giovedì 30 novembre 2023

IL CONFRONTO CON GLI ALTRI È IL MODO PER NON CONOSCERSI!

IL CONFRONTO CON GLI ALTRI È IL MODO PER NON CONOSCERSI!

Com’è che noi ci conosciamo? Come conosciamo chi siamo, noi stessi? Ci sono tre grandi strade:
1) L’autoriflessione. Mi fermo, mi ascolto, guardo a quello che ho dentro e lo sviluppo. Ma guardarsi dentro richiede tempo, impegno e desiderio. Bisogna fermarsi e vedere cosa c’è dentro nel bagaglio che ognuno di noi ha (risorse, doni, talenti, capacità, sensibilità, comportamenti, ecc). La maggior parte delle persone non vuole guardarsi dentro per cui non sa chi è. Quando chiedi alle persone: “Per che cosa daresti la vita? Che cosa ti appassiona? A che cosa saresti disposto a non rinunciare mai? Dove, quando, ti senti vivo?”, la maggior parte non sa cosa rispondere: “Boh!”. E perché? Perché non si conosce e non sa cosa c’è dentro di sé.
2) L’osservazione del nostro comportamento. Osservo che sono sempre nervoso, che “scatto” con un niente, che sono sempre irrequieto e mi dico: “Ho rabbia dentro di me”. Osservo che se non me lo chiedono non parlo mai, che temo sempre di sbagliare o di dire una cosa inappropriata o di fare brutta figura, che arrossisco quando qualcuno mi rivolge la parola e mi dico: “Sono timido”. Osservo che non faccio nulla se non ho l’approvazione di mia madre o della mia famiglia o dell’autorità e mi dico: “Non sono autonomo!”.
Solo che osservarsi costa fatica e per farlo bisogna guardarsi dentro.
3) Il confronto con gli altri. Guardo gli altri e mi dico: “Sono più bello di Tizio? Sono più bravo di Caio? Sono più intelligente, fortunato, “studiato”, ricco di Sempronio?”. Quando si fa così? Gli studiosi hanno visto che più uno fa così e meno si conosce; cioè più le persone si confrontano e meno si conoscono (meno cioè hanno informazioni su di loro). Confrontarsi è semplice, è facile, ma non permette di conoscersi. Permette solo un giudizio (più o meno) su di sé o sugli altri.
Nella versione positiva: “Io sono più di te” per cui posso criticare, denigrare e, anche se anch’io ho qualche peccato, di certo io non sono come te!!! Oppure la viviamo nella versione negativa: “Tu sei più di me”, per cui io non valgo niente e sono un nulla. Ma sentirsi più degli altri o sentirsi meno degli altri, in ogni caso vuol dire confrontarsi. Poi nel confronto si esce vincenti o perdenti ma in ogni caso ci si confronta.
La dinamica profonda è: “Guardo gli altri per vedere se sono meglio o peggio”, che vuol dire: “Io non ho valore: il mio valore dipende dagli altri, a seconda che sono sotto o sopra. Non dipende da me, ma dalla mia posizione”.
Si è sempre in gara e sempre in competizione. Ecco cosa fa il confrontarsi.
Ama ciò che sei… e sarai felice. Ama ciò che hai… e sarai felice.

 

📲 I MIEI SOCIAL:

martedì 28 novembre 2023

È ORA DI CRESCERE…

È ORA DI CRESCERE…

Amare è creare, ma noi spesso assumiamo l’atteggiamento del bambino che spesso dice: “Dammi!”, assumendo la posizione di vittima (come i bambini che fanno il broncio, che tengono il muso). I nostri ragionamenti diventano espressione della nostra infelicità: “Non mi capisci; non mi ami; non mi ascolti mai; gli altri vengono sempre prima di me; mi lasci sempre solo; nessuno mi vuole; non ho mai fortuna; gli altri non sanno quanto io soffra”. Il bambino vede solamente sé stesso: tutto è in riferimento a sé. Gli altri non esistono: se esistono, esistono solo per quello che possono dare a lui.
Poi si cresce un po’ e l’amore diventa appartenere (scuola materna-elementare). Qui si dà qualcosa perché si ha bisogno di essere di qualcuno, di appartenere alla propria famiglia, di non essere rifiutati, di essere accolti, di essere riconosciuti, di essere stimati. Allora: “Ti do quello che ho per ricevere quello di cui ho bisogno”.
Se ti viene chiesto di esser bravissimo a scuola per essere accettato… tu lo fai. Se ti viene chiesto di pensar male dei cugini per essere “della famiglia”… tu lo fai. Se ti viene chiesto di seguire i tuoi fratelli perché i tuoi genitori ti stimino… tu lo fai. Se ti viene chiesto di non esprimere le tue potenzialità perché disturbano… tu lo fai. Ti do (che spesso è una rinuncia a sé) quello che ho per avere la tua accoglienza e il tuo riconoscimento.
Poi si diventa adolescenti: qui l’amore è dare e ricevere. “Ti amo se tu mi ami; ti accetto se mi accetti; per niente, niente”. Qui l’amore diventa uno scambio, un dare-ricevere. “Tu cosa mi dai? Tu cosa fai per me? Io ti amo, ma tu mi ami? Se tu fai così, lo faccio anch’io! Lo hai fatto anche tu! Io faccio i piatti ma tu sistemi il giardino…”.
Ma poi si diventa grandi, adulti, e qui l’amore è creare: “Io ti do, aldilà di ciò che tu mi dai”. È per questo che si dà la vita a dei figli; è per questo che si dona gratuitamente e con gioia il proprio tempo ai nostri figli, agli altri, ad una causa.
Perché amare è creare: dare qualcosa di noi che fa nascere qualcos’altro. È solamente qui che nasce la gioia più vera, divina: vedere che il nostro amore (dare) fa nascere altra vita. Allora ci si sente realizzati e fecondi.
È nient’altro quello che dice questo vangelo: “La vera gioia sta nel dare, meglio nel darsi; nel creare attraverso di noi altra vita. È questo che ci realizza: do tutto me per far nascere e creare qualcosa. Non è più importante ciò che tu mi dai; metto me a servizio di qualcosa”.
Donarsi per qualcosa vuol dire essere utili, vuol dire che la propria vita ha un senso profondo; vuol dire che ciò che si è, è un bene per il mondo; vuol dire che si è importanti non per la fama ma per il nostro amore, per la nostra dedizione, perché il nostro essere, la nostra interiorità diventa “vita” per altri.

