lunedì 30 dicembre 2024

GIORNATA MONDIALE DELLA PACE - 1° GENNAIO 2025

GIORNATA MONDIALE DELLA PACE - 1° GENNAIO 2025

RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI, CONCEDICI LA TUA PACE

All’inizio di questo Anno Giubilare, eleviamo al Signore un’intensa preghiera per la pace e la speranza, rivolgendoci in modo particolare a chi è oppresso dalla propria condizione esistenziale, dagli errori del passato, o dal giudizio altrui. A loro, e a tutti noi, questo Giubileo ricorda che siamo nel tempo della Grazia, un tempo in cui la misericordia di Dio si manifesta come possibilità di rinascita per ogni cuore.

Il Giubileo trae origine dall’antica tradizione giudaica che, ogni cinquant’anni, proclamava un tempo di liberazione e giustizia. Questa celebrazione richiamava il popolo al senso di fratellanza, ricordando che nessuno nasce per essere oppresso, ma per vivere nella libertà e nella giustizia divina. Anche oggi, siamo chiamati a essere strumenti di liberazione, ascoltando il grido disperato che si leva da un’umanità ferita: dalle disuguaglianze sociali, dalla distruzione dell’ambiente, dai conflitti e dalle ingiustizie che alimentano strutture di peccato.

Ogni individuo, in qualche modo, è coinvolto in questa crisi globale. Le nostre azioni, persino quelle indirette, contribuiscono al mantenimento di sistemi che fomentano guerre, sfruttamento e disuguaglianza. Per rompere queste catene e costruire un mondo più giusto, non bastano azioni isolate o filantropiche: è necessario un cambiamento culturale e strutturale, che parta dal riconoscerci tutti debitori gli uni degli altri.

La preghiera del “Padre nostro” ci invita a chiedere: «Rimetti a noi i nostri debiti», consapevoli che tutto ciò che possediamo è dono di Dio. Tuttavia, questa consapevolezza non può rimanere astratta. Quando ci dimentichiamo di essere figli di Dio, rischiamo di cadere nella logica dello sfruttamento, dove il più forte prevarica sul più debole. Questa logica è evidente nella crisi del debito internazionale, che intrappola le nazioni povere e le priva delle risorse necessarie per uno sviluppo dignitoso.

 

Propongo tre azioni concrete per ridare speranza e dignità:

1. Condono del debito internazionale ed ecologico. Riconoscendo che i Paesi più ricchi hanno un debito verso quelli più poveri, invito la comunità internazionale a intraprendere azioni concrete di condono del debito. Questo gesto, però, deve essere accompagnato da una riforma dell’architettura finanziaria globale, per evitare che si ripetano meccanismi di sfruttamento.

2. Abolizione della pena di morte. Per costruire una cultura della vita, ogni Paese dovrebbe eliminare la pena capitale. Essa compromette l’inviolabilità della vita e priva di ogni speranza di rinnovamento coloro che l’hanno persa.

3. Investimento nelle giovani generazioni. Chiedo che una percentuale delle risorse destinate agli armamenti sia utilizzata per combattere la fame, promuovere l’educazione e contrastare i cambiamenti climatici. Solo così potremo offrire un futuro di speranza ai giovani e prevenire i conflitti.

La pace vera nasce da un cuore disarmato, capace di donare senza calcolo, di perdonare e di riconoscere l’altro come fratello. È questa la meta che ci propone il Giubileo: spogliarci dell’egoismo, rispondere al grido dei più poveri e lasciarci guidare dalla misericordia di Dio.

Concedici la tua pace, Signore, e fa’ che ogni gesto di amore, anche il più piccolo, contribuisca a costruire un mondo nuovo, in cui amore e verità s’incontrino e giustizia e pace si abbraccino.

 

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domenica 29 dicembre 2024

1Sam 1,20-22.24-28 - 1Gv 3,1-2.21-24 - Lc 2,41-52 - SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO C)

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE 

(ANNO C)

Domenica 29 Dicembre 2024
Dal primo libro di Samuèle - 1Sam 1,20-22.24-28
Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».
Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.

1. Anna porta il nome che significa Grazia, è una donna umiliata e sofferente per il fatto di non avere figli. HA CHIESTO CON INSISTENZA AL SIGNORE QUESTO DONO e finalmente FU ESAUDITA. Concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele (= che significa il Signore ha ascoltato). Abbi SEMPRE FEDE!

2. Elkanà e sua moglie Anna vanno in pellegrinaggio al santuario di silo e compiono il voto. ANNA AVEVA FATTO VOTO DI OFFRIRE IL FIGLIO AL SIGNORE e fanno il sacrificio rituale presentando il bambino al sacerdote Eli il quale prende in custodia il bambino, che viene ceduto al Signore diventando un servo del santuario. I FIGLI SONO UN DONO, NON UNA PROPRIETÀ DEI GENITORI, VANNO RESTITUITI AL SIGNORE...

