lunedì 30 giugno 2025

30.06.2025 - Gen 18,16-33 - Mt 8,18-22 - Seguimi

 

Dal libro della Gènesi - Gen 18,16-33

Quegli uomini [ospiti di Abramo] si alzarono e andarono a contemplare Sòdoma dall’alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli.
Il Signore diceva: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore compia per Abramo quanto gli ha promesso».
Disse allora il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».
Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.
Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».
Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».
Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta».
Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta».
Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti».
Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».
Come ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.
1. Abramo NON SI LIMITA a domandare la salvezza per gli innocenti. Abramo CHIEDE IL PERDONO PER TUTTA LA CITTÀ e lo fa appellandosi alla giustizia di Dio.

2. Così facendo, mette in gioco una NUOVA IDEA DI GIUSTIZIA. Con la sua preghiera, Abramo non invoca una giustizia meramente retributiva, ma un intervento di salvezza che, TENENDO CONTO DEGLI INNOCENTI, LIBERI DALLA COLPA ANCHE GLI EMPI, perdonandoli. 

3. Il pensiero di Abramo: non si possono trattare gli innocenti come i colpevoli, questo sarebbe ingiusto, bisogna INVECE TRATTARE I COLPEVOLI COME GLI INNOCENTI, mettendo in atto una GIUSTIZIA "SUPERIORE", OFFRENDO LORO UNA POSSIBILITÀ DI SALVEZZA, perché se i malfattori ACCETTANO il perdono di Dio e CONFESSANO la colpa lasciandosi salvare, non continueranno più a fare il male, diventeranno anch’essi giusti, senza più necessità di essere puniti. Bravo ABRAMO…

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 8,18-22
In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva.
Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

 

“MAESTRO, IO TI SEGUIRÒ DOVUNQUE ANDRAI”. E Gesù: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare capo”. Cosa vuol dire Gesù? Tu sei scriba e hai casa, onori, prestigio, influenza, ambizione, posizione: IO NO.
SEI DISPOSTO A PERDERE TUTTO QUESTO PER ME, PER VIVERE IL MIO MESSAGGIO? La tua risposta dovrà essere semplice: Si o No… 

 

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30.06 - SANTI PROTOMARTIRI

sec. I, dall'anno 64

domenica 29 giugno 2025

Mt 1,20-24 - RITO AMBROSIANO - III DOMENICA DOPO PENTECOSTE

RITO AMBROSIANO
III DOMENICA DOPO PENTECOSTE
Domenica 29 Giugno 2025
Lettura del Vangelo secondo Mt 1,20-24

+ Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 1,20b-24b

In quel tempo. Apparve in sogno a Giuseppe un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: / «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: / a lui sarà dato il nome di Emmanuele, / che significa Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.
1. La generazione umana di Gesù è opera di Dio. L’OPERA DI DIO NON ABOLISCE LA PARTECIPAZIONE UMANA; anzi la richiede, attraverso la VOLONTÀ di Maria e la DECISIONE OBBEDIENTE di Giuseppe. DIO E L’UOMO INSIEME PER LA SALVEZZA DI TUTTI! Il nostro desiderio…

2. La storia di Giuseppe è la storia della sua chiamata. DIO INTERVIENE NELLA SUA VITA IN MODO INASPETTATO: Giuseppe ASCOLTA l'angelo e ACCOGLIE L'IMPREVISTO, si FIDA di Dio attraverso le parole dell’angelo. ANCHE NOI DECIDIAMOCI DI GIOCARE LA NOSTRA VITA SULLA SUA PAROLA.

3. La storia dell'umanità può progredire SOLO quanto le persone aderiscono alla volontà di Dio, anche in situazioni di difficoltà: L'"EMMANUELE", "IL DIO CON NOI" È SEMPRE PRESENTE E NON CI ABBANDONA. Nel suo amore per l'umanità egli attua sempre i suoi progetti di salvezza. ECCOMI...