 

📲 I MIEI SOCIAL:

lunedì 27 novembre 2023

LECTIO: Mt 25,31-46 - Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.

 XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) - Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

Domenica 26 Novembre 2023 
Mt 25,31-46 - Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri.

+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 25,31-46
 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

 

📲 I MIEI SOCIAL:

domenica 26 novembre 2023

Gv 5,33-39 - RITO AMBROSIANO - III DOMENICA DI AVVENTO – LE PROFEZIE ADEMPIUTE - ANNO B

RITO AMBROSIANO

III DOMENICA DI AVVENTO – LE PROFEZIE ADEMPIUTE
DOMENICA 26 Novembre 2023
Lettura del Vangelo secondo Giovanni - 
Gv 5,33-39

1. La parola “Testimonianza” vuol dire "DARE CREDITO" incondizionato a Gesù. E c'è un crescendo di "testimonianze": da Giovanni Battista, alle opere di Gesù, al Padre, alle Scritture. E TU GLI DAI CREDITO? GLI DAI TESTIMONIANZA?

2. GESÙ NON SOLO RICEVE TESTIMONIANZE, MA LE DÀ: al Padre, a Giovanni, A CHIUNQUE ENTRA IN RELAZIONE CON LUI, lasciandosi incontrare e chiamare. COLTIVA LA RELAZIONE CON GESÙ…

3. Il rammarico di Gesù "Ma voi NON AVETE MAI ascoltato la sua voce, NÉ AVETE MAI visto il suo volto; e LA SUA PAROLA NON RIMANE IN VOI; infatti NON CREDETE a Colui che mi ha mandato". Questo richiamo è rivolto a tutti noi… ACCOLGO E MI LASCIO PLASMARE DALLA SUA PAROLA?

BUONA DOMENICA...

✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 5,33-39
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me».

 

📲 I MIEI SOCIAL:

giovedì 23 novembre 2023

LA “CORDA PAZZA”.

LA “CORDA PAZZA”.

La vita è un compromesso. Se viene infranto, l’ordine sociale viene spezzato e la convivenza sociale minata alle fondamenta. Per salvaguardare tale compromesso c’è una strategia sicura e ben collaudata: tirare la “corda civile” che è dentro ciascuno di noi, che ci fa dire cose che rispettano, in modo pedissequo, la morale corrente. Così nessuno si farà male.
Ma c’è una strategia opposta, anch’essa altrettanto sicura, diretta a frantumare la dimensione del compromesso: tirare la “corda pazza” che alberga in ciascuno di noi e che ci porta a dire senza freni e senza autocontrollo cose che immancabilmente risulteranno — davanti al tribunale della coscienza collettiva — alquanto scomode e imbarazzanti.
C’è anche una terza “corda”, quella “seria”: essa viene in soccorso delle altre due e, in qualità di moderatrice, tende a trovare il giusto equilibrio tra le opposte pulsioni.
Ne Il berretto a sonagli (1917) Luigi Pirandello mette a nudo le ipocrisie e le false moine della borghesia benpensante, tutta presa dal non “disturbare” le convenienze sociali così da tutelare la verità, o presunta tale, che presiede alle dinamiche della ordinaria quotidianità. Ma se si intende squarciare la placida e rassicurante superficie delle cose e inabissarsi fino a guadagnare la verità, “quella vera”, allora lo scenario cambia.
La “corda civile” è perfettamente funzionale a conservare intatta la superficie e, con essa, la verità comoda accettata, con atteggiamento supino e ipocrita, dalla società.
La missione della “corda pazza” sarà allora quello di denunciare il carattere fallace della verità che tale non è, e di gridare al mondo la verità vera. Ma è una missione destinata a fallire.
Di fronte alla mediocrità e all’angustia mentale di un piccolo paese, la signora Beatrice che ha il coraggio di tirare la “corda pazza” — in un contesto di tradimenti, adulteri e falsità — non solo non verrà creduta, proprio perché dice la verità vera, ma sarà anche rinchiusa in una casa di cura. Ella, infatti, rappresenta una letale minaccia per la formale rispettabilità borghese, ed è dunque bene, anzi necessario, ridurla al silenzio, vistò che le sue parole scaturiscono dall’aver tirato, dentro di lei, la “corda pazza”.

Papa Francesco ci ricorda che “ci vuole parresia nella fede, nella vita e anche nella preghiera”. “La parresia esprime la qualità fondamentale nella vita cristiana: avere il cuore rivolto a Dio, credere nel suo amore, perché il suo amore scaccia ogni falso timore, ogni tentazione di nascondersi nel quieto vivere, nel perbenismo o addirittura in una sottile ipocrisia”.