3. ANNA È CONSAPEVOLE CHE QUEL FIGLIO È UN DONO DI DIO, non le appartiene, lo ha ricevuto con immensa Gioia ma NON PRETENDE DI TENERLO PER SÉ. I figli sono SEMPRE una Gioia, doni di Dio. Anna LASCIA che il Signore lo richieda per tutti i giorni della sua vita. Samuele è richiesto ANNA RISPONDE DI SI, prostrandosi là davanti al Signore. I NOSTRI FIGLI DEVONO FARE LA VOLONTÀ DEL SIGNORE…

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Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 1Gv 3,1-2.21-24
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

1. Dalla prima lettera di San Giovanni impariamo che DIO CI HA DATO UN AMORE COSÌ GRANDE DA FARCI DIVENTARE FIGLI, siamo chiamati figli di Dio e lo siamo davvero ma IL MONDO NON CI RICONOSCE come tali perché non ha riconosciuto Dio.

2. C'è una TENSIONE TRA L'OGGI E IL FUTURO DEI FIGLI DI DIO. Adesso è una situazione un po' nascosta. Una cosa sappiamo: SAREMO SIMILI A LUI, ricolmi di gloria e di felicità perché lo vedremo faccia a faccia. QUESTO NOI DESIDERIAMO: VEDERE IL SIGNORE E PARTECIPARE DELLA SUA GLORIA...

3. Come figli CI VIENE CHIESTO DI CREDERE nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e DI AMARCI gli uni gli altri, secondo il precetto dell’amore. Se osserviamo i suoi comandamenti rimaniamo in comunione con Dio. C'è un'unità di intenti che crea comunione. LO SPIRITO SANTO CI PERMETTA DI VIVERE E OPERARE SECONDO LA VOLONTÀ DI DIO...

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 2,41-52

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

1. I genitori trovano Gesù nel tempio tra i saggi, dialoga con loro e MOSTRA UNA SAGGEZZA STUPEFACENTE. Quante volte sentiamo i bambini esprimere intuizioni che ci lasciano sbalorditi. OGNI GENERAZIONE HA SEMPRE QUALCOSA DI NUOVO DA OFFRIRE che va oltre ciò che ci si aspetta. IMPARIAMO AD ASCOLTARLI...

2. «Non sapevate che IO DEVO ESSERE NELLE COSE DEL PADRE MIO?». Il nostro essere diviene del tutto autentico SOLO IN RELAZIONE CON DIO. Siamo veramente noi stessi quando coltiviamo questa relazione con il Signore. E LA VITA DIVENTA MENO ANGOSCIANTE...

3. LA RELAZIONE CON DIO PERMETTE A GESÙ DI TORNARE A NAZARET restando sottomesso ai genitori, riconoscendone la loro autorità. Non ha alcun bisogno di fare il ribelle! SE SO CHI SONO IO IN DIO, POSSO ACCOGLIERE CHI SEI TU...

BUONA DOMENICA...

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FAMIGLIA

La famiglia italiana è in crisi, con sempre meno matrimoni e nascite. Eppure, come diceva Giovanni Paolo II, una società sana nasce da famiglie sane e unite. Guardiamo alla Santa Famiglia, non perfetta ma fondata su amore e fede, come modello per le nostre. Preghiamo affinché la famiglia resti una scuola di umanità e speranza per il futuro.

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LECTIO DIVINA - SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO C)

OMELIA - SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO C)


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Gv 1,1-14 - RITO AMBROSIANO - DOMENICA NELL'OTTAVA DEL NATALE DEL SIGNORE

RITO AMBROSIANO
DOMENICA NELL'OTTAVA DEL NATALE DEL SIGNORE
Domenica 29 Dicembre 2024
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 1,1-14
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
1. Da dove comincia la realtà, dove comincia il mondo? ‘IN PRINCIPIO’. Un principio che non solo si inabissa nella notte dei tempi, ma È DIVENTATO UN UOMO presente nel cuore della realtà. ADORIAMO IL BAMBINO GESÙ…

2. ‘VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI’ E ANCORA VI ABITA. La luce del primo istante ancora illumina ogni uomo che viene in questo mondo, perché QUELLA LUCE È UN UOMO che cammina davanti e dietro a ogni uomo. LASCIAMOCI ILLUMINARE DAL “VERBO” DI DIO…

3. E’ LA LUCE che illumina la nostra strada, e la compagnia che sostiene i nostri passi. NON CI RESTA CHE ACCOGLIERLA, ALLA FINE E AL PRINCIPIO DI OGNI GIORNO DELL’ANNO…

BUONA DOMENICA...
 
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sabato 28 dicembre 2024

28.12.2024 - 1Gv 1,5-2,2 - Mt 2,13-18 - Erode mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme.