BUONA DOMENICA

 

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29.06 - SANTI PIETRO E PAOLO

m. 67 d.C.

venerdì 27 giugno 2025

Ez 34,11-16 - Rm 5,5-11 - Lc 15,3-7 - SACRATISSIMO CUORE DI GESU' (ANNO C)

SACRATISSIMO CUORE DI GESU' (ANNO C)

Venerdì 27 Giugno 2025
Dal libro del profeta Ezechièle - Ez 34,11-16

Così dice il Signore Dio:
«Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione.
Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d’Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d’Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio.
Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia».

1. IL SIGNORE HA CURA PER TUTTE LE ESIGENZE DELLE SUE PECORE. Colpisce l’attenzione rivolta ad ognuna di esse, ascoltando le sue esigenze. LUI, IL SIGNORE, LE PASCE CON GIUSTIZIA. È un pastore di cuore...

2. Per il Signore essere giusti significa DARE A CIASCUNO CIÒ DI CUI HA BISOGNO PER VIVERE IN PIENEZZA E NELLA PACE. Così si comporta il Signore con noi. Per questo fa delle differenze: perché siamo tutti diversi, ma tutti oggetto della sua cura e del suo amore.

3. Nella festa del sacro Cuore di Gesù, guardiamo a questo cuore che non solo batte per noi, ma che si dona e si prodiga affinché ognuno di noi possa avere ciò di cui ha bisogno. NEL CUORE DI GESÙ, POSSIAMO CONTEMPLARE IL COMPIMENTO DI QUESTA GIUSTIZIA DI DIO ANNUNCIATA DA EZECHIELE.

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Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 5,5-11

Fratelli, l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

1. Come possiamo sperare che la storia di ogni uomo si concluda bene? A questo interrogativo risponde Paolo: “LA SPERANZA NON DELUDE” e la ragione è semplice: DIO HA RIVERSATO NEI NOSTRI CUORI IL SUO SPIRITO E SA COME COINVOLGERCI NEL SUO AMORE; non si perde d’animo di fronte a nessun ostacolo e non si abbatte quando noi siamo infedeli.

2. NULLA DUNQUE DEVE PIÙ INTACCARE LA NOSTRA GIOIA; la speranza non sarà delusa perché non è fondata sulla nostra fedeltà, sulle nostre opere buone, ma sulla fedeltà di Dio. E DIO È FEDELE!

3. L’AMORE DI DIO NON HA CONFINI, NON CONOSCE NEMICI, MA SOLO FIGLI. Mentre gli uomini erano lontani da lui, egli ha donato loro il suo tesoro più prezioso, il Figlio. Se Dio ci ha amati quando eravamo nemici, quanto più ci amerà ora che abbiamo ricevuto il suo Spirito e siamo stati resi giusti. NON È POSSIBILE CHE I NOSTRI PECCATI POSSANO RIVELARSI PIÙ FORTI DEL SUO AMORE.

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 15,3-7

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».
1. Le pecore si perdono facilmente ed essendo prive del senso dell’orientamento, sono INCAPACI di tornare da sole all'ovile. IL SIGNORE NON PUÒ RASSEGNARSI al fatto che anche UNA SOLA PERSONA possa perdersi. ANCHE NOI NON RASSEGNAMOCI...

2. L’agire di Dio è guidato DALL'AMORE E DALLA PREOCCUPAZIONE che la sua pecora è in pericolo. DIO È GUIDATO DAL CUORE, non più dalla ragione (lascia le 99). DIO HA UN CUORE ATTENTO E SENSIBILE verso le sue pecore. IN GESÙ LO ABBIAMO VISTO… SIAMO FORTUNATI!