 

📲 I MIEI SOCIAL:

martedì 21 novembre 2023

L’INFANZIA RUBATA…

L’INFANZIA RUBATA…

Le violenze e le distruzioni causate dalla guerra incidono pesantemente sulla salute mentale dei bambini. È quando emerge da un rapporto di un gruppo di ong in Siria. 
Spesso i bambini sono spaventati, subiscono discriminazioni e hanno paura di tornare nelle proprie abitazioni. Anche quelli che volevano fortemente ritornare, soffrono di ansia e hanno paura alla sola prospettiva di un rientro. I genitori hanno raccontato agli operatori che questo stress legato al ritorno sta causando ai loro figli «atacchi di panico, paure continue ed auto-isolamento».
«Sarò infelice lì» ha detto un bambino che attualmente vive in Giordania e ha paura di tornare in Siria. «Ho così tanta paura della guerra. Temo che un giorno un missile colpirà il tetto della mia casa e mi cadrà in testa mentre dormo». 
Le ong sottolineano anche come l’impatto del conflitto sul benessere emotivo dei bambini sfollati vada ben oltre la grave angoscia iniziale dell’essere costretti a fuggire dalle proprie case distrutte da bombe e proiettili e influenza ogni aspetto della loro vita. «Essere costretti ad allontanarsi dalle proprie case ha strappato ai bambini, oltre alla stabilità di un tetto, anche la routine di andare a scuola, di incontrare gli amici e altre figure di sostegno nonché i modelli della routine familiare».
Durante le interviste, i bambini hanno mostrato un’allarmante assenza di mezzi per far fronte allo stress che peggiora di anno in anno, man mano che continuano a spostarsi. La loro autostima e la loro resilienza stanno diminuendo e molti bambini non hanno trovato il modo di rasserenarsi o semplicemente di vivere la propria infanzia appieno. «Sto male a vivere qui — ha detto una rifugiata siriana di 16 anni — sento così tanto dolore dentro. Siamo poveri in un paese straniero e mi manca il mio paese».
Le ong rimarcano anche come molti bambini sfollati siano costretti a crescere troppo in fretta e assumano prematuramente ruoli da adulti per sostenere le proprie famiglie. 
I bambini rifugiati fuori dalla Siria hanno denunciato continue discriminazioni, che non li fanno sentire sicuri fuori dalle proprie case. «Soffriamo un gravissimo razzismo nei quartieri e nelle scuole» ha detto un 12enne che, fuggito da Aleppo con la sua famiglia, ora vive in Turchia. «È umiliante, mi dà l’impressione che rischiare la morte in Siria sarebbe più facile per noi invece che rimanere in questo posto». Molti bambini ora percepiscono il futuro come fonte di stress e paura. «Penso all’esercito» dice un altro bambino che ora vive in Giordania. «Potrei andare a combattere in una battaglia? So cosa sto facendo? Ucciderai tuo cugino, un essere umano. Perché devo farlo?».
«I bambini sfollati hanno perso così tanto nel corso del conflitto: le loro case, i loro amici, le loro famiglie e la loro infanzia. È inaccettabile che ora guardino al futuro con paura, piuttosto che con speranza» riferisce uno dei rappresentanti delle ong. «I bambini siriani meritano di meglio» aggiunge. 
Concludo con una frase di Albert Einstein: “La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire.”Mettere fine alla guerra è dovere improrogabile di tutti i responsabili politici di fronte a Dio. La pace è la priorità di ogni politica. Dio chiederà conto, a chi non ha cercato la pace o ha fomentato le tensioni e i conflitti, di tutti i giorni, i mesi, gli anni di guerra che sono passati e che hanno colpito i popoli.”

 

📲 I MIEI SOCIAL:


domenica 19 novembre 2023

Mt 3,1-12 - RITO AMBROSIANO - II DOMENICA DI AVVENTO - I FIGLI DEL REGNO - ANNO B

RITO AMBROSIANO

II DOMENICA DI AVVENTO - I FIGLI DEL REGNO
DOMENICA 19 Novembre 2023
Lettura del Vangelo secondo Matteo - 
Mt 3,1-12

1. ANCHE NOI OGGI abbiamo BISOGNO DI DESERTO, cioè di spazi e tempi di silenzio e riflessione per approfondire il mistero del Natale, per gustare la presenza amorosa di Dio nella nostra vita, per aprirci al dialogo, per diventare capaci di accorgerci degli altri. REGALATI DEL TEMPO…

2. Lo stile di vita di Giovanni, i gesti che compie e soprattutto le sue parole sono un APPELLO FORTE A DISPORRE I NOSTRI CUORI AD ACCOGLIERE CRISTO. Il Battesimo di Giovanni vuole significare e provocare la SINCERA CONVERSIONE di quanti lo ricevono per entrare nel MARE DI DIO. OGGI È IL TEMPO DELLA SALVEZZA!

3. CONVERSIONE significa cambiare mentalità, cambiare modo di pensare e di vivere. Si tratta di USCIRE DA NOI STESSI, DAL NOSTRO EGOISMO E METTERE DIO AL CENTRO DELLA VITA. Per questo è necessario ascoltare la sua Parola e riconoscere che Dio ci ama immensamente e personalmente. OGNI GIORNO LEGGERÒ UN BRANO DEL VANGELO…

BUONA DOMENICA...

✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 3,1-12
In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: / Preparate la via del Signore, / raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.
Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

 

📲 I MIEI SOCIAL:

giovedì 16 novembre 2023

IL RISCATTO IO CERCO…

IL RISCATTO IO CERCO…

Un po’ di anni fa don Bruno, un amico prete che assisteva spiritualmente i carcerati di Rebibbia, organizzò un concerto dei Modena City Ramblers, gruppo in cui suono, all’interno del penitenziario. 
“Rebibbia” è un carcere per lunghe detenzioni, per ergastolani. Entrarci dà subito la sensazione di essere in un altro mondo, in un universo parallelo. Avremmo diviso il palco con una band formata da carcerati, i “Presi per caso”, che naturalmente nel corso degli anni ha cambiato spesso la formazione. Un bellissimo progetto di riabilitazione carceraria. 
Uno dei cantanti si chiamava Giorgio, pluriergastolano, da vent’anni rinchiuso “al gabbio”. Grande amante di Califano, lo ricordava per la voce abbrocata, ed era una persona evidentemente carismatica, affabulatrice. 
Ci raccontò come e perché era dentro da così tanti anni, con quella enfasi un po’ grottesca di chi sa di aver vissuto una vita al limite. O di averlo passato più volte. Un personaggio perfetto per un film. Ma era sicuramente pentito, aveva trovato nella musica, nella musica del suo idolo anch’egli un po’ grottesco e al limite, un motivo di un leggero riscatto sociale. L’emozione che traspariva mentre cantava davanti a noi e a un pubblico evidentemente costretto e un po’ annoiato, era incredibile e un po’ contagiosa. Si emozionò al limite del pianto, e ci raccontò che l’unica cosa oltre alla musica che lo teneva in vita era la possibilità da lì a qualche anno di uscire e poter vedere ogni giorno la nipotina. Era stato un assassino, in Italia e in Sud America. 
Ma mentre raccontava le sue imprese criminali si capiva che non c’era odio per le vittime, era una questione di soldi, rapine, droga. E non aveva rabbia per chi l’aveva messo dentro, non c’era disprezzo. Erano sentimenti che provava più per sé stesso. Aveva accettato la sua condizione di criminale. E non accusava nessuno, i genitori, lo stato, il quartiere malfamato, il lavoro che non si trovava. Nessuna scusa per quello che aveva fatto. Ma il riscatto come persona quello sì, lo aveva cercato, e con quello il rispetto degli altri. 
Dopo anni abbiamo chiesto notizie di Giorgio, la leggenda dice che poco tempo dopo essere uscito avesse aperto un ristorante ma che pochi mesi dopo è morto per un cancro. I suoi “compagni” di band hanno organizzato, anni dopo, un concerto dedicandolo a «Giorgio, uomo finalmente libero». La musica lo aveva aiutato ad aver rispetto per sé stesso. E forse anche per gli altri.

 

📲 I MIEI SOCIAL:

martedì 14 novembre 2023

CHE BEI SENTIMENTI…

CHE BEI SENTIMENTI…

Sono p.Pierino, oggi voglio ritornare “ai motivi della mia gioventù”: il Quarticciolo di Roma. Dopo aver fatto il parroco a Foligno, solo un anno e mezzo, eccomi a Roma in una zona di periferia come parroco.
Quando arrivai il tassista mi disse: “fino qua lo posso portare, ma al Quarticciolo non entro con la Macchina!”. Il quartiere “Quarticciolo” è una periferia di Roma disprezzata e malfamata. È una zona di droga, prostituzione e baracche. Vita precaria e difficile. Vigeva la legge dell’arrangiarsi! Fu per me una sorpresa, ma interessante. Era qui in questo ambiente che il Signore mi chiamava a portare la buona notizia, la salvezza, il perdono, la pace. È stata una sorpresa, ma anche una grazia.
Ho avuto dei collaboratori generosi e operosi. Mi hanno aiutato e compreso. Abbiamo lavorato insieme con amicizia. Ci siam distribuiti i compiti e ognuno era responsabile nel suo campo. La Parrocchia ha trovato una bella unità e fraternità.
Quello che a me sembrava importante era stare con la gente. Sentirsi uno di loro, condividere la fede e vivere i loro problemi, in un contesto di marginalità. Ho incontrato tante persone scoraggiate, deluse, piene di paura, che avevano bisogno di una parola, di una presenza serena e sicura. Madri di drogati, di senza tetto, senza lavoro, senza pane e senza casa. La Chiesa era un luogo di solidarietà, di incontro e di speranza.
Un grosso problema furono “i drogati”! Povere famiglie e poveri giovani. Quanto dolore e sofferenza. Fenomeno dilagante nel quartiere. Scontri con la Polizia che cercava di arginare il problema. Quanti scontri e quante denunce. Ho seguito con premura un gruppo di drogati e li ho portati a fare un incontro con il Papa Giovanni Paolo II° in Parrocchia. Il Papa disse: “State portando la croce, se potete uscite da questa situazione! Sappiate che Dio vi ama e siete suoi figli! Diciamo il Padre nostro e vi benedico”!
Altro grosso problema fu quello abitativo. Incontrai gente che viveva negli scantinati, il fenomeno dell’occupazione di case era all’ordine del giorno! Quante lotte tra famiglie e famiglie. Divisioni e scontri per chi arriva prima. Passaggi di casa in incognito. Un mondo di persone che avevano bisogno di sicurezza e speranza. Incontrarle era per me e per loro il ritrovare un po’ di pace e serenità.
Incontrai anche persone sbandate, che vivevano in strada e qualche volta perdevano la testa! Persone alcolizzate che si lasciavano andare. Una notte portai un ubriaco a casa. Non l’avessi mai fatto. In casa mi voleva picchiare. Sono riuscito a scappare in mezzo a grida e urla!
Molte erano le baracche e le baraccopoli abitate da gente di ogni provenienza. Molti vivevano di espedienti con frequenti scontri a causa di divisioni e inimicizie. Ma erano accoglienti e cordiali quando passavo di baracca in baracca! Avevano di tutto. Ma che vita grama.
In Parrocchia svolgevo il servizio Pastorale: Catechesi, funerali, Messe e incontri vari. Che belle soddisfazioni e che belle collaborazioni. L’idea di fondo era quella di costruire la comunità fondandola sull’annuncio di Cristo morto e Risorto in modo da vivere da fratelli e sorelle.
I problemi e le divergenze a volte creavano divisioni, ma alla fine la fede comune in Cristo ha avuto vittoria. Eravamo consapevoli e certi che il volersi bene e il perdonarsi era la vera strada della vittoria e della costruzione di una comunità. E abbiamo imparato a vivere di amore, di servizio e aiuto vicendevole. Abbiamo fatto esperienza del volerci bene e del sentire il bel sogno, che il Risorto realizza con chi annuncia la salvezza e la vittoria della croce gloriosa.
Ancora oggi ringrazio Dio per le testimonianze di fede ricevute dai miei parrocchiani! Voglio terminare la lettera con un suggerimento ai parroci: “animate una comunità di fratelli e sorelle che vivano l’amore del Signore, e siate testimoni del Risorto in questo mondo di divisione”! Amen

 

📲 I MIEI SOCIAL:

domenica 12 novembre 2023

Mc 13,1-27 - RITO AMBROSIANO - DOMENICA I DI AVVENTO – ‘LA VENUTA DEL SIGNORE’ - ANNO B

RITO AMBROSIANO

DOMENICA I DI AVVENTO – ‘LA VENUTA DEL SIGNORE’
DOMENICA 12 Novembre 2023
Lettura del Vangelo secondo Marco - 
Mc 13,1-27

1. Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta. Gesù non vuole rivelare segreti, ma ESORTARE ALLA VIGILANZA/PERSEVERANZA. Ci saranno tempi duri per i discepoli: lotte all'esterno, tradimenti in famiglia! Ma SARANNO TEMPI DI TESTIMONIANZA. Infatti, il Vangelo sarà annunciato a tutte le nazioni.  “CHI AVRÀ PERSEVERATO FINO ALLA FINE SARÀ SALVATO” … PERSEVERA!