 

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo - 1Gv 1,5-2,2

Figlioli miei, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.
Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
1. “DIO È LUCE E IN LUI NON CI SONO TENEBRE”. Dio è amore, Dio è grazia, è luce. In lui non ci sono tenebre, in lui non c’è peccato. FARE COMUNIONE CON DIO È VIVERE IN GRAZIA, vivere nella luce. IL VERO NEMICO DELLA COMUNIONE È IL PECCATO. Con la grazia di Dio sei in comunione con Dio e con i fratelli.

2. SE DICIAMO DI ESSERE SENZA PECCATO, INGANNIAMO NOI STESSI. Attraverso il sacramento della Penitenza GESÙ CI TOGLIE IL PECCATO, ci ridona la grazia e con la grazia ritorniamo in comunione con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo e con i fratelli...

3. Se ci ritroviamo ancora mancanti, perché limitati nella nostra condizione umana, non dobbiamo avere paura. ABBIAMO UN PARACLITO. Gesù è il solo giusto davanti a Dio e Lui solo CI DIFENDE E CI PERMETTE DI ESSERE LIBERI DAL NOSTRO PECCATO. Gesù è l'Agnello che è stato immolato una volta per tutte PER SALVARE NON SOLO IL SUO POPOLO, MA TUTTO IL MONDO, prigioniero del male e della morte. A Lui la lode in eterno....

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+ Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 2,13-18

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esatezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».

 

"Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più”. E’ il pianto di Rachele, di Israele, del popolo tutto. Dal faraone in Egitto che opprimeva il popolo eletto a Erode che opprime gli innocenti martiri, a tutte le forme di oppressione e di violenza gratuita.
Il potere rende insani e crudeli; sovverte l’ordine delle cose e invece di accogliere il Salvatore,  tende a eliminarlo, provocando una voragine di delitti. Non c’è limite alla perversione. Il pianto degli innocenti uccisi e delle madri risuona dal Vangelo alla storia, dalla liturgia alla vita, come invocazione di umiltà e speranza di pace. Quanti innocenti devono morire perché il cuore si converta e lo sguardo e il passo si volgano ad accogliere il Bambino e tutti i bambini?

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Erode si infuria perché si sono presi gioco di lui. Non sta al gioco, non sa ridere di sé, la rabbia e la sete di potere, e quindi la paura, lo dominano. Ci piace il gioco della vita fatto di onestà e coraggio?

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venerdì 27 dicembre 2024

"SANTA FAMIGLIA: UNA SANTITÀ CHE CRESCE NEL CONFRONTO, NEL CAMBIAMENTO E NELL'AMORE AUTENTICO."

"SANTA FAMIGLIA: UNA SANTITÀ CHE CRESCE NEL CONFRONTO, NEL CAMBIAMENTO E NELL'AMORE AUTENTICO."

Questo vangelo viene scelto per commentare la festa della Santa Famiglia.

Ma non è che sembra proprio tanto santa questa famiglia: i genitori si perdono il figlio per strada (ma che genitori sono?); il figlio rimane a Gerusalemme senza avvertire i genitori (ma che figlio è?): “Volevi rimanere a Gerusalemme? Beh, potevi almeno avvisare!”; i genitori rimproverano il figlio (non avevano mica tanto capito chi era il loro figlio?); il figlio non si scusa e, anzi, attacca e aggredisce i genitori (ma che modi sono?).

Lc non presenta per niente una famiglia santa, quanto piuttosto una famiglia come tutte! Sarà stata anche santa ma non è che si capissero e che si comprendessero molto. Maria e Giuseppe non lo capiscono e di certo Gesù non è che faciliti di molto la cosa. Tre santi (S. Giuseppe, Gesù e S. Maria!) ma mica tanto dialogo in questa famiglia.

E allora? Ascoltiamo il vangelo di questa domenica…

La storia di Gesù dodicenne al Tempio rivela come Maria e Giuseppe, pur consapevoli della natura straordinaria del loro figlio, continuassero a seguire rigidamente le tradizioni ebraiche. Questa famiglia profondamente religiosa aderiva agli schemi culturali e religiosi dei padri, senza lasciarsi ancora pienamente trasformare dalla consapevolezza dell’identità di Gesù. Nonostante le rivelazioni ricevute da Anna, Simeone e gli angeli, non sembrano comprendere appieno la novità portata dal Figlio di Dio.

Gesù rompe con il passato, seguendo il Padre celeste e non i padri terreni, un atto che sconvolgerà non solo la sua famiglia ma tutto il popolo d’Israele. Questa discontinuità è annunciata già dal profeta Malachia: “Il Messia porterà il cuore dei padri verso i figli” (Malachia 3,23-24), indicando che l’antico deve aprirsi al nuovo. Luca omette la seconda parte della profezia (“i figli verso i padri”), sottolineando come il nuovo non debba subordinarsi al passato, ma superarlo.

