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OMELIA - XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)