2. Io ti ho predetto tutto. Sei allertato! Sai che IL TUO COMPITO È VIGILARE, NELLA CERTEZZA DELLA VENUTA DEL SIGNORE. Dopo quella tribolazione… CROLLERÀ IL MONDO NEL SUO IMPIANTO, quell'impianto che gli uomini pensano eterno e divino: sole, luna, stelle e potenze nei cieli. SARÀ IL CROLLO VERO E DEFINITIVO DEGLI DÈI/POTENZE/IDOLI! … DOVE HAI POSTO LA TUA FEDE?

3. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria, allora il Signore manderà i suoi angeli. Sarà il TEMPO DEL GRANDE RADUNO DI TUTTI GLI ELETTI: tempo della vittoria/salvezza, anche visibile, degli eletti! LA VITTORIA FINALE!

BUONA DOMENICA...

✠ Lettura del Vangelo secondo Marco - Mc 13,1-27
In quel tempo.
Mentre il Signore Gesù usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!». Gesù gli rispose: «Vedi queste grandi costruzioni? Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta».
Mentre stava sul monte degli Ulivi, seduto di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: «Di’ a noi: quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando tutte queste cose staranno per compiersi?».
Gesù si mise a dire loro: «Badate che nessuno v’inganni! Molti verranno nel mio nome, dicendo: “Sono io”, e trarranno molti in inganno. E quando sentirete di guerre e di rumori di guerre, non allarmatevi; deve avvenire, ma non è ancora la fine. Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in diversi luoghi e vi saranno carestie: questo è l’inizio dei dolori.
Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
Quando vedrete l’abominio della devastazione presente là dove non è lecito – chi legge, comprenda –, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano sui monti, chi si trova sulla terrazza non scenda e non entri a prendere qualcosa nella sua casa, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano!
Pregate che ciò non accada d’inverno; perché quelli saranno giorni di tribolazione, quale non vi è mai stata dall’inizio della creazione, fatta da Dio, fino ad ora, e mai più vi sarà. E se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessuno si salverebbe. Ma, grazie agli eletti che egli si è scelto, ha abbreviato quei giorni.
Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là”, voi non credeteci; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti. Voi, però, fate attenzione! Io vi ho predetto tutto.
In quei giorni, dopo quella tribolazione, / “il sole si oscurerà, / la luna non darà più la sua luce, / le stelle cadranno dal cielo / e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte”.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo».

 

📲 I MIEI SOCIAL:

giovedì 9 novembre 2023

UN DECALOGO PER VERIFICARE LA NOSTRA ATTITUDINE AL DIALOGO.

UN DECALOGO PER VERIFICARE LA NOSTRA ATTITUDINE AL DIALOGO.

Oggi vogliamo provare ad esaminare la nostra sulla capacità di dialogare nella verità.  Prova a esaminarti con questo decalogo in modo che potrai educarti al dialogo.

1. Non c’è dialogo senza umiltà: accetto di mettermi in ascolto dell’altro? rinuncio a ogni pretesa sull’altro? mi apro alla verità di cui tutti dobbiamo obbedienza?

2. Non c’è dialogo senza ascolto. Faccio tacere i pregiudizi e le paure? sono aperto al nuovo? sono rispettoso dell’estraneità dell’altro? accolgo con fiducia l’altro come ospite interiore? desidero vivere la comune appartenenza alla verità e all’amore che salva?

3. Non c’è dialogo senza stupore: stupirsi, vedere il mondo con altri occhi, sentirsi parte e non tutto, mettersi in gioco e rischiare, disorienta, ma libera da false resistenze e rende capaci d’accogliere il vero da qualunque parte provenga.

4. Non c’è dialogo senza una lingua comune. Per comprendere le parole dell’altro bisogna ascoltare il cuore e rispettare la situazione vitale da cui esse provengono: solo così, il dialogo è «incontro nella parola» («dia-logos»).

5. Non c’è dialogo senza silenzio. Il silenzio è necessario sia per ascoltare e riflettere su quanto viene proposto dall’altro, sia per esprimere un’autentica prossimità, spesso veicolata dai gesti più che da molte parole. Non pronunceremo parole vere, se prima non avremo camminato a lungo sui sentieri del silenzio!

6. Non c’è dialogo senza libertà. Per aprirsi al dialogo e viverlo bisogna essere liberi da sé stessi, disposti a mettersi in discussione; liberi dagli altri, rifiutando i condizionamenti e le paure che a volte essi impongono; liberi per obbedire solo alla verità, che rende liberi (cf. Gv 8,32).

7. Non c’è dialogo senza perdono reciproco. Chi vuol dialogare, deve sgombrare la mente e il cuore da ogni risentimento o ferita di torti subiti: facendo memoria, il cuore va purificato con la richiesta e l’offerta del perdono.

8. Non c’è dialogo senza conoscenza reciproca. L’ignoranza dell’altro, della sua cultura, del suo mondo vitale, è alla base di incomprensioni e chiusure: per dialogare occorre conoscere l’altro e farsi conoscere da lui.

9. Non c’è dialogo senza responsabilità. Chi dialoga non dovrà mai dimenticare la rete di relazioni umane da cui proviene e verso cui è responsabile: il dialogo non elimina, anzi accresce il senso di responsabilità che ciascuno deve avere nei confronti del bene di tutti.