Gli schemi religiosi e culturali sono delle barriere all’azione dello Spirito. Gli schemi, come abitudini radicate, agiscono in automatico, impedendo il cambiamento. Anche Maria e Giuseppe, pur avendo visto la diversità di Gesù, rimangono intrappolati nelle loro aspettative tradizionali. Gli schemi religiosi e culturali, se non aggiornati, rischiano di renderci impermeabili all’azione dello Spirito. Ciò che dovrebbe avvicinare a Dio diventa obsoleto, allontanandoci dalla sua volontà.

Ma qual è l’impatto degli schemi educativi sulle persone?

Gli schemi non riguardano solo la religione, ma anche le dinamiche familiari ed educative. Ecco alcune situazioni:

Genitori distaccati emotivamente: I bambini cresciuti senza coccole o vicinanza potrebbero interiorizzare l’idea che i loro bisogni non siano importanti, sviluppando da adulti una distanza emotiva che li rende incapaci di fidarsi o coinvolgersi.

Genitori che criticano in continuazione: I bambini abituati a sentirsi sempre giudicati possono sviluppare un senso di inadeguatezza e vergogna, crescendo timidi e insicuri, incapaci di osare e di accettare sfide.

Genitori che proteggono eccessivamente i figli: Genitori che fanno tutto al posto dei figli rischiano di creare adulti dipendenti, incapaci di agire autonomamente e sempre in cerca di approvazione. 

Genitori che amano con “Amore condizionato”: I bambini che sentono di essere amati solo se si comportano bene o raggiungono risultati possono sviluppare il bisogno di compiacere gli altri, trascurando se stessi e aspettandosi sempre qualcosa in cambio.

È necessario aggiornare gli schemi per vivere nel presente. Gli schemi sono come programmi informatici: se non aggiornati, non rispondono alle sfide del presente. Cambiarli è possibile e necessario per vivere in libertà.

Gesù ci insegna che la fedeltà al Padre non si trova nei riti obsoleti, ma nella capacità di rinnovarsi e di seguire lo Spirito. Come Maria e Giuseppe, anche noi siamo chiamati a rompere i vecchi automatismi per accogliere il nuovo.

Buon cammino…

 

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lunedì 23 dicembre 2024

BUON NATALE A TUTTI!

BUON NATALE A TUTTI! 

Che questo Natale sia davvero speciale: che porti la pace, l'amicizia e la serenità nelle relazioni con noi stessi e con gli altri. Che sia un Natale di rinnovamento, in cui qualcosa di nuovo nasca nelle nostre vite, dove possiamo essere sorpresi, proprio come quando nasce un bambino.

La sorpresa è la parola chiave di questo Natale. Troppo spesso viviamo il Natale come un evento prevedibile: messa di mezzanotte, apertura dei regali, pranzo in famiglia...

Ma dove troviamo il vero Natale, quello che ci sorprende e ci lascia senza fiato? La sorpresa è un'emozione che ci prende alla sprovvista e ci costringe a fermarci, a non poter controllare ciò che accade. È l'antidoto all'aspettativa, il rimedio contro una vita troppo pianificata. Solo se ci permettiamo di essere sorpresi possiamo riscoprire la bellezza della vita.

In un mondo che sembra prevedere tutto, dove la tecnologia ci fa sentire al sicuro, la sorpresa diventa sempre più rara. Eppure, è proprio nella sorpresa che possiamo essere vivi, scoprendo nuovi orizzonti e vedendo la realtà con occhi nuovi. La sorpresa ci apre a domande più profonde sulla vita, su noi stessi e sugli altri. È anche il motore della nostra fede: se non ci stupiamo del mistero di Dio, non possiamo davvero accoglierlo.

Il Natale è l'incontro con il nuovo, con ciò che ci supera. Non possiamo ridurre il Natale a una semplice celebrazione se non siamo disposti a lasciare che ci sorprenda. Dio viene ogni anno, ma non sempre come ce lo aspettiamo. Se non sappiamo stupirci, rischiamo di non riconoscerlo.

Quest'anno, permettiamoci di essere sorpresi. Guardiamo le persone che ci circondano con occhi nuovi, stupiamoci della bellezza della vita e della generosità degli altri. Solo così, forse, troveremo qualcosa di veramente nuovo in questo Natale. E sarà davvero Natale.

Il Vangelo ci ricorda che Dio viene sempre, ma spesso non lo accogliamo, come dice Giovanni 1,11: "Venne fra i suoi, ma i suoi non lo hanno accolto". Se non siamo pronti a riconoscere ciò che ci sorprende, come possiamo accogliere Dio? Apriamo gli occhi e lasciamoci stupire!

Un esempio di sorpresa ci arriva da una lettera di una figlia di 10-11 anni, che dopo aver ricevuto regali materiali scrive ai suoi genitori, chiedendo loro di esprimere più amore con gesti concreti: tenendole la mano, abbracciandola, sorridendole, e trascorrendo più tempo insieme. Sebbene inizialmente sorpresa e indispettita, la madre si rende conto che questa "brutta sorpresa" è in realtà un'opportunità di crescita, un incontro con Dio che cambia la loro visione della famiglia.