3. Contento per averla trovata, la carica sulle spalle, corre di casa in casa, chiama amici e vicini e ORGANIZZA UNA FESTA. NON la rimprovera, NON la punisce. DIO NON AGGIUNGE ALTRO MALE a quello che, allontanandosi da lui, l’uomo si è già fatto. L’IMMAGINE DELLA GIOIA INFINITA È QUELLO CHE PROVA IL CUORE DI DIO quando riesce a ricuperare un suo figlio. ENTRIAMO NELLA GIOIA DI DIO...

BUONA SOLENNITÀ DEL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ'...

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IL MIO CUORE È PRONTO
Il mio cuore è pronto ad ascoltarti e chiamarti Padre, nella solitudine e con tutti.
Il mio cuore è pronto a rifiutare proposte che separano da Te.
Il mio cuore è pronto a condividere la vita e i beni, con i discepoli e con tutti.
Il mio cuore è pronto per annunciare in ogni tempio e luogo che sei vita e misericordia.

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ACCOGLIENZA

C’è un cuore che continua a battere per noi, anche quando il nostro sembra smarrito: è il Sacro Cuore di Gesù. In quel cuore ferito ma sempre aperto troviamo rifugio, verità, amore senza condizioni. Anche quando ci sentiamo indegni o lontani, quel cuore ci attende, ci accoglie, ci perdona. È lì che impariamo a guardare anche noi con misericordia la nostra vita. Il Sacro Cuore ci invita a ritrovarci proprio partendo da ciò che siamo, con le nostre ferite e bellezze. Perché in quell’amore infinito, ogni storia trova senso. E ogni ritorno è una festa.

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LECTIO DIVINA - SACRATISSIMO CUORE DI GESU' (ANNO C)

OMELIA -  SACRATISSIMO CUORE DI GESU' (ANNO C)

 

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27.06 - SAN CIRILLO D'ALESSANDRIA

370-444

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NELLO STESSO GIORNO:

SANT' ARIALDO di Milano Diacono e martire

Cucciago (Como), inizio XI secolo – Castello di Angera (Lago Maggiore), 1066

A Milano, sant’Arialdo, diacono e martire, che combatté con forza gli insani costumi del clero simoniaco e depravato e per la premura verso la casa di Dio fu ucciso da due chierici tra atroci sofferenze.

giovedì 26 giugno 2025

26.06.2025 - Gen 16,1-12.15-16 - Mt 7,21-29 - La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia.

Dal libro della Gènesi - Gen 16,1-12.15-16

Sarài, moglie di Abram, non gli aveva dato figli. Avendo però una schiava egiziana chiamata Agar, Sarài disse ad Abram: «Ecco, il Signore mi ha impedito di aver prole; unisciti alla mia schiava: forse da lei potrò avere figli».
Abram ascoltò l’invito di Sarài. Così, al termine di dieci anni da quando Abram abitava nella terra di Canaan, Sarài, moglie di Abram, prese Agar l’Egiziana, sua schiava, e la diede in moglie ad Abram, suo marito. Egli si unì ad Agar, che restò incinta. Ma, quando essa si accorse di essere incinta, la sua padrona non contò più nulla per lei.
Allora Sarài disse ad Abram: «L’offesa a me fatta ricada su di te! Io ti ho messo in grembo la mia schiava, ma da quando si è accorta d’essere incinta, io non conto più niente per lei. Il Signore sia giudice tra me e te!». Abram disse a Sarài: «Ecco, la tua schiava è in mano tua: trattala come ti piace». Sarài allora la maltrattò, tanto che quella fuggì dalla sua presenza.
La trovò l’angelo del Signore presso una sorgente d’acqua nel deserto, la sorgente sulla strada di Sur, e le disse: «Agar, schiava di Sarài, da dove vieni e dove vai?». Rispose: «Fuggo dalla presenza della mia padrona Sarài». Le disse l’angelo del Signore: «Ritorna dalla tua padrona e restale sottomessa». Le disse ancora l’angelo del Signore: «Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla, tanto sarà numerosa».
Soggiunse poi l’angelo del Signore:
«Ecco, sei incinta:
partorirai un figlio
e lo chiamerai Ismaele,
perché il Signore ha udito il tuo lamento.
Egli sarà come un asino selvatico;
la sua mano sarà contro tutti
e la mano di tutti contro di lui,
e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli».
Agar partorì ad Abram un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar gli aveva partorito. Abram aveva ottantasei anni quando Agar gli partorì Ismaele.