10. Non c’è dialogo senza verità. Chi non ha passione per la verità, non saprà dialogare. Nel dialogo il cuore si apre a colui che è la verità, il Dio vivente, che viene ad abitare in chi – dialogando con lui – accoglie il suo amore.

Ogni tanto fai un check up sul decalogo per verificare la tua capacità di dialogo…

 

📲 I MIEI SOCIAL:

martedì 7 novembre 2023

DIO TI VUOLE BENE?

DIO TI VUOLE BENE?

C’è un bellissimo film, The Blind Side (2009), con Sandra Bullock. È la vera storia di Michael Jerome Oher (nato nel 1986), un ragazzone di 193 cm di altezza e del peso di 140 chili. Michael è un diciassettenne senza padre e con la madre che si fa di crack. Va a scuola ma i problemi economici sono enormi, il suo quoziente intellettivo è basso e la sua timidezza alta (anche perché la sua stazza è imponente).
Uno così non può che dire: “Ma Dio dov’è? Dov’è l’amore di Dio?”. Eppure, Dio ti vuole bene e ti manda degli inviti che, se li prendi, saranno la tua salvezza. Infatti viene notato da una famiglia benestante (i Tuohy) che si prende cura di questo ragazzo “sfortunato”. 
A Michael fanno tutta una serie di test: i risultati sono scoraggianti. Dappertutto risulta insufficiente, eccetto uno: ha un comportamento protettivo altissimo (98%). Ma di fronte a tutto questo, che si può fare? Nel football potrebbe forse riuscire, ma è timido e non è capace di placare nessun avversario nonostante la sua mole.  Per tutti è un caso disperato e senza vie d’uscita.
Un giorno Sandra Bullock (la signora Tuohy che se ne prende cura) va in campo e gli dice: “Senti Michael, vedi tutti questi, sono i tuoi fratelli e le tue sorelle, questa è la tua famiglia e tu la devi difendere”. Cosa fa? Fa leva sull’unica cosa che lui sa fare: proteggere i suoi familiari. E i suoi compagni di squadra e soprattutto il quarterback (il lanciatore) non sono più dei giocatori ma la sua “famiglia” che lui deve difendere (dagli altri giocatori che rappresentano i nemici). In quel giorno cambia tutto: qualcuno l’aveva finalmente “visto, capito”.
Oggi Michael Oher è giocatore professionista nella NFL dei Baltimore Ravens. Dio è buono e ti vuole bene: prendi i suoi inviti! Lasciati invitare da lui. Lasciati amare da Lui e da quelli che Lui ti manda.

 

📲 I MIEI SOCIAL:

domenica 5 novembre 2023

Ml 1,14-2,2.8-10 - 1Ts 2,7-9.13 - Mt 23,1-12 - XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

XXXI   DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Domenica 5 Novembre 2023
Dal libro del profeta Malachìa - Ml 1,14-2,2.8-10
Io sono un re grande – dice il Signore degli eserciti – e il mio nome è terribile fra le nazioni.
Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi darete premura di dare gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su voi la maledizione.
Voi invece avete deviato dalla retta via
e siete stati d’inciampo a molti
con il vostro insegnamento;
avete distrutto l’alleanza di Levi,
dice il Signore degli eserciti.
Perciò anche io vi ho reso spregevoli
e abietti davanti a tutto il popolo,
perché non avete seguito le mie vie
e avete usato parzialità nel vostro insegnamento.
Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro, profanando l’alleanza dei nostri padri?

1. Il brano proposto è una POLEMICA CONTRO I SACERDOTI LEVITI DEL TEMPIO di Gerusalemme. “Voi avete deviato dalla retta via, voi siete stati di inciampo a molti, voi avete distrutto l'alleanza di Levi, voi non avete seguito le mie vie, voi avete usato parzialità nel vostro insegnamento”. PERCHÉ? PERCHÉ?

2. I SACERDOTI DEVONO DARSI PREMURA perché il loro ministero renda gloria a Dio. COME SI DONA GLORIA? INSEGNANDO la Legge, ma prima ancora VIVENDOLA e APPLICANDOLA con fedeltà. QUI IL SIGNORE SEMBRA CONCEDERE DEL TEMPO perché i sacerdoti possano ravvedersi, convertirsi, retrocedere dal disinteresse verso la gloria del Signore.

3. Infine l’oracolo del Signore si rivolge al popolo chiedendo: “Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Perché comportarsi con perfidia l'uno contro l'altro profanando l'alleanza?”. IL POPOLO AGISCE CON PERFIDIA METTENDO DA PARTE LA FEDE E LA LEGGE. Facendo così rinnega la Paternità di Dio. NON RICONOSCE DIO COME UNICO PADRE. Il rischio è ancora molto attuale…

-------------------------------------------------------

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési - 1Ts 2,7-9.13
Fratelli, siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio.
Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.
1. L'apostolo, capo religioso e guida autorevole di quelle prime comunità dice: “Sono stato amorevole in mezzo a voi COME UNA MADRE che a cura dei propri figli”.  “Eravamo così affezionati a voi che vi AVREMMO DATO ANCHE LA NOSTRA VITA”. IN CRISTO SI TROVANO UNITI IN UN SOLO AMORE PAOLO E LA COMUNITÀ che vive in Tessalonica.

2. PAOLO, nella sua missione si è fatto in quattro senza risparmiarsi. HA CERCATO IL BENE DELLA COMUNITÀ ANNUNCIANDO IL VANGELO DI DIO. Insieme al Vangelo ha trasmesso tutta quella Grazia che viene dal Signore. VOLER BENE SIGNIFICA PORTARE CRISTO.

3. E dove c’è Cristo ci sono i doni di Grazia. AD OGNI FRUTTO DI VERITÀ E DI AMORE, DI SPERANZA E DI GIUSTIZIA, ci ricorda Paolo che BISOGNA RINGRAZIARE DIO. Anche oggi Dio compie meraviglie nelle nostre Comunità, IMPARIAMO A RINGRAZIARE DIO!