Questo Natale ci invita a sorprendere qualcuno con un regalo semplice ma profondo, come un biglietto che dice: “Tu sei un regalo per me”. È un'occasione per riscoprire la bellezza delle relazioni autentiche e aprire lo sguardo a un mondo più grande, che va oltre il lavoro e la produttività. In un contesto lavorativo, ad esempio, ci si trova di fronte alla scelta se licenziare operai in eccedenza o ridurre il loro orario per migliorare il benessere collettivo. La logica del lavoro oggi è dominata dalla crescita, dalla competizione e dalla produttività, ma questi valori possono avere gravi conseguenze, come malattie, insicurezza e una vita privata di tempo per le relazioni.

La vera scelta è quella di essere “antiquati”, cioè di privilegiare l'uomo rispetto al lavoro, le relazioni rispetto al successo. Scegliere l'uomo significa scegliere Dio, perché in un mondo che corre verso l'efficienza e la perfezione, la vera ricchezza è l'amore, la fragilità e la debolezza umana.

In questo Natale, il messaggio è chiaro: non dobbiamo temere di essere disadattati, ma dobbiamo scegliere l'amore, le relazioni e la fede. 

Buon Natale a tutti, con l'invito a sentire la voce di Dio che ci parla in silenzio!

 

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domenica 22 dicembre 2024

Mi 5,1-4 - Eb 10,5-10 - Lc 1,39-45 - IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)

IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)

Domenica 22 Dicembre 2024
Dal libro del profeta Michèa - Mi 5,1-4
Così dice il Signore:
«E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall’antichità,
dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui,
fino a quando partorirà colei che deve partorire;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la pace!».

1. Il profeta Michea compone un oracolo a favore di Betlemme, villaggio sperduto sulle montagne della Giudea. Da quel villaggio era venuto Davide, Re di Israele, da lì aveva iniziato il regno e AVEVA PORTATO ALLA GLORIA UN POPOLO DISPERSO E OPPRESSO.
2. Come in passato un piccolo pastore proveniente da un villaggio sperduto aveva potuto dare così lustro alla nazione, anche in futuro DAL PICCOLO NASCERÀ IL GRANDE, da Betlemme uscirà colui che è destinato a essere il Comandante, il Dominatore in Israele. Dal piccolo…
3. E se anche Dio abbandonerà il popolo in mano agli oppressori, questo è fino ad un tempo ben preciso. Fino al tempo in cui COLEI CHE DEVE PARTORIRE PARTORIRÀ. Il nuovo re si leverà e REDIMERÀ I SUOI FRATELLI con la forza del Signore e ABITERANNO FINALMENTE IN PACE perché Egli in persona sarà la pace. È L'ANNUNCIO DI GESÙ NOSTRA PACE. Solo Gesù è la nostra pace!

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Dalla lettera agli Ebrei - Eb 10,5-10

Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice:
«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: “Ecco, io vengo
– poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –
per fare, o Dio, la tua volontà”».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.

1. La Lettera agli Ebrei mostra la novità dell’offerta che Cristo fa di sé stesso, perché IL SUO SÌ AL PADRE CONSISTE NELL’ADESIONE PIENA ALLA SUA VOLONTÀ D’AMORE per liberare l’uomo dal peccato, per sempre!

2. “Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte”. Dio vuole altro! che cosa vuole? Un corpo mi hai preparato. UN CORPO non da sacrificare a Dio, ma da assumere COME LUOGO IN CUI COMPIERE LA SUA VOLONTÀ.

3. Fare la volontà di Dio in un corpo significa: CERCARE DI VIVERE secondo il suo desiderio, CERCARE LA VOLONTÀ di Dio nel nostro impegno, nella storia, nelle relazioni con gli altri, nel rapporto con i beni della terra. QUESTO È CIÒ CHE DIO VUOLE DA NOI non che sacrifichiamo il nostro corpo per lui. Come MARIA.

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+ Dal Vangelo secondo Luca- Lc 1,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

1. IMITIAMO MARIA facendo VISITA a quanti vivono un disagio, in particolare gli ammalati, i carcerati, gli anziani e i bambini. Con la stessa gioia di MARIA CHE PORTA GESÙ che VA IN FRETTA da Elisabetta, ANCHE NOI OGGI PORTIAMO IL SIGNORE CHE VIENE...

2. IMITIAMO ELISABETTA che ATTENDE il Messia: proprio perché lo ATTENDE, lo RICONOSCE in Maria. Senza desiderarlo NON conosceremo mai il Signore, senza attenderlo NON lo incontreremo, senza accoglierlo NON verrà ad abitare. VIENI SIGNORE GESÙ!