1. Sarài, pur consapevole della promessa di Dio, cerca di “forzare” i tempi offrendo la sua schiava ad Abram. Questo gesto, nato dalla frustrazione e dalla sfiducia, genera tensioni, gelosie e sofferenza — segno che I PROGETTI UMANI, QUANDO NON SONO IN SINTONIA CON QUELLI DI DIO, PORTANO DISORDINE.

2. Agar, schiava e straniera, viene maltrattata e fugge nel deserto, ma è lì che Dio la incontra e le parla. Questo mostra LA TENEREZZA DI DIO VERSO CHI È UMILIATO: anche chi sembra invisibile agli occhi del mondo è prezioso agli occhi del Signore.

3. Sebbene nato fuori dal progetto originale, Ismaele riceve comunque una benedizione. La sua discendenza sarà grande. Questo ci ricorda che LA MISERICORDIA DI DIO SUPERA I NOSTRI ERRORI e abbraccia anche ciò che noi considereremmo “fuori strada”.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 7,21-29
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

L’impressione che il brano del Vangelo suscita oggi è che il Signore voglia gente con i piedi per terra. Se la Parola è la roccia, sembra ci sia bisogno poi di pensieri, azioni, scelte, comportamenti quotidiani che si fondano e si sviluppano da lì e lì vogliono tornare.
Vedo da una parte la stabilità della roccia sicura a cui aggrapparsi e a cui poter dedicare l’esistenza e dall’altra la responsabilità di una certa coerenza con il Dono ricevuto. Ma confidiamo sempre sul fatto che sia soprattutto il Signore a costruire la casa. «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori» (salmo 127).

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A volte ci rendiamo conto dei falsi profeti, come quella gente che ascolta Gesù e lo segue perchè capisce che è «uno che ha autorità, e non come i loro scribi». Come fare? Seguendo il proprio cuore?

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26.06 - SAN JOSEMARIA ESCRIVÁ

Barbastro, Spagna, 9 gennaio 1902 - Roma, 26 giugno 1975

IL CUORE DI GESÙ E MARIA SFIDA LA NOSTRA INDIFFERENZA

IL CUORE DI GESÙ E MARIA SFIDA LA NOSTRA INDIFFERENZA

La solennità del Sacro Cuore di Gesù si celebra il venerdì dopo il Corpus Domini, mentre il sabato successivo è dedicato al Cuore Immacolato di Maria. Questa festa ha una data mobile e nasce dalla devozione promossa dalla mistica francese santa Margherita Maria Alacoque, messaggera del culto che, nel 1856, papa Pio IX estese a tutta la Chiesa cattolica.

Il significato di questa festa risiede nell’onorare il Cuore di Gesù Cristo, simbolo della sua umanità e del suo amore infinito per l’umanità.

Il cuore è l’organo che più rappresenta l’unione intima tra la natura umana e divina di Gesù, ed è pertanto oggetto di adorazione e amore. Già presente nei primi secoli cristiani, il culto al Sacro Cuore si diffuse particolarmente nel XVII secolo grazie a san Giovanni Eudes e soprattutto a santa Margherita Maria Alacoque, che nel convento delle Visitandine a Paray-le-Monial ricevette numerose visioni mistiche.