--------------------------------------------------------

+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 23,1-12

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

 

1. Gesù invita i suoi discepoli a non seguire l'esempio di chi fa tutto per essere ammirato dalla gente ed avere posti di primo piano nella società. MA VOI NON FATE COSÌ! Il primo rischio è quello di DIRE MA NON FARE quello che si è detto. 

2. Il secondo rischio è quello ESIBIRE LE PROPRIE “BUONE OPERE” così da avere consenso. Il terzo rischio è quello di “FARSI CHIAMARE RABBÌ, PADRE, GUIDA”. Cioè di pretendere un’autorità assoluta sugli altri. Ricordiamoci che abbiamo un solo Padre e un solo Maestro. GLI ALTRI O NE SONO SEGNO, OPPURE SONO MILLANTATORI.

3. Nella Chiesa ci sono tanti titoli che … vanno e vengono! Non debbono però intaccare la sostanza e cioè CHE SIAMO TUTTI FRATELLI: c’è un solo vero maestro che è lo Spirito, c’è un solo vero Padre che è Dio, c’è una sola vera guida che è Cristo. Noi pur non vivendo all’altezza della parola che annunciamo, possiamo almeno tendervi con tutto il nostro desiderio.

------------------------------------------------------ 

ESSERE
Oggi Gesù condanna gli ipocriti. È un rimprovero contro l’incoerenza, l’ipocrisia, la vanità. Ma il rimprovero ci tocca tutti. Siamo anche noi come i farisei, quando annulliamo la Parola di Dio con le nostre tradizioni; quando riduciamo la religione ad alcune pratiche vuote, senz’anima; quando pretendiamo di amare Dio, dimenticando gli altri; quando ci preoccupiamo di “sembrare” piuttosto che di essere.

-------------------------------------------------------

OMELIA - XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Gv 18,33-37 - RITO AMBROSIANO - NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO - anno A

 RITO AMBROSIANO

NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO - anno A
Domenica 5 novembre 2023
Lettura del Vangelo secondo Giovanni - 
Gv 18,33-37
1. Gesù e Pilato, uno di fronte all’altro. Due poteri, DUE ‘REGNI’, DUE MODI DI CONCEPIRE LA VITA E DI VIVERLA. Pilato pretende di dominare e decidere il destino dell’uomo. Gesù proclama un regno che si realizza in un ‘ALTRO MONDO’ e in ‘ALTRO MODO’… SCEGLI DA CHE PARTE STARE NON È LA STESSA COSA...
2. Questo regno che si manifesterà pienamente alla fine dei tempi, È PRESENTE FIN D’ORA IN GESÙ che dona se stesso per amore. DOVE C'È GESÙ C'È IL REGNO. DOVE C'È GESÙ C'È LA VERITÀ SU DIO, SULL'UOMO E SUL REGNO… VIENI GESÙ...
3. E’ QUESTO GESÙ CHE CI ATTRAE, e noi possiamo GUARDARLO E SEGUIRLO, desiderosi di verità e di pace: “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. NON STANCHIAMOCI DI ASCOLTARLO...
BUONA DOMENICA...
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 18,33-37

In quel tempo. Pilato disse al Signore Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».


📲 I MIEI SOCIAL:

BARENBOIM E LA MUSICA PER UNIRE EBREI E PALESTINESI

BARENBOIM E LA MUSICA PER UNIRE EBREI E PALESTINESI
di MASSIMO NAVA
Certo, in tanto orrore, è una goccia nel mare. Eppure sono proprio le gocce come questa ad alimentare la speranza, a farci capire che il dialogo e la comprensione sono ancora possibili. Se la bellezza salverà il mondo, come ha scritto Dostoevskij, la musica oggi può unire più delle parole, che sono pronunciate da sordi e impregnate di propaganda, odio, ignoranza. Un articolo del New York Times ci porta all’Accademia Barenboim-Said, a Berlino, dove studenti ebrei e da tutto il Medio Oriente studiano insieme, provano insieme e suonano insieme anche nei giorni di guerra.

Il conservatorio è stato fondato anni fa dal famoso direttore d’orchestra argentino-israeliano Daniel Barenboim — che è stato anche direttore musicale della Scala di Milano dal 2011 al 2015 — con l’intento di riunire studenti di diversa nazionalità e religione. Una mattina, le prove di un brano di Prokofiev, sono state interrotte per parlare del conflitto. Lo hanno fatto insieme. Barenboim, che ha la cittadinanza israeliana e palestinese, ha fondato la scuola e poi l’orchestra Divan con Edward Said, lo studioso di letteratura palestinese-americano, morto nel 2003. L’accademia conta 78 studenti — circa il 70% provenienti dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Barenboim, nonostante l’età e gravi problemi di salute, ha fatto uno sforzo speciale per essere presente con gli studenti durante le prove e le discussioni. Dopo gli attentati di Hamas, il celebre direttore ha posto una dichiarazione sul sito dell’Accademia:

Ho seguito gli eventi del fine settimana con orrore e con la massima preoccupazione, poiché vedo la situazione in Israele/Palestina peggiorare a livelli inimmaginabili. L’attacco di Hamas alla popolazione civile israeliana è un crimine oltraggioso che condanno ferocemente. La morte di così tante persone nel sud di Israele e a Gaza è una tragedia che incomberà per molto tempo a venire. L’entità di questa tragedia umana non è solo rappresentata dalle vite perse, ma anche dagli ostaggi presi, dalle case distrutte e dalle comunità devastate. L’assedio israeliano a Gaza costituisce una politica di punizione collettiva, una violazione dei diritti umani. Edward Said e io abbiamo sempre creduto che l’unica strada per la pace tra Israele e Palestina sia quella basata sull’umanesimo, sulla giustizia, sull’uguaglianza e sulla fine dell’occupazione, piuttosto che sull’azione militare. In questi tempi difficili e con queste parole sono solidale con tutte le vittime e le loro famiglie.