3. Siamo oggi invitati a scoprire la "BELLEZZA DELL'ACCOGLIENZA", quella per gli uomini e per Dio, perché DOVE C'È ACCOGLIENZA reciproca, ascolto, il fare spazio all'altro, LÌ C'È DIO E LA GIOIA che viene da Lui. GUSTIAMO LA BELLEZZA DELL'ACCOGLIENZA...

BUONA DOMENICA DI AVVENTO...

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MARIA

Quando tutto sembra impossibile, Dio rende possibile ciò che supera ogni attesa. Maria, con la sua fede semplice e totale, si è affidata senza chiedere prove o garanzie, diventando modello per noi. Il Natale è Dio che mantiene la sua parola, ma cerca cuori disponibili per realizzarla. Solo vivendo di fede, senza aggrapparci a sicurezze umane, possiamo essere credibili. Se Maria ha creduto, perché non anche noi?

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LECTIO DIVINA - IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)

OMELIA - IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)



sabato 21 dicembre 2024

21.12.2024 - Cant 2,8-14 - Lc 1,39-45 - A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?

 

Dal Cantico dei Cantici - Cant 2,8-14

Una voce! L’amato mio!
Eccolo, viene
saltando per i monti,
balzando per le colline.
L’amato mio somiglia a una gazzella
o ad un cerbiatto.
Eccolo, egli sta
dietro il nostro muro;
guarda dalla finestra,
spia dalle inferriate.
Ora l’amato mio prende a dirmi:
«Àlzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto!
Perché, ecco, l’inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n’è andata;
i fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancora si fa sentire
nella nostra campagna.
Il fico sta maturando i primi frutti
e le viti in fiore spandono profumo.
Àlzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto!
O mia colomba,
che stai nelle fenditure della roccia,
nei nascondigli dei dirupi,
mostrami il tuo viso,
fammi sentire la tua voce,
perché la tua voce è soave,
il tuo viso è incantevole».
1. La venuta dello sposo: “ECCOLO”. È come una gazzella o un cerbiatto. “ECCOLO” è già arrivato e sta dietro i muri della sua casa. I muri rappresentano la difficoltà che l’amante trova per avere accesso alla persona amata. LA DONNA DEL CANTICO DESIDERA ESSERE CORTEGGIATA, NON SI CONCEDE CON FACILITÀ…

2. La voce dello sposo: “ALZATI, AMICA MIA, MIA BELLA E VIENI”. Particolarmente intensa l’espressione “MIA BELLA”: l’aggettivo possessivo coglie nell’amata l’espressione stessa della bellezza. E’ L'UNICA donna bella…

3. Due imperativi sottolineano L’URGENZA E LA VOGLIA DELL’INCONTRO. 1. L’INVERNO È GIÀ PASSATO: non ci sono motivi per restare chiusa in casa. 2. L’AMATA DEVE IMITARE LA NATURA, deve aprirsi alla vita.  L’AMATO IMPLORA DI POTER VEDERE IL VISO DELL’AMATA E SENTIRE LA SUA VOCE…

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+ Dal Vangelo secondo Luca - Lc 1,39-45

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
“In quei giorni”, oggi ci viene incontro Maria come “madre del mio Signore” per portarci il suo Figlio. Che benedizione, che grazia! Elisabetta portava nel suo grembo il figlio che “sussultò” davanti alla presenza della Madre del Signore. Anche noi portiamo nel nostro grembo il seme di qualcosa che può nascere. Abbiamo 1000 speranze, vogliamo vivere in pienezza la nostra vita. Ma anche noi, forse, come Elisabetta, siamo vecchi e sterili perché consumati dalle preoccupazioni pensiamo di non dover attendere più nulla dalla vita. Ecco, quindi, che la presenza della “madre del Signore” può provocare anche per noi un sussulto nel grembo, risvegliando quel seme di speranza sepolto dalla delusione o dalla rassegnazione. Dobbiamo pregare la Madonna, perché portando Gesù ci dia la grazia della gioia, della libertà, della lode.

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Sussultare di gioia. E' il primo effetto che suscita la visita di Dio nella nostra vita. Un terremoto, “la benefica scossa del riso”, questo accade quando c'è Dio. Siamo pronti al sisma divino?

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giovedì 19 dicembre 2024

GIUBILEO 2025: RISCOPRI LA FEDE, RINNOVA LA TUA VITA.

GIUBILEO 2025: RISCOPRI LA FEDE, RINNOVA LA TUA VITA.

Nel 1300, sotto papa Bonifacio VIII, venne istituito il primo Giubileo cristiano, sancito dalla bolla Antiquorum habet fida relatio, che garantiva l'indulgenza plenaria a chi visitava le basiliche di San Pietro e San Paolo per trenta giorni se residente a Roma, o quindici per i pellegrini. Questo evento nacque dalla tradizione ebraica dello yobel, che segnava il Giubileo ogni cinquant'anni, con la terra a riposo e la liberazione degli schiavi.

La storia giubilare ha, però, radici più antiche: papa Callisto II, nel 1122, promosse un anno santo per l'apostolo Giacomo a Santiago di Compostela, mentre nel 1216 papa Onorio III concesse il Perdono d'Assisi con indulgenza plenaria per chi visitava la Porziuncola il 2 agosto. Similmente, nel 1294, papa Celestino V istituì la Perdonanza Celestiniana per i pellegrini a Santa Maria di Collemaggio a L'Aquila, evento che perdura da oltre ottocento anni.

L'affluenza per il primo Giubileo a Roma fu senza precedenti, attirando pellegrini da tutta Europa, anche se le cronache dell'epoca forniscono numeri iperbolici, come due milioni di pellegrini alla vigilia di Natale. Dopo questo primo evento, il Giubileo passò da una cadenza centenaria a una di cinquant'anni nel 1350, per poi scendere a trentatré sotto papa Urbano VI e infine a venticinque anni, stabilita da papa Paolo II nel 1470. Da allora, questa periodicità è rimasta, salva l'eccezione dei Giubilei straordinari, che possono essere indetti dal papa in tempi particolari.

Questo fenomeno ha influenzato l'arte e la cultura, ispirando molti a raccontare e immortalare nelle loro opere l'esperienza spirituale e l'atmosfera di Roma durante questi eventi sacri.

Il Giubileo cristiano rappresenta un tempo di rinnovamento spirituale e di riconciliazione con Dio, offerto a tutti i fedeli attraverso l'indulgenza plenaria. Riprendendo l'antica tradizione biblica di liberazione e restituzione, il Giubileo invita a riflettere su perdono e misericordia, sia a livello personale che comunitario. Celebrare un Giubileo significa tornare all'essenza della fede, aprendo nuove opportunità di crescita spirituale e di pace interiore. Ogni Giubileo offre l'occasione di riavvicinarsi ai valori centrali del Vangelo e rinnovare il proprio cammino di fede.

Con l'arrivo imminente del Giubileo 2025, come pensi di prepararti affinché diventi un'occasione di autentico rinnovamento spirituale nella tua vita?


https://www.iubilaeum2025.va/it.html

 

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martedì 17 dicembre 2024

DAL BUIO DELLA MORTE, UNA LUCE DI SPERANZA.

DAL BUIO DELLA MORTE, UNA LUCE DI SPERANZA.

Dopo il tragico incidente, Matilde Lorenzi, giovane promessa dello sci italiano di soli 19 anni, è venuta a mancare. La sua assenza solleva in noi una questione profonda e inquietante. Matilde ha vissuto una vita breve ma intensa, una vita che si spegne troppo presto, lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile. La sua scomparsa non è solo una tragedia personale; è un richiamo collettivo per riflettere su cosa significa davvero essere vivi.

Matilde non era solo una giovane promessa dello sci italiano. Era una ragazza che si stava preparando a vivere, a scoprire, a creare ricordi. Era una di noi, con sogni e aspirazioni, e ora ci troviamo a chiederci: dove sia, ora? Dove si trova quella vita spezzata?

È una domanda che ci perseguita. Non vogliamo rassegnarci alla sua assenza; vogliamo capire, vogliamo trovare un senso in questo dolore. Eppure, in questa ricerca, ci rendiamo conto che la vera domanda non è solo dove sia Matilde, ma anche come possiamo onorare la sua memoria e il suo spirito.

La resurrezione, un concetto spesso relegato a una dimensione puramente spirituale, ci offre una prospettiva di speranza. Non parliamo solo di vita dopo la morte, ma di vita che continua, di eredità che vive in ciascuno di noi. Matilde vive nei ricordi, nelle sfide affrontate. Ogni volta che guardiamo una pista da sci, ogni volta che sentiamo il vento gelido sulla pelle, possiamo sentire la sua presenza.

Non possiamo nasconderci dietro parole di circostanza o illusioni. Dobbiamo affrontare il fatto che Matilde non tornerà. Ma in questo doloroso riconoscimento, possiamo trovare anche una fonte di forza. Possiamo decidere di portare avanti la sua passione, di vivere con la stessa intensità e dedizione che lei ha mostrato. Possiamo scegliere di ricordarla non con tristezza, ma con gratitudine per averci mostrato quanto sia preziosa la vita.

La sua vita ci chiama a essere più presenti, a vivere ogni istante come un dono, a essere consapevoli della bellezza e della fragilità dell'esistenza. Dobbiamo rimanere uniti, sostenendoci l'un l'altro, celebrando la vita che Matilde ha condiviso e lasciando che il suo spirito continui a ispirarci.

In questo momento di lutto, non dimentichiamo mai che la vita è un viaggio, e Matilde ci ha lasciato un compito: vivere intensamente, amare profondamente e affrontare la realtà con coraggio. Onoriamo la sua memoria, portando avanti il suo amore per la neve, per lo sci, e per la vita stessa.

Grazie, Matilde, per tutto quello che ci hai dato. Non sei qui fisicamente, ma vivrai per sempre nei nostri cuori.

 

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domenica 15 dicembre 2024

Sof 3,14-18 - Fil 4,4-7 - Lc 3,10-18 - III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) - GAUDETE

III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) - GAUDETE

Domenica 15 Dicembre 2024
Dal libro del profeta Sofonìa - Sof 3,14-18
Rallègrati, figlia di Sion,
grida di gioia, Israele,
esulta e acclama con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme!
Il Signore ha revocato la tua condanna,
ha disperso il tuo nemico.
Re d’Israele è il Signore in mezzo a te,
tu non temerai più alcuna sventura.
In quel giorno si dirà a Gerusalemme:
«Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!
Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te
è un salvatore potente.
Gioirà per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
esulterà per te con grida di gioia».

1. Sofonia si rivolge ad una donna, alla figlia di Sion, è un’immagine, è la città stessa, è la nazione personificata, e le dice: “RALLEGRATI, grida di gioia, esulta, acclama…” PERCHÉ? CHE COSA C'È PER STARE COSÌ ALLEGRI? Il signore ha revocato la tua condanna, la sentenza di condanna viene strappata è annullata. Evviva!

2. Il profeta dice a questa donna simbolica, figlia di Sion: RALLEGRATI PERCHÉ NEL TUO SENO, IL SIGNORE RE D'ISRAELE È GRANDE, E GRAZIE A LUI NON TEMERAI PIÙ LA SVENTURA. Lui è un Salvatore potente. NEL TUO SENO, IN MEZZO A TE…

3. Noi rileggiamo questo testo anche in chiave Mariana: questa figlia di Sion È MARIA. NEL SUO GREMBO IL SIGNORE È UN SALVATORE POTENTE, ma questa donna È ANCHE LA CHIESA. Nel grembo della comunità, cioè concretamente IN MEZZO A NOI, NELLE NOSTRE ASSEMBLEE, NELLE NOSTRE CASE, NELLE NOSTRE FAMIGLIE, il Signore è un Salvatore potente…

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Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési - Fil 4,4-7
Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!
Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.
E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.

1. Ci troviamo quasi alla fine della lettera, ai saluti finali. Paolo esorta soprattutto i suoi fedeli a ESSERE GIOIOSI SEMPRE. Questo brano fin dall'antichità dà il nome a questa domenica “GAUDETE”.

2. Gioiosi perché? Perché LA MISERICORDIA DI DIO che accogliamo nella nostra vita È FONTE DI AMABILITÀ. E nella vita SE NOI SIAMO DELLE PERSONE AMABILI, non angustiate ma fiduciose nella presenza di Dio Salvatore potente in mezzo a noi RIUSCIAMO A TESTIMONIARE QUESTA MISERICORDIA questa bellezza dell'essere Cristiani...

3. Lo sappiamo: È POTENTE IL SALVATORE, IN MEZZO A NOI. Coraggio, rallegrati! Nonostante tutto, abbiamo motivo di essere contenti: Rallegriamoci in questa domenica, in questa settimana, CHIEDIAMO AL SIGNORE CHE RALLEGRI TUTTA LA NOSTRA VITA.

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+ Dal Vangelo secondo Luca- Lc 3,10-18
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

1. QUALI CAMBIAMENTI DOBBIAMO FARE PER FARE ENTRARE IL CRISTO NELLA NOSTRA VITA? Giovanni Battista ci invita alla CONVERSIONE: ci invita ad AZIONI di CONDIVISIONE e di CARITÀ. ESSERE CONCRETI...

2. Il Battista riconosce che il Messia – più forte di lui – agirà con la forza dello SPIRITO SANTO E FUOCO. Con la sua presenza, il male annidato dentro di noi e nella società VERRÀ SPAZZATO via dal VENTO e VERRÀ BRUCIATO dal FUOCO. VIENI SPIRITO SANTO...

3. CON MOLTE ALTRE ESORTAZIONI GIOVANNI EVANGELIZZAVA IL POPOLO. Dava la bella notizia, parole di consolazione. CON GESÙ ARRIVA LA VITA NUOVA, IL MONDO NUOVO. Questo è motivo di GIOIA e SPERANZA per tutti. SIATE TESTIMONI CREDIBILI...

BUONA DOMENICA... GAUDETE....

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FELICITÀ

In un'Italia sfiduciata e impoverita, molti cercano felicità nel piacere effimero, ma scoprono che non basta. Che cosa rende l’uomo felice? La vera gioia, la vera felicità è più profonda, più intima, nella coscienza. Un dono divino che si ottiene nella preghiera e nelle opere di bene. Per essere felici, bisogna donare agli altri con cuore aperto, creando felicità intorno a noi.

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LECTIO DIVINA - III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) - GAUDETE

OMELIA - III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) - GAUDETE