 

Le rivelazioni di Margherita Maria iniziarono nel 1673 e proseguirono negli anni successivi. Nella prima visione, Gesù la invitò a prendere il posto di san Giovanni nell’Ultima Cena e le rivelò il suo cuore ardente di amore per gli uomini, bruciando per la salvezza dell’umanità. Successivamente le apparve il Cuore di Gesù su un trono di fiamme, coronato da spine a simboleggiare le sofferenze per i peccati del mondo, e la terza visione mostrò le piaghe di Cristo da cui uscivano fiamme d’amore dal suo petto aperto. Infine, la quarta visione del 1675 indicò l’istituzione della festa dedicata al Sacro Cuore, da celebrare il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, e l’importanza di praticare la Comunione il primo venerdì di ogni mese, accompagnata dall’adorazione notturna.

 Santa Margherita Maria, proclamata santa da papa Benedetto XV nel 1920, divenne così la principale apostola di questa devozione, diffondendo il culto del Cuore di Gesù come fonte di amore e riparazione. Le prime celebrazioni ufficiali si tennero a Paray-le-Monial negli anni 1685-1686.

 Il culto, però, incontrò opposizioni, specialmente nel XVIII secolo, quando i giansenisti lo accusarono di idolatria. Papa Pio VI intervenne per chiarire che il cuore adorato è inseparabilmente unito alla persona divina di Cristo. Nel 1765 papa Clemente XIII concesse la festa del Sacro Cuore in Polonia e all’Arciconfraternita romana, consolidando così la diffusione del culto in Europa.

Nel XIX secolo, sotto il pontificato di papa Pio IX, la festa del Sacro Cuore venne estesa all’intera Chiesa cattolica, diventando una solennità universale. Da allora, numerosi santuari, basiliche e cappelle, come quella di Montmartre a Parigi, sono stati dedicati al Sacro Cuore, riflettendo il fervore popolare e istituzionale.

 Le pratiche devozionali più diffuse includono l’adorazione eucaristica del primo venerdì di ogni mese e le “Litanie del Sacro Cuore”. Il mese di giugno è dedicato alla sua celebrazione. Inoltre, per far penetrare il culto nella vita sociale e politica, papa Pio IX nel 1876 promosse atti di consacrazione al Cuore di Gesù, estesi a famiglie, nazioni e popoli, in un contesto di profondo rinnovamento spirituale. Numerose congregazioni religiose sorsero attorno a questa spiritualità, come i Dehoniani, i Comboniani, le Dame e le Ancelle del Sacro Cuore.

 

Il culto al Cuore Immacolato di Maria

 

La devozione al Cuore Immacolato di Maria nasce anch’essa nel XVII secolo per opera di san Giovanni Eudes, che nel 1643 cominciò a celebrare questa festa con i religiosi della sua congregazione. Tuttavia, l’approvazione ufficiale da parte della Chiesa arrivò molto più tardi: sebbene in Francia fosse accettata localmente, Roma la confermò solo gradualmente. La festa del Cuore Immacolato di Maria si diffuse più ampiamente dopo l’introduzione di quella del Sacro Cuore di Gesù.

 Fu papa Pio XII a estendere nel 1944 la celebrazione a tutta la Chiesa, in particolare come ricordo della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, effettuata da lui nel 1942. Il culto al Cuore Immacolato ricevette un forte impulso dalle apparizioni di Fatima nel 1917, dove la Madonna chiese espressamente la consacrazione della Russia al suo Cuore, richiesta ancora oggi in attesa di piena realizzazione.

 Questa devozione, simile a quella del Sacro Cuore, sottolinea l’amore materno di Maria, la sua purezza e la sua intercessione per il mondo. Il Cuore Immacolato è simbolo di dedizione totale a Dio e di un amore che vuole guidare i fedeli verso la pace e la conversione.

 Le feste dedicate al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria, celebrate con fede e devozione, invitano a riflettere sull’amore divino che si dona in pienezza, e sulla chiamata a rispondere con un cuore aperto e rinnovato, nella vita personale e comunitaria.

 

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mercoledì 25 giugno 2025

25.06.2025 - Gen 15,1-12.17-18 - Mt 7,15-20 - Dai loro frutti li riconoscerete.

Dal libro della Gènesi - Gen 15,1-12.17-18

In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande».
Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco». Soggiunse Abram: «Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede».
Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle»; e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
E gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra». Rispose: «Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». Gli disse: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un colombo».
Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all’altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò.
Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono. Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi.
In quel giorno il Signore concluse quest’alleanza con Abram:
«Alla tua discendenza
io do questa terra,
dal fiume d’Egitto
al grande fiume, il fiume Eufrate».
1. Dio nella 4° visione ribadisce che la RICOMPENSA PER ABRAMO SARÀ MOLTO GRANDE. Dio gli dice che avrebbe avuto un figlio proprio suo, nato dalle sue viscere e che la sua discendenza sarebbe stata numerosa come le stelle del cielo. EGLI CREDETTE: il verbo ebraico corrispondente è “aman”, da cui il nostro “Amen”, un VERBO CHE ESPRIME L’IDEA DI STABILITÀ, SICUREZZA, FIDUCIA. Abramo trova la propria stabilità in Dio…

2. E Dio glielo accreditò come giustizia, cioè RICONOSCE CHE LA SCELTA DI ABRAMO DI FIDARSI DI DIO CORRISPONDE ALLA GIUSTA POSIZIONE DELL’UOMO RISPETTO A DIO. Secondo la Bibbia, “giusto” è colui che è come Dio lo desidera, colui che “continuò a credere”.

3. Segue l’alleanza. Per stabilire un’alleanza si prendevano degli animali, si dividevano a metà. I DUE CONTRAENTI DEL PATTO PASSAVANO IN MEZZO AGLI ANIMALI impegnandosi a rispettare il patto per non fare la fine degli animali. La cosa eccezionale, è che SOLO IL SIGNORE, rappresentato simbolicamente dal fuoco, PASSA IN MEZZO AGLI ANIMALI DIVISI, cioè Lui solo “taglia l’alleanza”, LUI SOLO SI IMPEGNA IN MODO DEL TUTTO LIBERO E GRATUITO NEI CONFRONTI DI ABRAMO E DEL POPOLO EBRAICO. L’alleanza è propriamente un dono di Dio, UN DONO CHE DIO FA E GARANTISCE PER SEMPRE AL PATRIARCA E AI SUOI DISCENDENTI, ai quali non è chiesta nessuna contropartita, se non quella di CREDERE, cioè fidarsi di Dio e delle sue promesse, accogliendo il suo dono come fondamento della propria vita.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 7,15-20
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

 

Siamo circondati da falsi profeti, da illusionisti della politica, dell’economia, della scienza, del divertimento. Attirano e ammaliano come le sirene di Ulisse. Quale frutto generano le loro azioni? Lo riscontriamo nella nostra società fluida.
“Guardatevi dai falsi profeti”, dunque, è un comando, Gesù ci invita a curare l’interiorità anziché fermarci alle apparenze. Guardare il cuore!
Oggi più che mai abbiamo la possibilità di guardare come guarda Dio, a ciò che guarda Dio. Possiamo contemplare il suo sguardo sul nostro cuore e su quello degli altri! Se, infatti, quello stesso sguardo è rivolto al cuore di ognuno di noi, come potranno i nostri occhi giudicare dalle apparenze?

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Ci sono anche i falsi profeti, lupi travestiti da agnelli. E i cristiani sono proprio degli agnelli inviati a stare in mezzo ai lupi. Cerchiamo sempre chi ci somiglia, non capiamo il rischio che corriamo?

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25.06 - SAN MASSIMO DI TORINO

Metà IV secolo - 423 circa

martedì 24 giugno 2025

24.06 - NATIVITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Ain Karem, Giudea – † Macheronte? Transgiordania, I secolo

LA LUCE NELLE TENEBRE

LA LUCE NELLE TENEBRE

Nelle pieghe più oscure della società filippina, tra le lamiere arrugginite e le baracche instabili di Payatas, emerge una luce che non si spegne: quella della solidarietà, della compassione e della fede vissuta in modo radicale. Il racconto di padre Daniel Franklin Pilario e dell’opera della Solidarity with Orphans and Widows scuote le coscienze. In un mondo che spesso gira le spalle agli "scartati", lì dove la povertà sembra essere una condanna senza appello e la giustizia una parola vuota, ci sono uomini e donne che decidono di restare, di ascoltare, di curare, di accompagnare. Sono davvero gli "angeli delle periferie", non solo perché portano aiuto materiale, ma soprattutto perché restituiscono dignità, ascolto e speranza a chi la società ha dimenticato.

 La realtà di Payatas è simbolo di un mondo spezzato. Le vite di migliaia di persone ruotavano intorno a una discarica, che per molti era unica fonte di sussistenza. Quando quella fonte è stata chiusa, non è seguita una politica di reinserimento o di supporto strutturato: è calato il silenzio, e con esso la disoccupazione e la disperazione. Ma la povertà economica si è presto intrecciata con una tragedia ancora più drammatica: quella della “guerra alla droga” portata avanti dall’ex presidente Rodrigo Duterte. Una campagna segnata da migliaia di esecuzioni extragiudiziali, da un clima di terrore, da famiglie distrutte nel nome di un’ideologia che ha sacrificato l’umanità sull’altare della sicurezza. Donne, madri, nonne — come Ramy, Anna, Jesse — si sono ritrovate senza mariti, senza figli, senza più voce, senza più appigli.

 In questo contesto, l’opera di padre Pilario non è semplicemente un’azione caritativa. È resistenza morale. È annuncio profetico. È la Chiesa che non si accontenta di predicare, ma scende nelle strade, si sporca le mani, si inginocchia davanti al dolore. La scelta di Pilario di essere un “prete di strada”, pur essendo accademico e preside universitario, racconta qualcosa di fondamentale: che l’intelligenza della fede trova il suo compimento nell’amore concreto, nel servizio disinteressato, nella prossimità. Le vedove di Payatas non cercano spiegazioni teologiche astratte: hanno bisogno di piangere, di raccontare, di essere ascoltate, di intravedere un futuro per sé e per i loro figli.

 Attraverso la Solidarity with Orphans and Widows, molte di queste donne stanno tornando a vivere. L’opera di formazione professionale, i laboratori di cucito, la fabbricazione di borse, non sono solo attività economiche: sono strumenti di riscatto, di autodeterminazione, di riconquista di sé. Lì dove c’era solo perdita, ora si intravede una possibilità di rinascita. La giustizia, certo, richiede anche processi e condanne: ma senza la cura del cuore, la giustizia resta incompleta. Padre Pilario lo dice chiaramente: il perdono può nascere solo laddove la dignità viene ristabilita, laddove la vita torna ad avere un senso.

 Questo cammino non riguarda solo Payatas. È un appello che tocca tutti noi. Viviamo in un mondo frammentato, polarizzato, segnato dalla sfiducia e dal cinismo. Le Filippine, in prossimità di nuove elezioni, vivono una stagione delicatissima. Ma ciò che accade lì è specchio di un malessere globale: la tendenza a semplificare i problemi complessi, a cercare capri espiatori, a tollerare — o addirittura promuovere — forme di violenza “legittimata” in nome dell’ordine. In questo scenario, la risposta della Chiesa, con l’atto di consacrazione alla Divina Misericordia, ha un significato profondissimo: riconoscere che solo un cuore riconciliato può costruire la pace. Solo un popolo che prega insieme, che piange insieme, che si rialza insieme, può ritrovare unità.

 Questa storia ci interroga nel profondo: qual è il nostro ruolo di fronte al dolore dell’altro? Siamo spettatori distaccati, commentatori da tastiera, oppure siamo pronti a fare un passo, anche piccolo, verso chi ha bisogno? Padre Pilario non è un eroe da venerare: è un esempio da seguire. La sua testimonianza ci invita a riconoscere che non esiste vera spiritualità che non si traduca in impegno concreto. Il Vangelo non è un libro di morale, ma un invito a incarnare la misericordia.

 Nelle lacrime delle donne di Payatas, nel silenzio ferito dei figli rimasti orfani, si cela un appello potente: non voltarsi dall’altra parte. E se è vero che le ferite della violenza non si rimarginano facilmente, è altrettanto vero che la presenza amorevole, fedele e gratuita può aprire percorsi di guarigione. Come insegna papa Francesco, la Chiesa deve essere “ospedale da campo”, e lo è davvero quando, come in Payatas, fascia le ferite, accompagna i dolori, restituisce voce a chi era stato messo a tacere.

 Che questa luce continui a brillare. E che anche noi, nel nostro piccolo, possiamo essere angeli delle periferie.

 

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lunedì 23 giugno 2025

23.06.2025 - Gn 12,1-9 - Mt 7,1-5 - Togli prima la trave dal tuo occhio.

Dal libro della Gènesi - Gn 12,1-9

In quei giorni, il Signore disse ad Abram:
«Vattene dalla tua terra,
dalla tua parentela
e dalla casa di tuo padre,
verso la terra che io ti indicherò.
Farò di te una grande nazione
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e possa tu essere una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò,
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra».
Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. Abram prese la moglie Sarài e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso la terra di Canaan. Arrivarono nella terra di Canaan e Abram la attraversò fino alla località di Sichem, presso la Quercia di Morè. Nella terra si trovavano allora i Cananei.
Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò questa terra». Allora Abram costruì in quel luogo un altare al Signore che gli era apparso. Di là passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore. Poi Abram levò la tenda per andare ad accamparsi nel Negheb.

1. DIO HA UN PROGETTO CHE VUOLE REALIZZARE NELLA DISCENDENZA DI ABRAMO; Egli sempre predilige i piccoli, i poveri, gli infelici (es. Sara era sterile). DIO BENEDICE ABRAMO. Benedire significa dare pienezza di vita, armonia, felicità. In soli tre versetti, ci sono cinque benedizioni. 

2. Abramo di fronte alla chiamata di Dio NON CHIEDE NULLA, NON DICE NULLA, MA AGISCE ED ESEGUE SUBITO QUELLO CHE GLI VIENE RICHIESTO. Accetta di lasciarsi alle spalle tutto per andare verso una meta sconosciuta. DIO QUANDO CHIEDE QUALCOSA AD UNA PERSONA, DI SOLITO LO FA PER DARGLI MOLTO DI PIÙ. 

3. DIO PROMETTE ad Abramo un PAESE più grande, UN POPOLO numeroso e che renderà grande il suo NOME. Abramo “viaggia”, è pellegrino in una terra non sua, ma dei Cananei. L’UNICA CERTEZZA È LA PRESENZA DI DIO e per questo ogni volta che si ferma innalza un altare per rendere culto a Dio.

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 7,1-5
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
Chi giudica si mette al posto di Dio e così facendo va incontro a una sconfitta certa nella vita perché verrà ripagato con la stessa moneta. E vivrà nella confusione, scambiando la “pagliuzza” nell’occhio del fratello con la “trave” che gli impedisce la vista. Chi giudica agisce all’opposto di quello che «Gesù fa davanti al Padre». Infatti Gesù «mai accusa» ma, al contrario, difende. 
Noi poi, quando giudichiamo il prossimo, specialmente se siamo coinvolti siamo implacabili, salvo poi lasciare passare tutto sotto il ponte quando si tratta di noi. L'insegnamento di Gesù rovescia il nostro modo di pensare. Prima occorre correggere noi stessi. Prova a pensare: quante volte nell'ultima settimana hai criticato gli altri e quante energie invece hai speso per correggere i tuoi vizi?

 

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