L’accademia, inaugurata nel 2016, ha citazioni sulla pace del filosofo Baruch Spinoza sulle porte di vetro, sale di prova e un vivace programma umanistico. In un’intervista rilasciata dopo una prova, Barenboim ha dichiarato di temere che l’ultima guerra possa trasformarsi in una «catastrofe mondiale» in assenza di ulteriori sforzi per riunire israeliani e palestinesi. «Non serve a nulla dire: “Noi ebrei abbiamo sofferto più di tutti”, né per i palestinesi dire: “Noi abbiamo sofferto più di tutti voi’”. Questo è stato un secolo molto difficile. Penso che dobbiamo andare avanti, dimenticare le nostre posizioni e rapportarci con un sentimento di uguaglianza».

I dirigenti della scuola, tra cui Regula Rapp, il rettore, e il figlio di Barenboim, Michael, che ricopre il ruolo di preside, hanno invitato ai dibattiti consulenti che parlano correntemente l’ebraico e l’arabo. Gli studenti si sono tenuti in contatto l’uno con l’altro e hanno organizzato incontri. A volte erano ammutoliti, a volte si limitavano ad abbracciarsi. A un certo punto, si sono riuniti per una cena di inizio semestre, condividendo piatti fatti in casa: hummus, baba ghanouj, labneh e insalata di bulgur.

«Le discussioni — secondo quanto raccolto dal Nyt — sono state a volte tese, mentre i musicisti israeliani parlavano della perdita del senso di sicurezza e i palestinesi descrivevano la vita sotto il blocco soffocante che Israele ha imposto a Gaza per 16 anni. Le conversazioni sono state anche profondamente personali, con alcuni studenti che hanno condiviso storie di perdita di persone care durante decenni di violenza in Medio Oriente». Roshanak Rafani, 29 anni, percussionista di Teheran e membro del governo studentesco, ha detto che il tumulto nella regione potrebbe essere sconvolgente. «Ho anche pensato di abbandonare gli studi. Se penso che la gente sta morendo e che io mi sto esercitando per vedere quale mano devo mettere qui o là….Tutti noi sentiamo questo conflitto interiore». «Abbiamo tutti accettato il fatto che non possiamo convincerci l’un l’altro su molte cose — ha aggiunto —. Le persone parlano, alzano la voce, urlano e piangono, ma due ore dopo si abbracciano».

In una recente lezione di filosofia, l’argomento era l’allegoria della caverna di Platone, una metafora per contemplare il divario tra ignoranza e illuminazione. «C’è un dolore innegabile, evidente e viscerale in risposta agli orrori — ha detto Roni Mann, che ha tenuto il corso di filosofia e che è anche il direttore fondatore dell’accademia per le scienze umane —. Sono insieme in questa situazione. Piangono l’uno sulle spalle dell’altro e si sostengono a vicenda».

L’orchestra è sopravvissuta a precedenti periodi di conflitto, tra cui la guerra tra Israele e Hezbollah in Libano nel 2006, che aveva causato forti divisioni all’interno dell’orchestra e ha portato alcuni musicisti arabi ad abbandonarla. Anche la guerra di questi giorni ha messo a dura prova le amicizie e ha portato alcuni membri a chiedersi se prenderanno parte alla stagione concertistica della prossima estate. Samir Obaido, violinista palestinese, si è detto incerto sul ruolo della musica in questo momento. Negli ultimi giorni, ha postato una marea di commenti su Instagram in difesa della causa palestinese. Alcuni dei suoi colleghi israeliani nell’orchestra hanno detto di rispettare il suo diritto di esprimersi, mentre altri lo hanno accusato di diffondere bugie. «Non riesco a immaginare come mi sentirò sul palco». Shira Majoni, violista italo-israeliana, ha ricordato di aver discusso recentemente con una collega libanese perché riteneva che la sua amica non avesse denunciato adeguatamente l’attacco di Hamas. «Siamo tutti esseri umani e, come nella nostra orchestra, tutti abbiamo un posto — ha detto Majoni. Non ci libereremo l’uno dell’altro laggiù. Se non impariamo a viverci insieme, nessuno di noi ci vivrà».

Barenboim, che ha descritto il suo lavoro come non politico ma come un «progetto contro l’ignoranza», si è detto fiducioso che l’orchestra Divan e gli altri programmi resteranno in vita, anche se lui non sarà più al timone. Alla vigilia di un concerto è stata sottoscritta una dichiarazione comune : «I nostri cuori sono pesanti, le nostre menti sono altrove con ogni singola persona colpita dalla devastante situazione in Palestina e in Israele — hanno detto gli studenti in una dichiarazione prima di un concerto —. Che la nostra musica ci unisca, che possa guarire un pezzetto dei nostri cuori».

Quando Barenboim è salito sul palco per dirigere opere di Prokofiev, Wagner e Beethoven, ha elogiato la «meravigliosa e generosa» collaborazione dei musicisti prima di chiedere un minuto di silenzio. «La situazione è inspiegabile e le mie parole non possono cambiarla. Ma siamo felici di esibirci per tutti voi oggi». Dopo l’esibizione e una standing ovation, gli studenti si sono abbracciati sul palco. Carmeli, il pianista israeliano, ha ricordato prima del concerto che non aveva parlato con Abdel Kader, la violinista palestinese, per 18 mesi. Ma quando l’ha sentita suonare, l’ha avvicinata e ha scoperto che un tempo vivevano a soli 20 minuti di distanza. «I paesaggi, gli odori, i gusti e i sapori con cui siamo cresciuti sono tutti condivisi». Abdel ha detto che «l’esperienza di ricevere sostegno in un momento difficile dall’altra parte, quella che hai imparato a odiare l’ha commossa. È giunto il momento di rimuovere i muri e di guardarci in faccia. Il momento in cui guardi qualcuno negli occhi e capisci che siamo uguali è quello che conta per me».

 

📲 I MIEI SOCIAL: